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Autore: Marne    24/10/2016    5 recensioni
| Spin Off della long-fic "Lo Specchio delle Anime" |
Draco Malfoy ed Hermione Granger sembrano aver appena ottenuto la tanto agognata pace, dopo aver affrontato delle sfide particolarmente dure e dopo aver finalmente ritrovato un equilibrio con i propri demoni interiori. L'aver risolto la prima missione, sei mesi prima, ha tuttavia evidenziato le loro capacità nel risolvere misteri ed il Ministero, ancora una volta, ha bisogno del loro aiuto.
In un villaggio sperduto vicino Chester, un incantesimo si è abbattuto sulla popolazione e sembra proprio che Re Artù e la sua corte abbiano ripreso a calpestare la terra dei vivi, mettendo a rischio l'equilibrio fra passato, presente e futuro. Una spada - Excalibur - sembra essere responsabile di questo incantesimo e Draco ed Hermione sono gli unici a poterla recuperare prima che sia troppo tardi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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La leggenda di Camelot.

 

 

  

 

Atto III – La Dama del Lago.

 

 

 

Si era resa conto di quanto Draco sarebbe stato contrariato dal loro soggiorno al castello solo quando avevano attraversato il grande portone di legno intarsiato ed una lunga schiera di servi in livrea scarlatta si era inchinata davanti a loro.

Gli allievi di Avalon erano sacerdoti e sacerdotesse, non avevano diritto al matrimonio.

«No» stava ripetendo lui, per l’ennesima volta, dopo essersi infiltrato come un ladro nella camera che la serva le aveva riservato ed aver iniziato a borbottare come una teiera sul fuoco. «Non mi importa, non ho la minima intenzione di fingere di essere un tuo amico, Mezzosangue! Ero il tuo futuro marito anche prima che potessimo anche solo sopportarci1, non inizierò una commedia diversa proprio adesso» continuò, facendo i capricci come un ragazzino ed imbronciando le labbra in una fedele imitazione di Teddy Lupin davanti ai broccoli.

«Non essere sciocco, Draco, per favore» sbottò allora lei, per l’ennesima volta, sedendosi alla toletta all’angolo della stanza per potersi dare una rinfrescata. Fortunatamente nessuno si era offerto di aiutarla, contando, probabilmente, che la sua magia fosse più che sufficiente. «Dovremo restare qui solo pochi giorni e tu hai già dimostrato di essere parecchio abile a sgusciare in giro senza farti notare, non capisco quale sia il problema, davvero». Doveva davvero sistemarsi quei capelli, sembrava avesse un nido d’aquila in testa. «Faresti bene a cambiare i tuoi abiti, ti ho già dato il disegno delle divise usate ad Avalon nel periodo arturiano, dobbiamo calarci nel ruolo».

Il grugnito con cui lui rispose valse più di mille parole, ma, non pago, ricominciò a lamentarsi. «Vedrai, tutti i cavalieri non ti toglieranno gli occhi di dosso ed io non potrò neppure schiantarli!» sbottò, incrociando le braccia e lasciandosi cadere sul letto. «E quella tunica disgustosa che mi hai fatto vedere di certo non la indosserò mai. Se Merlino chiederà spiegazioni, gli racconterò che mi è stato concesso di vestire in modo diverso per poter usare la spada».

«Un Mago non ha bisogno di una spada, Draco» gli fece notare lei, accigliata. «Hai visto anche tu cos’è successo con la Manticora».

«Vallo a chiedere a Godric Grifondoro2, se proprio non mi credi» sbottò lui, con un sorrisino divertito. «Mi sorprende che proprio tu non lo sappia! Un tempo era normale che i maghi indossassero armi comuni, nel caso in cui fossero stati costretti a scontrarsi con dei babbani inconsapevoli della magia. Sì, so che a Camelot non è mai successo, qui la magia era libera, ma noi abbiamo affrontato un lungo viaggio, ergo…».

«D’accordo, puoi portare la spada per viaggiare, ma questo non ti concede certo il diritto di-».

«Mezzosangue, io quella tunica non me la metto, mi farebbe sentire come il vecchio preside della malora3». E con questo pose fine alla conversazione sul vestiario. «Piuttosto, Goldstein. L’hai chiamato per nome e non si è reso conto di nulla, esattamente com’è successo fra la vecchia testimone ed il fratello che si crede Merlino. Mi sembra piuttosto assurdo che sia sparito da mesi e nessuno l’abbia fatto notare, soprattutto sua moglie».

