C A P
I T O
L O 7
RICOMINCIA
Ciò che aveva visto a Diagon Alley aveva lasciato
Harry abbastanza perplesso. Gli occhiali che, almeno
secondo una sua ipotesi, la figura misteriosa aveva perso erano troppo simili
ai suoi per essere una sola coincidenza. Ron aveva
ipotizzato che l’uomo misterioso altri non fosse che Harry,
tornato da un futuro abbastanza prossimo con una GiraTempo, ma Hermione aveva scartato a priori questa ipotesi.
-Con le
normali GiraTempo si possono effettuare
viaggi di al massimo un giorno, e questo significa che Harry
dovrebbe entrare in possesso di una Clessidra entro domani!- aveva spiegato la
ragazza
-E non è possibile?- chiese Ron
-Si, lo
sarebbe, se non fosse che non avrebbe senso tornare
indietro nel tempo dal domani se non devo far nulla per cambiare il corso della
storia.- aveva risposto Harry. Nemmeno lui
però era arrivato ad una conclusione molto più
possibile.
-Io vado a
letto ragazzi. Nei prossimi giorni devo ancora finire gli addestramenti. Devo riposarmi!- aveva infine buttato lì, prima di
alzarsi e salire in camera.
Arrivato al suo letto, vi si buttò sopra, e non
resistette più di cinque minuti con gli occhi aperti.
Dopo pochi secondi però spalancò gli occhi
sentendo un freddo improvviso.
Non era più in camera, si trovava in un cortiletto,
sotto dei portici, nascosto dietro ad una colonna, ed osservava qualcosa. O meglio, qualcuno. Per la precisione un
paio di persone che stavano confabulando poco distanti da lui. Riusciva a
sentire i loro discorsi.
-Dobbiamo
agire in fretta, oppure Voldemort sarà troppo
potente!- disse una delle due persone, entrambi Mangiamorte a giudicare dall’aspetto. Harry sapeva di aver già sentito quella voce da
qualche parte, ma non rammentava dove.
-Sai che
non possiamo fare nulla finchè…- stava
rispondendo la seconda, quando si fermò di colpo guardando in direzione
di Harry -Ehi… chi va la?- chiese, ma non ricevette risposta. Il campo visivo di Harry
era ora cambiato. Evidentemente la persona tramite la quale vedeva tutto aveva
cambiato posizione. Più precisamente doveva essersi girata, e aveva
anche iniziato a correre. Harry poteva sentirla
ansimare, e nel contempo udiva anche i passi delle
altre due figure dietro. Poco dopo, la persona fu raggiunta da uno dei due Mangiamorte che gli saltò
sulle gambe, da dietro, facendolo quindi cadere. L’altro gli saltò
addosso, sedendosi sopra il suo petto, e lo teneva per il colletto della
vestaglia. Harry capì che gli occhi con cui stava vedendo non erano di Voldemort,
ma di un suo suddito. Evidentemente aveva usato la maledizione Imperius per prenderne il controllo. Se fosse stato
veramente così per gli altri due non ci sarebbe
stato scampo. Ora l’Oscuro Signore sapeva che stavano tramando contro di
lui.
Ma quel pensiero venne sovrastato
da un’immagine impressionante per Harry. Il mangiamorte seduto sopra la persona tramite cui vedeva,
abbassò un po’ il capo e così facendo si espose un poco
alla luce della luna, che illuminò l’area scura sotto il cappuccio.
Per un secondo, a Harry
sembrò di aver scorto l’ombra del volto di suo padre sotto quel
cappuccio, o di qualcuno che gli assomigliava tremendamente.
Scosso dalla visione, Harry si
sveglio nel suo letto, madido di sudore, incapace di parlare.
-Harry, cos’hai? Sembri
pallido!- fu la prima cosa che si sentì dire il giorno seguente Harry, da Hermione, che come al solito aveva notato che c’era qualcosa che non
andava.
-Non
è nulla. Sono solo un po’ stanco!- mentì
Harry, sapendo benissimo di non essere stato per
nulla convincente. Però né Hermione né Ron portarono
avanti il discorso e lui gliene fu grato. La giornata passò senza troppi
eventi degni di nota. Mentre Ron ed Hermione avevano passato il tempo in camera a preparare le
ultime cose di scuola, Harry fece la sua ultima
lezione di Occlumanzia con Sheyla.
