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Autore: Neko    15/05/2009    7 recensioni
Voglio raccontarvi una storia. La mia e quella di una persona a me cara. voglio parlarvi delle ingiustizie che i capi di un villaggio commettono su esseri senza difese. della lotta di una persona che per 15 anni non ha conosciuto altro che dolore e che era all'oscuro di cosa volesse dire vivere una vita normale. Voglio dirvi come è riuscito, con grande capacità, a lasciarsi il passato alle spalle e a diventare la persona che ora è apprezzata da tutta Konoha
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 3: liberazione

 

Tsunade si accorse del mio malumore mentre mi accompagnava a casa e cercò di tirarmi su di morale.

“Sakura, sei la prima persona che si affeziona a quel ragazzo e ti prometto che lotteremo per lui!” mi disse.

 La guardai negli occhi “Cosa vuole dire?”

“Non è giusto che stia rinchiuso li dentro e farò di tutto per poterlo liberare, ma finchè non riesco a ottenere il consenso, non andare da sola a trovarlo per favore!”

Annuii tristemente. Speravo che dopo quello che era successo quel giorno, avrei di nuovo avuto il permesso di recarmi da lui e invece…

“maestra? Non possono aver rinchiuso Naruto in quella prigione senza un motivo, voglio sapere la verità!”

Tsunade si fermò e mi fissò a lungo indecisa sul da farsi.

Sospirò “D’accordo!Vieni, sediamoci su quella panchina!” mi disse e obbedii.

“Promettimi che dopo quello che ti dirò, non lo abbandonerai anche tu!”

Scossi immediatamente la testa, non avevo alcuna intenzione di lasciarlo in balia di quel destino avverso.

In tal caso non sarei stata diversa da quelle persone che avevano compiuto quel gesto, rovinandogli la vita.

Tsunade cominciò a raccontarmi della tragedia che 15 anni prima aveva colpito il villaggio.

kyuubi il demone volpe, attaccò e distrusse gran parte di Konoha.

Se non ci fu un totale sterminio del villaggio, lo dovevamo solo a Yondaime, hokage molto amato dagli abitanti. Era considerato un grande eroe da tutti noi.

“Cosa centra questa storia con Naruto?” chiesi, non capendo il nesso.

“In qualche modo Kyuubi deve essere stato fermato, non credi?” Mi fece notare Tsunade.

Era ovvio, ma come era accaduto?

Yondaime per sventare la minaccia che si era scagliata su di noi, ha sigillato il demone volpe nel corpo del proprio figlio!” mi disse.

Spalancai gli occhi…cominciavo a capire

“Si tratta di Na-naruto, vero?” chiesi trattenendo il fiato.

Tsunade annuì.

“Non ci posso credere! Come ha potuto Yondaime fare questo a suo figlio, gli voleva così male? È per questo che l’hanno rinchiuso? Perché è un demone?”

Tsunade mi sgridò. Non voleva assolutamente che pensassi male del quarto hokage.

Yondaime l’ha fatto per il villaggio e inoltre era convinto che suo figlio sarebbe stato in grado di controllare quel demone…avrebbe solo dovuto avere un buon insegnate!”

Tsunade abbassò la testa.

“Io ero presente al momento dell’applicazione del sigillo su Naruto e le ultime parole di Yondaime sono stare di trattare suo figlio come un eroe, che ha sacrificato se stesso per salvare il villaggio. Lui non voleva questa fine per il bambino. Non voleva che venisse visto come un mostro. Sono convinta che Naruto sarebbe stato un bravo ragazzo e se ora si comporta come un animale, è solo per come è cresciuto, non ha causa del Kyuubi

Annuii. Ero convinta anch’io di questo, ma ormai era troppo tardi.

“Chi ha deciso di non dargli la possibilità di vivere una vita serena? “ chiesi.

“L’hokage, ma è stato costretto. Lui voleva far rispettare la volontà del quarto, ma i consiglieri anziani, gli hanno imposto di agire di conseguenza e dato che erano tutti d’accordo, il giudizio dell’hokage, anche se era al di sopra di loro, non ebbe importanza. Ora sono io l’hokage e non mi farò mettere i piedi in testa da quei vecchi bacucchi. Se solo lo avessi saputo prima…” mi disse sconsolata.

Abbassai la testa. Si sarebbe veramente risolta quella situazione? l’unica era avere fiducia in Tsunade.

