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Autore: Sora_D_Aoi    01/11/2016    2 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla fine della sanguinaria Guerra dei Vertici, scontro epico che ha visto affrontarsi i più grandi esponenti della Marina Militare e le flotte del pirata conosciuto come l'uomo più forte del mondo, l'Imperatore Edward Newgate, giunto fin lì per soccorrere il suo amato figlio nonché Comandante della sua Seconda Divisione Portgas D. Ace. In quella battaglia di smisurate dimensioni entrambe le fazioni hanno subito innumerevoli e dolorosissime perdite, di cui la più clamorosa è stata costituita dalla dipartita dello stesso Imperatore Bianco, che con la sua morte ha inaugurato l’inizio di una Nuova Era.
Tuttavia, questo violento conflitto non ha portato solo sofferenze, ma ha anche spinto dei giovani a compiere delle scelte necessarie per realizzare i loro sogni e soprattutto per proteggere le persone a loro care.
Per una di loro, la 'Vendicatrice degli Abissi' Sora D. Aoi, sarà l'inizio di una grande avventura, ma anche il momento di affrontare un doloroso passato intriso di sangue e morte...
[Sequel di "Cronache di un'Assassina - La Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi": per comprendere appieno le vicende e soprattutto la caratterizzazione della protagonista ne è caldamente consigliata la lettura.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Rivoluzionari, Sabo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo aver finalmente raggiunto la Foresta Marina sull’Isola degli Uomini-Pesce, luogo d’incontro stabilito per riunirsi ai Pirati di Barbabianca, i due fratelli D. Ace e Aoi vengono calorosamente accolti da Marco e la sua Divisione, la quale non perde l’occasione di organizzare un piccolo banchetto in loro onore e al quale viene invitato anche Jinbē.

Durante la festa non solo la Vendicatrice degli Abissi ha modo di conoscere Rai, una nuova recluta particolarmente socievole che fa presto nascere in lei qualche dubbio, ma viene anche a conoscenza del ruolo che è stato scelto per lei a sua insaputa: una volta raggiunto il Nuovo Mondo, verrà celebrato il suo ingresso nell’equipaggio come nuovo Comandante della Quarta Divisione.

Fortemente contraria all’irremovibile decisione di Marco, Aoi decide di ritirarsi nella sua cabina per evitare di entrare in contrasto con i suoi compagni, venendo prima importunata dal nuovo aiuto-carpentiere deciso a diventare suo amico e poi raggiunta contro la sua volontà da Ace, che fa il possibile per rassicurarla e sostenerla spiegandole qual è il vero compito di un Comandante.

Grazie ai suoi incoraggiamenti, la neo-pirata riesce almeno temporaneamente a calmarsi e a cadere nel sonno da lei tanto agognato, parzialmente pronta ad affrontare la sua nuova vita come Pirata di Barbabianca.

⑧ - AOI E JINBĒ
 IL LEGAME DI UN MAESTRO E DELLA SUA ALLIEVA

Fu un debole raggio di luce a far riaffiorare la sua coscienza dal torpore del sonno profondo ma fin troppo breve in cui era sprofondata.

Si rigirò pigramente sul fianco e si tirò il lenzuolo fin sopra il viso, desiderosa soltanto di qualche altro minuto di riposo, fino a che, nella confusione tipica delle persone più addormentate che sveglie, le venne naturale cercare di fare mente locale su dove si trovasse, che ore fossero e come fosse finita in quel posto a lei ben poco familiare. Gli odori, la temperatura e soprattutto il morbido materasso sul quale era comodamente distesa non avevano nulla a che vedere con gli umidi scogli della Baia delle Sirene o con i solidi pavimenti del Dojo del Karate degli Uomini-Pesce dove aveva sempre pernottato durante la sua permanenza sull’isola di Jinbē, e il leggerissimo profumo di cenere che aleggiava nella stanza le fece subito intuire che in qualche modo c’entrasse il suo stupido fratello maggiore.

“Ah, già... Quell’idiota si era perso a Sabaody, e poi...”

La sua materia grigia ci mise poco a riprendersi dallo smarrimento datole dal sonno, e nel rielaborare le numerose informazioni registrate nel suo cervello il giorno precedente Aoi si tirò bruscamente a sedere, come appena destata da un incubo, ricordando ogni singolo evento avvenuto prima di coricarsi e permettendo ad un solo e fondamentale ‘dettaglio’ di invadere prepotentemente i suoi pensieri: “Entro stasera sarò diventata il nuovo Comandante della Quarta Divisione.”

Un forte senso di nausea le attanagliò subito lo stomaco, e le servirono non pochi respiri profondi per impedire a quell’insensata ansia di prendere il sopravvento e di farle rigurgitare il già esiguo contenuto del suo stomaco direttamente sul pavimento; non si ricordava nemmeno se la sera prima avesse effettivamente mangiato qualcosa durante l’enorme banchetto preparato dalla Prima Divisione.

Alzò a fatica il capo per guardare il vecchio e silenzioso orologio appeso sulla porta: erano, come aveva immaginato, appena le sei e mezza, e facendo due rapidi calcoli e considerando la grande stanchezza che si sentiva ancora addosso doveva aver dormito al massimo cinque ore. Aveva smesso da anni di maledire il suo orologio biologico che salvo in casi estremi non le aveva mai permesso di dormire oltre l’alba, ma sebbene fosse abituata a riposare poche ore in quel momento non sapeva cosa avrebbe dato per potersi riaddormentare e svegliarsi direttamente il giorno successivo.  

Perché non aveva dubbi che quella sarebbe stata una lunga ed estenuante giornata, forse addirittura peggio della precedente. 