Hermione annuì, finendo di intrecciarsi i capelli con un colpo di bacchetta. «Ho incontrato Lord Fitzroy qualche settimana fa, durante una delle mie visite di controllo al San Mungo4» mormorò, accigliata. «Mi è sembrato piuttosto tranquillo, si era presentato in ospedale per poter accompagnare uno dei suoi allievi che era rimasto ferito durante una sessione d’allenamento. Quando mi ha riconosciuta ha voluto sapere per filo e per segno dei dettagli sulla nostra ricerca».

Draco annuì, giocherellando con un filo scucito del copriletto fatto a mano. «Io l’ho incontrato un mesetto fa, dopo il matrimonio di sua figlia. Ci conosciamo da anni, i miei genitori sono stati invitati alle nozze… mi ha detto che gli avrebbe fatto piacere avere anche noi due, ma io ero in missione e-».

«E tu gli hai detto che io non stavo ancora bene» gli sibilò contro Hermione, balzando in piedi e puntandogli contro il dito. «Ecco perché tua madre è venuta a trovarmi, prima di andare al matrimonio! Quando mi ha vista in perfetta salute ha sbuffato e ha detto che sei un idiota… sapevo che c’era una ragione, sotto!» continuò ad invenire, poggiandosi le mani sui fianchi in una fedelissima imitazione di Andromeda Tonks con il nipotino. «Non puoi permetterti-».

«Hermione». Il fatto che lui avesse utilizzato il suo nome, piuttosto che qualche altro appellativo, le impedì di continuare. Era raro che succedesse e, generalmente, accadeva quando lei era pesantemente in torto o lui riteneva di essere totalmente nella ragione, spesso sbagliando a sua volta. «Saresti davvero andata ad un matrimonio pieno di purosangue, molti dei quali spocchiosi o con parenti spediti ad Azkaban per causa tua? Oltretutto saresti stata costretta a passare il tuo tempo con i miei genitori, venendo presentata come la loro futura nuora. Davvero ci saresti andata? Davvero?» le chiese, con il sopracciglio inarcato e l’aria da sarcastico principino stampata in viso, così compiaciuta da far nascere nella strega l’irrefrenabile impulso di spaccargli la faccia con un altro pugno.

Tuttavia, Draco aveva ragione.

«Per quale motivo avrebbe voluto invitare anche noi? Capisco i tuoi genitori, dopotutto anche noi dovremo invitare tutta quella gente spocchiosa5, ma…» corrugò le sopracciglia, tornando verso la toletta. Ancora aveva il viso dello stesso colore del gesso, avrebbe fatto bene a darsi una lieve sistemata, così da non sembrare un cadavere. Ed avrebbe dato qualunque cosa pur di non dover fronteggiare lo sguardo vittorioso che lui le avrebbe sicuramente lanciato.

Draco, che naturalmente non sembrava disposto a negarle la sua occhiata compiaciuta, la raggiunse, fermandosi alle sue spalle e prendendo ad accarezzarle la linea del collo con la punta delle dita, sorridendo nel sentire la pelle d’oca di lei. «Io ed Ella siamo amici da anni, abbiamo frequentato la stessa scuola privata, prima di Hogwarts» spiegò, chinandosi per lasciarle un bacio sulla guancia, improvvisamente rallegrato dal rossore che immediatamente la colorò. «Lei poi ha studiato da privatista, ma siamo rimasti sempre in contatto. Sai, io c’ero il giorno in cui lei ed Anthony ebbero il primo scontro… fu memorabile».

Hermione gli dedicò un’occhiata curiosa tramite il riflesso nello specchio. «Memorabile nel senso colpo di fulmine? Dove si sono conosciuti, ad una qualche festa per spocchiosi purosangue in cui parlate male di quelli come me e fate piani per la conquista del mondo?» gli chiese, senza nascondere una punta di ironia. Le sue frequenti battutine riguardo tutta la società da cui lui proveniva erano all’ordine del giorno ed ormai avevano perso buona parte della iniziale cattiveria6.

Draco, senza quasi battere ciglio, trasfigurò una rosa in un meraviglioso pendente a medaglione, che poi le passò intorno al collo. «Qui potrai nascondere l’anello di fidanzamento, così potrai sempre portartelo dietro» le comunicò, per poi scuotere il capo, con un sorrisino divertito. «Quanto a quei due, mi dispiace deluderti ma il loro primo incontro è stato ad una competizione nazionale, il Torneo dei Tre Gigli7, che viene organizzato in memoria del fondatore del Club dei Fitzroy. Anthony è arrivato in finale, contro Ella… lei non ha preso bene il fatto di non averlo battuto alla prima stoccata» il suo divertimento era evidente nel luccichio del suo sguardo. «Lo ha sfidato nuovamente, allora, e questa volta è stato lui a vincere».

