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Autore: JennaHerondale    22/10/2016    0 recensioni
Le istruzioni erano semplici: sedurre e distruggere Harry Styles. Non hanno mai pensato alla possibilità che Louis potesse innamorarsi davvero. Quindi, naturalmente, è esattamente quello che ha fatto.
________
“Sai qualcosa su di lui?” chiede Louis dopo un attimo.
[…]
“È un bravo ragazzo, il nostro Harry Styles. Reputazione pulita. Non vuole frequentare nessuno – è concentrato sui suoi studi e basta.”
Oh, oh, oh. La situazione si fa molto, molto,
molto più interessante.
“Questo è il motivo per cui è migliore di te,” Louis sorride, e il ghigno scivola via dal viso di Liam.
“Rovinalo, Louis,” dice Liam dopo un attimo, e tutta la delicatezza è evaporata dalla stanza. “Distruggilo in qualsiasi modo tu voglia. Ti sto dando carta bianca.”
“Perché?”
“Perché non mi hai mai deluso.”

________
[Louis/Harry] [Zayn/Niall] [201k] [LeRelazioniPericolose!AU] [HighSchool!AU]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XV

 
Handsome Hands---Ingrid Michaelson

 
“Non so cosa fare.”
Le parole suonano pesanti nella bocca di Louis, anche dopo aver lasciato i confini delle sue labbra. Abbassa lo sguardo sul suo tramezzino intatto, evitando fermamente lo sguardo deciso di Zayn. Registra vagamente l’odore di incenso proveniente dalla maglietta nera del ragazzo, mischiato con quello di burro fuso e carne che aleggia nell’aria del pub. Una cameriera passa loro accanto, trasportando un vassoio di birre schiumose. Il brusio del tardo pomeriggio è moderato, un leggero mormorio di voci allegre.
È davvero troppo irritante, cazzo. Quindi Louis si limita a continuare a fissare il suo tramezzino.
“Mh,” annuisce Zayn, contemplativo e serio mentre osserva Louis, le dita intrecciate sul tavolo. Ha da tempo finito il suo pasto – è il mangiatore più veloce che Louis abbia mai incontrato – e ora ha preso a ispezionare profondamente Louis come qualcuno che scruta un organismo sconosciuto attraverso il microscopio.
Fa sentire Louis esposto e confuso, quindi mangiucchia un po’ della crosta nel suo piatto, i muscoli del viso tesi e immobili.
“Liam è agitato ultimamente,” mormora con serenità, senza battere ciglio. Louis si sposta sulla sua sedia, cercando di rimanere impassibile. “Penso che ti stia cercando.”
“In realtà, uh, sì… sì, mi ha trovato,” dice Louis, schiarendosi la voce. “Un po’ di tempo fa. Voleva, uh… Abbiamo parlato. Dopo il lavoro.”
Con delicatezza, le sopracciglia di Zayn si sollevano. “È venuto al pub?”
Louis annuisce, rigido. Cazzo, è teso.
Di nuovo, Zayn annuisce, principalmente a se stesso. “Sì… Sì, credo mi abbia accennato qualcosa del genere. Figo.” Un secondo. “Quindi siete a posto adesso?”
Louis scuote la testa. Il tramezzino si fa beffe di lui.
“Mh,” mormora Zayn di nuovo, lo sguardo che si posa da qualche parte in lontananza. Sbatte le palpebre parecchie volte, assemblando apparentemente le parole nella sua testa prima di riportare lo sguardo su Louis, le labbra già dischiuse. “Lo sai, la mamma di Niall non sa ancora di lui. O di me, ovviamente. È un segreto.”
A quello, Louis alza la testa, la sorpresa chiara nel suo tono mentre fissa Zayn. “Oddio, davvero? Ma non è, tipo, a un passo dal chiederti di sposarlo?” dice con un sorriso gentile, uno che spinge contro la diga di resistenza ora costruita sul viso di Louis.
“Sì, siamo decisamente anime gemelle,” annuisce Zayn, in maniera molto seria. Il suo sguardo è trasparente. “Ma sua mamma non lo sa comunque. Niall dice che ci rimarrebbe male. Ha bisogno di tempo per abituarsi all’idea. Per immergersi nel cambiamento.”
Louis non può far altro che sorridere. Zayn è sempre così imperturbabile, così serio, così mistico. Fa sentire Louis molto umano e ordinario. Il che, delle volte, è magnifico.
“Lo sa che siete amici?” domanda, sinceramente curioso nonostante il totale cambio di argomento.
Di solito, odia quando la conversazione viene indirizzata lontano da lui, specialmente dopo aver trovato il coraggio di concedere il suo interesse verso un altro. Ma dato che è Zayn e dato che è importante, prosegue con l’argomento apparentemente random, ascoltando con attenzione mentre spinge via il piatto di cibo – non c’è speranza per il suo appetito. Si è chiaramente arreso.
“Sì,” dice Zayn, gli occhi che ancora penetrano dentro Louis. Le sue labbra sono fluide mentre si muovono, nessuna traccia di domanda o cautela. “L’ho incontrata un paio di volte. È simpatica. Ha davvero dei gioielli fighi.”
Louis sbuffa una risata, sfregandosi gli occhi stanchi. È esausto, incapace di dormire perché il suo cervello del cazzo si sta rivoltando contro di lui, tenendolo sempre sveglio per innumerevoli ore.
“Sa che siamo amici e sa che provengo da una buona famiglia, quindi le piaccio, ma probabilmente impazzirebbe se sapesse di noi.”
“Cos’avete intenzione di fare, allora?” domanda Louis, le sopracciglia appena inarcate nell’incontrare gli occhi di Zayn, una mano che tamburella contro il legno grezzo del tavolo, l’altra che stringe un fazzoletto appallottolato. “Se siete ‘anime gemelle’ o quel che è” – gesticola con la mano del fazzoletto, trattenendosi valorosamente dal roteare gli occhi al cielo – “come avete intenzione di gestire il suo invito al matrimonio? Programmandolo di nascosto? Comportandovi da migliori amici che vivono insieme e che per caso adottano bambini? In un modo molto platonico e virile? Sai, come chiunque altro.”
Probabilmente si sta comportando un po’ da stronzo. Ma si sente amareggiato, un po’ triste, quindi non si scusa e il suo sguardo non vacilla, si limita a mordersi il labbro e sbattere lentamente le palpebre in direzione di Zayn, che lo sta osservando senza battere ciglio, apparentemente tranquillo.
“Ovvio che no,” dice con calma. “Abbiamo intenzione di scegliere il momento giusto per dirglielo. Lo sapremo quando – ci saranno dei segnali.”
Ovvio che ci saranno.
“E quando ascolteremo questi segnali e glielo diremo, continueremo da lì. Ma funzionerà, Louis. Funzionerà perché ci amiamo ed eravamo destinati a trovarci.” Si appoggia al divanetto, le gambe comode e agiate, comportandosi come se non avesse appena elencato ogni cliché Disney esistente. “Ci teniamo entrambi e abbiamo intenzione di impegnarci in questo progetto, amico. Abbiamo tutti gli strumenti che ci servono per costruire il nostro cammino. Ed è per questo che non ho paura.”
Mh. Qualcosa si diffonde attraverso Louis, un vago barlume di apprezzamento e comprensione.
“Non hai paura, uh? Per niente?” domanda lentamente, e i suoi occhi ricadono sul tavolo.
“No.”
Louis alza lo sguardo, osservando la tranquillità negli occhi castani di Zayn, la curva ampia delle sue palpebre.
“Non ho affatto paura. Siamo troppo forti per essere spezzati facilmente.”
La frase rimane tra loro, intensa e piena di speranza, e colpisce Louis all’istante, ogni cazzo di parola. L’immagine di Harry – quella che è sempre a un battito di ciglia, fluttuando nel retro della sua mente – compare all’orizzonte, speranza, speranza, speranza che sboccia come un fiore attorno ai folti boccoli della sua testa.
Potrebbe funzionare.
Il pensiero gli lampeggia attraverso, come un fulmine.
Potrebbe funzionare. Loro potrebbero funzionare.
“Quindi non sai cosa accadrà,” dice Louis mentre un flusso di speranza si spande attraverso i polmoni. Sta ancora fissando il tavolo, perso nelle parole che si stanno formando prima che possa anche solo pensarle. “E non sai che effetto avrà su di voi. Ma non hai paura. Perché sai che siete disposti a combattere per questo?”
Al silenzio che segue, Louis alza la testa, il battito più forte di qualche istante prima. Trova Zayn a scrutarlo da sotto i suoi capelli arruffati, un sorriso sbilenco che si forma lentamente. Annuisce una volta sola, i polpastrelli delle dita ora premuti insieme.
“Sì, amico.”
Louis deglutisce.
Merda. Lui è disposto a combattere per Harry.
Non è esilarante? Louis Tomlinson, il guru autoproclamato del ‘non me ne frega un cazzo’ è disposto a combattere per qualcosa. Ed è una persona, nientemeno. Un ragazzo. Un giovane ragazzo che a volte fa finta di essere un gattino quando vuole che gli si gratti la schiena o quando temporeggia sui compiti e richiede l’attenzione di Louis. Un ragazzo le cui Converse meticolosamente bianche si sono strappate e macchiate da tutte le camminate notturne con Louis, la cui stanza profuma di cannella a causa delle candele sempre accese, il cui colore preferito è il pesca perché è una specie di rosa ma più delicato.
Louis vuole combattere per lui. Louis vuole tenerlo con sé.
Ma Harry vorrà lo stesso?
Cazzo.
Chiudendo gli occhi, Louis si strofina le mani sul viso, brusco e implacabile mentre tira alcune ciocche dei suoi capelli. Preme sugli occhi con i palmi, piccoli puntini dorati nel buio dietro le palpebre. Cazzo, è tutto così difficile.
“Lui mi piace, Zayn,” dice all’improvviso, dal nulla. È debole, triste, persistente. Cazzo, quand’è che Louis è diventato così noioso?
“Lo so.”
“Mi piace davvero. E vorrei solo, tipo…” Louis si interrompe, lasciando cadere le mani dal viso mentre i suoi occhi vagano per il pub con lo sguardo perso, cercando le parole giuste. “Vorrei solo che fossimo ‘noi’. Tutto qui. Voglio… non lo so. Voglio solo… stare con lui. Solo con lui. E dovrebbe essere semplice, giusto? Non dovrebbe? Cioè, porca puttana, Zayn… guardati attorno! Sono tutti con qualcuno. Tu sei con qualcuno. È così semplice per tutti gli altri ma è sempre un fottuto problema per me. Sai quante volte devo cambiare argomento ogni volta che Harry mi chiede dove vivo? Perché è un gran casino, cazzo. Sono praticamente un senzatetto. Ogni volta che parliamo della sua famiglia, devo evitare di pensare alla mia – perché anche quello è un casino. Persino le mie amicizie sono incasinate – guarda me e Liam. Cazzo, il mio rapporto con Harry è il più incasinato. Ogni singolo aspetto della mia vita del cazzo è un gran casino mentre tutti gli altri vivono le loro vite ed è così semplice, cazzo. Ma io devo fare i salti mortali, e la sai una cosa? Lo sai qual è la parte migliore? Quella più divertente?
Zayn sbatte le palpebre, in silenzio, il viso inespressivo.
Allora Louis continua, il collo troppo caldo, gli occhi troppo luminosi. “È colpa mia,” ringhia, conficcandosi bruscamente l’indice contro il petto. “È letteralmente tutta farina del mio sacco, Zayn. E normalmente darei la colpa a chiunque altro, lo incolperei del fatto che abbia dovuto affrontare un sacco di merda quindi è giusto che io agisca in questa o quella maniera. Ma poi guardo Harry, cazzo, Harry, e lui non incolperebbe mai qualcun altro per i suoi problemi. Non lo farebbe mai. Harry si sta letteralmente spaccando le ossa per riuscire ad entrare in quella cazzo di università per ricchi solo per rendere orgogliosa la sua famiglia. Questo è il motivo. Solo per renderle orgogliose. Ed è tutto così…” Louis si interrompe, scuotendo la testa mentre abbassa di nuovo lo sguardo, premendo il palmo della sua mano contro la fronte. Ci si appoggia pesantemente sopra, il corpo improvvisamente stanco, più stanco di prima. “È tutto un casino del cazzo, Zayn. E non ho la più pallida idea di cosa fare.” Fa una pausa. “Ma combatterò per lui. Sembra ridicolo, lo so. È stupido. Ma combatterò per lui se necessario. È come hai detto tu – è qualcosa di troppo forte per essere spezzato facilmente.”
Quando alla fine trascina nuovamente lo sguardo su Zayn, trova il ragazzo a sorridere, uno strano luccichio negli occhi che di solito ha solo quando è con Niall.
“Che c’è?” chiede Louis, lo sguardo truce.
“Siamo fortunati ad aver trovato le nostre anime gemelle alla nostra giovane età,” commenta serenamente.
E, oh Cristo.
A quel punto un po’ della stanchezza fuoriesce dalle ossa di Louis, sostituita invece da scintille luminose.
“Okay, vacci piano, Speedy. Non montiamoci la testa,” brontola, sentendo la sua pelle scaldarsi, ma non si dilunga.
Questo ragazzino. Seriamente.
Il sorriso di Zayn si trasforma in compostezza mentre sbatte lentamente le palpebre in direzione di Louis. “Se l’universo vuole che stiate insieme, starete insieme.”
Louis sbuffa. “Fanculo l’universo. Io voglio che stiamo insieme.”
Zayn sorride a trentadue denti.
Potrebbe essere o meno il motivo per cui Louis arrossisce, realizzando esattamente cos’ha appena detto, cosa ha inteso, perché solitamente non è per niente sincero o sensibile o emotivo, tanto meno per questo genere di cose, quindi è solo… be’, è leggermente imbarazzante. Ma è Harry, okay? È Harry, quindi è molto diverso dai romanzi rosa o dalle pessime sitcom o dalle relazioni superficiali intrise di dichiarazioni d’amore compensative. Ed è anche sincero. È solo Louis in tutta la sua sincerità.
Quindi perché dovrebbe essere imbarazzato? Non dovrebbe. Non è una cosa seria. Gli piace qualcuno. Vuole stare con lui. È una cosa seria, cazzo.
Tuttavia, le sue guance si infiammano e Zayn sorride come se avesse appena catturato una perla di saggezza tra le sue mani. Chi se ne frega.
Il resto del pranzo passa in fretta, i silenzi riempiti da Zayn che parla a lungo di Niall.
“Dovrei incontrarmi con lui a breve. Vogliamo fumare nella mia stanza e ipotizzare i diversi significati della vita. Niall è molto sveglio, amico. Capisce cose a un livello pratico e fisico pur rimanendo in contatto con le mie idee astratte. Mi ha detto che crede nelle realtà alternative e che il suo alter ego è in una boyband.”
A quello, Louis sbuffa in una risata, abbastanza forte da far girare un paio di teste. “Una boyband,” ripete in maniera piatta, sollevando un sopracciglio critico.
Ma Zayn si limita ad annuire in modo solenne. “Già. È incredibile.”
“È meglio di niente,” Louis mormora sottovoce, ma Zayn è troppo preso dall’amore per notarlo. “Allora, uh. Hai detto che vi dovete vedere a breve? Dovremmo avviarci? Ti ha scritto?”
“Non so,” Zayn sbatte le palpebre, tornando alla realtà, posando gli occhi su Louis. “Non mi piace usare il telefono. Però so dove incontrarlo.”
“Oh, okay,” sogghigna Louis, divertito. “Allora andiamo?”
“Sì,” concorda Zayn, e nel tempo in cui Louis finisce la sua bevanda, si è già alzato e avviato verso l’uscita.
Roteando gli occhi al cielo, Louis si infila la giacca, accapigliandosi dietro Zayn con disappunto (non tutti hanno le gambe da gazzella, grazie). Ficca una mano in tasca, afferra il beanie all’interno e, proprio mentre raggiunge Zayn, se lo ficca in testa senza pensare. Si chiede che ore siano, sentendo il peso del telefono nei suoi jeans. Harry probabilmente ha quasi finito il suo colloquio.
“E quello cos’è?” domanda Zayn improvvisamente, indicando la testa di Louis.
Per un attimo, Louis non ha assolutamente la più pallida idea di cosa stia parlando – fino a che non allunga la mano sul beanie. Ah.
“Un cappello,” Louis fa spallucce, cercando di non brontolare mentre prosegue per la sua strada, tirando su il colletto della giacca. C’è un vento pungente oggi.
“Tu non porti cappelli,” commenta Zayn dopo un istante, ma c’è qualcosa nel suo tono. “Dici sempre che ti spettinano i capelli.”
“È così.”
“Allora perché ne stai indossando uno?”
Be’, merda.
Per qualche secondo Louis contempla l’idea di ignorare la domanda, proseguendo lungo la strada fredda. Strizza gli occhi contro il vento, percependo la presenza pesante e curiosa di Zayn accanto a sé.
Alla fine, sospira, rifiutandosi di lasciare che le sue guance si scaldino alla confessione. “L’ha fatto Harry,” mormora, sperando quasi che Zayn non abbia, di fatto, sentito questo piccolo dettaglio.
Ma, naturalmente, l’ha sentito eccome.
“Questo è molto importante, Louis,” dice con passione, fermandosi per poggiare una mano sulla spalla di Louis e fissandolo negli occhi. “Sono sicuro che lo renda davvero felice il fatto che tu lo indossi.”
Oddio.
Le guance di Louis sono decisamente in fiamme. Maledizione.
“Sì, uh. Lo spero,” mormora, sentendosi estremamente in imbarazzo mentre si gratta la nuca e cerca di liberarsi dalla presa decisa di Zayn. “In ogni caso, è caldo e pratico. Quindi lo uso.”
Continuano a camminare.
“Lavora a maglia?” domanda Zayn dopo un attimo.
“Sì,” replica Louis e vorrebbe che la sua voce non si fosse addolcita con il divertimento che prova sempre ogni volta che pensa ad Harry e alle sue piccole e ridicole abitudini e interessi e talenti che sono così estremamente rari e unici e stupidi e adorabili. “Sì, lavora a maglia. È bravo, eh?”
Zayn concorda con ammirazione.
“È grigio. Un bel colore.”
Louis sorride con dolcezza, appena visibile. “Sì. Lui ce l’ha rosa.”
“Coordinato?”
“Cristo santo, no. Non è coordinato. Che cosa credi che siamo?”
“È coordinato, Louis?”
Segue un breve momento di silenzio, riempito solo dai loro piedi che colpiscono il marciapiede freddo e cosparso di ghiaccio.
“Se è coordinato, è solo per puro caso,” soffia Louis alla fine, rifiutandosi di incrociare gli occhi di Zayn. Ma non ha bisogno di vedere il sorriso sul suo volto per sapere che è lì, pieno e caldo contro l’aria fredda di novembre.
“Vi ha fatto due beanie coordinati,” sussurra Zayn, serio.
Louis arrossisce, rifiutandosi, assolutamente rifiutandosi di sorridere. “Sono sicuro che non l’ha fatto di proposito.”
“Penso che sia davvero una cosa bellissima.”
E di nuovo cala il silenzio, le labbra di Louis che fremono mentre Zayn fissa il cielo, vacillando occasionalmente verso il fianco di Louis perché i suoi passi sono lunghi e sta cercando di prendere il suo ritmo. Zayn è così sensibile.
Ma comunque. Louis non lo contraddice mentre si morde le labbra.
 
