Fanfic su attori > Leonardo DiCaprio
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Autore: Magic Kismet    11/11/2016    0 recensioni
Mi trovai difronte un enorme casa vittoriana, vecchia e logora, dall’aspetto lugubre e freddo, rabbrividì, pensando a cosa era successo lì solo poco tempo prima. Chiusi gli occhi, con la speranza di non dover più ricordare, con la speranza di dimenticare, anche e forse soprattutto il suo nome
Genere: Erotico, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ormai ho imparato a conoscere Kristel ed anche i suoi numerosi party che mi tengono sveglia controvoglia fino a notte fonda, come se già prendere sonno per me non fosse un problema. La mattina di ben tre anni dopo il primo incontro con Philippe, mi risveglio nel letto indolenzita e di malumore.
In questi anni sono riuscita a produrre grandi successi, ma non certo blockbuster, almeno non fino ad ora. In questo periodo il programma prevede la realizzazione di un grande Colossal al quale sto lavorando da diverso tempo. Un film distopico, in realtà più una trasposizione cinematografica del celebre romando di Aldous Huxley "il mondo nuovo".
Esco di casa a passo svelto con la testa tra le nuvole e con la sceneggiatura accuratamente riposta nello scompartimento centrale dello zaino, entro nel garage, osservo amorevolmente la mia Ducati 999s del 2009 color rosso fuoco, ripenso a quanto sia perfetta lasciandomi sfuggire un sorriso mentre salgo a bordo; infilo le chiavi nel quadro e la moto mi risponde con un rombo acuto che spesso Kristel ha definito fastidioso.
Imbocco la quarta in direzione dello studio che ho recentemente affittato, un loft, di solito utilizzato per altri scopi, come serate di gala. Svolto nella via interna e decelero, il suono della moto rimbomba tra le strade e le persone si voltano a fissare con irritazione e sospetto.
Arrivo finalmente davanti la palazzina di cemento, di recente costruzione, impersonale e scialba, di un colore simile al grigio, alta 13 piani con le finestre che danno sulla strada principale. Parcheggio la moto ed entro dalle porte di vetro poste all'ingresso, attendo per pochi istanti il tintinnio dell'ascensore e premo il tasto 9. In un lampo sono al nono piano, le porte si spalancano difronte un appartamento veramente troppo grande per essere utilizzato solo come una sala riunioni. Appena varco la soglia Jack, il mio assistente, dai capelli biondi e dall'aspetto sempre perfettamente curato, mi accoglie agitando le braccia in aria come se si trovasse difronte ad un enorme pericolo, urlando qualcosa che inizialmente mi sembra incomprensibile ma che mano mano mi si avvicina riesco a capire «Nathan!» esclama «Nathan, non è riuscito a venire!» riprende fiato «Ha avuto un problema con la bambina» Nathan lo sceneggiatore, nell'ultimo periodo è stato sottoposto alle pressioni degli orari improponibili e come risultato per il suo enorme sacrificio e per il suo stacanovismo è stato ricompensato dalla moglie con una imminete richiesta di divorzio e mentre lei nel frattempo è scappata in Brasile con il Bartender del locale sotto casa, lui è dovuto restare a casa ad occuparsi di una bambina di poco più di due anni "posso capirlo" penso tra me, sbuffando leggermente, mi siedo al tavolo e noto che tutto il resto dello staff è presente. Tiro un sospiro di sollievo, nonostante il bisogno di mettere a punto gli ultimi dettagli della sceneggiatura, ma ritorno con la mente a meno di due settimane fa, quando i suoi occhi erano rossi dal pianto e a quanta sofferenza deve aver provato nello svegliarsi una mattina e comprendere che il suo decennale matrimonio era appena giunto al capolinea.
Mi siedo sulla poltrona a capo tavola e alzo gli occhi al cielo, cercando di capire cosa sia meglio fare. Osservo le pareti che sono rimaste immacolate, ancora di quel bianco sterile di quando l'ho preso in affitto il primo giorno, tutti sono intorno al grande tavolo rettangolare di cristallo, intenti ad osservare gli ultimi appunti, come se fossero degli alunni il giorno dell'esame. Li osservo uno per uno, all'altro capo del tavolo Jack seduto accanto al mio aiuto regista Stephen, un ragazzo di trent'anni dai capelli folti e ricci; accanto a lui l'addetta ai casting Nicole, una giovane donna dai brillanti occhi azzurri e dai capelli neri come il carbone. Dall'altro lato l'assistente alla produzione, il segretario di edizione ed il location manager.