Con un gesto meccanico scostò da sé le leggere coperte disfatte e percorse a piedi nudi il breve tratto che divideva la piccola cabina spoglia dall’altrettanto modesto bagno ad essa annesso; ragionò solo in quel momento che probabilmente Marco le aveva assegnato quella stanza proprio per evitarle di dover usare gli stessi servizi frequentati da tutti gli altri pirati, essendo lei l’unico individuo di sesso femminile presente su quella nave e necessitando quindi di una certa privacy.

Subito si levò infastidita i vestiti, umidi dell’agitazione della notte precedente, e senza pensarci si buttò a capofitto sotto la piccola doccia a vetri, trattenendo un urlo quando venne colpita da un getto gelido che la fece svegliare definitivamente; tuttavia non imprecò nemmeno nella sua testa, troppo focalizzata sulla nuova realtà che le si sarebbe prospettata di lì a poche ore.

Attese pazientemente che l’acqua si scaldasse a sufficienza, dopodiché si insaponò da capo a piedi prestando particolare cura ai lunghi capelli biondo cenere, che a causa del lungo viaggio che aveva fatto in quella settimana erano in condizioni pietose: era certa che avere in testa un groviglio di serpenti le avrebbe dato la stessa identica sensazione.

Uscita dalla doccia si avvolse in un candido asciugamano bianco che era stato appositamente preparato per lei, mentre con un altro più piccolo si asciugò alla bell’e meglio la chioma divenuta pesante per via dell’acqua e dalla quale piccole goccioline si riversavano ritmicamente sul pavimento; nel mentre osservò il suo riflesso nello specchio appannato dal vapore, e non si sorprese nemmeno di ritrovarsi due occhiaie talmente profonde da poter fare invidia anche a quel chirurgo da strapazzo di Trafalgar. Si limitò a sbuffare, per poi ritornare in stanza e decidere che vestiti mettersi.

Non che avesse molta scelta, in verità: tutto ciò che aveva nella sua sacca erano tre top, tre paia di pantaloni, una felpa e cinque cambi di biancheria intima, e benché Pappagu, creatore della celebre marca di moda ‘Crimin’, vivesse su quell’isola e fosse anche amico stretto di Kayme, alla ragazza non era mai saltato in mente di approfittarne per allargare il suo misero guardaroba, vista anche la sua pessima intesa con la moda.

“Potevi pensarci una delle tante volte in cui sei passata nella zona turistica dell’Isola, razza di idiota!” disse a se stessa ancor più scocciata di quanto non fosse già.

Alla fine optò per il top azzurro leopardato regalatole da Hancock due anni prima e un paio di jeans scuri, infilandosi ai piedi i soliti stivali neri e al collo la solita bandana del medesimo colore. Con i suoi poteri si asciugò i capelli, concentrando l’acqua ancora presente al loro interno in una piccola sfera che poi fece scendere nel lavandino, dopodiché li pettinò frettolosamente con una spazzola e li legò in una provvisoria coda di cavallo, non avendo le braccia abbastanza lunghe da potersi fare autonomamente la sua abituale treccia. Qualcosa le disse che per un po’ avrebbe fatto a meno della sua solita acconciatura, visto che lei era l’unica eccezione su quella nave popolata esclusivamente da trogloditi con un senso dell’igiene e dell’ordine praticamente nullo.    

Alla fine prese senza nemmeno pensarci la sua vecchia sacca e aprì la porta, ‘pronta’ alla nuova vita che avrebbe intrapreso quel giorno, vita che iniziò con quello stramboide di Rai appena fuori dall’uscio con un sorriso esageratamente amichevole sul viso: “Aoi-chan! Ben svegliata! Dormito bene?!”

La Vendicatrice degli Abissi rimase paralizzata per qualche secondo, per poi ritrovare la sua solita lucidità e utilizzare la sua invidiabile agilità per sfuggire alle grinfie dell’aiuto-carpentiere, suscitando subito il suo disappunto: “E dai! Perché scappi?! Io voglio solo essere tuo amico!” si lagnò difatti il biondo mettendosi come la sera prima ad inseguirla per i corridoi.

“E io non voglio per amico uno stalker con le orecchie a punta che mi aspetta fuori dalla mia stanza come un depravato! La vuoi smettere di seguirmi?!” gli urlò contro l’ex assassina senza preoccuparsi di poter svegliare i pirati ancora dormienti e affrettando sempre di più il passo, fino a mettersi a correre abbastanza velocemente.

“No! Prima devi diventare mia amica!” ribatté lui accelerando l’andatura per starle dietro “Cosa ti costa?!”

“Te l’ho già spiegato ieri sera, brutto Elfo piantagrane che non sei altro! Non farmelo ripetere!”

“Cattiva! Non ti ho fatto niente per meritarmi tutta questa antipatia!”

“Perché aspettare l’unica ragazza dell’intera nave all’alba davanti alla sua porta come un aguzzino è ‘niente’?!”

“N-non erano quelle le mie intenzioni!”

“Non m’interessa! Lasciami in pace!!!”

“Mai!!!”

Quel comico inseguimento si prolungò fino a che Aoi non riuscì finalmente a trovare le scale che portavano sul ponte, e quasi la ragazza ringraziò qualunque ipotetica divinità nell’individuare repentinamente quel Pennuto di Marco apparentemente intento ad ammirare il panorama. Riacquistando il suo tipico contegno la giovane ricercata rallentò il passo e si avvicinò con indifferenza al biondo, sghignazzando nel notare con la coda dell’occhio che il suo inseguitore dall’assurdo look si era fermato proprio sull’ultimo scalino, probabilmente non volendo far capire al Comandante che l’aveva inseguita fin lì.

