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Autore: RaffaLella    21/10/2016    5 recensioni
Michela Pergolesi, aveva ventisette anni, tanta voglia di realizzare i suoi sogni e poche possibilità di farlo, ma poi...
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“Mi serve una finta fidanzata” Oh no! Che piano stupido! “E quindi noi due dobbiamo fingere di stare insieme, così lui si convincerà che sono solo voci quelle assurde chiacchiere su me e sua moglie!” espose raggiante, come se l'avesse messa a conoscenza di un piano brillante
“Giacomo, sei veramente un cretino! Da dove hai preso questa idea, da un libro di serie C, D, E? Spero che come principe del foro le tue strategie siano migliori di questa, perché questa fa veramente schifo!”
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“Michi, io potrei ricompensarti per questo grosso favore, con un favore altrettanto grosso” propose ammiccante, avvicinandosi nuovamente a lei
“Non sono interessata a nessun genere di prestazione sessuale. Faccio benissimo da sola, grazie” replicò la ragazza, indietreggiando ancora.
“Effettivamente da quando il rincoglione ti ha lasciata, fai molto da sola!” la schernì gongolante
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti,
posto subito il secondo capitolo, visto che era già scritto e che ho riletto ora, abbastanza rapidamente, quindi spero che non ci siano errori grossolani (Vale se trovi strafalcioni orripilanti mandami un wapp)! Ma, che dire, ormai qualsiasi scusa è buona per prendere una pausa dallo studio matto e disperatissimo di queste ultime due settimane!
Prima di lasciarvi, volevo ringraziare, la mia amica Vale (Valentina78), MusicHeart (ciao Valentina, ben ritrovata in un'altra mia storia) e giapo31 (ciao Giovanna, mi hai beccata anche in quest'altro racconto;D), per aver lasciato un commento a questa storiella... domani rispondo alle recensioni:). Grazie, grazie, grazie;)... è sempre gratificante sapere che qualcuno ritaglia un po' del suo tempo per lasciare un segno in chi scrive.
Vi lascio alla lettura del secondo capitolo...
Buona lettura a tutti
Lella80


Capitolo II
Traslochi


Perchè no! Perchè no! Perchè no!
Michela ripeteva come un mantra quelle due parole, mentre Giacomo era seduto nella cucina della ragazza, sorseggiando il caffè espresso, che lui stesso si era preparato, con aria rilassata e vagamente divertito. Il nervosismo della ragazza, invece, era arrivato alle stelle. Percorreva a grandi passi la cucina, decisa a consumare il pavimento.
“Michi, la smetti di andare avanti e indietro, mi stai facendo venire il mal di mare!” si lagnò il ragazzo, appoggiando la tazzina sul tavolo in legno, ricoperto da una delicata incerata trasparente su cui erano stampati enormi pompelmi.
Lei chiuse gli occhi, sospirò profondamente e poi fissò il suo sguardo tagliente sul viso rilassato del suo amico sociopatico. “Hai detto che sono incinta ed io non sono incinta visto che non faccio sesso da mesi e, sopratutto non faccio sesso con te!” appoggiò entrambe le mani sul tavolo e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo con aria minacciosa “E per rendere le cose più complicate gli hai detto: perchè no! Perchè?”
“Hai dimenticato il no” fece notare Giacomo serio, cercando di nascondere un sorrisetto sarcastico
La ragazza si sedette di fronte a lui, raccolse rapidamente i lunghi capelli in due code, che caddero morbide sulle sue spalle nude, mentre il ragazzo la osservava rapito. “Non è divertente!” osservò lei mantenendo la calma
“Lo è, invece” insistette divertito “Infatti ti ha placata. So bene come prenderti, come so che quando sarai diventata più ragionevole troverai tutto questo molto divertente”
“Perché non gli hai detto che volevi tenere libero l'appartamento? Potevi inventare milioni di scuse plausibili. Perché hai scelto quella che potrebbe farti scoprire? Sembra quasi che tu lo faccia apposta!”
“Troppa dietrologia, tesoro, e sei troppo nervosa! Devi scopare decisamente di più. Ti preoccupi inutilmente e, come tutte le donne, ti crei problemi che non esistono”
E lui come tutti gli uomini tendeva a non vedere i problemi quando si presentavano. “Sei uno stupido superficiale” sbuffò stizzita “E non sono nervosa perché non scopo, sono nervosa perché tu sei un pazzo psicopatico!”
