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Autore: thankyouzayn    30/10/2016    1 recensioni
"Zayn era sempre lo stesso, forse solamente un po’ più uomo e con un po’ più barba sulle guance. Ma era bello ed affascinante ed Irene si ricordò perfettamente del perché avesse messo da parte gli appunti della signorina Thompson per dedicarsi a lui, per prestargli l’attenzione che si meritava."
© thankyouzayn | 2016
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

05

La caffetteria del college era gremita di studenti. La maggior parte era impegnata nel fare colazione ma vi era anche chi se ne stava semplicemente seduto su una delle sedie con il cellulare in mano ed un’espressione abbastanza assonnata sul viso.
Solo in pochi si stavano perdendo in chiacchiere con gli amici al fianco. La maggior parte era in silenzio.
Era pur sempre mattina.
Nonostante ciò un leggero sottofondo di chiacchiere c’era comunque ma, era piacevole e per niente fastidioso come era tutte le altre volte.
«Perché non mi dici quello che vuoi e poi non vai a sederti da qualche parte? Aspetto io in coda.»
Le spalle di Irene sussultarono al suono della voce del ragazzo così ravvicinato e non appena si voltò per guardarlo con i suoi stessi occhi dovette aumentare le distanze perché se solo avesse alzato il viso di poco ed avesse inclinato il capo verso sinistra si sarebbero baciati e, beh, non era propriamente la cosa giusta da fare.
Per questo dopo aver preso un bel respiro profondo ed aver osservato lo sguardo di Zayn scivolare dalle sue guance, probabilmente arrossate per lo sbalzo di temperatura, alle sue labbra si decise a schiarirsi la gola ed ad annuire.
«Certo», poi pronunciò anche. «Vorrei un cappuccino, se non è troppo un disturbo.»
Il ragazzo parve rinsavire dalla sua sorta di trance quando la voce melodiosa ma anche poco udibile di Irene gli fece ricordare di essere in una caffetteria, con altra gente. Le sorrise gentilmente e seguì con gli occhi la figura della ragazza allontanarsi fino ad accomodarsi in un tavolo poco distante da una coppia che sembrava conoscere piuttosto bene.
Irene sorrise a qualcosa che stava dicendo la ragazza accanto e puntò un dito vagamente nella direzione di Zayn prima di ridacchiare ed annuire.
La sua mattina, iniziata insolitamente, stava prendendo un piega decisamente ancora più strana e non sapeva dire ancora se in maniera buona o meno.
Il ragazzo la raggiunse qualche minuto dopo, con quello che aveva chiesto più un paio di brioche. Lui, all'occhiata di Irene scrollò le spalle e rispose con un «Mal che vada le mangio io», che fece sorridere appena la ragazza.
«Allora, vuoi svelarmi come mai eri nella mia scuola?» Disse invece lei che scelse alla fine di prendere un pezzetto del dolce al cioccolato per accompagnare il suo secondo caffè.
Zayn sollevò gli occhi dalla sua tazza e li spostò sulle labbra di Irene prima di osservarla da sotto le sue lunghe ciglia e sorriderle.
«Il tuo professore mi ha contattato qualche settimana fa», disse semplicemente, non aggiungendo altro e rimanendo, come sempre sul vago. «Tu, piuttosto, dovevi dirmi che frequentavi il corso di arte.»
La ragazza allora sgranò gli occhi prima di aggrottare le sopracciglia e scuotere la testa più che confusa. Prese un altro pezzo della sua brioche, giusto per perdere tempo, e «Stai parlando sul serio?» Gli chiese, vagamente divertita.
Lui, in risposta, scrollò le spalle e le sorrise: perfettamente a suo agio.
«Sarebbe stato utile saperlo.»
Irene, a quel punto, trattenne il fiato per lo stupore. Si morse una guancia e si chiese se davvero quello davanti a lei fosse il ragazzo che aveva visto su Instagram, quello incontrato un anno fa e quello visto solamente due settimane prima.
E mentre rifletteva su ciò, una vocina le diceva per l'ennesima volta che era davvero bello.
Soffocò un gemito per la frustrazione e cercò di finire la sua colazione il più in fretta possibile.
«Perché?» Domandò, però, nel frattempo.
Zayn, si prese il suo tempo per masticare e per osservare furtivamente Irene che, corrucciata ma incantevolmente bella, osservava la tazza quasi vuota.
