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Autore: Supreme Yameta    04/11/2016    3 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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L’alba si era appena affacciata sull’accampamento improvvisato dai ragazzi quella stessa notte. La luce solare iniziò a destare alcuni degli abitanti dal loro quieto riposo e a riattivare l’operosa attività di ognuno di questi, sebbene rispettando gli orari di risveglio da parte di ogni singolo accampato.

Dopotutto, i ragazzi avevano avuto poche ore per riposare, a causa degli ultimi sviluppi della notte appena passata e per questa ragione, in misure differenti, tutti bramavano moltissimo il tanto atteso ritorno al villaggio, per potersi un poco godere gli agi della vita civilizzata che avevano abbandonato.

Quando Hinata si svegliò, notò di essere la prima nella sua tenda ad averlo fatto, poiché Ten Ten era ancora in un sonno profondo con lievi accenni a imbarazzati ruggiti di cui mai nessuno doveva scoprire. Così, Hinata aveva deciso di alzarsi di soppiatto, senza destare l’attenzione di nessuno, al fine di accertarsi di persona se quello che aveva vissuto la giornata precedente non fosse il frutto di un bellissimo sogno che aveva rovinato svegliandosi.

La ragazza uscì dalla tenda in punta di piedi, muovendosi in direzione della tenda dove dormiva l’oggetto delle sue attenzioni. Una volta giunta lì, scostò parte della tenda con delicatezza per sbirciare dentro, così rendersi felicemente conto che assieme ai suoi amici di sempre, Kiba e Shino, dormiva beato il suo adoratissimo Naruto che fino a un giorno prima credeva di avere perso per sempre; doveva trattarsi di uno splendido miracolo, della dimostrazione placita che le sue preghiere erano state ascoltate.

Hinata si asciugò un piccolo accenno di lacrime che le stava per uscire fuori; non voleva farsi beccare in flagrante, ma solo godersi qualche secondo per guardarlo dormire, senza avere la paura che scappasse da un momento all’altro.

In quel momento, si rese conto che ce l’aveva fatta: Naruto aveva messo da parte tutto l’odio che aveva covato per così tanto tempo nei confronti della gente che lo aveva sempre trattato come un reietto, ma soprattutto era riuscito ad accettare se stesso come forza portante e a godersi il dono più grande che gli era stati mai fatto: la sua vita.

Adesso Naruto poteva ricostruire una vita che aveva interrotto quando era ancora un innocente bambino che ignorava quanto fosse tragica la vita. Lui aveva avuto la possibilità di avere degli amici che gli avrebbero permesso di essere felice.

Hinata la pensava così. Non sapeva se Naruto covasse realmente quel desiderio, ma era certa dal suo sguardo spensierato, che l’odio nel suo cuore era ormai scomparso.

Erano successe tante cose brutte in quel periodo e per quanto portasse ancora i segni del dolore vissuto per avere creduto alle voci che spacciavano la morte di Naruto, Hinata non riusciva proprio a portargli rancore, come se lei stessa avesse carpito da uno sguardo scambiato con l’interessato, quali fossero state le ragioni che lo avevano spinto a quella scelta e quanto avesse sofferto nel prendere quella drastica decisione.
In realtà, per Hinata quella brutta faccenda meritava di essere solamente buttata alle spalle e fermarsi a pensare a ciò che offriva di buono e genuino il presente: Naruto era vivo e come se non fosse abbastanza, sarebbe tornato con loro al villaggio della Foglia: si trattava di un’autentica vittoria.

L’attenzione di Hinata si soffermò sul viso della persona da lei così tanto amata.

Naruto russava con forza, grattandosi il sedere nella maniera più grezza esistente, con una colata di bava che gli usciva dalla bocca che nemmeno il suo subconscio ebbe il contegno di pulire, diventando così vittima della repressione del sonnambulo Kiba che gli aveva piantato una mano sulla bocca, così che lui aveva replicato con un calcio sulla sua nuca per continuare il suo sonno senza fastidio da parte di nessuno.

Hinata provò a trattenersi dal non ridere per quella scena, continuando a osservare beata il suo amore per un momento che lei non avrebbe mai voluto che finisse.

All’improvviso, la voce di un’amica emerse dalla sua beata e silenziosa osservanza, cogliendola sorpresa.

«Chissà perchè, ma immaginavo che saresti sgattaiolata qui per guardare Naruto. Sei come un libro aperto, mia cara Hinatuccia.»

Hinata si voltò di scatto verso la direzione opposta per prendere Ino per un braccio e allontanarsi dalla tenda, sperando che Naruto non avesse sentito nemmeno la metà di quel discorsetto.

«Per favore, Ino! Non urlare!» la rimproverò Hinata; il suo viso era rosso paonazzo.

Ino non si stancava mai di vedere quell’espressione imbarazzata sul volto dell’amica, dato che era sempre stata amante di battute ammiccanti sui rapporti dei suoi amici, in special modo a quanto concerne la sfera sentimentale di Hinata.

Il gossip era vita e pane per i suoi denti.

Per rispondere all’amica, Ino sfoggiò uno dei suoi sorrisi più maliziosi e poi disse.

«Che sei dolce. Ti prendi proprio cura di lui come se fosse un bambino. In certi casi però sembri più sua madre che la sua ragazza.»

A Hinata mancò il respiro, non appena aveva compreso di essersi presa quell’appellativo da lei così tanto desiderato, una prospettiva che non immaginava lontanamente in qualunque dimensione possibile.

Lei? La ragazza di Naruto? Sarebbe stato troppo bello.

Prima però che la sua mente potesse mettersi a viaggiare troppo, Hinata tornò alla realtà non appena sentì Naruto che urlava il nome della sua tecnica, perché stava sicuramente sognando di combattere contro qualcuno.

A osservare le sue reazioni impacciate, accanto al fuocherello che veniva alimentato con cura per scaldare la colazione, c’era Sai che analizzava con attenzione gli effetti dell’innamoramento nelle persone; trovava quello studio alquanto interessante per comprendere meglio l’animo umano.

«Dunque comportarsi come degli inseguitori con la loro preda è un comportamento comune tra innamorati. Questa faccenda dell’amore è molto simile a una missione delle forze speciali.» dedusse lui.

