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Autore: Sakkaku    05/11/2016    2 recensioni
Un giornalista si ritrova a dover documentare l'ultima giornata di un killer prima che venga giustiziato. Il suo caso ha creato molto scalpore tra la popolazione, perché è stato il protagonista di una strage. Questo compito gli sta stretto, eppure lo deve portare a termine, dopotutto il materiale è già pronto, deve soltanto essere pubblicato e lui ha visto e sentito cose che preferirebbe dimenticare, ma è impossibile.
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV° Articolo

 

Carissimi lettori, bentornati.
Come annunciato nella scorsa edizione, in questo articolo troverete il seguito dell'ultima giornata di Paul Dicme. Immagino che molti di voi saranno entusiasti di sapere che abbiamo ricevuto l'autorizzazione di trascrivere le ultime parole di Dicme. Sono contento di essere giunto al termine di questo documentario, sempre se sia corretto definito tale. I molti sostenitori, o forse dovrei chiamarli futuri emulatori di Dicme, avranno molto materiale su cui discutere e riflettere e sicuramente non saranno d'accordo se definirei il tutto disgustoso, ma il mio pensiero è condiviso dai famigliari delle vittime.
La mia intenzione non è quella di fare il moralista, l'ho già fatto una volta e detesto ripetermi. Vi consiglio di prendete le parole alla lettera, così come sono scritte.
Le ultime folli parole di un criminale sul punto di morte.
Niente di più. Niente di meno.
Come nell'articolo precedente, per motivi di riservatezza i nomi delle guardie carcerarie sono stati modificati con nomi inventati.

 

Pomeriggio: Ore 13.30

Chiamarla libreria è un esagerazione. Ci sono giusto due scaffali alti due metri con una sessantina di libri al massimo. La stanza è grande quanto due celle unite.
Dicme si diverte a sfogliare dei libri a casaccio. Vuole più che altro mettere in disordine l'ordine alfabetico che leggere sul serio
- Bellezza - si rivolge alla guardia donna che sta dietro il bancone della libreria - Che ne dici di venire con me a bere un caffé?
- Paul, evita di farmi le avance, sai già la risposta.
-Ho capito. Preferisci socializzare in altre maniere.
- L'unica maniera con cui mi piacerebbe socializzare con te è calmarti con il taser.
- Un linguaggio del genere non è adeguato a una signora - scuote la testa contrariato - Se potessi ti taglierei la lingua e la userei come collana... prima però la leccherei davanti ai tuoi occhi prima di passarmela nelle parti basse e fare un certo tipo di lavoretto.
La guardia carceraria disgustata afferra la radio posizionata sulla spalla e inizia a parlare - Qui agente Risosky, chiedo la sostituzione in libreria. Dicme ha ripreso con le sue solite provocazioni schifose - dalla radio si sente il brusio di una risposta affermativa alla richiesta.
- Mi vuoi abbandonare bellezza? Quanta crudeltà pure il mio ultimo giorno.
- Giusto perché tu lo sappia, non meriti venia solo perché stasera verrai giustiziato.
Dicme si avvicina all'agente sussurrandole - Ti verrò a trovare tutte le notti, bellezza.
- Se non vuoi ricevere una botta in testa con il manganello ti consiglio di smetterla di dar fastidio alla mia collega Risosky – afferma la guardia carceraria entrata in quel momento per a dare il cambio alla collega.
- Ti ringrazio Barker. Allora... - la donna s'interrompe perché Dicme le lancia addosso un libro, colpendola sul braccio. Con una spinta amichevole, l'agente Barker spinge fuori dalla libreria la collega.
- Pfff, sei arrivato tu e mi rovini la festa! Razza di armadio ambulante - la guardia carceraria non dice una parola, rimane immobile, sull'attenti a controllare ogni sua mossa.
Paul continua a borbottare parole incomprensibili.