Se lei aveva intenzione di liberarsi di lui alla svelta, Zayn non sembrava della stessa idea.
«Mi hai distratto per tutto il tempo.»
Irene lo osservò: gli occhi chiari sgranati ed il respiro bloccato in gola. Immobile sul divanetto della caffetteria per paura di commettere qualche passo falso. Poi, non del tutto inaspettatamente, la voce del ragazzo si fece più bassa, giusto per mantenere un minimo di riservatezza dal momento che la coppia accanto sembrava tendere le orecchie istante dopo istante, e puntò gli avambracci sulla superficie in legno.
«Perché non mi hai chiamato, ragazzina?»
Ed era proprio questa la domanda che Irene si aspettava, quella che le avrebbe procurato un po' di imbarazzo e che l'avrebbe resa nervosa, giusto perché una scusa valida non l'aveva. Il genere di domanda che Zayn avrebbe dovuto fare subito per semplificare le cose.
E quando lei prese a muoversi nervosamente sul posto, facendo saettare gli occhi su tutto il piccolo locale e provando a temporeggiare il più possibile, nel vano tentativo di evadere, in un certo senso, la domanda, Zayn le afferrò la mano, stringendo leggermente la presa e sorridendole con fare rassicurante.
«Avrei potuto salvare il tuo numero e richiamarti», disse anche, con gentilezza ed un tono di voce che suggeriva promesse.
Irene, con le sopracciglia aggrottare e gli occhi chiari fissi sulle loro mani unite, sospirò e sbatté poi le palpebre qualche volta prima d'inumidirsi le labbra e sfuggire alla presa di Zayn, anche se le ci volle parecchia forza di volontà.
L'imbarazzo sempre a macchiarle le guance.
«Irene», la sollecitò, premendo fra loro le labbra e mascherando una punta di divertimento, la stessa che si poteva notare nei suoi occhi scuri e affascinanti.
La ragazza, con il respiro tremolante, si morse l'interno guancia e, allungando il braccio destro richiamò l'attenzione della sua compagna.
Zayn rimase in silenzio ad osservare la scena.
«Ems, hai una penna da prestarmi?»
Questa guardò Irene con le sopracciglia aggrottate ed un'espressione perplessa, prima di piegarsi di lato e prendere dalla borsa l'oggetto richiesto, venendo ringraziata con un sorriso veloce, prima che Irene afferrasse uno tra i numerosi tovaglioli presenti sul tavolo e ci scribacchiasse sopra qualcosa: rimanendo quasi impressionata dal suo improvviso coraggio.
E proprio come aveva fatto il ragazzo un paio si settimane prima, Irene fece scivolare davanti a lui il pezzo di carta, restituendo la penna alla sua proprietaria e riportando poi gli occhi su Zayn che alternava lo sguardo da lei a ciò che aveva scritto velocemente.
«Questo è il mio numero. Chiamami, dobbiamo assolutamente rivederci», asserì la ragazza mentre si alzava, usando appositamente le stesse parole che aveva detto Zayn.
Non le aveva imparate a memoria, proprio no, eh.
Il ragazzo la osservò, da sotto le sue ciglia, questa volta con un sorriso ad abbellirgli le labbra rosee e scosse la testa, divertito. Si grattò distrattamente l'accenno di barba che quel giorno ricopriva le sue guance e con tutta la tranquillità del mondo pronunciò un «Mi piaci, ragazzina» che fece arrossire ancora di più Irene e farle premere fra loro le labbra perché di mostrargli un sorriso entusiasta per le sue parole non era affatto nei suoi piani.
Poi senza dire altro, poggiò una mano sulla spalla di Zayn, gli sorrise gentilmente e «Grazie per la colazione. Alla prossima», disse, prima di sparire oltre la pesante porta di vetro che si chiuse alle sue spalle senza fare troppo rumore, ben consapevole di aver completamente catturato l'attenzione del ragazzo.
Allie, quando Irene si sedette accanto a lei, le sorrise in modo furbo prima che, con un occhiata, le facesse capire che le avrebbe dovuto raccontare tutto.

La pausa pranzo di Allie del mercoledì (uno dei pochi giorni in cui le ore di lezione della ragazza erano un paio) e del sabato (dove a malapena lo si metteva il piede nelle aule) la si passava alla caffetteria del college, giusto perché così nessuna delle due fosse costretta a fare troppa strada.
