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Autore: dream_liberty    03/11/2016    3 recensioni
Nel Regno del Sole esisteva una profezia.
Un giorno una bambina sarebbe nata, avrebbe avuto occhi color sangue e capelli color fuoco.
Quella bambina sarebbe stata la reincarnazione del male.
Fine era quella bambina.
Vecchio titolo: Schiava
Ho cambiato sia il titolo che la intro, perché non la trama precedente non mi convinceva più e non sapevo come continuarla.
Ero bloccata.
Poi oggi mi è arrivato un momento d'ispirazione (e forse pazzia) e quindi eccomi qua, dopo 3 lunghi anni d'assenza.
Non preoccupatevi, a parte qualche piccola correzione, i primi due capitoli ed il prologo non riceveranno modifiche.
Spero di riuscire ad aggiornare al più presto
Coppia principale REDMOON
Genere: Commedia, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                             Capitolo uno

                                
Una dolce luce mattiniera s'infiltrò giocherellona  dai vetri deturpati della piccola finestra di una stanza angusta, nel piano  più elevato del palazzo reale del Regno Solare, andando pian piano verso  una graziosa giovinetta che dormiva sgraziata su un letto un po' malconcio, ignara che tra qualche minuto un forte bagliore le avrebbe colpito il bel viso, destandola dal suo sonno.

