Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: UnGattoNelCappello    25/10/2016    1 recensioni
Una replica della storia originale; ma questa volta, il nostro eroe indossa verde e argento, non rosso e oro.
-
(TRADUZIONE)
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo 8:

Nel Quale i Serpeverde Fanno Festa, e il Nostro Trio Va dove Dovrebbe Davvero non Andare

 

Seduto negli spogliatoi prima della partita contro Corvonero, Harry si sentiva molto più calmo che durante la sua prima partita. Era comunque nervoso, ma Piton l’aveva trattenuto dopo Pozioni il giorno precedente per rassicurarlo che questa volta la sua Nimbus sarebbe rimasta al sicuro da maledizioni. Harry non menzionò a Piton che Hermione aveva promesso di tenere d’occhio Raptor durante la partita, pronta ad appiccare un fuoco in caso di bisogno. Aveva l’impressione che Piton non avrebbe gradito molto il fatto di essere stato una cavia per quel piano.

“Potter!” Harry tornò di colpo alla realtà e vide Flint che lo fissava. “Sarà meglio che la tua scopa si comporti bene, oggi.”

“Sì, è sistemata adesso. E, em, Piton ha detto che l’avrebbe tenuta d’occhio giusto in caso,” disse Harry. Non era proprio un bugia, ma pensò che Draco sarebbe stato fiero di lui lo stesso.

“Bene. Forza allora! Quest’anno Corvonero ha una buona squadra, ma non buona come la nostra. Sarà più facile che contro Grifondoro. Andiamo.”

I Serpeverde entrarono in campo sotto il tifo sfrenato della parte della platea vestita di verde e i fischi del resto della scuola. Le due squadre montarono in sella alle loro scope e salirono in aria al fischio di Madama Bumb. Harry volò davanti agli spalti degli insegnanti e rimase scoccato. Silente era venuto a vedere la partita, ed era seduto in prima fila. Harry aggrottò le sopracciglia. Piton doveva aver sminuito la serietà di quello che era successo alla sua scopa l’ultima volta, se il preside era venuto a presiedere questa partita. Harry era ancora accigliato quando volò davanti agli spalti dei Serpeverde e notò due figure vestite di rosso in mezzo a tutto il verde. Hermione e Neville si erano seduti di nuovo con i suoi amici.

Harry salutò nella loro direzione e inizio a concentrarsi per trovare il Boccino. Il Cercatore di Corvonero si trovava dall’altra parte del campo, ma non sembrava aver ancora visto niente. Un grido si levò dalla folla, ed Harry abbassò lo sguardo per vedere Adrian segnare il primo punto della partita. Harry fece un piccola capovolta in aria per festeggiare, e quando si raddrizzò colse con la coda dell’occhio un lampo dorato in fondo al campo, e si precipitò all’inseguimento.

L’aveva individuato prima che nell’altra partita, ma questo Boccino era più evasivo. Harry e il Cercatore di Corvonero lo inseguirono per dieci minuti prima che finalmente Harry riuscì a catturarlo, e entrambe le squadre segnarono due volte nel frattempo.

“Serpeverde vince centottanta a venti!” La voce di Jordan risuonò sul campo mentre i Serpeverde lo inondavano. Harry alzò lo sguardo verso gli spalti degli insegnanti in tempo per vedere Piton rivolgergli un lieve cenno con la testa, prima che Silente si sporse per dirgli qualcosa, e Harry fu travolto dai suoi esultanti compagni di Casa.

Questa volta, Harry fu in grado di unirsi ai festeggiamenti della squadra negli spogliatoi. Quando finalmente uscirono, Harry fu catturato in un abbraccio da un raggiante Draco.

“Ce l’hai fatta!” Draco lo strinse tra le braccia prima di lasciarlo andare. Dietro di lui c’erano i volti sorridenti di Pansy, Millicent, Theo e Blaise.

Gemma lo guardò. “Ho sentito che stavi organizzando una festa per oggi, Harry?”

“Sì, io e Draco stiamo andando adesso nelle cucine,” sorrise Harry.

“Ottimo. È meglio se portate qualcun altro per aiutarvi a trasportare tutto,” Gemma sorrise prima di correre via e ricongiungersi con Terence.

“Vengo io,” si offrì Pansy. “Voglio sapere come entrare nelle cucine. Dovresti venire anche tu, Milly.”

Millicent ringhiò. “Te l’ho detto, mi chiamo Millicent.”

“Certo,” disse Pansy dolcemente prendendola sotto braccio e allontanandosi.

“Ci vediamo alla festa,” disse Theo, prima di andarsene con Blaise.

“Non fate iniziare la festa senza di noi!” gli gridò dietro Draco, prima di afferrare Harry e trasportarlo verso il castello.

“So camminare da solo, sai,” Harry cercò di riprendersi il braccio.

“Potter, sarai anche fantastico sulla scopa, ma a terra, sei piuttosto scoordinato,” replicò Draco.

“Non è vero!” Harry inciampò e si tenne più forte alla mano del suo amico per non cadere.

“E questo è il motivo per cui hai bisogno di me per portarti in giro,” ridacchiò Draco.

“È stata colpa tua, stupido,” borbottò Harry.

“Credo proprio che sia stata la tua, invece,” replicò Draco, e tirò il braccio di Harry proprio quando lui si arrese e smise dimenarsi. Non trovando resistenza, Draco cadde pesantemente di schiena, portando Harry con sé e facendo cadere la Nimbus dalle sue mani. “Oof! Togliti di dosso, idiota!”

