Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: _Noodle    28/10/2016    2 recensioni
“Tokyo, diventata da pochi anni la capitale dell’Impero, rifulgeva di una nuova e folgorante bellezza, di un fascino meccanico e ricercato. […] Tuttavia, tra le novelle illuminazioni e le linee telegrafiche, tra il fumo grigio delle fabbriche e le stelle, qualche vecchia tradizione non si assopiva: le squallide osterie dei quartieri bassi continuavano a schiamazzare orgogliose, attirando l’attenzione di brutti ceffi e di povere donzelle. Luoghi di perdizione le taverne, luoghi poco seri e poco innovativi; antri oscuri composti di gente matta, chiassosa, sfrontata”.
Un re disperso, un mondo fluttuante ed indefinito, il Paese delle Meraviglie che Shouyou Hinata fu costretto ad esplorare.
“Noi siamo tutti matti qui.”
AliceInWonderland!AU
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da un altro punto di vista.
 
 
 
 
Il pavimento della cella pareva essersi sgretolato in mille pezzi. La superficie del terreno, un tempo di pietra lucida e levigata, appariva disomogenea, dissestata e purulenta, ruvida al contatto con le tiepide e morbide mani di chi ruzzolava sulle ginocchia, scaraventato al suo interno. Ciò che la rendeva bitorzoluta ed incoerente, così sgradevole al tatto, era lo spesso strato di polvere che la ricopriva: alcuni mucchietti di fuliggine creavano delle montagnole di sporcizia disgustose, una nebbia sottile e grigiastra, dalla quale non si poteva scorgere che il nulla, impediva a Hinata, mani impastate nella sporcizia, di trovare ristoro nel caldo tufo scuro, che d’ora in poi avrebbe cullato i suoi sonni e attutito il peso del suo corpo stanco. La gattabuia non era così sporca perché saltuariamente visitata, al contrario. Molte vittime della furia della Regina e della clemenza del Re avevano calpestato e urtato quel suolo, disperandosi e pregando che qualcuno potesse liberarli da quell’opprimente morsa di follia; eppure non era mai accaduto, nessuno li aveva mai affrancati dalla prigionia, perché quando il sangue non pompa, quando la resa è arrendevole, si muore da soli. E nonostante tutto, quelli che avevano perso la loro vita in cella potevano ritenersi fortunati, perché sbattere la testa e con questa  pensare significava averla ancora sulle spalle.
Nessuno urlava mai lì dentro, negli atri e nei ventricoli di quel cuore marcio e nascosto: l’angoscia della solitudine latrava incontrollata nel modo più acuto e stridente possibile.
 