“Appena questa storia finirà, ti presenterò Giulio, sono sicuro che ti farà un gran bene” si offrì ignorando le sue parole. Si alzò e le scompigliò i capelli
“Giacomo, ti assicuro che dopo oggi, sarei nervosa anche se scopassi come un riccio! Questa storia è tutta una follia”
“Rilassati”
“E come faccio?” si sentiva frustrata dalla superficialità del ragazzo che sembrava incapace di comprendere le conseguenze di quello che aveva fatto
Lui sorrise malizioso e si avvicinò a lei. “Posso aiutarti io, se proprio non riesci ad aspettare” si offrì, mordendosi il labbro inferiore
Sbuffò seccata. “Perché tutte le volte che litighiamo la metti sempre sul sesso? Scopo poco, non scopo affatto, scopo male. Magari non ho bisogno di scopare, forse ho bisogno di uno psicologo, ma di uno molto molto bravo, visto che sono ancora amica tua”
“Non ne avresti bisogno se scopassi” confermò, cercando di mantenersi serio
Michela batté i piedi e sbottò nervosa. “Cristo, quanto ti odio” respirò profondamente nel tentativo di mantenere la calma, mentre Giacomo recuperava una scatoletta dalla dispensa “Perché non gli hai detto di no; sarebbe stato molto più facile”
Il ragazzo le girò le spalle, aprì la scatoletta e versò il contenuto nella scodella di Pallottola, che saltellava festoso. “Perchè Petroli è un tipo sospettoso e se avessi cercato di tenerlo lontano dal mio appartamento avrebbe cominciato a pedinarmi!” argomentò pratico
“Tu sei andato a letto con sua moglie” affermò Michela senza esitazione, scuotendo il capo rassegnata
“Io non sono andata a letto con la moglie del mio capo, ti ho già detto che sono solo voci”
“E per delle semplici voci lui mette su tutto questo teatrino e tu non vuoi essere pedinato! Come mai? Hai qualcosa da nascondere?”
“Quello che lui fa e quello che lui pensa non sono fatti miei. Ti ho detto che non ho una relazione con sua moglie e gradirei che la mia amica credesse a me e non ad un perfetto estraneo che è chiaramente pazzo. E non ho assolutamente niente da nascondere” si avvicinò alla ragazza stringendo gli occhi “Non voglio che mi pedini perché a nessuno piace essere pedinato, non perché ho qualcosa da nascondere. E se fosse vero te lo avrei detto. Non abbiamo questo tipo di remore tra noi”
“Quindi lui ha immaginato che sua moglie ha una relazione extraconiugale” insistette lei poco convinta
“Non ho detto che lei non ha una relazione extraconiugale, ti ho detto che non ce l'ha con me!”
“Quindi lei tradisce il marito e tu la stai coprendo?” indagò curiosa.
Era sempre stata attratta dai segreti delle persone. Non amava la maldicenza, ma amava il pettegolezzo e la storia che nascondeva Giacomo sembrava molto succulenta.
Il ragazzo sorrise tranquillo e le carezzò il viso. “Hai sempre avuto una galoppante fantasia” avvicinò le sue labbra all'orecchio di lei “Dovresti sfogarla in contesti molto più ludici”
Michela indietreggiò stizzita. “Non cambiare discorso”
“Non sono cazzi nostri cosa fa Claudia. Li vuoi ancora i soldi per il Master?” Michela lo fissava in silenzio “Allora cerca di non fare domande inutili e segui il piano” terminò freddamente
Sembrava terribilmente seccato dalle insistenti domande dell'amica. Forse era afflitto da qualche strana sindrome, per cui si era innamorato di una signora anziana, che difendeva a spada tratta. La sua espressione era diventata improvvisamente seria. Cosa nascondeva?
Michela avrebbe voluto ulteriormente indagare sulla storia nella quale il ragazzo l'aveva trascinata, ma l'aria corrucciata di Giacomo la fece indietreggiare dai suoi propositi di provetta detective. “Quale piano Giacomo, non c'è più nessun piano. Hai esagerato con le bugie questa volta. Tu gli hai detto che sono incinta! Io non sono incinta, noi non aspettiamo nessun bambino” argomentò, mangiucchiandosi le unghie cortissime
“Dio ti ringrazio; se tu fossi incinta io non sarei qui. Sarei in Paraguay o su una spiaggia cilena a vendere magliette e mi sarei fatto una plastica facciale, dopo aver cambiato identità”
Michela lo fissò sbigottita. “Addirittura”
“Nulla di personale, solo non voglio un bambino tra i piedi in questo momento!” le afferrò il polso ed allontanò la mano dalla sua bocca. “Smettila di mangiarti le unghie. È una cosa disgustosa!”