-Bene Harry. Nonostante uno scarso inizio siamo
arrivati a una conclusione quanto meno decente!- aveva esclamato quest’ultima, dopo che Harry
aveva per ben tre volte di fila i suoi attacchi a sorpresa. Harry
non si prese neanche la briga di rispondere. Secondo lui aveva fatto dei passi
da gigante. Quindi si girò e si diresse verso
le scale senza nemmeno aprir bocca. Forse per questo, Sheyla
decise di tentare un’ultimo attacco, che prese Harry in
pieno, senza dargli il tempo di chiudere la propria mente. Ma
non durò molto. Dopo aver rivisto per pochi secondi il sogno della sera
prima, Harry svenne di colpo. Dopo poco aprì
gli occhi, sicuro di ritrovarsi in Grimmauld Place. E invece non fu
così. Si risvegliò in una stanza a lui familiare, senza però inizialmente capire dove si trovasse. Poi
un particolare della stanza gli fece ricordare tutto, un arco di pietra con un
velo proprio nel mezzo della sala. Era la stanza dove qualche
mese prima era morto Sirius. Harry a quel ricordo a stento trattenne le lacrime, e
desiderò con tutta la sua volontà di risvegliarsi. Ma una voce lo colse di sorpresa.
-Harry…- sentì, da dietro le sue spalle. Era
una voce che conosceva fin troppo bene, una voce che gli mancava da morire
-Sirius…- disse piano voltandosi. Il suo padrino era
lì davanti a lui, ma Harry sapeva che doveva
essere un sogno o qualcosa del genere
-Cosa… cosa…- stava chiedendo Harry,
ma non riuscì a emettere alcun suono
-Non c’è
bisogno di parlare. So quanto ti devo mancare. E ti
chiedo scusa. Ma ora devi andare avanti, hai una battaglia da vincere… E
ricorda non sei solo!- disse Sirius
-Lo
so… ci sono Hermione, Ron
e tutti gli altri… ma mi manchi da impazzire.
Eri ciò che di più vicino a un parente
mi rimaneva. Perché… Perché non sei voluto almeno tornare
come fantasma?- chiese Harry con le lacrime agli occhi
-Perché non potevo. Non era il mio compito…-
rispose Sirius stranamente triste e afflitto, come se
non stesse dicendo tutta la verità. Ma Harry non se ne accorse,
perché il dolore lo attanagliava
-Ora devi andare… Fammi un favore Harry…
Non smettere mai di lottare. Mai!- concluse Sirius. Harry lo guardò
sparire insieme a tutta la sala, mentre annuiva. Si risvegliò con Ron ed Hermione, che lo
guardavano e lo chiamavano
-Harry! Harry!- gridava Ron, tenendolo per il colletto del maglione
-Ron…- pronunciò con voce flebile
-Oh,
grazie al cielo Harry!- esclamò Hermione sospirando.
-Pensavamo
che ti stesse succedendo qualcosa…- stava dicendo Ron quando una voce lo
sovrastò
-Perché gridavi il nome del tuo padrino?- chiese Sheyla, rivolta verso un muro
-Il nome
di…- stava dicendo Harry, ma non concluse la frase, e guardò invece i due amici in
cerca di conferme, mentre si metteva seduto sul pavimento
I due annuirono
-Sirius!- concluse Sheyla con
voce tremolante –Perché gridavi il suo nome?-
chiese irata, voltandosi a guardare i tre.
Harry vide che stava piangendo
-L’ho… l’ho
sognato…- si giustificò Harry
-L’hai sognato.- ripetè
Sheyla con voce vuota
-Ma tu… lo conoscevi?- chiese Harry
piano
Sheyla gli rivolse uno sguardo
carico d’odio
-Certo che
lo conoscevo… Lui… lui… era tutto per me!- rispose la ragazza
tremando per il pianto e per la rabbia
-Che significa….?- stava chiedendo Ron,
ma non fece in tempo a finire la frase che Sheyla
gridò
-E TU ME LO HAI PORTATO VIA!-
Harry rimase allibito. Si sentiva
già molto in colpa per la morte di Sirius,
senza che una semi-sconosciuta come Sheyla si
mettesse ad accusarlo. Abbassò lo sguardo e non rispose
-Altro che
bambino sopravvissuto, altro che profezia…- disse con voce rabbiosa
–Per me non sei che un moccioso irresponsabile… Ho perso due
persone care a causa tua!- lo accusò
-Due? E
chi sarebbe la seconda?- chiese Hermione
con voce dura. Harry la guardò in volto. Dai
suoi occhi traspariva il fatto che fosse arrabbiata
con Sheyla. Evidentemente non gli andava che trattasse in quel modo Harry
-Mia
cugina…. Lily Evans!- tuonò con tono
accusatorio la ragazza.
Harry Ron
ed Hermione ci rimasero di stucco. Lily Evans era cugina di Sheyla. Harry non lo aveva capito subito perché la ragazza
non si era presentata con nome e cognome.