Hinata, che di prigioni e di celle non era pratico (al contrario di Kageyama, che più di una volta aveva rischiato di essere sbattuto dentro), non appena vide il cancello chiudersi dietro le sue spalle e sentì la chiave girare più volte nella toppa, iniziò a sbraitare e a piangere, tirando feroci pugni al madido legno rovinato.
<< Tiratemi fuori! Io devo uscire di qui! >> gridava, cigolii sussultanti a supportare la voce rotta dal pianto.
Si accasciò a terra, portando la testa tra le ginocchia appuntite.
Aveva fallito, aveva perso. La partita era conclusa. Non sapeva quanto tempo restasse, se fossero ore o minuti: lui aveva perso e questa era l’unica cosa che gli importava di sapere. Avrebbe voluto tornare a casa, trovare un passaggio segreto per scappare e lasciar scorrere tutta quella torbida melma di pazzia e incoerenza verso un oceano capace di accoglierla. Gli mancavano i suoi amici, i suoi semplici, ma immensi fratelli. Gli mancava la pazienza di Akaashi, il ragazzo insonne, che era sempre stato pronto a porgergli una mano quando la notte si faceva troppo oscura. Probabilmente la sera della partita a scacchi aveva sentito tutto senza proferire parola. Gli mancavano la furbizia di Kenma e la sua attitudine al silenzio. Avrebbe voluto poter parlare con lui in quel momento, potergli chiedere come avrebbe fatto lui ad uscire da quella situazione approfittando dei mezzi a sua disposizione. Invidiava la sua sobria scaltrezza, il suo sguardo schivo e rassicurante, le sue parole indecifrabili, a volte, come un codice matematico. Gli mancava la forza d’animo di Asahi che, sebbene se ne fosse andato di casa, lui che una casa e dei genitori li aveva, aveva tentato la strada della fortuna. Avrebbe voluto possedere anche solamente una goccia del suo coraggio, una goccia di quello spirito di rivalsa e di passione. Gli mancava la sua casa, il suo letto freddo, il locandiere Ukai così severo e paterno, lo sfrigolare delle pentole sul fuoco, le partite a dadi vinte e stravinte, le lotte a braccio di ferro, le canzoni cantate a squarciagola durante le notti di festa. Gli mancavano Tobio e quel suo sorriso raro, che Hinata aveva avuto il privilegio di vedere più volte. Gli mancavano i suoi occhi blu, la sua parlantina aggressiva, i suoi bisbigli segreti, le dolci parole che una volta gli aveva sussurrato nell’orecchio. Ripensava alle parole della Regina Bianca e vedeva il volto di Kageyama. Ripensava a cosa significasse amare, a quella sensazione che aveva denominato affetto, alle coperte intrecciate tra i loro corpi… e vedeva il volto di Kageyama.
Forse anche lui era matto, perché pensare di amare un ragazzo burbero ed indisponente come Tobio era una follia.
Forse erano davvero tutti matti in quel posto.
E forse era a causa di tutta quella follia che Shouyou non si era accorto di avere compagnia nella cella del palazzo delle Carte.
Se ne stava nascosta in un angolo, l’ombra di una fiamma soffocata.
<< Sono arrivato tardi >> mormorò sconsolata e affranta, rimpicciolita nella sua grandezza a causa dello sconforto. Hinata sobbalzò nel sentirla, talmente concentrato sulle proprie emozioni da non accorgersi di non essere solo in quell’antro oscuro. Gattonò verso la figura sfumata nella penombra e aguzzò la vista per poter distinguere il suo volto lievemente illuminato dalla luce di una fiaccola che filtrava dallo spioncino della porta.
<< Coniglio? >>
<< Chiamami pure Bianconiglio. >>
Questa volta il Coniglio non aveva fretta: se ne stava seduto con le mani appoggiate sulle ginocchia, un’apatia patetica inondava i suoi occhi rosei, figli dell’aurora, discendenti del mattino.
<< E’ il nome più adatto per voi >> commentò Hinata con la voce ancora tremolante per il pianto.
<< Non sono così importante da meritare il ‘voi’, Hinata >> gli rispose il Bianconiglio, distendendo le gambe atletiche e appoggiando la schiena al muro; reclinò leggermente la testa all’indietro, facendo toccare la punta delle orecchie bianche con il tufo.
<< Sapete… voglio dire, sai il mio nome? >>
<< Certo. >>
Shouyou si passò un lembo della camicia azzurra sotto gli occhi, asciugando le lacrime bollenti che gli avevano rigato il viso. Interiorizzando a poco a poco di non essere più solo, il ragazzo riprese a respirare regolarmente, recuperando qualche battito cardiaco. Non che la presenza del Coniglio fosse utile a ristabilire l’ordine generale degli eventi, ma era pur sempre un’anima nella sua stessa condizione e questo lo faceva sentire meno abbandonato.
<< E’ per questo che sei rinchiuso qui? Per il ritardo? >> chiese Hinata dopo aver riflettuto per interi minuti su che cosa avrebbe potuto dire al frenetico gentiluomo, che oramai pareva aver perso il suo elettrico ed irrequieto piglio.
<< Esattamente. Sapendo che questa sarebbe stata la mia fine, avrei potuto risparmiarmi l’affanno e l’angoscia; ma io sono fatto così, la mia indole è irrequieta. Probabilmente, sapendolo, avrei potuto dirti qualcosa di più. >>
A quella risposta il garzone fu scosso da un caldo brivido di speranza e si avvicinò maggiormente al muso lentigginoso del Coniglio.