Irene, già stanca di quella giornata nuvolosa e più triste del solito marciava con il viso affondato nella sciarpa nera e pesante e con gli occhi stava attenta a dove metteva i piedi: non avrebbe di certo voluto fate un bel ruzzolone a terra ed attirare gli sguardi di tutti gli studenti che si stavano spostano come lei.
Ad una breve occhiata all'orologio che portava al polso e che raramente si ricordava di avere, capì di essere in ritardo rispetto all'ora in cui lei ed Allie si erano date appuntamento.
La sua amica, probabilmente pronta a lamentarsi, l'aspettava con impazienza.
Con un sorriso salutò un paio di ragazze che erano presenti un paio di ore prima al suo stesso corso di letteratura inglese e poi si affrettò a compiere gli ultimi passi prima che la onnipresente porta in vetro venisse spinta dalle sue mani fredde e leggermente arrossate.
Sentiva, e sapeva anche, di avere le guance pressoché dello stesso colore, se non di più.
Con uno sguardo veloce e gli occhi ridotti ad un paio di fessure individuò Allie in uno dei tanti tavoli e le si avvicinò.
Con uno sbuffo pesante gettò la borsa sulla panca prima di farci scivolare anche il suo corpo. Sollevò gli occhi sull'amica ed a quel punto alzò le mani in segno di resa.
«Storia contemporanea», borbottò anche. «La professoressa continuava a spiegare nonostante fosse finita la sua ora.»
Allie, che fino a quel momento aveva tenuto le labbra arricciate in una smorfia, si lasciò andare in un sorriso ed annuì comprensiva prima che pronunciasse un «Ho una proposta quasi indecente da farti», che fece aggrottare le sopracciglia all’altra.
Irene, che di sciocchezze non ne voleva sentire per il momento, sollevò la mano per attirare l'attenzione di una cameriera. La sua amica si stava gustando un panino e lei aveva solamente voglia di una tazza di tè bollente.
Voleva riscaldarsi e bere qualcosa di piacevole mentre si lasciava andare in qualche chiacchiera con Allie prima di tornare a casa e studiare pressoché fino all'ora di cena.
«Dimmi», biascicò a quel punto, ben consapevole che la sua bevanda sarebbe arrivava più tardi.
La sua amica e coinquilina le sorrise gentilmente, forse anche troppo, e si sporse sul tavolo per farsi ancora più vicina.
«Sei pronta?»
Irene avrebbe voluto scuotere la testa, dirle che, no, non era pronta affatto perché non voleva sentire qualche assurdità. Voleva bene alla sua amica ma poteva ammettere senza paura che molte delle sue proposte fossero decisamente impossibili.
In più era stanca, frustata e nervosa da lunedì e non sapeva nemmeno spiegarsi il perché.
D'accordo, forse poteva benissimo conoscere la fonte di tali emozioni ma non se la sentiva di ammetterlo a sé stessa.
Era convinta, anzi, super convinta, di aver attirato l’attenzione di Zayn quella mattina alla caffetteria, eppure, dal risultato, non si direbbe affatto.
I suoi occhi si puntarono di nuovo su Allie che con voce squillante ed allegra si accinse a dire un «Al negozio, da me, cercano una nuova commessa. A quanto pare quattro non bastano. Perché non ti presenti?»
Irene si strozzò quasi con la sua stessa saliva quando le parole scivolarono fuori dalle labbra di Allie con tale tranquillità e scioltezza da lasciala quasi a bocca aperta.
Qualcuno aveva sostituito per caso la sua migliore amica con una ragazza qualsiasi? No, perché le pareva di ricordarsi abbastanza bene di averle detto che il lavoro e lo studio, per lei, non andavano d'accordo se fatti in contemporanea.
«Allie», la riprese a quel punto, già stanca e assonnata per colpa delle lezioni. «Hai dimenticato come la penso?» Chiese allora.
La sua amica scosse la testa, facendo muovere i corti capelli color pece ed assumendo un'aria sconsolata. «Lo so», affermò anche, afflitta. «Ma ho davvero bisogno di qualcuno che mi aiuti là dentro. Io non ce la posso fare.»
Irene si morse l'interno guancia ed evitò di far presente ad Allie che era sempre ed immancabilmente brontolona e melodrammatica ma, un aspetto della loro amicizia, implicava anche di sopportare le lamentele dell'altra e quindi finiva sempre con il rimanere in silenzio ma trovandola pur divertente.