La Fenice però parve comunque intuire che cosa fosse accaduto prima che la nuova arrivata lo raggiungesse, in quanto con un irritante sorrisetto saccente le domandò: “Non è nemmeno passato un giorno e hai già fatto colpo sul nostro aiuto-carpentiere?”

“R-risparmiati queste battutine per te, Pennuto! Me l’hai accollato apposta per sfiancarmi ancor prima di raggiungere il Nuovo Mondo...?!” rispose lei con un’altra domanda decisamente seccata, appena rossa in viso “È da ieri sera che mi tormenta dicendo che vuole essere mio amico, e per quanto io gli abbia spiegato che per me l’amicizia non è un argomento così facile quello stupido Elfo continua ad insistere! Quando sono uscita dalla mia cabina me lo sono trovato davanti alla porta! Non mi piace affatto tutta questa invadenza!” spiegò esasperata incrociando le braccia al petto “Ho già i miei problemi a cui pensare senza che ci si metta di mezzo anche uno stalker con le orecchie a punta!”

“Beh, già il fatto che tu non l’abbia pestato a sangue e gli abbia anche trovato uno dei tuoi ‘simpatici’ soprannomi è positivo...” commentò la Fenice ritornando alla sua solita espressione di assoluta indifferenza “Comunque non ti preoccupare, ci parlerò io e gli raccomanderò di non esagerare. Non è la prima volta che si dimostra invadente con qualcuno perché vuole fare amicizia, ma tu devi piacergli particolarmente vista tutta quest’insistenza...”

“La cosa non mi fa piacere, se speravi di farmi cambiare opinione!” puntualizzò l’ex mercenaria scoprendo i candidi denti affilati in un’espressione contrariata; si chiese con impazienza quando suo fratello avrebbe finalmente deciso di mostrarsi: tirare un pugno su quella sua faccia da pesce lesso l’avrebbe certamente aiutata a distendere i nervi, senza contare che voleva qualcuno al di fuori del Comandante della Prima Divisione che le facesse la treccia, visto che chiederlo a quel Pennuto sarebbe stato un duro colpo per il suo orgoglio.  

Dal canto suo Marco sospirò: “Non so e non voglio sapere come tu abbia interpretato la mia affermazione, ma se puoi cerca di essere un po’ più paziente con Rai. Da quanto ne so non ha avuto un’infanzia e un’adolescenza molto felici, e quando un anno fa si è unito a noi non era così allegro, anzi, era quasi la tua versione maschile. Ci ha messo un bel po’ prima di ambientarsi, e magari desidera così tanto diventare tuo amico perché gli ricordi com’era lui stesso al suo ingresso nell’equipaggio.” rivelò lasciandola leggermente sorpresa “So che anche tu avrai bisogno del tuo tempo prima di poterti sentire un vero membro dei Pirati di Barbabianca, soprattutto dopo il ‘tiro mancino’ che ti abbiamo tirato io e gli altri assegnandoti il ruolo di Comandante della Quarta Flotta... ma cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto e di avere fiducia in noi, ok? Ormai la tua famiglia non è più composta solo da quegli scalmanati di Ace e Mugiwara, e qui noi tutti vogliamo solo il tuo bene.” le ricordò sorridendole appena e dandole due piccoli buffetti sul capo. 

“Mh...” mugugnò soltanto Aoi per via dei dubbi che ancora nutriva nei confronti di Rai, imbarazzandosi appena per il gesto inaspettato della Fenice “A proposito del mio ruolo...”-

“Non ci provare: il rifiuto non è accettabile.” la bloccò subito lui, glaciale.

“N-non mi hai neanche lasciato finire!” protestò lei “Come fai a sapere che volevo chiederti quello?!” 

“Intuito. Sai bene che la mia risposta non cambierà a meno che non si presentino dei problemi davvero così gravi da farmi avere dei ripensamenti.” asserì diplomatico il biondo dalla buffa capigliatura “Se vuoi sono anche disposto a scontrarmi fisicamente con te per la questione, ma sono certo che anche tu ricordi bene come fosse finito il nostro ‘incontro amichevole’ tre anni fa.”  

“Ovvio che me lo ricordo, non sono mica come i miei fratelli... Comunque non ti credevo così infame, brutta Testa d’Ananas di mezza età che non sei altro!” contestò comunque la giovane ricercata.

“Escluso il ‘Testa d’Ananas di mezza età’ prenderò la tua affermazione come un complimento.” ci passò su il maggiore.

“Infatti non voleva esserlo, brutto dittatore col crestino!!!”

“Non ti preoccupare, vedrai che diventerai un ottimo Comandante. L’autorevolezza e la capacità di prendere la decisione giusta al momento giusto non ti mancano, devi solo avere più fiducia in te stessa; oltretutto, come ti avrà già detto anche Ace, noi tutti saremo più che disponibili a darti consigli in caso di difficoltà.” concluse il Comandante ignorando l’altro insulto e avviandosi con passo svogliato verso le scale “A proposito, partiremo tra due ore al massimo: se hai ancora qualche affare da sbrigare sull’isola fai in fretta.”

Alla ragazza subito venne in mente il suo misero guardaroba, ma lo accantonò per una questione decisamente più importante: “E Jinbē...?”

“Ah, già. Mi ha detto che ti avrebbe aspettato alla tomba della Regina Otohime: credo voglia parlarti in privato da maestro ad allieva. Immagino tu sappia dove si trova, no?”

“Che domanda stupida...!” sputò soltanto lei sistemandosi meglio la sacca sulla spalla e salendo con un elegante balzo sul parapetto della nave “Nel caso la faccia da schiaffi voglia raggiungermi digli di venire a cercarmi nella zona commerciale dell’isola. Devo comprare delle cose, anche se non credo di metterci più di un’ora.”