«Ho intenzione di scegliere il miglior attore sulla piazza per il ruolo di protagonista» esclamo, mentre tutti evitano il mio sgurado «Qualcuno ha delle proposte?» chiedo con leggera enfasi, cercando di far sparire l'imbarazzo sulle mie gote e cercando di stimolare nei miei collaboratori una qualsiasi reazione, quando d'improvviso si leva un sussurro dal fondo è Nicole «Sanno tutti chi hai scelto per il ruolo di protagonista..» si appoggia al tavolo più avanti rispetto gli altri per farmi capire ancora meglio la sua disapprovazione, estrae dalla borsa poggiata sotto la sedia un settimanale di gossip e lo lancia al centro del tavolo notevolmente stizzita.
In prima pagina a lettere cubitali c'è scritto il suo nome: "Leonardo l'antieroe nel nuovo film di Christine Matera?"
Mi passo una mano sul volto sbuffando notevolmente, ed una morsa di rabbia mi stringe lo stomaco "Dannazione! Nessuno doveva divulgare la notizia! Adesso non potrò più contrattare il prezzo, se la Creative Artists sa che voglio lui!" penso furiosa, «Non doveva saperlo nessuno!» sussurro in un moto di tristezza «Comunque dovremmo occuparci anche degli altri ruoli, sempre ammesso che lui accetti» continuo osservando ormai solo Nicole «I casting devono iniziare la settimana prossima, mi raccomando» concludo con leggera amarezza, afferro la giacca dal porta abiti la indosso e mi dirigo a passo spedito verso l'uscita, senza salutare nessuno nè dare altre indicazioni  "maledizione!" continuo a pensare come un mantra al suo rifiuto, ed innervosita dalla situazione Jack mi insegue afferrandomi per un braccio per fermarmi «Dove diavolo stai andando!» esclama ad alta voce, strattonandomi leggermente «Devo precipitarmi alla Creative Artists, non posso vivere con questo dubbio, ormai la notizia è stata divulgata» lui di tutta risposta mi fissa dalla testa ai piedi con disapprovazione «E questo sarebbe il tuo look professionale?» mi domanda con leggero disgusto, io lo fisso di rimando interrogativa e lui scuote la testa «Hai bisogno di un tailleur!» esclama «Per favore lascia che ti aiuti» alza gli occhi al cielo e si dirige verso l'uscita insieme a me, e non c'è davvero nulla che io possa dire in questo momento per fargli cambiare idea; afferro il cellulare dalla tasca destra della giacca e compongo il numero di Philippe.
«Pronto!» mi risponde una voce femminile che non riesco a ricondurre a nessuno
«Si, pronto.. cercavo Philippe grazie!» dico senza troppe cerimonie, sento un passaggio di cornetta e finalmente mi risponde una voce maschile, quella di Philippe «Christine! Pronto! Sempre la solita dolcezza eh!» esclama sorridendo «Cosa ti serve?»dice mentre io mi limito a sbuffare e anche se non può guardarmi alzo nuovamente gli occhi al cielo
«Mi servirebbe in gentile concessione la tua Bentley, è arrivato il momento di contattare il pezzo grosso!» esclamo senza troppi giri di parole, conscia che lui abbia capito di cosa parlo, dopotutto era l'unico a sapere di Leonardo.
Mi ricordo ancora tre anni prima, quando il suo pupillo, giovane rampollo Mendes, rischiò quasi di mandare a monte il mio progetto cinematografico e i nostri investimenti per uno scandalo con la cocaina. Quando decisi di mandare giù il rospo ero consapevole che prima o poi lui avrebbe dovuto ricambiare il mio enorme favore, ed ora che suo nipote è una giovane star nascente (e dopo esserne uscito pulito) è arrivato il momento di riscuoterlo, ed insieme ad esso il mio svincolo dai limiti di budget
«Ok. Perfetto, passa da me tra mezz'ora, devo lasciarti ho un impegno» bisbiglia e mette giù, "certo, come non conoscere i suoi impegni! Sono bionde, formose e dagli intensi occhi color smeraldo" rimetto il cellulare in tasca, osservo Jack sulla soglia della porta e sorrido
«Ja, mi spiace deluderti, ma la Bentley è disponibile solo tra mezz'ora» sorrido «per cui, dovremmo andare in moto!» dico indicandola, lui non dice una sola parola, non emette nessun suono ma improvvisamente diventa paonazzo «Su quel coso?» chiede tremando «Oddio..» bisbiglia.

