Capitolo
3: liberazione
Tsunade si accorse del mio malumore mentre mi
accompagnava a casa e cercò di tirarmi su di morale.
“Sakura, sei la prima persona che si
affeziona a quel ragazzo e ti prometto che lotteremo per lui!” mi disse.
La
guardai negli occhi “Cosa vuole dire?”
“Non è giusto che stia rinchiuso li
dentro e farò di tutto per poterlo liberare, ma finchè
non riesco a ottenere il consenso, non andare da sola a trovarlo per favore!”
Annuii tristemente. Speravo che dopo
quello che era successo quel giorno, avrei di nuovo avuto il permesso di recarmi
da lui e invece…
“maestra? Non possono aver rinchiuso Naruto in quella prigione senza un motivo, voglio sapere la
verità!”
Tsunade si fermò e mi fissò a lungo indecisa sul
da farsi.
Sospirò “D’accordo!Vieni, sediamoci su
quella panchina!” mi disse e obbedii.
“Promettimi che dopo quello che ti dirò,
non lo abbandonerai anche tu!”
Scossi immediatamente la testa, non avevo
alcuna intenzione di lasciarlo in balia di quel destino avverso.
In tal caso non sarei stata diversa da
quelle persone che avevano compiuto quel gesto, rovinandogli la vita.
Tsunade cominciò a raccontarmi della tragedia
che 15 anni prima aveva colpito il villaggio.
kyuubi il demone volpe, attaccò e distrusse
gran parte di Konoha.
Se non ci fu un totale sterminio del
villaggio, lo dovevamo solo a Yondaime, hokage molto amato dagli abitanti. Era considerato un
grande eroe da tutti noi.
“Cosa centra questa storia con Naruto?” chiesi, non capendo il nesso.
“In qualche modo Kyuubi
deve essere stato fermato, non credi?” Mi fece notare Tsunade.
Era ovvio, ma come era accaduto?
“Yondaime per
sventare la minaccia che si era scagliata su di noi, ha sigillato il demone volpe
nel corpo del proprio figlio!” mi disse.
Spalancai gli occhi…cominciavo
a capire
“Si tratta di Na-naruto,
vero?” chiesi trattenendo il fiato.
Tsunade annuì.
“Non ci posso credere! Come ha potuto Yondaime fare questo a suo figlio, gli voleva così male? È
per questo che l’hanno rinchiuso? Perché è un demone?”
Tsunade mi sgridò. Non voleva assolutamente che
pensassi male del quarto hokage.
“Yondaime l’ha
fatto per il villaggio e inoltre era convinto che suo figlio sarebbe stato in
grado di controllare quel demone…avrebbe solo dovuto
avere un buon insegnate!”
Tsunade abbassò la testa.
“Io ero presente al momento
dell’applicazione del sigillo su Naruto e le ultime
parole di Yondaime sono stare di trattare suo figlio
come un eroe, che ha sacrificato se stesso per salvare il villaggio. Lui non
voleva questa fine per il bambino. Non voleva che venisse visto come un mostro.
Sono convinta che Naruto sarebbe stato un bravo
ragazzo e se ora si comporta come un animale, è solo per come è cresciuto, non
ha causa del Kyuubi”
Annuii. Ero convinta anch’io di questo,
ma ormai era troppo tardi.
“Chi ha deciso di non dargli la
possibilità di vivere una vita serena? “ chiesi.
“L’hokage, ma è
stato costretto. Lui voleva far rispettare la volontà del quarto, ma i
consiglieri anziani, gli hanno imposto di agire di conseguenza e dato che erano
tutti d’accordo, il giudizio dell’hokage, anche se era
al di sopra di loro, non ebbe importanza. Ora sono io l’hokage
e non mi farò mettere i piedi in testa da quei vecchi bacucchi. Se solo lo
avessi saputo prima…” mi disse sconsolata.
Abbassai la testa. Si sarebbe veramente
risolta quella situazione? l’unica era avere fiducia in Tsunade.
Passò ancora una settimana, durante la
quale non ebbi più notizie di Naruto ed essendo stata
messa a fare da assistente all’ospedale, non potevo chiedere informazioni alla
mia maestra.
Avevo paura. Paura che non avrei mai più
rivisto Naruto; Paura che non sarebbe mai uscito da
li; Paura che non avrebbe mai potuto vivere una vita normale.
