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Autore: LallaMatta4e    13/05/2009    4 recensioni
Sto sentendo quello che dici, ma non riesco ad emettere alcun suono.
Sono persa nei tuoi occhi, e mi basta.
Non posso pronunciare alcuna parola, per quanto essa sia lunga. Non posso, non l'ho stabilito io. Lo sento e basta.
Non riesco a parlare. Se soltanto aprissi bocca, la richiuderei subito.
Non perchè lo voglio io. Non perchè non so cosa dire, anzi. Vorrei dire talmente tante cose...
Ma le cose che ti vorrei dire sono così tante. Così tante che non saprei nemmeno da dove cominciare.


Desireè, o meglio, Desy, come la chiamano tutti i suoi amici, è una ragazza quindicenne che possiede una migliore amica: Anna (An) e anche un migliore amico: Massimiliano (Massi).
E' innamorata di Marco, un suo compagno di classe, e ha una voglia matta di dare il suo primo bacio. Ma presto le cose inizieranno a complicarsi...
Ma alla fine riuscirà ad avere il suo amore. "Finalmente mio", è per questo che si intitola così questa fic. Perchè dopo aver cercato, tentato, averne passate di tutte, riuscirà a trovare l'amore. E forse questo sembra solo un sogno, ma è il sogno che tutte le ragazze fanno: innamorarsi di quello giusto. E prima o poi accadrà, accadrà sicuramente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quinto.


All'una uscimmo da scuola, leggermente in anticipo. Strano, di solito la prof. continuava a spiegare nonostante fosse suonata la campanella. E così ci fermammo ad aspettare la classe di Massi.
Appena uscì anche lui, io, Anna ed Ema iniziammo a fare la strada insieme.
Naturalmente avevo già avvisato i miei due migliori amici che io ed Ema volevamo stare un po' da soli, quindi saremmo restati in quattro per poco, e questo andava bene a tutti, visto che anche loro volevano avere un po' di privacy.
Dopo una decina di minuti, Anna e Massi allungarono il passo, lasciandoci finalmente soli.
All'inizio, per i primi venti passi, restammo in silenzio. Io con lo sguardo fisso per terra.
-Tutto bene?- mi chiese Emanuele, a un tratto.
Io alzai lo sguardo di scatto. -Sì, perchè?-.
-Sei pensierosa... a cosa pensi?- disse lui, con una scrollata di spalle.
A quanto vorrei che ci fosse qui Marco al tuo posto.
-A niente, non sapevo che dire- borbottai.
-Non c'è bisogno di dire qualcosa- mormorò lui, avvicinandosi con il volto verso di me.
Riuscivo perfino a sentire il suo respiro che soffiava sul mio viso, talmente eravamo vicini.
Ci guardammo negli occhi per qualche minuto.
Guardando i suoi occhi azzurri, mi immaginavo quelli di Marco. Quelli di Emanuele erano diversi dai suoi, però nella mia mente li vedevo: scuri come la notte d'inverno. Li vedevo lì, a pochi centimetri da me, che mi guardavano.
Emanuele mi abbracciò forte e poi si avvicinò con la bocca, toccando la mia. E ci baciammo. Un bacio strano, a dire la verità.
Dentro la mia testa sentivo la canzone Thinking of you di Katy Perry. Non pensavo a niente, solo a quella canzone.
'Cause when i'm with him, i am thinking of you, thinking of you. / Perchè quando sono con lui, sto pensando a te, sto pensando a te.
Ed era vero. Mentre baciavo Emanuele, pensavo a Marco. Immaginavo che fosse lui a baciarmi così, che fosse lui a guardarmi dritto negli occhi. Immaginavo la sua lingua dentro la mia bocca, non quella di Emanuele, come effettivamente era così.
E mi faceva stare male. Mi faceva stare male baciare un ragazzo che nemmeno mi piaceva, immaginandomi quello di cui ero innamorata. Insomma, soffrivo a immaginarmi cose non vere.