Passò ancora una settimana, durante la quale non ebbi più notizie di Naruto ed essendo stata messa a fare da assistente all’ospedale, non potevo chiedere informazioni alla mia maestra.

Avevo paura. Paura che non avrei mai più rivisto Naruto; Paura che non sarebbe mai uscito da li; Paura che non avrebbe mai potuto vivere una vita normale.

Poi finalmente una domenica mattina, mia madre mi venne a svegliare dicendomi che l’hokage era nel salotto che mi aspettava.

Non feci alcuna fatica ad alzarmi quel giorno e vestendomi in fretta e furia corsi giù per le scale, rischiando di fare una brutta caduta, e subito comparvi davanti a Tsunade

Non la salutai neanche, ma subito chiesi di lui.

Naruto?”

La guardai.

Mia madre mi sgridò per il mio comportamento.

Chiesi scusa. Tsunade mi sorrise, avrebbe scommesso in una reazione del genere da parte mia.

“Andiamo Sakura, abbiamo una missione da compiere!”

Sgranai gli occhi

“Quale?” chiesi sperando di ricevere subito la risposta e di non sentire la solita frase “Saprai tutto a tempo debito”

Tsunade mi accontentò e mi disse “Rapire Naruto!”

La guardai come un aliena. Cosa significava rapire Naruto?

Poi seppi. Il consiglio degli anziani non voleva saperne di liberarlo e Tsunade decise di arrivare a misure drastiche.

Si sarebbe ribellata. Avrebbe liberato Naruto e con il mio aiuto avrebbe dimostrato, che era perfettamente in grado di integrarsi nel mondo civile…o almeno cosi sperava.

Lo speravamo entrambe.

Facendo finta di niente ci recammo alla prigione. Gli anbu furono sorpresi di vedermi nuovamente in quel posto e fecero resistenza anche quando Tsunade disse che ero con lei.

Dovette faticare per farmi entrare e per allontanare gli anbu dall’entrata in modo tale da non farci scoprire quando avremo tirato fuori il ragazzo.

Giungemmo alla sua cella e lui era sempre nella solita posizione, rannicchiato in un angolo, come se li si sentisse più al sicuro.

In quel momento un anbu ci raggiunse.

“Era ora Kakashi!” disse l’hokage.

Rimasi sorpresa, cosa ci faceva il mio sensei lì?

“Salve!” mi disse alzando una mano in segno di saluto.

Sensei? cosa ci fai qui?”chiesi ingenuamente.

“Sono qui per aiutarvi! Anch’io non trovo giusto quello che stanno facendo al figlio del mio maestro!”

Solo in quel momento ricordai che Yondaime era stato il maestro di Kakashi. Era una buona notizia, almeno qualunque cosa fosse accaduta, sarebbe stato dalla nostra parte. Inoltre con lui presente mi sentivo più sollevata.

Avevo la sensazione che tirarlo fuori da li, non sarebbe stato un gioco da ragazzi, sia perché gli anbu ce lo avrebbero impedito, sia perché lui avrebbe fatto parecchia resistenza.

Infondo era normale. Essendo sempre vissuto fra quelle mura, non  aveva idea di come fosse l’esterno, forse nemmeno sapeva che esisteva un qualcos’altro oltre a quella che fino a quel giorno era stata la sua casa.

Tsunade e Kakashi entrarono nella cella insieme a me, ma subito Naruto sembrò non gradire quell’intrusione.

Eravamo in troppi. Chiesi loro di uscire.

Titubanti fecero quello che avevo chiesto e Kakashi mi porse delle manette da mettere ai polsi di Naruto..

Non volevo legarlo, ma lui mi rispose che era solo una precauzione, un sigillo per tenere buona la volpe a nove code. Anche se per poco, avremmo dovuto attraversare il villaggio e chissà come avrebbe reagito Naruto nel vedere così tanta gente.

Mi avvicinai a Naruto e gli sorrisi. Non so il motivo, ma sembrava calmarsi solo quando ero io ad avvicinarmi. Io ero l’unica ad avere questo privilegio e solo io potevo toccarlo.

Feci piano per non spaventarlo e lentamente gli presi la mano per aiutarlo ad alzarsi.

Non sembrava intenzionato a farlo. Il fatto era che non capiva cosa stava succedendo.