<< Perché tu sapevi qualcosa? >> domandò sottovoce, battendo istericamente le palpebre. Non riusciva a scindere l’emozione della novità dalla rabbia per l’omertà e perciò, reprimendo azioni istaintive e primitive, si sedette a pochi centimetri dal Bianconiglio, gambe incrociate e schiena in tensione.
<< Io sapevo il  necessario >> replicò il Bianconiglio, aria di chi è sommerso dalla vergogna.
<< E cosa sapevi? >>
<< Che saresti dovuto passare di qui. >>
Hinata scosse la testa interdetto, sgranando gli occhi e facendo schioccare la lingua sul palato.
<< Ma io non dovrei essere qui! >>
<< E questo chi l’ha detto? >>
Non era stato il Coniglio a parlare. Una voce profonda e suadente, per nulla ignota alle orecchie di Shouyou, aveva colmato il suo cuore di paura e di sgomento. Tentennò a voltarsi, ad abbandonare lo sguardo innocuo e familiare del Bianconiglio, ma quando sentì un alito caldo avvolgergli il timpano, comprese immediatamente di chi si trattava.
<< Stregatto… non ti sei dimenticato di venire. Non sei del tutto svanito, allora! >>
Lo Stregatto incominciò a comparire gradualmente, iniziando dall’inconfondibile sorriso e finendo con la lunga coda a strisce violacee. Si acquattò vicino al ragazzo, appoggiando le braccia selvatiche sulle lunghe gambe muscolose.
<< Dimentico molte cose, ma non tutte le cose. Sono matto, ma non stupido >> asserì il felino con ironica serietà, scaraventando Shouyou in un limbo di vergogna e di divertimento.
<< Questo non l’avevo mai messo in dubbio >> ribatté, sorridendo a sua volta. Ora, attorniato da due conoscenti fidati, si sentiva più leggero, terribilmente furioso e insoddisfatto di sé, ma per lo meno meno angosciato.
<< Sarebbe opportuno che la smettessi di comportarti da tale, allora, dal momento che nemmeno io ne avevo dubitato >> soffiò il Gatto, punzecchiando il ragazzo con la coda.
<< Mi piacerebbe apparire meno tonto, ma non c’è niente che io possa fare, Stregatto! Ho perso tutte le opportunità che avevo, ho fatto un buco nell’acqua profondo quanto un mulinello e marcirò qui dentro per il resto dei miei giorni a causa della mia idiozia! >>
Hinata appoggiò la schiena alla parete pietrosa, lasciandosi scivolare accanto al Coniglio.
<< Shouyou, ascoltami bene… >>
<< Sì, ascoltalo bene! >> intervenne il Bianconiglio annuendo convulsamente.
<< Hai tutte le informazioni necessarie per ritrovare il Re Bianco. E te lo sta dicendo uno che si reputa più svanito di te >> miagolò il Gatto con incredibile serietà. Shouyou si sentiva incapace di credere  e di sperare, deluso e rassegnato dall’evoluzione della vicenda.
<< Ma che è meno stupido. Se sono rinchiuso qui, come faccio a trovarlo? >> chiese, scuotendo le mani.
<< Basta tornare indietro nel tempo e ripercorrere le tue stesse orme. Tu puoi vederle, in fin dei conti non sono come le mie. Rifletti su ciò che ti hanno detto tutte le persone che hai incontrato in seguito al dialogo con la Regina Bianca. >>
<< Sono troppo agitato per potercela fare >> rispose il rosso.
<< Smettila di cincischiare. Io non posso parlare, ma tu puoi >> sentenziò glaciale il Coniglio, rammaricato per la posizione in cui si trovava. Hinata prese un profondo respiro, gonfiando la pancia gorgogliante per la fame e per la tensione.
<< Il primo che ho incontrato sei stato tu, Bianconiglio, e l’unica cosa che sei riuscito a dire è che avevi fretta di arrivare qui, dalla Regina di Cuori, perché se fossi arrivato in ritardo ti avrebbe tagliato la testa >> incominciò, dita che tamburellavano sulla fronte corrugata.
<< Non potevo dirti altro, Shouyou. Vai oltre! >> lo incitò il Bianconiglio.
<< Dopodichè ho incontrato il Brucaliffo, che inizialmente ha avuto qualche difficoltà a capire il mio nome. Mi ha parlato di non perdere le staffe e ha ignorato con maestria il mio desiderio di conoscere la posizione del Re. Disse di avermi già detto ciò di cui avevo bisogno, ma per me non era così, mi sono arrabbiato e lui si è trasformato in un bruco colossale e ha iniziato ad inseguirmi. >>
Lo Stregatto, rimasto in silenzio per tutto quel tempo, fece una capriola e si mise a testa in giù, gambe all’aria e bocca capovolta.
<< Io analizzerei la questione da un altro punto di vista. Qual è la prima frase che è uscita dalla sua bocca bluastra? La prima, Shouyou >> puntualizzò, indicando il ragazzo con l’indice affilato. Hinata si chiedeva come riuscisse a ragionare con tutto il sangue al cervello, ammesso che in quel corpo flessibile scorresse qualcosa.
<< ‘Chi sei tu?’ >>
<< No, Hinata, la prima. >>
Gli ritornò in mente il momento in cui aveva sentito per la prima volta la voce del Brucaliffo e intuì di essere a conoscenza della risposta esatta.
<< In realtà non era una frase… era un motivetto che faceva “O…U, E, I, O, A” >> canticchiò imitando la voce del Bruco.
Lo Stregatto sorrise soddisfatto.
<< Molto bene, vedo che finalmente hai osservato la faccenda da più vicino. Scrivi queste lettere qui, serviti della polvere di questo pavimento lurido per non dimenticarle. >>
Hinata tracciò le lettere a terra.
 