-Tu e mia
madre eravate cugine?- chiese Harry con voce roca. Ma Sheyla non rispose.
Semplicemente lo guardò per un’ultima volta con gli occhi gonfi di
lacrime e poi se ne andò sbattendo la porta e
lasciando i tre del tutto allibiti.
-Harry… tu non sapevi…- cercò di
chiedere Ron, ed Harry
scosse la testa
-Harry, lei può avere tutte le sue ragioni, ma tu
non devi ascoltarla, non devi credere neanche per un
secondo che sia colpa tua ciò che è successo a Sirius o ai tuoi genitori!- esclamò Hermione guardandolo. Prima di rispondere Harry pensò alle parole di Sirius.
-Ha
ragione. Sono morte per causa mia…- rispose, poi vedendo lo sguardò dell’amica concluse
la frase –Ma si sono sacrificati per me, e non posso abbattermi ora, o
sarebbe un’insulto alla loro memoria!-
I tre si guardarono per un secondo. Con i suoi amici al
fianco, Harry sentì di poter fare qualsiasi
cosa. Tutte le sue preoccupazioni sparirono in un botto.
*
Qualche giorno dopo Harry aveva
smesso di pensare alle rivelazioni di Sheyla. Aveva
altro a cui pensare, visto che era arrivato il momento di tornare a scuola.
-Forza
ragazzi, svegliatevi, o non arriveremo mai in tempo
alla stazione!- aveva urlato Molly alle 6 del mattino
dell’1 settembre. Sembrava una cosa strana, eppure aveva ragione. Anche
se erano rimasti solo in quattro a dover partire per la scuola, i ragazzi cravano un gran trambusto comunque,
e alla fine, fra colazione e ricordi dell’ultimo minuto, la combriccola
partì abbastanza in ritardo con le auto del ministero (mandate da Caramell di sua spontanea volontà) alla volta di King’s Cross. Non ci misero molto ad arrivare, e
scaricarono velocemente i bagagli, aiutati da Fred e George che li avevano accompagnati.
-Muoversi,
su!- gridava Molly, in testa alla fila, mentre si
dirigevano verso al barriera fra i binari 9 e 10. Il
primo ad attraversarla fu Harry, seguito a ruota da Ginny, Fred, George,
Ron, Hermione e infine la
signora Weasley.
Il treno della scuola apparve davanti ai ragazzi, col suo
solito aspetto vecchio, ma affascinante.
-Forza,
su, caricate i bagagli e cercate un posto, o non troverete posto.
I quattro salirono sul treno e posarono i bagagli in
uno scompartimento libero,
-Harry, io e Ron dovremmo andare, sai, dobbiamo vedere gli altri Prefetti e
Capiscuola.- disse Hermione. Harry
che si era dimenticato di questo particolare, annuì, ma non rispose, e i
due se ne andarono.
Si sedette con Ginny sui divanetti
del treno
-Finalmente si torna a scuola!- esclamò la ragazza –Sono un
po’ preoccupata, sai… questo per me
è l’anno dei G.U.F.O e devo impegnarmi
molto.- concluse
-Oh,
è vero!- rispose Harry, ricordandosi che per
la ragazza era il 5° anno –Beh, ti posso dire solo di non agitarti,
sennò è finita!- disse
La ragazza gli sorrise. Poi la
porta si spalancò, ed entrò una persona conosciuta dai ragazzi
-Professor
Lupin?- chiese Harry
–Cosa ci fa lei qui?- continuò
-Harry, cosa ci fai ancora qui? Vai, ti stanno aspettando!-
lo rimproverò Lupin, in maniera calma
-Chi mi
sta aspettando?- chiese Harry stupito
-I
Prefetti e gli altri Capiscuola!- rispose mentre con
un dito indicava il corridoio.
Harry guardò incerto Ginny che scosse le spalle
-Resto io a far compagnia alla signorina Weasley,
tu vai!- esclamò Lupin, sedendosi. Harry si alzò incerto, poi uscì dallo
scompartimento e prese a camminare per il corridoio, verso l’inizio del
treno, dove aveva sentito dire ci fosse la carrozza
dei Prefetti e Capiscuola. Passò 5 vagoni, prima di entrare in quello
giusto. Se ne accorse perché era diverso dagli
altri. Era molto più lussuoso, e le pareti recavano il Blasone di Hogwarts impresso su di esse.