E capii. Capii che tutto quello che stavo facendo era sbagliato. Era solo un'illusione: bella, ma pur sempre un'illusione.
Mi allontanai di colpo.
-Cosa c'è, piccola?- mi sussurrò lui, dolcemente.
E mi faceva male il fatto che lui restava comunque dolce con me, ignaro di tutto quello che gli avrei detto.
-Ti devo dire una cosa- feci, seria.
Lui inarcò il sopracciglio, confuso. -Cosa?-.
-Io non voglio- dissi, tutto d'un fiato. Feci una pausa, e poi ripresi: -Non voglio baciarti, non voglio fare quello che stiamo facendo, non voglio niente di tutto questo. Sento che questa è tutta un'illusione, ed è la cosa più sbagliata che potessi mai fare-.
-Desy, io te lo avevo detto che non volevo niente di serio, mi dispiace di averti illusa ma...- iniziò lui. Ma io lo fermai:
-No, non è colpa tua. Sono io che ho fatto questo errore, cioè continuare a baciarti nonostante non provassi niente per te... nonostante mi piacesse un altro-.
-Ti... ti piace un altro?- balbettò lui, stupito.
 Abbassai lo sguardo, arrossendo. -Sì, scusa... è che io ti ho baciato perchè ero solo curiosa... sai, io non avevo mai baciato... e la tentazione era forte... tu non mi sei mai piaciuto-.
-Ah- sbottò lui.
Ci fu un attimo di pausa. Poi aggiunsi:
-Però d'altronde nemmeno tu sei innamorato, nemmeno tu hai mai voluto niente di serio... quindi diciamo che è andata meglio così-.
Lui annuì soltanto.
Alzai gli occhi e mi ritrovai alla via prima della mia. -Oh, sono quasi arrivata a casa-.
-Okay, io adesso devo andare a sinistra, abito più in là... ciao- mi salutò lui, e senza aspettare nemmeno una risposta, si voltò e si incamminò dall'altra parte.

Appena salii in casa, mi precipitai in camera mia e mi buttai sul mio letto in lacrime.
Perchè il ragazzo che mi interessava non sapeva nemmeno della mia esistenza? Perchè invece avevo baciato un ragazzo di cui non me ne sarebbe fregato di meno? E perchè sentivo la gelosia per Massi e Anna ardermi dentro come una fiamma di un grosso focolare? Perchè io non riuscivo a resisterle senza trovare una motivazione? Perchè non riuscivo ad essere felice per loro?
Mi sentivo a pezzi, come se miliardi di aghi mi avessero perforato le carni, ogni millimetro del mio corpo senza lasciare un puntino libero.
E mi sentivo in colpa. Forse avevo illuso Emanuele. Magari sperava in qualcosa di più di un'amicizia.
Mi soffiai il naso più volte, mentre le lacrime scendevano ormai automatiche.
Quando entrò mia madre, quasi non me ne accorsi.
-Cosa c'è, amore?- mi chiese dolcemente, sedendosi accanto a me.
-Lasciamo stare- risposi, tra un singhiozzo e l'altro.
Ci fu un piccolo silenzio, in cui ne approfittai per tirarmi su a sedere e darmi una sistemata ai capelli.
-Vai a sciacquarti la faccia- mi consigliò lei, accarezzandomi delicatamente le guence bagnate dalle lacrime.
Annuii, lentamente. -Va bene-. Poi mi alzai e mi diressi in bagno, dove mi piazzai davanti allo specchio per guardare com'ero ridotta. Sì, ridotta era la parola più adatta.
I miei capelli color castano chiaro, quasi bondi, erano tutti arruffati, gli occhi umidi e le guance rosse.
Sospirai, sconfitta. Non mi sentivo bella, per niente. E così incominciai a trovare ogni più piccolo difetto del mio corpo, poi anche del mio carattere: ero debole, troppo sensibile, superficiale e impaziente. E tanti altri difetti, ma dopo aver trovato quelli, mi era venuto uno strano senso di nausea molto fastidioso.