Con calma riprovai “Vieni Naruto, non ti farò del male!” gli dissi gentilmente.

Mi fissò negli occhi e all’ennesimo mio incitamento si alzò.

Non era molto stabile, dovuto al fatto che aveva numerose ferite, sia recenti che vecchie. Non bastava che fosse imprigionato, dovevano pure torturarlo.

Provai a mettergli un braccio intorno alle spalle per poterlo tenere in piedi nel miglior dei modi, ma quel contatto per lui era troppo. Si scostò.

Allora decisi di lasciarlo e di dargli il tempo di capire cosa volevo fare. Fu lui che mi afferrò di nuovo la mano affichè lo portassi via da li. Dovetti però staccarmi da quella presa, dovendogli applicare le manette ai polsi. Non fece alcuna resistenza, si vedeva che era abituato a certi trattamenti.

Finalmente aveva messo per la prima volta un piede fuori da quel luogo. Naruto sembrò spaesato per quel piccolo cambiamento,figuriamoci una volta fuori.

Camminammo il più veloce possibile, ma cercando di non far agitare il ragazzo. Mancava poco e saremmo giunti fuori dall’edificio, ma gli anbu si accorsero di quello che volevamo fare.

Nonostante l’hokage fosse con noi, non fermarono l’attacco nei nostri confronti. Questo era dovuto al fatto che gli anbu incaricati di tenere sotto controllo la cella di Naruto, erano ninja leali alla radice, la quale confabulava piani alle spalle dell’hokage.

Kakashi e Tsunade entrarono subito in azione, mentre io cercai di proteggere Naruto.

Non ci riuscii molto bene. Un anbu con un colpo alla schiena mi fece cadere a terra per il dolore.

Naruto venne nuovamente preso da coloro che ostacolavano la sua liberazione. Lo vedevo agitarsi e ringhiare. I suoi occhi si erano nuovamente tinti di rosso e riusciva con forza strepitosa,nonostante avesse le mani legate, a liberarsi dalla presa di quei ninja.

Naruto sembrava come impazzito. Mi spaventai parecchio a vederlo in quelle condizioni e gli anbu non sembravano volergli dargli tregua.

Per fortuna intervennero Tsunade e Kakashi in nostro aiuto e il mio sensei, con il suo sharingan imprigionò gli anbu nemici in una illusione il tempo necessario per darci il tempo di andarcene via da li, ma ora il problema era fare calmare nuovamente Naruto.

Non voleva dare retta neanche a me. Non mi permetteva di avvicinarmi a lui, ma se la situazione non si fosse calmata, allora tutto quello che avevamo fatto fino ad allora per aiutarlo, sarebbe stato vano.

Senza riuscire a controllarmi, i miei occhi si riempirono di lacrime, le quali cominciarono a bagnarmi dolcemente le guance facendomi il solletico.

Non so esattamente come sia successo, ma Naruto rimase stupito da questa mia reazione e sembrò capire i miei pensieri solo dal mio sguardo.

Tornò a essere buono e mi guardò tristemente.

Gli sorrisi per dirgli che tutto sarebbe andato bene e che non avrebbe mai più rimesso piede in un luogo del genere.

Ci avviammo all’uscita, ma quando arrivammo praticamente fuori dal portone di ingresso Naruto si fermò di colpo e cominciò a lamentarsi e a coprirsi gli occhi con le braccia.

Mi avvicinai a lui e lo chiamai. Non sapevo cosa gli stesse succedendo.

“Deve essere a causa della luce del sole. I suoi occhi non l’hanno mai vista, finchè non si abituerà avrà problemi a vedere!” mi disse Tsunade.

Non avevo pensato a questo. Forse avremmo dovuto portare una benda per coprirgli gli occhi, in modo tale da abituarlo gradualmente alla luce del giorno.

Fortunatamente grazie a questa sua cecità momentanea, attraversammo il villaggio abbastanza tranquilli. Naruto aveva capito di essere in mezzo a molte persone, ma il fatto che non riusciva a inquadrarle, lo rendeva insicuro e quindi cauto. La gente invece si fermava a guardarci straniti. Eravamo al centro dell’attenzione. Forse sarebbe stato più saggio agire di notte, ma quello che importava e che ora era libero.

 

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Fine terzo capitolo, spero sia di vostro gradimento!

A presto

Ciao

Neko =^.^=

  
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