**
 
Fatto tuttooooo! :))
Louis sorride per un attimo al telefono. ‘Sto venendoooo’ manda in risposta prima di fermarsi, un sorriso a riempirgli le labbra. ‘Ah, e sono anche per strada, arrivo ;)
Eheh, scusate. Non è riuscito a trattenersi.
Ci vuole solo un attimo per Harry per mandare indietro il suo ‘HAHAHAHAH’ tutto maiuscolo che occupa due linee di testo. Louis riesce perfettamente a immaginarsi il rossore che sta sicuramente colorando il collo di Harry in questo preciso istante, il modo in cui sta fissando il telefono con quegli occhi luminescenti da gufo e i ricci ribelli e la pelle candida. Probabilmente ha addosso i suoi guantini – quelli di un orrendo verde pisello che ha comprato da una vecchia signora con un occhio solo e un pappagallo domestico. (A Louis piace chiamarla ‘Piratessa’, per l’orrore di Harry. Quando gli aveva chiesto come l’aveva conosciuta, Harry si era limitato a rispondere, nella maniera più dolce e semplice possibile, ‘Ogni tanto prendo il tè con lei e lei mi insegna qualcosa sui fiori, sul giardinaggio e cose del genere. È davvero intelligente, Louis. Ha il roseto più bello del mondo.” Seriamente, dove le trova queste persone?)
Oh, Harry.
Il suo telefono vibra di nuovo. È una serie di emoji – la maggior parte di queste sono sorrisi imbarazzati, le altre consistono in frutta e indecifrabili segni con le mani. Louis non ha la più pallida idea di cosa significhi nessuno di quelli ma non riesce a non essere affascinato dalla casualità. Quindi sorride e alza gli occhi al cielo, rimettendo il telefono in tasca prima che faccia qualcosa di ridicolo come mandargli in risposta una faccina o qualcosa di ugualmente banale e imbarazzante.
Louis Tomlinson è superiore alle faccine. Non ha mai mandato una faccina in vita sua. E non comincerà adesso. Anche se si dà il caso che Harry le usi come parte integrante e fondamentale dei suoi discorsi.
Ma comunque, merda. Robe come questa sono assurde a volte, no? A volte queste piccole cose prendono Louis alla sprovvista… Come, tipo, il fatto che fosse davvero tentato di mandare a Harry qualcosa di piccolo come una faccina. Non è un problema, giusto?
Sbagliato. È un problema enorme. Louis non fa queste cose. Non è parte del suo carattere o dei suoi modi di fare o di tutta la sua vita, è sempre stato attaccato alla sua vera natura e non ha mai piegato la sua volontà o le sue azioni per soddisfare gli altri. Mai. Neanche una volta. Neanche per la sua famiglia. Invece di allontanarsi dalla sua ferrea posizione di ‘se stesso’, Louis era uscito da quella cazzo di porta e neanche una volta era stato tentato di agire in modo fuori dal normale o anche solo provarci. E, certo, questo è tutto scaturito letteralmente da un messaggio, uno stupido potenziale messaggio, ma il fatto è che Harry porta Louis a voler essere diverso. È quello che fa.
Porta Louis a voler semplificare la sua vita, a voler ripulire le ragnatele e risolvere i suoi casini e mangiare un po’ più sano e dormire un po’ di più, e gli fa venir voglia di essere migliore e un po’ più onesto e un po’ meno schiavo delle sue paure. Gli fa venir voglia di inserire delle fottute faccine nei suoi messaggi e gli fa venir voglia di odorare i suoi capelli e toccarlo apparentemente per nessun’altra ragione oltre il semplice toccarlo.
È un cazzo di enorme problema, va bene? E a volte è terrificante, è orribilmente sconvolgente e destabilizzante quando Louis si prende un momento per chiedersi se lui stesso stia, tipo, cambiando o qualcosa del genere. Perché non nota davvero questo ‘cambiamento’ o quel che è, ma è più felice e, se ci pensa, riesce a vedere certe variazioni nei suoi comportamenti e nel suo modo di esprimersi ed è… è tantissimo.
Ma, vedete, è un bel cambiamento. In meglio. Louis è più felice. Certo, è un fottuto disastro perché la sua vita è un casino ed è sull’orlo del collasso, ma con Harry (e senza le complicazioni) è migliore.
Vuole tenerlo con sé. Lo vuole davvero. Vuole Harry.
Può farcela. Deve. È Louis Tomlinson, cazzo. Di certo ha già affascinato qualcuno prima d’ora, no? Sessualmente, sì. Ha ‘conquistato’ (diciamo così) centinaia di corpi consenzienti. Migliaia, probabilmente. Milioni.
Ma ha mai… qualcuno è mai rimasto per lui?
Deglutisce, i piedi che colpiscono il marciapiede ghiacciato. Fa così freddo fuori. L’inverno è decisamente arrivato. È freddo ed è spietato, cazzo, proprio come questi pensieri di merda che gli fanno sentire la gola così stretta.
Louis ha mai tenuto qualcuno prima d’ora?
Probabilmente no. Ma è stata una sua scelta? O di qualcun altro? Le persone vogliono tenerlo con sé?
Cazzo. Non ha mai fatto queste cose prima. Come dovrebbe sapere se ne è capace? Come dovrebbe sapere cosa fare?
L’edificio alto e di pietra entra nella sua visuale. L’ufficio del professore di Harry è lì dentro. Harry probabilmente è ancora all’interno, ondeggiando sul posto mentre legge qualche volantino nella bacheca che nessun altro si è mai preso la briga di guardare.
Vuole tenerlo con sé. Deve solo provarci, provarci con tutte le sue forze, cazzo. E anche di più.
Quando apre la pesante porta metallica, questa cigola rumorosamente, il metallo freddo che taglia le mani nude di Louis. Ha bisogno di un paio di guanti. O delle mani di Harry. Entrambi andranno bene.
Prima ancora di riuscire a muoversi all’interno dell’edificio, sente un rumore di passi, un piccolo sussulto, e infine una voce eccitata che sa di cocco e burro:
“Te lo sei messo!”
All’istante, senza alcun controllo, il sorriso di Louis torna sul suo viso. Tocca il beanie sulla sua testa con le dita gelate, gli occhi che non si spostano mai dal volto radioso di Harry, mentre il ragazzo cammina dritto verso di lui con passi leggeri e guance accaldate, il suo beanie sulla testa – è color pesca. Ovviamente. (Anche se Louis pensa che sembri più rosa.)
“Certo che l’ho messo. Te l’avevo detto.” Prova a non sorridere ancora di più quando Harry continua a camminare, cammina fino a che i suoi piedi non sbattono contro quelli di Louis, cammina fino a che le sue braccia non lo avvolgono, il naso premuto contro il suo orecchio, abbastanza da fargli il solletico. Louis non lo soffre, Louis non lo soffre – “Razza di babbeo,” non sta assolutamente ridacchiando, cercando di liberare la sua testa da dove Harry sta apparentemente cercando di inalarla, “Mi stai stritolando!”
“Non ti voglio stritolare. Promesso,” mormora Harry attraverso un sorriso, limitandosi a sfregare il naso lungo il lato del viso di Louis. Picchietta la testa contro la sua.
“Cosa stai-”
“Beanie coordinati,” cantilena Harry, il sorriso sghembo.
Oh buon Dio.
Louis si rifiuta di sorridere. “Sei allucinante.”
“Sono così felice che ti piaccia. Ce l’ho messa tutta per farlo perfetto. Avevo fatto solo un paio di cappelli prima di questo, quindi non ero sicuro se sarei perfino riuscito a finir-”
Ma Louis lo zittisce con un bacio, un freddo scontrarsi di labbra che addolcisce le parole che escono dalla bocca di Harry, e il silenzio riempie il corridoio, entrambi i loro corpi a rilassarsi solo quel tanto in più.
“Lo adoro,” conclude semplicemente, allontanando la bocca. Harry sembra in stato confusionale, gli occhi ancora catturati dalle sue labbra, le mani premute con fermezza nella curva dei gomiti di Louis. “E hai fatto un lavoro incredibile. Io non riesco neanche ad allacciarmi le scarpe da solo ed eccoti qua, a cucire cappelli. Quando il mondo finirà e saremo costretti a vivere nelle capanne e di quel che ci dà la terra, ti porterò con me.”
Harry sorride a trentadue denti, del tutto entusiasta. “Cucirò delle coperte per noi. E preparerò la zuppa. E potrei anche trovare un modo di usare le radici degli alberi per il brodo perché Agatha mi ha parlato di-”
“Oh, Cristo,” borbotta Louis, cercando di non ridere alla seria contemplazione nel tono di Harry. “Agatha è la Piratessa, vero?”
“Louis! Non chiamarla così!” lo rimprovera Harry, il sorriso che si trasforma in un broncio di disapprovazione a una velocità allarmante. “È simpatica! Fisicamente, potrebbe anche avere un occhio solo, ma la sua anima vede più di quanto noi potremo mai vedere! E non è vecchia. È giovane dentro.”
Oh santiddio benedetto.
“Non riuscirai a incantarmi,” dice Louis con fermezza, dopo trenta secondi buoni passati a fissare il piccolo bimbo imbronciato di fronte a sé. Non è molto sicuro se lo stia dicendo a se stesso o a Harry. “Non mi farò abbindolare dalle tue belle paroline o dai tuoi pensieri carini.” Prendendolo in giro (e, forse, sperando nel ritorno del sorriso di Harry) tamburella con le dita gelate sulle labbra di Harry, ostinatamente premute insieme. Non gli sfugge però la scintilla di divertimento nel suo sguardo, anche se sparisce altrettanto in fretta, quindi continua, lasciando che le sue dita scompiglino le linee della sua bocca, tirando le sue labbra e ridacchiando quando Harry lotta per mantenere la sua compostezza. Ma sta cedendo, ovvio che sta cedendo, le spalle che si sciolgono in una risata contenuta e Louis sorride, e finalmente anche Harry sorride, ed è tutto così stupido, ecco cos’è. È stupido e loro ridono, il suono che rimbalza sui freddi pavimenti in granito del corridoio vuoto.
Louis vuole tenerlo con sé.
“Andiamo?” suggerisce, permettendo al suo sorriso di rimanere.
Harry annuisce, il sorriso intatto. “Sì. Ecco… ti ho portato dei guanti.” Scava nelle tasche del suo doppiopetto, tirando fuori queste orrende muffole verdi prima di offrirgli un paio di spessi guanti grigi. Il suo sorriso è sereno. “Le tue mani sono sempre così fredde e non ne indossi mai,” spiega.
Louis li fissa. Sposta poi lo sguardo sul viso calmo e innocente di Harry. Questo gesto è stato così naturale per lui. È stato così facile per lui pensare semplicemente a Louis in quel modo. Solo… preoccuparsi per lui. Nel senso più puro. Cazzo.
Louis ha bisogno di tenerlo con sé.
“Ehm,” comincia, schiarendosi la gola mentre afferra i guanti offerti. Sono molto spessi, molto caldi. Ben fatti. Sono coordinati al beanie che Harry ha fatto per lui. Deglutisce, allarmato dalla sua stessa reazione perché si sente improvvisamente sopraffatto, sopraffatto. “Grazie, cucciolo. Grazie mille.” Trova gli occhi di Harry, il viso arrossato. Sembra compiaciuto. Bene. “Grazie,” ripete prima di premere un altro bacio sulla sua bocca e un altro ancora sul suo mento. Tutto quello che può raggiungere, davvero. Gli piacerebbe baciare persino le dita dei suoi piedi.
Questo è qualcosa che non dirà mai e poi mai a voce alta.
“Di nulla,” risponde Harry serenamente, sorridendo ancora abbastanza da sciogliere il ghiaccio attorno a loro. Dopo che Louis si è messo i guanti, (e, merda, sì, sono davvero caldi), Harry offre la propria mano, e Louis sorride nell’afferrarla, colpendo in aggiunta la spalla di Harry con la propria, mentre escono dall’edificio.
 
**
 
Mentre camminano, Harry blatera sul suo colloquio, il tutto mentre Louis osserva il suo profilo, stranamente felice, gli angoli della bocca piegati verso l’alto. Le loro mani guantate sono ancora strette, ondeggiando tra di loro, e il cielo si sta scurendo dal bianco al blu grigiastro. La neve sembra imminente.
È tutto così invernale e solitamente Louis lo odia, odia la seccatura del freddo. Ma ora come ora non riesce a ricordare perché.
“Che c’è?” domanda eventualmente Harry, dopo che Louis è rimasto a fissarlo solo un po’ troppo a lungo, un po’ troppo senza batter ciglio.
Lascia che il sorriso si formi lentamente. “Mi piaci,” è tutto quello che dice, scherzoso e compiaciuto, stringendo le dita di Harry.
Le parole fanno colorare Harry in maniera magnifica mentre china la testa, il solito anatroccolo timido. “Anche tu mi piaci,” mormora ai suoi piedi prima di alzare lo sguardo, spingendosi improvvisamente in avanti per lasciare un bacio sull’angolo della bocca di Louis. “Mi piaci un sacco.”
“A me piaci all’infinito,” controbatte Louis, muovendo la mano per avvolgerla attorno alla vita di Harry, tirandoselo contro il fianco. Sorride, facendo spuntare la lingua in mezzo ai denti. “Quindi, ecco. Ho vinto.”
Senza smettere di sorridere, Harry avvolge il proprio braccio attorno a Louis. “Abbiamo vinto entrambi,” giunge a un compromesso con saggezza, incespicando appena sui suoi piedi. “E non ti lascerò mai andare. Neanche per prendere un bicchiere d’acqua o usare il bagno.”
Louis sbotta in una risata. “Pazzoide.”
“Mmm-mh,” annuisce Harry, fiero. “Il più pazzo.” Fa una pausa, in contemplazione per un attimo. “Be’, accanto a te, per forza.”
“Accanto a me,” concorda Louis, apprezzando il modo in cui suona. Se lo tira ancor più vicino e continuano a camminare, Harry continua a parlare, e il sole tramonta lentamente.
 
