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Autore: StewyT    23/10/2016    4 recensioni
Ehi fallo anche tu, entra a leggere il richiamo e dona un’idea ad una povera Malec dipendente- deficiente! *sorriso smagliante*.
1) /Clarity
Oh, se il loro amore era pazzia, allora Alec era il suo filtro di lucidità.
2)/You Found me
Perchè Magnus valeva ogni tipo di sacrificio.
3)/Take me home
Portò una mano sulla guancia per asciugarla, eppure non fu necessario.
“Ti amo” sussurrò.
4)/Shape of You~ (rossa)
“E cosa vorresti?”.
“Te” sussurrò lui, carezzando ancora le sue labbra.
“Me?”
“Te. Dentro di me in ogni senso possibile. Voglio che tu faccia l’amore con me”.
5)/ Di portali poco portali, Parabatai gelosi e Bambini capricciosi.
“Insomma viaggiare nel tempo… non credo sia davvero possibile”.
“Jade, ho inventato io stesso il portale, cosa credi che potrebbe andare storto...?”.
6)/Bad Romance (rossa).
“Hai scritto tu quella canzone?”.
“A sedici anni” confessò Alec.
“Parla di qualcosa di reale?” indagò lui.
"DI quello che volevo e voglio".
Alec si allungò frettolosamente oltre la poltrona, agganciò la camicia viola di Magnus e lo tirò verso di sé, facendo scontrare le loro labbra.
“Questa volta non ho intenzione di scappare Magnus. Non prima di aver avuto quello che desidero. Te.”.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You found me.
Prompt proposto da: 

miky9160

Song: /You found me- The Fray\

 
 
I found God on the corner of first and amistad,
Where the west was all but won
All alone, smoking his last cigarette
I said where you’ve been he said ask anything
Where were you
When everything was falling apart
When all my days were spent by the telephone
Never ring and all I needed was a call
Never came to the corner of first and amistad
 
Magnus non c’era.
Non ricordava neanche più da chi avesse appreso quella notizia; se fosse stata la voce dolce e squillante di Clary, quella calma e forte di Izzy o quella profonda di Jace, ricordava solo l’incredibile peso che gli era piombato sulle spalle schiacciandogli la realtà sulla pelle, marchiandogli a fuoco l’idea che forse avrebbe potuto non rivederlo più.
Non ricordava neanche più cosa fosse accaduto dopo; non gli interessava sapere come era successo tutto, dove era successo tutto, chi aveva agito per creare tutto, ricordava solo una parola: Edom.
Non ricordava neanche più come avessero deciso di scendere in quel posto infernale, perché tutto quello che contava durante quella decisione, era trovarlo; non aveva prestato peso al come, quando, dove arrivare, l’importante era arrivare in tempo per poterlo salvare e dirgli tutto quello che non era riuscito a fare prima.
Non ricordava neanche più come ci erano arrivati a Edom, il sangue che aveva sparso, le lacrime che aveva trattenuto, il sapore amaro della malinconia che aveva ingoiato, i sogni che erano nati sotto le sue palpebre e si erano distrutti ad un battito di ciglia.
No ricordava nulla perché nulla contava.
 
Lost and insecure
You found me you found me
Lying on the floor
Surround me surround me
Why’d you have to wait
Where were you where were you
Just a little late
You found me you found me
 
Edom: Era lì che si trovava l’uomo della sua vita; probabilmente solo, perso e insicuro, proprio come lo era stato lui tanto tempo prima, come era stato lui prima di conoscere Magnus, come stava lui al momento senza Magnus.
Perso ed insicuro, inginocchiato sulla propria desolazione, circondato da persone che non vedono, in continua attesa di qualcosa, ma di cosa?
Di un segno, di una voce, di un qualcosa che gli facesse tornare un pizzico di speranza.
Perso ed insicuro, così come era la prima sera in cui aveva delicatamente sfiorato gli occhi magnetici e potenti dello stregone: due piccoli fari di verità, nell’immenso mare di bugie nel quale stava affogando. Così come la prima volta che lo aveva baciato, che il suo corpo aveva davvero iniziato a sentire sensazioni, che il suo cuore aveva davvero iniziato a battere, il suo cervello a pensare, i suoi polmoni a respirare, la sua anima a vivere.
Perso ed insicuro come quando aveva capito di essere innamorato di lui: quando aveva notato che il respiro gli mancava solo ogni volta che Magnus entrava nella sua stessa stanza, le dita gli formicolavano dalla voglia di sfiorare la sua pelle morbida, le labbra gridavano il nome delle sue labbra, gli occhi bravano i suoi occhi, il cervello gli gridava che lui non era niente, che non era magnifico come Jace, tutto oro puro e occhi ricolmi di forza, eppure esisteva qualcuno, quel qualcuno, che riusciva ad andare oltre lo splendore dell’oro, per soffermarsi sulla rarità dell’argento, qualcuno per cui fosse qualcosa, qualcuno per cui valesse la pena sentirsi diverso.
Perso ed insicuro come quando con forza era stato spinto fuori dalla propria strada e mandato in una direzione completamente diversa da quella pianificata; in una strada più lunga e curvilinea, che tutti gli sconsigliavano di scegliere, e qualcuno purtroppo ancora non riusciva a capire; eppure lui quella strada l’aveva presa sentendosi subito forte, sicuro e non più solo, perché la visuale che c’era alla fine di quel percorso valeva ogni tipo di dolore o sofferenza, perchè Magnus valeva ogni tipo di sacrificio.
Magnus.
Tutto circolava attorno a lui, ormai; lo stregone poteva anche essere convinto di non essere il primo pensiero, la prima scelta, il primo tutto del Cacciatore, ma era proprio così: ogni cosa, alla fine, era riconducibile a quell’unico nome: Magnus Bane.
 
