Il primo scontro
Due giorni dopo il 6° anno di
Griffondoro e Serpeverde (coloro che avevano superato i G.U.F.O.) si presentò a
lezione di Pozioni. L’aula era vuota, silenziosa. Tutto in perfetto ordine.
Ognuno si sistemò come meglio pensava e attesero. Anni di
esercizio li avevano portati ad aspettare il silenzio in quell’aula e così
fecero.
Quando
l’attesa cominciava a prolungarsi oltre il normale, la porta si aprì ed entro
il Professor Lupin.
Nessuno
se lo aspettava e un astratto, enorme punto interrogativo comparve sulla testa
di tutti i presenti.
In sei
anni non si erano sentite mai notizie di una assenza di Piton. Era…
impossibile!
Si
guardarono l’un l’altro finché Hermione alzò la mano. Lupin , ormai alla
cattedra, si ricolse alla classe e disse:
“Adesso
spiego i motivi della mia presenza. Se dopo non ho risposto alla sua domanda,
signorina Granger, le darò la parola. Il professor Piton è impossibilitato a
fare lezione. Lo so che lo immaginate intoccabile, ma anche lui a volte si
ammala. Questa è una delle volte. Niente di grave o di prolungato. Lo
sostituirò, come lui ha fatto con me, fino a nuove disposizioni.”
Hermione
aveva già abbassato la mano. Ma i dubbi rimanevano. Mentre Lupin tentava di
spiegare la lezione ad una classe sconcertata dalla situazione, Hermione
cominciava a mettere insieme le informazioni che aveva e cercava un filo
conduttore. Silenziosa e assorta non aprì il libro, non lo guardò, né prese in
mano il necessario per scrivere. Harry e Ron, vedendola impegnata in qualcosa
di diverso dal prendere appunti, si affrettarono a sostituirla, almeno per
quella volta.
Al
termine della lezione, mentre andavano a pranzare, Harry chiese ad Hermione:
“Cosa hai capito?”
“Sto
ancora riflettendo. Piton è stato mandato da Silente a cercare informazioni.
Poi lo abbiamo visto?”
“Sì.”
disse Ron “A lezione. Ma mi sono chiesto come mai non c’era sugli spalti
durante la partita.”
“Giusto!”
Hermione si bloccò poco prima della porta che conduceva al tavolo da pranzo
“Strano. Questo non è da lui.”
Harry la
sospinse verso il tavolo e si sedettero a mangiare.
L’argomento
principale era l’assenza del Professore di Pozioni, argomento di domande e
ipotesi in ogni casa.
Nel
pomeriggio le informazioni che circolavano erano numerose, ma inconcludenti.
Qualcuno
aveva visto Lupin arrivare dalla stanza di Piton nei sotterranei. Altri avevano
notato Tonks aggirarsi preoccupata per la scuola. Qualcuno disse di aver visto
anche Moody aggirarsi vicino all’ufficio del Preside. L’aula era perfetta e
tutto era al suo posto, secondo la maniacalità del professore. Qualcuno parlava
di malattia contagiosa. Altri di una pozione che lo avrebbe reso
impresentabile. Il commento di Ron a quest’ultima ipotesi era stato che,
mancando i gemelli, era difficile che qualcuno avesse giocato uno scherzo tale
ad un professore come quello.
La sera
il Preside si limitò a ripetere, quasi con le stesse parole, le informazioni
date da Lupin, che però non sedeva al tavolo dei professori. Tonks arrivò a
cena iniziata e a quel punto se ne andò Shacklebolt.
Harry
guardò Ron. C’erano troppe stranezze. Ron acconsentì a quello che Harry stava
pensando.
Il
mantello dell’invisibilità. Dopo l’orario del coprifuoco.
Il dubbio
era se coinvolgere Hermione. Sarebbe stata disponibile a fare una indagine così
fuori dalle regole?