Hermione, cominciando a comprendere come dovevano essersi evolute le cose, sorrise. «Allora lo ha sfidato di nuovo, perché non poteva accettare la sconfitta, vero?» azzardò, ridacchiando quando lui annuì.

«Continuò a sfidarlo per mesi ed arrivarono al punto da non riuscire più a decretare un vincitore. Poco più di quattro mesi fa, alla fine, Anthony ha scommesso che se fosse riuscito a colpirla con una sola maledizione lei avrebbe accettato di sposarlo».

«Riuscì a colpirla?».

Draco scosse il capo, esasperato. «Neppure per sogno. A quel punto, però, è stata lei a dirgli che, se fosse riuscita a colpirlo, lui si sarebbe dovuto inginocchiare e farle una proposta come si deve» spiegò, ridacchiando probabilmente al ricordo dell’evento in questione. «Secondo il racconto del mio uccellino di fiducia, Anthony ha praticamente accolto lo Stupeficium a braccia aperte».

Hermione si accigliò. «Il tuo uccellino?».

«Blaise, ovviamente».

Il sorriso che si scambiarono avrebbe potuto far saltare la loro copertura senza alcuna spiegazione aggiuntiva.

 

***

 

«Vostre Eccellenze, stavo venendo a chiamarvi».

La giovane cameriera li aveva raggiunti proprio quando si erano decisi a lasciare le loro stanze per fare un giro esplorativo per tutto il castello, ma Draco temeva che quell’eccentrica ragazzina fosse sempre stata dietro l’angolo, troppo spaventata per pensare di avvicinarsi immediatamente. Aveva dei piccoli occhietti scuri ed era leggermente sovrappeso, ma il particolare più importante erano di certo i capelli, con un taglio a spazzola e le punte azzurre. Con buone probabilità, era stata una delle ultime persone colpite dal sortilegio. Il suo naso portava ancora i segni evidentissimi di un disgustoso numero di piercing.

«Potevamo tranquillamente raggiungervi nella Sala del Trono» si fece avanti Hermione, intenta a guardare i propri piedi per non inciampare lungo le tortuose scale di pietra. Nonostante i sette anni trascorsi ad Hogwarts indossando la divisa ed i mantelli, non riteneva d’essere capace di muoversi indossando il vestito. Le sue vesti erano meravigliose, incredibilmente simili a quelle che tante volte lui aveva visto indosso a Morgana, nelle centinaia e centinaia di ritratti che affollavano le sale di Hogwarts e di tantissime altre case. Il velluto blu sembrava morbidissimo, le cadeva sui fianchi in un modo assolutamente delizioso. Se fossero stati soli, avrebbe trovato il modo di farle sapere quanto avesse apprezzato quella scelta di vestiario.

Ma gli allievi di Avalon erano sacerdoti.

«Oh, no, Vostra Eccellenza, il Re temeva che poteste perdervi» rispose ancora la cameriera, lanciando uno sguardo veloce fuori da una piccola finestra. C’era una certa nostalgia, nel suo tono, e Draco si chiese se forse una parte di lei riuscisse a ricordare la vita di prima, quella che era stata costretta ad abbandonare. Forse era una babbana che si era ritrovata improvvisamente non soltanto immersa nel passato, ma addirittura in un passato popolato di creature magiche, streghe e stregoni. «Il Castello è enorme, anche noi servi spesso ci perdiamo. Se poi aveste imboccato le scale che vanno ai sotterranei, probabilmente non sareste più tornati. I corridoi sembrano spostarsi, anche il grande Merlino evita quel postaccio».

«Anche il Maestro li evita?» con il tono più cortese di cui fosse in possesso, Draco chiese spiegazioni riguardo l’ultima affermazione della loro accompagnatrice. Anche Hermione sembrava interessata, tuttavia rimase in silenzio. Sapevano entrambi che sarebbe stato meglio lasciare le sue competenze inquisitorie per i momenti di forte necessità8. «Interessante, non trovi anche tu? Un maestro come Merlino, così competente… per quale motivo potrebbe aver paura dei sotterranei?».

La cameriera si strinse nelle spalle, scendendo gli ultimi gradini della piccola scalinata a chiocciola. Si trovarono quindi nello stesso immenso salone in cui si erano ritrovati non appena arrivati al Castello. Per l’ennesima volta, Draco si ritrovò abbagliato dalla meraviglia di quelle altissime vetrate e dai meravigliosi stendardi rossi e argentati che rappresentavano il leone della famiglia Pendragon9, la dinastia di Re Artù. Le armature erano pulite, lucide, dei cavalieri si aggiravano per l’altissima sala con una nonchalance che nessun attore avrebbe potuto mai ottenere.

