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Autore: Shikayuki    07/11/2016    2 recensioni
Partecipante ad "Halloween Party - Contest di Scrittura - Edizione La Grande Zucca" a cura di Fanwriter.it!
Un bagno rotto, un imprevisto banale. Due caratteri inconciliabili, come il sole con la luna. Una pace turbata e un intreccio di storie, tra inchiostro, aghi e cupcake.
[Tattoo!AU] [Yaoi] [Multipairing]
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi non mi appartengono, ma le ambientazioni si XD

Capitolo 1 - Halloween party



Hajime aveva lavorato tutto il giorno ed era stanco, più dal punto di vista psicologico che fisico. In mattinata quattro clienti su cinque avevano dato l’okay ai suoi schizzi e aveva iniziato anche a tatuarne due, il quinto invece voleva aggiungere degli elementi, perciò sarebbe ripassato la settimana seguente. Il pomeriggio lo aveva dedicato ad un piccolo walk-in, che però non aveva pubblicizzato molto, quindi aveva tatuato giusto una decina di persone, i suoi clienti più stretti sostanzialmente. Era venerdì e Daichi si era preso la serata libera per festeggiare Halloween, così nel pomeriggio era passato a dargli una mano per gestire il walk-in e adesso lo stava aiutando a rimettere tutto in ordine.
-Bene, quindi questa sera siamo invitati all’Ace café?-
Hajime guardò l’amico interrogativo e Daichi non poté far a meno di sghignazzare.
-Hajime, ci lavori di fianco, presumibilmente è un mese che ci passi davanti, aggirando anche i lavori scocciato, ed è mai possibile che non hai notato la grossa insegna di legno che sta proprio in mezzo al marciapiede?-
Il tatuatore sbuffò scocciato e non rispose neanche, afferrando il grosso sacco dell’immondizia e portandolo vicino la porta, pronto per essere buttato. Era vero, era più di un mese che passava di fronte al locale, ma forse solo una volta si era interrogato distrattamente su tutta la questione. Quando camminava amava immergersi nella musica che pompava attraverso le sue adorate cuffie e solo un qualcosa che riusciva a stimolare il suo senso artistico riusciva a scuoterlo.
-Comunque prima è passato Tooru, ha lasciato dei muffin e un tè che ovviamente ho spazzolato io, ma eri talmente concentrato su quei flash che ho preferito non disturbarti. Comunque ha capito che eri impegnato ed è andato via subito. Ha ribadito l’invito per il party di Halloween d’inaugurazione, estendendolo anche a me. A quanto pare suonerà una band di suoi amici molto interessante, volevo quasi ingaggiarli per fare una serata nel mio locale…-
-Assolutamente no, Daichi.-
-Ma perché? Li ho sentiti live all’Irish lo scorso mese e sono davvero potenti…-
Hajime si schiaffò una mano in faccia, esasperato.
-Non intendevo quello Daichi, intendevo assolutamente no che mi trascinerai questa sera ad una festa.-
-Ma dai, Hajime! Non esci mai ultimamente! Stai vivendo unicamente per il tuo lavoro, passi le giornate a disegnare, e quando non disegni tatui, e quando non tatui ascolti musica o girovaghi per la città isolato dal resto del mondo in cerca d’ispirazione. Quando ti ho conosciuto eri molto più divertente, ricordo ancora quella fantastica avventura in quel pub… ricordi? Quando ci hanno sbattuto fuori perché avevamo fatto un po’ di casino sul bancone, con quel tipo…-
Hajime arrossì e tappò la bocca all’amico con una mano. Si, ricordava, ma se avesse potuto si sarebbe strappato il cervello pur di dimenticare quell’imbarazzante serata. Non andava molto fiero del periodo in cui era uno scalmanato apprendista tatuatore, in ribellione con il mondo e sempre in cerca di guai.
Daichi si spostò la mano dell’amico dalla bocca e ghignò malefico.
-Dai Hajime, divertiamoci per una serata! È una marea di tempo che non facciamo qualcosa e di solito restiamo rintanati qui o a casa tua a bere e a vedere cose stupide o giocare con la play! Mi sono anche preso la serata libera, daiiiiiiii!-
Il ragazzo sospirò sconfitto, sentiva già il mal di testa salirgli e sapeva che quando Daichi si metteva qualcosa in testa era difficile farlo desistere, era inamovibile come una montagna. Sperava solo che acconsentendo non si sarebbe ritrovato in una delle rocambolesche avventure delle loro, quelle avventure che mentre le si vive sono la cosa più bella della vita, ma a posteri fanno solo venir voglia di venire ingoiati dalle profondità della terra. L’amico comprese la sua resa e tutto felice lo spinse nel bagnetto interno del locale.