Sai continuava a ragionare da shinobi delle forze speciali, anche per atteggiamenti comuni che con le pratiche segrete della ninjutsu non aveva nulla a che vedere; era molto difficile togliergli dalla mente il malsano addestramento della Radice, ma lui non si arrendeva ed era convinto che prima o poi sarebbe riuscito a definirsi un buon cultore dell’animo umano.

«Certo che no! Hinata è un caso a parte ed è complicato capire la sua situazione anche per gli esperti!» gli spiegò Ino, che si era seduta accanto a lui.

La ragazza era rimasta a fargli compagnia tutta la notte e ne aveva approfittato per scambiare qualche chiacchiera.

Ino era molto interessata a Sai, e questo fatto era abbastanza palese anche per il diretto interessato, anche se non riusciva a capirne il motivo per cui quella ragazza fosse così affascinata da uno come lui.

Nonostante ciò, Sai ammise di non disdegnare affatto la sua compagnia, considerando che lo stava aiutando a comprendere meglio i comportamenti umani; in effetti, si era reso conto che parlare con una persona era un metodo molto più rapido e diretto, rispetto che apprendere informazioni dai libri.

Lo studente riprese a fare domande all’insegnante.

«Quindi mi stai dicendo che non si fa così a capire che si è innamorati? E come funziona?» chiese lui.

In realtà, oltre che a godere della compagnia di un ragazzo che trovava interessante, Ino si considerava perfetto nel ruolo di sapiente conoscitrice dell’animo umano e soprattutto adorava quando un ragazzo stava a sentire tutto quello che aveva da dire; di solito, Shikamaru e Chouji non la ascoltavano mai.

«Non proprio. Una persona innamorata vuole tenere d’occhio la persona che le piace, ma di solito poi prova ad avvicinarla per capire se è interessata o no. Hinata è troppo timida per fare la prima mossa, mentre Naruto è troppo scemo per chiederle un appuntamento.»

«Ma da quello che ho capito, Naruto tiene molto a lei, o sbaglio?» ipotizzò Sai.

Ino tirò un profondo sospiro amareggiato; quella, era una questione fin troppo spinosa, persino per lei.

«Dici bene, ma come ti ho detto prima, quello è troppo scemo per capire la sensibilità di una ragazza. Non capisco proprio che cosa ci trovi Hinata in uno come lui.»

«Magari lei vede qualcosa in lui che gli altri non riescono a vedere.» abbozzò Sai.

A Ino scappò una risata; sembrava proprio che quelle discussioni stessero avendo gli effetti sperati su Sai.

«Esatto! Stai facendo dei grandi progressi!» esultò lei.

Sai ricambiò il suo sorriso con una delle sue rare sincere espressioni, poi disse qualcosa che avrebbe in qualche modo aumentato l’interesse di Ino nei suoi confronti in futuro.

«Ho avuto un’ottima insegnante.»

Nello stesso tempo, mentre Ino cercava di nascondere il suo imbarazzo dallo sguardo di Sai e Hinata continuava a guardare a intermittenza il suo amato addormentato, il resto del gruppo iniziava a svegliarsi e a riempire l’esterno dell’accampamento per commentare l’inizio della giornata e di quello che era successo la sera precedente.

«Gradirei che la piantaste di parlare della vita sentimentale di madamigella Hinata, soprattutto se lo accostate a quel bastardo buzzurro che sento russare fin da qui.» sbraitò a un certo punto Neji, non appena uscì dalla sua tenda.

Il ragazzo aveva avuto il dispiacere di ascoltare tutta la conversazione avuta tra Sai e Ino in merito a quella faccenda da lui tanto odiata e, allo stesso tempo, di vedere coi propri occhi l’atteggiamento della cugina nei confronti del ragazzo che non meritava affatto il suo perdono.

A suo malgrado, Neji non riusciva ancora a perdonare Naruto per quello che aveva fatto.

Per colpa sua, Hinata aveva sofferto molto in quel mese e sia il gruppo familiare che quello amicale era stato gravemente intaccato da questo al punto da sfaldarsi se le cose non fossero cambiate grazie all’allontanamento temporaneo di Hinata dal clan.

Per Neji, era inconcepibile che sua cugina avesse voltato così rapidamente pagina e perdonato Naruto; lui non poteva proprio, perché la doveva proteggere ed evitare che una situazione del genere si ripetesse. Che Hinata potesse ancora versare delle lacrime era un’idea che detestava addirittura concepire.

«Non credi di essere un tantino logorroico? In fondo non stanno facendo nulla di male.» intervenne Ino in difesa di Hinata.

Neji lanciò uno sguardo verso la cugina. Si era reso conto che aveva uno sguardo che non le vedeva da molto tempo, così si era reso conto che non era in diritto di smorzare la sua felicità per aver ritrovato il suo amato. Neji decise allora che per quel momento avrebbe soprasseduto a quel comportamento, ma una volta arrivato al villaggio avrebbe discusso a quattrocchi con la cugina.

«Preferisco non parlarne adesso.» tagliò corto Neji, rivolgendosi a Ino.

Il ragazzo si sedette vicino al fuoco e tirò fuori dal suo zaino alcune palline di riso ripieno di tonno che iniziò a consumare in silenzio la sua colazione.

Il resto del gruppo continuava a destarsi lentamente dal proprio riposo per emulare la funzione che stava compiendo lui, tanto che alla fine erano rimasti a dormire solamente Naruto e Shikamaru.

«Non dovremmo svegliare quei due pelandroni?» domandò Ten Ten a un certo punto.

Tutti continuavano a fissare da lontano Hinata che continuava a guardare il suo amato con il byakugan, mentre preparava la colazione per sé e per Naruto, dopo che Sakura l'aveva esortata per ripetute volte di provvedere a quella piccola attenzione per fare colpo.

«Beh, lasciali dormire ancora. Tanto il maestro Kakashi non si è fatto vedere in giro, quindi abbiamo ancora del tempo prima di partire per il villaggio.» fu il commento di Chouji in merito a questa questione.

«A proposito del maestro Kakashi. Qualcuno lo ha visto?» sbottò Ino.

«In effetti è da ieri sera che non lo vedo.» aggiunse Sakura guardandosi attorno.

«Magari si sarà addormentato da qualche parte. Almeno così non viene disturbato dagli altri.» commentò Kiba, che con quel commento aveva voluto colpire i compagni che urlavano troppo e avevano disturbato il suo sonno.