“Lo faccio sempre quando sono nervosa”
“Lo so, ma non devi esserlo” sorrise divertito “Non sarai incinta per molto. Ho già pensato ad un piano fantastico. Fra un po' avrai dei problemi e perderai il bambino, questa cosa logorerà il nostro rapporto ed io ti lascerò”
“Mio Dio, Giacomo, sei stronzissimo anche nelle tue fantasie; ma come? La donna della tua vita perde il vostro bambino e tu la lasci?”
“Mi vuoi lasciare tu per un altro?” domandò il ragazzo pratico
“No” sorrise lei maliziosa “Preferisco che tu sia lo stronzo che mi lascia. Chissà, potrei farmi consolare dal figlio del tuo capo, magari è anche affascinante come il padre”
“È un ragazzo gradevole, ma è un altro rincoglione, quindi stai alla larga da lui!”
“Il bue che dice cornuto all'asino” chiuse gli occhi e scosse la testa arrendevole “Questo piano fa schifo e fa acqua da tutte le parti. Un bambino di due anni sarebbe riuscito ad orchestrare una storia più articolata”
“Tranquilla, il piano ha solo subito qualche leggera modifica. Fila tutto perfettamente!”
“Leggera modifica?” replicò a occhi spalancati “Dovevo fingere di essere la tua fidanzata per dieci minuti, poi sono diventati tre mesi ed ora sono incinta e se il figlio del tuo capo prende in affitto il tuo appartamento, suppongo che tu debba venire a vivere con me. Per essere il primo giorno mi sembra che le modifiche possano definirsi un po' più che leggere” spiegò a mitraglietta; senza riprendere fiato
“Sarà molto divertente, Michi” sorrise come un bambino eccitato alle prese di una succulenta novità “Non ho mai vissuto con una donna che non fosse mia madre, sono sicuro che sarà una cosa divertente. In fondo, se ci pensi, io mi occupo già del tuo cane e tu cucini per me, noi siamo già una coppia”
“Io non cucino per te, tu rubi il mio cibo” puntualizzò isterica “E non voglio vivere con te, tu sei disordinato!”
“Non sono disordinato è che tu hai un disturbo ossessivo-compulsivo. Tu non esci di casa se le pantofole non sono allineate e ti accorgi anche se sposto un bottone, perchè in questa casa tutto ha un posto prestabilito”
“Tu lasci i vestiti dappertutto e quando stavamo insieme una volta hai usato il mio spazzolino... mio Dio, che schifo!” rabbrividì al solo pensiero
“Che schifo?” ripeté basito
“Certo. È una cosa disgustosa!”
“Effettivamente, credo tu abbia bisogno di un bravo psicoterapeuta” sostenne il ragazzo interdetto “Stavamo insieme da una settimana e quel fine settimana ci siamo alzati dal letto solo per continuare i rituali di accoppiamento sotto la doccia” arricciò il naso “Quindi, ripeto: che schifo?”
“Scusa, ma a me fa veramente schifo questa cosa!”
La fissò con gli occhi spalancati. “E cosa ti fa schifo, con precisione? Ti dirò che la cosa mi incuriosisce molto, visto che nella tua bocca ci era entrata oltre alla mia lingua qualcosa di molto più grosso”
“Sei un maiale” lo apostrofò disgustata
“Sto solo cercando di analizzare i fatti” insistette cattedratico
“Perfetto, vuol dire che sei un maiale che cerca di analizzare i fatti!” puntualizzò, a braccia conserte e con le guance rosse per l'imbarazzo
“E tu una psicopatica”
“Quindi la tua perfetta compagna di vita”
Giacomo allargò le braccia e, sorridendo, affermò. “Visto, litighiamo già come una coppia sposata. Conosciamo tutto l'una dell'altro, ci irritiamo vicendevolmente e non facciamo sesso” alzò entrambi i pollici con aria di vittoria
“Ma in che razza di casa sei vissuto?” sbottò lei, senza nascondere una rumorosa risata
“I miei genitori sono felicissimi insieme, descrivo solo la maggior parte delle coppie che conosco”
Michela piagnucolò, spingendo i palmi delle mani contro gli occhi. “E come faremo con la signora Rosa, la più grande impicciona del palazzo, nonché nostra vicina? Fra qualche giorno rientrerà e vedrà che viviamo insieme”
“La signora Rosa mi parla sempre di te. Ti loda continuamente; ma è normale tu, da brava ossessiva-complusiva, hai anche la sindrome della prima della classe. Diciamo che non ti fai mancare niente. Invece, si preoccupa molto della mia vita dissoluta, quindi sarà felicissima di vederci finalmente insieme, realizzeremo un suo sogno, anche se solo per pochi mesi”
“Sei proprio un filantropo!” strinse le mani a pugno e le avvicinò al petto “Non è solo questo il problema!”