-Dai lavati, il cambio per te ce l’ho io, mi sono preso la libertà di passare da te a rovistare per cercare qualcosa di più decente delle tue solite tshirt di qualche band sconosciuta deformi e scolorite!-
Hajime annotò mentalmente di riprendersi le chiavi d’emergenza che aveva dato all’amico e fece come gli era stato detto. Uscì venti minuti dopo dal bagno con addosso un paio di skinny neri con cintura borchiata e catena, un loose tank top della sua band preferita che lasciava scoperte le sue braccia muscolose e tatuate e buona parte di petto, spalle e costato, anch’essi abbastanza decorati da inchiostro, e ai piedi un paio di Dr Martens rosse.
-Ora devi spiegarmi da dove hai riesumato questa roba, ti prego.-
-Hai ventisei anni, vestiti come tale!-
-Mi sento piuttosto un diciassettenne in piena crisi ormonale e ribellione adolescenziale!-
-Magari fossi in piena crisi ormonale, forse saresti più trattabile!-
Daichi schivò senza problemi il pugno che sapeva sarebbe arrivato e lanciò il chiodo ad Hajime, che lo indossò guardandolo in cagnesco. Fece finta d’inquadrarlo con le dita, scimmiottando un regista o un fotografo.
-Sono ancora convinto che degli snake bites farebbero la loro porca figura su di te!-
-Pensa ai tuoi di piercing Daichi, che io penso ai miei!-
-Quando prenderai un piercer nel tuo studio, allora sarà il giorno in cui inizierò ad agghindarmi di ferraglia, fino ad allora resterò sempre fedele al Black Art e al suo scorbutico proprietario!-
-Quasi mi commuovi, ma ciò non toglie che ti staccherei la testa qui ed ora…-
Daichi ignorò il borbottio dell’amico e lo spinse fuori dal negozio, per poi chiudere a chiave e mettersi le chiavi in tasca.
-Queste sono sequestrate per questa sera!-
-Perdile e sei morto!-
Ovviamente l’amico non stava neanche ascoltando le minacce, troppo impegnato a trascinarlo verso la porta di fianco.
Non appena aprirono la graziosa porta blu a vetri vennero investiti da un chiacchiericcio allegro, il locale era pieno e nell’aria c’era un profumo delizioso. C’erano un sacco di ragazze e ragazzi mascherati e in un angolo c’erano due ragazze armate di valigette da make up che truccavano chi voleva a tema Halloween, ovviamente. Il locale era molto più grande di quanto Hajime si fosse aspettato vedendolo da fuori, effettivamente la vetrina era piccola e quasi completamente occupata dalla porta, quindi si vedeva poco dentro. Era tutto completamente rivestito di legno, lungo una parete c’era il bancone con le varie vetrinette dei dolci ad intervalli regolari. La parete corta alla destra del bancone era occupata da una libreria, stipata di libri dall’aria vissuta. Ovunque c’erano tavolini tondi di legno e lungo le rimanenti pareti c’erano dei tavoli direttamente fissati al muro, con gli sgabelli alti. Le pareti erano piene di stampe di pittori famosi e altre stampe tutte particolari che gli piacquero molto. Delle lucine incorniciavano il vetro dietro al bancone, che era decorato con stelle, e altre forme comunque relative allo spazio, fosforescenti, una cosa che Hajime trovò molto particolare. Inoltre quasi ovunque c’erano oggetti particolari, che avevano tutta l’aria di provenire dalle parti più disparate del Mondo. Comunque, per quella sera, il locale era addobbato per Halloween e ovunque campeggiavano decorazioni nere, arancioni e verdi, ragnatele, ragni, cappelli da strega, fantasmi, finti calderoni ribollenti e zucche intagliate in modi fantasiosi.
-Puoi chiuderla la bocca Hajime, sai?-
Daichi lo stava palesemente prendendo in giro, ma il tatuatore lo ignorò, lasciandosi trascinare per un braccio verso il bancone del caffè.
-Hajime! Daichi!-
Tooru li aveva visti e li stava chiamando da dietro il bancone. Era vestito con un paio di skinny neri, camicia bianca a maniche lunghe, gilet e cravatta neri, i capelli tirati indietro con il gel, la pelle sbiancata con il trucco, un rivolo rosso a mimare del sangue che gli scendeva dalle labbra e un paio di occhi rossi vividi e brillanti, dovuti a delle lenti a contatto.