Per questo, spostando appena la sua tazza, da poco arrivata, le posò una mano sul braccio e con un'espressione rassicurante «Vedrai che arriverà qualcuno di simpatico», le disse, quasi in un sussurro per farla sembrare una profezia che si sarebbe avverata.
Irene pregò che ciò avvenisse, altrimenti, Allie, non avrebbe fatto altro che rinfacciarle ciò per il resto della vita.
L'altra borbottò qualcosa di apparentemente confuso prima di puntare un dito contro la sua amica ed esordire con un «Sarà meglio per te che ciò si avveri.»
Irene era già pronta ad annuire ed alzare gli occhi verso il soffitto bianco ed immacolato della caffetteria perché Allie sapeva essere prevedibile, molto prevedibile, ma il suono del suo cellulare le fece sparire ogni voglia di parlare e gelare il sangue nelle vene.
La borsa, quella proprio accanto a lei, divenne improvvisamente l'attrazione dei suoi occhi chiari.
Allie, che ovviamente sapeva tutta la storia, particolati quasi inesistenti compresi, guardò l'amica con occhi curiosi prima di farle un cenno con il capo in direzione della borsa. «Cosa aspetti? Muoviti a controllare!» Si trovò in obbligo di dire, agitata quanto Irene e pronta a saltellare sul posto perché entrambe speravano la tessa cosa.
Ciò che coinvolge la tua migliore amica non può di certo lasciarti indifferente.
Mai nella sua vita le sembrò così difficoltoso e che richiedesse così attenzione aprire una borsa.
Irene soffocò un gemito di frustrazione quando non vide il suo cellulare ed il tutto venne peggiorato da Allie che la incitava a muoversi.
Come se fosse facile, avrebbe voluto risponderle lei.
Quando i suoi occhi azzurri intravidero lo schermo illuminato e subito dopo il nome “Zayn” sullo schermo non seppe bene come prenderla.
Era felice? Abbastanza.
Agitata? Molto.
Voleva rispondere? Non lo sapeva.
Nei giorni prevedenti aveva pensato così spesso a quello che si sarebbero potuti dire, su cosa avrebbero chiacchierato e soprattutto a cosa avrebbe portato quella chiamata. Erano questi i costanti pensieri che affollavano la sua mente, fino a farla perfino rimanere sveglia di notte.
Zayn, volente o meno, aveva destato il suo interesse ed, in quel momento, non sapeva proprio cosa fare.
«È lui», sussurrò Irene.
«Rispondi immediatamente», sibilò Allie a quel punto e, l'altra annuì, facendo un ultimo respiro profondo e chiudendo gli occhi nell'istante in cui accettò la chiamata.
Poteva sentire chiaramente il suo cuore palpitare nel petto ed uno strano senso di ansia appropriarsi di lei.
Improvvisamente la gola le si seccò e, accidenti, si sarebbe picchiata da sola per tutto quello che la stava accadendo,
Dall'altra parte della cornetta, invece, Zayn respirava in modo tranquillo, quasi sereno.
Irene se lo immaginò seduto da qualche parte, con una mano stretta attorno al cellulare e l'altra a grattarsi la onnipresente presente barba sulle guance. Il tutto accompagnato da un sorriso appena accennato sulle labbra.
Quando si convinse di aver abbastanza voce e, soprattutto, coraggio, si schiarì la gola e osservò per qualche millesimo di secondo Allie che aveva le sopracciglia aggrottate ed uno sguardo pensieroso e curioso allo stesso tempo.
«Pronto?» Disse quindi.
Le sue guance, involontariamente, si tinsero di un rosa tenue e prese anche a mordersi il labbro inferiore nell'attesa di sentire la voce del ragazzo.
Tuttavia, non dovette aspettare poi molto perché dopo appena una manciata di secondi Zayn rese nota la sua effettiva presenza.
«Ragazzina, ce ne hai messo di tempo a rispondere.»
Irene soffocò un sorriso al suono della sua voce roca e melodiosa ed annuì, come se lui la potesse vedere. Poi, si rese conto di questa impossibilità e quindi si affrettò a pronunciare un «Sì, scusa. Non trovavo il telefono», che la fece arrossire ancora di più.
Allie, nel frattempo, sorrideva soddisfatta.
Il ragazzo, invece, rise appena ed Irene se lo figurò mentre scuoteva anche la testa ed incastrava la lingua tra i denti. Magari mentre si passava anche una mano tra i capelli.