“Scusa, sono troppo scoordinato per farlo,” Harry rise e si mise a peso morto, lasciandosi cadere completamente sopra Draco.

Draco strinse gli occhi e pungolò Harry nei fianchi. Quando Harry balzò indietro, Draco afferrò la sua mano e invertì le loro posizioni. “Arrenditi,” ansimò, guardando Harry. Lui lo guardò torvo in risposta e cercò di dimenarsi, ma Draco aveva tutto il suo peso contro le mani di Harry.

“Okay, hai vinto tu. Adesso levati!”

Draco fece un sorrisetto mentre rotolava di lato e si alzava. “Forza, le ragazze ci staranno aspettando.”

Harry si alzò in piedi a fatica ed afferrò il suo manico di scopa. “Oh, Draco?”

“Sì?”

“Hai della terra addosso.”

“Dove?” Draco girò violentemente su se stesso, ispezionandosi i vestiti, ed Harry rise e dirigendosi verso il castello. Draco si spolverò la tunica e raggiunse Harry. “Sul serio, i miei vestiti non hanno mai sofferto così tanto prima di conoscerti.”

“Già, ma non ti eri neanche mai divertito così tanto prima di conoscermi,” ribatté Harry. “Adesso hai compagnia quando ti metti nei guai.”

“Questo è vero. Forse ti terrò, dopotutto,” replicò Draco, facendo cadere il suo braccio sopra le spalle di Harry.

“Ma grazie,” rise Harry.

Quando raggiunsero la Sala d’Ingresso, Pansy si stava serenamente ispezionando le unghie mentre ignorava Millicent, che la guardava torvo.

“Ce l’avete fatta,” brontolò Millicent.

“Per fortuna valiamo l’attesa,” disse Draco allegramente, guidandoli verso il corridoio delle cucine. Harry fece il solletico alla pera, ed entrarono tutti nelle vaste cucine. In pochi secondi, furono circondati da una piccola folla di elfi domestici.

“Cosa desiderano i signorini e le signorine?” squittì il portavoce.

“Un banchetto celebrativo,” rispose Draco.

“Per tutto il dormitorio, per favore,” aggiunse Harry mentre gli elfi scorrazzarono verso i fornelli. “Sono proprio carini, vero?”

Draco alzò gli occhi al cielo. “Harry è ossessionato dagli elfi domestici.”

Millicent scrollò le spalle. “Sono piuttosto carini.”

Draco e Pansy la fissarono, ma Harry fece un gran sorriso. Il gruppo di elfi ritornò, e porse ad ognuno due grosse borse piene di cibo.

“I signorini e le signorine desiderano qualcos’altro?” chiese un elfo ad Harry.

“No, questo va più che bene, grazie!” rispose Harry. I quattro se ne andarono mentre gli elfi si inchinarono in saluto.

Quando entrarono nella sala comune la trovarono affollata con la maggior parte della casa. Delle grida entusiaste si sollevarono quando la folla realizzò che erano ritornati con il banchetto promesso. Un gruppo di studenti dell’ultimo anno si fece avanti e prese il cibo, e dopo essersi congratulati con Harry per aver acciuffato il Boccino, fecero levitare il cibo verso i tavoli che avevano trasfigurato. In pochi secondi, il banchetto fu pronto, e le persone ci si fiondarono sopra.

Harry si godette a pieno la sua prima festa Serpeverde. Qualcuno aveva dissotterrato un vecchio grammofono, che ora stava suonando quelle che Pansy gli disse essere le Sorelle Stravagarie. Quando la gente iniziò a stancarsi del cibo, la maggior parte dei mobili venne allineata contro le pareti mentre una pista da ballo improvvisata prendeva forma al centro della stanza.

“Io non ballo,” disse Harry allarmato, mentre Daphne gli afferrava la mano.

“Rilassati, sono una brava insegnante. Basta che fai quello che faccio io,” gli sorrise in risposta lei. Rassegnato, Harry la seguì sulla pista da ballo.

Non era così male, si disse Harry. Daphne non sembrava voler fargli ballare il valzer o niente del genere. La maggior parte della gente si limitava a muovere le braccia a ritmo mentre cantavano le parole della canzone. Comunque, Harry si sentì sollevato quando il resto dei suoi amici si unì a loro. Ballare con Daphne era piuttosto imbarazzante; era molto più divertente in gruppo. In più Harry si ritrovò in grado di copiare quello che stava facendo Draco, che si rivelò essere un bravo ballerino.

Alla fine, Harry ebbe bisogno di una pausa. Toccò Draco sulla spalla. “Vado a prendere da bere, torno subito.”

“Vengo con te,” disse Draco.

Si fecero strada verso uno dei tavoli rimanenti, dove c’erano ancora caraffe di succo di zucca freddo e il resto del cibo. Dovettero aggirare Gemma e Terence, che stavano pomiciando accanto al tavolo. Harry e Draco afferrarono velocemente i loro bicchieri e si spostarono.

“Potrebbero almeno andare in un posto un po’ più privato,” borbottò Harry.

Draco rise. “Non penso che stiano pensando molto chiaramente al momento.” Allo sguardo interrogativo di Harry, spiegò. “I ragazzi più grandi stanno bevendo il Whiskey Incendiario. Non l’avevi notato?”