-Sapevo sareste venuti, mi sarebbe dispiaciuto molto se vi foste persi questa serata!-
-Stai benissimo.-
-Come scusa?-
Hajime se lo era lasciato sfuggire, ma pensava veramente che il ragazzo stesse benissimo nei panni di un vampiro tentatore. Arrossì violentemente e tirò una gomitata nel fianco di Daichi, che aveva iniziato a ridere, con tanto di lacrime. Il problema sostanziale è che Tooru lo aveva sentito e adesso lo guardava con gli occhi sgranati, che pessima figura.
-No, niente, dicevo… ehm… che stai… stai bene travestito così e mi piace anche il locale, complimenti… io, ehm… mi dispiace di non aver portato nulla, rimedierò domani, promesso.-
Tooru rise ed Hajime trovò di nuovo bella la sua risata. Diamine, non si era mai curato troppo del suo orientamento sessuale, ma da quando Tooru era piombato nella sua vita il giorno precedente, aveva iniziato a sentirsi irrimediabilmente gay e la cosa non gli piaceva per nulla. Non aveva problemi con il fatto che gli piaceva un ragazzo, assolutamente, il suo problema era che stava provando dei sentimenti verso qualcun altro e non era decisamente il fottuto periodo giusto per incasinarsi la vita. Di nuovo.
-Grazie vicino! Sono felice che ti piaccia, spero tu possa fermarti ogni tanto a fare due chiacchiere, no? In quanto al portare qualcosa, beh, potresti sdebitarti facendomi un disegno da appendere, lo preferisco sicuramente ad oggettini inutili o a piante che ucciderei sicuramente con il mio inesistente pollice verde! Ho visto i disegni che hai esposti nel negozio e sono assolutamente favolosi.-
Il barista gli rivolse un sorriso radioso a trentadue denti e Hajime si sentì morire un altro po’. Si maledisse e poi si costrinse a sorridere in risposta, accettando quello scambio equo.
-Ottimo! Vi ho tenuto un tavolo, almeno potete poggiare le giacche e magari prendere qualcosa nel frattempo, offre la casa! La band sta finendo di montare gli strumenti, credo che inizino a suonare tra una mezzoretta, non vedo l’ora!-
Disse indicando verso la parete del locale più lontana da loro. Su una pedana di legno i ragazzi della band stavano finendo di montare la batteria e iniziavano a collegare chitarra e basso. A vederli così sembravano proprio una band di quelle davvero fighe.
-Ehiehiehi! Kei, attento ai piatti della mia bambina, altrimenti ti spacco il tuo prezioso basso in testa!-
Uno dei ragazzi che stava armeggiando con la batteria aveva urlato talmente forte che lo avevano sentito fin dal bancone. Era sicuramente un tipo particolare, con i capelli tinti di grigio e nero, tirati su con il gel in un’acconciatura anti-gravità. Si riferiva ad uno dei ragazzi che lo stavano aiutando, altissimo, biondo, con gli occhiali che però non nascondevano l’espressione scocciata. Rispose qualcosa, ma evidentemente usando un tono normale e non lo sentirono.
-Gufo a chi??? Akaaaashiiiiiiii di qualcosa a questo scorbutico!!!-
Il ragazzo con i capelli neri che stava sistemando un microfono e che evidentemente doveva essere Akaashi si voltò, ma non prima di aver assunto un’espressione insofferente. Disse qualcosa che Hajime dal bancone non riuscì giustamente a captare, ma evidentemente riuscì a ristabilire la pace, perché i due litiganti si guardarono in cagnesco, o meglio solo il ragazzo con i capelli strani guardò male l’altro, che mantenne la sua espressione scocciata, e poi tornarono a fare quello che stavano facendo.
Tooru rise.
-Sono proprio dei soggetti interessanti, vero? Eppure quando iniziano a suonare cambiano completamente e sono uno spettacolo, soprattutto il nanetto lì, che è un chitarrista davvero impressionante!-
Stava indicando un ragazzo che Hajime non aveva notato per niente, basso, con i capelli totalmente pel di carota disordinati e l’espressione di chi stava per vomitare da un momento ad un altro.
-Stai seriamente parlando di quel ragazzo che sembra stia per rimettere anche il pranzo di dieci giorni fa?-
-Già, proprio lui, non farti ingannare!-
Hajime lo guardò poco convinto, ma non disse nulla, tanto di lì a poco avrebbe visto tutto con i suoi occhi.
-Ragazzi, io vi lascio, vado a parlare con la band, voglio vedere se sono disponibili per una serata particolare… Hajime, dammi il chiodo, lo lascio al tavolo passando, tu resta anche al bancone, dopo ti raggiungo di nuovo qui!-
Il tatuatore non fece a tempo a capirci nulla e si ritrovò senza chiodo, seduto su uno sgabello al bancone, con Daichi che si allontanava facendogli l’occhiolino e sorridendogli sornione. Hajime pensò che quella era la sera buona per commettere un omicidio.