In realtà
lei stessa, mentre studiavano, dopo cena, disse: “Pensate che potremmo starci
in tre?”
Ron
guardò lei e guardò Harry. Harry guardò Ron e poi lei.
Hermione
aggiunse: “So che avete già pensato tutto. Quando uscite? Posso venire
anch’io?” Tutto era stato detto con la faccia immersa in un libro di studio di
notevoli dimensioni.
Quando
tutti erano a letto si ritrovarono in Sala Comune.
Direzione:
stanza di Piton. Idee su dove fosse: un po’ confuse. Nei sotterranei
sicuramente.
Harry
prese la Mappa del Malandrino e la mise in funzione. Si avvolsero nel Mantello
dell’invisibilità e partirono. Harry teneva la mappa, Ron faceva luce e
Hermione si trovava nel mezzo.
Arrivati
in vicinanza della stanza nella quale, secondo la Mappa c’erano Piton Tonks e
Shacklebolt, ne videro uscire quest’ultimo. Rivolto verso l’interno stava
dicendo: “Se non ce la fai questa notte, chiamami. E’ la seconda ormai.”
E si
chiuse la porta dietro le spalle.
Come
entrare?
Si
avvicinarono. Ron alzò leggermente il mantello con la mano libera, passando
sopra la testa di Hermione e lo portò sopra la serratura. Lei si avvicinò e
spiò.
“Vedo
Tonks vicino ad un letto. E’ una normale camera mi pare.” Sussurrò Hermione.
Si
spostarono alla sinistra della porta, in attesa di qualcosa.
Dopo una
decina di minuti di attesa in silenzio Tonks aprì la porta e ne uscì,
lasciandola spalancata. Subito e silenziosamente entrarono.
Al centro
della parete di fronte c’era un letto a baldacchino, in legno scuro coperto da
lenzuola bianche. A sinistra l’intera parete era ricoperta di una libreria
zeppa di libri e c’era un tavolino vicino al letto, sullo stesso lato. A destra
del letto c’era un caminetto acceso che riscaldava l’ambiente. Lungo la parete
di destra c’era una porta socchiusa che portava forse al bagno. Vicino un
cassettone in legno, chiuso, con appoggiato sopra un mantello nero e dei
vestiti neri gettati alle rinfusa. A terra un paio di stivali logori.
Vicino
alla porta un appendiabiti, pieno di vestiti.
Tutta la
stanza era illuminata da candele che davano una luce soffusa, ma sufficiente a
rendere tutto visibile.
Nel
letto, disteso con gli occhi chiusi c’era il professor Piton. Era esangue.
Bianco quanto le lenzuola che lo ricoprivano quasi interamente. Erano visibili
solo le braccia, allungate sulle lenzuola e la parte superiore dello sterno.
C’erano delle evidenti cicatrici rosso fuoco lungo un braccio e un’altra
cicatrice, più profonda, cominciava da una spalla e segnava lo sterno verso il
cuore, fino a dove era possibile vedere.
I ragazzi,
rimasti a bocca aperta, sentirono rientrare Tonks e si misero tra la porta del
bagno e il cassettone. Potevano vedere il professore respirare regolarmente e
lentamente.
Tonks
appoggiò una pila di garze in fondo al letto e poi mise una mano sulla fronte
di Piton, come volesse sentire se c’era febbre. L’amica aveva il volto segnato
dalla stanchezza, anche se appariva efficiente e vigile.
“Come
sta?” Silente era entrato silenziosamente nella stanza.
“Sempre
in lento miglioramento. Adesso non soffre più quando le lenzuola vengono
appoggiate alle cicatrici. Sono riuscita a fargli prendere anche del cibo
solido questa sera.”
Silente
lanciò uno sguardo fugace esattamente nel punto in cui i ragazzi si trovavano,
attentissimi a non farsi sfuggire nessuna informazione. Fissò quel punto per
alcuni secondi, con una espressione prima incerta, poi leggermente infastidita.
