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Autore: Red Owl    10/11/2016    1 recensioni
Una freccia; e Marai, principessa di Rocca del Vento, si trova a lottare tra la vita e la morte. Anche se lei ancora non lo sa, sarà quella stessa freccia a esaudire il suo sogno più segreto e a concretizzare il suo incubo più oscuro.
Una freccia; e Zeru, capitano della Guardia Reale, si vede costretto a fare un giuramento che non avrebbe mai voluto pronunciare e che lo lega alla principessa morente.
Insieme, i due dovranno affrontare i loro pregiudizi e le loro paure, perché solo uniti potranno vincere i fantasmi del passato e sconfiggere i nemici del presente.
***
NB. Più avanti il rating potrebbe cambiare, tenete d'occhio il colore del quadratino.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non essere ridicolo, certamente hai capito male.

Facendo forza su se stesso, Zeru si impose di mantenere un’espressione neutra e di sostenere lo sguardo del sacerdote di fronte a lui.

«Tu non hai famiglia, capitano» costatò Padre Tyban, guardandolo con quegli occhi spaiati che erano sempre stati un suo segno distintivo.

«No» confermò il soldato, senza sbilanciarsi.

«Allora potrai farti carico di questo impegno, se i miei signori sono d’accordo» fece il sacerdote, voltandosi per osservare i sovrani, immobili accanto al corpo della figlia. I due si scambiarono un’occhiata titubante, ma poi il re fece un cenno che, se non era d’assenso, non era certamente nemmeno di diniego.

«No» Zeru fu quasi sorpreso nell’udire la sua voce parlare, ma poi le sue labbra si curvarono in una smorfia determinata. «È una follia, sire. Si deve trovare un’altra soluzione.»

Il sacerdote gli si avvicinò di un passo: «Capisco che non si tratti di una decisione semplice, capitano, e la tua reticenza ti fa indubbiamente onore: in molti vedrebbero nella possibilità di sposare la principessa un mezzo per migliorare il proprio status. Ma tu hai giurato di proteggere il re e la sua famiglia; ed è esattamente quello che ti stiamo chiedendo di fare, ora.»

«Proteggerla…»

Proteggerla da viva, non da morta, era quello che avrebbe voluto dire, ma le parole gli morirono in gola. Non aveva fatto un gran bel lavoro, quando si era trattato di garantire la sicurezza di Marai e Arina, e la prova era lì, davanti ai suoi occhi. Ma rimane pur sempre una pessima, pessima idea. Non possono essere seri, nel propormi una cosa del genere.

«È solo una bambina» provò allora a obiettare, osservando il corpo minuto della ragazza.

«Ha vent’anni» lo contraddisse il re, con voce insolitamente sottile. «Tutto si può dire, fuorché che sia una bambina.»

«Ma non li dimostra» mormorò il soldato, rivolto più a se stesso, che al suo interlocutore. Poi tossicchiò, parlando in modo più chiaro: «E io ne ho quasi il doppio. Potrei essere suo padre.»

«Ma suo padre sono io» ribatté il re, rianimandosi. Dalla luce che si accese nei suoi occhi, Zeru si accorse, non senza un certo orrore, che il suo sovrano si stava rapidamente convincendo che quella proposta dal suo confessore fosse una soluzione perfettamente accettabile. «Non sei poi così vecchio, capitano: quanti anni hai? Trentatré, trentaquattro?»

«Trentasei» precisò l’uomo, con una smorfia.

«Lo ripeto: non sei troppo vecchio. E, in ogni caso, non ha importanza: si tratta solo di salvare l’anima di mia figlia, non di darle uno sposo di suo gradimento. Purtroppo è possibile che Marai non si risvegli mai più e che non sappia mai chi ha sposato; e una volta giunta nell’aldilà… chi può dire cosa accadrà, allora.»

Non è dell’aldilà che mi preoccupo, pensò Zeru, cercando di fare rapidamente mente locale.

«Mio signore… io sono figlio di un mercante di vino. La famiglia di mia madre era nobile, ma è decaduta ormai da tempo. Non ho nessun titolo per ambire alla mano di tua figlia: la principessa forse non avrà mai modo di protestare, ma, tra i vivi, ci sarà certamente chi lo farà.»