Poi finalmente una domenica mattina, mia
madre mi venne a svegliare dicendomi che l’hokage era
nel salotto che mi aspettava.
Non feci alcuna fatica ad alzarmi quel
giorno e vestendomi in fretta e furia corsi giù per le scale, rischiando di
fare una brutta caduta, e subito comparvi davanti a Tsunade
Non la salutai neanche, ma subito chiesi
di lui.
“Naruto?”
La guardai.
Mia madre mi sgridò per il mio
comportamento.
Chiesi scusa. Tsunade
mi sorrise, avrebbe scommesso in una reazione del genere da parte mia.
“Andiamo Sakura, abbiamo una missione da
compiere!”
Sgranai gli occhi
“Quale?” chiesi sperando di ricevere
subito la risposta e di non sentire la solita frase “Saprai tutto a tempo
debito”
Tsunade mi accontentò e mi disse “Rapire Naruto!”
La guardai come un aliena. Cosa
significava rapire Naruto?
Poi seppi. Il consiglio degli anziani non
voleva saperne di liberarlo e Tsunade decise di
arrivare a misure drastiche.
Si sarebbe ribellata. Avrebbe liberato Naruto e con il mio aiuto avrebbe dimostrato, che era
perfettamente in grado di integrarsi nel mondo civile…o
almeno cosi sperava.
Lo speravamo entrambe.
Facendo finta di niente ci recammo alla
prigione. Gli anbu furono sorpresi di vedermi
nuovamente in quel posto e fecero resistenza anche quando Tsunade
disse che ero con lei.
Dovette faticare per farmi entrare e per
allontanare gli anbu dall’entrata in modo tale da non
farci scoprire quando avremo tirato fuori il ragazzo.
Giungemmo alla sua cella e lui era sempre
nella solita posizione, rannicchiato in un angolo, come se li si sentisse più
al sicuro.
In quel momento un anbu
ci raggiunse.
“Era ora Kakashi!”
disse l’hokage.
Rimasi sorpresa, cosa ci faceva il mio sensei lì?
“Salve!” mi disse alzando una mano in
segno di saluto.
“Sensei? cosa
ci fai qui?”chiesi ingenuamente.
“Sono qui per aiutarvi! Anch’io non trovo
giusto quello che stanno facendo al figlio del mio maestro!”
Solo in quel momento ricordai che Yondaime era stato il maestro di Kakashi.
Era una buona notizia, almeno qualunque cosa fosse accaduta, sarebbe stato
dalla nostra parte. Inoltre con lui presente mi sentivo più sollevata.
Avevo la sensazione che tirarlo fuori da
li, non sarebbe stato un gioco da ragazzi, sia perché gli anbu
ce lo avrebbero impedito, sia perché lui avrebbe fatto parecchia resistenza.
Infondo era normale. Essendo sempre
vissuto fra quelle mura, non aveva idea
di come fosse l’esterno, forse nemmeno sapeva che esisteva un qualcos’altro
oltre a quella che fino a quel giorno era stata la sua casa.
Tsunade e Kakashi
entrarono nella cella insieme a me, ma subito Naruto
sembrò non gradire quell’intrusione.
Eravamo in troppi. Chiesi loro di uscire.
Titubanti fecero quello che avevo chiesto
e Kakashi mi porse delle manette da mettere ai polsi
di Naruto..
Non volevo legarlo, ma lui mi rispose che
era solo una precauzione, un sigillo per tenere buona la volpe a nove code.
Anche se per poco, avremmo dovuto attraversare il villaggio e chissà come
avrebbe reagito Naruto nel vedere così tanta gente.
Mi avvicinai a Naruto
e gli sorrisi. Non so il motivo, ma sembrava calmarsi solo quando ero io ad
avvicinarmi. Io ero l’unica ad avere questo privilegio e solo io potevo
toccarlo.
Feci piano per non spaventarlo e
lentamente gli presi la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Non sembrava intenzionato a farlo. Il fatto
era che non capiva cosa stava succedendo.
Con calma riprovai “Vieni Naruto, non ti farò del male!” gli dissi gentilmente.
Mi fissò negli occhi e all’ennesimo mio
incitamento si alzò.