A Kiba bastò scambiare uno sguardo con Shino per cambiare subito discorso, dato che aveva notato lo sguardo molto truce dell’amico diretto a sé.

«Non sai fare altro che lamentarti per la qualunque minima cosa. - proruppe Shino. Ma in tutto questo, te ne sei fregato della proprietà privata di un’altra persona e ti sei mangiato le mie merendine al lampone per la mattina!»

Kiba lo guardò per un attimo con dello smarrimento, dopodiché replicò all’attacco dell’amico con una delle sue solite risposte.

«Ma di che diavolo stai parlando, uomo insetto?!»

«Non fare il finto tonto! Puoi essere stato solo tu! Akamaru non ha i pollici opponibili per aprire uno zaino, mentre Naruto sta ancora dormendo! Ammettilo e forse ti perdonerò.» lo attaccò Shino.

«Ti ripeto che non ne so proprio nulla delle tue merendine! Io ho la mia colazione e mi basta e avanza!» replicò Kiba.

Credendo che la conversazione fosse terminata, Kiba si concentrò sul contenuto del suo zaino per tirar fuori le sue merende preferite alla zucca e gustarle per avere le forze necessarie per riattivarsi dopo una notte impetuosa come quella appena trascorsa.

Shino però non volle concludere la conversazione in quella maniera, così si affrettò a strappare dalle mani di Kiba la sua merenda e se la mangiò tutta in un fiato, cosicché anche l’amico capisse la gravità del gesto compiuto in suo danno.

Kiba ovviamente non rimase lì a guardare e subito inveì contro il compagno di squadra.

«Ma ti ha dato di volta il cervello?! Perché cazzo lo hai fatto?!»

«Così ti rendi conto di che significa violare la proprietà privata degli altri!» si difese Shino.

I due amici iniziarono a litigare con le mani sotto lo sguardo del resto del gruppo che, a loro volta li ignoravano perché sapevano che quegli episodi erano tipici quando Kiba e Shino erano seduti accanto. Comunque, in qualunque caso avessero dovuto prendere le parti di uno dei due, sarebbero certamente stati dalla parte di Shino, dato che Kiba era solito agire di impulso e poi dimenticarsi di quello che stava facendo.

Peccato che quella volta Kiba non aveva realmente nulla a che fare con quell’episodio, perché in realtà era stato Akamaru che aveva trafugato il prezioso contenuto dello zaino di Shino, poiché quest’ultimo aveva dimenticato di chiudere lo zaino. Il grande cagnone aveva infatti sentito l’odore delle gustose merende che il suo padrone gli aveva sempre proibito di mangiare, così di soppiatto aveva preso la preziosa refurtiva e si era appartato lontano dall’accampamento per non venire scoperto.

Questo nessuno continuava a sospettarlo.

Nel frattempo che Kiba e Shino continuavano a litigare, Sakura, che solitamente sarebbe intervenuta con la sua tipica irruenza per farli calmare, si era diretta verso Karin per portarle qualcosa da mangiare.

«Fa ancora freddo, bevi un po’ di questo the. Ti riscalderà un po’.» disse Sakura alla ragazza dai capelli rossi.

Dal canto suo Karin si limitò a fissarla con uno sguardo spento e a rimanere avvolta nelle sue coperte, stringendosi le ginocchia con le braccia il più forte che potesse. Era stata tradita da una persona che amava con tutto il suo cuore, adesso le era difficile fidarsi di qualcuno, soprattutto se chi aveva di fronte era qualcuno che poco tempo fa considerava un nemico.

Nonostante fosse così fragile in quel momento, Karin non poteva fare a meno di conservare la sua dura scorza d’acciaio.

«Non c’è bisogno che tu sia gentile con me. Non so più nulla riguardo alle mosse di quel bastardo di Sasuke e fra l’altro, non mi interessa nemmeno.»

Sakura scosse il capo.
Non ci voleva certo un genio per capire quale fosse lo stato emotivo di Karin, era come se l’istinto femminile avesse preso il sopravvento su tutte le divergenze del passato e l’avesse fatta avvicinare a quella sconosciuta dai capelli rossi.

«Ti sbagli. Volevo solo farti capire che con noi non avrai nulla da temere. Non siamo come quei mostri di Akatsuki che ti avevano abbandonata.» spiegò Sakura.

A Karin dava molto fastidio in minimo accenno a quella storia. Per lei, Sasuke, Suigetsu e Jugo erano morti e sepolti e non ne voleva sapere più nulla di loro e del periodo che aveva trascorso con loro; maledì in momento in cui incontrò Sasuke Uchiha.

Quindi, con evidente rabbia nella voce, Karin strappò dalle mani di Sakura la bevanda calda e le sbottò contro.

«Non ho bisogno della tua pietà! Voglio solo che il tuo maestro rispetti la promessa che mi ha fatto!»

Sakura si ammutolì. Non volle insistere con la discussione, perché capiva che non era per nulla facile per Karin superare quel momento e lei non era di certo la persona che poteva aiutarla. Di conseguenza, Sakura optò per la decisione per allontanarsi il prima possibile e lasciare quella ragazza da sola con i suoi demoni.

In quello stesso momento, il maestro Kakashi fece ritorno all’accampamento, avvolto nella sua pesante mantella nera.

«Oh, maestro! Bentornato!» lo salutò Sakura non appena lo vide.

L’uomo la salutò con un cenno del capo, dopodiché si avvicinò al focolare dove si trovava seduta la maggior parte dei membri del gruppo. Tutti poterono notare il suo sguardo torvo e l’andatura rapida e nervosa, come se la rabbia della notte precedente non fosse scemata nemmeno di un poco.

Kakashi dette rapidamente una rapida occhiata ai presenti, fulminando con lo sguardo persino Kiba e Shino che avevano rapidamente smesso di litigare fra di loro.

Dopo che l’uomo concluse la rapida occhiata alla zona, parlò con i membri del gruppo.

«Non vedo Naruto e Shikamaru. Stanno ancora poltrendo?»

«Eh sì. - confermò Ino. Vuole che andiamo a svegliarli?»

All’improvviso, Kakashi parve rilassarsi. Si lasciò cadere su un tronco lì vicino e portò le mani vicino al fuoco per lenire il freddo celato nel suo corpo.

«Avete caffé, ragazzi?» domandò l’uomo.