«Merlino sarà con il Re?» interrogò Hermione, non più rapita dall’ambiente come invece era lui. «Vorremmo davvero incontrarlo, siamo stati inviati qui per bearci della sua conoscenza» aggiunse, chinando il capo in direzione di un cavaliere che, passando, si era profuso in una elegantissima riverenza, accompagnata da uno sguardo interessato.

Draco sibilò in direzione dell’uomo, che tuttavia non gli prestò grande attenzione, ormai vicino alla porta.

Che stronzo.

«Naturalmente, Merlino non lascia mai il fianco del Re, se non in poche circostanze» spiegò la cameriera, tranquilla, accompagnandoli verso le grandi porte che si trovavano alla fine del corridoio d’ingresso. La sala del Trono? «Temiamo un attacco dalla Fata, sapete. È preferibile che i Cavalieri ed il Maestro non lascino mai il fianco di Sua Maestà, non vorremmo mai che la storia si ripetesse».

La storia.

Artù, che aveva inconsapevolmente giaciuto con la sorella e dato i natali a Mordred, portatore della sua morte.

«Posso capire la vostra premura, naturalmente» concordò Draco, annuendo leggermente. «Ma adesso possiamo continuare da soli, non vogliamo certo occupare il tuo tempo» le disse dopo, con un tono che non ammetteva alcun tipo di opposizione, aggiungendo anche un gesto elegante della mano, obbligandola a congedarsi. Il suo atteggiamento da Lord si era dimostrato nuovamente utile.

La cameriera, vagamente stizzita, si inchinò velocemente e, dopo aver lanciato un’occhiata carica d’invidia ad Hermione, sparì oltre una porta nascosta dietro un’armatura, probabilmente diretta alle cucine.

«Non ha fatto altro che mangiarti con gli occhi» fu la prima cosa che disse la sua futura moglie, afferrandolo per il braccio e trascinandolo verso la Sala del Trono. «Tu credevi di dover difendere il mio onore, invece sono io a doverti proteggere!» gli sibilò, fulminando una dama che, spaventata, si affrettò a cambiare strada. «Avresti dovuto indossare la tunica, come ti avevo detto».

Draco si accigliò, senza riuscire a nascondere un sorriso. «Sei forse gelosa, Mon Ange?» le domandò, facendole l’occhiolino, per poi tornare a guardare davanti a sé. Se si fosse lasciato prendere, avrebbe mandato al diavolo la loro copertura. «Hai sentito? Merlino evita i sotterranei».

Lei annuì, tornando seria. «E non lascia il fianco di Artù. Pensi potrebbe saperne qualcosa? Dopotutto, sappiamo che è un Mago. Se avesse trovato Excalibur e ne avesse sfruttato il potere? Tu stesso hai ripetuto più volte che nella società Purosangue il sogno di Camelot è radicato nella vostra cultura».

«Probabile» concordò lui, preoccupato. «Se davvero c’è un mago, dietro l’improvvisa presa di potere della spada, di sicuro avrebbe scelto di essere Merlino, in questa nuova versione. Le foto fornite dalla testimone antecedenti alla maledizione hanno mostrato che suo fratello fosse un po’… scialbo» disse l’ultima parola come se fosse stata il peggiore degli insulti, guadagnandosi un’occhiataccia dalla Mezzosangue. «Voglio solo dire, mia cara, che avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per lanciare la Maledizione e sfruttarla, diventando il mago più potente della storia».

Anche se ancora accigliata, lei annuì. Ormai erano arrivati sulle soglie della Sala del Trono e due valletti attendevano proprio lì, sulla porta, con in mano una pergamena ed un lungo bastone con pomello. Li avrebbero annunciati? Lui aveva sempre voluto essere annunciato.

«Occhi aperti e poche confidenze con Merlino, se dovesse capire chi siamo, cosa probabile, dovremo fingere di non avere idea di cosa stia accadendo. Dovremo comportarci come Anthony» si raccomandò lui, facendo un cenno ai due valletti, che si inchinarono. «Lord Abraxas Morgerstern e Lady Margot Sinclair» disse poi, osservando il valletto con il bastone precederli nella stanza.

«Stai vivendo il momento migliore della tua vita, non è vero?» gli domandò Hermione, ridendo, mentre facevano il loro ingresso trionfale, accolti da inchini ed applausi. «Devo ammettere che è piuttosto interessante. Mi ricorda quando siamo arrivati al Ministero, quando sono stata dimessa».