“Sì, sì... Ah, Aoi.” la chiamò un’ultima volta Marco, la nuova chiamata ricevuta quella mattina da Vista ancora fresca nella sua mente.

“Che vuoi?” si girò lei piegando appena di lato la testa.

“... No, niente...” scosse la testa la Fenice in segno di diniego, decidendo di evitarle ulteriori preoccupazioni “Nulla di importante.”

“Mh... Ogni tanto sei davvero strano, Pennuto, lasciatelo dire. Meglio così, comunque: non vorrei che mi dessi altre fastidiose notizie.” alzò le spalle l’ex assassina “Se però dovessi scoprire che mi stai nascondendo qualcos’altro... stai certo che non avrò riguardi, nemmeno con il teorico ‘nuovo Capitano’.” lo avvertì con uno sguardo tutt’altro che amichevole, prima di lanciarsi giù dalla nave con un altro salto.

Rimasto solo sul ponte il Comandante della Prima Divisione sospirò, mormorando tra sé: “Dovrò prepararmi al peggio, allora... Sarà una festa molto più movimentata del previsto, e sono certo che questo non me lo perdonerà.”

§

Nonostante fosse piuttosto curiosa di scoprire che cosa dovesse dirle Jinbē in privato davanti alla tomba di Otohime, Aoi aveva comunque preferito pensare prima a quelle fastidiose compere, sia perché non essendo affatto un’amante dello shopping voleva levarsi subito l’impiccio sia perché confidava che a quell’ora i negozi non fossero già troppo pieni; davvero non capiva come potessero le altre ragazze trovare quell’attività così piacevole rilassante da arrivare addirittura a trascorrere intere giornate in un negozio, ma indagare sulla questione era l’ultimo dei suoi pensieri.

Fortunatamente per lei nell’abnorme negozio di Pappagu aveva trovato tutto quello di cui aveva bisogno, senza contare che l’eccentrica stella marina le aveva praticamente regalato una delle sue borse all’ultima moda per il semplice fatto che lei era amica di Kayme e soprattutto sorella del loro ‘salvatore’ Rufy. Almeno per una volta la fama del suo sciocco fratellino non aveva portato assurde calamità.

La biondina iniziò subito a ragionare su come avrebbe potuto stipare i suoi nuovi acquisti nel piccolo armadio della sua cabina fino al suo arrivo nel Nuovo Mondo, finché la voce di suo fratello non la raggiunse: “Sorellinaaa...!!!”

La Vendicatrice degli Abissi si girò di scatto, maledicendosi per l’infantile entusiasmo provato appena un attimo prima nel sentirsi chiamare, ma subito la sua espressione si indurì nel notare che Ace non era solo: “Per quale assurdo motivo ti sei portato dietro quell’Elfo piantagrane...?!” fu la sua unica domanda espressa in un ringhio minaccioso, al quale Rai reagì indietreggiando di un passo.

“Non essere scortese! Rai voleva semplicemente fare un ultimo giretto per l’isola prima di partire, e a me non dispiaceva un po’ di compagnia!” spiegò il Comandante della Seconda Divisione, mentre il biondino si era pericolosamente avvicinato a lei e aveva puntato lo sguardo sui suoi tre borsoni.

“Oh...! Che cos’hai comprato di bello, Aoi-chan?” chiese con tono bambinesco il pirata dalle strane orecchie, spostando con la punta del dito il lembo di un sacchetto per poterne sbirciare il contenuto.

“Ah! G-giù le mani, razza di depravato con le orecchie a punta!” lo scacciò via lei minacciandolo con un calcio, in quanto era proprio in quel sacchetto che aveva messo la nuova biancheria appena acquistata “Quello che ho comprato non sono affari tuoi!!!”

“E dai! Io voglio vedere!” piagnucolò lui come un bambino “Perché ti ostini a trattarmi così?!”

“È la terza volta che me lo chiedi, e io non ho più intenzione di spiegartelo, idiota!” tagliò corto la più giovane ancora più infastidita.

“Cattiva...!” fece soltanto l’aiuto-carpentiere, girandosi offeso dall’altra parte. Alla ragazza quasi dispiacque averlo trattato in modo così sprezzante, e la richiesta fattale da Marco appena un’ora prima non aiutò.  

“Su, su, cercate di andare d’accordo...! Piuttosto... Marco mi aveva detto che avevi in mente ti fare compere, ma non mi sarei mai aspettato di vederti con ben tre borse di vestiti...!” confessò Pugno di Fuoco sorridendo “Sono felice di sapere che un po’ al tuo aspetto ci tieni!”

A quell’affermazione la sua sorellina arrossì senza rendersene conto: “C-che cavolo stai insinuando?! O-ovvio che ci tengo a non andare in giro come una stracciona, stupido Succo di Frutta ignorante! Contrariamente a voi trogloditi che vi vestite sempre uguali per mesi io ho quel qualcosa chiamato igiene, senza contare che i vestiti che ho si sono ridotti a degli stracci a furia di lavarli ogni tre giorni! E-e poi anche se non sono per nulla interessata alla moda non mi dispiace l’idea di cambiare look una volta ogni tanto...” brontolò perdendo convinzione man mano che continuava il discorso.

“D’accordo, d’accordo...! Il mio era un complimento, Raperonzolo...!” ridacchiò lo zolfanello, notando solo in quel momento che quella mattina la ragazza non aveva la solita treccia che le era valsa il soprannome da lui coniato “Anche la coda di cavallo rientra nel tuo cambio di look?”