“Perché
Professor Silente? Perché arrivare a tanto?” chiese Tonks, con lo sguardo
addolorato, rivolto prima a Piton poi a Silente.
“Per loro
è un traditore. E come tale va punito. Non esistono messe misure Tonks. O con
Lui o con noi. Da quando Piton ha scelto noi, sapeva quali potevano essere i
rischi. Quando è arrivato, anni fa, poco prima della morte dei Potter, era
ridotto molto peggio. Ci sono volute settimane di duro impegno da parte di
Madama Chips per riuscire a farlo guarire nel fisico e anni per riuscire a
farlo guarire dal senso di colpa.
“Era
necessario che ci andasse? Che si facesse riconoscere?” chiese Tonks sottovoce.
“Era
necessario dal suo punto di vista. La stessa inflessibilità che ha verso gli
altri la dimostra verso se stesso: la scelta che ha fatto richiede la sua
totale partecipazione. Ma non si fa riconoscere. Quando cerca informazioni non
ha lo stesso aspetto che ha ora. Credo abbiamo cercato nel mucchio e questa
volta lo hanno preso.”
“Angimagus?”
chiese, curiosa, Tonks.
“Credo
possa bastare Ninfadora.” Piton aveva sussurrato la frase senza aprire gli
occhi, ma con tono chiaro e deciso. “Conosci anche troppo.”
Tonks,
sollevata dal sentirlo parlare, ma stizzita dalla risposta, lo osservò mentre,
appoggiate le mani sul letto, si metteva seduto, appoggiandosi allo schienale,
con evidenti smorfie di dolore mentre piegava braccia e sterno. Il lenzuolo
scese e la cicatrice divenne ancora più visibile e spaventosa. Si fermava sotto
le costole, ma sembrava pulsare e diventare più scura con il movimento. Non
sembravano graffi o tagli, ma un marchio impresso a fuoco.
“Bello
spettacolo, ragazza?” le chiese, sostenuto, con gli occhi ridotti a fessure. I
capelli neri e lunghi ricadevano a lato del viso.
“Niente
di eccezionale se si riferisce a se stesso, professore. Molto brutto se parla
della cicatrice” Il sollievo di vederlo attivo, unito ai commenti spiacevoli,
la resero acida.
Prese
delle garze, le bagnò dentro una bacinella alla sua destra contenente un
liquido bluastro, e gliele porse. “Provi ad appoggiare queste, se non le da
fastidio.”
Piton si
appoggiò una garza sul petto, con un leggero sussulto per la fitta di dolore.
Ne avvolse altre due lungo gli avambracci, sulle cicatrici.
“Dopo
quello che vi ho riferito ci sono cambiamenti o novità?” chiese rivolto a
Silente
“Ne
parleremo con calma domani. Non è il momento. Posso solo dirti che ci stiamo
lavorando”
“Mi
pareva fossimo in troppi.” Anche Piton aveva percepito la presenza di qualcun
altro nella stanza, pur non riuscendo a definirlo. “I ragazzi fanno di testa
loro come il solito?”
“Esatto.”
Sotto il
mantello i tre amici stavano sudando freddo. Hermione vedeva fioccare
punizioni, Ron compiti di Pozioni impossibili da completare, Harry sentiva la
rigidità di Silente per quello che stavano facendo.
Tonks
pensava fosse un cambio di argomento assurdo. Cosa c’entravano gli alunni e le
lezioni? Ma rimase in silenzio. Se doveva assistere il professore quella notte,
non voleva trovarsi a discutere fin dall’inizio.
Silente
salutò Piton e uscì dalla stanza lasciando la porta aperta.
I tre
ragazzi ne uscirono qualche secondo dopo, approfittando della situazione.
Rientrati
in Sala Comune si misero seduti vicino al caminetto per schiarirsi le idee.
