Prompt: 24. Tè, caminetto (o kotatsu) e zucche da intagliare.
Numero parole: 575
Dedicata a quella personcina adorabile
che è _Lady d’inchiostro_
che è _Lady d’inchiostro_
Oikawa lo accolse in pantofole e tuta, il tutto incorniciato dal suo sorriso stile pubblicità del dentifricio. Tra le braccia reggeva una zucca enorme.
« Iwachan ~ »
Iwachan, dopo anni di esperienza, non si fece cogliere impreparato e rispose col suo collaudato cipiglio pre-sciagura.
« Cosa significa quella? »
« In che senso cosa significa? È una zucca… come te! »
La prima vena iniziò a pulsare sul lato alto della tempia sinistra di Iwaizumi. Impegnò le mani nel togliersi le scarpe, per poi seguire Mr Deficiente nel salone di casa.
La zucca venne poggiata pesantemente sul basso tavolino della sala, tra il cellulare dell’alzatore e un set di strumenti che avrebbero fatto piacere a un serial killer disturbato.
« Vieni vieni Iwachan, la temperatura sotto il kotatsu è perfetta! Lo vuoi del tè? »
Fu questione di dieci minuti. Si sedettero ai due lati opposti del tavolo, le tazze fumanti e l’ortaggio arancione che troneggiava tra di loro; Oikawa, nel frattempo, aveva preso a rigirarsi tra le mani una sorta di bisturi.
Di sottecchi, Hajime non si perse un singolo movimento delle sue lunghe dita. Più che per malcelata attrazione per esse – la stessa che solitamente reprimeva per non dovere spiegazioni imbarazzanti al setter – lo fece per un senso di preservazione personale. Tooru con degli strumenti acuminati in mano non erano un’accoppiata di cui fidarsi.
« … vuoi dirmi che stramberia ti sei messo in testa stavolta? »
« Sei il solito miscredente! Ci credo che non riesci a trovarti una ragazza! Bisogna dimostrare di avere fiducia nelle persone! »
Hajime roteò gli occhi all’ingigantimento gratuito e plateale della risposta. Quando Oikawa attaccava così le sue intenzioni erano della natura che richiedeva a Iwachan di attingere alle sue scorte di pazienza.
Gli fece un gesto vago con la mano, un qualcosa che significava fai fai. Non che ce ne fosse reale bisogno. Tooru si illuminò contento e afferrò saldamente il bisturi.
Al gesto, Hajime sentì un brivido lungo la schiena e per istinto si mise ritto con la schiena, stringendo la tazza del tè come se avesse dovuto brandirla da un momento all’altro. Ma la lama del coltellino affondò nella scorza della zucca.
Man mano che il tempo passava, Oikawa si accaniva un po’ di più nei suoi intenti. Dal torturarsi il labbro inferiore coi denti aveva finito col passarci la lingua sopra più volte, anche mordicchiandosela perso nella concentrazione. Iwaizumi lo fissava in attesa, senza perdersi un centimetro del suo impegno.
« Tadan! » cinguettò il setter, abbandonando il bisturi e massaggiandosi le dita intorpidite dalla stretta. Rivolse al suo ace un sorriso che non avrebbe stonato con la vittoria di una partita. Tuttavia, Hajime ricambiò con un sopracciglio inarcato, dato che lui il risultato ancora non lo aveva visto.
Perdendosi in un discorso dalla parlantina sdolcinata senza né capo né coda, Oikawa gattonò verso di lui, appiccicandosi al suo fianco senza troppe cerimonie; le sue gambe non solo urtarono quelle dell’ace nel rinfilarsi sotto il kotatsu, ma con uno dei piedi andò a stuzzicare quello del compagno.
« … e quindi Buon Halloween! »
Quando Tooru rivolse la zucca verso di loro, gli intagli ricambiarono come uno specchio arancione lo stesso identico cipiglio musone di Iwaizumi.
« Pensavo che finché non marcirà potremmo chiamare anche la zucca Iwachan! Che ne mmpfhh »
Il resto della frase morì sotto il cuscino con cui Hajime tentò di mettere fine alla sua esistenza sprecata.
(ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