Il clima si rilassò fin da subito per tutti, dato che persino il tono della voce del maestro era cambiato, diventando più calmo e meno minaccioso.

«Ah certo! Ecco a lei!» sbottò Ten Ten, porgendo con titubanza la bevanda all’uomo.

«Ti ringrazio.» rispose lui non appena ricevette la domanda.

Un momento di relax anche per lui dopo una lunga notte passata a riflettere sugli errori del passato, le decisioni prese nel presente e i dubbi sul futuro.

Ad un tratto, tutte le sue inquietudini scomparvero nell’esatto momento in cui l’odore del caffè caldo entrò nelle sue narici. Kakashi decise che era arrivato il momento di dare un taglio a quelle preoccupazioni, anche perché il suo atteggiamento riservato si stava dimostrando inquietante per il resto della squadra.

«Oh, che caldo.» ci scherzò su Kakashi, quando strinse fra le mani la tazza di ferro con dentro il caffè.

Il tempo per le preoccupazioni sarebbe giunto dopo, pensò Kakashi, prima però aveva bisogno di organizzare le idee una volta tornato al villaggio e discutere con gli anziani della sua candidatura come Hokage. Aveva anche tanta voglia di rivedere Koshiro; gli era mancato tanto.

L’uomo allora scostò parte del mantello che gli copriva la testa e si lasciò andare; ancora un po’ di tempo per riposare. Gli avrebbe fatto proprio bene.

In quel frangente, i ragazzi notarono che l’atteggiamento del maestro Kakashi era tornato quello di sempre e si erano tranquillizzati, inoltre avevano notato che si era cambiato la fascia che copriva il suo occhio sinistro e al suo posto aveva messo la sua classica fascia con il coprifronte del villaggio della Foglia; ciò stava a significare che i suoi giorni da fuggitivo erano terminati.

«Maestro, non crede che dovremmo partire?» gli domandò Neji, che si trovava al suo fianco.

L’uomo sorseggiò un po’ di quel delizioso caffè caldo che gli stava penetrando anche nelle ossa, dopodichè si premurò a rispondere alla domanda postagli dallo Hyuga.

«Beh, non possiamo stare qui per sempre. Sicuramente al villaggio si stanno chiedendo che fine abbiamo fatto.»

«Quindi andiamo a svegliare Naruto e Shikamaru?» propose Sakura.

«Direi proprio di sì. - assentì lui. Anche perché Naruto sapete bene che non è tipo da svegliarsi facilmente, quindi scuotetelo per un po’.»

Sakura stava per eseguire l’ordine del maestro, ma non appena dette accenno di volersi dirigere verso la tenda in cui dormiva Naruto, fu bloccata da Neji.

«Vado io da Naruto. Tu pensa a Shikamaru.» si offrì lui.

Sakura rimase alquanto sorpresa che un tipo gelido come Neji si offrisse di svolgere una mansione del genere, per tanto non osò contraddirlo e lasciò che fosse lui a provvedere al risveglio di Naruto.

Il risultato di questa decisione fu che sia Naruto che Shikamaru uscirono dalle loro tende in tutta fretta, nel tentativo di scansare l’agente del male che aveva interrotto la loro beatitudine.

«Femmine siete il male assoluto!» inveì Shikamaru rivolgendosi a Sakura.

Naruto non se la passò assolutamente meglio, perché Neji gli aveva bloccato parte del viso con la sua tecnica di pressione dei punti del chakra e adesso il ragazzo sfoggiava una grottesca espressione che lo rendeva talmente buffo al cospetto dei presenti, che all’inizio persino Hinata attese qualche istante prima di correre in suo soccorso.

«Tu sei pazzo! Completamente pazzo!» sbottò Naruto.

Una volta che Hinata era intervenuta nei punti di chakra che erano stati bloccati, Naruto era tornato a parlare come una persona normale, prima non riusciva a spiccicare altro che grugniti e sputare in ogni direzione per la troppa agitazione, causata da una misura così rozza e crudele di svegliarlo.

Neji uscì minaccioso dalla tenda, con il suo byakugan attivato che scrutava con disprezzo e nausea quell’individuo che aveva osato dargli un calcio agli stinchi mentre lui provava a svegliarlo con innocui schiaffoni che lo aiutavano a farlo stare meglio.

«Grandissimo bastardo. Così impari a comportarti da buzzurro anche quando dormi.» sbottò Neji.

«Ma io stavo dormendo! Che diavolo ci facevi lì?! Mi spiavi?!» ribatté a sua volta Naruto.

In effetti, qualcuno lo aveva spiato durante il suo sonno, ma non si trattava proprio di Neji, il quale poteva essere considerato proprio come l’ultima persona che voleva venerarlo al suo capezzale.

Al fianco del povero Naruto, Hinata si sentiva un pochino tirata in ballo, come se fosse stata scoperta nella sua mansione di osservazione, ma continuando comunque a recitare la sua parte per evitare di svenire all'improvviso.

L’ideale per lei era proprio non pensare a quella prospettiva.

«Perché ti sei comportato così Neji? Non dici sempre ad Hanabi che non si deve usare il Juken per questi scherzi?» disse lei, rimproverando così il cugino per quell’atteggiamento.

Neji non volle starla a sentire e con fare minaccioso si avvicinò a Naruto, così tanto che i due poterono scrutarsi a quattrocchi e lanciarsi frecciatine incandescenti per un evidente problema che Neji nutriva nei suoi confronti.

Hinata provò ad afferrare il cugino e tirarlo lontano da Naruto, ma questi fece resistenza e non le rese quel compito facile.

«Neji...» lo supplicò lei.

Vedere Naruto e Neji che litigavano era l’ultimo dei suoi desideri, questo perché ripudiava l’idea di vedere degli amici combattere fra di loro.

Quindi Neji si decise a mollare la presa per quel momento e assecondare il desiderio della cugina, ma prima di farlo, rivolse un’ultima frase al suo opponente.

«Ne riparleremo un’altra volta.» concluse infine, dopodiché si allontanò e si diresse verso la sua tenda per disfarla.

Hinata guardò da lontano il cugino con evidente preoccupazione. Sapeva benissimo il motivo per il quale Neji si comportasse in quel modo ed era sua intenzione scambiarci qualche chiacchiera non appena avrebbe avuto il tempo.

«Neji...» sussurrò lei afflitta.