“No. Questo spiega molto, però,” disse Harry, lanciando un’occhiata alla stanza intorno a sé. Adesso che ci faceva caso, molti degli studenti più grandi si stavano baciando, anche se la maggior parte lo faceva in un angolo o sui divani rimanenti. Ce n’erano anche molti che sembravano essere del tutto scomparsi.

“Immagino che la sala comune sarà molto silenziosa domani mattina,” disse Draco con un sorrisetto.

“Oh sì.”

Quando le loro risate si affievolirono, Harry colse parte di una conversazione che stava avendo luogo dietro di loro.

“Beh, certo che non mi è piaciuto quando è stato smistato qua. Ma si è rivelato essere piuttosto bravo a Quidditch, quindi non posso lamentarmi, immagino.”

“Vero, ma è comunque un mezzosangue. Abbiamo degli standard.”

“Potrebbe anche essere un Sanguesporco per quello che mi interessa, almeno finché continua ad acchiappare il Boccino.”

Harry sbirciò da dietro la spalla e vide un gruppo di studenti del settimo anno in piedi accanto al fuoco. Per fortuna avevano tutti le spalle rivolte verso di lui, e non avevano notato che si trovava lì.

Draco afferrò il braccio di Harry. “Ignorali, dai.”

Harry si lasciò trascinare via dal gruppo accanto al fuoco. “Non posso solo ignorarli, Draco. Hai sentito quello che hanno detto.”

Draco guidò Harry in un angolo in ombra accanto a un armadio e mise le mani sulle spalle di Harry. “Sì, li ho sentiti. Non so davvero cosa dire, eccetto che non tutti la pensano così. Harry, piaci a tutti quelli del nostro anno, a loro non importa un cavolo della purezza del tuo sangue. E vale lo stesso per la squadra di Quidditch.”

Harry sorrise debolmente. “Sì, questo lo so. È solo che, beh, non è esattamente divertente sentire che delle persone mi odiano per qualcosa che non posso evitare. Ne ho già abbastanza dai Dursley.”

“Ti odiano per essere un mezzosangue?”

Harry rise senza allegria. “No, per essere magico. O un ‘mostro’, nelle loro parole. Solo che invece di parlare e basta, mi hanno rinchiuso in un ripostiglio e trattato come un elfo domestico per cercare di scacciare la magia via da me.”

Quando Harry notò l’espressione di Draco, pensò di aver detto troppo. Non aveva mai davvero raccontato a nessuno quanto male se la passasse dai Dursley.

“Ti rinchiudono? In un ripostiglio?” bisbigliò Draco, con gli occhi spalancati.

“Sì. Beh, non da quando mi è arrivata la lettera di Hogwarts. Senti, dimentica quello che ho detto, okay? E per favore non dirlo a nessuno,” aggiunse disperato Harry.

“Certo che non lo dirò nessuno, ma non lo dimenticherò di certo. Scriverò a mia madre, e farò in modo che tu spenda l’estate da noi,” disse Draco con determinazione.

Harry sorrise debolmente. “Grazie. Ma non dirle il motivo, se puoi?”

Draco inclinò la testa di lato e strinse gli occhi. “Per favore. Sono perfettamente in grado di essere discreto. E se non lo sono, andrò da Piton a chiedere di essere re-smistato.”

Harry rise e lo abbracciò. “Grazie. Ma sai, staresti bene in giallo e nero.”

Draco fece un verso soffocato e si tirò indietro disgustato. “Quella non era una visione di cui avevo bisogno, Potter. Ugh. No, sono perfettamente felice in verde e argento, grazie. Anche se mi dona molto il blu…”

Harry rise di nuovo, poi afferrò la mano di Draco. “Forza, raggiungiamo gli altri.”

Si fecero nuovamente strada fino ai loro amici, che stavano ancora ballando in cerchio. Avevano tutti un’aria decisamente più disordinata di prima, e i balli stavano diventando più scatenati. Draco afferrò la mando Tracey e iniziò a farla girare in cerchio mentre lei ridacchiava. Harry stava ridendo agli sforzi di Daphne e Pansy di insegnargli una sorta di complicato shimmy, quando la musica si interruppe. Le risate e le grida si spensero in un confuso silenzio.

“Serpeverde.” La sala comune si girò come un sol uomo alla vista di Piton in piedi davanti all’entrata, con una coppia di ragazzi del sesto anno accanto a lui, le facce piene di vergogna. Erano stati ovviamente beccati fuori in corridoio. “Nonostante condivida la vostra gioia nell’aver sconfitto Corvonero, è ormai ben oltre il coprifuoco per ognuno voi. Se insistete nel continuare i vostri festeggiamenti, fatelo in modo da non creare una cacofonia, ed entro i confini della sala comune. Chi verrà trovato nei corridoi servirà una punizione con Gazza.” Piton si interruppe ai gemiti che si sollevarono a quelle parole, e i suoi occhi scandagliarono la folla. “Per quanto riguarda gli studenti più grandi, chiunque venga da me domani alla ricerca di una cura anti-sbornia si assicurerà una mattinata alquanto spiacevole. Se non avete avuto la previdenza di prepararne prima voi stessi, forse dovresti unirvi al resto degli idioti impulsivi su a Grifondoro.”

Quando Piton se ne andò, i ragazzi del primo anno si guardarono tra di loro e ridacchiarono nervosamente. Qualcuno riaccese la musica, ma meno forte di prima, e le persone iniziano di nuovo a parlare.