Pomeriggio: Ore 15.00

E' tempo dell'ora d'aria concessa ai detenuti. C'è un grande piazzale di cemento, con un canestro e delle panchine. Niente verde. Tutto sotto la stecca del sole.
Molti ne approfittano per fumare una sigaretta, altri per una partita a basket. La maggior parte sta appoggiato alla ramina per complottare contro le altre bande di detenuti. Dicme è vicino a un gruppo di fumatori, sebbene gli altri si tengano leggermente in disparte, sembra che non vogliano essere scambiati per dei suoi amici, come se macchierebbe la loro reputazione.
- Sapete, mi dispiace che non mi fate una vera e propria intervista. Potrei dire e raccontare molte più cose e invece non posso. E' triste che non posso lasciare un messaggio ai miei sostenitori. Purtroppo non mi è concesso rispondere alle loro lettere - Paul sospira - O meglio, le mie risposte non sono mai state considerate adeguate. Chi controlla la posta in uscita è troppo severo.
- Ti lamenti sempre! - borbotta un detenuto.
- Anche tu non sei da meno, Karl.
- Certo, perché a differenza tua, io sono davvero innocente.
- Se sei qui è perché nessuno ti crede!
- Il mio avvocato crede nella mia innocenza, a differenza del tuo che ha abbandonato la causa dopo neanche un giorno!
Dicme sbuffa - Era un essere inutile senza spina dorsale.
- Certo, per dimostrare di essere un uomo doveva far parte della tua combriccola?
- Sai che se la chiami così mi irrita Karl.
- Hai ragione dovrei chiamarla setta di assassini!!
- Taci! - Dicme urla rabbioso - Solo perché tu sai già la verità, non vuol dire che puoi raccontarla. E' una cosa che farò io stesso. In modo plateale!
- Chissà se quando scopriranno la verità, i tuoi sostenitori lasceranno perdere la causa.
- I più fedeli rimarranno e porteranno avanti il nostro credo.
- Ne parli come se fosse una religione - commenta il direttore avvicinandosi.
- Siamo meglio di qualsiasi religione - ribatte Paul euforico.
- E' meglio se ti ritiri nella tua cella, prima di scatenare un ulteriore lite.
- Stavolta sono d'accordo con lei, direttore. Devo preparare il discorso per stasera, non ho tempo da perdere con questo branco di stolti - fischiettando si allontana dal gruppo per rientrare all'interno dell'istituto.

Pomeriggio: Ore 17.00

Dicme è rimasto per tutto il tempo in silenzio. Concentrato a scrivere quello che dovrebbe essere il suo discorso. La matita scorre sulla carta, poco dopo strappa il foglio e lo appallottola, per poi lasciarlo cadere a terra.
- Sai cosa penso? La preparazione è inutile! Meglio se improvviso, probabilmente avrà più effetto - commenta Paul - E' un vero peccato che non potrò vedere in faccia i famigliari delle vittime. Mi farei un sacco di risate prima di morire, vedendo le loro espressioni. Si renderanno conto di far giustiziare un innocente, ma sarà troppo tardi - inizia a ridere.
A quel punto Dicme si alza dalla sedia, si sdraia sulla brandina e sospira - Ora mi voglio fare una dormita, almeno fino all'ora di cena - detto questo chiude gli occhi e si appisola.
Il suo sonno è turbato, si lamenta e borbotta parole incomprensibili.

Sera: Ore 21.00

L'ora di cena. L'ultimo pasto di Paul Dicme.
L'aria sembra più pesante. Tutti i detenuti sanno che uno di loro presto se ne andrà. La consapevolezza che un altro di loro a poche ore di distanza sarà giustiziato mette un po' tristezza o forse preoccupazione. Sono consapevoli che per alcuni di loro, presto o tardi, arriverà la stessa fine.
- Posso fare un ultimo discorso?
Alcuni grugniscono con la bocca piena.
- Bene. Con molti di voi ho avuto qualche problema. Insomma, si hanno nella vita fuori da qui, figuriamoci in un posto ristretto come il carcere, dove siamo obbligati a convivere. A coloro che usciranno tra venti o trent'anni voglio dire una cosa. Ricordatevi, se fuori non ci sarà nessuno ad aspettarvi, cercateci, noi vi accoglieremo a braccia aperte. Mentre a coloro che andranno incontro alla mia stessa sorte, dico di non avere paura. L'iniezione fa effetto subito, molto meglio della sedia elettrica. Se volete in biblioteca c'è un libro, sulla mensola in alto a sinistra. Lì ci sono le descrizioni dei vari metodi utilizzati negli anni per la pena di morte. Nonostante le avversità, in questi due mesi siete stati una buona famiglia. Con questo ho finito. Buona cena a tutti.
Alcuni detenuti iniziano ad applaudire, altri a fischiare. Sembrano davvero uniti. Sembra quasi come se, un senso di fratellanza aleggiasse nell'aria dopo il discorso di Dicme.
Una volta conclusa la cena, i detenuti iniziano ad affiancare i vari tavoli, in modo da poter giocare a carte tutti insieme. Mettendo da parte, per poco tempo, tutti i disguidi. La serata procede tranquilla, accompagnata da barzellette volgari e insulti a chi tenta di barare.