“E quale altro problema ravvedi?” domandò seccato
“Questo tizio, che io non conosco, potrebbe dirle che aspetto un bambino; così lo sapranno tutti, anche Gustavo, il nostro portiere super chiacchierone, che guarda caso ha il numero di cellulare di mio padre”
“Perché ha il numero di telefono di tuo padre?” domandò il ragazzo incuriosito
“Mio padre e mia madre temono che possa morire e che il mio cadavere imputridisca tutto da solo, prima che loro giungano per resuscitarmi!”
“Ora si spiegano tante cose” la schernì Giacomo
“Comunque, i miei genitori lo verranno a sapere. Sarò costretta ad uccidere mia madre, se voglio sopravvivere a questa cosa e, ovviamente, mio padre ti spaccherà la faccia, ma questo non sarebbe un grande dramma per nessuno”
“La solita esagerata”
“Io sarò anche esagerata, ma tu sei eccessivamente superficiale”
“Diremo a Valerio, il tizio che non conosci, di tenere il segreto visto che sei incinta di poche settimane e che prima dei tre mesi porta male diffondere la notizia”
“Sono incinta!” si lagnò battendo i piedi “Mio Dio, che cosa terribile!”
“Tu non sei incinta!” osservò il ragazzo cercando di tranquillizzarla
“Lo so che non sono incinta, solo che non voglio esserlo nemmeno per gioco” sospirò profondamente “Di quanto sono incinta? E come risolveremo il problema?” frignò, battendo i piedi come una bambina piccola
“Direi che sei incinta di due mesi, così possiamo tirare la storia per un paio di mesi e cercare di essere più credibili” si massaggiò pensoso il mento con pollice ed indice “Possiamo far coincidere l'aborto con Agosto, così sarai a casa dai tuoi e risulterà tutto più plausibile” giocherellò con il pizzetto che cresceva incolto sul mento “E direi che restiamo insieme qualche altro mese e poi ci separiamo”
“Qualche altro mese? Non dovevamo stare insieme solo tre mesi?” domandò allarmata
“Mese più, mese meno, con tutti i soldi che ti do per interpretare il tuo ruolo, manco fossi una diva del cinema, potresti mostrare molto più entusiasmo!”
“Guarda che se la protagonista della storia gira i tacchi e ti lascia solo soletto, ti salta tutta la sceneggiatura, quindi ti conviene trattarmi come se fossi una gran diva” replicò lei divertita.
Forse la stava guardando dall'angolazione sbagliata. A vederla dalla giusta angolazione forse il grande carma celeste le stava parlando. Lei aveva in pugno la vita di Giacomo Ferri, poteva giocherellare un po', poteva tenerlo un po' sulle spine, forse lui aveva ragione, poteva diventare veramente molto divertente la faccenda... anche per lei!
“Cosa è quel sorrisetto diabolico sul tuo angelico visino, mia diva?” domandò lui intrigato
“Forse hai ragione, potrebbe essere molto divertente dopo tutto!”
“Brava la mia ragazza; ora sì che ragioniamo” le regalò un largo sorriso e si avviò verso il bagno
“Dove vai?” domandò Michela stringendo gli occhi
“A fare pipì!”
“Non è che devi essere così preciso nella risposta e, comunque, scusa, ma il tuo bagno è guasto?”
“No, funziona benissimo, ma dobbiamo cominciare a rodare la nostra convivenza”
Lei sbuffò, rassegnata. “Alza la tavoletta!”
“Non ho bisogno di indicazioni, faccio pipì da ventisei anni! Ho avuto tutte le dritte da mia madre” scosse la testa con disappunto “E, comunque, se scopassi di più saresti molto più rilassata”
Il ragazzo uscì dalla cucina e lei si sedette stancamente sulla sedia. Guardava Pallottola con un misto di curiosità e tenerezza. Il suo cagnolone fulvo era seduto, con le orecchie ritte e la coda scodinzolante, fissando la porta in attesa che Giacomo uscisse dal bagno. Forse lui aveva ragione; loro erano già una coppia. Poteva essere divertente, ma anche molto pericoloso. Giacomo era un ragazzo attraente, che sapeva di esserlo e per quanto lei fosse diventata esperta nell'erigere muri anti-stronzo, non era del tutto sicura di essere immune a lui.