**
 
Sono quasi a casa di Harry quando Louis lo sente sospirare con malinconia. (Hanno camminato fin lì oggi – i loro nuovi cappelli hanno fatto sentire Harry ambizioso. Questo è quel che ha detto. Era stato adorabile e Louis aveva fatto del suo meglio per non sorridere perché non è… Non è fatto di farfalle, o cose del genere. È ancora semplicemente Louis. Ma aveva sorriso, un pochino.)
Louis si volta verso di lui, dandogli un colpetto al fianco. “Tutto bene?”
Harry si limita a scrollare le spalle, gli occhi sul marciapiede. “Sì,” scrolla di nuovo le spalle. Alza la testa, ridendo appena. “È che oggi avrei voluto lavorare, tipo.”
Lavorare? Harry avrebbe voluto lavorare?
“Eh? Perché mai dovresti volere una cosa simile?” domanda Louis, un sopracciglio inarcato.
Gli occhi di Harry percorrono tutto il viso di Louis per un attimo prima di spostarsi da qualche parte in lontananza. Strizza appena gli occhi, sembrando adorabile e fragile e scontento. “Non so… è solo che non voglio andare a casa. Ho voglia di… fare qualcosa. Ma so che non c’è niente da fare, capisci? Dovrei andare a casa, studiare, fare i compiti, sai… tutte quelle cose. Ma.” Sospira, facendo spallucce con impotenza mentre fissa Louis. “Vorrei che ci fosse solo… qualcosa qui attorno. Oppure. Non so.” Si interrompe, studiandosi i piedi. “Mi sento, tipo, sempre in gabbia. Di solito lo ignoro perché so che è un pensiero stupido, ma. A volte mi sento soffocare. Vorrei avere più… aria, forse. Spazio per respirare e per, tipo, muovermi. E fare cose.”
“Il solito poeta,” sorride Louis, guadagnandosi uno schiaffo leggero sul braccio. “Ma, uhm,” continua, mentre Harry si stacca, continuando a camminare lungo la strada. Louis mantiene i piedi saldamente incollati a terra, un sorriso tranquillo sul volto. “Perché te ne stai andando, cucciolo?”
Confuso, Harry si volta. “Eh? In che senso?”
Eheh.
Louis sorride appieno. “Vieni.” Muove la testa a scatti, invitandolo a tornare indietro.
Ma l’unica reazione di Harry è quella di sollevare le sopracciglia. “Eh? Dove stai andando? Casa mia è da quella parte…” protesta, indicando fiaccamente nella direzione opposta. Ma non si muove.
Allora il sorriso di Louis si allarga. “Sì, lo so. Ma non stiamo andando lì, no? Stiamo partendo per un’avventura.”
Questa volta, il sopracciglio scatta fino all’attaccatura dei capelli. “Un’avventura?”
“Sì, cucciolo, un’avventura. Che ci condurrà in un posto dove potremo respirare e muoverci. Dai, andiamo!”
Dopo qualche secondo in cui Harry si limita a fissarlo, a bocca aperta, Louis sospira prima di marciare verso di lui e stringere la sua mano guantata nella propria, tirandoselo dietro con gentilezza, ma deciso. “Tutto il mondo è il nostro parco giochi,” Louis lancia un’occhiata pigra oltre le sue spalle, mentre l’espressione sorpresa di Harry si tramuta in una di maldestra gioia, i ricci ribelli che si agitano nella brezza. “Prendi la notte per mano e dalle fuoco, e via dicendo.”
Harry ride, contento, e il suono sprona Louis, risvegliando le fredde rughette dei suoi occhi.
“Promettimi di non annoiarti mai più,” dice Louis, voltandosi per guardare in faccia Harry mentre cammina all’indietro. Afferra l’altra sua mano, trascinandolo, e Harry ride di nuovo, apparentemente senza motivo, mentre il suo sorriso si allarga in un’espressione irregolare e meravigliosa.
“Te lo prometto,” sorride a trentadue denti, aumentando il passo, e Louis sa che può farcela, vuole fare questo per sempre.
“Facciamo finta di essere in un altro posto,” continua Louis, sentendo una strana sorta di euforia riempire il suo corpo perché, apparentemente, sta regredendo all’età di cinque anni. Ma non gliene frega proprio un cazzo, non adesso, non quando Harry lo sta fissando in quel modo e i suoi piedi lo stanno trascinando senza pensare. “Facciamo finta di poter fare qualsiasi cosa, Harry. Qualsiasi cosa, tutto ciò che vogliamo. E facciamola.”
“E se volessi cavalcare un elefante?” domanda Harry, solo per fare il difficile, ma il cratere nelle sue guance evidenzia la sua felicità.
“Allora lo faremo!” Louis urla vittorioso, felice; si sente stupido e ridicolo. È meraviglioso. “Possiamo volare o… o, non me ne frega un cazzo, faremo tutto! È la nostra giornata.”
“Ma Louis,” gli ricorda Harry, facendolo fermare, tirandoselo vicino al suo corpo. Sorride con dolcezza quando abbassa lo sguardo su di lui, sollevando una mano guantata sulla guancia fredda e arrossata di Louis, carezzandola oh, così gentilmente. “Non è rimasto così tanto tempo, la giornata sta per finire.”
Ma Louis si limita a fare spallucce, la propria mano a posarsi sopra quella di Harry. “Allora immagino che dovremo semplicemente allungarla.”
È una frase semplice, una soluzione ovvia – ma accende qualcosa nelle iridi verdi e grigie di Harry mentre attira Louis in un bacio, spingendo il suo sorriso nella bocca di Louis, oltre i suoi denti, giù per la gola, e sistemandolo tra i confini sicuri di un cuore che, forse, Louis possiede davvero.
Riprendono poi a camminare, le mani strette tra loro, le bocche rosse, le loro risate a riecheggiare attraverso i tetti gelati delle case.
 