Sembrava decisamente il tipo che amava passarsi più e più volte le mani tra i folti capelli color pece.
«Hai salvato il mio numero», pronunciò anche.
Le guance della ragazza, a quella che aveva tutta l'aria di essere una constatazione e non una domanda, andarono completamente a fuoco, facendole dimenticare ogni logica ed ogni parola che avrebbe voluto dire. Infatti, colta del tutto alla sprovvista, non seppe dire altro che un «Uhm» che fece ridere di nuovo Zayn che aggiunse a sua volta anche un «Non sono convinto sia una risposta.»
Irene, che sembrava aver più che altro le sembianze di un peperone, serrò le palpebre per qualche secondo e quando le riaprì provò a schiaristi la voce.
Doveva darsi una calmata, accidenti.
Ancora non le era chiaro perché la rendesse così nervosa parlare con lui.
Lo aveva già fatto un mucchio di altre volte, parlare con un ragazzo. Aveva intavolato vere e proprie discussioni: in determinate circostanze qualcuna più seria di altre e non aveva mai avuto difficoltà.
Eppure, in quel momento, le era difficile anche rispondere alle domande più banali.
«Sì», quindi trovò il coraggio di pronunciare. «Potrei aver salvato il tuo numero.»
Dall'altra parte del telefono si udì appena qualche secondo di silenzio prima che la voce di Zayn si facesse nuovamente viva. «Bene. Perché io ho salvato il tuo.»
Irene sorrise, rilassandosi sulla panca dov'era seduta e poi premette tra loro le labbra perché non voleva sorridere troppo davanti ad Allie che poi si sarebbe lasciata andare in un vero e proprio interrogatorio.
«Ho una proposta da farti», esordì a quel punto il ragazzo.
Lei, che si era persa momentaneamente nei suoi pensieri, riportò la sua attenzione sulla bellissima voce proveniente dall'altra parte del cellulare ed arcuò entrambe le sopracciglia nell'attesa di sentire cosa aveva da dirle.
In cuor suo sperava fosse qualcosa di suo gradimento e per niente campata in aria, dato che per quello ci aveva già pensato la sua cara amica.
E non solo in quel pomeriggio.
«Coraggio, dimmi», disse allora, giusto per riempire il piccolo lasso di tempo privo di parole che si era venuto a creare. «Sono tutta orecchi.»
Zayn, rise e dopo aver spostato il telefono nell'altra mano (questo la ragazza lo capì dal rumore attutito che aveva udito) «Vieni a prendere un caffè con me un giorno di questi. Senza impegno.»
Irene sgranò gli occhi per lo stupore e, inizialmente, pensò di aver capito male. Si morse l'interno guancia nel vano tentativo di occupare il tempo ma quando si accorse della sua pelle ormai ridotta in condizioni disastrose e sentì il vago retrogusto metallico del sangue passò al labbro inferiore.
Quello che lei riusciva ad udire dall'altra parte del telefono era solo un basso vociare, quasi piacevole da ascoltare ed, Irene, sospettava che fosse ciò che anche Zayn stava udendo, mischiato però al suo respiro non poi così calmo.
Lo sentiva, nel petto, il suo cuore palpitare ad una velocità quasi scandalosa e ridicola, come per ricordarle che lui era lì, che non si muoveva e che riusciva a farle provare tante emozioni contemporaneamente.
«Irene?»
Ancora una volta fu la voce di Zayn a riportarla all'attenti, costretta a concentrarsi sulla conversazione che stavano avendo e non su uno dei tanti pensieri che affollavano la sua mente.
In praticamente un sussurro borbottò un paio di scuse che, a suo parere, la fecero apparire infantile e bambinesca ma, di questo, se ne sarebbe preoccupata una volta conclusa la telefonata.
Improvvisamente aveva voglia di correre a casa sua, nella sua stanza e sotterrare la testa sotto il cuscino e di restarci tutto il giorno.
Alla fine, però, rinsavì dal vortice in cui pareva star annegando e dopo essersi inumidita le labbra le premette tra loro per mascherate il sorriso che stava nascendo su di esse.
Doveva anche trovare una spiegazione al suo comportamento sempre più strano, giorno dopo giorno.
«Sì, certo. Quando vuoi», disse, perché che decidesse lei il giorno e l'ora era improbabile.
Forse poteva apparire antiquata e vecchio stile ma a lei stava più che bene così e tutti gli altri se ne sarebbero fatti una ragione.
