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Autore: Gem    27/10/2016    1 recensioni
Promptember è una sfida creativa simile a NaNoWriMo, ma l'obiettivo è scrivere una storia per ogni giorno di novembre basata su un "prompt". Ogni capitolo conterrà dunque una storia diversa e nella maggior parte dei casi slegata dalle altre, ma saranno tutte su Saint Seiya e in particolare su Milo e Camus (sia singolarmente, sia come coppia).
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Chiamate scottanti
Rating: arancione.
Tipologia: one-shot.
Genere: generale, erotico
Pairing: Milo/Camus
Personaggi Milo, Camus, Surtrtrtr.
Avvertimenti: POV di Camus, AU, lemon, slash, PWP (?).
Parole: 1407
Note dell’autore: un mix di prompt per ottenere una storia in cui Surtrtr fa ciò che gli riesce meglio. L’imbecille. È vagamente collegata a http://unicagem.tumblr.com/post/130194080467/i-made-these-because-i-thought-of-this-thanks
Prompt:
 
“you have fire powers and i have ice powers and one day you save my ass and even though we’re supposed to be rivals, you’re actually really really cute and warm can i just stay in your arms forever bc i am perpetually cold” au
 
“you have ice powers and i have fire powers and i save your sorry ass from getting hurt/killed, okay i know we’re supposed to be rivals according to every legend ever but you’re adorable and wow you’re really cold, would you like me to warm you up?” by @marstheradplanet
 
Imagine Person A talking to someone on the phone, when Person B strips naked and sits on their lap, kissing their neck to distract/fluster them. By @otpprompts
 
Person A being dared to call Person C on the phone in the middle of being roughly fucked to the high heavens by Person B. by @otpdisaster
 
 
“Perché, perché mi hai salvato… ardente Su?” bisbigliò il gelido signore dei Territori Artici, ancora nelle braccia del suo salvatore. “Noi apparteniamo a due stirpi che non potranno mai essere alleate. Noi siamo… nemici.”
“Gelido Mus…” replicò il fiammante eroe delle Terre del Sud. “I nostri nomi sono eloquenti. Un tempo, la lingua latina imperava tra i nostri popoli, ed è per questo che ancora oggi siamo tenuti ad apprenderla. Non noti anche tu ciò che ho notato anch’io?”
Il freddo Mus appoggiò le mani sui vigorosi muscoli pettorali dell’altro, bramoso di riscaldare le proprie algide membra con il tepore del focoso Su. I suoi occhi si riempirono di lacrime cristalline, acqua purissima degna a scorrere nel più montano dei torrenti terrestri.
“Per tutti gli dei del pantheon nordico!” esclamò allora. “Essi formano la parola Sumus.”
Il possente Su strinse più forte il corpo prezioso del fiocco di neve suo adorato.
“Noi siamo destinati a essere uno.” sorrise, e il suo viso allegro riportò la primavera nel cuore di tutti. “Sei così freddo. Vuoi che ti tenga tra le mie calde e accoglienti braccia, questa notte?”
Col viso diafano cosparso di fresca rugiada mattutina, il fulgido Mus annuì.
“Voglio restare tra le tue vigorose braccia per sempre. Fammi tuo.”
 
«Su da Surt e Mus da Camus… hai usato i nostri nomi per i tuoi personaggi?» mormorò Camus, avvicinando all’orecchio il telefono. «Ma come ti è saltato in mente?»
«Beh… tu sei una costante fonte di ispirazione per me…» rispose Surt. «Consideralo un omaggio.»
Camus inarcò le sopracciglia, segno inequivocabile di mancato gradimento. Si sistemò meglio sul letto, appoggiando la testa al cuscino, poi appoggiò un piede su un ginocchio e si riavvicinò al telefono.
«Devo leggere il resto?» chiese.
«Certo. Ora c’è la scena d’amore.»
Camus socchiuse gli occhi. «Resta in linea.»
Allontanò il telefono dall’orecchio e toccò lo schermo per farlo illuminare. Un’icona verde provava che la chiamata era ancora aperta, ma così lo era anche un lungo messaggio di testo con il resto della storia da leggere.
Il materasso alla sua sinistra cedette.
«Chi è?» bisbigliò un ragazzo.
«Zitto Milo.» sussurrò Camus, con aria nervosa. «È Surt.»
Milo si portò platealmente le mani al viso. «Buon Dio…»
 