“Credo che andrò a dormire, adesso,” disse Harry.

“Piton ti ha spaventato così tanto?” lo prese in giro Pansy.

“No, sono solo stanco per il Quidditch e il ballare,” disse Harry. “Draco?”

“Cosa? No, io- io sono esausto, in realtà,” disse Draco quando colse l’occhiata che gli stava rivolgendo Harry.

Quando entrarono nel dormitorio vuoto Draco guardò Harry. “C’è una qualche ragione per cui mi hai trascinato via da una festa perfetta così presto?”

Harry prese il suo pigiama mentre rispondeva. “Ho solo pensato che forse dovremmo andare a dormire prima-” afferrò il suo orologio, “-delle due di notte se vogliamo andare nell’ufficio di Raptor domani.”

Draco lo guardò mentre si pettinava i capelli. “Oh. Buona idea.”

“Ancora non ne abbiamo parlato con Hermione, e non penso che le piacerebbe molto se dormissimo fino a tardi invece di dirle del piano.”

Draco rabbrividì. “No, meglio di no. Sarà già abbastanza arrabbiata così.”

Harry scrollò le spalle. “Le andrà bene. Andrà tutto bene.”

 

********

 

La mattina seguente arrivò fin troppo presto per i gusti di Harry. Si sentiva come se fosse appena andato a dormire quando fu svegliato dal suono di qualcuno che camminava nel dormitorio. Con gli occhi annebbiati, afferrò i suoi occhiali e si mise a sedere. Blaise si stava mettendo il pigiama, e alzò lo sguardo quando sentì Harry muoversi.

“Buongiorno Harry!” Blaise gli sorrise. “Dormito bene?”

“Uh, sì. Tu stai andando a dormire adesso?” gemette Harry buttando le gambe fuori dal letto in cerca delle sue pantofole.

Il sorriso di Blaise si allargò. “Già. Ho passato la notte a pomiciare con una del secondo anno dopo che tu sei corso a letto con il tuo fidanzato.”

La risata assonnata di Draco emerse dal suo letto prima di lui. “Io riformulerei quella frase, Zabini, se fossi in te. Fa sembrare le tue imprese molto meno impressionanti.”

Blaise lo guardò con un cipiglio mentre Harry arrossiva. Aveva scoperto che i suoi amici scherzavano sul fatto di avere cotte sui ragazzi tanto quanto sulle ragazze, e stava ancora cercando di abituarcisi. Era cresciuto con i Dursley che pensavano che l’omosessualità fosse qualcosa di altrettanto disgustoso e pericoloso della magia. Il che probabilmente voleva dire che si sbagliavano in egual modo su entrambe le cose, ragionò. Harry sorrise al pensiero delle facce che avrebbero fatto i suoi zii se avessero mai incontrato un mago gay.

“Tutto a posto, Harry?” chiese Draco mentre si infilava la vestaglia.

“Sì, perché?”

“Hai avuto una strana serie di espressioni sul viso,” sbadigliò Draco.

“Oh. Sì, ho avuto, em, alcuni strani flashback del mio sogno,” improvvisò Harry.

“Affascinante. Se a voi due non dispiace portare fuori questa conversazione, ad alcuni di noi piacerebbe dormire,” disse Blaise con voce strascicata.

“Certo. Forza Harry, non possiamo impedire a Casanova di avere il suo sonno di bellezza,” disse Draco con un sorrisetto.

Si vestirono nei loro abiti normali, anche se si lanciarono addosso i mantelli di Serpeverde per stare più caldi. Beh, uno di loro indossava abiti normali, pensò Harry mentre si legava la cintura intorno ai suoi jeans troppo grandi. L’idea di Draco di un completo da weekend consisteva in un paio di pantaloni eleganti, e una camicia con il colletto sotto il maglione.

Draco colse lo sguardo che gli stava rivolgendo Harry mentre lasciavano la stanza. “Cosa? Che c’è che non va in come mi sono vestito?”

Harry scosse la testa. “Niente. Solo, possiedi dei vestiti informali?”

Draco tirò su col naso. “Questi sono informali, Potter.”

“Malfoy, indossi una camicia con il colletto.”

“Quindi?”

“I colletti non sono informali.”

“I colletti non sono informali? E chi lo dice? Che genere di stupida regola è questa?” esclamò Draco.

“Non è una regola, solo che, sai, la maggior parte della gente indossa i jeans e cose del genere,” disse Harry fiaccamente.

Io non sono la maggior parte della gente,” disse Draco con voce altezzosa. “Io sono un Malfoy. Noi non indossiamo jeans. Specialmente se hanno quell’aspetto.” Indicò i jeans di Harry, che erano effettivamente di diverse taglie troppo grandi, sbiaditi, e ricuciti maldestramente da Harry.

“Sì, beh, erano di Dudley, okay? Io non sceglierei questi,” disse Harry imbarazzato.

Draco lo guardò per un momento mentre entravano nella Sala Grande. “Okay, facciamo così. Quando vieni a trovarmi quest’estate, andiamo a fare shopping. Ti prenderemo dei vestiti della tua taglia, e io… io comprerò un paio di jeans, se ci tieni così tanto.”