**
 
Ovviamente, ovviamente cazzo, tra tutte le cose che Harry poteva fare, tra tutte le opportunità che Louis gli ha proposto… Harry, alla fine, ha scelto di passeggiare con Louis.
Glielo dice mentre gli stringe la mano, alto e slanciato e impressionante nel suo cappotto nero e il beanie color pesca. “Questo è quello che voglio più di ogni altra cosa,” dice semplicemente, e Louis aggrotta le sopracciglia, nonostante il fatto che il suo cuore si stia attualmente sciogliendo come il burro. Harry sorride, solo un po’. “Anche tu provi lo stesso,” continua, compiaciuto. Picchietta il cipiglio di Louis con un dito. “Ti piaccio all’infinito, ricordi?”
“Non ho mai detto una cosa del genere,” ribatte Louis con freddezza. Schiva la mano gentile in procinto di colpire il suo stomaco, prima di intrappolarla nella sua e baciare il dorso con esagerata cortesia. “Camminiamo, mio piccolo fidanzato.”
Harry starnazza una risata. “Mi hai appena chiamato il tuo ‘fidanzato’?”
“Esatto. Chiaramente, sto diventando te.”
Harry mormora tra sé e sé, felice, camminando sempre più vicino.
“Non posso crederci che hai scelto di passare il tuo tempo con me quando avresti potuto fare tutto quello che volevi,” Louis borbotta dopo un po’, i loro passi a trascinarli lungo la strada. “Dov’è la tua fantasia? Avremmo potuto fare cose brillanti, vedere posti bellissimi, cucciolo. Eppure tu hai scelto il non-brillante e non-bellissimo Louis Tomlinson. Vergognati!” Lo dice con una risata scherzosa, ma Harry si acciglia.
“Lo sai,” comincia, parlando lentamente, “per qualcuno a cui piace comportarsi da duro” – infilza un dito debole e giocoso nel petto di Louis – “dici davvero delle cose ingiuste su di te. Non è bello.”
Ah. Bene.
Il sorriso di Louis crolla in parte.
È un tantino imbarazzante, un po’ troppo serio, ma Louis continua a camminare, senza incrociare lo sguardo di Harry. “Be’, suppongo di non aver bisogno di dire le cose buone perché sono ovvie,” tenta, con tono indifferente.
Ma Harry è ancora accigliato, solo un po’. “Allora le dirò io per te. Perché penso che tu sia meraviglioso.”
E Louis vorrebbe dire qualcosa tanto quanto non vuole, il battito che pulsa nelle sue orecchie; ma rimane un po’ senza parole mentre fissa Harry che lo fissa di rimando, tutto sfacciataggine e dolcezza. Quindi invece, fa scorrere le sue mani lungo le braccia tremanti di Harry, strofinando una mano calda sulla mascella che batte leggermente.
“Sei così freddo,” riflette, accigliandosi. “Vieni, andiamo a prenderti una sciarpa. Non possiamo partire per un’avventura se sei congelato.”
È una scusa, è la paura che parla, ma Harry si limita a sorridere e annuire, senza biasimare Louis mentre lo segue verso il negozio più vicino.
È meravigliosamente caldo all’interno mentre si muovono tra le corsie. Louis si precipita verso un tavolo di legno pieno di (quelle che sembrano essere) le sciarpe più spesse che hanno, ammucchiate una sopra l’altra e sembrando piacevolmente cucite con qualcosa somigliante a fili di lana. Ne soppesa un paio con le mani, distrattamente conscio del fatto che Harry sia da qualche parte dietro di lui mentre le ispeziona con attenzione – perché è necessario che si avvolgano attorno al suo collo un paio di volte, per garantire un’adeguata protezione dal vento. Tocca il materiale con le dita, esamina la qualità…
Ad essere onesti, probabilmente si sta facendo coinvolgere un po’ troppo in tutta questa faccenda.
Ma vuole solo che Harry stia al caldo, okay? E potrebbe anche odiare lo shopping, addirittura detestarlo, (cazzo, possiede solo tre outfit, al massimo, e c’è un motivo per questo) quindi non riesce a trattenersi dal ridere di se stesso. Ma non ci pensa più di tanto mentre cerca la sciarpa maledettamente migliore che questo negozio ha da offrire. La sciarpa migliore per il suo Harry.
Alla fine si volta, due grosse cose di lana al seguito (una viola, una bianca – non avevano il pesca, sfortunatamente) e sta per chiedere a Harry quale delle due voglia…
Quando lo nota guardare quella che potrebbe essere la scelta meno pratica di questa terra.
“Harry,” dice categoricamente, mentre Harry sfrega le dita sul bellissimo tessuto decorato con i fiori. “In nessun caso, forma o tipo, quella cosa ti terrebbe al caldo.”
Ma Harry continua a fissarla, un velo di malinconia nei suoi occhi mentre ammira la fantasia. I fiori delicati appaiono bellissimi contro le sue dita pallide.
E Louis sente già indebolirsi la sua determinazione.
Sospirando, si avvicina, inclinando la testa per osservare il profilo di Harry. “Pensi che ti possa tenere caldo a sufficienza?”
Harry si limita a scrollare le spalle. “Non lo so. Credo di sì… è solo che mi piace un sacco. È bellissima.” Ma poi le sue mani cadono ai fianchi e la sua bocca si piega in una smorfia, abbastanza per essere notata immediatamente da Louis. “È così stupido come, tipo, ci siano queste regole arbitrarie su quel che la gente può indossare. Capisci? È stupido che, tipo, la gente si senta a disagio se un ragazzo indossa qualcosa etichettata, da altri, come ‘femminile’, o quel che è. Non mi piace che ogni cosa sia categorizzata, che tutto sia messo in scatole etichettate. Credo che la gente dovrebbe semplicemente indossare quello che vuole, e basta.” La smorfia si fa un po’ più profonda. “Ma lo so che la gente pensa che io sia strano. Quindi. Non so.”
Louis abbassa le sciarpe tra le sue mani mentre lo fissa, in silenzio.
Cazzo. Harry, è solo… Lui è…
È così tanto. Così tanto in un ragazzo così buono e incantevole.
“Sono d’accordo,” dice alla fine, la voce che trema di ‘orgoglio’. O qualcosa di simile. “Sono totalmente d’accordo, in effetti. Fanculo il mondo. Fanculo le opinioni delle altre persone. Fanculo la società. Non mi piace rispettare le regole, specialmente quelle di merda e senza senso, quindi fanculo pure a loro.”
Con quello, riappoggia senza indugio le sciarpe sul loro tavolo prima di marciare verso Harry e sporgersi verso di lui, tenendosi delicatamente in equilibrio sul suo braccio mentre arraffa la sciarpa rossa e nera con le rose disegnate sopra, l’oro ricamato sui bordi. È davvero bella. Bellissima, addirittura.
Harry sbatte le palpebre, sorpreso. “Cosa stai facendo?”
“Ti sto comprando questa sciarpa,” dice Louis immediatamente, avviandosi già verso la cassa. “Perché sarà meravigliosa con i tuoi bellissimi ricci e quel magnifico sorrisino e quel visetto adorabile. Ed è sicuramente più calda di quel nulla cosmico che hai addosso in questo momento, quindi è perfetta per questo lavoro. E la sto comprando io per te, giovane cucciolo insolente, perché chiunque altro la rovinerebbe. È chiaramente destinata a te, a te e basta.” Fa una pausa e sorride, picchiettando il beanie con un dito. “Me l’ha detto anche questo cappello che mi hai fatto.”
Una risata sorpresa irrompe da Harry mentre segue Louis, una mano poggiata sulla sua schiena. Abbassa il suo sorriso sulla spalla di Louis. “Non sapevo che gli accessori parlassero.”
“Solo con me,” sussurra Louis furtivamente, facendo l’occhiolino.
Harry è raggiante, il collo rosa e morbido. Louis vuole poggiare la sua mano lì, solo per sentirne il calore, la morbidezza, il battito regolare.
“Quindi, non sei, tipo… non ti sentirai strano a camminare vicino a un ragazzo con una sciarpa floreale?” domanda Harry, a voce bassa, e c’è una trepidazione distante nel suo sguardo.
Louis scuote immediatamente la testa. “Mi sentirei strano se non camminassi vicino a un ragazzo con una sciarpa floreale, in realtà.” Sorride. “Ma, sul serio, in fin dei conti è solo una sciarpa, no?”
A quel punto Harry sorride e lo ringrazia, di cuore, mentre Louis insiste per pagare, le loro mani a sfiorarsi sotto il bancone.
Quando escono nuovamente in strada, Louis che cerca di sistemare ad arte la sciarpa attorno al collo di Harry, trova Harry a fissarlo, gli occhi lucidi con una sorta di affetto delicato che ha sempre trovato solo nei quadri e nelle tranquille canzoni acustiche. Louis non è sicuro di conoscere molte vere canzoni d’amore; deve trovarne qualcuna.
“Louis, penso che sia meravigliosa, la persona che sei.”
“Mh?” mormora mentre fa gli aggiustamenti finali. La sciarpa floreale è adorabile sulla giacca di Harry, ancora più adorabile con la sua bellezza e il suo piccolo beanie color pesca; Louis non avrebbe previsto neanche in un milione di anni di camminare per la strada con un bel ragazzo che indossa motivi floreali e pastello, sorridendo come l’angelica torta di mele che è, ma funziona e combacia perfettamente ed è semplice – la delicata bellezza di Harry accanto allo sporco caos di Louis.
È quel che è. Ed è tutto.
“A cosa ti riferisci?” domanda Louis, tirando un’estremità prima di lasciar andare il materiale. “A parte al mio magnifico culo e ai miei capelli scompigliati ad arte, ovviamente.”
E Harry ride, caldo e roco, spinto da qualche parte nel profondo mentre continua a rivolgere gli occhi dolci a Louis, il respiro che soffia sul suo viso. “Penso che sia meraviglioso il fatto che te ne freghi di tutte le cose stupide della vita e il fatto che tu, solo…” Sospira, distogliendo lo sguardo, cercando le parole.
Louis attende, sentendosi sospeso sulle punte, nonostante i suoi piedi siano ben piantati a terra.
“È come se io volessi sempre stare al centro dell’attenzione, e non è che mi piaci solo perché mi ci fai sentire, o qualcosa di simile, ma… Per esperienza personale, penso sia meraviglioso che tu mi faccia sentire a mio agio dicendo e facendo qualsiasi cosa io voglia, incoraggiandomi ad essere chiunque io voglia essere. Incoraggiando tutte le cose di me che ho sempre voluto che fossero incoraggiate. Non so.” Abbassa la testa, imbarazzato. “È piccolo ed è stupido e lo so che suona smielato… ma non penso che tu capisca quanto sia importante. Quanto sia raro. Non so.”
Harry appare decisamente fucsia quando finisce, fissando Louis da sotto le ciglia.
E Louis può solo ridere, sorpreso, il cuore che batte forte, perché non sa cosa fare in questo momento, non lo sa mai, mai. “È stato il poema più bello che abbia mai sentito, Harry,” lo prende in giro a bassa voce, il sorriso titubante mentre poggia le sue dita sotto l’arco delle labbra di Harry. Picchietta il labbro inferiore con curiosità, solo una volta. “Come funzionano queste cosine? Perché sono così gentili con me, queste bellissime labbra?”
Harry allora ride, il viso che si rilassa mentre Louis striscia le dita guantate sulla bocca di Harry scherzosamente, tirando con delicatezza.
“Ehii,” protesta Harry, scacciandolo e ridacchiando, ma Louis sogghigna nel rafforzare la sua presa.
“No, no,” protesta di rimando, insistente. “Devo fargli una domanda, lascia che faccia loro una domanda.” Si calma per un momento, accovacciandosi più vicino, i movimenti delicati.
Harry lo studia con attenzione, sospettoso, stando completamente immobile mentre Louis si avvicina, si avvicina ancora, si avvicina sempre di più – prima di avventarsi su di lui, attaccando la sua bocca a quella di Harry. Era ovvio – cos’altro avrebbe dovuto fare?
Ma Harry in questo momento sta sorridendo troppo, sorridendo e ridendo contemporaneamente, quindi i denti di Louis sbattono contro quelli di Harry e lui si tira indietro, un sorriso malizioso sul viso. “Ehi, cavallino, se vuoi essere impressionato dalle mie tecniche impeccabili di bacio, dovresti smetterla di sorridere così tanto.”
“Cavallino?” domanda Harry, aggrappandosi stretto a lui. Sta ancora sorridendo, sta ancora fissando le labbra di Louis.
“Esatto. Hai proprio dei dentoni da cavallo lì davanti, sai. Potresti abbattere un albero a morsi.”
E Louis lo sta prendendo in giro, lo sta tremendamente prendendo in giro – ma Harry ci si sta crogiolando ed è magnifico, funziona. Si oppongono alle risate mentre reggono lo sguardo l’uno dell’altro, Harry che finge strilla indignate.
“Stai insinuando che ho i denti da castoro??” domanda Harry, inorridito.
“Be’, non lo sto non implicando, tesoro.”
Passa un secondo.
E poi scoppiano a ridere all’unisono, le braccia avvolte fermamente l’uno attorno all’altro come la matassa ingarbugliata che sono.
“Sono dei denti bellissimi, li amo,” mormora Louis contro le labbra di Harry quando lo bacia, insistente e affamato. “Voglio tenerli, voglio essere l’albero del tuo castoro.”
Harry scoppia a ridere così forte e in maniera così inaspettata che si piega in avanti, portando Louis giù con lui.
“Forza, andiamo,” dice Louis alla fine, le loro guance screpolate, gli occhi in fiamme. “Abbiamo ancora il resto della nostra giornata. E abbiamo fatto solo piccole cose – adesso dobbiamo fare quelle importanti.”
“Tipo?”
“Decidi tu. Tutto quello che vuoi. Se vuoi continuare a chiacchierare per il resto della serata, è comunque una cosa abbastanza importante.” Louis sorride, tirando un’estremità della sciarpa di Harry. “O se vuoi, tipo, saltare sulle stelle e visitare nuovi pianeti, anche quello andrà bene.”
“Possiamo fare tutto?” domanda Harry speranzoso.
“Assolutamente,” Louis annuisce, tirandoselo più vicino mentre continuano a camminare, i loro passi sincronizzati. “Possiamo fare tutto.”
 