“C-certo che sì!” mentì lei prima di scaricargli due dei tre grossi sacchi di acquisti, desiderosa soltanto di andare da Jinbē per scoprire cosa volesse dirle “Piuttosto renditi utile e portami quelli! Come lo shopping, anche scaricare i pacchi ai propri accompagnatori è un atteggiamento da vere signore! Ce n’è uno anche per te, Elfo fastidioso!” aggiunse rivolta a Rai, che subito si illuminò di entusiasmo.

“Q-quindi ti fidi di me...?! Mi consideri tuo amico adesso?!” non perse subito occasione di domandarle appena ricevette il sacchetto, diverso da quello in cui aveva cercato di curiosare prima.

“Tu non vuoi davvero che io ti risponda.” affermò con gelida calma la neo-pirata rivolgendogli uno sguardo tutt’altro che rassicurante.

Il nuovo compagno si sentì percorrere la schiena da un interminabile brivido: “H-ho capito... scusa...”

“Mi spiace, Rai, ma la mia sorellina è fatta così! Le ci vorrà un po’ per abituarsi e socializzare, ma sono certo che quando succederà diventerete nakama molto affiatati! Non arrenderti!” lo incoraggiò bonario Ace.

“No di certo! Ci tengo davvero che Aoi-chan si senta presto parte della nostra ciurma e che arrivi a considerarmi un nakama affidabile!” ricambiò Rai sfoderando un sorriso ottimista.

“Non parlate come se non vi sentissi e muovetevi, voi due! La mia roba non arriverà mica per magia alla nave!” s’intromise la diretta interessata dirigendosi però nella direzione opposta a quella della nave.

“Guarda che stai andando dalla parte opposta, Aoi-chan...!” l’avvisò l’aiuto-carpentiere notando lo strano cambio di direzione.

“Lo so, genio! Io però ho un’altra commissione da sbrigare prima della partenza, quindi per risparmiare tempo mi dirigerò direttamente là!” spiegò frettolosamente lei senza fermarsi “Vi affido i miei acquisti! Guai a voi se dovessi trovarli rovinati o fuori dai loro sacchetti!” aggiunse rivolgendo ad entrambi uno sguardo minaccioso che li fece rabbrividire.

“M-ma...”-

“Niente ‘ma’ e fate quello che vi ho detto! E ricordate: la vostra vita dipende da come troverò quei sacchetti al mio ritorno!” rincarò la dose l’ex mercenaria prima di sparire rapidamente dalla loro vista.

“... Tua sorella è sempre così autoritaria, Ace-san...?” domandò l’eccentrico pirata rimasto solo col Comandante di Seconda.

“Purtroppo sì, anche se oggi si comporta davvero da primadonna...” ammise Pugno di Fuoco con un sospiro “Spero davvero che sia semplicemente stressata per la sua nomina di Comandante... e che questa sia l’ultima volta che ci scarica così le sue cose!”

§

Lo trovò proprio dove le aveva detto il Comandante della Prima Divisione circa un’ora e mezzo prima, seduto in silenzio a gambe incrociate sull’imponente scoglio che si trovava esattamente di fronte alla regale tomba di Otohime, defunta Regina degli Uomini-Pesce nonché grande promotrice di una possibile amicizia tra gli abitanti della sua isola ed esseri umani.

L’aveva visto sedersi su quella rupe in innumerevoli occasioni da quando le aveva mostrato per la prima volta quel luogo nove mesi prima, e la Vendicatrice degli Abissi aveva presto capito che per il suo maestro quel posto aveva un significato molto profondo e che fosse solito rifugiarsi lì quando era tormentato da brutti pensieri o semplicemente nelle rare occasioni in cui voleva starsene da solo. Non avrebbe mai potuto negare di capirlo pienamente, in quanto l’immagine di quella bambina dagli abiti logori e coperta di tagli e lividi accucciata in un angolo della grande stanza dei sotterranei di Marijoa non si sarebbe mai cancellata dalla sua memoria.

Si arrampicò agilmente sulla fredda e umida roccia e si sistemò accanto a lui, contemplando lo splendido edificio funebre certamente degno della grande sirena che aveva dato la vita pur di portare avanti la sua nobile causa. Le dispiaceva davvero sapere che la maggior parte degli esseri umani guardasse ancora gli uomini-pesce con timore e senso di superiorità, e allo stesso modo le sembrava strano pensare che il rapporto di fiducia e affetto che aveva col Cavaliere del Mare fosse una delle poche eccezioni tra le due razze, così come l’amicizia con Kayme; oltretutto lo stesso Jinbē le aveva raccomandato di stare alla larga dai cosiddetti Nuovi Pirati Uomini-Pesce, ovvero uomini-pesce che da sempre ostili agli esseri umani avevano iniziato ad attaccare sotto la guida di un certo Hody Jones tutte le navi che riuscivano a raggiungere l’isola e a far scomparire chissà dove i pochi sopravvissuti, rinnegando quindi del tutto gli sforzi fatti dalla loro Regina tempo addietro. 

Se soltanto avesse potuto fare qualcosa per sanare quel quasi eterno conflitto... Se soltanto la protezione dell’isola fosse stata ancora nelle mani di Marco e degli altri anziché in quelle dell’Imperatrice Big Mom, interessata solo ai dolci prodotti nella fabbrica appositamente costruita per lei, magari...-

La sua grande mano palmata timidamente poggiata sulla sua spalla la scosse riportandola alla realtà, e la sua voce profonda le domandò: “Come ti senti...?”