Lei era una ragazza dopotutto, santo cielo.
Zayn, anche se Irene non lo vide ma lo percepì, si lasciò andare in un sorriso rilassato ed in un sospiro sollevato. A lei piacque il fatto di averlo fatto attendere più del dovuto: dopotutto un ragazzo se lo deve sudare un appuntamento. Che sia bello o meno questo era tutto un altro discorso che la coscienza della ragazza non voleva affrontare in quel momento.
Poi, poco dopo, un «Davvero? Quando voglio?» Disse il ragazzo ed Irene, finalmente, si lasciò andare in un sorriso spensierato ed allegro perché, davvero, Zayn le metteva addosso felicità.
Lei, rimase semplicemente in silenzio.
«Anche oggi nel tardo pomeriggio?»
A quel punto la risata della ragazza risuonò per l'intera caffetteria. La maggior parte degli sguardi dei presenti si posarono su di lei che, con un gesto veloce della mano, si scusò (pur sempre con un sorriso sulle labbra perché, dai, Zayn era così gentile e carino con lei).
I suoi occhi chiari non poterono fare a meno che posarsi su Allie che, con un'espressione euforica e curiosa, non si perdeva una sola parola di quelle che uscivano dalle labbra della sua amica.
Le mancava una confezione di popcorn e poi le sarebbe sembrato di assistere ad una commedia romantica.
«Si può fare», disse allora Irene, con una strana luce nello sguardo.
Un altro sospiro soddisfatto lasciò le labbra di Zayn e «Perfetto. Passo a prenderti per le sei. Ora devo assolutamente andare. Mandami il tuo indirizzo.»
La ragazza annuì, chiuse gli occhi per qualche istante ed acconsentì prima di salutarlo con un banale «A dopo, Zayn» e concludere definitivamente la telefonata.
D'un tratto le sembrò che il peso che fino a quel momento le si era depositato sul petto si dissolvesse come polvere e sospirò soddisfatta di sé stessa quando si rese conto di essere sopravvissuta senza particolari complicazioni.
La chiamata, in ogni modo possibile, era andata molto più in là rispetto alle sue aspettative. Aveva rimediato un'uscita con Zayn e di questo ne era parecchio entusiasta.
Allie, che per tutto il tempo di era limitata ad occhiate furtive, sorrisi allegri ed espressioni curiose si rianimò quasi immediatamente non appena l'amica mise il cellulare in borsa e tornò a dedicare la sua attenzione alla tazza di tè che, nel frattempo, si era raffreddata.
«Parla al più presto, prima che scoppi per l'impazienza.»
E chi se ne frega se la bevanda fosse finita nel dimenticatoio: aveva troppe cose da dire alla sua amica che con il mento appoggiato su una mano la ascoltava, osservandola con i suoi occhi scuri e spostandosi di tanto in tanto qualche ciocca di capelli.
Alla fine, quando l'orologio segnava le due e dieci di pomeriggio, Allie si alzò dalla panca sulla quale era seduta da troppo tempo con una mossa fulminea. Il suo maglione lungo e rosso (colore abbastanza insolito per l'inverno) ricadde lungo le sue gambe corte ma snelle e mentre s'infilava frettolosamente il giubbino pesante lasciò i soldi sul tavolo ed incaricò Irene di pagare al suo posto.
«Ci si vede questa sera, Re. Dovrei staccare per le cinque. Nel caso non fossi a casa quando tu esci, in bocca al lupo e divertiti.»
La grande porta di vetro venne spinga dalle sue piccole braccia e ci volle solamente qualche istante prima che la turbolenta Allie, nonché la sua migliore amica, divenne solamente una sagoma in lontananza e quasi indistinguibile.
Irene prese la banconota che le aveva lasciato la ragazza e afferrò il suo portafoglio nella borsa. Sorrise alla cameriera con troppi anelli alle dita ed osservando frettolosamente l'orologio appeso ad una delle pareti notò con piacere che mancavano solamente quattro ore prima di avere l'occasione di vedere Zayn.
Un'improvvisa morsa le attagliò il petto ma, questa volta, era piacevole, sopportabile e mentre usciva anche lei e digitava sul piccolo schermo l'indirizzo di casa sua al ragazzo si concesse di chiedersi cosa sarebbe successo quella sera.




Note autore:
Buongiorno mie bellissime primule! Lo so che non è molto tempo di fiori perché, purtroppo per tutti quanti, l'autunno ci sta accompagnando verso l'imminente inverno ma, ehi, noi sorvoleremo su questo.