O U E I O A
 
<< Poi >> continuò, incuriosito dal gioco d’astuzia dello Stregatto << ho incontrato Pincopanco e Pancopinco, i quali, dopo avermi preso sufficientemente in giro per i miei capelli, il cerume nelle orecchie e fatto ramanzine sul fatto che fosse necessario stringersi la mano, mi hanno recitato una filastrocca sulla decapitazione, divertimento preferito della Regina di Cuori, a cui inizialmente non ho creduto. >>
<< Ripetila. Ripeti la filastrocca. >>
<< Ma io non la ricordo a memoria >> si giustificò con sguardo interrogativo.
<< Queste lettere non ti aiutano? >> incalzò lo Stregatto ripercorrendo con l’artiglio della mano sinistra le lettere tracciate a terra da Shouyou. Il ragazzo ragionò per pochi secondi, perché quel suggerimento gli fece balzare alla mente due versi della poesia di Pincopanco e Pancopinco che con delle lettere avevano a che fare.
<< “O, U, E, P, Q, ERRE’…persino l’alfabeto di alcune lettere mancava”… >> sussurrò dapprima con occhi bassi e concentrati e poi con atteggiamento convinto.
<< Cosa aspetti ad eliminarle? >>
Hinata solcò una linea sulle quattro lettere da sterminare.
 
O U E I O A
 
<< Continua, sei sulla strada giusta >> lo incentivò lo Stregatto, ricomponendosi su due gambe.
<< Poi sei arrivato tu, Stregatto, che sei riuscito a riportarmi sulla retta via, conducendomi dal Cappellaio Matto e dalla Lepre Marzolina. Non ricordo cos’altro ci siamo detti, perché è stato… mistico ed evanescente, ecco. È servito, mi ha colpito con la forza di mille schiaffi e poi è scomparso. L’ho interiorizzato. >>
<< E questo è tutto ciò che ti è necessario sapere. Vai avanti. >>
Il cuore di Shouyou batteva all’impazzata.
<< Il Cappellaio Matto mi ha parlato di tantissime cose. Inizialmente lui e la Lepre, impegnati a ballare sulla loro lunghissima mensa, volevano cacciarmi, ma poi si sono convinti che era opportuno farmi accomodare e, prima che riuscissi a sapere dov’era andato il Coniglio, mi hanno sottoposto un indovinello un po’ stupido. Poi hanno parlato del tempo e… >>
<< La soluzione stupida dell’indovinello quale sarebbe? >> lo interruppe lo Stregatto, incrociando braccia e gambe e levitando in aria, sorretto solamente dalla coda forzuta.
<< Che un corvo e uno scrittoio hanno in comune la lettera C e nessuna lettera E >> ricordò Hinata, indignato da quella risposta insensata.
A mano a mano che ripercorreva il suo viaggio, Shouyou capiva il metodo giusto con cui procedere per giungere ad una risposta: tutto era racchiuso in un codice segreto formato da lettere e da  indovinelli, da parole apparentemente senza senso che tuttavia avevano un significato non indifferente.
<< Scrivi, avanti. E ricorda di decapitare la E. >>
 