Si voltò verso Tooru e lo trovò intento a guardare affascinato i suoi tatuaggi. Si mosse imbarazzato sullo sgabello e si passò una mano dietro al collo.
-Allora Tooru, ti piacciono i tatuaggi?-
Il barista si riscosse e arrossì, ringraziando il fatto che era truccatissimo e che quindi il suo imbarazzo non sarebbe trasparito… o per lo meno non troppo.
-Oh si, mi piace l’arte in generale, amo tutto ciò che riesce a suscitarmi delle emozioni… come i tuoi disegni.-
Lo guardò dritto negli occhi dicendo così, completamente senza vergogna.
-Quindi deduco che le stampe alle pareti le hai scelte tu?-
Pessimo tentativo di sviare il discorso da sé, ma Tooru parve accettarlo senza farsi troppi problemi. -Ho arredato tutto personalmente, questo posto è tutta la mia vita, quindi deve parlare di me.-
Hajime lo trovò un po’ egocentrico, ma giusto. Lui non aveva avuto il coraggio di farlo con il suo studio, l’unica cosa che parlava di lui erano i suoi disegni, ma dicevano solo che se la cavava con una matita in mano, i disegni che esponevano le sue emozioni più profonde li teneva gelosamente nascosti in una cartella che solo lui sapeva e non li sfogliava quasi mai, lui odiava confrontarsi con le sue emozioni. Tooru invece quel coraggio lo aveva eccome, anzi lo teneva sotto gli occhi di tutti.
-Molte cose che vedi in giro provengono dai miei viaggi in giro per il Mondo, spesso lascio il caffè nelle mani di mia sorella, che fa la casalinga, o chiudo per qualche giorno e parto. Sono troppo giovane per farmi limitare dal mio lavoro!-
Aveva ragione, eccome se la aveva, ma Hajime non riusciva a farsi entrare quel concetto in testa. Aveva sempre detto che il lavoro per lui sarebbe dovuto essere un piacere e invece lo aveva trasformato in un dovere, rinchiudendosi per ore e ore senza pause nel suo studio, ma non riusciva a rilassarsi, non riusciva più a divertirsi, così concentrato com’era nel migliorarsi costantemente e continuamente. Si diede dell’idiota mentalmente.
-Interessante… per questo sai molte cose sui tè?-
Tooru si illuminò a quella domanda.
-Si! Sono stato in India e Cina, ed anche in alcune zone dell’Europa e dell’Africa, ho assaggiato i tè direttamente sul posto e ho imparato a prepararli con metodi tradizionali. Molti dei tè che servo qui provengono proprio da quelle zone, me li faccio spedire apposta! E a tal proposito oggi vorrei farti provare un’altra delle mie specialità, non è ancora nel menù, ma farò un’eccezione solo perché sei tu!-
Gli fece l’occhiolino e poi si voltò ad armeggiare con tutta la svariata attrezzatura che aveva dietro al bancone. Hajime lo osservò attentamente, osservò come la sua espressione cambiò radicalmente, diventando concentrata, come le sue mani affusolate si muovevano veloci e sicure, misurando quantità e spostando tazzine, come tutto sembrasse in disordine lì dietro e come invece era tutto esattamente dove Tooru aveva bisogno che fosse, tanto da riuscire a prenderlo senza neanche guardare. Mentre normalmente sembrava un ragazzo allegro e frivolo, da quel poco che lo conosceva Hajime per lo meno, quando lavorava cambiava completamente e da questo il tatuatore rimase affascinato.
Passarono cinque minuti buoni prima che Tooru si voltasse per poggiare davanti ad Hajime un bicchierino di vetro con dentro del tè dorato con dei pezzettini neri che ci galleggiavano dentro.
-Et voilà! Ecco qua dell’autentico tè alla menta marocchino, e insieme… ecco dei dolcetti al miele!-
Vicino al tè mise un piccolo piattino che sembrava fatto di argento martellato, molto in stile con ciò che gli aveva servito, con dentro delle specie di dolcetti fatti di fili di pasta e spolverati di semini di sesamo che sembravano molto appiccicosi. Il tatuatore annusò il tutto e rimase completamente inebriato dalle fragranze che liberavano, chiuse gli occhi e per un attimo gli parve di essere veramente nel deserto, da solo, il vento caldo sul volto, anche se non ci era mai stato. Incuriosito assaggiò il tutto e si ritrovò a sospirare di piacere. Il tè sapeva di menta, ma non era un sapore che disturbava, era semplicemente rinfrescante, mentre i dolcetti erano duri, ma buonissimi, sapevano di miele e il sesamo gli dava un tocco in più.
-È veramente tutto buonissimo, sei bravissimo!-
Tooru rise.