«Non preoccuparti della politica: a quella ci penseremo noi. Spiegheremo a tutti le circostanze che hanno condotto a questo matrimonio, mostreremo loro che si è trattato di una scelta obbligata. Nessuno di fedele alla nostra famiglia avanzerà obiezioni. Anzi, sarà anche un modo per testare la lealtà delle casate.»

Come fa a trovare un aspetto positivo in una situazione del genere? Si chiese Zeru, allibito.

«Naturalmente verrai ricompensato» continuò il sovrano. «Marai non ha diritti sul trono, ovviamente, ma riceverai delle terre. Anche il titolo di barone, se lo desideri; potrai riscattare l’onore della tua famiglia.»

Il capitano fece per dire che non era interessato a un titolo nobiliare, ma poi il suo pensiero volò alle sue sorelle e a quanto migliore avrebbe potuto essere la loro posizione, con un tale riconoscimento. L’uomo abbassò lo sguardo sul viso pallido di Marai, sulle sue labbra secche, sul movimento rapido e leggero del suo petto.

«E se… se la ragazza sopravvivesse?»

«È improbabile», rispose Padre Tyban, «Ma, se la ragazza sopravvivesse, sarebbe un’ottima notizia, un dono degli dei.»

«Naturalmente» concesse il soldato, con un sorriso storto. «Ma allora sarebbe sposata a me; e questa non sarebbe affatto un’ottima notizia. Un giorno potrebbe esserci il bisogno di consolidare la stabilità del regno attraverso un matrimonio mirato; cosa chiaramente impossibile, se la principessa avesse già un marito.»

«Dopo un anno sarebbe comunque possibile richiedere l’annullamento» ribatté il sacerdote, senza perdersi d’animo, prima di aggiungere: «Solo nel caso in cui il matrimonio non sia stato consumato, però.»

«Ovviamente» ringhiò Zeru, a denti stretti. La piega che stava prendendo il discorso lo infastidiva: non perché avesse un qualche interesse nei confronti della giovane principessa, ma perché parlare di sesso  in relazione a una ragazzina in punto di morte – e per di più di fronte ai suoi genitori – era semplicemente sbagliato.

Avvertendo forse il malumore del soldato, re Yasu tornò all’attacco: «Come vedi, capitano, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Si tratterebbe di una semplice formalità, uno stratagemma, se vogliamo, per salvare l’anima di mia figlia. Se gli dei saranno compassionevoli e vorranno restituircela, poi, sarà solo questione di aspettare un anno e poi il vostro legame sarà sciolto. Non ci sarà nessuna conseguenza negativa, per te, anzi, ne uscirai arricchito e con il titolo di barone.»

Zeru guardò il suo sovrano, trattenendo a stento la tentazione di lanciargli un’occhiata torva: se non fosse nato principe, pensò, sarebbe stato un ottimo imbonitore. La sa vendere bene, la sua merce. Cionondimeno, le parole del re non l’avevano convinto fino in fondo: c’era qualcosa che gli suggeriva che c’era un che di vagamente immorale, in tutta quella faccenda e, soprattutto, non era affatto certo che non ci sarebbero state conseguenze negative, per lui. Il titolo di barone era pur sempre cosa ambita da molti.

L’uomo fece per protestare ancora, per invitare il sovrano a una riflessione più attenta, ma alzando lo sguardo incrociò quello della regina, ancora seduta tra Arina e Marai. Negli occhi della donna, ancora lucidi di lacrime, il soldato lesse una scintilla di speranza e una preghiera silenziosa. Lo sapeva, la regina, che non avrebbero dovuto fargli quella proposta, che quello che gli chiedevano non era giusto né per lui né per la principessa. Eppure sapeva anche che quella era l’unica possibilità di salvare sua figlia e che, se avesse rifiutato, avrebbero dovuto cercare un altro uomo, magari meno fidato di lui.

Era vero, lui aveva giurato di proteggere Marai fino a che fosse stata in vita, ma era altrettanto innegabile che era per colpa della sua superficialità che ora la fanciulla si trovava a un passo dalla morte. Non doveva forse fare ammenda come poteva?

Lisi lesse la risposta sul suo volto ancora prima che lui la pronunciasse. «Grazie» esalò la donna, rivolgendogli un sorriso così pallido che il soldato stentò a coglierlo.

«Accetti?» gli chiese il re, voltandosi di scatto nella sua direzione.

«Accetto» sospirò lui, sentendosi stranamente privo di forze.