Pov. Fine

Una forte luce antipatica mi colpì con prepotenza il volto, senza alcun riguardo. 
Strizzai gli occhi, un po' per il fastidio di essere stata svegliata così bruscamente, un po' per evitare che il forte bagliore mi lasciasse con soli quattro sensi con cui sopravvivere.
Quella però continuava con oppressione ad infiltrarsi tra le mie palpebre socchiuse. Presi i lembi della coperta un po' grezza  e me la misi sopra il capo, nascondendo così i miei odiosi capelli rossi.
Mi sembrava che mi dicesse ˂˂Fine, svegliati! Io splendo già alto nel cielo, gli uccelli cinguettano e...˃˃ ˂˂Ed a me non me ne frega un cavolo, lasciami dormire stupido cerchio giallo˃˃.
“Lo stupido cerchio giallo” in questione s'irritò lasciando tutti i convenevoli a quel paese, o almeno fu quello che parve ai miei occhi accecati, nel vero senso della parola, dalla luce troppo accesa e vivace.
Sospirai rassegnata dalla mia evidente sconfitta, cosa che accadeva ogni mattina.
Il sole cercava di svegliarmi dolcemente, io lo mandavo con molto tatto a quel paese cercando nascondermi con le coperte, e quest'ultimo offeso si vendicava cercando di togliermi la vista.
Tutto regolare. 
Eppure mi sembrava che mancasse qualcosa, qualcosa di tremendamente seccante, qualcosa che andava a completare la solita routine.
Qualcosa come... 
-Signorina Fine si svegli- una voce sgradevolmente alta e stridula  arrivò sempre con più aggressività al mio orecchio già provato.
Non voglio, lasciami dormire avrei voluto rispondere, ma ebbi paura che i miei timpani non avrebbero resistito all'ennesimo urlo di Camelot, la governante.
Ma probabilmente (in realtà ne ero più che sicura) la vecchia riusciva a capire i miei pensieri anche da dietro la sottile porta di legno bucherellato, dato che replicò senza indugi alla mia silenziosa obiezione.
-Signorina Fine! Si svegli immediatamente- mi riprese l'oramai attempata* governante con più foga del compromesso.
Ed ecco che un mio timpano se n'era  andato a farsi benedire in qualche comunità vicina, chiedendosi quale male avesse fatto per meritarsi un simile trattamento.
Bella domanda.
Forse era destino, e la sfiga si era innamorata follemente della sottoscritta, oppure... beh non avevo altre opinioni al riguardo. 
Alzai, con una forza che oserei chiamare sovrumana il mio corpo  pesante, mentre quest'ultimo mi pregava di non lasciare quel tiepido tepore prodotto dalle coperte rudimentali e poco lavorate, ed io avrei volentieri accettato quella preghiera del tutto lecita, se non fosse stato per un altro grido che mandò anche l'altro timpano a farsi prete nell'abbazia nei margini più remoti del Regno Solare, ad espiare i peccati della sua (probabile) vita precedente, chiedendosi che tipo di male avesse fatto l'idiota che era prima della sua resurrezione in un timpano sfigato.  
Forse avrei dovuto seguire il loro ecclesiastico esempio e farmi suora, almeno non c'era una vecchia arzilla che mi perforava ogni mattina un timpano per due con urli inconcepibili persino ad una cantante lirica.
-Signorina abbi almeno il decoro di aprire l'apertura- disse, con un lessico pari agli anni della dominanza del Regno Lunare, un fatto accaduto in un'annata del tutto considerevole. Ci avrei masso la mano sul fuoco che lei stesse sfiorando i cento cinquant'anni, nonostante ne mostrasse una sessantina circa.
Presi le coltri* ancora tiepide del calore un po' fiacco che mi aveva accompagnato quella lunga nottata più gelida del solito, e me lo misi sulle spalle già coperte da un misero pezzo di stoffa grossolana* che costituiva la mia misera camicia da notte, ormai bucata nei posti più impensabili.
L'autunno era alle porte, me lo sentivo nelle ossa contrite dal carattere rigido che avevano mostrato le temperature quella notte.
Ed un'idea mi balenò nella mia mente contorta.
-Camelot...- provai a simulare alla meglio una voce roca e bassa.
-Che succede?! State bene?! Signorina risponda!-  la sua voce stridula già di natura divenne ancora più acuta, tant'è che le orecchie cominciarono seriamente a fischiare.
Appunto mentale: stare lontano dalla porta quando la vecchia è nelle vicinanze.
-Signorina...- la sua voce fece urlare pietà ai miei timpani, e questo bastò per farmi fare un altro passo indietro. 
-Ecco io... io non mi sento tanto bene- e lì cercai di attaccare un attacco di tosse credibile, ma la saliva mi rimase incastrata in gola, bloccando la laringe, facendomi così fare una tosse autentica. Decisamente troppo autentica.
Grazie sfiga.
-Signorina, apra l'entrata- disse accompagnandosi da un bussare agitato che faceva quasi (è meglio che togliate il quasi) tremare l'esile porta in legno scadente.
L'avrebbe seriamente spaccato di questo passo, e non sarebbe stata una bella sensazione avere l'entrata spianata ai grandi spifferi d'aria ed agli strilli di Camelot.
Aprii leggermente l'apertura (seriamente avevo detto apertura?! Mi sa che la vecchia governante non abbia una buona influenza su di me) interrompendo così gli inconsci intenti di distruzione dell'anziana signora.
Il viso severo ed allo stesso tempo agitato della donna mi si parò davanti, e mille dubbi cominciarono ad invadermi la mente.
L'unica certezza che avevo era che se mi avesse scoperto fingere mi avrebbe vietato l'unico pasto di cui avevo diritto per giorni. Era una regola. Una regola imposta dagli attuali regnanti.
I miei genitori.
-Signorina state bene?!- chiese angosciata, risvegliandomi dai miei pensieri non esattamente giulivi*. Naturalmente evitando di toccarmi. 
Non ero ancora stata purificata.
-Certo Camelot, sto benissimo, mai sentita meglio!- dissi cercando di essere credibile. Niente pasto, niente cibo, niente cibo equivaleva all'autodistruzione.
La governante mi riservò uno sguardo irritato, ma ebbe il buon senso di non parlarne, ed io ed i miei timpani ormai preti, ne gioimmo forse un po' troppo (sentivo perfino un coro di angeli cantare, quindi questo dice tutto). Decisamente troppo.
-Dovete andare a fare il bagno purificatore- il canto di contentezza sparì.
Cavolo, no.
Tutto ma non quello.
-Camelot è...- non mi lasciò finire la domanda che chiedevo ogni mattina.
-Sa che è un obbligo imposto dai regnanti in carica, e dalle tradizioni millenarie del Regno Solare, quindi non mi renda le cose più ardue.- rispose con uno sbuffo.
-Che palle- sussurrai a bassa voce, ma com'era prevedibile, la vecchia mi sentì.
Cacciò l'ennesimo urlo.
Come si dice, solita mattina, solita routine, solite urla.
-Che linguaggio scurrile per una signorina, si vergogni.-
esclamò con veemenza.
Roteai gli occhi, e stavolta “il mio linguaggio scurrile” lo tenni per me.
I miei timpani intanto erano scappati dall'altra parte di Wonder, forse m'invieranno una cartolina di scuse.
O forse no. 
Li capirei in ogni caso.
                               