Era stato, in effetti, un ingresso a dir poco meraviglioso, fra grandi onori, ma non poteva essere paragonato a quello. Qualcuno stava suonando delle trombe, nella balconata sopra le loro teste, e la gente distoglieva lo sguardo con timore riverenziale.

Si sarebbe potuto abituare.

Davanti a loro, su di un trono che avrebbe fatto invidia alla Regina Elisabetta, un uomo sulla trentina osservava quella scena con un meraviglioso sorriso gentile. Quando Hermione si irrigidì, sorpresa, lui non riuscì neppure a darle torto: era semplicemente magnifico. I suoi capelli splendevano come l’oro, incuteva rispetto pur essendo comodamente seduto. Quando si rialzò dal Trono, le ginocchia di Draco tremarono.

No, non poteva essere un comune cittadino trasformato.

Era lui, l’Eterno.

Inginocchiarsi fu quasi una reazione involontaria, anche per lui. «Vostra Maestà» mormorò, osservando la Granger con la coda dell’occhio e ritrovandola tutta persa nella contemplazione. Ovviamente. «Il mio nome è Abraxas Morgerstern e questa è la mia sorella, lady Margot Sinclair. Siamo umili sudditi di Vostra Maestà, giunti da lontano per conoscere lo splendore e la magnificenza di Camelot e del Maestro Merlino».

Il Re sorrise, scendendo dal suo podio e facendo loro cenno di alzarsi, porgendo la mano ad Hermione. «Benvenuti, cari ospiti, alla Corte di Camelot» li salutò, con una voce ferma e tonante, adatta ad un sovrano. «Sono certo che il Maestro Merlino sarà lieto di assistervi nelle vostre ricerche e di aprirvi le porte della sua conoscenza» aggiunse, occhieggiando alle sue spalle, dove un vecchietto con barba e capelli lunghi e bianchi li osservava divertito ed apparentemente gentile. Indossava una veste rossa, molto simile a quella che la strega aveva tentato di far indossare a Draco, simbolo degli Stregoni di Avalon, ed aveva in mano un lungo bastone bitorzoluto, probabilmente contenente la sua bacchetta.

Non somigliava affatto alla foto dell’uomo che la testimone aveva lasciato al Ministro, sembrava avesse vissuto altri sessant’anni condensati in una settimana. Anche il suo sguardo era antico, tuttavia non riusciva a sembrare convincente come Artù.

Nessuno sarebbe potuto sembrare più convincente di Artù.

«Mio Signore, vi siamo immensamente grati dell’ospitalità» mormorò Hermione, arrossendo come una scolaretta. «Il nostro è stato un lungo viaggio e siamo onorati di poter fare la vostra conoscenza» continuò, occhieggiando finalmente al sedicente Merlino, che aveva fatto dei passi nella loro direzione.

«L’onore è tutto nostro, non è vero, Merlino?».

«Naturalmente, Vostra Maestà» il vecchio si inchinò davanti al suo Re, sorridendo ai due giovani allievi. «Aspettavo notizie da Avalon con grande impazienza, ho mandato tantissimi gufi ma non ho ricevuto alcuna risposta da parte della vostra direttrice».

Perché Avalon non esiste, stronzo, e tu lo sai benissimo.

«Oh, la Magia che circonda l’Isola ci protegge da qualunque contatto esterno» inventò, con nonchalance, la Mezzosangue, sorridendo pacifica verso il vecchio. «Siamo totalmente isolati, poiché tanti mali si aggirano per questo nuovo mondo e noi non possiamo permettere che i giovani iniziati vengano distratti».

Merlino, colpito, annuì. «Naturalmente. Io ho fatto un incantesimo simile sulla cittadella, per evitare invasioni esterne. Il nostro nemico non è lontano, purtroppo, e noi non siamo abbastanza forti da difenderci» si lamentò poi, scuotendo il capo sconsolato, indicando quindi le grandi finestre sulla loro sinistra. «Ho sperato fino alla fine che Morgause9 mandasse qualcuno per aiutare me e Madame nella difesa e, per fortuna, gli Dei mi hanno ascoltato».

Accigliato, Draco fissò il vecchio senza capire. «Madame?».

«Naturalmente. Nimue, la Dama del Lago. Sono sicurissimo che lei sarà lieta di vedervi, ha studiato a sua volta ad Avalon, condividere dei vecchi ricordi con voi non potrà che farla felice».

