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Autore: thestoryreader    12/11/2016    1 recensioni
La storia si basa sull'esperienza vissuta da Sara, sorella di Merle e Daryl che si ritrova a dover lottare per la sua vita e per ritrovare i suoi fratelli. La storia di the walking dead vista da un punto di vista diverso.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò di soprassalto. Sentiva lontano il ticchettio dell’orologio. Ci furono almeno 10 secondi in cui la sua mente chiese "Che cosa sta succedendo? dove ti trovi ora? che farai adesso?". Tutta indolenzita tese l’orecchio in attesa di sentire un rumore, anche uno solo che la potesse convincere a stare lì dentro anche solo per un po. Non sentì nulla così uscI dall’armadio. Si chiese come avesse potuto addormentarsi nell’armadio di un laboratorio di chimica. Sbirciò con attenzione fuori dal vetro della porta. Non vedendo niente aprì la porta. Capì in quel momento che le porte erano ermetiche e soprattutto non permettevano il passaggio di suoni. Il corridoio era deserto ma completamente distrutto. Solo una lampadina al neon lampeggiava ogni tanto sul soffitto. I muri erano costellati da buchi, probabilmente dovuti alle pallottole. Decise di scendere le scale con cautela armandosi di tutto il coraggio che le era rimasto. Alla fine della scala giaceva il corpo di un soldato. Un ragazzo giovane, sulla trentina. E aveva in mano la pistola e addosso un giubbetto antiproiettile. Con il cuore che le batteva in gola, svestì della giacca il ragazzo e lo indossò. Prese poi la pistola. E il caricatore. Sapeva come utilizzarla. Glielo aveva insegnato Merle. “Devi saperne usare una in questo mondo” le disse, con gli occhi di un uomo che sa tutto quello che deve sapere nella vita. Sara così aveva imparato a sparare e nei 5 anni seguenti aveva imparato anche a difendersi in scontri corpo a corpo. E, cavolo, se ci sapeva fare. Sara era sempre stata una ragazza in gamba. Posizionò il caricatore in una delle tasche del giubbetto antiproiettile e la pistola nella fondina controllando prima che fosse carica. Trovò anche un coltello. La prima volta che uccise uno di loro fu quel giorno. Vicino a quelle scale. Quando il ragazzo a cui aveva rubato il giubbetto e l’arma l’aveva afferrata alla gamba e aveva iniziato a emettere i tipici versi che Sara ormai sapeva riconoscere. Quando si sentì afferrare la caviglia lanciò un grido. Con l’altro piede cercò fece peso sulla mano del mostro e sentì lo schiocco tipico delle ossa che si spezzano. L’essere non sembrò accorgersene. Anzi, cercò di issarsi in piedi. Sara capì in quel momento che la sua vita dipendeva solo da quello che avrebbe deciso di fare in quel momento. Senza quasi pensarci sfilò la pistola dalla fondina e la puntò tra gli occhi del ragazzo. Sparò. Una vita andata. Aveva appena ucciso qualcuno. Ma lo aveva davvero ucciso o lo aveva restituito per la seconda e ultima volta alla morte? Sentiva il sapore amaro in bocca della morte. Si girò sperando di non vedere nessun altro vagante in giro. Non ne vide. Scendendo di un piano si trovò di fronte all’aula conferenza. La porta era sbarrata e c’era una scritta nera “DON’T OPEN. DEAD INSIDE”. Si sentivano unghie che graffiavano la porta dall’interno. Rabbrividendo si accorse che tutto il suo mondo era andato in frantumi. I suoi sogni e tutto quello che voleva vivere in futuro erano sfumati come neve al sole. Però ora non doveva vivere. Doveva sopravvivere. Controllò il numero delle pallottole per altre 3 volte e decise di andare al dormitorio. Se l’apocalisse era arrivata e lei era viva allora dovevano esserlo anche Daryl e Merle. Doveva procurarsi vestiti, cibo, acqua ma soprattutto armi. Nel parcheggio della scuola c’era un carro armato. Corse guardandosi intorno e sperando non ci fosse nessun vagante all’agguato. Raggiunse il dormitorio in 5 minuti, e la sua camera in altri 2. Continuava a strisciare sui muri dei palazzi guardandosi le spalle e facendosi scudo con il coperchio di un bidone della spazzatura che aveva trovato nel parcheggio. Non voleva sprecare pallottole e soprattutto voleva essere invisibile. Arrivò al secondo piano. Tutto sembrava normale, come se il dormitorio fosse un universo parallelo dove tutto era rimasto uguale. Inserì la chiave nella serratura e la girò piano. Dopo averla chiusa alle sue spalle si mise ad arraffare quanto più poteva. Prese delle medicine dall’armadietto in bagno, quanti più vestiti comodi riuscì a trovare, delle coperte. Prese il suo zaino da campeggio e mise tutto dentro alla rinfusa. Prese una bottiglia di acqua e delle scatolette di tonno, fagioli e mais. Poi nel silenzio si voltò e salutò per l’ultima volta la sua vita. Scappò fuori. L’asfalto del parcheggio era disseminato di cadaveri. Così decise di passare dal campetto dietro il college. I ragazzi della squadra di baseball probabilmente si stavano allenando a per la partita del sabato perchè trovò moltissime mazze da baseball e le palline gialle che spuntavano come funghi nel campo verde. Prese una mazza e la mise come meglio poteva nello zaino già strapieno. E cominciò a camminare verso l’orizzonte.









Nota dell'autrice: Ciao mi chiamo Sara e sono la protagonista della storia :) non mi sono presentata nel primo episodio. mi farebbe molto piacere se leggeste la mia storia. Se avete voglia recensitela. anche con critiche l'importante è che siano costruttive. Il prossimo episodio esce domani :)
   
 
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