Nella notte oscura e senza Luna, i due innamorati s’inginocchiarono presso il magico albero dell’amore Ygg e si presero le mani.
“Mus… io…”
“Lo so, Su.” sorrise il gelido Mus. “Prendi il mio corpo con l’ardore di tutto il fuoco di questo mondo. Adesso… possiedimi.”
 
«Ma che cosa stai leggendo?» sbottò Milo, a bassa voce, ritraendosi.
Camus gli gettò un’occhiata seria e sillabò silenziosamente: il suo romanzo.
Milo roteò gli occhi e si gettò nuovamente sul cuscino, con un rantolo di disapprovazione.
L’altro tornò a fissare lo schermo del telefono, ma la sua attenzione fu distolta quando Milo balzò a cavalcioni su di lui, con un’espressione di sfida. Si sfilò addirittura la maglietta.
Giù, sillabò ancora Camus indicando il letto accanto a sé, ma per tutta risposta Milo gli appoggiò con forza una mano sul torace e sfregò il bacino contro il suo, impedendogli di muoversi.
Camus si fece scappare un’esclamazione sorpresa.
«Stai leggendo? Dove sei arrivato?»
Camus si riportò il telefono all’orecchio, con gli occhi sgranati e l’espressione rigida, tentando di darsi un contegno.
«C’è stato un contrattempo.» mormorò.
«Eh? Di che tipo?» chiese ancora Surt.
Milo, tuttavia, senza smettere di strusciarsi agitò la mano formando invisibili onde nell’aria e sillabò: continua.
Camus non sapeva bene dove Milo volesse arrivare, ma già quel primo, semplice contatto lo stava infervorando, e quando incrociò ancora il suo sguardo non poté fare a meno di stare al suo gioco. Annuì.
«Non fa nulla.» si corresse. «Sono qui.»
Portò la mano libera sulla gamba di Milo e iniziò a rispondere ai suoi movimenti, mantenendo il contatto visivo, come se interromperlo anche per sbaglio significasse la resa.
«Vuoi che te lo legga io con la giusta intonazione?» ridacchiò Surt al telefono, con voce più insolente. «Eh?»
«Come vuoi.» replicò Camus.
Il gioco s’era arricchito di una variabile non prevista – la voce di Surt – ma in qualche modo rendeva il tutto più interessante. Camus strinse i denti, ansioso, mentre la frizione tra la stoffa dei suoi jeans con quelli di Milo incalzava e stuzzicava anche il suo corpo.
«Mus è basato su di te, ma naturalmente non sto insinuando che sia tu, capisci, questa scena è totalmente frutto della mia invenzione…»
«Surt, lo so. Ero arrivato ad…» lo interruppe Camus con voce decisa, fissando Milo negli occhi. «“Adesso possiedimi”.»
Milo scosse la testa con aria divertita, facendo scivolare la mano dal petto fino al cavallo dei pantaloni di Camus. Strinse la presa.
«Ah.» si ritrovò a gemere Camus, socchiudendo gli occhi.
«Camus?» fece Surt. «Inizio?»
«Quando vuoi…»
Camus sentì il ragazzo parlare al telefono, ma concentrò la propria attenzione su Milo, che gli stava sbottonando i pantaloni con minuziosa perizia. Resse il cellulare con la spalla, girando appena il capo per non farlo cadere, quindi raggiunse le braccia di Milo e iniziò a passare le mani sui muscoli scolpiti, sulla bella pelle abbronzata.
«Le braccia sono forti, vero Surt?» domandò.
Milo alzò un sopracciglio, recependo il messaggio.
«Di Su? Sì.» disse Surt, interrompendo la lettura con un tono un po’ sorpreso. «Naturalmente.»
Camus avvertì la mano di Milo carezzargli il ventre, tastare il turgore sopra il tessuto dell’intimo, lentamente. Fece allora scorrere le proprie braccia intorno al suo collo per trarlo a sé, ma Milo si sottrasse alla presa e si slacciò i propri jeans.