All’improvviso, Hinata si sentì la mano di qualcuno sulla sua spalla. Si voltò e vide il sorriso sornione di Naruto che le dava quel coraggio di cui aveva sempre bisogno. In quei tempi, in effetti, lo aveva visto sorridere più di tutto il tempo in cui erano dei genin oppure quando lui militava in Akatsuki.

«Non preoccuparti, Hinata. Io e Neji siamo amici e non è nulla di grave.» dichiarò convinto il ragazzo.

Con quelle parole, Hinata si convinse realmente che fra Naruto e Neji non sarebbe mai uscito nulla di irreparabile, proprio perché Naruto non lo avrebbe permesso e avrebbe risolto il problema una volta per tutte. Hinata non poteva fare a meno di ringraziarlo ancora una volta: era il suo salvatore.

«Grazie, Naruto.» disse lei.

Troppi istante a guardarsi. Troppo tempo per Hinata. La poverina infatti fu a un certo punto obbligata a scostare lo sguardo per la troppa emozione, evitando così di svenire senza motivo alcuno; si era decisa di smetterla con questi atteggiamenti, perché voleva che Naruto la vedesse come una persona forte, su cui poteva sempre contare.

A risolvere quella situazione con tempestività pensò il maestro Kakashi che aveva immediatamente tagliato corto con i convenevoli per discutere di un argomento molto più serio.

«Coraggio, ragazzi. Finite di fare colazione e prepariamoci alla partenza. - iniziò lui. Il villaggio non è molto lontano e questa mattina ho ricevuto una lettera del signor Shikaku che mi comunicava che all’ingresso della foresta del fuoco, verremo scortati da una squadra delle forze speciali fino al nostro ingresso al villaggio.»

«Di nuovo le forze speciali? Ma che diavolo sta succedendo?» sbottò Ten Ten.

«Non si tratta della Radice questa volta. - spiegò Kakashi. Queste sono le forze sotto il diretto comando dell’Hokage, quindi sono dalla nostra parte. Anche il capitano Yamato sarà con loro.»

Molte informazioni in così poco tempo.

Pochi avevano capito che cosa stava succedendo e che cosa avrebbero trovato una volta giunti al villaggio; Shikamaru era certamente quello che aveva centrato in pieno tutte le questioni messe in gioco.

«Devo dedurre che la notizia della sua candidatura è già giunta al villaggio, non è così?» ipotizzò Shikamaru.

Kakashi annuì.

«Proprio così. In realtà, per i jonin sono già eletto come Hokage questa notte, quindi ho già qualche potere.»

«E quindi le forze speciali servono per scortarla al villaggio? Figo! Ho sempre desiderato un enorme corteo che mi attendesse alle porte del villaggio.» commentò Ino tutta agitata.

Kakashi sospirò con amarezza; era certo che dire quello che stava per comunicare non sarebbe stato facile, ma solo adesso si rendeva conto di quanto effettivamente lo era.

L’uomo tirò un profondo respiro e poi dichiarò le vere intenzioni delle alte sfere.

«Beh, ecco non è proprio così. In realtà le forze speciali sono qui per scortare il ninja traditore Naruto Uzumaki nelle nostre prigioni.»

La reazione del gruppo fu ovviamente quella di totale rigetto di un’idea del genere, ovvero che il loro amico tornasse al villaggio proprio per il motivo per cui se n’era andato: in gabbia.

«E’ uno scherzo vero? Lei è un vero mattacchione, maestro!» tuonò Kiba che non riusciva a crederci.

«Non è uno scherzo.» replicò Kakashi.

«E allora come diavolo può dire con così tanta leggerezza che Naruto deve essere imprigionato come un criminale?!» lo attaccò Sakura.

«Lo ha detto anche lei, no? Lui era in missione segreta per spiare Akatsuki!» aggiunse Rock Lee.

Kakashi si trovò assalito dal furore di quei ragazzi che erano così attacchi all’amico che avevano perso e ritrovato, che all’inizio fu solamente costretto a sorbirsi i loro attacchi senza avere la possibilità di controbattere.

Quel tempo, servì a Kakashi per valutare che cosa fosse più lecito dire in difesa della sua decisione e perché si dovesse andare avanti con la suddetta.

«Capisco bene tutte le vostre motivazioni, ragazzi. Ma in questo momento la cosa che preme di più è quello di rendere Naruto affidabile agli occhi della gente del villaggio. Se vogliamo reintegrarlo come ninja della Foglia, non possiamo semplicemente rientrare al villaggio e fare finta che non sia accaduto nulla. La gente deve sapere.»

«Ma che importanza ha? Non possiamo fare in modo che venga imprigionato!» controbattè Sakura.

«Invece lo è. - replicò  Kakashi. La gente deve essere informata di tutto in un processo pubblico. La nostra è una monarchia popolare e dobbiamo fare in modo che le regole dei nostri antenati vengano rispettate.»

Il ragionamento del futuro Hokage non faceva una grinza e anzi era tutto votato alla massima tutela del suo allievo, in modo che nessuno abbia da ridire sul suo ritorno come ninja della Foglia, permettendo così che Naruto venga nuovamente isolato dagli abitanti del villaggio.

Nonostante la logicità di questo ragionamento, il pensiero che il loro amico potesse essere imprigionato come un animale, dopo tanti anni di fuga da quella prigionia, non era molto allettante per nessuno di loro.

Hinata inoltre era preoccupata per il suo amato, poiché temeva che durante la prigionia, qualcuno avrebbe tentato di fargli del male, mentre il suo chakra veniva inibito; non voleva proprio che Naruto rinnovasse un odio che aveva cancellato dopo così tanto tempo e fatica.

A un certo punto, fu Shikamaru a dare il via al punto di vista più atteso da tutti, ovvero quello del diretto interessato.

«Tu che cosa dici al riguardo, Naruto? Sembra strano che stai in silenzio, senza dire nulla.»

Naruto fece una rapida smorfia, dopodichè si sedette di fronte al fuoco per mangiare un po’ della colazione che Hinata gli aveva preparato con tanto amore e fissò i suoi amici.

«Credetemi, ragazzi. Questa idea non piace nemmeno a me, ma è da quando ho iniziato a considerare l’idea di tornare al villaggio, che il maestro Kakashi mi aveva parlato di questa cosa.»