Aprì la porta dell’unico scompartimento del vagone e si vide
davanti 11 facce che lo guardavano sorprese. C’erano Ron,
Hermione, Malfoy, Pansy Parkinson, Cho Chang, Ernie Mc Millan, Hanna
Habbot, e altre 4 persone che Harry
non riconobbe. Non poteva biasimarli se lo guardavano
straniti, nemmeno lui sapeva il motivo per cui era
lì.
-Guarda
chi si vede!- Esclamò Malfoy
con un ghingno -Potterino!
Hai forse qualche motivo per stare in questa carrozza? Ti hanno forse
sostituito a Weasley?- chiese aspro e sia Harry che Ron
lo fulminarono
-Veramente
mi ha mandato il professor Lupin! Ha detto che mi stavate aspettando.- disse semplicemente. Poi
un ragazzo, che Harry pensò dovesse essere un Tassorosso prese parola
-Noi stiamo
aspettando solo…- ma non finì la frase.
Un gufo abbastanza grosso era planato dentro la stanza da un finestrino aperto
e si era diretto verso Harry.
-C’è posta per te Harry!-
esclamò Ron, e prese
il gufo, togliendo la lettera che era legata alla zampa e porgendola a Harry, che l’aprì e prese a leggere.
Harry,
Mi spiace non essere
riuscito a comunicartelo personalmente, ma come avrai notato,
non sono riuscito proprio a venire al quartier generale dell’Ordine il mese scorso.
Ti devo chiedere un
grosso favore.
Purtroppo, dopo aver
valutato tutti i candidati possibili,
ho dovuto ammettere che l’unico adatto
al ruolo di Caposcuola per Grifondoro,
quest’anno
sei tu.
Questo per darti modo di essere più attivo nella lotta contro Voldemort.
Probabilmente Hogwarts subirà degli attacchi durante l’anno.
Per questo Lupin riprenderà la cattedra di
Difesa.
E inoltre voglio che tu riprenda le lezioni
dell’ES.
Solo per i vecchi
membri!
Mi raccomando, conto
su di te!
Albus Silente
Harry rilesse la lettera per ben
due volte, prima di essere sicuro di quello che aveva
letto. Silente si era finalmente deciso a metterlo in prima linea.
-Cosa
c’è scritto Harry?- chiese Hermione
Ma Harry
non rispose a parole, semplicemente rovesciò nella sua mano il contenuto
della busta della lettera di Silente. Una rilucente spilla da Caposcuola
scivolò nella sua mano. Tutti lo guardarono sorpresi, ma la faccia che
fece più divertire Harry fu quella di Malfoy. Era diventato verde dalla rabbia e iniziò a strepitare
-Potter Caposcuola? Non è possibile, non sei del
settimo anno! Protesterò con….- ma a quel
puntò si zittì. Suo padre era stato arrestato qualche
tempo prima, ma nessuno si prese la briga di ricordarglielo, e lui, per
non scoppiare se ne andò dallo scompartimento. Erano tutti intenti a
complimentarsi con Harry. Hermione
e Ron erano felicissimi. I tre altri Capiscuola si presentarono
-Piacere,
io sono Amanda Sthealter, Caposcuola di Serpeverde!- ha parlare era stata
una ragazza abbastanza alta, con dei capelli biondi raccolti in una coda
graziosa, e degli occhi celesti. A Harry sembrava
diversa da tutte le persone che erano capitate a Serpeverde,
anzi, gli sembrava proprio simpatica
-Io invece
sono Eric Mc Mandar, Caposcuola di Tassorosso!-
Disse un ragazzo molto alto, con dei capelli castani piuttosto lunghi, e degli
occhi verde smeraldo, mentre stringeva la mano ad Harry.
Cho Chang,
che era diventata Caposcuola di Corvonero invece non strinse la mano ad Harry, ma
gli fece un sorriso e gli disse un semplice
-Complimenti!-
Harry non ci fece particolare
caso. Nonostante tutto però quel sorriso gli
mosse qualcosa nello stomaco.
-Harry, Malfoy però ha
ragione. Come
-Nella
lettera semplicemente dice che ero il candidato
migliore. Non mi da altre spiegazioni!- rispose Harry,
mettendo in tasca la lettera e appuntando la spilla sul petto.
-Bene, ora
che ci siamo tutti, qualcuno mi spiega quali sono i compiti dei
Caposcuola?- chiese Eric grattandosi il capo.
-Primo,
sorvegliare gli studenti delle proprie case!- rispose una voce familiare. Alastor “Malocchio” Moody
era appena entrato nella carrozza.
-Secondo- continuò –Sorvegliare i dormitori nel castello,
dando una mano agli insegnanti. E terzo- sospirò e poi finì la
frase –Aiutare il corpo insegnanti a proteggere
il castello dagli attacchi di Lord Voldemort e dei
suoi Mangiamorte.- a queste ultime parole, quasi
tutte le persone nella sala fecero un saltino per la paura e indietreggiarono
di parecchi passi, come se avessero
davanti Voldemort in persona.
