Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: DaniNTI    11/11/2016    1 recensioni
"Lo spazio tra ogni punto" è il racconto interiore in prima persona di un anonimo giovane in un periodo della sua vita caratterizzato da un incontrastabile vuoto esistenziale e da un profondo sconforto.
Attraverso il racconto di momenti di vita quotidiana, che coinvolgono altri personaggi, tra cui una donna con cui egli ha una relazione di natura prevalentemente sessuale, due amici e il suo gatto, il protagonista dà voce alle sue riflessioni e ai suoi pensieri, i quali si configurano come una sorta di "flusso di coscienza" che intervalla la descrizione delle giornate.
Citazione dal testo:
"La mia quotidianità stantia è il limbo che mi spetta, e chissà chi l’ha deciso. Ho smesso di aver voglia di lottare per diventare ciò che non sono. Non porterebbe a nulla e la ragione è molto semplice: la mia coscienza è incredibilmente lucida, ma fottutamente debole. O forse sono le turbolenze con cui conviviamo ogni giorno nella nostra segreta interiorità ad essere troppo forti per chiunque provi a contrastarle".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Duke e Brandon non si conoscevano.
Eppure trascorrevo una parte non indifferente del mio tempo con entrambi e ciascuno sapeva ovviamente dell’esistenza dell’altro, ma cercavo di evitare che avessero a che fare tra di loro. Non so bene perché.
In un certo senso temevo che potessero non andare d’accordo, quindi forse volevo evitare casini e rotture di cazzo di qualsiasi tipo. Ma la situazione era arrivata ad un punto tale che il fatto che non si fossero mai visti stava iniziando davvero a sembrare una cosa ridicola, pareva quasi che io avessi qualcosa da nascondere. Dunque stava diventando un problema.
 Non credevo che potesse esistere qualcosa che accomunava quei due tipi, erano entrambi molto particolari ma estremamente diversi.
Fin quando non mi ricordai degli scacchi.
Già cazzo, gli scacchi. Duke ci giocava sin da quando era bambino, aveva iniziato con suo padre, che tra l’altro gli aveva trasmesso anche la passione per il cinema e in generale aveva influenzato una buona parte del suo modo di essere.
Avevo conosciuto il padre di Duke qualche anno fa, ed ebbi l’occasione di parlarci diverse volte. Lui e il figlio erano in effetti due personaggi molto simili, ma il padre mi dava l’idea di essere ancor più “perso nel suo mondo” rispetto a Duke. Duke era ugualmente particolare, ma più lucido, per così dire: era ben cosciente del suo essere strano e aveva una discreta padronanza della realtà esterna, nonostante il suo modo particolare di affrontarla e in generale il suo essere schivo verso un certo tipo di cose e situazioni.
Il padre invece reagiva con timore a qualsiasi cosa gli si presentasse davanti. Non che lo desse a vedere esplicitamente, ma beh, ecco, mi dava questa sensazione insomma. Il padre di Duke era una persona molto buona e pacata, difficilmente si infastidiva.
Era divertente vederli dialogare, lui e Duke. In generale quando Duke parlava con la gente assumeva di colpo un atteggiamento davvero strano, quasi come se avesse qualcosa da nascondere. Anche se si parlava di stronzate, e lo faceva davvero con tutti, anche con me. Tranne che col padre. Col padre lo vedevo parlare con disinvoltura, e la cosa mi divertiva non poco, era una situazione davvero surreale.
Brandon invece chissà perché cazzo giocava a scacchi. Non me lo ricordo, e a dire il vero pensandoci tutt’oggi gli scacchi non mi sembrano per niente una “cosa da Brandon”. Non è una persona paziente,  è più un tipo da attività frenetiche, ma a quanto pare gli scacchi gli piacevano, e non se la cavava poi così male.
Dunque una sera li invitai entrambi da me, dopo aver riesumato la vecchia scacchiera ereditata da mio nonno che giaceva da anni inutilizzata e impolverata nel ripostiglio.