Il resto della ciurma era sgomento; in realtà, si aspettavano che Naruto si sarebbe battuto con i denti stretti per impedire che venisse trattato come un volgare prigioniero.

«Questa tua decisione è così matura, non sembra nemmeno farina del tuo sacco.» commentò Shikamaru sospettoso.

«Beh, è chiaro che lo è.» precisò Kakashi.

Avvenne subito una spiegazione chiara e cristallina che spiegasse quell’insana calma.

«Ho promesso a Naruto di offrirgli per un anno una scodella di ramen di Ichiraku, se avesse fatto come gli dicevo, senza dare di matto.»

La spiegazione era tra le più semplici e folli che per un attimo tutto il gruppo rimase in silenzio a digerire il fatto che l’idiozia di una persona potesse giungere fino a quegli estremi; persino Hinata era rimasta di stucco.

«Fatemi capire...» incominciò Sakura.

La ragazza si stava pericolosamente avvicinando all’ignaro Naruto che continuava a mangiare la sua colazione e a fare i complimenti a un’imbambolata Hinata.

«… Tu sei disposto a farti imprigionare e processare dalla gente che tanto odiavi, solo perché quel pazzo del maestro Kakashi ti ha promesso un anno di ramen gratis?!»

Naruto ebbe un valido argomento per dare una motivazione più logica a quella sua decisione, anche se quello che disse risultò essere ancora più stupido del patto stesso che aveva fatto con Kakashi.

«Hey! Sono quasi quattro anni che non mangio ramen dal signor Ichiraku! Perché secondo te sono stato sempre nervoso quando militavo in Akatsuki?»

Una motivazione che persino Hinata non riuscì a tollerare.

«Ma Naruto non puoi dire sul serio! E’ troppo pericoloso!»

«E’ un cretino, non c’è altra spiegazione.» fu il commento a bruciapelo di Kiba.

«E’ un super cretino.» lo corresse Ino esasperata.

Naruto allora si rese conto che non se la sarebbe cavata con una spiegazione così stupida per motivare le motivazioni che lo avevano spinto ad accettare di farsi arrestare. Ovviamente era vero che con Kakashi aveva pattuito che quest’ultimo gli offrisse il ramen per un anno, ma solo dopo tante settimane, gli era stato fatto comprendere che quella era la migliore soluzione per proporsi al villaggio come una persona di cui fidarsi; per tanto, fu questo che Naruto raccontò ai suoi amici per farlo comprendere.

«Ascoltate. - iniziò. Il ramen ha sicuramente una gran parte nella faccenda, ma non è solo per questo. Il maestro me lo ha detto che la gente avrebbe dato di matto, se fossi tornato come ninja della Foglia come se niente fosse. Voglio che capiscano che di me si possono fidare e che non sono di alcun pericolo.»

Quella spiegazione aveva certamente più senso del ramen e aveva rapidamente rivalutato la considerazione generale di un cretino su un punto che poteva essere ritenuto quantomeno tollerabile da digerire.

Nonostante questo punto, Sakura volle tentare nuovamente di convincere l’amico a cambiare idea, facendo finta che la questione del ramen fosse andata al dimenticatoio.

«Ma sei sicuro di volerlo fare? Ci sarà un processo e potrebbe accadere la qualunque.»

A quella domanda, Naruto sfornò un caloroso sorriso.

«Sono contento che ti preoccupi per me, ma non penso che sarà così grave. Ci sarà un processo, dirò qualcosina e mi perdoneranno.»

«Tu la fai troppo facile!» sbottò Sakura che non era per nulla convinta.

Di fatti, nessuno degli altri riusciva a condividere la positività dell’amico; ci sarebbero stati guai, tanti guai.

Shikamaru era comunque il primo fra tutti che poteva immaginare tutte le ipotetiche situazioni che andavano dal quasi impossibile perdono del villaggio a Naruto che insultava le alte sfere del villaggio o che veniva condannato a morte per insubordinazione.

«Per questo prima ti dicevo che avrai bisogno di un difensore al processo. Non è una situazione dal quale si può uscire usando la forza. Qua servono le parole.»

«A questo penseremo dopo, Shikamaru.» intervenne il maestro Kakashi.

Poi l’uomo si rivolse all’intero gruppo.

«Per il momento, sbrigatevi a rimettere tutto apposto che dobbiamo partire. Non possiamo più tardare.»

Sakura tentò di obiettare, ma venne subito fermata dallo stesso Naruto che riuscì nello scopo con un’ultima considerazione.

«Va bene così, Sakura. Se il maestro dice che questo è il modo migliore, allora sarà così. Mi fido ciecamente di lui.»

Sakura allora decise di metterci una pietra sopra, lei come tutti gli altri. Sapeva benissimo che quando Naruto prendeva una decisione, era irremovibile e non tornava mai sui suoi passi. A quel punto, lanciò uno sguardo alla preoccupata Hinata che continuava a restare in silenzio nel tentativo di nascondere tutti i timori del suo cuore che avrebbe voluto tanto urlare contro a Naruto.

Sakura le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla, così da trasmetterle tutta la sua comprensione per una situazione drammatica come quella; purtroppo, dovevano constatare a loro spese che i problemi non erano ancora finiti.

Il gruppo si era messo in movimento per rassettare le tende e preparare i bagagli. Anche Naruto si era messo a lavoro, ma prima non si era dimenticato di proporre a Hinata di rimetterle a posto la tenda, come modo per sdebitarsi per la colazione che gli aveva preparato.

«Oh non serve, Naruto. Ti ringrazio.» sorrise Hinata imbarazzata.

«Non posso lasciarti fare tutto dopo quello che mi hai preparato!» insistette lui.

Hinata provò più volte a ripetere a Naruto che non serviva affatto che lui le sistemasse la tenda, anche perché aveva una tremenda paura che lei vedesse il suo sacco a pelo arancione con dei baffetti che aveva disegnato sopra; sarebbe stato tremendamente imbarazzante e in quel momento, lei voleva evitare a tutti i costi di causare trambusto per una cosa così stupida.

Naruto comunque non demordeva nei suoi propositi, mettendo in seria difficoltà Hinata che si ritenne davvero grata a Ino, quando quest’ultima intervenne in suo aiuto.

«Sei veramente rozzo, Naruto. Anche se le tue intenzioni sono buone, così invadi la privacy di Hinata. Se c’è una cosa che non si deve fare, è proprio questa, quindi smettila o Hinata si arrabbierà.»