 

Merlino sembrava aver atteso solo una scusa sufficientemente credibile per correre nella torre più alta del castello, dove viveva reclusa la Dama del Lago. Nel momento in cui Artù li aveva congedati, lui aveva aperto la strada verso la zona Nord, quasi saltellando su per gli scalini in piena eccitazione. Insieme a loro, come scorta, c’era anche Anthony Goldstein che, contrariamente al mago, sembrava sul punto di fronteggiare la peggiore fra le disgrazie del mondo. Il suo viso era tirato, gli occhi gelidi nella loro agonia.

Hermione, nel momento stesso in cui aveva avuto modo di restare relativamente da sola con lui, non aveva perso tempo per informarsi su cosa gli passasse per la testa. Non era un atteggiamento da Anthony, quello.

«Sta bene, Sir Gawaine?» gli chiese, cercando di darsi un contegno e senza sembrare troppo impicciona. Dopotutto, lui non aveva idea di chi lei fosse, avrebbe potuto liquidarla velocemente, ritenendo che volesse soltanto farsi gli affari suoi o sfruttare le sue debolezze. «Avete un’espressione davvero molto cupa».

Il Cavaliere, sorpreso forse dalla tranquillità nel suo tono, la osservò con curiosità, prima di sospirare. «Mi dispiace di avervi indisposta, Vostra grazia» la tranquillizzò, cercando, con poco successo, di dedicarle un sorriso gentile. «Sono sempre felice di poter fare da scorta al Maestro Merlino, ma… non mi sento a mio agio nella torre» confessò, con un sorriso imbarazzato. «La prego, non me ne chieda il motivo, dovrei venir meno ai miei giuramenti ed il mio onore non mi permetterebbe di sopravvivere» la supplicò poi, fulminandola con i suoi meravigliosi occhi blu.

Quegli stessi occhi che Hermione aveva sempre ammirato con un sospiro lontano, negli anni in cui Ronald era solo un amico e Draco non era altro che un presuntuoso con i capelli ricoperti di unto in una splendida imitazione bionda di Severus Piton10. Anthony, diversamente da loro, era sempre stato oltre la realtà, la personificazione del principe azzurro delle fiabe. Essere guardata in quel modo da lui riuscì a zittire qualunque sua domanda sconveniente.

«Perché la Dama è chiusa nella Torre? Non vuole uscire?» gli domandò invece, cominciando a sentire la fatica di arrampicarsi su quelle scale ripide con delle scarpe scomode e con un vestito a dir poco ingombrante. Il cavaliere le offrì il braccio e lei accettò solo per cortesia, consapevole che non avrebbe rappresentato un vero supporto. Probabilmente l’avrebbe rallentata ancora di più. Dietro di lei, Draco mugugnò qualcosa di incomprensibile.

Anthony strinse le labbra, rendendo chiaro che fosse proprio la strega rinchiusa la ragione del suo tormento e del suo essere restio a recarsi in quel luogo. Osservò Merlino in modo tutt’altro che amichevole, scuotendo leggermente il capo. «La Dama è posta sotto la custodia del Maestro» spiegò, cupo. «Lui ritiene che lei debba essere preservata dai mali, motivo per cui ha deciso che lei dovesse trascorrere la sua esistenza nel luogo più protetto del castello».

«E scommetto» intervenne Draco, facendosi leggermente avanti ed attirando la loro attenzione. «Che la Dama non ha voce in capitolo, al riguardo» si voltò verso Hermione, a labbra strette. «La Dama del Lago rappresenta più di una persona, ma una sua identità è quella di Nimue, la donna amata follemente da Merlino ed artefice della sua morte. Stando al modo in cui il vecchio è scappato via non appena ha avuto la possibilità di vederla, immagino che questa volta voglia approfittare della sua nuova posizione per costringerla».

«Costringerla a far cosa?» chiese Hermione, accigliata, mentre, davanti a loro, una piccola porta di legno scuro veniva spalancata da un fin troppo felice Merlino.

«Costringerla ad amarlo, Milady» fu la risposta cadaverica che le riservò Anthony, facendole cenno di precederlo.

La stanza in cui entrarono aveva soffitti molto alti e decorati con delle raffigurazioni mitologiche e volte stellate. Le pareti erano ricoperte di libri, un enorme letto a baldacchino spiccava proprio al centro dell’ambiente e, nel silenzio, il rumore di un vaso sbattuto a pochi centimetri dalle loro teste fece trasalire un po’ tutti, ma non Merlino.

«Mia cara, cerca d’esser ragionevole, lo sai che lo faccio solo per la tua sicurezza» stava dicendo il mago, pacifico, schivando un libro ed un cuscino lanciati uno dopo l’altro con incredibile violenza. «Nimue cara, ti sembra il modo di accogliere i nostri ospiti? Sono arrivati direttamente da Avalon per parlare con noi!».