Sera: Ore 24.00

E' giunto il momento.
La stanza è riempita da alcuni parenti delle vittime, essendo uno spazio ristretto non ci sono tutti, però sono presenti almeno due componenti di ogni familiare delle persone uccise brutalmente da Dicme. Gli altri assistono alla pena di morte da una saletta, via video.
Paul Dicme viene fatto accomodare, sulla sedia, simile a quella che si trova negli studi dei dentisti. Gli legano polsi e caviglie con dei lacci in pelle, simili a delle cinture. La preparazione continua, Dicme viene collegato ad un elettrocardiografo. Sul volto del condannato non c'è traccia di preoccupazione, anzi, è dipinto un sorriso soddisfatto.
- E' un peccato che voi potete vedere me, ma io non posso vedere voi - commenta Paul, fissando il vetro davanti a lui. - Mi piacerebbe molto assaporare i vostri sguardi furiosi, addolorati, pieni di odio o disperazione - dopo quelle parole rimane in silenzio, osservando il medico che gli infila l'ago in vena.
Ora è tutto pronto. Il direttore annuisce per dare il via alla condanna a morte. La prima delle tre siringhe inizia lentamente ad abbassarsi. Il liquido passa attraverso il tubo che condurrà alla vena di Dicme.
In quel momento inizia a parlare. Queste saranno le sue ultime parole.
- State giustiziando la persona sbagliata. Come ho sempre detto sono innocente. Il vero colpevole, anzi dovrei dire i colpevoli, sono i bambini che state allevando. Ero presente solo perché avevo il compito di guidarli, di consigliare il metodo migliore per assassinare, tagliuzzare ed esportare gli organi. Noi siamo ovunque. Siamo nei membri delle vostre famiglie, sotto forma di qualsiasi età, classe sociale, sesso, studenti, lavoratori o disoccupati. Noi vi troveremo. Raggiungerete tutti il posto dove queste famiglie sono finite. Tutti coloro che rifiuteranno di unirsi a noi faranno la loro stessa fine. Nessuno di voi può ritenersi al sicuro. Noi siamo tutti e ovunque. Potete cercare e cercare ma non ci troverete. Perché non siamo una stupida setta che si incontra o fa riti di massa. No. Noi agiamo insieme, ma separatamente. Siamo in gruppo e siamo da soli. Temete degli emulatori? Vi preoccupate inutilmente. Loro fanno già parte di noi. Chiunque appoggia la nostra causa è già parte di noi. Nessuno può trovarci. Il sangue macchierà le vostre anime corrotte e il vostro sangue purificherà le nostre - pronuncia queste parole urlando e sorridendo soddisfatto.
I presenti si sono dimenticati di seguire il lento percorso del liquido, troppo occupati a fissare con orrore gli occhi spalancati e iniettati di sangue di Dicme. A quel punto il fluido è già in circolo nel suo corpo. Come se tutto fosse stato calcolato nel dettaglio, Paul emana un respiro strozzato, subito dopo il cuore smette di battere. L'intera stanza è riempita dal "biiiiip" emesso dal elettrocardiografo.
Il medico si avvicina e dichiara ufficialmente la morte di Paul Dicme.


 

Il documentario su Paul Dicme è concluso.
Mi auguro che la lettura vi abbia soddisfatto e che abbia dato una risposta a tutte le vostre domande. Da parte mia sono felice di aver terminato, mi sono tolto un enorme macigno dallo stomaco. Sono consapevole che avrei dovuto scrivere in maniera diversa e mi scuso se a volte ho esagerato a esprimere la mia opinione, ma se l'ho fatto è soltanto perché ci tenevo a mantenere la mia integrità, nonostante il compito assegnatomi.
Il mio prossimo articolo non sarà così interessante, ma spero che almeno una parte di voi, spenderà quei pochi minuti per leggerlo.

  
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