La chiave del bagno girò nella toppa e il cellulare di Giacomo cominciò a squillare. Si alzò e, istintivamente, lesse il nome sul display, mentre le note dell'incorreggibile Lupin si diffondevano nella sua cucina. Chiara Gilona.
E chi era sta tizia?
Giacomo afferrò il cellulare e la guardò pensoso, mentre faceva scivolare il simbolo verde della cornetta verso destra “Ciao, amore mio” amore mio? “Mi spiace, ma stasera non se ne fa niente” Michela era seduta e lo fissava incuriosita “No, mi spiace nemmeno per le prossime” Giacomo rimase in silenzio, mentre la ragazza dall'altro capo del telefono continuava a borbottare. Sollevò appena lo sguardo e fissò Michela, sorridendole con una tenerezza che lei non gli aveva mai visto prima “ho incontrato una ragazza speciale e voglio che funzioni questa volta” un solo attimo di silenzio che fece sobbalzare il cuore della ragazza “No, non ho deciso di diventare un bravo ragazzo, e che lei tira fuori il meglio di me” era veramente un grandissimo stronzo! “Ci vediamo in giro”. Osservò lo sguardo tirato di Michela, ma senza rivolgerle la parola, cercò un contatto nella rubrica e, poggiando il cellulare all'orecchio, attese la risposta. “Ciao Fil” aveva chiamato Filippo, il suo migliore amico e collega di lavoro “No, stasera non vengo da Chiara, quindi o trovi un altro passaggio o prendi la tua di macchina e la smetti di fare il taccagno” Aveva deciso di rimanere a casa? Perché? “Niente nuova ragazza. Esco con Michela” la ragazza lo fissava sgomenta. Cosa aveva in mente? “Senti, poiché resto con lei anche domani, potresti...” Michela sentiva la voce concitata di Filippo, senza riuscire a comprendere le parole “ma perché tutti avete la mania di interrompere le persone? Sto traslocando da Michi” la telefonata si era trasformata in un rapido botta e risposta “Andiamo a vivere insieme. È una lunga storia. Non stiamo proprio insieme. Ti spiego meglio lunedì. Se Petroli ti chiede di me e di Michela, confermagli che stiamo insieme da almeno un anno. Non sto con la ragazza di Davide, visto che lui l'ha lasciata”
“Lui non mi ha lasciata!” sbottò Michela seccata
“Sì, certo!” replicò lui agitando la mano come per allontanare una mosca fastidiosa “E comunque lei stava prima con me” sospirò profondamente “Fil, mi stai a rompe' il cazzo. In ogni modo, non credo te lo domanderà, ma per sicurezza, confermagli anche che Michi è incinta”
“Io non sono incinta” ululò la ragazza allarmata
“No, non è di Davide!”
“Io non sono incinta!”
“Io non andavo a letto con Michi mentre stava con lui”
“Io non sono incinta!”
“Michi, amore, dammi il tempo di spiegargli. Mi stai a rintrona'?” la zittì con voce piatta
“Non mi sembra che tu gli stia spiegando bene” esplicitò lei corrucciata “Basta dire: Michi non è incinta. È facile! Devi solo ripetere: Mi-chi-non-è-in-cin-ta”
Lui annoiato, pigiò sul simbolo del microfono, che indicava il viva voce e poggiò il cellulare sul tavolo “Fil, ora ti sente anche Michi. Quindi evita volgarità, sai che a lei da fastidio il linguaggio colorito”
“Quindi già siete andati a vivere insieme?” domandò una voce calda e roca dall'altro capo del cellulare
“Non ancora” confermò Giacomo “oggi comincio il trasloco”
“Io non sono incinta” affermò Michela subitanea “E non vado a letto con Giacomo e Davide non mi ha lasciata” riassunse con voce squillante
“Nervosetta!” sentenziò Filippo
Giacomo la fissò divertito, appoggiò la bocca all'orecchio dell'amica e sussurrò. “Visto che non sono l'unico a pensarlo?”