-Sembri stupito da questa cosa, sai?-
-No, è che…-
-È che non sembro il tipo che in grado di creare qualcosa, vero? Me lo dicono in molti, quindi non farti problemi a parlare con me… ad essere onesti neanche tu sembri un tipo in grado di suscitare emozioni, eppure sei un maestro in questo lasciatelo dire! E poi…-
-Tooru, non battere la fiacca, mi stai lasciando da sola a gestire tutto quanto!-
-Si, arrivo, un attimo!-
Quella che doveva averlo richiamato sull’attenti doveva essere la sorella, erano praticamente uguali, alti, belli, slanciati ed eleganti allo stesso modo, solo che lei aveva i capelli corvini diversamente dal fratello e doveva essere di qualche anno più grande, forse aveva sballato la trentina, ma Hajime non sapeva dirlo con sicurezza, non era mai stato bravo ad inquadrare le persone.
-Scusami, ha ragione, devo andare… ehi, ma perché nel frattempo non ti fai truccare da Kiyoko invece di rimanere qui impalato? Giusto per entrare un po’ nello spirito di Halloween! Kiyoko!-
Il tatuatore non ebbe neanche il tempo di capire qualcosa che si ritrovò un paio di occhi blu a scrutarlo attentamente da vicino.
-Beh, si, la base è davvero buona devo dire, già so come potrei truccarti!-
La ragazza aveva usato un tono calmo e pacato, ma si vedeva che era eccitata all’idea. Lo prese per un braccio e lo trascinò verso la postazione dove anche l’altra ragazza, piccola, biondina e dall’aria nervosa, stava truccando. Kiyoko era davvero bella, con capelli lisci e corvini, lineamenti delicati e un neo sul lato del mento che aveva un che di sexy, inoltre quando si muoveva lo faceva con una sicurezza disarmante e non si poteva non notarla.
-Lascia fare a me, tra poco sarai il teschio più bello del locale!-
Ghignò in modo poco rassicurante e poi prese a truccarlo veloce e precisa. Hajime non sapeva cosa aspettarsi, ma la lasciò fare, forse aveva ragione Daichi, forse non era un male se si lasciava andare ogni tanto.

-Ecco fatto!-
Kiyoko gli diede un’ultima passata di pennello sul naso e poi si tirò indietro per ammirare la sua opera, Hajime fece giusto in tempo a guardare l’espressione soddisfatta della ragazza, che le luci del locale si abbassarono e una nota stonata di chitarra annunciò l’inizio del concerto. Era rimasto sotto le sapienti mani della truccatrice per più tempo di quanto gli fosse sembrato, il locale era strapieno ora e dopo aver ringraziato si alzò per raggiungere Daichi, da qualche parte lì in mezzo. Non aveva voluto guardarsi allo specchio, altrimenti era sicuro che si sarebbe fiondato in bagno a lavare via tutto, però aveva acconsentito a farsi fare delle foto, Kiyoko era così entusiasta che gli sembrava il minimo per ringraziarla.
Iniziò a farsi largo in quell’ammasso di corpi che si muovevano scomposti a ritmo di musica, la batteria e la chitarra che pompavano, sostenute dal basso in una maniera che faceva vibrare dentro, mentre il cantante sapeva quello che faceva e giocava con la voce in un modo graffiante ma sensuale. Erano davvero bravi, Daichi e Tooru avevano ragione. Rinunciò alla sua idea di trovare il suo amico in quella bolgia e si fermò ad ascoltare la musica, godendosela. Il cantante era il ragazzo con i capelli neri che aveva sedato la lite, Akaashi se non ricordava male, al basso c’era lo spilungone sarcastico ed aveva un’aria decisamente figa, alla batteria il casinista con i capelli improbabili, mentre alla chitarra il nanerottolo. Lui lo stupì veramente, aveva totalmente cambiato atteggiamento, con la chitarra in mano era pieno di sé, sicuro, lanciava occhiolini alle ragazze in prima fila e si lanciava in virtuosismi che mai si sarebbe aspettato, inoltre la sua energia metteva proprio di buonumore e non si poteva far a meno di aver voglia di muoversi e pogare. Fantastici.
Hajime iniziò a muoversi a tempo, perdendo completamente la percezione del resto del mondo attorno a sé. Accidenti se si stava divertendo e non gli capitava da un bel po’.
-Bene brutta gente, noi siamo i The Owls e questo è l’Ace café! Ringraziamo Tooru per averci dato la possibilità di esibirci qui questa sera e vi annunciamo che è arrivato il momento delle cover, lo sappiamo che lo stavate aspettando! Solo per voi ne eseguiremo una nuova di zecca, alla quale teniamo molto… preparatevi a cantare con tutta la vostra voce, dobbiamo farci sentire anche nell’Oltretomba!-
Il ragazzino basso aveva parlato con grinta, evidentemente era lui il frontman della band e Hajime non se lo sarebbe mai e poi mai aspettato.