A quel punto, Naruto parve convincersi del suo errore e tornò ai suoi passi, sebbene fosse rimasto fermo nel suo proposito che doveva pur qualcosa a Hinata per ringraziarla per tutto quello che aveva fatto per lui. Nonostante si sforzasse, non riuscì comunque a pensare a qualcosa che potesse andare bene, tanto che si lamentò su questo argomento a voce alta.

«Allora come faccio a sdebitarmi?»

Hinata stava per confermare che non vi era alcuna necessità che lui si sdebitasse, poiché in realtà era già felice che avesse apprezzato il suo cibo e le dedicasse tutte quelle attenzione.

Tuttavia, quando Hinata provò a parlare, fu interrotta da Ino che aveva proposto la più terrificante quanto desiderata prospettiva per la kunoichi del clan Hyuga.

«Perché non la inviti per una cena? Mi sembra il minimo per poterti sdebitare.»

Il ghigno malefico della ragazza era impercettibile allo sguardo di Naruto, ma tutto lo staff femminile del gruppo che aveva tenuto le orecchie tese su quella discussione, si stava scambiando un sorriso complice, come se il piano per permettere a Hinata di avvicinarsi al suo amato fosse andato a buon fine.

Hinata sbiancò; avrebbe pagato oro a prezzo pieno pur di passare una serata con Naruto, ma un appuntamento? Era troppo per lei persino immaginarlo e soli per giunta; non si sarebbe mai riuscita a preparare psicologicamente a questo solo pensiero.

Naruto ci pensò su per qualche istante.

«Una cena, eh?»

Il ragazzo spostò lo sguardo verso Hinata e dopo un attimo le rivolse una domanda.

«Che ne dici, Hinata? Potrebbe andare per te?»

Hinata non dette alcun segno di vita. Lei era rimasta imbambolata nel momento in cui aveva udito la proposta fatta da Ino e il fatto che Naruto ci avesse pensato su, l'aveva lasciata senza parole, estasiandola e terrorizzandola allo stesso tempo al solo pensiero di come sarebbe stata una serata con Naruto, da soli, come se fossero due fidanzati che volevano trascorrere una serata insieme e godere della compagnia dell’altro.

Magari si sarebbero divertiti.

Magari avrebbero passeggiato.

Magari ci sarebbe stato un momento magico.

Magari sarebbe successo un bacio.

Un altro ancora.

Un lungo bacio.

Il cervello di Hinata andò in tilt. Troppa fantasia le stava facendo molto male e per questo motivo, la sua pressione sanguigna si abbassò all’improvviso, facendola così svenire come un fuscello tra le braccia di Naruto, il quale si era rapidamente accorto del malore della ragazza e l’aveva presa al volo.

«Ma che ti prende, Hinata?!» tuonò Naruto preoccupato.

Il ragazzo provò a chiamare la ragazza con insistenza, ma lei non rispose, essendo ancora priva di sensi.

Per fortuna, Ino tranquillizzò Naruto in maniera repentina, dopo un rapido check-up effettuato sulle condizioni di Hinata, essendo a conoscenza del suo carattere e delle sue reazioni quando Naruto era messo in ballo.

«Lasciala riposare dai. E’ solo un calo di pressione mattutino.» commentò Ino.

Naruto fissò l’amica con evidente preoccupazione e temeva che Hinata stava realmente male.

«Ma sei sicura?»

Ino lo fissò quasi offesa da quella domanda, come se Naruto stesse mettendo in dubbio la sua abilità di medico; avrebbe soprasseduto quella volta, per il bene di Hinata.

«So quello che faccio. Ora va’ a badare con le altre cose e lasciala riposare!»

Ma Naruto non si mosse; c’era ancora qualcosa che lo turbava.

«E allora?! Che diavolo ti prende? Muoviti!» lo esortò Ino, infastidendosi.

«Ma io volevo sapere la risposta di Hinata! Che cambia se aspetto che si sveglia?!» sbottò Naruto in sua difesa.

Ino rimase molto colpita da questo atteggiamento e ammise che, in quel caso era molto gelosa che Hinata avesse un attaccamento nei confronti di un ragazzo che le dava attenzioni a modo suo; certo, questo non toglieva il fatto che continuava a non capire come all’amica piacesse un idiota del genere.

A quel punto, fu Sakura a intervenire nel discorso fra i due, essendo giunta in quel posto perché il maestro Kakashi aveva chiesto di parlare in privato con Naruto e Shikamaru.

«Allora, Naruto! E’ da mezz’ora che ti chiamo?! Vuoi venire con me?» lo spronò Sakura.

Dopo le prime resistenze, Sakura fu costretta a fare valere la sua autorità e afferrò Naruto per la maglia, portandoselo via da Hinata, la quale aveva ripreso conoscenza nello stesso momento in cui Sakura aveva fatto volar via Naruto verso la zona buia in cui si trovavano il maestro Kakashi e Shikamaru.

«Maledizione! In certi momenti preferivo quando si comportava quando era in Akatsuki. Adesso Naruto è peggio di un bambino!» sbuffò Sakura.

I preparativi per la partenza erano appena ultimati e i ninja erano pronti per lasciare l’accampamento e tornare al villaggio della Foglia. Tutti erano già con lo zaino sulla spalla; persino Karin era pronta a partire, venendo sempre tenuta d’occhio da Shino e Ten Ten, al fine di evitarne un’eventuale fuga.

«Quanto ci mettono?!» sbottò Rock Lee stufo di aspettare.

Il ninja si riferiva al fatto che tutto il gruppo era rimasto ad aspettare che Kakashi, Shikamaru e Naruto facessero ritorno dalla radura in cui si erano appartati per discutere su misure di contenimento di quest’ultimo, una volta giunti al villaggio. I tre si stavano trattenendo da quasi mezz’ora e nessuno del gruppo aveva la minima idea di quello di cui i tre stavano parlando in quel lasso di tempo.

«Secondo voi di che stanno parlando?» chiese Kiba annoiato.

«Non ne ho la più pallida idea, ma il maestro Kakashi ci ha vietato di intrometterci.» fu la risposta seccata di Ino.

La risposta a questa scelta del futuro Hokage venne data dall’arguto Neji.

«Evidentemente cerca di ridurre le persone presenti alla discussione, per prendere decisioni rapide.»