-Alastor, potresti cercare di essere un po’
più rassicurante ogni tanto?- chiese Harry,
guardando gli altri.
-Io vi informo sui vostri compiti. E’ giusto che sappiate!
Meglio essere pronti.- rispose lui semplicemente. Amanda prese la parola
-Quindi
noi dovremmo proteggere la scuola da- deglutì –Voi-Sapete-Chi?-
chiese incerta
-Si!-
rispose semplicemente Alastor
-E come dovremmo fare? Noi non siamo all’altezza dei Mangiamorte.- esclamò Eric
-Vi
insegnerà Potter!- ribattè
Malocchio indicando Harry –Silente non ti ha
forse detto di continuare le lezioni dell’E.S.?- chiese. Harry annuì.
-Cos’è l’E.S.?- chiese Amanda
-In
realtà è solo una sigla… Significa Esercito di Silente!-
rispose Harry
-Si, ne avevo sentito parlare sul Profeta verso la fine dello
scorso anno.- Commentò Eric –Tu ne sei
il capo, giusto?-
Harry annuì ancora.
-Potter vi insegnerà come
difendervi dagli attacchi dei Mangiamorte.- disse con
semplicità Malocchio
-Ma Alastor io…- stava
ribattendo Harry, però Amanda lo
sovrastò
-Se le cose stanno così… Io ci sto!-
-Anch’io!- esclamò Eric
-Non ve ne
pentirete, Harry è un’ottimo insegnante!-
disse Cho entusiasta, e Harry
si girò verso di lei.
“Ma perché diamine si
comporta così?” si chiese “L’anno scorso non voleva
nemmeno parlarmi più, dopo la nostra ultima litigata!”. Quei
pensieri lo accompagnarono fino a metà del viaggio, quando fu richiamato
alla realtà da un evento insolito. La signora col carrello, che di
solito passava per le carrozze a vendere dolci e altro cibo,
entrò nello scompartimento e lasciò loro gratis un bel po’
di mercanzia. Harry ne fu sorpreso, di solito era
abituato a comprare tutta quella roba, e invece ora gli veniva
regalata.
-Perché non ha voluto i soldi?- chiese Harry, mentre afferrava una scatola Gelatine Tuttigusti +1.
-Privilegi
da Caposcuola e da Prefetti!- commentò Amanda, mentre finiva una Cioccorana, e ne guardava la figurina, con un Silente
raggiante impresso su di essa, che si muoveva da una
parte all’altra della cornice. Tutti la guardarono divertiti, e
sorrisero, poi si diedero alla carica dei dolci e delle cibarie che gli erano
stati gentilmente donati.
Il viaggio passò veloce come non era mai stato nei 5
anni precedenti di Harry a Hogwarts.
Lui, Ron ed Hermione, fecero amicizia con gli altri Caposcuola e con i Prefetti
che non conoscevano piuttosto velocemente, e fra una partita a Sparaschiocco, qualche risata e parecchie discussioni
sull’anno che li aspettava, si fece notte in quello che ai ragazzi
sembrò a malapena un attimo.
Poco prima del loro arrivo a Hogwarts,
Lupin comparve nello scompartimento.
-Lunastorta!- esclamò Harry.
-Piaciuta
la sorpresa Harry?- chiese il professore, sorridendo.
Harry annuì.
-E per quest’anno è solo una delle tante che Silente a in serbo per te e gli altri studenti. Ma vedrete quando arriveremo a scuola!- ribattè
Lupin
-Eh no,
ora che ci ha messo la pulce nell’orecchio deve
darci qualche informazione in più professor Lupin!-
protestò Hermione in tono curioso
-Primo- disse Lupin ad alta voce
–Chiamatemi pure Lunastorta, o semplicemente Lupin!- esclamò sorridendo.-Secondo,
per capire una delle sorprese, vi basterà guardare fuori
dalla finestra esattamente…- e controllo l’orologio a
pendolo dello scompartimento –Ora!-
Tutti i ragazzi presenti nella carrozza si fondarono alle
finestre, come se una forza misteriosa li attirasse li.
Dietro le colline, scure ormai, per via del tramonto
inoltrato, iniziarono a troneggiare le guglie del castello della scuola. Harry aveva già visto più volte quella scena
e non ci trovava nulla di particolare. E così anche tutti gli altri, a
quanto pareva, tranne Hermione, che a un certo punto, gridò
-Sono
tre!-
Tutti si girarono verso di lei.