Il tatuatore non potè non riconoscere le note iniziali di una canzone di una delle sue band preferite e iniziò a cantare insieme ad Akaashi, godendosi il momento.

Sing it out
Boy, you've got to see what tomorrow brings
Sing it out
Girl, you've got to be what tomorrow needs
For every time that they want to count you out
Use your voice every single time you open up your mouth


-Ah, e così ti piacciono I MyChem eh? E chi lo avrebbe mai detto!-
Una voce allegra dritta nel suo orecchio lo fece sobbalzare sorpreso.
-Tooru!-
-Uao, Kiyoko ha fatto davvero un lavoro magnifico!-
Il barista rimase a fissarlo con la bocca aperta, ed inconsciamente gli portò una mano al volto, come per sincerarsi che fosse vero. Hajime rimase a guardarlo e sentì una scintilla correre tra loro. La sua testa gli diceva di fuggire, gli urlava che non poteva mettersi di nuovo nei guai, che non aveva tempo da perdere dietro a cose futili come l’amore, mentre il suo corpo urlava di prenderlo e baciare quel ragazzo assolutamente e totalmente sconosciuto, ma che lo intrigava da morire. Tooru era di poco più alto di lui e la sua mano bruciava contro la sua pelle. Akaashi in sottofondo continuava a cantare dando tutto sé stesso.

…I am not the singer that you wanted
But a dancer
I refuse to answer
Talk about the past, sir
Wrote it for the ones who want to get away…


Sul Keep running! però il pubblico si agitò e qualcuno urtò Hajime e Tooru, che così vennero separati, interrompendo quel momento carico di un qualcosa che non sapevano neanche loro cosa fosse.
-Io… ehm… bagno!-
Hajime scelse la fuga e individuando in tre nanosecondi l’ubicazione del famoso bagno che lo aveva portato a tutta quella situazione vi si precipitò, travolgendo chiunque si trovava lungo la sua strada ed elargendo quindi scuse a destra e manca. Arrivato nel piccolo cubicolo si chiuse la porta alle spalle, la musica adesso gli arrivava attutita e riuscì a recuperare un attimo il controllo sulla sua mente. Sospirò profondamente e si guardò allo specchio, quasi spaventandosi da solo. Kiyoko aveva davvero fatto un lavoro eccellente, i suoi lineamenti spigolosi erano stati completamente trasformati in un teschio, ricco di sfumature, tanto da sembrare assolutamente realistico, inoltre aveva continuato il disegno su collo e spalle e qui e lì aveva dato dei tocchi di colore sfumato sui toni del rosso e dell’azzurro. Si portò una mano al volto incredulo. Perse completamente la cognizione del tempo mentre si osservava, ma dei colpi sulla porta lo fecero rinvenire.
-Ecco, un attimo!-
Aprì la porta e venne di nuovo investito dal rumore del locale. Il concerto doveva essere finito visto che le luci erano di nuovo alte, ma non fu quello a catturare la sua attenzione. Un paio di furenti occhi blu lo guardavano in cagnesco, da sotto un ciuffo di ordinatissimi capelli corvini.
-Ha finito?-
Il tono gentile era palesemente forzato e solo allora Hajime si accorse che il ragazzo indossava una divisa come quella di Tooru, vistosamente macchiata da quello che doveva essere caffè.
-Prego, faccia pure, ho finito.-
Si fece da parte ed il ragazzo si fiondò nel bagno, imprecando a bassa voce e senza degnarlo di un ulteriore sguardo. Il tatuatore pensò proprio che doveva essere un tipo particolare, come tutte le conoscenze di Tooru in fondo.
Uscito dalla piccola anticamera del bagno fortunatamente individuò subito Daichi e si diresse verso di lui, trovandolo circondato da ragazze. Alzò gli occhi al cielo e si preparò a fare il guastafeste, quando incontrò gli occhi dell’amico che imploravano aiuto.
-Daichi, dove eri finito? Quante volte devo dirti di non lasciarmi solo! Ragazze, con permesso…-
Lo afferrò per un braccio e lo trascinò via verso il bancone, facendo ciaociao con la mano, beccandosi occhiatacce di fuoco.
-Sei un imbecille, prima fai il dongiovanni a destra e a manca e poi te ne penti? Pessimo.-
-Non è quello. Mi sono innamorato, Hajime.-
Il tatuatore guardò a bocca aperta l’amico, non era una dichiarazione che sentiva uscire con leggerezza dalle sue labbra.
