Et
voilà! Come promesso ecco
a voi il 5 capitolo della mia bellissima (si fa per dire) FF!!
Buona
lettura!
Prongsina…
Quinto
capitolo:
L’ora
“X” era quasi arrivata.
Erano
le 16:55 e io e Jasper partimmo alla volta della nostra
meta. Più mia che
sua, veramente.
Partimmo
insieme, ma poi lo superai per l’eccitazione.
Mio
fratello mi lasciò fare.
Dopo
pochi minuti, quando arrivammo, lui era
già lì che mi aspettava. Jasper mi fece
l’occhiolino come
segnale d’incoraggiamento ed entrò con
disinvoltura in biblioteca.
Io
e Mirko ci salutammo cordialmente, ma badai a non farmi
baciare la guancia. La nostra differenza termica era troppo evidente e
sicuramente l’avrebbe notata.
Da
casa avevo portato dei guanti, cosicché non potesse
sospettare niente a causa della mia pelle superfredda a contatto con la
sua. Un
bacio lo potevo evitare, ma una stretta di mano no.
Entrammo
subito perché lui aveva freddo e io… e io finsi
di
sentirne come lui. In effetti era una brutta giornata e sicuramente se
non
fossi stata quello che ero avrei sentito molto freddo. Non potevo
percepire le
sensazioni come le percepivo da umana, ma sentivo l’aria
frizzante che mi
accarezzava il viso.
Cominciammo
subito a studiare. Senza perder tempo. Vedere Jazz,
sempre, in lontananza mi faceva stare più tranquilla: il
piano stava
funzionando alla grande. Lo sapevo che mi sarebbe stato indispensabile!
Non
voglio pensare a cosa sarebbe potuto accadere se non ci fosse stato lui
con
noi.
Dopo
la mia “lezione” mi invitò a fare una
passeggiata con lui,
per prendere un gelato. Cercai di giustificarmi con la scusa di una
dieta
rigidissima che stavo seguendo, ma lui non volle sentire ragioni.
Mi
disse che ero abbastanza magra da potermelo permettere, e
anzi mi trovava piuttosto pallida e secondo lui un pò di
zucchero mi avrebbe
fatto sicuramente bene.
A
questo punto non sapevo che fare. Le possibilità erano due:
o
gli dicevo la verità riguardo la mia particolarità,
rischiando che lui cominciasse inutilmente a scappare a gambe
levate,
oppure facevo un piccolo sacrificio per una volta e andavo a mangiare
quel
maledetto gelato con lui.
Optai
per la seconda.
Era
di gran lunga la decisione più saggia, anche se la
più
scomoda.
Certo,
dirgli una volta per tutte la verità sarebbe stato
più
semplice, anche perché mi avrebbe evitato un sacco di disagi
successivi, ma non
sarebbe stata la scelta più giusta. Anche perché
non potevo conoscere la sua
reazione. Chi mi assicurava che l’avrebbe presa bene come
Bella, o se, al
contrario, per la paura lo avrebbe sbandierato ai quattro venti? Per
ora era
meglio non rischiare. D’altronde lo conoscevo appena, poi
più in là se ne
sarebbe parlato.
<<
Va bene,
andiamo. >> improvvisai un sorriso timido. Avevo
formulato tutti i miei
pensieri in una frazione di secondo, così lui non
notò la mia pausa, per
fortuna.
<<
Oh, ti sei
decisa. Menomale! >> lui era assolutamente più
sincero di me.
<<
Vado un attimo
al bagno, ti spiace? >> gli domandai, sforzandomi di
essere il più
credibile possibile.
<<
Certo. Va’
pure. Io ti aspetto fuori. >> speravo che lo dicesse. Non
volevo che mi
vedesse parlare con Jasper. Ancora non si era accorto di lui e in quel
modo
avrei solo attirato la sua attenzione su di lui. E ciò
significava che il piano
saltava completamente.
Mirko
si diresse verso la porta d’entrata della biblioteca e non
appena fui del tutto sicura che lui non potesse vedermi andai subito da
mio
fratello.
<<
Jasper, mi
vuole portare al bar a prendere un gelato, io avevo detto di no, ma lui
ha
insistito e non ho potuto più rifiutare. Cosa faccio?
>>
<<
Beh, vai no?
Perché cosa vorresti fare? >>
<<
Non lo so. tu
ci seguirai, vero? Ho paura a stare da sola con lui, lo sai.
>>
<<
Come vengo?
Una cosa è in biblioteca, un’altra è al
bar. Due coincidenze in una volta mi
sembrano difficili nel calcolo delle probabilità. Abbi
fiducia in te stessa e
andrà tutto bene, vedrai. Piuttosto, non ti ha detto niente
di me? >>
<<
No, credo
proprio che non ti abbia visto, quindi potresti pure venire con
noi… >>
lo implorai con lo sguardo.
<<
Vediamo…
>>
<<
Ricordati che
lo saprò… >> e mi toccai prima la
punta del naso e poi le orecchie con un
dito, << Ti racconto meglio dopo, comunque. Ora devo
andare. Gli ho detto
che dovevo andare in bagno. >> gli baciai la guancia e
scappai.
<<
Non riuscivo a
trovare il sapone per lavarmi le mani, scusami se ti ho fatto aspettare
molto.
>> mi giustificai mentre uscivo e mi richiudevo la porta
alle spalle.
Mi
sorrise e mi strinse alla vita con un braccio.
Io
ebbi un fremito di terrore, che lui interpretò come un
brivido di freddo. Mi diede il suo cappotto da mettere sulle spalle. Il
suo
profumo mi invase tutta in un secondo. Dovevo fare come mi aveva detto
Jasper:
dovevo stare calma e dovevo avere fiducia in me stessa, e tutto sarebbe
andato
per il verso giusto.
Cercai
di essere più sciolta possibile così da non
permettere
che si accorgesse della mia super forza. Mi lasciai guidare
delicatamente dal
suo braccio che mi avvolgeva la vita.
Dopo
pochi passi mi voltai verso la biblioteca sicura che Jasper
mi potesse vedere, e gli lanciai uno sguardo pieno di significati:
paura,
ansia, preghiera, ecc…
La
cosa era più pericolosa di quanto mi aspettassi.