O U E I O A C E
 
<< Poi è arrivato il turno del Ghiro, che mi ha raccontato la storia del pozzo di melassa, nel quale tre sorelle avevano imparato a schizzare parole che iniziavano con la lettera M. >>
 
O U E I O A C E M
 
<< Vedo che hai capito come funziona >> commentò soddisfatto lo Stregatto, sfoderando il sorriso più tremendamente entusiasta che avesse mai mostrato.
<< E poi ho incontrato il numero Quattro, che mi ha parlato di quanto svitata fosse la Regina di Cuori e di quanto volesse sembrare per tutti la numero uno, che in realtà non è, perché è solo il numero 12… e il marito è il numero 13. >>
 
O U E I O A C E M 12 13
 
Hinata scrisse entrambi i numeri sul pavimento, storcendo il naso. Che cosa potevano voler significare quei due numeri in un codice di lettere?
<< Trasforma i numeri in lettere >> suggerì poi il Gatto, rendendo il meccanismo più chiaro.
 
O U E I O A C E M N O
 
<< Tutti i numeri >> aggiunse. Hinata lo guardò confuso.
<< Che significa tutti i numeri? >>
<< Ne manca uno. >>
Si ricordò poi che la Regina si considerava la numero uno e trasformò immediatamente quella cifra in una lettera, la prima dell’alfabeto.
 
O U E I O A C E M N O A
 
<< Ora, hai tutto ciò che ti serve, mio caro. >>
Shouyou, dopo aver affondato il suo sguardo negli occhi gialli dello Stregatto e in quelli rosa del Bianconiglio, ripose nuovamente l’attenzione sull’enigmatico messaggio tracciato nella polvere. Lo riscrisse eliminando le lettere che precedentemente aveva barrato e poi si dilettò a risolvere il complicato anagramma.
 
I A C M N A
M A N I C A
M A C I N A
 
“Manica” fu la prima parola individuata dal ragazzo e “macina” fu la seconda. Ricercò il volto dei due complici, nascosti nell’ombra della reclusione. Il Gatto gli si avvicinò con passo felpato, puntandogli un dito nel bel mezzo degli occhi. Hinata prese a seguire l’affilato artiglio con estrema attenzione: esso si posò sopra una delle due parole da lui individuate.
E lo Stregatto la ferì con un profondo graffio.
 
I A C M N A
M A N I C A
M A C I N A
 
<< Manica… che significa? >> domandò il rosso con voce roca ed anelante. Voleva arrivare al dunque, qualunque esso fosse. Il cuore gli rimbombava nel petto con un ritmo tale da sbaragliare qualsiasi altro sentimento che non fosse la speranza.
<< Perché non lo scopri da solo?  >> gli disse lo Stregatto, cerchiando la parola in cui si racchiudeva la via di scampo, la rivalsa, la conquista.
<< Mai sentito il detto “asso nella manica?” >> domandò retorico, sorridendo a tal punto da aver male alle guance scarne. I canini affilati parevano due lame, le labbra sottili fodere di spade.
Lo Stregatto si accovacciò accanto a lui, a pochi centimetri da suo volto, con la solita sfacciataggine per bene che l’aveva caratterizzato dal loro primo incontro e che probabilmente lo caratterizzava da tutta una vita. Estrasse da dietro la schiena due oggetti arrivati da chissà dove, tenendone uno nella mano destra e l’altro nella mano sinistra. Poi affievolì il ghigno divertito, trasformandolo in un risolino scaltro.
<< Tieni, conserva questi oggetti che ti darò e ricorda bene che cosa ti dirò a loro proposito. Questo è un pezzo del fungo del Brucaliffo, che ti porge le sue più sentite scuse. Ti servirà per diventare più piccolo, per rimpicciolire il tuo corpo fino alla stazza di un acaro. Questo è invece un liquore pregiato che mi è stato donato dal Cappellaio Matto, che, tirchio com’è, non aveva mai offerto a nessuno. Ti servirà per diventare più grande, per ingrandire il tuo corpo fino a superare le nuvole. >>
La voce suadente del Gatto aveva fatto rizzare a Shouyou peli e capelli, coraggio e fiducia. Forse c’era davvero la possibilità di riuscire a trovare il Re, in qualche modo.
<< E se hai bisogno di me, ragazzo dalla camicia azzurra, ridi in modo talmente fragoroso da distruggere gli atomi che ti compongono. >>
E il Gatto scomparì. Hinata non poté nemmeno ringraziarlo per ciò che aveva fatto per lui e una timida lacrima fece capolino dal suo occhio destro. Rivolse lo sguardo verso il Bianconiglio, che pazientemente aveva assistito alla scena senza proferire parola. Il Roditore indicò con un lieve cenno della testa la manica sinistra della camicia di Shouyou e il ragazzo a quel segno non poté che frugare nella propria veste, speranzoso ti trovare realmente un asso.
E infatti lo trovò. Era un asso di cuori di vecchia fattura, diverso dalle carte che era sempre stato abituato a vedere. Lo osservò tremante, senza una presa salda delle mani.
<< Avanti, girala, gira la carta >> lo incitò poi il Coniglio.
 