Senza pensarci un'altra volta, aprii il getto del rubinetto davanti a me. Mi avvicinai sempre di più fino a sentire la sensazione di bagnato su tutto il viso. L'acqua era fredda, quasi gelata, e mi fece bene, a dire la verità. Quando mi staccai, un brivido mi percorse la schiena. Però mi sentivo meglio, ed era quello ciò che contava.
-Va meglio?- mi domandò mia madre, appoggiandosi alla porta aperta del bagno.
-Sì, un po'- risposi, a bassa voce.
-Te la senti ora di raccontarmi cosa è successo?-.
Mi voltai verso di lei e la guardai, incerta su cosa dirle. -Non è che sia successo un fatto vero e proprio, sono io che mi sento un po' così- mormorai, abbassando subito lo sguardo.
Mia madre fece un leggero cenno col capo. -Capisco... ha fatto qualcosa Anna?-.
Scossi la testa, decisa.
-Massi?-.
Scossi nuovamente il capo.
Ci fu una piccola pausa, anche se a me sembrò durare eternamente. Mi sentivo terribilmente osservata, quindi imbarazzata.
-Ti piace Emanuele- concluse mia madre. Dal suo tono di voce, sembrava più un'affermazione che una domanda.
Io alzai di scatto la testa. -No- sbottai, con convinzione.
-Qualcun'altro?- mi incalzò lei.
Figurati se un giorno sarei riuscita a nascondere qualcosa a mia madre.
-Beh... più o meno- risposi, arrossendo.
Lei mi sorrise, comprensiva. -Ah, i primi amori...che belli quei tempi in cui tutto sembra perfetto-.
Però, purtoppo, non era così.

Avevo voglia di gridare, di cantare con tutto il fiato che possedevo in gola, di urlare per liberarmi da tutti i problemi e le preoccupazioni che sentivo dentro, avevo voglia di sfogarmi. Ma sapevo che non avrei potuto farlo, c'erano mia madre e mia sorella in casa (soprattutto mia sorella che stava studiando).
Così dissi a mia mamma che uscivo a fare una passeggiata, dato che era una bella giornata. Presi con me l'ipod, il mio insostituibile ipod.
Erano le quattro del pomeriggio e il sole splendeva alto nel cielo, stava iniziando a fare caldo.
Mi misi gli auricolari all'orecchio, e iniziai a camminare. Canticchiavo parole della canzone che stavo ascoltando.
Cantare mi ha sempre fatto bene, mi ha sempre distolto dalla realtà. Dalla crudele realtà che mi circondava. E anche in quel momento, un po', mi stava facendo pensare ad altro.
Ogni tanto alzavo lo sguardo per vedere dov'ero. Quella volta però, anziché alzare il capo avrei preferito morire.
Sul marciapiede, dall'altra parte della strada, vidi Emma, la mia compagna di classe, e Marco mano nella mano.
I primi cinque secondi rimasi ferma, immobile, impassibile. Come se avessi appena visto un fantasma, la paura era talmente forte che non riuscivo a muovere un muscolo.
Ridevano, scherzavano, sembravano divertirsi insieme. Sembravano amici. No, che stavo dicendo? Molto più di due sempici amici.
La rabbia mi salì come una scossa elettrica, a una velocità indescrivibile. Quando poi me la sentii scoppiare dentro, mi sentii gli occhi umidi, non riuscivo a vedere bene. Riuscii solo a capire che in quel momento stavano iniziando ad avvicinarsi. E si abbracciarono.
Così la prima lacrima iniziò a formarsi nell'occhio sinistro e poco dopo scese fino a lasciare una scia sulla guancia. Iniziai a piangere, le lacrime iniziarono a scendermi sia dall'occhio sinstro che dall'occhio destro. Dapprima una per volta, poi anche tre alla volta.
Non riuscii più a guardarli, era come se avessi visto un reato: la cosa mi incuriosiva, però sapevo anche che era sbagliato. Sapevo che era sbagliato spiarli, lo sapevo perchè mi faceva stare male. Soffrivo a vederli insieme.