A quel punto, i lanci selvaggi d’oggetti si interruppero ed un silenzio curioso li avvolse. Nascosta dietro il Mago ed il Cavaliere, Hermione riuscì soltanto a scorgere l’espressione disperata di quest’ultimo, simile a quella di un uomo perduto in mezzo al deserto costretto ad osservare da lontano una fonte d’acqua zampillante. Draco, più alto di lei, riuscì a dare un’occhiata all’occupante della stanza e, un attimo prima che i due ostacoli si facessero da parte, lanciò un’imprecazione a dir poco impressionante.

Davanti a loro, con addosso delle vesti dello stesso colore del cielo, Druella Fitzroy-Goldstein li fissava con ancora in mano un bicchiere di cristallo, parecchio sconvolta ed anche parecchio cosciente.

«Ah, eccellente, eccellente, finalmente qualcosa ha placato il tuo animo battagliero!» si rallegrò Merlino, facendosi avanti con l’atteggiamento di un vecchio maniaco ed allargando le braccia come se avesse avuto l’intenzione di stringere a sé la Dama. Dietro di lui, Anthony strinse i denti ma non disse nulla, meritandosi, tuttavia, un’occhiata triste da parte della donna.

«Lei forse si ricorda di noi,» mormorò Draco ad Hermione, tenendola per il braccio, «ma lui non sta fingendo. Anthony è un uomo estremamente orgoglioso, se qualcuno si fosse avvicinato a sua moglie in quel modo, non sarebbe sopravvissuto abbastanza per raccontarlo, lo avrebbe sfidato a duello prima ancora che avesse potuto formulare un pensiero sconcio su di lei».

«Avvicinati di un altro passo, vecchio maniaco, e giuro che ti darò in pasto ai cani» sibilò Druella, arretrando di un passo e schiaffeggiando via la mano del Mago, dedicandogli uno sguardo a dir poco crudele. «Vattene, ti ho già detto mille volte che non ho intenzione di condividere neppure l’ossigeno con te! Se non mi avessi tolto la bacchetta te l’avrei già dimostrato fin troppo bene».

Hermione sorrise, vagamente divertita, lanciando un’occhiata storta al suo fidanzato. «Non credo che lei abbia bisogno d’aiuto» gli fece notare, prima di schiarirsi rumorosamente la voce e farsi avanti, con l’espressione più amabile di cui fosse in possesso. «Forse, Maestro, sarebbe bene che noi restassimo soli con la sorella» fece notare a Merlino, sorridendo. «Sua Grazia probabilmente è solo stanca, l’esser rimasta chiusa qui, per il suo bene, deve averla sfiancata. Sono certa che noi sapremo calmarla, raccontandole qualche meraviglioso aneddoto sulla nostra scuola».

Le due donne si guardarono e ad Hermione sembrò quasi di sentire la sua voce ringraziarla nella propria testa. Curioso.

«La sorella ha ragione» insistette allora proprio lei, accennando un sorrisino stanco in direzione di Merlino. «Sono stanca, vorrei rilassarmi parlando liberamente con loro. Forse vorrò parlarti, dopo» lo rassicurò, assumendo una posizione decisamente meno intimidatoria, per quanto una ragazza come lei – bionda, pallida, magra, praticamente una fatina delle fiabe – potesse essere minacciosa. Probabilmente essere l’ultima erede diretta di una stirpe di duellanti professionisti l’aveva aiutata a sviluppare un’aura di timore riverenziale capace di seguirla un po’ ovunque.

Messo con le spalle al muro, Merlino annuì, voltandosi verso Draco con aria vagamente ansiosa. «Mi raccomando, non potrei sopportare che qualcuno faccia male al mio tesoro. Te l’affido» si raccomandò, torturandosi nervosamente le mani.

«Sono certo che Madame sappia benissimo difendersi da sola» gli rispose lui, accigliato, alludendo platealmente al modo in cui l’aveva rimesso al suo posto, non più di pochi istanti prima. Nel frattempo, il mago aveva raggiunto la porta ed era rimasto a fissarlo, con un sorriso bonario in viso.

«Oh, certo, perché le streghe sono capaci proprio quanto i maghi» ribatté Merlino, con una risatina divertita ed ironica, alzando gli occhi al cielo. «Andiamo, Gawaine, lasciamoli soli» aggiunse poi, civettuolo, facendo un cenno imperioso al Cavaliere, che fino a quel momento era rimasto a fissarlo come se gli avesse appena schiaffeggiato il cagnolino preferito. Lo sdegno nei suoi occhi era evidente a chiunque, ma, evidentemente, non al Maestro, ormai uscito dalla camera.