Era agosto e faceva un caldo insopportabile, Brandon era stato mollato dalla tipa una settimana prima. Conosco a memoria i modi di fare di Brandon quando qualcosa va storto, e in quei giorni lui era in quella sua classica fase nella quale stava evidentemente male, ma cercava di fare di tutto per non darlo a vedere assumendo un atteggiamento particolarmente fastidioso che consisteva nel fare battute in continuazione, con quell’aria scherzosa un po’ da buontempone. E a dire il vero risultava anche essere abbastanza credibile: chi non lo conosceva poteva facilmente cascarci.
Mi seccava particolarmente la cosa, e se fossimo stati da soli gliel’avrei tranquillamente detto, ma data la situazione preferii evitare.
Non sapevo perché la tipa l’avesse mollato, e a dire il vero non sapevo né mi interessava sapere nulla delle sue relazioni, conoscevo il suo modo di fare e di gestire le cose e questo mi bastava. Ricordo solo che a Brandon bastava che una tipa fosse “figa e matta a sufficienza”, così amava dire lui. 
Per Brandon è tutto un gioco. Ma la spensieratezza, la leggerezza e la scherzosità con cui prendeva le cose nascondevano una più profonda e radicata ipocrisia. Lui si serviva del suo modo di fare da mattacchione affinché gli altri si ficcassero nella testa un’immagine innocua della sua persona. La sapeva lunga.
Le relazioni di Brandon erano spicciole. Era palese che sin dal principio si fondassero sul nulla, ma alla fine non frega un cazzo a nessuno di analizzare il come e il perché di certe cose. Si scopa e si ride, e va bene così.
Perché allora fingere che ci sia altro dietro alle scopate e alle risate?
Non nego che possa esserci, ma di certo non c’era nulla a parte quello nelle relazioni di Brandon. I suoi “ti amo” erano un modo come un altro per colmare un vuoto più profondo, per scacciar via quella zecca della verità sempre in agguato: subdola ma giustiziera, la zecca della verità altro non aspetta che saltare su di te spiaccicandoti addosso le favole su cui hai costruito le cose e i paradigmi mentali di cui inconsciamente sei stato autore, di cui ti sei servito giorno dopo giorno per convivere con una bugia inaccettabile. Fin quando le cose vengono a galla. E vengono quasi sempre a galla, non soltanto nelle relazioni di Brandon, ma anche in quelle della maggior parte delle persone. E magari si usa un espediente, come un litigio o una delusione, per buttare via tutto e liberarsi da un peso, regolarmente alleviato da scopate e risate ma sempre presente, giustificando a noi stessi mesi, a volte anni di un atroce teatrino di cui costantemente siamo al tempo stesso protagonisti e spettatori.  
Questo squallido teatrino che tutti voi figli di puttana vi ostinate a voler mettere in scena non fa altro che macchiare la purezza dell’amore, quell’amore che se evitaste di bramare e sputtanare magari sperimenterete per davvero una volta nella vostra vita. E poi ne finirete pugnalati, essendo un sentimento concettualmente sbagliato se non del tutto insensato, ma almeno avrete sperimentato qualcosa di puro e autentico, potete starne certi.
Duke si passava le dita sulla fronte corrugata e si concentrava guardando la scacchiera mentre rifletteva sulla prossima mossa; Brandon intanto fissava con sguardo perso un soprammobile posizionato sullo scaffale a fianco al televisore. Aveva gli occhi lucidi. Io ero un po’ interdetto ma feci finta di niente e mi spostai nel cucinino per prendere gli altri pacchi di patatine dalla dispensa.
Salice dal canto suo osservava la scena mentre si leccava i baffi.
Il mio turbamento e l’esasperazione di Brandon non venivano assolutamente percepiti da Duke ignaro, in quel momento tutt’uno con la scacchiera, ma l’aria puzzava di inquietudine e diventava sempre più irrespirabile. Io ingurgitavo patatine una dopo l’altra, masticandole in modo volutamente molesto e con i rumori della mia bocca riempivo quel silenzio altrettanto incomodo.
Ad un certo punto Duke si mosse improvvisamente facendo cigolare la sedia, io smisi di masticare e lo guardai mentre Brandon voltò il capo in modo brusco, quasi come quando ci si riprende da un colpo di sonno.  Duke un po’ impacciato allungò la mano sulla pedina.
“SCACCO MATTO”, disse.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: DaniNTI