**
 
Alla fine, si ritrovano vicino al fiume, percorrendo la stessa strada del loro primo appuntamento, tanto tempo fa.
Harry lo nomina più volte, tutto entusiasmo e occhi luminosi, indicando la strada con un dito alzato e il respiro che si condensa come fumo.
“È questa, sì,” annuisce Louis, stringendo la mano di Harry; Harry la stringe di rimando.
La luna è alta nel cielo, gettando lunghi e pallidi frammenti di luce sulla riva gelata. È tutto terribilmente luminoso, imbiancato dalla neve e dal ghiaccio.
“Ehi,” mormora Louis, fissando le luci, il ghiaccio, e le ombre inviolate. “Vuoi sentire la mia canzone preferita? Di notte sembra più bella.”
“Sì,” dice Harry immediatamente, la voce poco più di un sussurro mentre guarda la luna.
Dita fredde districano le cuffiette attorno all’iPod di Louis – quello che tiene sempre nella sua giacca, l’unico suo bene prezioso oltre il suo telefono – e le sue guance sono un po’ troppo ghiacciate per sorridere. Quindi si limita a infilarsi una cuffia, premendo l’altra nell’orecchio di Harry, e cliccando finché non la trova, finché non trova la canzone, il tutto mentre i loro respiri si mescolano, i loro corpi allineati.
Words are flowing out like endless rain into a paper cup...
Ascoltano John Lennon cantare riguardo all’andare in giro ‘per l’universo’ (“Across the Universe”) e che niente può cambiare il suo mondo, trascinandosi verso la riva gelata, ghiaia e ghiaccio che scricchiolano sotto i piedi, mano nella mano, il respiro a trasformarsi in condensa che fluttua verso le stelle che sembrano splendere più luminose nel freddo. Tutto è acuto e blu e brillante e lo strimpellare della chitarra va a tempo con i loro battiti coordinati e Louis si chiede se, forse, ora sappia cosa potrebbe essere l’amore. O cosa sia. Forse.
Quando gli accordi si affievoliscono, Harry sbatte le palpebre con uno sguardo da gufo, un sorriso sereno sul suo volto che si illumina nell’aria gelida della sera.
“Sembra davvero più bella di notte,” riflette, calmo. “Vuoi sentire la mia canzone preferita, Louis? Ogni volta che la ascolto, penso a te. È per te.”
Louis inspira aria fredda e la trattiene nei polmoni, concedendosi di sorridere. Solo un pochino, adesso.
“Sì, ovvio,” mormora mentre Harry tira fuori il suo telefono e scorre. Con mani tranquille, collega le cuffiette, preme ‘play’ e Louis chiude gli occhi, proprio quando le percussioni cominciano a battere attraverso le sue vene, lisce come la seta.
Quando Louis si azzarda ad aprire un occhio, vede Harry sorridere, gli occhi chiusi.
“Mi piace,” commenta Louis, chiudendo nuovamente gli occhi. “Come si chiama?”
“‘Only One’ dei Black Keys,” dice Harry a bassa voce, con affetto.
Louis deglutisce, sorridendo a se stesso. “You’re the only one,” canta sottovoce, e sente la mano di Harry stringersi attorno alla sua. “You’re the only one…
“Mi ricorda te,” ripete Harry, stavolta più silenzioso.
Gli sguardi si incrociano, i sorrisi piccoli e la pelle pallida ma le guance rosse.
“Suppongo che anche a me ricordi te,” replica Louis, più calmo che può, anche se i suoi palmi sono sudati.
La risposta di Harry è un sorriso così pieno, sembra quasi che possa sgocciolare via dal suo viso.
Louis si sente come un adolescente. È tutto così… giovanile. Innocente. Bello.
Quando la canzone finisce, si tolgono le cuffiette, mettendo via tutto. Continuano a camminare, scendendo lungo il fiume, l’erba gelata che scricchiola sotto i piedi, prima di fermarsi alla base del ghiaccio, dove l’acqua normalmente bagnerebbe le loro caviglie.
“Hai mai pattinato sul ghiaccio?” domanda Louis, inarcando un sopracciglio.
Harry sbuffa. “No. Sarei terribile.”
“Oh, lo saresti sicuramente,” lo assicura Louis, sorridendo. “Sarebbe fantastico. Andiamo.”
Senza un’altra parola, trascina Harry sul ghiaccio. Lancia un’occhiata alle sue spalle dopo un ripensamento, ricercando dell’effettivo sconforto sul viso di Harry – ma non ne trova, vedendo invece un altro sorriso spiaccicato lì mentre si aggrappa disperatamente alle dita di Louis, concentrandosi sui suoi piedi mentre cammina con cautela sul ghiaccio solido.
“Non andremo in mezzo,” dice Louis mentre si volta, ora di fronte ad Harry. Il ragazzo sembra elettrizzato, anche se un po’ instabile, i lobi delle orecchie rossi. I suoi occhi sono vitrei quando alza lo sguardo, brillanti. Louis non può fare a meno di sorridere nell’osservarlo. “Non voglio che ci sprofondi, anche se è abbastanza solido. Quindi, insomma… Non allontanarti, o cose del genere.”
Harry ride. “Non penso sia una possibilità, ad essere sinceri,” mormora, al che Louis ride di rimando.
“Okay, allora, se cadi, farò in modo di cadere prima di te,” promette Louis mentre si allontanano appena dal bordo, i passi che diventano un po’ più prudenti mentre il ghiaccio allontana i loro talloni. “Non ti agitare, perché il mio culo farà da cuscino ad entrambi” – Harry scoppia a ridere, starnazzando – “quindi, davvero, ci rialzeremo entrambi in un attimo, probabilmente. Sono come il tuo castello gonfiabile personale.”
Altri sbuffi di condensa e risate, altri passi tremanti e talloni che scivolano.
“Insegnami,” sorride Harry, agitando già un braccio all’impazzata per tenersi in equilibrio. È così carino, com’è possibile che sia così carino?
Louis non avrebbe mai pensato, un giorno, di parlare a vanvera con naturalezza, ma… Di nuovo, non ha mai pensato che ci sarebbe potuto essere un Harry.
“Potrei,” sorride Louis, aiutandolo a mantenersi in equilibrio con delicatezza, le mani unite.
Rimangono in silenzio, gli occhi agganciati e illuminati dalla luna piena e una spolverata di neve a circondarli. Appare satura e intensa e allo stesso tempo pallida e Louis si chiede vagamente se sia così bella come la vede lui.
Ma poi l’incantesimo pittoresco è rudemente spezzato, perché è in quel momento che Harry riesce in qualche modo a scivolare, quel tanto che basta per far perdere l’equilibrio ad entrambi.
“Ma che diavolo?” ride Louis, sorpreso, lasciando immediatamente la presa su Harry per stabilizzarsi, prima di alzare la testa…
Solo per trovare Harry che sta praticamente correndo sul posto, le braccia che sbattono come un fottuto uccello.
“Come cazzo hai fatto a incasinarti così in fretta?” ride di gusto mentre si muove con cautela in avanti, cercando di afferrare almeno una delle braccia di Harry – ma Harry si sta dimenando troppo, sta ridacchiando in maniera quasi maniacale, ed è tutto così totalmente ridicolo. È così ridicolo e assurdo e Louis preme entrambe le mani contro il proprio stomaco tremante mentre ride e ride, i piedi fermamente piantati sul ghiaccio, il suo beanie a tenergli al caldo la punta delle orecchie.
Non riesce neanche a ricordarsi l’ultima volta che ha riso così tanto, ad essere onesti. Forse svilupperà qualche addominale.
“Sto cadendo!” strilla allora Harry, più forte di quanto Louis l’abbia mai sentito, ed è pieno di energia e stelle e zucchero e Louis si sente come se sia stato colpito da un’elettricità invisibile perché non riesce a smettere di ridere, il cuore gonfio come un fottuto pesce palla.
“Harry,” tenta, mentre Harry comincia a raddrizzarsi, nonostante le sue gambe siano terribilmente barcollanti. “Dov’è il tuo centro di gravità??”
“Te l’avevo detto!” lo rimprovera Harry, cercando di allungarsi in avanti, le mani sollevate davanti a sé.
Louis si trascina un po’ più vicino, afferrandole, il divertimento scritto su tutta la sua faccia. “Sì, ma non pensavo che la situazione fosse effettivamente così grave. Non stiamo neanche facendo nulla!”
E ora stanno ridendo entrambi istericamente, il suono delle loro scarpe che sfregano sul ghiaccio che risuona attraverso l’aria vuota e immobile, echeggiando insieme allo sbattere delle loro mani strette e il ghiaccio cristallizzato.
È proprio quando Louis sta cominciando a vedere la luce alla fine del tunnel, proprio quando Harry sta cominciando a fare qualche passo in avanti e, in effetti, sapete, a stare in piedi, che riesce a scivolare in maniera orribile, l’intero corpo che fa un volo inarcandosi all’indietro… prima di atterrare con forza sul sedere.
“Cucciolo!” ride Louis, precipitandosi immediatamente verso di lui nonostante il suo corpo sia scosso dal divertimento.
Harry sta ridendo altrettanto forte, appallottolato per terra come una palla di carta. Solleva la testa, cercando di lanciargli un’occhiataccia; è vicino alle lacrime, il viso rotto dal divertimento, le sopracciglia fermamente unite. È proprio una visione – se Louis fosse un uomo più poetico, probabilmente scarabocchierebbe sonetti al riguardo sulla superficie cosparsa di neve.
“Pensavo che mi avresti fatto da cuscino!” lo rimprovera strillando Harry, ridendo a crepapelle. “Dov’è quel culo? Dov’è il mio castello gonfiabile? Non vedevo l’ora di caderci sopra.” E, senza preavviso, si slancia verso Louis, le mani tese verso i suoi fianchi, che cercano di sculacciarlo.
Harry è proprio un piccolo stronzetto. Da quando è diventato così stronzo?
Allegro, Louis si allontana dalla sua portata, slittando abilmente sul ghiaccio sulle sue scarpe schifose senza aderenza. “Bene, bene,” ghigna con aria maliziosa, le risate sulla punta della sua voce, le dita tese in aria in modo esperto. “Ma sentitelo.”
Più risate, più mani avide.
Alla fine, Harry geme un “Mi sa che sono una schiappa,” prima di lasciarsi cadere sul ghiaccio, il respiro a condensarsi nell’aria. Le sue guance sono rosa, il suo cappello sta scivolando via, e i suoi arti sono distesi, facendolo assomigliare a una stella marina. Il respiro che gli fuoriesce dalla bocca ruota e si arriccia verso l’alto, allontanandosi verso la luna larga e rotonda circondata dalle stelle e dai pianeti minuscoli. Una stella marina che sbuffa sotto un cielo pieno di stelle.
La piccola stella marina di Louis.
“Sei davvero così terribile come pensavo. Probabilmente, in effetti, peggio.” Sogghigna mentre scivola più vicino. “E non ti cambierei per nulla al mondo.” Lo dice melenso e dolce, dandogli un colpetto sul naso.
Harry lo osserva con un occhio aperto, sorridendo. Il sorriso si allarga prima che increspi le labbra, gli occhi a elemosinare un bacio.
Louis, ovviamente, alza gli occhi al cielo. “Sì, okay,” borbotta per finta, tirando le labbra mentre si inginocchia e lo accontenta. Bocca ghiacciata su bocca ghiacciata. Anche la loro saliva sembra congelata, le gengive e i denti e le lingue gelate e intorpidite. Fa così freddo, cazzo.
Le guance di Louis sembrano bruciare. Le sue mani sono doloranti contro la superficie ruvida e anche le sue ginocchia sono piantate nel ghiaccio in maniera dolorosa; tutto è fastidioso e teso mentre Harry lascia fredde scie di saliva lungo la bocca e la mascella di Louis, piccoli strati di saliva sul mento e sul naso, le dita fredde che premono sulla pelle calda dietro le sue orecchie.
Inspiegabilmente, non è mai stato più a proprio agio in vita sua. Ahah. Divertente.
Il pensiero scende a cascata lungo la sua spina dorsale e si propaga sulle sue spalle mentre mormora un sorriso, mormora qualcosa che sa di possibilità e forse anche di realtà, nei polmoni di Harry. Nei propri polmoni.
 