“Non sono nervosa, sono preoccupata. Il capo di Giacomo è stato qui stamattina e noi abbiamo fatto finta di stare insieme. Il gioco ci ha preso la mano, anzi no, ha preso la mano a quest'idiota ed ora io sono incinta e viviamo insieme, perché il figlio del vostro capo verrà a vivere nell'appartamento di Giacomo” spiegò, con il suo solito tono a mitraglietta
“Non ho capito una emerita mazza, ma cazzo di Budda, Gia' ma ti sei ammattito?” sbottò Filippo allarmato
Michela lo fissò gongolante e avvicinò la sua bocca all'orecchio sinistro del ragazzo. “Visto che non sono l'unica a pensarlo?”
“Non mi sono ammattito. Michela è stata troppo sintetica, ti spiego meglio lunedì a ora di pranzo, tu per il momento reggimi il gioco”
“Qualsiasi cosa tu abbia in mente, sappi che non mi sembra una buona idea! Anzi ti stai mettendo negli impicci per una che non ti fila di pezza”
Non ti fila di pezza? Cosa voleva dire? Di chi stava parlando?
“Tranquillo, ho tutto sotto controllo!” tolse il viva voce e uscì dalla cucina
Cosa le stava nascondendo? Loro non avevano di queste remore! Cosa c'era per davvero dietro quella strana ed intricata storia?
Rientrò in cucina dopo pochi minuti, con il volto rilassato e la sua solita aria canzonatoria. Accarezzò il testone peloso di Pallottola, le sorrise e si apprestò verso l'uscita.
“Dove vai?” domandò Michela, fermando il suo passo
“Tranquilla, per i prossimi tre barra quattro mesi non andrò proprio da nessuna parte” si stiracchiò, intrecciando le dita delle mani e tendendo le braccia sopra la sua testa “Comincio il trasloco. Fammi un solo po' di spazio nell'armadio, piccolina, e poi ritorna a studiare. Faccio da solo”
“Posso aiutarti” si offrì lei, avvicinandosi
“Non è necessario” insistette il ragazzo premuroso “Faccio da solo!”
Michela si lasciò cadere sul divano... si era cacciata proprio in un bel guaio!

*


Giacomo terminò il trasloco in un paio di ore, mentre Michela seduta sul divano che dava sull'ingresso-salone, teneva il libro di economia tra le gambe incrociate e continuava a studiare. Ogni tanto sollevava lo sguardo e lo scrutava di sottecchi. Era carino, con i suoi capelli corti, i suoi brillanti occhi grigi, quello sguardo serio, mentre era impegnato a trasportare abiti e oggetti personali. Era decisamente sensuale anche con quei bermuda neri e la camicia bianca di lino che gli cadeva morbida sulle spalle larghe. Scosse la testa e ricominciò a studiare, cercando di allontanare quei pensieri che le invadevano i sensi.
Era sicura che il nuovo vicino si sarebbe presentato quanto meno la settimana successiva, giusto per espletare le incombenze tecniche e burocratiche. Sperava di riuscire ad allontanare il momento della convivenza il più possibile, ma Valerio, il figlio ventitreenne del capo di Giacomo, si era presentato alla loro porta solo tre giorni dopo. Si erano sentiti telefonicamente con Giacomo e si erano accordati senza nemmeno incontrarsi.
Quindi, tre giorni dopo la retata del signor Petroli, Valerio bussò alla porta di quello che sarebbe diventato l'appartamento di Michela e Giacomo.
Giacomo aveva chiamato Michela per avvisarla che sarebbe arrivato in ritardo. Il suo capo lo aveva trattenuto in ufficio per completare la stesura di una serie di documenti che l'indomani la loro tirocinante avrebbe dovuto depositare in cancelleria. Era piuttosto agitata. Temeva di essere scoperta, lei non era brava come Giacomo a mentire e le metteva ansia fingere di essere incinta. Poteva interpretare la parte della fidanzata amorevole, o quasi, ma lei tendeva a dimenticare di essere incinta, visto che non lo era! E poi, lei era una grande osservatrice e aveva sempre ravveduto nelle donne incinte una strana luminosità nel viso ed una stanchezza negli occhi che lei non aveva.
Quando Valerio aveva bussato alla porta; lei si scapicollò verso l'entrata con le chiavi strette nella mano destra.