Voglio, prima di tutto, scusarmi per il ritardo ed il mancato aggiornamento della settimana scorsa, come avevo intenzione di fare, ma dovete sapere che il prossimo mese sarò così piena di impegni, sia scolastici che non, che ho dovuto mettermi avanti con lo studio delle mille materie. Volevo assolutamente trovare il tempo che mi serviva ma tra correggere il capitolo e poi postarlo perdo solitamente tanto tempo e quindi ho bisogno di calma, pace ed un po' di tempo libero.
Ma, ragazze mie, il momento è arrivato.
Dunque, per iniziare, la prima parte riprende da dove abbiamo lasciato in sospeso l'ultima volta i nostri Zayn ed Irene.
Per me sono tremendamente adorabili ed ogni volta che Irene arrossisce o fa qualsiasi piccolo gesto, io riesco ad immedesimarmi così tanto in lei che, in certi momenti, mi fa pensare di essermi ispirata a me stessa per questo personaggio.
Ovviamente ciò è solo dal punto di vista caratteriale perché per il resto siamo completamente opposte. Magari fossi bionda!
Bene, chiusa questa parentesi inutile, l'altra cosa che vi volevo far notare e che io apprezzo molto è quella specie di tensione che c'è tra i due ragazzi. Zayn non fa altro che osservare, furtivamente o meno, le labbra di Irene, che in parte è lusingata di questa attenzione.
Personalmente la parte che preferisco di questa parte è quando il ragazzo dice all'altra di averlo distratto per tutto il tempo.
Anche se, detto sinceramente, anche quando la chiama "ragazzina" con quel tono di voce cortese io mi sciolgo.
E dire che sono io l'autrice.
Quando poi lui le chiede come mai non l'ha chiamato l'imbarazzo è palpabile.
Irene è una ragazza con le idee chiare e l'aver incontrato un bel ragazzo, simpatico e cortese non vuol dire che abbia intenzione di mandare all'aria i suoi propositi e principi. Io stessa mi sarei comportata come lei, anche rischiando di non vederlo più.
Però, e qui letteralmente mi sono innamorata di questo personaggio, improvvisa un atto di puro coraggio e scrivendo il suo numero su un tovagliolo se ne va, consapevole di avere su di sé l'attenzione di Zayn.
Lasciatemelo dire, io non ce l'avrei mai fatta!
Nella seconda parte, invece, compare la nostra amata Allie. Amo letteralmente la loro amicizia e si riesce a percepire tutto l'affetto che una prova nei confronti dell'altra, nonostante i caratteri così diversi.
Allie è decisamente più turbolenta, loquace e schietta mentre Irene è più pacata, timida soprattutto e calma ma, insomma, gli opposti dicono che si trovano meglio tra loro e nonostante queste diversità hanno anche diversi punti in comune che permettono loro di poter stare assieme.
Il loro rapporto è una delle cose che preferisco di più di questa storia.
E poi, compare sempre il nostro che Zayn che con tono tranquillo e rilassato chiede ad una Irene agitata e rossa in viso di andare a prendere un caffè insieme, rendendola cosciente di aver effettivamente attirato l'attenzione del ragazzo.
Sono combattuta, a questo punto, non so se preferire Zayn con Lilith o Zayn con Irene.
Ci penserò sopra e poi vi dirò.
Fanciulle mie, vi ringrazio per chiunque sia arrivato sino a qui e vi prego di perdonarmi ancora.
Come sempre, nel caso voleste contattarmi potete provare su
Ask (anche se non lo uso molto) e che per leggere tutto quello che ho pubblicato basta che clicchiate qui.
Volevo, anche, rivolgere un pensiero particolare a tutti quelli che sono state vittime del terremoto avvenuto questa mattina. Pregherò per loro per tutto il tempo ed il mio pensiero andrà a loro per tutto il tempo, minuto dopo minuto e secondo dopo secondo.
È davvero una cosa triste e brutta quello che sta continuando ad avvenire e le parole non basteranno mai per compensare tutto il disagio ed il terrore che stanno vivendo quelle persone.
Sarò con loro.
Un bacio enorme a tutti e non posso dire altro che: alla prossima. Ah, scusatemi anche per eventuali errori grammaticali che provvederò a correggere il prima possibile.
All the love. xx
-Micol :)

  
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