“Allora.”
cominciò Hermione “Ha cercato informazioni e lo hanno preso. Per caso, ma lo
hanno ferito malamente.”
“E
qualcosa deve aver saputo se ha chiesto a Silente se ci fossero novità dopo
quello che aveva scoperto. Avrà riferito qualcosa e stanno cercando di
confermarlo o di … beh, stanno decidendo una strategia. Se ci stanno lavorando
significa che vogliono fermarli o tenerli sott’occhio.” aggiunse Harry.
“Che sia
un Angimagus?” chiese Ron
“Non lo so. Non mi pare ci fosse nell’elenco che ho
letto… forse usa altre magie…” Hermione era dubbiosa “Ma ha detto che hanno
cercato nel mucchio. Nel mucchio di cosa?”
“Non
credo si trasformi in un oggetto! Forse in qualche animale che si muove in
gruppo.” Propose Ron
“Esatto.”
Harry era concentrato su cosa fare ora “Silente ha detto che ne avrebbero
parlato domani delle novità. Cosa facciamo?”
“Cerchiamo
di saperne di più” propose Ron
“Però,
pensando anche al discorso dell’altro giorno …” soggiunse Hermione “Noi facciamo
parte di un gruppo, dobbiamo condividere con loro tutto questo. Non possiamo
fare finta che coinvolga solo noi.”
“Convochiamo
l’ES. Per domani pomeriggio e sentiamo cosa dicono gli altri” disse Harry
Hermione
mise in funzione la procedura per comunicare a tutti che il giorno successivo
l’ES si sarebbe riunito nella Stanza delle Necessità il pomeriggio prima di
cena.
Il
mattino successivo nella stanza del Professore di Pozioni una assonnata Tonks
si stava risvegliando da un profondo sonno. Aveva passato al notte nella
stanza, in una comoda poltrona arancione con girasoli rossi e foglie gialle che
aveva fatto comparire per l’occasione dopo una breve litigata con Piton sulla
necessità di rimanere a portata di voce nel caso fosse stato male durante la
notte. La notte precedente si era svegliato urlando dal dolore per quanto aveva
subito.
La
risposta di Piton fosse stata molto secca: “Soffro da prima di conoscerti
Ninfadora, anche se per punizioni diverse da questa, e ne sono sopravvissuto da
solo. Non mi serve una balia, tu non sei infermiera e non voglio immaginarti
mentre mi guardi mezzo nudo in un letto!”
Tonks,
per ripicca, in silenzio aveva fatto apparire la poltrona sotto lo sguardo
allucinato e schifato di Piton e vi si era accoccolata sopra dandogli le
spalle.
“Eviterò
di prendermi un choc guardandola allora. Se ha bisogno urli!”
Durante
la notte aveva avuto un solo incubo, sufficiente a far passare ad entrambi una
brutta mezz’ora tra il dolore fisico dato dal movimento continuo per
proteggersi dal nemico sognato, e il dolore di vederlo agitarsi, urlando in
silenzio, fino a strappare le lenzuola. Nessuno dei due aveva parlato del
contenuto dell’incubo, neppure mentre Tonks lo medicava e lo aiutava a
sistemare le lenzuola. Avevano fatto tutto senza guardarsi, veloci, efficienti
(tranne due vasi rotti da Tonks movendo bruscamente un braccio).
Piton non
aveva ringraziato.
Al
risveglio Tonks sentì scorrere l’acqua del lavandino in bagno.
Mentre si
alzava si rese conto che qualcuno, nella notte, aveva sistemato i cuscini
dietro la sua testa e le aveva messo una coperta addosso. In tinta con i
girasoli. Sorrise.
Grazie a
Caillean e daffydebby: mi fa piacere sapere che sollevo tanto entusiasmo.. è lo
stesso che provo scrivendo. Seguitemi, mancano tre capitoli oltre questo. Ciao
e ancora GRAZIE!