«Dici che è per questo motivo?» domandò Lee come per conferma.

«Ne sono certo.  - assentì Neji. Inoltre con loro c’è Shikamaru, che per piani non è secondo a nessuno. Staranno cercando di stabilire la migliore strategia.»

«Quindi a noi non resta che stare a guardare?» fu il commento sottotono di Ino.

«Dobbiamo avere fiducia in Shikamaru e nel maestro Kakashi.» fu la risposta di Chouji.

«E sperare che Naruto non dia di matto!» aggiunse Sakura amareggiata al solo pensare a una possibile prospettiva.

Il tempo trascorse e dei tre non vi era ancora nessuna traccia. Nel frattempo, Hinata aveva ripreso conoscenza ed era stata messa a corrente dell’ubicazione di Naruto e dei prossimi piani che aveva il gruppo, ovvero quello di attendere il ritorno dei tre che si erano appartati.

Durante quell’attesa, Hinata ne approfittò per ultimare i preparativi per la partenza, sistemando le ultime cose mancanti dentro al suo zaino.

In contemporanea, Sakura la raggiunse per scambiare qualche chiacchiera con l’amica.

«Beh, congratulazioni! Non so come sia potuto succedere, ma hai un appuntamento con Naruto.»

Hinata non reagì come si poté aspettare l’amica, ma in realtà rimase silenziosa a sistemare le sue cose, immersa nelle sue preoccupazioni e nei dubbi che strizzavano il suo cuore.

Dopo qualche istante, la ragazza prese parola con la sua amica.

«Sakura… Non so che cosa fare...»

Sakura interpretò quello stato d’animo come se Hinata fosse impaurita di non essere all’altezza delle aspettative di Naruto, per questo tentò di tranquillizzarla con le parole più incoraggianti che riusciva a trovare.

«Suvvia, non c’è bisogno di stare così in tensione. L’appuntamento andrà bene. Sono certa che sarà un successone e io mi assicurerò che Naruto si comporti come un vero signore.»

Gli avrebbe inculcato la buona educazione nel migliore dei modi, a suon di pugni se necessario.

«No. Non c’entra questo.» ribatté Hinata.

A quel punto, Sakura fissò con perplessità la sua amica; che dopo tutto questo tempo, non volesse più avere a che fare con Naruto?

«Beh allora cosa?» domandò Sakura, sempre più confusa.

«Insomma, Hinata. Se non parli, come posso darti una mano?» insistette la ragazza, dopo che l’amica continuava a rimanere in silenzio.

Solo dopo questa sollecitazione, Hinata si decise a parlare e a vuotare il sacco.

«Che cosa gli faranno? Ho paura che succeda qualcosa di grave e che lui non possa più amare il villaggio come un tempo. Ho paura che gli facciano del male.»

Essenzialmente quindi la paura maggiore di Hinata era che non poteva proprio fare nulla per il suo amato, proprio nulla tranne che aspettare che gli eventi si svolgessero a tempo debito, pregando che nulla andasse verso una catastrofe.

«Sono così inutile che non posso fare nulla per lui.» piagnucolò Hinata.

In quel modo, allo stato attuale delle cose, sarebbe stata solo d’intralcio a Naruto. In quel modo, lei non sarebbe mai riuscita a raggiungerlo, a stargli accanto come un pari; a meritare la sua compagnia e il suo affetto.

Sakura non disse nulla a quel punto; le parole non avrebbero avuto alcun effetto con un cuore così inquieto come era quello della sua amica. Lei poteva esclusivamente farle da supporto al massimo delle sue possibilità.

«Andrà tutto bene, ne sono sicura.» disse infine Sakura per incitarla.

Hinata apprezzò moltissimo la vicinanza dell’amica in quel momento; non poteva che esserle grata per tutto quello che faceva per lei e che avrebbe sempre fatto.

«Lo spero davvero.»

Pochi minuti dopo, Naruto, Kakashi e Shikamaru tornarono dalla loro seduta, subito tutti notarono il gravoso particolare che il loro amico era stato ammanettato e legato, come si usava solitamente fare per le forze speciali, quando catturavano dei traditori.

Quella visione fu dolorosa per tutti e soprattutto per Hinata che riuscì a resistere all’impulso di piangere, solo perché Sakura le dava forza, stringendole la mano il più forte che poteva per aiutarla a dissimulare la sua enorme preoccupazione.

Anche Naruto provò a tranquillizzare i suoi amici con una delle sue classiche battutine e un sorriso che voleva aiutarli a superare quel brutto momento; anche quel gesto fu molto di aiuto.

«Va tutto bene, raga.»

Una volta superata l’impressione iniziale, si cominciò a discutere sulle modalità di partenza e sulle tappe che avrebbero dovuto fare per permettere alle forze speciali di tenere sott’occhio i due prigionieri.

«Bene. Direi che non mi sembra di avere dimenticato nulla. Possiamo partire.» sentenziò Kakashi.

«Facciamo anche in fretta, maestro. Queste corde prudono e sto iniziando già ad avere fame.» si lamentò Naruto.

L’uomo a lui accanto sospirò, non sarebbe stato per nulla facile tenere a bada una persona così testarda.

«Non sono passati nemmeno dieci minuti, cerca di resistere dai!» insistette Kakashi.

Naruto stava per controbattere con la sua tipica nonchalance, ma venne preceduto da Shikamaru che intervenne subito per farlo calmare.

«Non fare il bambino, Naruto. E ricorda di quello che abbiamo discusso prima.»

Il ragazzo allora roteò gli occhi per l’enorme fastidio che stava provando, pentendosi fin da quel momento di avere accettato quel piano, nonostante fosse ben conscio per il bene proprio e quello dei suoi amici che si preoccupavano per lui.

«Ricevuto!»

Dopo tante discussioni, finalmente il gruppo si mise in marcia verso il villaggio della Foglia, tenendo sempre sotto il loro attento sguardo i due prigionieri e cercando di essere i più professionali possibile, al fine da evitare complicazioni non necessarie con i membri delle forze speciali oppure con i cittadini.

Da ora in poi, la soluzione delle problematiche sarebbe giunta, una volta che avrebbero varcato tutti assieme le porte del villaggio, ma di una cosa i ragazzi della Foglia avevano certezza: Naruto Uzumaki era tornato finalmente a casa.

   
 
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