“Appena mi sono svegliata e mi sono ricordata che cosa mi aspetta mi è venuto da vomitare.” rispose calma lei sapendo perfettamente a cosa si riferisse, guardandosi le mani “Se ieri notte quell’idiota di Ace non fosse venuto a parlarmi probabilmente non avrei dormito nemmeno quelle cinque misere ore, ma anche così sono stanca morta e con un fastidiosissimo cerchio alla testa, senza ovviamente dimenticare questi due magnifici borsoni sotto gli occhi...” 

Vide con la coda dell’occhio Jinbē sorridere appena: “Mi spiace, non pensavo la prendessi così male...”

“Da quanto lo sapevi, brutto panzone traditore?” gli chiese a quel punto Aoi con una punta di fastidio nella voce: non le ci era voluto molto per capire che anche l’ex Shichibukai fosse stato messo al corrente della decisione dei Comandanti prima che questa le venisse comunicata da Marco.

“... Da quando ci siamo sentiti una settimana fa per organizzare il vostro recupero...” ammise a disagio l’azzurro “Mi dispiace di non averti detto nulla, ma non pensavo che tra tutti i ruoli possibili tu avessi categoricamente escluso quello di Comandante, e soprattutto non credevo che Marco te l’avrebbe detto in assenza degli altri vista l’importanza della notizia...” 

“Tsk...! Perché mai avrei dovuto volere il ruolo di Comandante...?!” sbuffò piccata l’ex assassina “È un’enorme responsabilità per la quale non mi sento per nulla pronta, senza contare che quello stupido Succo di Frutta mi aveva convinta che potessi assumere qualunque compito io volessi! Hai idea di come abbia sconvolto i miei piani...?!”

“Se devo essere sincero no, non sapevo nemmeno che avessi programmato la tua nuova vita da pirata, anche se ammetto che la mossa di Ace-san non è stata molto intelligente...” replicò il Cavaliere del Mare più tranquillo, certo che a prescindere dalla scenata che gli avrebbe fatto la sua allieva non se la sarebbe presa direttamente con lui.

“Non è un vero e proprio programma... Solo che pensavo e speravo di poter fare un passo per volta...! Come ho già detto, per quanto mi sia preparata per questo nuovo inizio io sono una novellina nel mondo della pirateria, e sicuramente ci sono molte cose che non so e che devo ancora scoprire sulla vita per mare. Il ruolo di mozzo mi sarebbe servito proprio a questo, visto che è la base delle basi... e invece guarda come mi sono ridotta! Non mi ricordo nemmeno tutti i nomi degli altri Comandanti e stasera siederò al loro tavolo come loro pari, per poi finire a capo di una divisione di cui non so praticamente niente! Certo, sia quel Pollo che quel Succo di Frutta mi hanno detto che potrò chiedere loro tutti i consigli di cui ho bisogno, ma so già che non lo farò perché sicuramente mi ritroverò in dubbio su cose ridicole! Riesci a immaginarti un Comandante chiedere l’orario dei pasti o la routine quotidiana? Io onestamente no, e anche se ci riuscissi so che sarebbe una scena patetica! Non voglio che quei trogloditi della mia Divisione mi prendano per i fondelli e mi ridano dietro...! Ho pur sempre un onore di Kuja da difendere...!” si fermò finalmente la giovane per riprendere fiato, tanto lungo era stato il suo discorso.  

“... Quindi alla fine hai accettato la loro decisione, se non ho capito male.” le sorrise vagamente intenerito il suo maestro incrociando le braccia al petto e attendendo una sua conferma.

Come si aspettò la sua pupilla arrossì appena e girò di scatto la testa dall’altra parte: “N-non farti strane idee...! Semplicemente quel maledetto tiranno con la testa ad ananas mi ha detto che non cambierà idea a meno che non succeda qualcosa di grave, e io mi ero ripromessa di non contestare le decisioni dei miei superiori! Non ho potuto fare altrimenti...!”

“Capisco... Tuttavia ti dirò, Aoi-san: io ne sono felice.” confessò Jinbē guardandola negli occhi “Per quanto tu sia forte, giudiziosa e responsabile tendi spesso a sottovalutarti e ad evitare qualunque situazione vagamente rischiosa a meno che non sia strettamente necessario, come nel caso di Marineford due anni fa. Prenderti una simile responsabilità ti farà solo capire di che pasta sei fatta e ti aiuterà ad avere più fiducia in te. Ricordati che gli imprevisti sono il pane quotidiano dei pirati.”

“Se lo dici tu...” commentò soltanto la giovane ricercata “Al momento ho ancora i miei dubbi, ma visto che non posso prevedere che cosa succederà e nemmeno fare qualcosa per cambiare questa situazione temo che dovrò lasciar fare al tempo e alla sorte... Ma in caso di problemi pretendo che tu ci raggiunga e difenda la tua allieva prediletta con ogni arma a tua disposizione!” aggiunse mettendosi a braccia conserte e rivolgendogli uno sguardo severo “Me lo devi per avermi tenuto nascosto che eri già a conoscenza delle intenzioni di quel Pennuto dittatore!”

“D’accordo, d’accordo...” acconsentì placido l’azzurro “Piuttosto... da quando saresti diventata la mia allieva prediletta?”

Di tutta risposta la biondina alzò altezzosamente il capo: “Che domande! Oltre al fatto che sono stata la tua unica allieva è palese che mi adori! Sarei la tua preferita in ogni caso!” asserì pienamente convinta con un tono che gli ricordò vagamente quello di Boa Hancock; nonostante quello però al Cavaliere del Mare fu evidente che la ragazza stesse recitando.

“M’imbarazza un po’ ammetterlo, ma hai ragione. Anche se in futuro dovessi allenare altri aspiranti utilizzatori del Gyojin Karate tu avresti sempre un posto speciale qui dentro, Aoi-san.” confessò lui poggiandosi una mano palmata sul cuore, per il semplice gusto di vedere la sua reazione.