Harry fece un gran sorriso. “Davvero? Fico. Già che ci siamo, dovresti anche comprarti qualche t-shirt, magari una felpa o due…”

Draco gli lanciò uno sguardo fulminante mentre si sedevano al tavolo dei Serpeverde. “Non esagerare, Potter. Mia madre avrebbe un crollo nervoso, e mio padre brucerebbe qualsiasi ‘felpa’ che portassi dentro la Villa.”

Harry rise nervosamente. “Lo farebbe davvero?”

Draco annuì. “Sì. Non gli piace niente che abbia anche fare con i Babbani, ma se trovassimo dei jeans approvati da mamma andrebbe bene. Lei indossa dei vestiti Babbani ogni tanto.”

“Quindi niente tute?” sorrise Harry.

Draco lo guardò con sospetto. “Non voglio neanche sapere cosa sono.”

In quel momento, arrivò Hermione e si sedette accanto a Draco. “Finalmente! Vi aspetto da secoli. Stavo quasi per arrendermi e andare in biblioteca.”

“Scusa. Siamo andati dormire tardi e ci siamo svegliati solo adesso,” disse Harry prendendo del bacon.

Hermione strinse gli occhi. “E cosa avete fatto, esattamente? Spero che voi due non siate andati in giro per la scuola la notte prima di infrangere un mucchio di regole. Avremmo bisogno di tutta la fortuna possibile stanotte!”

Draco sorrise. “Calmati. Era solo una festa nella sala comune che è finita piuttosto tardi. E prima che lo chiedi, sì, Piton lo sapeva, e no, non siamo finiti nei guai.”

“Piton vi ha lasciato fare una festa?” chiese Hermione incredula.

“Già!” sorrise Harry. “Non ha neanche fermato gli studenti più grandi dal bere, non proprio. Pensi ancora che sia un grande, spaventoso, uomo nero?”

“Certo che sì, visto che io non sono una Serpeverde e lui è orribile con chiunque venga da un’altra casa. Per non menzionare il fatto che non vi credo del tutto… In ogni caso, siamo ancora d’accordo per stanotte?”

Draco aveva un’aria leggermente offesa. “Certo. Perché diavolo dovremmo tirarci indietro ora?”

Hermione alzò le spalle. “Qual è il piano, allora?”

Harry e Draco si scambiarono uno sguardo. “Em…”

“Non avete ancora pensato a un piano?” esclamò Hermione.

“E tu?” ribatté Draco.

“No, ma non sono io quella ad avere una grande esperienza in questo genere di cose,” replicò lei rigidamente.

“Che ne dici di questo: ti veniamo a prendere alla torre di Grifondoro a mezzanotte sotto il mio mantello, e andiamo insieme all’ufficio?” suggerì Harry.

Draco lo guardò di sbieco. “Questo è il tuo piano? Forse dovresti essere andato a Grifondoro.”

A quello Hermione assunse un’aria confusa e offesa, ma Harry si limitò a scrollare le spalle. “Che altro c’è da pianificare? Non possiamo lasciare che Hermione se ne vada in giro senza il mantello in caso che venga vista. Entriamo dentro, uno di noi può fare il palo sotto il mantello, e gli altri due ispezionano l’ufficio.”

Nè Draco né Hermione sembravano del tutto soddisfatti del piano, ma alla fine furono costretti a concedere che non gli veniva in mente niente di meglio. Hermione li lasciò per andare in biblioteca, e Harry e Draco finirono la colazione prima di dirigersi al campo di Quidditch per sfogare l’energia nervosa che sentivano. Furono raggiunti da Millicent e Theo, e finirono per giocare un due contro due fino all’ora di cena.

Finalmente, l’orologio scoccò un quarto alla mezzanotte. Harry e Draco misero via i compiti di Incantesimi su cui stavano lavorando e scivolarono sotto il mantello. Non incontrarono nessuno, insegnante o fantasma, ed erano ormai piuttosto abituati a camminare in sincrono sotto il mantello, anche se Harry tendeva ancora a sentire solletico dove il respiro di Draco sfiorava il suo orecchio.

Si fermarono alla sinistra del dipinto della grassa cantante lirica che Hermione gli aveva detto essere l’entrata di Grifondoro.

“Mancano ancora dieci minuti a mezzanotte,” bisbigliò Draco dopo aver controllato il suo orologio.

“Pensi che dovremmo bussare?” chiese Harry.

Draco ridacchiò piano. “Ho un’idea migliore. Entriamo.”

Harry aprì la bocca per chiedere come, esattamente, pensava di farlo, quando sentirono dei passi. Guardarono lungo il corridoio e videro un Prefetto di Grifondoro camminare ad andatura veloce verso il ritratto.

“Fai sul serio? Ci noterà se passiamo dopo di lui,” fece notare Harry.

“Abbi un po’ di fede, Potter,” fu l’unica risposta di Draco.

Smisero di parlare quando il Prefetto li raggiunse, ed Harry vide che era uno dei Weasley più grandi. Fece un gran sorriso quando pensò alla faccia che avrebbe fatto Ron se avesse scoperto che suo fratello stava per far entrare un paio di Serpeverde nella sala comune di Grifondoro. Aspettarono finché Weasley non li sorpassò, poi seguirono i suoi passi.

“Salsicce e purè,” disse Weasley al ritratto. Harry sentì Draco scuotersi di risate silenziose prima che il ritratto si spostò per far passare il ragazzo. Passarono velocemente anche loro prima che il passaggio potesse chiudersi dietro di Weasley, e si fermarono proprio di lato all’entrata. A parte Weasley, che stava scomparendo su per un rampa di scale, le uniche altre persone nella sala erano un gruppo di ragazze più grandi che parlavano intorno a un camino.