                                                                                        *************************
 
Uscii dall'imponente palazzo reale attraverso un tortuoso passaggio segreto(non potevo farmi vedere da nessuno, se non Camelot, prima di essere stata purificata, un'altra insensata tradizione che i miei gen... volevo dire le due maestà regnanti seguivano tanto febbrilmente) con un canovaccio* ed un cambio sotto il braccio sinistro, mentre in quello destro tenevo un arco che aveva visto tempi migliori. Forse una centina di anni fa, se non più è chiaro.
Ma almeno mi sentivo un minimo più sicura, non si sa mai cosa potrebbe accadere nella foresta della paura.
Meglio curare che prevenire. O forse era meglio prevenire che curare?
Ma che cavolo! Stavo per entrare in uno dei boschi più terrificanti di Wonder e mi preoccupavo di uno stupido aforisma*?!
Scossi energicamente il capo. Fine ce la puoi fare, lo fai praticamente da quando sei nata, quindi ce la puoi fare anche oggi a sopravvivere, giusto?!  Giusto.
È un giorno normale come tutti gli altri negli ultimi sedici anni. Ce la puoi fare!
E con questa sorta di litania inventata su due piedi, mi addentrai nella fitta boscaglia, sperando (come ogni volta) 
di riuscire a rimanere in vita.
                             
*************************

Dopo aver preso mille sentieri che mi condussero inevitabilmente al “burrone della morte”, altro nome attribuito dai cittadini più volenterosi nel trovare denominazioni inquietanti, riuscii ad arrivare nei pressi del “lago purificatore”.
So cosa state pensando, “Come hai fatto a perderti, se è un percorso che fai da quando avevi cinque anni?”.
È una domanda che mi chiedo da sempre, l'unica risposta adeguata che ho trovato scervellandomi fu solo una: un senso dell'orientamento terribile ed una sfortuna terrificante.
Adesso che ci penso forse sono due.
Scossi nuovamente la testa fino a sentirmela roteare.
Con l'ennesimo sbuffo cominciai a spogliarmi di malavoglia dalle vesti un po' spiegazzate, con movimenti bruschi ed impacciati.
Non appena tolsi la maglia grezza che mi pizzicava la pelle fino ad avere chiazze rosse su tutto l'avambraccio (e ci tengo a precisare che erano enormi), il vento gelido mi trafisse bruscamente l'epidermide* lattea ormai nuda e vulnerabile.
Rabbrividii.
Tolsi il reggipetto, che in realtà non reggeva quasi niente (in quel punto che caratterizza ogni donna ormai matura o quasi ero piuttosto, come dire, scarna, tant'è che Camelot mi aggiungeva razioni di cibo in più per farmi avere un seno più grande. Tentativo inutile, ovviamente. Ma almeno riuscivo a non sentire i crampi della fame di notte.) ma tenni le mutandine che coprivano la mia femminilità. Mi vergognavo, anche se nei dintorni non c'era nessuno, soltanto animali invisibili nascosti nei margini della selva.
Feci l'ennesimo respiro profondo prima di buttarmi senza troppi complimenti (o senza la benché minima  finezza) dentro la superficie liquida.
Prima mi buttavo, più in fretta uscivo, questo era il mio motto.
Al primo impatto (in realtà anche tutti gli altri nel corso del bagno) sentii come se mi avessero frustata (lo so per esperienza).
Cercai di distendere i nervi tesi. Altro tentativo miseramente fallito.
L'acqua, a dir poco ghiacciata, continuava malamente a colpire la schiena della (sventurata aggiungerei) sottoscritta, ed io per non urlare dovetti comprimere i denti, fino a sentire insoliti rumori.
Solo dopo pochi minuti mi accorsi che gli strani rumori non provenivano dalla mia cavità orale.
Mi misi subito in stato di allerta (non che prima fossi rilassata intendiamoci), uscii dall'acqua ed il senso di gelo divenne più acuto.
Presi, con la grazia di un elefante, un reggiseno ed una camicia larga e bianca.
Fantastico Fine un altro colore no, eh? 
Finii in poco tempo ad indossare il reggiseno (anche se quello che chiamavo reggiseno era poco più un pezzo di tessuto grigio regalatomi dalla buona Camelot) allacciandolo naturalmente male, ma meglio che farsi vedere con le tette al vento no? (sempre se quei piccoli, minuscoli rialzamenti all'altezza del petto si possano chiamare tette).
Provai ad indossare la camicia, che al contatto con la mia pelle bagnata divenne quasi trasparente.
Brava Fine trovata geniale, magari l'aggressore è pure pervertito e ti stupra.
Sbuffai, e cercai di ignorare l'assillante vocina dentro la mia testa.
-Cazzo- sussurrai restia nel voler abbottonare tutti i bottoncini presenti.
Il rumore di foglie e passi si avvicinava sempre di più. I passi non erano di certo umani.
Presi il vecchio arco fregandomene altamente del sottile drappo grigio che copriva i miei piccoli rialzamenti in bella vista, e cercai con lo sguardo un dardo* da usare.
Niente.
Ogni mia ricerca fu vana. 
Era chiaro, avevo dimenticato l'arma con cui sopravvivere.
Be era ufficiale, oggi sarei stata fatta a brandelli.
Che giornata fantasticamente di merda.
I passi ormai erano vicini, incredibilmente vicini.
Strinsi forte la robusta (e provata) impugnatura dell'arco, tant'è che le nocche già lattiginose* di natura, impallidirono vistosamente.
Deglutii rumorosamente, e cominciai a pregare una qualunque divinità in ascolto.
Ma com'era abbastanza prevedibile nessun essere divino comparse d'innanzi a me.
Maledii la mia sfiga. 
Un'altra volta, ancora ed ancora, ( le volte non erano mai troppe, soprattutto per maledire la mia sfiga ormai abile nella sua attività a mio parere illegale) finché non sentii il nitrio distinto di una bestia. Vicino. Decisamente troppo vicino.
E in un attimo la vidi.
Una creatura maestosa si stagliò davanti alla sottoscritta.
L'essere aveva una corporatura magra ed elegante.
Il manto candido e morbido posava meravigliosamente con la criniera morbida e grigiastra.
Le iridi, invece, erano di un verde acqua splendente, come gli occhi della principessa solare.
Mia sorella gemella.
Se non fosse stato per il fatto che tra poco sarei perita per mano (o meglio zoccolo) sua, sarei rimasta a fissarlo incanta per ore, senza distogliere mai lo sguardo.
Approfittai, per quel poco tempo che mi rimaneva prima di passare a miglior vita,a scrutarlo cercando di imprimere tanta bellezza, peccato che non diedi altrettanta importanza al fantino* che lo cavalcava.
-È pericoloso andare a zonzo con la biancheria intima in vista- be fino ad allora.
Grazie sorte avversa, ti voglio bene anch'io*.