Difatti Aoi non si aspettò proprio quelle parole, e subito un vivace rossore prese a bruciarle le guance pallide, mentre i suoi grandi occhi celesti prima si sgranarono per la sorpresa, e poi si assottigliarono in uno sguardo che voleva essere mortale: “L-l’hai detto apposta...?!”

“... Ah, ah, ah, ah! Speravo non lo capissi!” esplose in una sincera risata l’ex Shichibukai facendola così scattare in piedi e stringere indignata i piccoli ma letali pugni “Dovresti vedere la tua faccia in questo momento!”

“C-che ci trovi di divertente, brutto panzone infame?! Per un attimo avevo quasi creduto che fossi serio nel dire quelle smancerie!!!” gli sbraitò contro la Vendicatrice degli Abissi, indecisa se colpirlo in faccia o far crollare la roccia sotto di lui e assicurargli circa cinquanta metri di caduta. 

“Lo ero...!” assicurò Jinbē soffocando un ultimo ghigno e sorridendole “Anche se sono molto affezionato ai tuoi fratelli e ai Pirati di Barbabianca, ciò non toglie che tu sei stata la prima umana con cui abbia mai stretto un legame così profondo, Aoi-san. Ti ho vista arrabbiarti, piangere e ridere, e anche se in millesima parte ti ho anche vista crescere e diventare una donna forte e determinata. Nemmeno con la piccola Koala sono mai riuscito a creare un simile rapporto affettivo... Sapevo che ti saresti imbarazzata, ma volevo comunque ribadirti che per te e per i tuoi fratelli ci sarò sempre, e non smetterò mai di il tifo per voi.” giurò con voce sincera, senza smettere di guardarla paternamente “A proposito, ci sono un paio di cose che vorrei darti.”

“C-cosa...?!” balbettò Aoi, ancora a disagio per quell’inaspettata dichiarazione di affetto da parte del suo maestro; quel giorno tutti erano stranamente carini e gentili con lei...

Jinbē si alzò e si mise a cercare nel suo kimono, tirandone fuori un piccolo pezzo di carta e una sorta di bracciale con tre piccole ampolle, dentro le quali altrettanti aghi per metà bianchi e per metà rossi simili a quelli delle bussole si muovevano pigramente e in direzioni diverse. Subito li porse alla ragazza, serio.

“Questi sono...” mormorò la ragazza riconoscendoli immediatamente ma impiegando comunque qualche istante prima di decidersi ad accettarli.

“La mia Vivre Card e il Log Pose necessario per navigare nelle acque del Nuovo Mondo. Per la Vivre Card non ci sono stati problemi, ma per il Log Pose sono dovuto andare al Palazzo di Re Nettuno: sebbene non sia così difficile trovarli nei negozi, la Famiglia Reale vuole tenere sotto controllo gli arrivi dalla prima parte della Grand Line visti gli ultimi avvenimenti.”

“Ah... Quindi ieri eri sparito per...”-

“Sì. So che non è molto, ma il tuo Log Pose non è adatto al viaggio che stai per compiere, e non sapendo se Marco-san se ne fosse procurato uno da darti ho preferito pensarci io. Se non ho capito male Ace-san ne ha ricevuto uno dalla Prima Divisione.” 

L’ex mercenaria osservò il piccolo quadratino bianco spostarsi lentamente sul palmo della sua mano verso il suo vero proprietario, chiudendo a pugno le esili dita bianche quando il foglietto rischiò di scivolarle via. Alzò nuovamente gli occhi per incrociare quelli del suo maestro e sforzò un sorriso, in quanto sebbene gli fosse davvero grata per tutto quello che aveva fatto per lei in tutti quegli anni il pensiero di non rivederlo più per molto tempo le mise inesorabilmente addosso un leggero senso di tristezza e nostalgia: “Grazie, Jinbē...”

“Di nulla. Era il minimo che potessi fare per la mia allieva prediletta.” asserì lui cercando di sdrammatizzare e di alleggerire quell’atmosfera fattasi improvvisamente così malinconica; si era ripromesso di non farsi vedere triste per la sua partenza, perché era certo che se nella sua pupilla fossero nati altri ripensamenti e lei avesse rimandato ulteriormente l’inizio della sua avventura, poi non sarebbe più riuscita a raggiungere i suoi fratelli e a realizzare i suoi sogni.

E lui non avrebbe mai potuto permetterlo, non dopo tutta la fatica che quella giovane straordinaria aveva fatto per arrivare fin lì.

“V-vieni con noi...!” irruppe ad un certo punto la sua voce, seppur insicura e spezzata “Tu hai fatto tantissimo per i Pirati di Barbabianca durante la Guerra di Marineford, e non ho dubbi sul fatto che tutti ti accoglierebbero a braccia aperte...! Anche la tua ciurma sarebbe la benvenuta, quindi...”-

Lui la interruppe con un gesto della mano: “Mi spiace, Aoi-san, ma per quanto l’idea mi piaccia non posso proprio accettare. Dopo la dipartita del Babbo mi sono ripromesso di fare tutto ciò che è in mio potere per proteggere quest’isola: se me ne andassi ora la lascerei alle mire di Hody e al completo controllo di Big Mom, alla quale mio malgrado ho dovuto giurare fedeltà. Troppe volte sono stato incapace di proteggere le persone a cui tengo, ma ora sarà diverso. Se venissi rischierei di fare affidamento più su voi Comandanti che su me stesso...”