“È così rossa,” bisbigliò Draco.

“Beh, la nostra sala comune è piuttosto verde,” Harry cercò di essere corretto.

“Sì, ma questa è molto, molto rossa. Ed è così…” Draco agitò la mano sotto il mantello.

Harry ridacchiò. “Sì, anche a me piace più la nostra. Dove pensi che sia Hermione?”

“Probabilmente nella sua stanza cercando di sfuggire dalle sue idiote compagne di dormitorio,” disse Draco spingendo Harry verso le finestre. “Huh. I bastardi si godono una bella vista da qui.”

Harry alzò gli occhi al cielo. “Grazie, è una torre. Comunque, ho appena realizzato che Hermione non può semplicemente prendere e uscire con noi. Una di quelle ragazze avrà qualcosa da dire se una del primo anno se ne va nel bel mezzo della notte.”

Draco lanciò un’occhiata al gruppo accanto al fuoco, che non dava segni di voler andarsene nel prossimo futuro. “Che cosa facciamo?”

Dei passi attirarono la loro attenzione verso un’altra rampa di scale, e qualche secondo dopo apparve Hermione in pigiama e vestaglia. “Le impediamo di fare qualcosa di stupido,” replicò Harry, ed afferrò la mano di Draco dirigendosi verso di lei.

Hermione era in piedi alla base delle scale, e fissava le ragazze più grandi. Chiaramente, aveva avuto la stessa realizzazione di Harry.

“Hermione,” bisbigliò Harry. Lei emise uno squittio e si guardò intorno con occhi spalancanti. “Hermione! Siamo noi.”

Hermione rivolse alle altre ragazze uno sguardo diffidente prima di parlare a bassissima voce. “Cosa ci fate voi due qui dentro? Non potete entrare qui!”

“Non preoccupartene adesso, preparati solo a correre verso il ritratto,” disse Harry.

Hermione aggrottò le sopracciglia, ma si fece lentamente strada verso l’entrata, dove fece finta di leggere qualcosa sulla bacheca.

“Che cosa vuoi fare?” chiese Draco.

“Reggimi il gioco.” Harry lo guidò verso il fuoco, dove si rese ben certo di non essere d’intralcio nella strada tra le ragazze e le scale.

“Salve, ragazzine,” disse Harry con voce bassa e rauca.

Quattro paia di occhi spalancati fissarono dritti attraverso lui e Draco. “Chi c’è?”

“Non fate case a noi, ci stiamo solo godendo la vista,” gracchiò Harry. A quello emisero un gridolino, e una di loro fece per alzarsi.

“E che bella vista,” aggiunse Draco in un basso gemito.

A quelle parole, le ragazze si alzarono come un suol uomo e corsero verso le scale. “Chiamiamo un Prefetto!” gridò una di loro.

Harry e Draco non riuscirono a trattenere le risate mentre si facevano strada verso il ritratto. Una volta passati attraverso, coprirono anche Hermione con il mantello.

“Voi due riuscite a essere inquietanti un po’ troppo facilmente per i miei gusti,” disse lei, cercando di non ridere.

“Dobbiamo assolutamente rifarlo,” disse Draco soddisfatto.

“Non potete continuare a entrare quando vi pare!” esclamò Hermione.

“Certo che possiamo, adesso sappiamo la parola d’ordine,” replicò Harry.

Draco sbuffò. “Salsicce e purè. Chi diavolo è che l’ha scelta?”

“Beh, sentiamo, qual è la vostra parola d’ordine allora?” ribatté Hermione.

Harry rise. “Bel tentativo, Hermione.”

Hermione lo guardò ad occhi stretti, poi sospirò. “Finiamo questa cosa e basta, okay?”

Avevano quasi raggiunto l’ufficio quando si imbatterono in Mrs Purr che si aggirava per il corridoio. I tre si fermarono di botto quando la gatta rivolse i suoi occhi verso di loro senza sbattere ciglio. Il felino fece qualche passo verso di loro, poi sembrò annoiarsi, e girò la coda dietro l’angolo. Passò qualche secondo prima che uno di loro si muovesse.

“È andata da Gazza?” chiese nervosamente Hermione.

“Non penso,” disse Harry. “Di solito ha un’aria più compiaciuta quando trova qualcuno.”

“Il mantello funziona sui gatti?” insistette Hermione.

Harry ci pensò. “Penso che possa ancora sentirci e odorarci, ma non può vedere attraverso.”

Draco scrollò le spalle. “Sì, ha senso.”

Avevano aggiunto l’ufficio. Per fortuna, da sotto la porta non veniva nessuna luce; come avevano sperato, di notte Raptor si trovava ovviamente da un’altra parte.

Alohomora,” bisbigliò Harry, e mise la mano sulla maniglia della porta. “Chi fa il palo?”

“Lo faccio io,” si offrì Hermione. Harry le rivolse un veloce sorriso prima che lui e Draco scivolassero fuori da sotto il mantello ed oltre la soglia. La porta si chiuse piano dietro di loro e i due avanzarono nell’oscurità.

Lumos,” borbottò Harry. Accanto a lui, Draco fece la stesso, e loro bacchette illuminarono la stanza. L’ufficio era piccolo e ingombro di libri, e dei grappoli d’aglio decoravano le pareti.