«È la scelta giusta, capitano» lo lodò il sacerdote. «Procediamo, allora: le condizioni della principessa sono troppo instabili per attendere oltre.»

«Subito?» chiese Zeru, senza riuscire a nascondere la nota di allarme che si manifestò nella sua voce. Accorgendosene, provò a formulare meglio il suo pensiero: «So che ci sono dei tempi da rispettare, un cerimoniale…»

«È vero» confermò Padre Tyban. «Normalmente si dovrebbe seguire un procedimento più lungo e normalmente la sposa dovrebbe essere cosciente, ma, in casi come questo, è certamente possibile fare un’eccezione. Avvicinati a lei.»

Con la netta impressione che le cose gli stessero sfuggendo di mano, il capitano raggiunse il capezzale della fanciulla. Non sapendo che altro fare, l’uomo si inginocchiò accanto a lei, ritrovandosi così all’altezza del suo viso pallido.

«Mio signore, dai il consenso affinché quest’uomo sposi tua figlia?»

A quella domanda, gli occhi neri di re Yasu incontrarono quelli verdi di Zeru, poi il sovrano annuì: «Sì, do il mio consenso.»

«E tu, capitano, giuri di proteggere e onorare questa fanciulla fino al giorno in cui gli Dei vorranno separarvi?»

Il soldato fece per rispondere, ma, di nuovo, le parole non lasciarono la sua gola.

«Ehm» mormorò, schiarendosi la voce. Si sentiva un po’ stupido, ma non poteva tacere: «In realtà questo matrimonio durerà soltanto un anno, quindi giurerei il falso se dicessi che…»

«È solo una formula, capitano» sospirò Padre Tyban, levando gli occhi al cielo. «Significa che le sarai fedele e ti prenderai cura di lei fino al momento della sua morte o, in alternativa, fino a quando vi verrà concesso l’annullamento dal Sacro Consiglio: comunque vada, sarà sempre per volontà degli Dei.»

«Va bene.»

«Dunque lo giuri?» insistette il sacerdote.

Zeru annuì, sebbene il suo animo – e quasi anche il suo corpo – gli gridasse si non farlo, di non lasciarsi coinvolgere in quella follia: «Lo giuro.»

«Ora siete sposi agli occhi degli Dei e degli uomini» annunciò Padre Tyban e, nonostante si sentisse momentaneamente assordato dal rumore del suo stesso cuore che gli martellava nelle orecchie, stordendolo come raramente gli era capitato, il capitano colse il tono malinconico con cui il sant’uomo pronunciò quelle parole.

Quando il sacerdote non aggiunse altro, Zeru rimase immobile per qualche istante, leggermente spaesato. Tutto qui? Si chiese, incerto su come procedere. Dopo alcuni attimi di silenzio, però, l’uomo divenne consapevole degli sguardi che gravavano su di lui. Ah, no, comprese, con una smorfia.

Sporgendosi verso la principessa e facendo attenzione a non disturbarla con il suo peso – sapeva bene quanto potesse essere dolorosa una ferita del genere – l’uomo le sfiorò la fronte con un bacio leggero. Si era quasi aspettato di trovarla già fredda, ma il lieve calore che avvertì sotto le sue labbra gli ricordò che la fanciulla era ancora viva e che, forse, avrebbe lottato per sopravvivere.

Sentendosi triste e stanco come non gli accadeva da tempo, Zeru si alzò e si voltò verso re Yasu.

«Molto bene» mormorò il sovrano, sforzandosi di sorridere. «Ti ringrazio davvero molto, capitano. Quando faremo ritorno a Rocca del Vento discuteremo di tutti i dettagli del nostro accordo, ma, per il momento, credo sia meglio rimettersi subito in cammino verso Adaval: voglio dare a mio figlio la possibilità di dire addio a sua moglie e a sua sorella.»

«Naturalmente, sire» acconsentì il soldato, chinando il capo. «Dirò agli uomini di prepararsi subito a partire.»

Con quelle parole, Zeru fece per uscire dalla carrozza, ma la voce di Padre Tyban incrinò la bolla di stordimento nella quale si sentiva immerso: «Capitano… credo sia meglio di non rivelare a nessuno ciò che è successo, almeno per il momento.»

Annuendo una seconda volta, il soldato si lasciò alle spalle l’aria densa e scura della carrozza, lasciando che la luce del sole tornasse ad accarezzargli la pelle.

   
 
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