**
 
È da poco passata la mezzanotte quando tornano infine verso casa di Harry, la pelle vibrante e intorpidita, le bocche dolci dalla cioccolata che hanno comprato sulla via del ritorno. Louis prova a infilare il beanie di Harry più a fondo sulla sua testa – i suoi capelli sono così morbidi che continua a scivolare via – ma Harry continua a baciarlo, tutto malizioso e spensierato, le mani dappertutto.
“Ti prenderai una malattia mortale,” lo rimprovera Louis.
“Tanto siamo già a casa.”
“Non è questo il punto.”
Harry si limita a sorridere, appoggiando tutto il suo peso contro Louis che sbuffa un “oof!” mentre lo acchiappa, stringendo le mani attorno alla sua schiena. “Entri?” domanda, un po’ lamentoso e molto speranzoso, le mani poggiate sulle spalle di Louis.
“È tardi, Harry. Dovresti già essere a dormire.” Gli dà un bacio sul collo, perché sì. Ultimamente fa sempre cose del genere.
“Per favore?”
“Vai a dormire.”
“Ti prego?”
Non dovrebbe essere così semplice, pensa Louis con disappunto mentre osserva gli occhi dolci di Harry e le sue labbra imbronciate. Sospira, cedendo.
“Sì, va bene. Solo per un po’.”
“Solo finché non mi addormento,” promette Harry, che sta già aprendo la porta e tirandosi dentro Louis.
 
**
 
La finiscono a baciarsi, perché finisce sempre così in questi giorni.
Il cuore di Louis sbatte contro le sue costole mentre Harry fa scorrere le mani delicate sui suoi vestiti, le lunghe dita che scivolano sui bordi, e, cazzo, Louis lo vuole. Louis lo vuole e, generalmente, Louis ottiene sempre.
Ma, nonostante il rossore della sua pelle e la tensione nel suo stomaco, lui… Non può.
Delicatamente, allontana le dita curiose di Harry dai bottoni dei suoi jeans.
“Ehi,” mormora, pianissimo, il viso in fiamme, nell’interrompere il bacio.
È solo che… è troppo complicato adesso. Non può avere Harry, non in quel modo, mentre… Mentre esistono ancora un Liam e un gioco e un accordo e… Non ancora.
Non ancora.
La curiosità negli occhi di Harry persiste mentre Louis sospira, tirandosi indietro per sdraiarsi sul letto. Si lecca le labbra e guarda fuori dalla finestra; la luna è molto luminosa. Si chiede se nevicherà di nuovo.
“Uhm…” comincia Harry piano, evasivo.
Louis si lecca nuovamente le labbra. Le sente calde e gonfie, un po’ come il resto del corpo. E il cervello. E il cuore. Ugh.
“Sono io, o…?” domanda Harry, ma è praticamente un sospiro.
Immediatamente, Louis si volta verso di lui, incontrando quegli occhi enormi mentre sfiora la sua guancia con le nocche tremanti. “No,” dice semplicemente, con onestà. “No, non si tratta di questo. È solo che…” Il suo sguardo vacilla, minacciando di incollarsi al muro, prima che Louis lo costringa di nuovo a spostarsi su Harry. Deglutisce. “È solo che tu sei importante, tutto qui. È che… è diverso con te. Ogni cosa conta. Capisci?”
Si aspetta quasi un cipiglio in risposta, forse una protesta, o una serie di domande imbronciate. Forse anche una risata.
Ma cosa ottiene in risposta è un sorriso timido, Harry che si strofina sul palmo della sua mano come il piccolo gattino che è. “È così romantico,” dice, le labbra umide contro la pelle di Louis.
Louis sbuffa, alzando gli occhi al cielo, ma le sue guance lo tradiscono, arrossandosi. “Sì, sono un vero romanticone,” borbotta, ma Harry sorride mentre continua a strofinare il naso contro la mano di Louis, sul suo polso, lungo il suo braccio…
“Lo sei,” protesta Harry, dolce e sottovoce. Si sistema contro il suo fianco, appoggiando il mento sul petto di Louis. Grandi occhi verdi sbattono nella sua direzione, le ciglia lente. Le sue sopracciglia sono precise e ordinate. Un micetto carino.
Il silenzio li avvolge, sereno e confortante. Louis soffoca uno sbadiglio, sfregando dita assenti lungo le braccia di Harry mentre gli occhi di Harry si chiudono, lentamente, lentamente, lentamente.
“Ehi, Louis?” mormora, gli occhi chiusi.
“Mh?”
“Ti piacerebbe passare il Natale con me e la mia famiglia? Che ne dici?”
Le mani di Louis si fermano.
“Cioè, se non lo devi passare con la tua famiglia, ovviamente,” si affretta ad aggiungere Harry, le parole rapide e alla rinfusa. “Perché, tipo, non fa niente se…”
“No,” gracchia Louis, fissando il soffitto. Deglutisce, lasciando che le dita continuino il loro delicato scorrere, e vorrebbe che il suo cuore si calmasse. “No, non lo passerò con nessuno. Quindi, uh. Sì. Certo. Verrò. Se non sono, uh, di troppo, o quel che è.”
“Non lo sarai,” lo assicura Harry, la voce calma. “È stata un’idea di Gemma e mamma. E voglio davvero che tu sia qui. Se vuoi.”
“Sì. Okay.” Continua a fissare il soffitto, qualcosa di leggero e pesante nei suoi polmoni. Fa una pausa. “Grazie.”
Sente Harry annuire, sente le sue mani stringersi più forte attorno a lui.
“Louis?” domanda, qualche secondo di silenzio dopo. La voce di Harry suona cauta, distante. Un po’ piccola.
Louis deglutisce. Sa cosa sta per succedere.
“Sì?”
“Perché… perché non parli con la tua famiglia?”
I muscoli dello stomaco di Louis si stringono all’istante. Non si azzarda a respirare, solo per un attimo, solo per un attimo mentre riordina le idee, assembla parole e immagini in una linea coerente di pensiero. O spiegazione. O… scuse.
“Harry…”
“Senti,” dice Harry, sollevandosi sui gomiti. Abbassa lo sguardo su Louis, le rughe sulla fronte incise profondamente, portando una mano a posarsi sopra il cuore di Louis. La lascia semplicemente lì, attento e dolce. Solo lì. “Non devi dirmelo, lo sai che non devi. Ma… forse, tipo, se non l’hai mai detto a nessuno… Forse se ne parli, non farà così paura?”
“Non mi fa paura,” taglia subito corto Louis, le labbra strette.
Harry rimane in silenzio, sbattendo le palpebre nella sua direzione.
“Scusami,” soffia Louis immediatamente, strizzando gli occhi chiusi. “Sono stato… scusami. È solo che… è difficile. Ho paura.”
“Fa paura ammettere che le cose fanno paura,” dice Harry piano, e le sue spalle sono rigide e i suoi occhi appaiono nervosi, il che… non va bene.
Sospirando, Louis strofina le sue mani sui muscoli tesi, respirando attraverso il naso nel sentirli rilassarsi lentamente, sentendo il suo cuore battere contro il palmo di Harry.
“Non ti piacerei se conoscessi la verità,” dice sottovoce. Lo dice al cielo, sperando che voli verso l’altro e oltre la testa di Harry, troppo velocemente per lui per sentirlo.
Ma Harry lo sente.
“Sì che mi piaceresti,” protesta. Suona così sicuro.
“Oppure no,” replica Louis. Deglutisce di nuovo. Perché la sua gola è così secca? “Ma te lo dirò.”
C’è un pesante momento di silenzio, riempito solo dal respiro di Harry, gli occhi rispettosi, e la pressione calma della sua mano.
Louis si schiarisce la voce. “Allora. Io, uh. Ho cinque sorelle. E Jo. Jo è mia… uh, mia mamma. In sostanza… in pratica. Ho lasciato Jo e le ragazze, anni fa. Le ho lasciate una notte. Me ne sono semplicemente andato mentre stavano dormendo…” La sua voce lo tradisce, vacillando orribilmente. Prova a deglutire di nuovo ma è più difficile, quindi invece si schiarisce nuovamente la voce, sbattendo le palpebre verso il soffitto bianco di Harry, l’arancione tremolante dalle candele. “Me ne sono andato perché avevo troppe responsabilità e non ne volevo neanche una. Non ne ho mai parlato con Jo. Ho preferito andarmene. Dopo aver rimboccato le coperte alle ragazze.” Respira più forte, più pesante, determinato a non lasciare che i suoi occhi… No.
Lui non piange, cazzo, va bene? Non lo fa da così tanto tempo, non riesce neanche a ricordarsi quando sia stata l’ultima volta. Gli piace, gli piace non sentire, non piangere, porca puttana.
Continua, determinato e impassibile. Le dita di Harry premono sul suo petto, il suo respiro lento. “Mi adoravano. Tutte e cinque. Mi adoravano tanto quanto io adoravo loro. E quindi leggevo le loro storie preferite – questo stupido libro illustrato sulle fate dei fiori o qualcosa del genere. Il cattivo era questo ragno femmina. Era assolutamente terrificante.” Sbuffa una risata priva di umorismo. “Quindi l’avevo letto ad alta voce, come facevo sempre. Facevo tutte le voci eccetera.” Sorride poi, le labbra tristi e rigide. “Il mio zaino era già pronto nella mia stanza. Phoebe era stata l’ultima ad addormentarsi.” Il suo sorriso svanisce. Una sensazione scura comincia a filtrare attraverso di lui, proveniente dal centro del suo corpo. “Le ho baciate una per una, sulle loro fronti, come facevo sempre… ero davvero un bravo fratello, credo. Ero bravo. Fino a, sai, la parte in cui le abbandono.”
Sente freddo. Un fottutissimo freddo. E ha voglia di vomitare.
Con il viso e la gola che prudono, si gira da un lato, Harry che scivola dietro di lui, la mano strappata via dal suo cuore.