“Lo scacco non è matto, il matto non è scacco”
 
Hinata lesse le parole scritte con la vernice rossa tutto d’un fiato. Inizialmente non riuscì a comprendere che diamine stesse a significare quell’intricato gioco di parole; poi, come quando il vento spazza le foglie dai rami degli alberi, ogni dubbio fu rimosso dalla mente precedentemente rassegnata del ragazzo. Gli occhi gli si illuminarono di una luce folgorante, un’espressione di gioia genuina rianimò il volto costipato dal pianto.
<< Non posso crederci. >>
<< A che cosa, Hinata? >> domandò il Coniglio che, seduto accanto a lui, lo scrutava con ammirazione.
<< Io, io credo di aver capito, credo di aver capito che cosa voglia dire questo messaggio! “Lo scacco non è matto” significa che il Re non è ancora morto, perché quando lo scacco è matto significa che il Re è stato accerchiato e fatto fuori dagli avversari; e “il matto non è scacco” vuol dire che i matti di cui parlava il Cappellaio non erano i seguaci della Regina Bianca, gli scacchi, ma i seguaci di un’altra corte: erano le carte della Regina di Cuori! Il Quattro stesso me l’ha detto, mi ha detto che sono tutti ammattiti per colpa della loro Sovrana! Ora mi è tutto chiaro! Il Re è tenuto prigioniero in questo palazzo, dobbiamo uscire di qui! >>
Il Coniglio accarezzò i capelli arruffati ed elettrici di Hinata con volto compassionevole. Se solo fosse vissuto nella sua Tokyo, probabilmente Shouyou si sarebbe divertito a passare i pomeriggi con lo strano roditore, che da quella distanza non pareva così autorevole come inizialmente aveva ritenuto che fosse.
<< Vai tu, Hinata. Io non c’entro nulla con questa missione, ho commesso troppe infrazioni ed evadere sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso >> spiegò il Bianconiglio, sorridendo in modo buffo a causa del labbro leporino.
<< Ma… io non ho il coraggio di lasciarti qui. Tu… >>
<< Io so badare a me stesso. Pensa a te, piuttosto, che devi ritrovare il Re. Ci sei quasi. Io posso aiutarti per quanto riguarda l’orario. Posso lasciarti questa. >>
Il Coniglio, sotto gli occhi lucidi di Shouyou, estrasse dalla tasca del panciotto una piccola clessidra, così minuscola da riuscire a stare nel palmo di una mano. Afferrò la mano di Hinata e la ripose delicatamente al suo interno, chiudendo le dita del ragazzo attorno al vetro lucido.
<< Una clessidra? Tu sai che ora è? Sai quanto manca al sorgere della luna piena? >> domandò il garzone, riconoscente e meravigliato, incredulo che coloro che si erano dimostrati i meno decisivi per la faccenda, ora gli stessero donando oggetti necessari per riuscire nella missione.
<< Non è una clessidra come tutte le altre. Basta colpirla con la punta delle dita tante volte quanti sono i minuti di tempo trascorrenti. Toccala quarantaquattro volte. >>
Hinata si paralizzò istantaneamente a quell’imperativo.
<< Ho solo quarantaquattro minuti? >>
<< Sì e non ti resta che mangiare il fungo e scomparire sotto la porta. Non finirlo tutto, mi raccomando. >>
Il Bianconiglio continuava a sorridere di un ghigno dolce-amaro, terribilmente triste ma al contempo orgoglioso. Le iridi di Hinata rimbalzavano nel bulbo, indecise sul da farsi: lasciare il Coniglio a marcire nella cella non era un gesto da gentiluomini, né tanto meno un giusto pegno di riconoscenza.
<< Io non so come ringraziarti. Vorrei portarti con me. >>
Il Roditore chiuse gli occhi, lentiggini che si illuminarono come mille stelle.
<< Non perdere tempo: questo è il modo migliore in cui tu possa ringraziarmi. Vai! >>
Hinata, riposti gli oggetti in una tasca dei calzoni, addentò un pezzo di fungo, la giusta porzione per diventare piccolo quanto una formica. Strisciò sotto la porta, con nel cuore la convinzione che, dopo aver portato in salvo il Re, avrebbe scagionato il Bianconiglio e portato i suoi saluti a tutti gli altri amici che aveva incontrato durante il suo viaggio.
Ora, però, era necessario concentrarsi sulla missione, non lasciare che i granelli di sabbia cadessero troppo rapidamente sul fondo della clessidra.
 