-Una ragazza meravigliosa, con i capelli argentati e corti. Era in prima fila, ma poi è sparita nel nulla, è stata giusto un’apparizione. Devo ritrovarla.-
Hajime alzò gli occhi al cielo, ma nel frattempo avevano raggiunto il bancone e vi trovarono tutta la band al completo.
-Daichi, unisciti a bere con noi!-
Il tizio con i capelli improbabili afferrò il suo amico, riscuotendolo dalle sue elucubrazioni mentali senza capo né coda.
-Ah, Hajime, vieni che ti presento i ragazzi! Ci siamo accordati e il mese prossimo facciamo un evento nel mio locale, non vedo l’ora! Ragazzi, Hajime è il proprietario dello studio di tatuaggi qui di fianco, è un po’ scorbutico e stasera non ha un aspetto molto raccomandabile, ma è assolutamente innocuo ed ha delle mani fatate, guardate i miei tatuaggi per credere!-
-Ehiehiehi, ma sono davvero fantastici! Quasi ti affido il mio braccio sinistro da riempire! Bokuto Koutaro, miglior batterista del mondo, piacere! E bel trucco, davvero!-
-Ma stai zitto gufo spennacchiato, è già tanto se sai tenere le bacchette…-
-Akaaaaaasheeeeeee, dì qualcosa a Kei!-
-Piacere Hajime, io sono Akaashi Keiji, sono il cantante e mi scuso in anticipo per l’idiozia dei miei compagni di band.-
Hajime rise e strinse la mano a tutti e tre, anche se il biondo non si era presentato formalmente.
-Iwaizumi Hajime, il piacere è tutto mio. Siete stati davvero fantastici e Keiji, lasciatelo dire, la cover dei MyChem è stata superba.-
-Grazie, sei molto gentile. Di questi tempi quasi nessuno conosce quella canzone, sono felice di sapere che invece c’è ancora qualcuno che apprezza.-
Keiji era molto gentile e parlare con lui era un piacere, mentre gli altri due continuavano a bisticciare.
-Ma un tempo non avevate anche un chitarrista?-
-Oh, credo che il piccolo idiota sia appostato fuori dal bagno in attesa che la sua principessa esca fuori.-
Il biondo spilungone gli era decisamente antipatico e il suo tono spocchioso non lo aiutava.
-Prima si è innervosito mentre parlava con il cameriere che aiuta Tooru per questa sera e gli ha rovesciato addosso un’intera tazza di caffè, un disastro. E ora lo sta aspettando per scusarsi come si deve. Con la chitarra in mano è un animale da palcoscenico, ma senza diventa un piccolo disastro ambulante e diventa facilmente nervoso, soprattutto quando parla con gente più alta di lui.-
Keiji spiegò con calma, alzando gli occhi al cielo. Adesso Hajime capiva molte cose.
-Capisco…-
-Ragazzi, eccovi qui, vi ho finalmente trovati! Datemi il tempo di pulire tutto, voi intanto risistemate gli strumenti e poi tutti a bere all’Irish, pago io! Daichi, Hajime, siete dei nostri?-
Tooru era rispuntato all’improvviso, tutto allegro e sorridente, facendo finta che la strana situazione con Hajime non si fosse mai creata. Il tatuatore al contrario iniziò a sentirsi in imbarazzo e iniziò a cercare lo sguardo del suo amico per chiedere aiuto, fallendo miseramente.
-Certo che si!-
Acconsentì allegro Daichi e Hajime non poté far altro che portarsi una mano al volto disperato. Si accorse di aver fatto quel gesto davanti a tutti quando si sentì addosso ben cinque paia di occhi che lo fissavano interrogativi.
-Beh, ecco, io… io mi sono appena ricordato che domani mattina ho un appuntamento importante con un cliente che può solo domani sul presto, quindi mi dispiace ma devo passare per questa volta, magari alla prossima…-
-Oh, che peccato amico, ma nulla ci vieta di vederci magari domani! Per questa sera berremo anche per te, tranquillo!-
Bokuto gli assestò una manata sulla spalla e scoppiò a ridere fragoroso.
-Rumoroso.-
-Scassapalle.-
-Smettetela, ragazzi. Mi dispiace che questa sera non puoi Hajime, ma credo proprio che a breve passerò per farti visionare uno schizzo che ho fatto per un tatuaggio, lo ho nel cassetto da tempo ed è quasi ora di renderlo reale…-
-Certo, quando vuoi!-
-Hajime…-
-Ci sentiamo domani, Daichi. Non osare presentarti a casa mia alle quattro del mattino totalmente ubriaco, questa volta ti lascio fuori!-
Così dicendo recuperò le chiavi del suo negozio dalla tasca dei jeans dell’amico e si voltò per andare a recuperare il suo chiodo abbandonato da Daichi da qualche parte, ma si trovò davanti Tooru, che lo guardava con uno sguardo indecifrabile, quasi da cucciolo ferito.