“Non ho mai detto niente a Jo. Ho solo… aperto la sua porta. Non ero sicuro se avessi intenzione di svegliarla o forse solo… dirle addio? Ma non ho fatto niente. Ho solo aperto la porta. L’ho guardata. L’ho chiusa. E basta. Sono tornato nella mia stanza e ho preso il mio zaino di merda e me ne sono andato, Harry. Nessuna parola, nessun numero, nessun biglietto… è finita lì.”
Il silenzio tra loro è spesso, viscido. Harry non accenna a toccarlo o a parlare. Fa bruciare gli occhi di Louis nel chiuderli, biascicando uno strano respiro.
“Te l’avevo detto,” dice con fermezza, a voce bassa, principalmente a se stesso.
E poi sente una mano esitante.
Una leggera, gentile mano esitante, poggiata sulla sua spalla.
“Louis,” arriva la voce sommessa, giungendo come un tuono, e fa stringere ancor di più gli occhi di Louis, il suo corpo rannicchiato in se stesso perché in questo momento vuole rimpicciolirsi, cazzo, rimpicciolirsi fino a scomparire. “Louis, no.”
Ma Louis si limita a serrare la mascella, l’intero corpo teso, anche se sente Harry scivolare dietro di sé, il calore a penetrare nella sua pelle fredda.
“Louis, io ti amo lo stesso,” dice Harry a bassa voce, appoggiando la testa dietro quella di Louis, le parole che scivolano nel suo orecchio. E…
E, cosa? Ha appena detto…
Aprendo gli occhi, Louis si gira per guardare Harry – i cui occhi sono tristi ma sinceri, che osservano Louis con qualcosa che va oltre quel che il limitato vocabolario di Louis potrebbe definire. Ma è delicato, è quel che è, e Louis si limita a sbattere le palpebre, colto alla sprovvista, mentre Harry porta una delle sue grandi mani sul suo viso. Solo appoggiata. Solo lì.
Sorride in segno di scusa. “Probabilmente non era il momento giusto per dirlo,” dice piano, il pollice che sfiora le ciglia di Louis. “Scusami. Ma è così… ti amo lo stesso.”
Louis lo fissa, il cuore sospeso da qualche parte sopra il suo corpo. Le sue dita formicolano. Il suo sangue continua a scorrere.
Harry non lo odia.
Harry lo ama.
Va tutto a fuoco.
“Non fa niente,” sussurra Louis, e i suoi occhi probabilmente sono spalancati, così spalancati, mentre fissa Harry, che lo sta cullando in modo protettivo con le sue mani, con le sue braccia, con le sue gambe. “Non importa. Sono… felice,” tenta, confuso. Sbalordito.
Harry lo ama.
Un sorriso gli si forma sul viso, un altro movimento del pollice di Harry che sfiora lo zigomo di Louis. “Okay. Bene. Perché ti amo. E… e posso capire il perché non volessi parlarne.”
Immediatamente, la tristezza della situazione ritorna, gli arti di Louis pesanti. Il calore e la speranza cominciano a scivolare via di nuovo. Cazzo.
“Ma non potrei mai fartene una colpa, Louis,” dice Harry intensamente, posando le mani sulle guance di Louis e guardandolo negli occhi con una sorta di ardente determinazione di cui Louis ha solo sempre sentito parlare, forse anche deriso in precedenza. “Ci sono… ci sono dei casini che sono accaduti nel passato, okay? E non è bello, non è che dovrebbero essere premiati, o cose del genere. Ma ti dispiace per questo, Louis. Sei… Non è tutto bianco e nero, no? So che tipo di persona sei, so come sei fatto e cosa pensi e non ti cambierei per niente al mondo, Lou. Mai. Hai fatto degli errori, sì, ma ti hanno portato ad essere quel che sei ora. E…” Harry si morde il labbro per un attimo, l’entusiasmo che si placa appena. “E c’è così tanto tempo per rimediare, sai? Tipo… Non è bianco e nero, Lou. Non sei una brutta persona. Ti amo e ti conosco e non sei una brutta persona.”
I denti di Louis si serrano sulle sue labbra, gli occhi stretti e piccoli e in fiamme. “Harry…” sussurra, il cuore caduto da qualche parte verso il basso.
Senso di colpa. Tutto quello che riesce a sentire è il fottuto senso di colpa.
Louis non è una brutta persona? Ahah. Divertente.
Harry è così comprensivo, così amorevole, Harry lo ama, e ora, Louis…
Louis gli sta mentendo. Ogni giorno. Ogni singolo giorno.
“Harry,” comincia, silenzioso come la brezza mentre aggancia le sue dita attorno a quelle di Harry. Si siede, indietreggiando fino a che la sua schiena non poggia contro la testiera, e si sente stordito in questo momento, fottutamente stordito, ma manda tutto giù perché Harry ha ragione – è come scegliere di gestire il presente e il futuro che importa.
Ha bisogno di iniziare a sistemare le cose. Affrontare le cose. Essere… onesto.
“Harry, devo dirti una cosa,” dice la sua voce, ma suona vuota, lontana. I suoi occhi tremano mentre si agganciano a quelli di Harry.
Ma Harry trasuda calma, totale serenità, mentre sorride con dolcezza, attirando Louis ancora più vicino a lui.
“Harry. Tempo fa, io…”
Le dita spingono contro le sue labbra. Sbattendo le palpebre confuso, abbassa lo sguardo, cercando di tirare via le dita di Harry, ma Harry sta scuotendo la testa, mentre poggia l’altro palmo con decisione sulla bocca di Louis.
“No, no,” dice piano, i muscoli rilassati. “Non ti agitare. Questa è stata una conversazione pesante, sì? Non sentirti in colpa.”
Louis sbatte le palpebre, confuso. “No, Harry, ho bisogno di parlarti. È… è importante. Riguarda” – deglutisce – “qualcosa che ho quasi fatto. O… che ho fatto. O, non lo so.”
Piegando la testa, Harry lo osserva con curiosità, le mani che scendono sul grembo di Louis. “Okay, be’… è importante?” Ma lo domanda con gentilezza, così paziente e dolce.
Sì, è importante. È molto importante. Sta divorando Louis dall’interno, porca puttana.
“Sì,” riesce a buttare fuori Louis. “Potrebbe… compromettere il modo in cui mi vedi. Permanentemente.”
Harry aggrotta le sopracciglia, ma solo per un attimo. Annuisce, principalmente a se stesso, prima che i suoi calmi occhi verdi si posino nuovamente su Louis. “Okay…” comincia, le mani calde avvolte attorno alla vita di Louis. Delicato. “Qualsiasi cosa sia, comprometterà noi?” Louis sbatte le palpebre, ripetutamente. “Compromette quel che provi per me? Il nostro futuro?”
Deglutendo, Louis sente le sopracciglia unirsi insieme, le parole che scivolano dal suo cervello. “Be’, cioè. Più o meno? Non proprio, credo. Non cambia quel che provo per te, okay? Neanche un po’…”
“Allora non mi interessa,” dice Harry semplicemente, sorridendo. “A meno che tu non mi abbia, tipo, tradito…”
“No!” dice Louis con fervore, scioccato, e Harry sorride, ancora più delicato.
“Okay, allora. Non mi interessa. Non è importante, Louis. Lo so che hai fatto degli errori, lo so. Ma non ho bisogno di sentirli, okay? Perché ti conosco adesso e so che ti amo e so che è quel che conta. Tutto il resto? È passato. Non è importante.”
Non è importante.
Louis respira, lo percepisce, lo sente, lo ascolta mentre fissa Harry. Dentro di sé, un minuscolo spiraglio si sta aprendo, un minuscolo spiraglio che lascia entrare raggi di luce.
È nel passato, non è importante. Tutto quello che conta è… il presente.
Louis può farcela. Può affrontare Liam separatamente e Harry non dovrà mai saperlo. Farà in modo che Harry non lo venga mai a sapere. Potrà semplicemente… stare con lui. È così facile. Solo stare con lui.
E Harry non dovrà mai saperlo. Perché è nel passato e Harry è il presente e il futuro di Louis.
Un respiro pesante fuoriesce dalle labbra di Louis. Cazzo. Può farcela, può davvero farcela.
“Okay,” dice, un po’ intontito, quasi terrorizzato dal lasciarsi crogiolare dal pensiero, da tutta la situazione. Quello che comporta. “Okay,” dice di nuovo, annuendo. “Il futuro. Il nostro futuro. È tutto ciò che conta.”
“È tutto ciò che conta,” concorda Harry, sorridendo, attirando Louis più vicino a sé. “Possiamo parlare un’altra volta della tua famiglia, se vuoi. Tipo, le soluzioni. O qualcosa del genere. E nel frattempo…” continua Harry, a voce più alta mentre Louis apre la bocca per protestare, un’ombra che gli copre gli occhi e il cuore, “possiamo passare Natale insieme. Come se fossimo davvero sposati.”
“Sposati, oh mio Dio,” brontola Louis, mezzo sorridendo, ma il suo cuore sta ancora martellando per tutta la situazione.
Cazzo, tutta questa notte… la sente enorme, colossale, sente come se in qualche modo ne sia uscito indenne. Sembra… troppo bello. Troppo sicuro.
Ma spinge via la paranoia. Si focalizza su ora.
Harry sorride, gli occhi chiusi, il viso premuto contro quello di Louis. “Mmhm,” mormora, soddisfatto. “Davvero sposati.”
Insieme si siedono, gli occhi chiusi, avvolti come fili annodati mentre le candele si consumano e le ombre si spostano e, alla fine, Harry si addormenta, il respiro che scivola lungo il collo di Louis e viene assorbito dalla pelle sotto il suo battito. Il tutto mentre Louis non allenta mai la sua presa, non lo lascia mai andare, e, per la prima volta, concede a se stesso di vedere un futuro.
 