DIZIONARIO

attempata: anziana
coltri: coperte
grossolana: grezza, poco lavorata
giulivi: felici
canovaccio:asciugamano
aforisma: proverbio
epidermide:pelle
dardo:freccia
lattiginose:lattee, bianche
fantino: cavallerizzo
Grazie sorte avversa, ti voglio bene anch'io: è una frase ironica in cui Fine evidenzia quanto la sorte la detesti, e che i suoi sentimenti sono pienamente ricambiati.

SPAZIO AUTRICE
Ehilà, è da un sacco che non ci sentiamo!
Tutti con l'ascia in mano pronti ad uccidermi.
Be grazie per l'ardente benvenuto -_-'.
Per i lettori nuovi o recenti sono princessfine, piacere!
Avevo scritto più o meno cinque mesi fa questa storia, troncata dopo 6 miseri ed illeggibili capitoli. Quindi ho pensato di cambiare molti annessi per renderlo più intrigante (o almeno sarebbe questa l'intenzione^^). 
Quindi revision time!!! :)
Il capitolo è veramente lungo (o almeno per i miei standard da primo capitolo), è stato un parto faticoso, ma alla fine ce l'ho fatta!!
So che come primo capitolo è penoso, ma spero comunque migliore di prima.
Fatemi sapere nelle recensioni se vi va! 

PICCOLA (SI FA PER DIRE) NOTA D'AUTRICE:

So già che riceverò pochissime recensioni, ma quando il gioco si fa duro, i fessi cominciano a giocare, per chi non avesse capito sono io il fesso (non so se c'è un femminile di fesso quindi scusate la mia immensa ignoranza.)
Comunque oltre a questo volevo chiedervi se nelle poche recensioni che ci saranno (se ci saranno), possiate dare anche una vostra opinione su  come vi è apparsa Fine e la vecchia ed arzilla Camelot. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate di questi due personaggi che ho descritto in modo esplicito. 
Ovviamente accetto anche le critiche costruttive che spero mi aiutano a migliorare.
Spero che il capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative, cosa di cui dubito fortemente, ma la speranza è l'ultima a morire, no?
Ovviamente accetto anche le critiche costruttive che spero mi aiutano a migliorare.
Be io vi saluto alla prossima!!!
P.s: mi scuso già da adesso per la probabile presenza di errori lessicali e/o grammaticali che potrebbe far rizzare i capelli alla mia prof.  d'italiano, anche se ho letto e riletto il capitolo fino alla nausea (non scherzo è una settimana che lo rileggo), dato che non vorrei che anche questo capitolo  sembri essere scritto con le dita dei piedi della sottoscritta.
   
 
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