-Cosa?-
chiese Ron con un’espressione supita
-Guardate
il castello, è troppo grosso per essere il
solito… e inoltre ci sono tre orologi!- rispose Hermione
indicando le tre torri più alte. Harry
strizzò gli occhi per vedere meglio, e con suo stupore, constatò
che Hermione aveva ragione. C’erano tre orologi
e il castello era diventato grosso almeno il triplo del solito.
-Cosa
significa tutto questo Lunastorta?- chiese Harry, ma il professore era già
sparito. Avrebbero dovuto aspettare il banchetto di inizio
anno per sapere cosa era successo al castello.
Arrivati alla stazione di Hogsmeade, Harry e gli altri si
diressero verso la prima carrozza libera, per arrivare più in fretta che
potevano al castello. Non avevano nemmeno salutato Hagrid,
che stava chiamando i ragazzi del primo anno per la traversata del lago.
-Chissà cosa diamine ha combinato Silente
stavolta!- esclamò Ron fremente di
curiosità. Harry non rispose. Stava guardando fuori dalla carrozza, verso il castello, che appariva molto
più imponente del solito.
Quando le carrozze si fermarono,
lui Ron ed Hermione, sceserò impazienti, presero tutte le loro cose e si
diressero verso l’entrata. A pochi metri dal portone, però si
fermarono spaesati. Ora c’erano anche tre portoni, e non sapevano quale fosse quello giusto. Non erano gli unici, perché a
poco a poco, la folla davanti al portone crebbe, e nessuno sapeva cosa fare.
Poi arrivò Hagrid con i ragazzi più piccoli
-Hey, allora, ci vogliamo muovere a
entrare?- chiese guardando la folla di ragazzi.
-E in quale portone Hagrid?-
chiese Ron indicando i tre portoni di legno.
-In
questo, signorino Weasley!- esclamò una voce
autoritaria. Era
Harry Ron
ed Hermion non se lo fecero ripetere due volte,
sollevarono i bagagli con la magia, ed entrarono nel castello. Tutto era
rimasto uguale, le sale erano le stesse, non era aumentate
di dimensione, quindi significava che i castelli erano divisi. I tre si
diressero in Sala Grande.
-Chissà che spiegazione darà Silente?- chiese Ron incuriosito, mentre si sedevano al tavolo dei Grifondoro.
-Mi sa che
dovremmo aspettare lo Smistamento, prima di saperlo!- rispose
Hermione, prendendo posto accanto a Ron. Harry annuì e
guardò la sedia davanti al tavolo dei professori. Vi era sopra un
cappello da
mago tutto rattoppato, il Cappello Parlante. Quando tutti gli studenti furono
nella sala,
“Anno nuovo,
vecchia vita,
Non sperate sia
finita,
Tutto è ancor
da incominciare,
Ci dobbiamo
organizzare.
Come fecero i Grandi
Quattro,
Prima che uno desse
fuor di Matto.
Per prima cosa,
bisogna imparare,
Tutti quanti son da rispettare,
Anche se avversari in
gara sarete,
Unirvi contro il Male
Voi dovete.
Se non capite cosa intendo,
sentite ciò che vado raccontando,
Dai miei ricordi sto
per pescare,
Qualcosa che dovete in primis sapere.
Per viver qui a Hogwarts con gran diletto
Dovete giurarvi
onestà e rispetto,
Come all’inizio
disse Godric Grifondoro ,
Che dei quattro contava il coraggio come oro,
Come confermò
Tosca Tassorosso,
Il cui motto è
“Prendo ciò che posso!”
Come reputò un
po’ futil Salazar Serpeverde
Che
non amava la gente che il tempo così perde,
Come trovò congeniale Cosetta Corvonero,
Che preferiva lo
spirito studioso a quello avventuriero.
Quindi i Quattro così iniziarono,
Su questo la loro
Scuola fondarono,
E per esser sicuri che
gli avi lo ricordassero,
Per evitare che fatali
errori commettessero,
Me, ai loro tempi normal cappello,
Stregarono e mi
diedero un gran cervello.
Poi però Uno
andò per la sua strada,
Serpeverde sparì in qualche lontana contrada,
E gli altri tre, senza più litigare,
Continuarono la scuola
a gestire.
Or bene attenti dove
stare
Perché dividervi è il mio dovere,
Ma come ho già detto uniti sarete
Se i miei consigli ascolterete.
Non ripete
l’errore di esser testardi,
oppure sarà troppo tardi.