Indossa il casco e quando siamo finalmente entrambi in sella, inserisco la chiave del quadro, metto in moto e do gas, mentre la moto mi risponde con il suo solito rombo prepotente accelero leggermente e mi immetto nel tormentato traffico di Los Angeles, mentre Jack mi stringe, sempre un po' più forte, tremante di terrore.

Arriviamo difronte l'atelier dieci minuti più tardi, ed una volta provato ed indossato il primo tailleur dispondibile del classico color bul notte, composto da una giacca, un pantalone ed una camicia bianca, decido di non farmi torturare oltre dalle idee di Jack e acquistarlo.
Una volta terminato lo shopping saliamo nuovamente in moto, in direzione della casa di Philippe.
Arrivati difronte la sua enorme villa vittoriana, inizio a suonare il clacson fino a quando dalla finestra non spunta un braccio che mi fa segno di attendere. Pochi istanti dopo il cancello inizia ad aprirsi dandomi modo di parcheggiare sullo spiazzale interno. La villa di Philippe è notevole, sembra la casa Bianca, ha due colonne bianche centrali e si estende per almeno 500 metri quadrati, continuo a pensare a cosa gli possa servire tutto quello spazio, poi mi viene incontro abbracciato a due ragazze poco più che ventenni e mi rispondo da sola, indossa solo un asciugamano lungo la vita, mentre le due ragazze sono in bikini, lo guardo con leggera disapprovazione, proprio quell'uomo che solo tre anni fa era in perfetta forma e ancora giovanile oggi è diventato un vecchio in sovrappeso.
«Qui ci sono le chiavi» dice senza smettere di abbracciare una delle due modelle  io le afferro e mi dirigo verso l'auto «Aspetta!» strilla «Sui sedili posteriori c'è una valigetta 24H nera, lì c'è il contratto che deve firmare, sono due copie, assicurati che le firmi entrambe, mi raccomando!» esclama cercando approvazione «Come stiamo a budget» rispondo urlandogli di rimando «Come ti pare..» bisbiglia e sparisce dietro l'imponente portone bianco. 

Saliamo sulla bellissima Bentley grigio metallizzata di Philippe, dagli immacolati sedili in pelle e ci dirigiamo verso la sfida più ostica della mia vita.
Quarantacinque minuti dopo siamo ancora bloccati nel traffico, mentre Jack non smette di fissarmi, e qualunque velocità io tenga, per lui è sempre troppa, resta aggrappato al bracciolo laterale e non fa altro che mimare con suoni gutturali un incidente tra auto.
Sorrido, lo ignoro e finalmente quasi un'ora dopo lasciata casa di Philippe mi trovo difronte la Creative Artists, con il cuore in gola parcheggio e ci dirigiamo entrambi verso l'ingresso.
Ci accoglie una giovane ragazza, sulla ventina, quasi certamente una stagista, ci chiede se abbiamo un appuntamento, segna il mio nome e poi ci fa segno di accomodarci in un salone ampio e impersonale, dai mobili feng-shui e sparisce. Prendiamo posto su un rosso divano cinese, l'unico pezzo colorato in tutta la stanza, mi sfilo la giacca del mio nuovo tailleur, mentre restiamo entrambi in silenzio ad osservare il vuoto con impazienza.
Una voce alterata arriva dalla stanza adiacente, un rimprovero forse, per averci fatto attendere, tantochè la ragazza torna da noi visibilmente dispiaciuta e ci fa accomodare dal suo capo.
Sulla porta vi è una piccola targhetta dorata -Anthony Enders- incisa a caratteri cubitali insieme alla scritta Agente, sorrido, riflettendo su quanto probabilmente sia modesto.
La giovane stagista ci apre la porta e ci fa accomodare, lui si alza dalla sedia e si avvicina a noi, mi afferra la mano e me la stringe, sorride affabile e si presenta. Indossa una giacca e dei pantaloni blu, una camicia celeste e una cravatta nera a strisce bianche, è sbarbato, ha intensi occhi color nocciola mentre i capelli sono leggermente brizzolati, segno dei suoi ormai cinquant'anni. Ci invita a prendere posto su delle poltrone in ecopelle nera poste difronte la sua scrivania. Vago con lo sguardo, l'ufficio ha le solite pareti bianche, che a quanto pare sono il filo conduttore di tutta la villa, ma sopra di esse sono attaccate diverse fotografie artistiche raffiguranti i più grandi divi di Holliwood e le più grandi Band.