“Che cazzate vai sparando?! Evita di...!” s’impose di calmarsi la biondina, comprendendo quanto la sua richiesta fosse egoista e quanto invece il cuore del suo maestro fosse grande “... N-no, hai ragione... Quest’isola ha bisogno di te... Non avrei mai dovuto chiederti una cosa così egoista, soprattutto perché questa non sarà certo l’ultima volta che ci vedremo... Scusa...” chinò il capo leggermente abbattuta.

“Non ti preoccupare. Come ti ho già detto prima se dovesse accadere qualcosa a te o a Ace-san farò il possibile per mandarvi un aiuto, anche se sono certo che ve la caverete senza problemi. Siete figli di due grandi pirati, in fin dei conti!”

“Mh...!” annuì lei ritrovando un po’ di fiducia “Anche perché tra una settimana al massimo Rufy e la sua ciurma arriveranno qui, e ho il brutto presentimento che quell’idiota si farà un nome anche su quest’isola! Devi tenerlo d’occhio...!” aggiunse per convincersi ulteriormente che fosse meglio così “Adesso però è il caso che vada: anche se non ho più nulla da sbrigare qui e mancano ancora venti minuti all’orario previsto per la partenza preferisco essere in anticipo per poter aiutare...”-

“Aoi-chaaan...!” una voce ormai ben nota la interruppe, portandola ad imprecare interiormente in ogni lingua da lei conosciuta e facendo girare il capo all’ex Shichibukai alla ricerca della fonte.

“Giuro che lo ammazzo...! È già la terza volta oggi...!!!” ringhiò sottovoce la biondina, prima di sporgersi dal lato dello scoglio sotto il quale si trovava Rai e sbottare “Che diamine vuoi, brutta sottospecie di stalker con le orecchie a punta che non sei altro?! Possibile che da quando ci siamo conosciuti tu abbia come unico scopo nella vita quello di perseguitarmi?!”

Di tutta risposta l’aiuto-carpentiere alzò il capo verso di lei, sorridendo felice nell’incrociare i suoi occhi: “Ah! Aoi-chan! Eccoti lì! Ti stavo cercando!” esclamò allegramente, apparentemente ignaro delle imprecazioni che gli erano appena state rivolte.

“Non hai nemmeno sentito quello che ti ho detto?!” strillò Aoi esasperata. Dal canto suo Jinbē li osservò perplesso.

La neo-ricercata si lanciò giù dall’altura rocciosa, piombando agilmente in piedi accanto al ragazzo per poi sbraitare: “Si può sapere che vuoi, adesso?! Se non l’avessi capito io e il mio maestro stavamo parlando in privato!”

“S-scusa, scusa...! Non lo sapevo...!” alzò le mani in segno di resa lui “È stato il Comandante Marco a dirmi di venire ad avvisarti che i preparativi per la partenza sono stati ultimati...! Non volevo interrompervi...”

L’espressione della Vendicatrice degli Abissi mutò, ritornando afflitta e pensierosa come poco prima: “A-ah... quindi è già ora...”

Intanto il Cavaliere del Mare li aveva raggiunti a terra, e comprensivo posò nuovamente una mano sulla spalla della sua allieva: “Tanto stavi per andartene spontaneamente, no...?”

“Però...!”-

“Quello che dovevamo dirci ce lo siamo detto, ma devo ancora ringraziare Marco-san per l’ospitalità e salutare Ace-san, visto che non vedrò nemmeno lui per un bel po’, quindi...” ammise il pirata più anziano facendole capire che cosa intendesse.

Nel leggere tra le righe la bocca di Aoi si piegò spontaneamente in un sorriso, e senza dire nulla la ragazza s’incamminò a passo lento in direzione della nave, attendendo che l’uomo-pesce l’affiancasse per l’ultima volta. Forse per rispetto o forse per puro disinteresse Rai si tenne dietro di loro, e sia la giovane che il suo maestro lo ringraziarono tacitamente con una rapida occhiata.

Entrambi sapevano che non si sarebbero più detti una parola fino a che non avessero raggiunto la destinazione, ma andava bene così; avevano già parlato anche troppo.

Perché proprio in quel silenzio e in quella muta vicinanza erano contenuti non solo le speranze di una grande Regina del passato, ma soprattutto l’indistruttibile legame di un maestro e della sua allieva.

Angolo Autrice:
Come al solito mi vergogno a ripresentarmi qui dopo quasi tre mesi di silenzio e soprattutto con l’ennesimo capitolo di transizione, ma... ben ritrovati, care lettrici e cari lettori! Spero che il vostro ritorno alla routine di tutti i giorni sia stato meno traumatico del mio ^^"!
Sono davvero dispiaciuta di non essere riuscita a rispettare l’impegno che mi ero prefissata e di pubblicare almeno un capitolo al mese (non sto qui ad annoiarvi con stupide giustificazioni che però potete certamente immaginare), e allo stesso modo mi dispiace che anche questo capitolo non sia particolarmente dinamico, ma siccome per me le interazioni e i rapporti tra i personaggi sono molto importanti non avrei mai potuto far partire la nostra eroina senza lasciarle il tempo di parlare un’ultima volta a ‘tu per tu’ col suo caro maestro, soprattutto perché nemmeno io so se mai si rivedranno prima della fine dell’intera storia... 
Sono quantomeno sollevata di non aver perso, nonostante il peso degli impegni scolastici, l’entusiasmo di scrivere, e soprattutto di non essere di nuovo caduta nell’oblio in cui ero sprofondata l’anno scorso in questo periodo (chi mi conosce bene sa di cosa parlo ^^"...).
Confido che a prescindere da tutto anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e spero di riuscire a trovare un buon ritmo di pubblicazione... ;)!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

 
  
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