Non era molto stabile, dovuto al fatto
che aveva numerose ferite, sia recenti che vecchie. Non bastava che fosse
imprigionato, dovevano pure torturarlo.
Provai a mettergli un braccio intorno
alle spalle per poterlo tenere in piedi nel miglior dei modi, ma quel contatto
per lui era troppo. Si scostò.
Allora decisi di lasciarlo e di dargli il
tempo di capire cosa volevo fare. Fu lui che mi afferrò di nuovo la mano affichè lo portassi via da li. Dovetti però staccarmi da
quella presa, dovendogli applicare le manette ai polsi. Non fece alcuna
resistenza, si vedeva che era abituato a certi trattamenti.
Finalmente aveva messo per la prima volta
un piede fuori da quel luogo. Naruto sembrò spaesato
per quel piccolo cambiamento,figuriamoci una volta fuori.
Camminammo il più veloce possibile, ma
cercando di non far agitare il ragazzo. Mancava poco e saremmo giunti fuori
dall’edificio, ma gli anbu si accorsero di quello che
volevamo fare.
Nonostante l’hokage
fosse con noi, non fermarono l’attacco nei nostri confronti. Questo era dovuto
al fatto che gli anbu incaricati di tenere sotto controllo
la cella di Naruto, erano ninja leali alla radice, la
quale confabulava piani alle spalle dell’hokage.
Kakashi e Tsunade
entrarono subito in azione, mentre io cercai di proteggere Naruto.
Non ci riuscii molto bene. Un anbu con un colpo alla schiena mi fece cadere a terra per
il dolore.
Naruto venne nuovamente preso da coloro che
ostacolavano la sua liberazione. Lo vedevo agitarsi e ringhiare. I suoi occhi
si erano nuovamente tinti di rosso e riusciva con forza strepitosa,nonostante
avesse le mani legate, a liberarsi dalla presa di quei ninja.
Naruto sembrava come impazzito. Mi spaventai
parecchio a vederlo in quelle condizioni e gli anbu
non sembravano volergli dargli tregua.
Per fortuna intervennero Tsunade e Kakashi in nostro aiuto
e il mio sensei, con il suo sharingan
imprigionò gli anbu nemici in una illusione il tempo
necessario per darci il tempo di andarcene via da li, ma ora il problema era
fare calmare nuovamente Naruto.
Non voleva dare retta neanche a me. Non
mi permetteva di avvicinarmi a lui, ma se la situazione non si fosse calmata,
allora tutto quello che avevamo fatto fino ad allora per aiutarlo, sarebbe
stato vano.
Senza riuscire a controllarmi, i miei
occhi si riempirono di lacrime, le quali cominciarono a bagnarmi dolcemente le
guance facendomi il solletico.
Non so esattamente come sia successo, ma Naruto rimase stupito da questa mia reazione e sembrò
capire i miei pensieri solo dal mio sguardo.
Tornò a essere buono e mi guardò
tristemente.
Gli sorrisi per dirgli che tutto sarebbe
andato bene e che non avrebbe mai più rimesso piede in un luogo del genere.
Ci avviammo all’uscita, ma quando
arrivammo praticamente fuori dal portone di ingresso Naruto
si fermò di colpo e cominciò a lamentarsi e a coprirsi gli occhi con le
braccia.
Mi avvicinai a lui e lo chiamai. Non
sapevo cosa gli stesse succedendo.
“Deve essere a causa della luce del sole.
I suoi occhi non l’hanno mai vista, finchè non si
abituerà avrà problemi a vedere!” mi disse Tsunade.
Non avevo pensato a questo. Forse avremmo
dovuto portare una benda per coprirgli gli occhi, in modo tale da abituarlo
gradualmente alla luce del giorno.
Fortunatamente grazie a questa sua cecità
momentanea, attraversammo il villaggio abbastanza tranquilli. Naruto aveva capito di essere in mezzo a molte persone, ma
il fatto che non riusciva a inquadrarle, lo rendeva insicuro e quindi cauto. La
gente invece si fermava a guardarci straniti. Eravamo al centro
dell’attenzione. Forse sarebbe stato più saggio agire di notte, ma quello che
importava e che ora era libero.
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Fine terzo capitolo, spero sia di vostro
gradimento!
A presto
Ciao
Neko =^.^=