«Benvenuta Miss Matera, mi scuso per l'attesa, come posso aiutarla?» dice in tono professionale, sistemandosi con compostezza sulla sua poltrona, mentre io inizio a sentirmi a disagio, difronte tutta quella opulenza, i fermacarte in oro, la scrivania in ebano scuro, i quadri impressionisti, le foto, e d'improvviso inizio a partire la claustrofobia
«La ringrazio per averci ricevuto senza preavviso» lo fisso negli occhi e lui immediatamente distoglie lo sguardo imbarazzato «Come di certo saprà, sono qui per un vostro cliente» dico fredda
«Oh, beh» sussurra «Capita a tutti di leggere qualche giornale di gossip, non crede?» sorride slacciandosi il primo bottone della giacca che indossa
«Ma certo!» taglio corto, l'agitazione inizia a prendere il sopravvento e le pareti intorno a me sembrano stringersi sempre un po' di più
«Beh, allora come di certo saprà, è necessaria una sceneggiatura, o meglio un copione» alza le sopracciglia e sorride, come a volersi prendere gioco di me
«Certo, ma avrei prima bisogno di verificare la sua disponibilità» ribatto
«Questo dipende dal cliente» risponde stizzito «Se gli piacerà il suo lavoro potremo accordarci sul prezzo» conclude con enfasi, io annuisco ed estraggo dalla 24h la sceneggiatura e la consegno nelle mani di Anthony, che famelico l'afferra ed inizia a sfogliarla in modo vorace
«Bene, bene» bisbiglia «Dovremmo comunque accordarci sul cachet» ribatte, come se mi fossi dimenticata.

Mentre la nostra discussione diviene più infuocata la porta dello studio si socchiude, dando inizio ad una visione paradisiaca.
Un uomo. Serpeggia con estenuante sensualità tra le poltrone, lasciandomi momentaneamente senza fiato e senza parole. Cerco il suo sgurado e lo incrocio, scintillanti occhi azzurri, dello stesso colore del cielo in estate, un pizzetto incornicia due labbra perfettamente simmetriche e carnose, sorride, ed è il sorriso più bello al mondo, per poco non cado a terra priva di sensi, "Chi è?" l'unica parola che mi passa per la testa. Morbidi capelli dorati gli ricadono lievi sulla fronte, con una mano se li sistema indietro mentre io non riesco a smettere di pensare che sia senza dubbio un angelo.
Dice qualcosa, ma nessun suono arriva al mio apparato acustico, la vista ha monopolizzato tutte le funzioni celebrali e non solo, nessun'altra parte del mio corpo funziona più, per un attimo smetto perfino di sentire il battito cardiaco, niente protrebbe attrarmi con più forza di lui, qui, adesso.
Lo osservo ancora, senza riuscire a distogliere i miei occhi dal suo ipnotico sguardo, potrebbe avere all'incirca 26-27 anni, non di più.
Mi viene incontro, mi afferra la mano e la stringe, Jack mi fa sobbalzare, mi tira una leggera gomitata in modo che solo io riesca a rendermene conto, ed io mi sveglio come da un sogno, frastornata, confusa ed imbarazzata.
«Ehm.. Chris, tutto ok?» mi chiede sottovoce Jack con saccente ironia
«Si, tutto ok» sorrido imbamolata «Piacere, scusi come ha detto che si chiama?» balbetto in direzione di quell'uomo così misterioso e affascinate
«Come mi chiamo?» domanda «Ma non era venuta qui per me?» dice sorpreso accennando un sorriso confuso.
"Cosa??" penso cercando di rimettere insieme il mio cervello ormai fuori da ogni controllo, cerco di fare mente locale per riprendermi da questa situazione ed ho un dejavù. Sento quasi di sapere chi è, come se lo conoscessi da tempo, come se l'avessi incontrato in qualche altro posto che ora non ricordo e sento che mai più riuscirò ad essere completa e all'improvviso ho un bisogno estremo di quest'uomo, come se lo avessi cercato per tutta la vita.