 
 
 
But in the end everyone ends up alone
Losing her the only one whose ever known
Who I am who I’m not who I wanna be
My way to know how lost you will be next to me
 
Si guardò attorno sospirando; ogni tipo di pensiero, idea o desiderio si riduceva ad una sola piccola camera qualunque con Magnus fermo immobile ad aspettarlo; non gli interessava quanto sarebbe stato difficile liberarlo o che probabilmente non ci sarebbe riuscito. Era disposto anche a morire, pur di trovarlo e vederlo un’ultima volta; pur di dirgli che lo amava, e che rimpiangeva tutto quello che aveva fatto nell’ultimo periodo, dall’essere andato a cercare Camille, all’averlo lasciato andare via senza una spiegazione, al non aver provato a qualsiasi costo a vederlo anche quando lui non voleva.
Ogni cosa, qualsiasi cosa pur di vederlo ancora e sentirsi di nuovo vivo, sé stesso; perché ormai non sapeva più chi doveva essere, chi voleva essere, chi era stato: sapeva solo che per essere qualcosa doveva avere il suo uomo al suo fianco, perché perdere l’unica persona che davvero ami in quel modo strano, sballato, incondizionato, forte, sincero e completo, vuol dire perdere qualsiasi altra cosa, chiunque altro, persino sé stessi, e l’unico modo per ritrovarsi è perdersi nuovamente negli occhi di quella persona.
Perso ed insicuro, ecco come era davvero in quel momento; ecco tutto quello che era stato, e ogni altra cosa che non sarebbe voluto mai più essere.
 
Early morning city breaks
I’ve been calling
For years and years and years and years
And you’ve never left me messages
Never send me no letters
You’ve got some kind of nerve
Taking all I want
 
“Aku cinta Kamu” sussurrò Alec, girando ancora una volta in uno degli enormi labirinti di quel posto infernale; e anche se sapeva a malapena cosa volesse dire, ancora non era mai riuscito a dirlo a Magnus, eppure era qualcosa che lo avrebbe fatto tornare a respirare, a differenza di quella sera, quell’ultima maledetta orribile sera in cui se lo era sentito dire per la prima volta, e si era visto scorrere tutto attorno, immobile, mentre ancora non riusciva a capire che tutto stava accadendo davvero, che stava perdendo Magnus per lo stesso motivo per cui era in quel posto: non perdere Magnus.
Lo stava lasciando andare via perché non sapeva in che modo spiegarsi, perché usare le parole non gli era mai riuscito bene, ed uscire sé stesso non gli era mai sembrata una cosa semplice; eppure con Magnus ci aveva provato e ci era riuscito.
Era fuoriuscito dal guscio di pietra che si era creato attorno alla propria anima, per far in modo di restare la persona fredda e irremovibile che i suoi genitori agognavano e avevano provato a plasmare, e tutto solo grazie ad un piccolo tocco da parte di Magnus.
La persona speciale arrivata giusto in tempo per evitarlo da una mutazione perenne, che lo avrebbe portato per sempre a restare una fredda ed insignificante statua di sale, immobile nella stessa scomoda posizione non scelta da lei.
Eppure dove era quella persona ogni volta che l’aveva telefonata?
Dove era finito Magnus negli ultimi mesi, ogni volta che aveva bisogno di parlare con qualcuno, di gridare che aveva bisogno di non sentirsi di nuovo perso ed insicuro, ogni volta che aveva bisogno anche solo di un semplice abbraccio mentre gli occhi piangevano?
Era arrivato.
Troppo tardi.
Lo aveva salutato con un bacio, chiedendogli di ritornare, eppure alla fine era stato lui a dissolversi.
E quella volta?
Sarebbe riuscito ad arrivare in tempo, lui?
O avrebbe commesso lo stesso errore del suo amante?
 