Sempre con quell’espressione, si voltò a guardare prima la Dama e poi Hermione, scuotendo il capo. «Per quello che vale, io vi ritengo forti quanto qualunque uomo, forse anche di più» specificò, soffermandosi per un momento sulla bionda, quasi lei gli avesse strappato via il cuore. Per un attimo sembrò anche sul punto di dirle qualcosa, però si riprese e, scuotendo il capo, si inchinò ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

Con un sospiro plateale, Ella fissò tristemente il pannello di legno, scuotendo il capo. «Quando tutto questo finirà, dovrai andare in terapia, amore mio». Poi, cupa, si voltò verso i due ospiti, le braccia incrociate al petto. «Era ora che il Ministero mandasse qualcuno! Cosa aspettavate, per venire a salvarci? Che la nuova Morgana portasse Excalibur al Ministero e ci trasformasse tutti?». 

 

 

 

 

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Avvertenza: Questa fanfiction è un sequel/spin-off della mia long: Lo Specchio delle Anime.

 

 

Merlino vecchio porco.

 

Grazie davvero per tutto il supporto che mi avete dato per questa storiella, sono assolutamente entusiasta! Grazie per aver portato pazienza, ma ho dovuto dare un esame che ha torturato tutta la mia povera estate quindi vi lascio intendere quanto stressata io sia stata! Spero che questo piccolo capitolo di “presentazione personaggi” sia stato di vostro gradimento.

 

 

 

Punti importanti:

 

» 1 – Riferimento alla mia long. Durante delle missioni sotto copertura, Draco ed Hermione si sono spacciati per futuri sposi, motivo per cui lui fa questa affermazione. Draco voleva essere il futuro signor Granger anche prima di rendersene conto!

 

» 2 – Riferimento alla Spada di Grifondoro. Come fa Draco a sapere della sua esistenza? È uno storico dell’arte magica, un Indiana Jones dei maghi, se non lo sa lui allora chi?

 

» 3 – Hermione voleva farlo vestire come Silente nei momenti d’oro. Una disgrazia, non trovate?

 

» 4 – Nella Long, Hermione è stata ricoverata in ospedale per più di un mese, motivo per cui è stata costretta a tornare, dopo, per delle visite di controllo. In una di queste ha incontrato Lord Fitzroy, che moriva dalla voglia di scoprire qualcosa in più sulla loro missione. Milord non aveva mai incontrato Hermione, ma, essendo un vecchio nobile, si è preso subito di confidenza.

 

» 5 – Per chi non l’avesse capito, Draco ed Hermione dovranno sposarsi entro qualche mese.

 

» 6 – Questa è una cosa che, secondo me, non viene sottolineata abbastanza nelle Dramione. Draco è razzista, sì, ma neppure Hermione scherza. È un razzismo inverso, un po’ quello che in generale tutti hanno verso i Serpeverde. Draco è cambiato e si è aperto ai Babbani, ma anche Hermione si è aperta all’alta società da cui lui proviene.

 

» 7 – Ho inventato io il torneo, naturalmente. Si tratta di una competizione che esiste da secoli, qui si scontrano i migliori duellanti di tutto il mondo e, da quando si ha memoria, un Fitzroy è arrivato quasi sempre in finale. Quasi perché ci sono stati un paio di antenati di Druella che davvero non erano portati. 

 

» 8 – Per chi non lo sapesse, Hermione qui è una Inquisitrice, una sottospecie di PM babbano con competenze da detective. Una cosa troppo figa, lei è la migliore con gli interrogatori.  

 

» 9 – Pendragon si presume sia la famiglia di Re Artù, che potrebbe avere dei discendenti ancora oggi, nella nobiltà inglese. Morgause si ritiene fosse sorella sia del re che di Morgana, tuttavia entrambe non sono Pendragon.

 

»10 – Sì, insomma, Hermione aveva una cotta per Anthony. Un po’ tutte avevano una cotta per Anthony.

 

» Merlino “vecchio porco” non è il vero Merlino. E di certo non era uno capace di sottovalutare delle streghe come Hermione e Druella. Quel Merlino è soltanto la rivisitazione del signor Miller. È la persona vera ad essere un disgustoso viscido, di certo non Merlino. Sì, il vero Merlino era innamorato di Nimue e da lei è stato ucciso, ma questa volontà di intrappolarla non l’ha mai avuta.

 

 

Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare in orario!  

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

 

   
 
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