“Quindi che cosa stiamo cercando, esattamente?” chiese Draco.

“Prove di qualcosa di malvagio,” rispose Harry muovendosi verso la scrivania.

“Beh, questo restringe il campo,” borbottò Draco ispezionando le pile di libri sulla scrivania. “Huh. Che strano.”

“Che cosa?”

Draco lo guardò con le sopracciglia aggrottate. “Perché a un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure dovrebbe servire un libro sugli unicorni?”

“Forse proteggono dai vampiri?”

“Non credo,” disse Draco mentre il suo cipiglio si faceva più pronunciato. “Voglie dire, sono delle creature buone, ma non penso che sarebbero molto utili contro un vampiro.”

“Aspetta, non ci sono degli unicorni nella Foresta Proibita?” chiese lentamente Harry.

Il volto di Draco si schiarì. “Sì. Pensi che sia per questo che Raptor va lì dentro?”

Harry alzò le spalle. “Avrebbe senso. Forse potremmo chiedere ad Hagrid? Lui lo saprebbe se ci fosse qualcosa sugli unicorni che potrebbe interessare Raptor.”

Draco annuì e rimise il libro sulla pila dal quale l’aveva preso.

“Sono tutti sugli unicorni?” chiese Harry.

Draco avvicinò la bacchetta al dorso dei libri. “No… Harry… Questi sono tutti i libri che aveva preso Hermione quando stava facendo ricerche su di te.”

Harry fece il giro della scrivania. “Sta leggendo di me?”

Draco annuì. “Penso di sì.”

Harry guardò la pila. “Beh, questo è piuttosto inquietante.”

La porta si aprì cigolando, e un secondo dopo apparve Hermione da sotto il mantello. “Dobbiamo andare, sta venendo qualcuno!”

“Sotto il mantello!” Harry lo strappò dalle mani di Hermione, e stava per lanciarlo sopra di loro quando la porta si spalancò. Circondati dalla fioca luce del corridoio c’erano le infuriate figure di Piton e la McGranitt. Harry appallottolò velocemente il mantello e se lo infilò in tasca, ma non prima di vedere gli occhi di Piton seguire il movimento con un guizzo.

“Cosa significa tutto questo?” pretese di sapere la McGranitt.

“Io, em, noi stavamo… Stavamo solo…” balbettò Hermione.

“Abbiamo sfidato Hermione a sgattaiolare con noi nell’ufficio di Raptor, signora,” intervenne Draco.

“E cosa c’è di grazia di così affascinante in questo ufficio?” chiese la McGranitt.

“Volevamo scoprire se era davvero coperto d’aglio, professoressa,” improvvisò Harry.

“E avete pensato che la vostra curiosità giustificasse l’invasione della privacy del Professor Raptor e l’entrare di nascosto dentro il suo ufficio?” Le narici della McGranitt si dilatarono. “Ho sentito molte scuse stupide della mia vita, signor Potter, ma questa è una delle scuse più infantili e irriguardose che ho mai avuto la sfortuna di ascoltare. E tu, signorina Granger, mi sarei aspettata molto di più da te che essere trascinata in tali insensati comportamenti da due ragazzi di Serpeverde. Cinquanta punti in meno per ognuno di voi e una punizione. E io e il Professor Piton scriveremo alle vostre famiglie. Confido che lo consideri accettabile, Severus?”

“Alquanto. Se potessi scortare la signorina Granger alla torre, Minerva, io riporterò questi due nei sotterranei.” Con quello, Piton uscì a gran passi dall’ufficio, senza darsi la pena di verificare che Harry e Draco lo stessero seguendo. I due dovettero correre per raggiungerlo visto che stava camminando così veloce.

Nessuno disse niente finché non raggiunsero i sotterranei. Invece di dirigersi agli alloggi dei Serpeverde come Harry si era aspettato, Piton li portò al suo ufficio. “Dentro!”

Loro entrarono di corsa e rimasero incerti in piedi davanti alla scrivania di Piton. Piton sbatté la porta dietro di sé prima di muoversi a passi leggeri dietro la sua scrivania e sporgersi verso di loro. “Qual è la vera ragione per cui vi trovavate nelle stanze di Raptor nel bel mezzo della notte? E niente più bugie sull’aglio!”

Harry lanciò un’occhiata a Draco prima di prendere un respiro profondo. “Volevamo scoprire che cosa stesse tramando, signore. Avevamo bisogno di prove, così ci avrebbe creduto.”

Piton si limitò a fissare Harry, senza muoversi o sbattere le palpebre. Harry cercò di sostenere il suo sguardo, ma quegli occhi neri lo facevano sentire ancora una volta come se lo stesse passando ai raggi X, e il ragazzo dovette sbattere le palpebre. A quello Piton sembrò uscire dalla sua specie di trans, e lanciò uno sguardo veloce a Draco prima di rivolgersi nuovamente a Harry.

“Prove di cosa, esattamente? Voi due continuate a frignare su Raptor, ma dovete ancora presentarmi una teoria.”

Harry prese un respiro profondo. “Pensiamo che stia cercando di rubare la Pietra Filosofale.”

Per un lungo minuto nell’ufficio non ci fu altro che silenzio mentre Piton li fissava. “La Pietra Filosofale è protetta da numerosi ostacoli e trappole,” disse infine.

“Beh, è per questo che volevamo scoprire che cosa sta facendo Raptor. E se sta cercando di capire come superarli?” continuò testardamente Harry.