Marco, il ragazzo di cui ero innamorata, a manina con Emma. Lì, a pochi metri da me. Erano là davanti, riuscivo a vederli bene, se non fosse stato per le lacrime che mi appannavano la vista.
Iniziai a correre, volevo scappare da quel mondo crudele. Volevo scappare da quella terribile realtà che mi faceva sprofondare sempre di più, minuto dopo minuto. Ogni secondo della mia vita che passava scoprivo o succedevano cose orribili.
Non mi girai più, non ci riuscii più. Il coraggio ormai non faceva più parte di me. Mi sentivo piccola piccola. Corsi per vie che mi parvero sconociute. Corsi, senza guardare dove andavo, proseguivo dritta, con la musica al volume massimo. Ascoltavo No one di Aly&Aj.
I am moving through the crowd trying to find myself . And i tell myself no one, no one, don't wanna be no one, but me... You are moving through the crowd trying to find yourself. Feel like a doll left on a shelf, will someone take you down? / Mi sto spostando tra la folla cercando di trovare me stesso e mi chiedo chi voglio essere. E mi dico nessuno, nessuno, non voglio essere nessuno, ma me... Stai passando attraverso la folla cercando di trovare te. Ti senti come una bambola posata su un ripiano, qualcuno ti tirerà giù?
Proprio in quel momento andai a sbattere contro qualcosa o qualcuno. Non riuscii a capire cosa fosse. Lo capii, solo quando alzai gli occhi e mi ritrovai davanti il petto di un ragazzo. Era alto, molto alto, sul metro e ottanta, calcolando la mia altezza. Alzai il viso per vedere chi fosse. Vidi i suoi occhi, azzurro ghiaccio, un azzurro diverso da quelli di Emanuele. I capelli erano corti ricci, di un color molto scuro, quasi neri.
-S...scusa- balbettai, indietreggiando.
Lui mi sorrise, il suo sorriso era così grande che riuscii a vedere i suoi denti bianchi e lucidi. Perfetti, come il resto, d'altronde.
-Non fa niente- mi rassicurò lui.
Aveva una voce profonda, era una voce da uomo. Non come quella dei miei compagni di classe, a cui ero abitutata.
-Mi... mi dispiace, non volevo- ripresi, imbarazzata.
-Ma non preoccuparti, davvero- disse lui, scrutandomi -stai... piangendo?-.
Maledizione. Si vedeva così tanto?
-E' una storia lunga e complicata- risposi, vaga.
Il ragazzo fece un leggero cenno di assenso col capo. -Capisco. E poi io in effetti sono uno sconosciuto, è più che comprensibile se non me lo vuoi dire-.
-Non è quello, è che veramente, è troppo lungo... e poi non mi va nemmeno di parlarne, peggiorerei solo la situazione-.
Lui annuì, senza aggiungere altro.
-E' meglio che vada- mi affrettai a dire -ehm, ci... vediamo-.
Lui mi accennò il suo splendido sorriso, dopodichè mi salutò.
Ecco perchè avrei tanto voluto che quel giorno fosse stato piovoso, così nessuno avrebbe mai capito che avevo appena pianto.








*Questa volta ci ho messo un po' di più del solito. E' che sto attraversando un brutto periodo.
Forse è per questo che in questi ultimi capitoli (soprattutto questo) è un po' triste la storia.
Intanto volevo ringraziare tutte quelle meravigliose persone che hanno messo questa fic tra le preferite/seguite.
E anche quelle che hanno recensito (io_crazy e sashinapicciolina, sono davvero contenta che vi piaccia ^^
E anche, e soprattutto, Leslie per aver letto, recensito, corretto e aggiunto la storia tra le seguite ^^).
Mi rendete davvero felice, un enorme grazie. A voi, ma anche a tutti quelli che hanno solo letto.
Alla prossima continuazione, allora ^^ Un bacio, LaLLa.

  
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