**
 
Quando alla fine si avvia verso casa di Stan, l’inverno che scricchiola sotto le sue scarpe, Louis va a controllare l’orario sul telefono, solo per vedere tre chiamate perse da Liam.
Infinitesimamente, il suo corpo si irrigidisce, solo infinitesimamente, prima che spenga lo schermo senza una seconda occhiata, infilandolo nuovamente nella sua tasca.
Liam non ha più importanza.
Louis ha solo bisogno di concentrarsi in questo momento.
Cammina, cullando la speranza nel suo petto.










Se penso che mancano solo quattro capitoli mi viene un po' da piangere :'(
Ah, a tal proposito, volevo dirvi che mi sono confusa. In senso buono, diciamo. L'epilogo della storia non c'è, ma il 19 è diviso in due parti ed è lunghissimo.
Il prossimo weekend c'è il Lucca Comics, quindi ho preferito postare ora, così magari riesco a mettere il successivo prima di partire (o mentre sono lì, se la connessione mi fa la grazia). Vedrò qualcuna di voi?? Nel caso scrivetemi in privato <3
Allora... vi sta piacendo? Purtroppo non capisco mai se piaccia - o a quanta gente - perché su questa piattaforma a parte le recensioni non si può dimostrare in altro modo. Spero comunque che sia quel che vi aspettavate (o che non lo sia?).
Personalmente amo lo smut, ma questa è una delle mie storie preferite, pur essendo smut-free. Lei ha un modo tutto suo di descrivere le situazioni dal punto di vista di Louis, e ogni volta mi lascia con il cuore in mano. La adoro. Se volete farle sapere cosa ne pensate della sua storia, vi ricordo che è Velvetoscar su Ao3 e mizzwilde su Tumblr.
Grazie a Giada e Sole per il betaggio, senza di voi probabilmente questo capitolo sarebbe un disastro ç_ç
Grazie a Voi, sempre, di tutto.
All the love,

Giulia
  
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