Capitolo
2: non rinuncio a lui
Pensavo di essere brava a
nascondermi e a intrufolarmi nella prigione, ma come tutti gli esseri umani,
non sono infallibile. Commisi un errore.
Era pomeriggio, quella
mattina ero già andata dal mio nuovo “amico” e ora ero tranquilla a fare
qualche medicazione a un genin che aveva esagerato
con gli allenamenti. Non potei finire di medicarlo, che Shizune
prese il mio posto e mi ordinò di recarmi immediatamente nell’ufficio dell’hokage.
Obbedii.
Temetti subito di essere
stata scoperta e le mie paure crebbero quando vidi lo sguardo infuriato di Tsunade.
Entrai nell’ufficio e chiusi
piano la porta.
“Siediti!” disse con voce
grave.
Era un segnale preoccupante.
L’hokage non invitava mai nessuno a sedere. Vuol dire
che mi avrebbe trattenuto a lungo.
Si sedette anche lei e
tirando fuori dal cassetto una busta, ne estrasse il contenuto e me lo lanciò.
Riuscii a prenderlo al volo e subito riconobbi l’oggetto. Era il coperchio del
mio cestino da pranzo, lo stesso che avevo portato quella mattina al ragazzo
della prigione.
Sbiancai di colpo e a fatica
alzai la testa per guardare l’hokage negli occhi.
Non potei nemmeno smentire
che quell’oggetto appartenesse a me, dato la presenza di una targhetta con
sopra scritto il mio nome.
“che cosa ti è saltato in
mente?” mi urlò.
Probabilmente anche
dall’altra parte del villaggio l’avevano sentita.
“Sei forse impazzita? Quel
luogo è severamente vietato a tutti gli abitanti di Konoha.
Cosa ti fa credere di essere speciale! Che cosa diavolo ci facevi questa
mattina in quella prigione?” mi chiese
“i-io ecco…veramente…!”
cominciai a balbettare e Tsunade mi riprese
nuovamente.
“Sakura non fartelo chiede
un’altra volta!” disse sbattendo i pugni sulla scrivania.
“Mi…mi
dispiace è solo che…non lo so, qualcosa mi diceva di
entrare in quel luogo e nonostante sappia che è pericoloso, non sono riuscita a
non entrare!” le spiegai, poi arrivò la fatidica domanda.
“Quante volte sei già andata
li?” mi chiese
“ solo questa mattina!”
mentii
Tsunade mi guardò storto. Non mi credette.
“D’accordo! Tutti i giorni da
un mese!” dissi non riuscendo a nascondere la verità e da li cominciarono nuove
grida e insulti nei miei confronti.
“Cosa ti spinge ad andare
li?” mi chiese calmandosi
“Yaku!”
dissi
Tsunade non capì. Ovviamente il ragazzo non si
chiamava così.
“è il ragazzo che si trova al
terzo piano, alla cella numero 119, quella che viene chiusa con una sorte di
sigillo!” dissi cercando di far capire a Tsunade a
chi mi riferissi.
“Ti riferisci a Naruto?” mi disse svelandomi il nome del ragazzo
misterioso.
Sorrisi “è quello il suo
nome? Non me lo ha saputo dire e allora gli ho dato un nome io!”
Tsunade si sorprese
“Cosa ti spinge ad andare da
lui?” mi chiese
“I suoi occhi. Si legge tutto
la sofferenza che deve provare li dentro! Non aveva detto che i ragazzi della
sua età non vengono rinchiusi li dentro? E poi cosa ha fatto di così grave? non
mi sembra cattivo!” dissi in sua difesa.
“la gente non si giudica solo
dall’esterno…comunque non ha commesso nessun reato.
L’unico sbaglio che ha fatto è stato nascere il giorno peggiore!” mi rispose l’hokage.
Non capii, ma lasciai stare.
“Ma se non ha fatto niente,
perché è li dentro?” insistetti. Dovevo assolutamente saperlo.
“è stata una decisione del
consiglio degli anziani e a quanto pare il terzo non è riuscito ad opporsi!”
“E lei?” le chiesi…possibile che non potesse fare niente?
“Io sto provando a cercare di
liberarlo, ma ora come è ora…potrebbe essere
pericoloso per il villaggio!”
Mi alzai “No, non lo è! Io…ne sono sicura! bisogna dargli fiducia! Ci parlerò io!”
dissi con uno sguardo determinato.