Un
vecchia minaccia è
tornata dai morti,
Coi suoi vecchi seguaci dal buio risorti,
Ora è
pericolosa per tutti quanti,
Se soli vi farente
avanti,
Ma se insieme combatteremo,
Senza problemi la
sconfiggeremo.
Odio
sol odio serve a creare
Mentre l’unione serve a salvare.
Ascoltate i consigli
di un vecchio cappello,
Che nulla possiede se non un cervello,
Così che io vi
possa in pace smistare,
Sicuro che poi
sarà l’amicizia a dominare.
Questo vi chiedo, e spero ascoltarmi possiate,
Suvvia, vi prego, un
polveroso cappello accontentate.”
Quando ebbe finito, la sala esplose
in un applauso. La canzone del Cappello Parlante era sempre acclamata da tutti,
perchè si chiedevano come un cappello potesse pensare a certe parole.
-Christine McKinnon!-
La ragazza si mise sulla sedia e si lasciò mettere in testa il Cappello Parlante. Harry
la vide chiudere gli occhi, e poi, dopo qualche secondo, il cappello, gridò
-Grifondoro!- senza commentare in alcun modo. Dopo questa
breve parentesi si diede il via allo smistamento vero e proprio. La ragazza
passò di fianco a Harry Ron
ed Hermione per andarsi a sedere, e i due ragazzi la
guardarono allibiti.
-Quella
lì è una Veela!- commentò
sottovoce Ron, prima di accorgersi che Hermione lo stava fulminando. Harry
però, non era della stessa idea dell’amico. Quella ragazza era
umana, però era veramente molto carina. Dopo qualche secondo, Silente
prese parola.
-Bene, ora
che lo smistamento è finito, è mio dovere dare il benvenuto ai nostri nuovo iscritti e il bentornato alle vecchie
conoscenze!- La voce del Preside aveva riportato il silenzio totale in Sala
Grande. –Per quest’anno ci sono alcune
sorprese. Come avrete di certo notato, abbiamo una
ragazza che si è trasferita qui da non molto. Diamo il benvenuto a Christine! –Esclamò l’anziano
insegnante, e un applauso scoppiò in sala.
-Quindi-
riprese parola –Come avrete notato ancor di
più, il castello si è…. Ingrandito diciamo!- e detto
ciò sorrise –In realtà abbiamo alcuni ospiti quest’anno, per via dei recenti accadimenti, quindi
serviva un castello un po’ più grande, o meglio, tre castelli!- esclamò, e un mormorio si diffuse fra i ragazzi.
-Diamo il benvenuto- prese poi parola –Agli studenti delle
scuole di Beuxbatons e Durmstrang!-
concluse ad alta voce, battendo le mani. I muri laterali della sala grande
allargarono di molto, e comparvero due grandi tavoli, uno per lato. Dalla porta
centrale, entrarono poi due file di persone, al capo delle queali,
c’erano due persone che Harry conosceva molto bene. Erano Madame Maxime
e Igor Karkaroff, i presidi delle due scuole, seguiti
dai loro studenti, e anche da qualche persona adulta, che Hermione
ipotizzò essere i professori delle sue scuole straniere. Harry sapeva che di sicuro Silente li aveva invitati a
passare l’anno a Hogwarts perché temeva
un attacco di Voldemort. Quando
comunicò questa sua idea a Ron ed Hermione, i due sembrarono essere concordi.
-Voldemort ha ormai di nuovo i suoi
poteri, dobbiamo stare attenti. Non credo che rischierà di già un attacco diretto, però…- aveva
detto Harry, e i due avevano annuito.
-Bene, ora
che abbiamo finito con il benvenuto, buon appetito a tutti!- concluse
Silente sedendosi sulla sua sedia. Sulle tavolate comparvero cibi di tutti i
tipi e le nazionalità, evidentemente in onore degli stranieri. Harry e Ron si abbuffarono come al solito, ed Hermione, li
rimproverò
-Non vi
farà certo bene mangiare così tanto!-
aveva esclamato, prima che Ron tentasse di
risponderle e le sputacchiasse addosso residui di cibo. A quel punto lei gli
mollò un ceffone che il ragazzo incassò in pieno. Come sempre
presero a litigare, ma stavolta il finale fu diverso, ed Harry
scoppiò a ridere. Ron, per far smettere Hermione di parlare, le diede un bacio e questa, una volta
ricompostasi, rimase zitta per tutto il resto del banchetto, sorridendo
però sotto i baffi.
Una volta finito di mangiare,
Silente si rialzò in piedi e battè le
mani, così che tutti i piatti sparirono dai tavoli. Dopo, prese di nuovo parola.