Lost and insecure
You found me you found me
Lying on the floor
Surround me surround me
Why’d you have to wait
Where were you where were you
Just a little late
You found me you found me
Why’d you have to wait
To find me to find me
 
 
Corse ancora più velocemente: non sentiva più le gambe, il freddo, il peso del proprio corpo o i pensieri che gli ronzavano in testa. Sentiva solo una cosa, quel dolce ed inconfondibile odore al sandalo che ormai sembrava far parte della figura alta e snella dello stregone: solo lui riusciva ad avere quell’odore caratteristico, dolce e aspro allo stesso momento, caldo e freddo in contemporanea, e che fosse la sua mente a giocargli il brutto scherzo dell’illusione, o fosse davvero vicino al suo uomo non lo sapeva, eppure correva più velocemente possibile.
Quella volta il respiro gli mancava perché andava troppo veloce, le mani gli sfrigolavano perché aveva bisogno di toccare quel corpo caldo, le labbra non vedevano l’ora di toccare quelle tiepide di Magnus, gli occhi avevano bisogno di dire tutto quello che Alec probabilmente non sarebbe riuscito a spiegare in una vita intera, con le parole.
Poggiò una mano sul proprio cuore: martellava forte, come se avesse voluto stracciare via tendini e muscoli, spaccare le ossa, oltrepassare la cassa toracica e tuffarsi anche lui all’inseguimento di qualcuno che non si trovava.
“Calmati” si sussurrò; quello doveva necessariamente essere il profumo di Magnus, non poteva essere altrimenti.
Svoltò ancora un angolo, e rallentò un secondo, ritrovandosi a cercare aria ovunque pur di non svenire.
“Magnus” sussurrò ancora, prima di rendersi conto di avercela fatta.
Forse era arrivato in tempo: lì, racchiuso tra mille catene, c’era colui che aveva cercato con tanta urgenza e zelo; colui che aveva il potere di farlo sentire così diverso, così meno solo e perso, così sicuro e forte.
Dove era?
Dove lo aveva lasciato: al centro esatto della propria vita.
E cosa avesse voluto dire ‘Aku cinta kamu’, quante lacrime avesse perso, quante volte aveva urlato alla segreteria telefonica, quante volte era arrivato ad un isolato da casa di Magnus per poi scatenare una ritirata, quanto i suoi genitori lo disprezzassero, quanto ancoro lo terrorizzasse l’idea di contrariarli e comportarsi diversamente da solito, cosa probabilmente gli sarebbe importato una volta, in quel momento sparì.
In quel momento nulla aveva più senso se non abbracciarlo.
Corse velocemente da Magnus, stringendolo in un forte abbraccio ricco d’amore e significati, nonostante non esistessero parole tra loro due in quel momento.
Era riuscito a trovarlo, e quel senso di inadeguatezza che aveva dentro era ormai acqua passata, non era più perso o insicuro; era con la persona che amava.
Aveva ancora tanto da fare per salvarli, ma qualsiasi cosa sarebbe accaduta da quel momento in poi l’avrebbero affrontata assieme, quindi nulla più contava.
 

Spazio autrice.
Buooooooona domenica sera, gente!
Come va la vita? Male, considerato che domani è lunedì! Vi capisco!
Okay, bando alle ciance, volevo assolutamente ringraziarvi di vero cuore per aver deciso di prendere parte a questo gioco; mi sento davvero afflitta da ansia da prestazione quando scrivo qualche vostro prompt perchè vorrei essere impeccabile, ma purtroppo mai lo sarò; (del resto, se vogliamo leggere qualcosa di perfetto ed impeccabile sui Malec, non ci leggiamo mica le ff, ma qualche bella pagina della Clare, giustamente!) dunque spero che i miei miseri tentativi di scrivere qualcosa di originale sui Malec non siano totalmente ed incondizionatamente vani!
Okay sto delirando.
Ehm nada, questa è la seconda songfic e come già ho anticipato nel capitolo precedente è strettamente collegato alla precedente songfic, mentre invece la terza songifc (che ho scritto oggi E SONO ANCORA IN LACRIME) è totalmente diversa e angs alla diecimila, praticamente. Ho scritto una cosa che mai avrei pensato di ideare, ed è per questo che mi sta particolarmente simpatica questa iniziativa; mi state proponendo cose che non partorirei mai da sola!
Nada, vi lascio qui, giuro.
Vi anticipo solo che la prossima SongFic è basata su "Take me home" di Jess Glynne.

Spero che questa songfic non vi abbia fatto schifo.
Grazie mille per aver letto!!
StewyT~


 
  
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