“Tu non metterai mai più
piede li dentro, sono stata chiara?” mi ordinò tassativamente Tsunade.
“Ma perché? Naruto ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino. Non ha idea
di come lo trattino li dentro!” le dissi.
“Lo so invece! Perché pensi
che stia cercando di trovare un modo per cambiare la sua situazione!”
“Mi faccia parlare con lui,
magari le dirà anche lui che non è pericoloso e che non ha intenzione di…” cominciai col dire, ma Tsunade
mi fermo, rivelandomi un’altra shoccante verità.
“Sakura, è probabile che non
sappia nemmeno parlare!” mi disse.
“Non mi ha dato l’impressione
di essere muto!” dissi sincera, ma non centrava il fatto che avesse qualche
problema.
“Non è muto infatti!” mi
fissò e abbassò la testa, come se si vergognasse “Naruto
è sempre vissuto in quella cella. Praticamente da quando ha un anno. Avrà
sentito poche volte gli umani parlare!”
Rimasi shoccata. Come
potevano aver rinchiuso un bambino di un solo anno in un luogo del genere? E i
suoi genitori? Lo permettevano?
“Non ha i genitori, è orfano
dalla nascita praticamente. Il padre e la madre hanno dato la vita per lui e
per il villaggio, il giorno in cui il demone della volpe a nove code ha
attaccato Konoha!”
Avevo sentito, parlare di
quella storia. Non sapevo il perché, ma era vietato fare riferimento a quel
giorno, eppure doveva essere un fatto che presto sarebbe finito sui libri di
storia.
Abbassai la testa “Capisco!
Ma ancora non riesco a capacitarmi del perché è stato rinchiuso all’età di un
anno! Si divertiva ad uccidere con il cuccio o con il sonaglino?” chiesi
Tsunade alzò un sopracciglio, ma non mi rispose.
Mi rassegnai, non avrei
ottenuto risposta da lei.
Finalmente l’hokage mi lasciò andare, ma ora non avrei più potuto vedere
Naruto. Mi dispiaceva dover rinunciare a lui. Era orribile la solitudine che doveva provare
li dentro.
Passarono due settimane e non
andai più da lui. L’avevo promesso a Tsunade, ma non
potevo fare a meno di sentirmi in colpa. Mi sentivo sporca, perché io ero li
tranquilla a vivere la mia vita e lui invece…come era
ingiusto il mondo.
Comunque non dovetti
aspettare molto, Tsunade mi fece nuovamente chiamare.
Sta volta non avevo la più pallida idea del perché. Non avevo fatto nulla.
Lo scoprii presto.
Tsunade era nel suo ufficio con un espressione
preoccupata e fissava insistentemente Konoha, come se
sperava di trovare la soluzione a un problema tra un abitazione e l’altra.
Mi avvicinai “Maestra, mi
avete fatto chiamare?”
Si girò lentamente verso di
me e annuì.
“Volevo parlarti di Naruto!”
Niente poteva attirare la mia
attenzione più del suo nome.
“è successo qualcosa? Sta
bene?” chiesi ansiosa.
“Si sta bene…cioè
quanto possa esserlo in quella prigione e che…è
diventato molto aggressivo.”
Sussultai. Cosa significava?
“Alcuni anbu
sono stati feriti seriamente e se continua così…potrebbe
diventare inarrestabile!”
Non capivo come potesse
succedere. Che ci fosse qualche relazione con quegli occhi rossi? Glielo
chiesi.
Tsunade mi sembrò parecchio sorpresa del fatto
che fossi a conoscenza di quella sua caratteristica, ma si accertò che non
conoscessi la vera ragione di quel particolare colore di occhi.
“Cosa posso fare io?” le
chiesi cercando una spiegazione per la mia convocazione.
“Naruto
è sempre stato un po’ violento, ma da quello che mi dicono gli anbu, il ragazzo durante il periodo in cui tu sei andata a
trovarlo, era più mite e raramente perdeva il controllo.”
“tranne quando lo picchiavano
e insultavano!” affermai.
Tsunade abbassò la testa.
“Sakura, sono venuta a
chiamarti perché voglio provare una cosa. Non mi importa se infrangeremo le
leggi. Sono l’hokage e posso fare qualche strappo
alla regola!”