Piton strinse gli occhi. “E perché dovrebbe volere la Pietra?”

“Perché non dovrebbe?” ribatté Harry. “Essere immortali e trasformare qualsiasi metallo in oro? Sarebbe ricco, e non dovrebbe preoccuparsi di quel vampiro che a quanto pare lo sta seguendo.”

Draco finalmente parlò. “Pensiamo anche che abbia qualcosa a che fare con Harry, signore. C’erano dei libri sulla sua scrivania. Tutti i libri della biblioteca che parlano di Harry.”

A quello Piton si sedette, ma non disse loro di fare la stessa cosa. “Voi due geni avete pensato che quei libri parlano anche del Signore Oscuro? Non riuscite a pensare a nessuna ragione per cui il professore di Difesa Contro le Arti Oscure potrebbe avere in possesso quei libri?”

Draco abbassò lo sguardo prima di incontrare di nuovo gli occhi di Piton. “Signore, aveva solo i libri che parlavano di Harry. Ce ne sono altri che trattano del Signore Oscuro ma non di Harry, e non aveva nessuno di quelli sulla scrivania.”

Piton alzò un sopracciglio non impressionato.

“E un libro sugli unicorni, signore,” aggiunse Harry.

A quelle parole gli occhi di Piton scattarono su Harry, e qualcosa oltre alla rabbia passò sul suo viso. “Unicorni?”

“Sì, signore,” dissero i ragazzi in unisono.

Piton strinse le labbra prima di parlare. “Molto bene. Voglio che voi due mi ascoltiate molto attentamente. Non voglio trovarvi ad aggirare per il castello a tutte le ore, con o senza quel mantello, signor Potter.” Harry aprì la bocca per replicare ma Piton alzò una mano. “Puoi tenerlo per adesso. Ho il sospetto che, almeno di non chiudervi a chiave nel dormitorio tutte le notti, c’è poco che io possa fare per impedirvi di aggirarvi dove non dovreste. Preferirei non dover togliere punti a Serpeverde ogni volta. Ma credetemi quando dico che se dovessi mai trovarvi a mia insaputa nel mio ufficio, la mia classe, il mio magazzino, o i miei quartieri personali, lo confischerò permanentemente. Ci siamo capiti?”

“Sì, signore.” Harry sentì una punta di sollievo tra il senso di colpa che l’aveva travolto.

“Bene. Adesso, voglio che voi due stiate lontani da Raptor al di fuori delle vostre lezioni con lui. Non condividete con nessun altro i vostri sospetti su di lui. E neanche una parola sulla Pietra, a nessuno. Non so come avete fatto a scoprirlo, ma la sua esistenza non deve essere menzionata a nessun altro. State lontani dalla Foresta e da quell’infernale corridoio. Io o la Professoressa McGranitt vi contatteremo una volta decisa la vostra punizione. E mi aspetto che recuperiate parte dei punti che avete appena fatto perdere a Serpeverde.”

“Sì, signore.”

Piton li guardò prima di annuire. “Potete andare.”

Harry e Draco uscirono quanto più velocemente si sentirono di osare.

“Che diavolo voleva dire tutto quello?” esclamò Draco una volta usciti dall’ufficio.

“Penso che qualcosa che abbiamo detto a Piton lo ha interessato,” rispose Harry. “Qualcosa che abbiamo trovato lo ha fatto pensare, o ha fatto sì che ci credesse o qualcosa del genere. Semper victrix.”

Draco lo guardò scettico mentre il passaggio di Serpeverde si apriva. “Forse. Se hai ragione, si occuperà lui di Raptor. Non ha nessuna possibilità contro di Piton.”

Harry fece un sorrisetto mentre entravano nella sala comune. “Già. Forse dovremmo seguire Piton sotto il mantello, così possiamo vederlo affrontare Raptor.”

Draco afferrò il suo braccio. “No, Potter, non dovremmo. Non l’hai ascoltato?”

Harry liberò il suo braccio con uno strattone. “Sì, ho sentito quando mi ha praticamente dato il permesso di usare il mantello!”

Draco gli lanciò un’occhiataccia. “Se inizi a seguire Piton in giro, lo farai da solo.”

Draco iniziò a camminare verso il dormitorio, lasciando Harry a bocca aperta dietro di lui. Come poteva Draco abbandonarlo in quel modo? “Draco, aspetta!”

Draco si fermò ma non si girò verso di Harry.

“Non… non userò il mantello, allora. Te lo prometto. Per favore, non arrabbiarti con me,” disse Harry rivolto alla schiena di Draco.

Draco rimase in silenzio per qualche secondo prima di capitolare e girarsi. “Va bene. Ma da adesso in poi, ci comportiamo bene. Non facciamo arrabbiare Piton, e non perdiamo altri punti.”

“D’accordo.”

“E assolutamente non facciamo nient’altro che risulti in altre lettere mandate ai miei genitori!”

“D’accordo.” Harry scrollò le spalle. Se ai Dursley fosse importato qualcosa di quello che faceva a scuola, sarebbe rimasto molto sorpreso, ma capiva che a Draco importasse veramente di quello che la sua famiglia pensava di lui.

Draco sorrise e strinse Harry in un veloce abbraccio. “Bene. Adesso andiamo a dormire prima che ti possano venire in mentre altre cospirazioni.”

“Hey, non sono cospirazioni se ho ragione!”

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: UnGattoNelCappello