“Ciao” salutò allegra, cercando di dissimulare la tensione
“Ciao, io sono Valerio! Tu devi essere Michela” si presentò il ragazzo porgendole la mano. Lei la strinse con vigore “Giacomo mi ha detto che hai tu le chiavi” spiegò il ragazzo con aria canzonatoria, senza lasciare la mano di lei
Michela rimase immobile a fissare quel ragazzo dal fisico statuario, ancora legato a lui da quella salda stretta. Era veramente altissimo. Lei non era una nanerottola, sfiorava il metro e settanta, ma lui la superava di almeno venti centimetri. Aveva capelli lunghi e biondi, profondi occhi turchesi e una voce così sensuale. Non era particolarmente bello, ma trasudava sensualità da tutti i pori. O forse era un rincoglione qualsiasi, come diceva Giacomo, e lei aveva solo bisogno di una sana scopata. Staccandosi da lui, gli porse la chiave senza riuscire a spiccicare parola. La voce le si era inceppata in gola. Di solito non le piacevano i tipi biondi, li trovava slavati, ma Valerio faceva decisamente eccezione.
Pallottola ringhiava, scrutandolo con aria sospettosa
“Grazie” ringraziò il ragazzo educatamente, afferrando le chiavi dalla sua mano “Morde?” domandò indicando il cane
“No, tranquillo. Pallottola, è più scena che sostanza” lo tranquillizzò con un largo sorriso rassicurante “Spero che l'appartamento ti piaccia. Giacomo è molto disordinato, ma lo tiene benissimo”
“Cercherò di tenerlo altrettanto bene”
“Ti abbiamo lasciato posate, pentole, stoviglie, tazzine. Tutte cose di buona qualità. Giacomo è un po' fissato con l'oggettistica; anche se è troppo disordinato” Mamma, quanto era disordinato! Gli sorrise affabile “Però se hai cose tue, possiamo portare tutto in soffitta”
“No, anzi mi faranno molto comodo. Ho pochissime cose, quindi è tutto benaccetto”
“Per qualsiasi cosa restiamo a tua completa disposizione” le parole le uscirono dalla bocca come una dichiarazione d'amore
“Assolutamente” assentì Giacomo, la cui testa fece capolino dalle scale, proprio alle spalle di Valerio “Preferisci che ti faccia fare un giro della casa, Vale?” domandò, affiancando Michela. Pallottola piagnucolando, cominciò a fargli le feste. Lui si chinò e gli carezzò il lungo pelo fulvo.
“Non voglio rubarvi altro tempo. Michi mi ha già detto tutto quello che serve” asserì facendo saltare le chiavi nella sua mano
Giacomo gli sorrise amichevole e si sollevò lentamente. “Michi è una ragazza molto gentile” carezzò il viso della ragazza e le sollevò il mento, avvicinando le sue labbra a quelle di lei “Ti amo tanto” appoggiò la bocca su quella della ragazza, assaporando le sue labbra carnose con lenta premura
“Vi lascio alle vostre effusioni” replicò il ragazzo chiaramente imbarazzato “Vado a prendere le mie cose. Ho la macchina parcheggiata in doppia fila”
“Più tardi, ti porto qualcosa da mangiare” si offrì Michela, mentre Giacomo si staccava dalle sue labbra “Ho preparato le lasagne, spero ti piacciano!”
“Non devi disturbarti, non è necessario. Prendo una pizza al volo” replicò il nuovo vicino frettoloso
“Mi fa piacere esserti d'aiuto. Sono già le nove e se cominci a portare su le cose ora, poi mangerai tardissimo se devi anche andare a prendere una pizza. E di lasagna ne abbiamo tantissima” strinse la mano di Giacomo “Vero, amore?” lo incitò con voce fanciullesca
“Te la porterò io personalmente” insistette Giacomo, assecondando la ragazza “Così Michi può studiare un altro po', fare una doccia rilassante e andare a dormire. Non fa bene lo stress al nostro bambino”
“Allora vi ringrazio!” ringraziò, sfoggiando un sorriso amichevole
Giacomo chiuse la porta e lanciò la giacca del vestito sul divano. Michela la raccolse e la appoggio su una delle sedie del salottino. Ecco che cominciava a disseminare vestiti come pollicino! “Era proprio necessario?” domandò lei indispettita
“Cosa?” replicò il ragazzo imbronciato, allentando nervosamente il nodo della cravatta
“Non fare il vago, hai capito benissimo: il bacio e il bambino!”
“Non ti ho baciata” controbatté, sollevando appena il labbro superiore “Me ne sarei accorto, ti ho solo un po' assaggiata” lei lo fissò con aria di rimprovero “Stavi flirtando con lui e ora noi stiamo insieme; non è carino!”