«Non è che questa lettura ti stuzzica un po’, eh Camus?» la voce di Surt lo fece sussultare. «Che stai facendo?»
Camus temette di essersi lasciato andare in respiri e toni troppo sensuali, che Surt non aveva tardato a riconoscere. Il rischio faceva parte del gioco, e in fondo il timore di essere scoperto era comunque provocante, ma tentò di rispondere ugualmente con nonchalance.
«Niente. Ti sto asco-oh! ‘ltando.»
Portò appena indietro il capo e chiuse gli occhi, perdendo di vista Milo. D’accordo, d’accordo, aveva ceduto, ma d’altronde come poteva rimanere del tutto impassibile, ora che Milo aveva iniziato a masturbarlo?
«E… cosa faresti se fossi lì con te?»
Camus riprese il telefono, tentando di mantenere la calma, ma Milo avvicinò il proprio bacino e circondò col palmo della mano anche il proprio membro.
Camus strinse i denti.
«Torna a leggere il tuo romanzo.» lo rimproverò, mascherando il tono eccitato della voce con nervosismo. «O chiudo.»
Sentì Milo chinarsi su di lui e passargli la lingua sul collo, seguendo la linea della giugulare. Nel frattempo Surt continuò a parlare, ma Camus passò un braccio sulle spalle di Milo e si concentrò unicamente su di lui, ricambiando i movimenti del suo bacino.
Quello sfregò i propri denti sulla pelle del collo, delicatamente, poi stampò una serie di baci leggeri seguendo l’umida scia che aveva lasciato poco prima.
Camus affondò appena le unghie nella schiena di Milo, trattenendo un sospiro più rumoroso. Ogni tanto carpiva qualche parola pronunciata da Surt, ma non se ne curò troppo e nascose il viso tra i ricci dell’altro, sperando che essi potessero attutire il suo respiro pesante.
«Allora? Fino a qui è credibile?»
Per qualche attimo, Camus continuò solo a stringere Milo e sospirare, rispondendo con soddisfazione a quell’attrito piacevole. Realizzò che Surt aveva parlato con lui, ma non rispose.
«Sei ancora in linea?»
«Devo rileggere.» mormorò, a denti stretti. «Pensi che una scena erotica sia davvero necessaria al tuo romanzo?»
Ancor prima di ricevere una risposta da Surt, Milo gli serrò la bocca con un bacio. Camus ricambiò subito, mordendogli il labbro inferiore, tirandolo verso di sé con i denti.
«Beh… penso di sì?»
Milo scese a baciargli il mento, lasciandolo libero di parlare.
«Non saprei.» disse, scegliendo parole a caso. «Rendi proibito il loro amore.»
Al telefono Surt non rispose. Camus ne approfittò quindi per ricatturare le labbra di Milo tra le proprie, soffocando un gemito di piacere.
«Hai ragione… potrei… senti, faccio una modifica! Ti richiamo dopo!»
Camus quasi si stupì, quando la voce entusiasta di Surt fu sostituita dal segnale di chiusura della chiamata. Portò indietro la testa, sospirando rumorosamente per la liberazione, e cercò con lo sguardo il viso di Milo.
Quello però raccolse il cellulare e glielo spinse contro il pomo d’Adamo, con delicatezza.
«Adesso chiami Shura.» lo sfidò sorridendo maliziosamente. «Ma non ci andrò piano.»
Camus alzò un sopracciglio e sorrise a sua volta, accettando la sfida.
 
 
Note finali: della serie “ciao Shura, ti chiamo per sapere come sta il tuo gatto” “che bel pensiero da parte tua, sta bene” “oh sì! Sì!” “ehm sì, mangia cibo di qualità”.
  
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