-Grazie mille per la serata, Tooru, è stata davvero fantastica ed avevi ragione tu, i tuoi amici sono fantastici.-
-Grazie a te per essere passato, vicino… mi dispiace che non puoi esserci questa sera, ma magari puoi passare domani per un tè!-
Era tornato allegro come sempre e la sua espressione non sembrava tradire altre emozioni, chissà come faceva. Recuperò il suo chiodo, salutò di nuovo tutti e si diresse a casa, non prima però di aver recuperato lo zaino e le amate cuffie dal suo negozio.
Neanche a farlo apposta come prima canzone partì Sing dei MyChem e subito il calore della mano di Tooru tornò a farsi sentire sulla sua pelle, mentre la sua espressione ardente prese a torturarlo di nuovo. Quel viso, quegli occhi, quelle mani, quelle labbra… era veramente impazzito. Appena rientrato a casa si buttò sotto la doccia, sia per calmare i bollenti spiriti che per lavarsi di dosso tutto il trucco. Aveva dimenticato di salutare Kiyoko, ma l’indomani si sarebbe fatto dare il numero da Tooru e le avrebbe mandato un messaggio. Tooru… accidenti a lui.
Uscì dalla doccia e si asciugò frettolosamente, per poi infilarsi mutande e pantaloni del pigiama e buttarsi sul divano. Si mise di nuovo le cuffie e partì Vampires Will Never Hurt You sempre dei MyChem, quella sera ce l’avevano con lui. Vampires… vampiri… Tooru.
Le mani iniziarono a prudergli e quello voleva dire solo una cosa. Afferrò il suo blocco da disegno e una matita e iniziò a fare l’unica cosa che sapeva e che aveva sempre saputo fare: disegnare riversando tutte le sue emozioni, trasformandole in molecole tangibili di grafite e cellulosa.
Hajime poggiò la matita, dopo un'ora di lavoro ininterrotto. Si alzò dal blocco da disegno, si stiracchiò per bene e poi si concesse di osservare il suo lavoro nel complesso. Le linee che aveva tracciato si intrecciavano in un modo che non aveva preventivato minimamente. Un demone, con tanto di corna e vestito solo di simboli tribali e sangue, stringeva languido tra le braccia un cavaliere, che gli puntava una lama alla gola, versando lacrime amare. Intorno a loro uno scenario desolato dominato dalle fiamme.
Rimase a guardarlo per dieci minuti, per poi abbandonarsi all’indietro sospirando. Riusciva a pensare solo che era fottuto. Di nuovo.



Schecter's corner: Tà-dan! Come promesso ecco qui il primo capitoloH! Si popolo, Hajime è lo tsundere-chan per eccellenza nei miei pensieri, ma poverino non è colpa sua 💔 Tooru avrà i suoi problemucci a conquistarlo, poi ha beccato una scrittrice lievemente sadica, muahahahahahcoff-coff, ehm...
Allora, prima di passare alle cose serie, vorrei fare un piccolo momento di Alberto Angela's style, perdonatemelo u.u
-I Walk-in sono degli eventi speciali organizzati dagli studi di tatuaggi a scopo promozionale, in cui si può andare e tatuarsi a prezzi fissi dei piccoli tatuaggi pre-disegnati dal tatuatore (i flash) o portare dei disegni da sé già pronti, medio-piccoli. Poi ogni studio applica le sue regole, ma generalmente va così u.u
-I MyChem sono ovviamente gli unici, inimitabili, intramontabili, non più esistenti (sigh) My Chemical Romance, una delle band emblema degli ex (ma non troppo)-disagini come la sottoscritta e la canzone è esattamente questa, enjoy your listening <3
Okay, credo di aver spiegato tutti i termini strani... credo XD Comunque ora passiamo alle cose serie. Io vorrei davvero ringraziare tutte le persone che hanno inserito questa ciofeca nelle seguite, ricordate e addirittura nelle preferite (siete pazzi, altrimenti non si spiega!) e anche quei due angeli che hanno deciso di spendere un pochino del loro tempo per lasciarmi una recensione, vi giuro, mi avete commossa e spero davvero di non avervi deluso con questo primo capitolo c.c Se vi fa piacere fatemi sapere, almeno magari aggiusto il tiro >.< Okay, ora vi saluto! Alla prossima u.u

Ah, vi lascio una piccola sorpresa bonus qui, buona visione e date un'occhiata al profilo della mia bestie, se lo merita troppo <3

  
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