“Noi non stiamo insieme”
“Ma lui questo non lo sa e, sinceramente, se io devo stare attento a non farti passare per uno stambecco, gradirei che tu avessi la mia stessa accortezza”
Michela reclinò la testa all'indietro e piagnucolò dispiaciuta. “Hai ragione, ma è così carino”
Lui sorrise comprensivo e le scompigliò i capelli. “Devi tenere duro solo per tre barra quattro mesi, bellezza; poi l'ennesimo rincoglione sarà tutto per te”
Sospirò profondamente. “Non vedo l'ora” replicò eccitata
Giacomo entrò in bagno, ormai rilassato. “Faccio una doccia e ceniamo. Scusa il ritardo, cercherò di avere orari più regolari” Michela annuì contenta. Era proprio come essere in famiglia! Mentre passava davanti alla porta del bagno lui le strinse il polso fermando il suo incedere “Non ne abbiamo mai discusso, ma non ho intenzione di dormire sul divano per quattro mesi; quindi non pensarci nemmeno”
“Ma...” provò lei ad obiettare
“Abbiamo già fatto sesso e non ho interesse ad abbattere i muri che tu hai eretto” la interruppe rapido, cercando di motivare le sue argomentazioni con una perfetta parlantina da avvocato “Non mi interessa, te l'ho già detto, quindi non ho intenzione di dormire su questo divano, che sarebbe scomodo e piccolo anche per un puffo, senza una ragione valida”
Michela non aveva un gran desiderio di dormire nello stesso letto con Giacomo Ferri, ma lui aveva ragione, non c'erano valide ragioni per non farlo! Non aveva senso non condividere il letto con lui. Lei non era un'educanda e lui aveva una grande esperienza con le donne e se avesse avuto interesse per lei non sarebbe stato un divano per puffi ad impedirgli di raggiungere il suo obiettivo. Michela non era più un bersaglio per Giacomo Ferri, l'aveva già avuta e a lui non piacevano le minestre riscaldate; era una delle prime cose che aveva imparato di lui.
In fondo, lei aveva eretto mura altissime per schermare il suo cuore e lui non aveva alcun interesse ad abbatterle. “Ok, ma io dormo sul lato sinistro e prendo il cuscino morbido”
Lui sorrise. “Certo, per me è uguale!”
Avevano cenato, chiacchierando del loro lavoro, discutendo delle persone con cui Michela aveva litigato per telefono, dei tizi da cui doveva recuperare soldi non suoi e che la prendevano a parolacce come se lei volesse derubarli, ma che, in fondo, a lei facevano una gran pena; discussero a lungo del loro nuovo vicino e poi andarono a dormire. Era, proprio, come stare in famiglia. Era una sensazione che non provava da tanto tempo.
Era sicura che avrebbe avuto difficoltà ad addormentarsi con Giacomo che, con indosso solo i calzoni del pigiama, le dormiva accanto, emanando troppo calore, invece cadde in un sonno profondo senza sogni. Si risvegliò la mattina seguente, per la luce che faceva capolino dalla persiana non completamente abbassata e che batteva con insistenza sulle sue palpebre tremolanti. Aprì gli occhi lentamente. Avrebbe voluto dormire ancora un po', ma doveva portare Pallottola a fare pipì. Provò ad alzarsi, ma non riusciva a muoversi; era come stretta in una morsa. Grande fu la sorpresa quando si accorse che Giacomo la teneva stretta, con un braccio avvinghiato alla sua vita, costringendola contro il suo corpo solido, con la testa affondata nell'incavo del collo di lei. Sentiva il respiro regolare di lui. Doveva liberarsi. Doveva portare giù il povero Pallottola, ma stava così bene. Si sentiva protetta. Stranamente rilassata. Gli uomini con cui aveva condiviso vita e letto non l'avevano mai stretta così, come se temessero di perderla e l'uomo che non voleva condividere vita e letto con nessuna donna, sembrava temere di perderla.
Si accoccolò contro di lui, facendo aderire perfettamente i loro corpi e intrecciò la sua mano in quella che lui stringeva sul suo ventre.
“Hai un odore buonissimo” sussurrò il ragazzo, solleticandole la pelle del collo e facendole palpitare il cuore nel petto
Forse i muri che aveva eretto non erano poi così alti!


Finito!
E in questa storia c'è anche un mistero: cosa nasconde Giacomo?
Spero di riuscire ad aggiornare presto!
Buon fine settimana a tutti e settimana prossima ho il concorso... mercoledì... regalatemi un pensiero positivo, che ne ho tanto bisogno!
Grazie di seguire la storia...
Lella80

  
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