«Come dice scusi?» farfuglio mentre mi contorco le mani, abbasso lo sgurado e proprio in quel preciso istante recupero un po' di lucidità mentale, d'un tratto Anthony interrompe i mei pensieri «Miss Matera, quest'uomo è il Signor DiCaprio!» mi osserva sconcertato come se fossi appena diventata matta, cosa che forse è realmente accaduta. Il cuore riprende a battere con forza ed audacia, spaccandomi il petto, rimbomba nelle mie orecchie mentre la vista mi si annebbia, respiro lentamente, consapevole di trovarmi in una situazione in cui il controllo del mio corpo mi è ormai sfuggito di mano, con il volto rosso per l'imbarazzo ed in mente solo il suo sgurado cerco di recuperare un po' di dignità
«Mi scusi signor DiCaprio, non l'avevo riconosciuta» sorrido in preda all'emozione senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso, per fortuna lui sembra non darci troppo peso, perfino Jack sembra ipnotizzato da lui.
«Bene Miss Matera, ora che siamo tutti qui credo che possa discutere del suo progetto direttamente con il mio cliente» interviene Anthony ed io riacquisto un po' di serietà,
«Senta Miss Matera, io devo essere sincero con lei, sa, ultimamente cerco di dedicarmi a film, ecco come dire» prende fiato «di un certo spessore, insomma, che possano farmi crescere professionalmente» la sua voce è ancora più soave di quanto l'avevo immaginata, non debole, dolce ma non stucchevole, ancora non riesco a capacitarmi di come in natura possa esistere qualcosa di così maledettamente perfetto
«Beh, forse per crescere è anche necessario cambiare, e misurarsi con nuove sfide» ribadisco cercando di mantenere un certo tono professionale e distaccato
«Come le ho detto, sono altri i progetti a cui sono interessato, non credo nemmeno di essere all'altezza, potrebbe chiedere a qualcuno con più esperienza in quel campo..» per poi concludere «Comunque leggerò la sua sceneggiatura e le farò sapere» ma Anthony interviene prontamente,
«Dobbiamo prima pattuire il compenso» dice in tono sarcastico
«So che lei guadagna 23 milioni di dollari l'anno»  mi schiarisco la voce, mentre lui mi osserva stupito e sorride, come se dei soldi non gli importasse affatto, è affascinato più dal pensiero e dalla curiosità di capire fin dove sono disposta a spingermi «Vede, io posso offrirle 10 milioni di dollari» sussurro, consapevole che è la metà del suo abituale chacet «Però dovrà restare a mia disposizione solo per una stagione» concludo abbassando lo sguardo.
Il silenzio cala tra i presenti, ma Leonardo non batte ciglio, si passa una mano tra i capelli sbatte le sue bellissime ciglia e sorride, quasi divertito dalla situazione
«Come le ho detto prima, scelgo lavori di una certa elevatura» ribatte
«So che lei si batte per molte cause» rispondo «posso donarne altri 10 ad una fondazione che le è particolarmente a cuore, sarà lei a sceglierla» propongo
«Perchè la donazione non la fa di sua spontanea volontà?» domanda stizzito, abbandona il suo sorriso e torna ad essere un uomo serio e composto
«Perchè ho bisogno di lei!» esclamo, tutti i muscoli del mio corpo si contraggono e ripenso che forse infondo dietro ciò che ho appena detto c'è un briciolo di verità
«Ammiro la sua tenacia! Mi dia il tempo di leggere la sceneggiatura e vedrò se accettare o meno» taglia corto «Ora ho un impegno. Vogliate scusarmi»
si dilegua dietro la porta.
Tutto intorno a me riacquista la sua posizione spazio temporale, il velo che mi impediva di guardare le cose nella giusta prospettiva è caduto con la sua uscita di scena.
Ripenso ai 20 milioni di dollari totali e immagino la reazione di Philippe, e solo ora mi rendo conto di quanto ridicola sia quell'offerta.

Esco dal suo ufficio e capisco di aver immediato bisogno di una boccata d'aria fresca per riprendermi dal vortice di emozioni che sono esplose dentro di me, afferro le mie cose, saluto con freddezza la stagista e mi dileguo anche io seguita a ruota da Jack. Appena fuori, tiro un enorme sospiro di sollievo ed inizio a sentirmi meglio, come se mi fossi appena risvegliata da un coma durato anni. Entriamo in auto e all'improvviso tutte le paure si ripresentano con più forza di prima
«Sei sicura della cifra che vuoi offrirgli? A Philippe verrà un colpo!» esclama Jack in preda allo stupore
«Lo so» rispondo percependo solo ora la criticità della siutazione.

 





   
 
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