Non capii
“Tu ora vieni con me da quel
ragazzo.” Mi disse, fissandomi negli occhi.
Rimasi un attimo ammutolita
cercando di capire bene cosa mi aveva chiesto.
Sorrisi.
Non poteva farmi più felice.
Scattai in piedi e
determinata dissi “si…andiamo!”
Non potevo crederci,
finalmente rimettevo piede in quel luogo tanto temuto da tutti e per di più con
il permesso di poterlo fare.
Giungemmo davanti alla cella
di Naruto. tre anbu erano
di guardia, ma Tsunade diede loro il permesso di allontanarsi.
Nessuno di loro sembrava molto volenteroso a rimanere a guardia di quella
cella.
Il mistero si infittiva. Chi
era quel ragazzo?
Me lo sono chiesto centinaia
di volte prima di giungere finalmente alla verità.
Quando rividi Naruto ci rimasi male. Era legato con delle grosse catene,
oltre che hai polsi e alle caviglie, anche al collo, così ché non si sarebbe
mosso per paura di rompersi l’osso del collo.
“Perché gli hanno fatto
questo?” chiesi guardando l’hokage.
“Era pericoloso in questi
ultimi tempi” mi ripeté per l’ennesima volta
“Cosa dovrei fare io?” chiesi
perplessa continuando a guardare Naruto che aveva la
testa china.
“voglio vedere se tu sei
colei che riesce a renderlo mansueto!”
Vidi Tsunade
togliere il sigillo dalla porta e aprirla. Cominciò ad entrare e mi fece segno
di seguirla, anche se mi disse di rimanere a distanza di sicurezza.
In mano aveva delle chiavi.
Erano quelle delle catene. Voleva liberarlo almeno da quella morsa crudele.
Quando l’hokage
fu abbastanza vicino, Naruto alzò di scatto la testa,
mostrando nuovamente quegli occhi rossi che tanto temevo e cominciò ad
agitarsi.
Tsunade fece qualche passo indietro. Era troppo
pericoloso per lei provare a liberarlo.
Mi avvicinai a lei. Avrei
provato io a liberare Naruto. Sentivo di poterlo
fare.
Presi le chiavi di mano a Tsunade e mi avvicinai.
Godaime sembrava essersi pentita della scelta di
portarmi li, ma allo stesso tempo curiosa.
Naruto sembrava essersi fermato, ma appena
senti il rumore metallico delle chiavi che giravano nella serratura, si agitò
di nuovo.
La catena del braccio destro
era aperta e con esso mi colpì, ferendomi una spalla.
Era come se avesse degli
artigli al posto delle unghie.
Tsunade cercò di avvicinarsi a me per vedere le
mie condizionI, ma le feci segno di fermarsi.
Non volevo arrendermi.
Rimasi ferma per un po’ a
guardare Naruto negli occhi e lo stesso fece lui con
me.
In quel momento mi
considerava una minaccia, ma lentamente potei notare un cambiamento nelle sue
iridi.
Il suo magnifico colore blu,
era riapparso.
Tirai un sospiro di sollievo.
Interpretai quel cambiamento di colore come un segno di riconoscimento nei miei
confronti.
Continuai a liberarlo dalle
catene, finchè non fu nuovamente libero. Naruto rimase calmo per tutto il tempo dei mio trafficare
con quelle serrature arrugginite.
Una volta finito, esso si
sdraiò a terra.
Sembrava esausto.
Gli accarezzai il volto come
a volerlo tranquillizzare.
Tsunade rimase molto sorpresa. Nessuno mai era
riuscito ad avere un rapporto con lui. eppure era stato così semplice. Bastava
mostrarsi amico nei suoi confronti. Fargli capire che non lo odiavi e che non
lo consideravi una minaccia.
Godaime mi chiese di andare. Eravamo li da
troppo tempo.
Triste, feci per alzarmi, ma
sentii qualcosa trattenermi.
Naruto mi aveva afferrato l’abito come a non
volermi lasciare andare.
Sorrisi.
Era dolcissimo. Possibile che
nessuno riusciva a capirlo?
Alla fine però dovetti
andarmene, anche se a malincuore.
Fine capitolo.
Ringrazio chi ha recensito
e chi ha messo la ff fra preferite e seguite. Continuate
a seguirmi
Ciaooooooo
Neko=^.^=