Mancavano quarantatre minuti quando, sul limitare della cella, due guardie, precisamente il Nove di Picche e il Tre di Quadri, per poco non lo schiacciarono con la suola delle loro scarpe.
 
<< Muoviti, Nove, dobbiamo portargli da mangiare. >>
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice: eccomi qui con il nuovo capitolo cuoricini! <3 Vi avevo detto che questo sarebbe stato più lungo/impegnativo/ricco dei precedenti, e così è stato. Ho impiegato due giorni di più per scriverlo e buttando giù un abbozzo avevo già scritto 6 pagine di puro dialogo. Ciò che ho amato descrivere sono stati tutti i vari sbalzi d’umore di Hinata, che diciamo è coinvolto in tante e diverse situazioni.
Volevate lo Stregatto (lo volevo anche io)? Ed eccolo qui! ** Quanto si può amare? Io più scrivo di lui, più me ne innamoro. E ho voluto inserire nuovamente anche il Bianconiglio, perché, come avete potuto vedere, si è rivelato un personaggio decisamente importante. Ora Hinata sa dove cercare e sa che ha ancora quarantatre minuti di tempo per riuscire nella missione. Ce la farà? …nel prossimo capitolo verrà svelato il mistero! <3 –spera di non impiegare un’eternità a scriverlo-.
MA! Adesso voglio farmi un po’ di pubblicità (aiuto mi sento egocentrica). Ho aperto la settimana scorsa la mia pagina da “scrittrice” su Facebook, dove oltre agli aggiornamenti dei capitoli vorrei condividere con voi che leggete alcuni pensieri e indizi sulle mie storie. Ho già ben delineato un piano per la prossima fanfiction, che sarà molto diversa da questa e più incentrata sulle relazioni amorose (ljgshckuah <3) e mi piacerebbe portarla avanti insieme a voi. Perciò, per chi volesse dare un’occhiata alla pagina, questo è il link: https://www.facebook.com/NoodleEFP/?ref=ts&fref=ts
In più, domenica 30 e lunedì 31 sarò al Lucca Comics, quindi se per caso chi legge questa storia volesse incontrarmi (oddio che ansia sto facendo la vip sopprimetemi), avete solo da dirmelo! A me farebbe tanto piacere <3 I cosplay che porterò li specificherò nella pagina Facebook (uno è di Haikyuu ehehe).
Bando alle ciance, grazie a voi che leggete, recensite, preferite e seguite, mi state facendo sentire più che apprezzata, GRAZIE **
(Domani mentre sarò in viaggio risponderò alle ultime recensioni che ancora non ho avuto tempo di controllare) :3 Siete il top!
_Noodle 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: _Noodle