-Bene, prima di lasciarvi andare, vi devo dare alcune
comunicazioni. L’accesso alla foresta proibita è assolutamente
vietato a tutti, eccezion fatta per mie diverse
disposizioni- e mentre diceva questo, Harry lo vide
lanciare a lui Ron ed Hermione
un occhiata fugace. –Poi, mastro Gazza mi ha pregato di informare tutti
di leggere l’elenco delle cose proibite, che si trova
appeso sulla porta del suo ufficio.- Silente si girò verso Gazza, che
teneva in mano Ms Purr, e
guardava i ragazzi con un odio, nemmeno troppo velato.
-Per
ultimo, quest’anno, la coppa di Quidditch vedrà partecipi anche le due squadre dei
nostri ospiti stranieri, e verrà inoltre
integrata con un altro evento che prenderà il via a Novembre, ossia, un
piccolo torneo, organizzato fra le scuole, al posto della Coppa delle Case!-
esclamò il Preside, e una gran confusione si formò nella sala.
Silente, con un battito di mani, richiamò tutti al silenzio
-Le
modalità del torneo vi saranno comunicate al Banchetto di Halloween, quando sceglieremo le 6 squadre che
parteciperanno al torneo.- concluse. Quando
però la gente aveva iniziato ad alzarsi, il Preside richiamò
ancora l’attenzione.
-Un’ultima cosa!- esclamò –Vorrei che il
signorino Harry Potter, la
signorina Hermione Granger,
e il signorino Ronald Weasley,
venissero un’attimo
qui.-
Harry Ron
ed Hermione si guardarono. Cosa
mai poteva volere Silente da loro? Senza saper cos’altro fare, i tre si
avvicinarono al tavolo degli insegnanti, osservati da tutti. Quando furono
davanti, Silente riprese la parola
-Mi è stato comunicato dal Ministero, che, giorni fa, è
successo un fatto singolare a Diagon Alley.- i tre si guardarono. “Si riferisce al
drago?” Si chiesero con gli sguardi.
-E… se non mi è stato comunicato il falso, voi
tre avete aiutato a fermarlo. Quindi, il Ministro in
persona mi ha affidato un incarico assai piacevole.- si avvicinò ai tre
e prese delle medaglie a forma di 3 con una bachetta
incrociata assieme al numero.
-E’ con immenso piacere che vi conferisco, in qualità di Stregone capo del Wizengamot,
l’Ordine di Merlino, Terza Classe!- disse sorridendo e appuntando le
spille sul petto dei tre. La folla inizialmente in silenzio
per lo stupore, scoppiò in un fragoroso applauso, quando Lupin si alzò e propose un brindisi per i tre.
Tutti gli insegnanti, compreso, per gran felicità di Harry,
il professor Piton, e tutti gli studenti, a parte un
gruppo di serpeverde, fra cui Malfoy,
acclamarono i tre per una mezz’ora buona.
La professoressa Mc Granitt andò a complimentarsi di persona
-Congratulazioni ragazzi!-esclamò
–Ah Harry, sapevi di essere diventato anche il
nuovo capitano della squadra di Quidditch?- chiese e
sorrise al gesto di diniego di Harry, poi aggiunse
un’ultima cosa –La parola d’ordine della sala comune è
“Rota Fortunae”!- detto ciò, torno
dagli altri insegnanti. Dopo circa mezz’ora di festeggiamenti
in Sala Grande, Silente decise che era ora di mandare nelle Sale Comuni i
ragazzi. Harry si stava già
allontanando, quando Hermione lo richiamò
-Harry! Devi chiamare quelli del primo anno e portarli fino
alla Torre. –
Harry, che si era completamente
dimenticato di quel particolare, iniziò a gridare
-Grifondoro, primo anno! Da questa parte prego!-
Mentre i ragazzini si avvicinavano, si sentiva importante, un punto di
riferimento per loro.
Giunti alle scalinate principali, parlò ancora, con
un tono, che gli sembrava quello di Percy al suo
primo anno.
-Seguitemi, ma fate attenzione! Alle scale,
piace cambiare- Non ebbe il tempo di finire la frase
che le scale iniziarono a muoversi, spontandosi da un
piano all’altro. Non ci misero molto a raggiungere il
ritratto della Signora Grassa, e arrivati lì, Harry
disse ai ragazzi di Grifondoro la parola
d’ordine.
Nella loro stanza, Harry, Ron, Dean, Seamus e Neville restarono svegli fino a tardi a ridere e scherzare. Prima di addormentarsi Harry pensò che quell’anno era iniziato splendidamente, e che per ora, non poteva lamentarsi di nulla, nemmeno di Malfoy per una volta. Quindi si lasciò cullare dal mondo dei sogni