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Autore: _Noodle    13/11/2016    3 recensioni
“Tokyo, diventata da pochi anni la capitale dell’Impero, rifulgeva di una nuova e folgorante bellezza, di un fascino meccanico e ricercato. […] Tuttavia, tra le novelle illuminazioni e le linee telegrafiche, tra il fumo grigio delle fabbriche e le stelle, qualche vecchia tradizione non si assopiva: le squallide osterie dei quartieri bassi continuavano a schiamazzare orgogliose, attirando l’attenzione di brutti ceffi e di povere donzelle. Luoghi di perdizione le taverne, luoghi poco seri e poco innovativi; antri oscuri composti di gente matta, chiassosa, sfrontata”.
Un re disperso, un mondo fluttuante ed indefinito, il Paese delle Meraviglie che Shouyou Hinata fu costretto ad esplorare.
“Noi siamo tutti matti qui.”
AliceInWonderland!AU
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Odio e follia non sono sinonimi.
 
 
 
 
 
<< CORRI! >> gridò Shouyou dopo che lo Stregatto, resosi invisibile, ebbe gettato il liquore sugli occhi di Cane Pazzo e sul corpo delle Carte. Queste ultime non percepirono lo spostamento del Gatto a causa della mancanza degli occhi (erano diventate molto brave, invece, a sentire le vibrazioni del terreno provocate dal peso dei corpi) e il Fante, destabilizzato dall’accecamento momentaneo, perse di vista i due ostaggi. Il Cappellaio Matto non sarebbe stato entusiasta dell’uso che il suo amico Stregatto aveva fatto della sua rarissima e preziosissima bevanda, ma a mali estremi, estremi rimedi.
Si erano divincolati con estrema rapidità e scaltrezza dalla morsa dei loro avversari, corpi sbilanciati in avanti e ampie falcate rinvigorite da una nuova possibilità di successo: muoversi con quello slancio repentino avrebbe permesso loro di volare, se solo avessero avuto le ali. Correvano nei tetri corridoi verdastri del labirinto spinti da un sentimento d’incontenibile felicità mescolata a terrore. Non era scritto da nessuna parte che ce l’avrebbero fatta, non vi erano più assi nella manica da estrarre magicamente, ma il fatto che il ragazzo e il Re si fossero incontrati prima del sorgere della luna piena faceva ben sperare ad entrambi. I loro respiri affannosi si sovrapponevano ai battiti irregolari dei loro cuori e gli occhi, ricolmi di lacrime di stanchezza, si arrabattavano alla ricerca di una via di scampo. Muscoli gonfi e stressati, nervi delle spalle accavallati, ossa e legamenti delle caviglie sul punto di cedere, di spezzarsi. La milza pulsava, pungeva e tirava: era quasi impossibile non provare dolore in quel momento. Facevano male persino i capelli, le ciglia, le unghie delle mani e dei piedi, facevano male i pensieri e le paure, ma non era permesso rinunciare, non era permesso lasciarsi catturare e demordere. Apparentemente, Hinata e il Re Bianco avevano guadagnato un notevole vantaggio sugli scagnozzi del Fante e sul Fante stesso, ma trattandosi pur sempre di un labirinto, la distanza accumulata dopo intensi minuti di corsa poteva essere vanificata da una qualsiasi curva cieca.
<< Dobbiamo trovarli! >>
La voce roca e spaventevole del Fante rimbombava tra le alte siepi di rose con un’intensità minacciosa, attribuendo alla sua sottile figura l’imponenza di un’ubiqua presenza. Era impossibile individuare la posizione dei nemici di carta,  soprattutto per la mancanza di una luce piena, ma per i sudditi dalla testa mozzata non era così difficile intercettare il percorso tracciato dai passi dei fuggiaschi. Non possedevano una bussola che indicasse il nord (dov’era il nord, lì sotto?), né potevano consultare una mappa che indicasse loro l’uscita. Dovevano sperare, dopo molto affanno, di scorgere le fondamenta della balconata.
<< Ma certo! >> sussurrò Shouyou, fiato corto e scarso << Non dobbiamo fare altro che procedere in direzione della balconata! >>
Il Re lo fissò perplesso e stupito, senza smettere di correre.
<< Cosa pensi che abbia cercato di fare in tutto questo tempo? >>
Dopo che il giovane dai capelli rossi si fu vergognato (e non poco) di ciò che aveva appena detto a Sua Maestà il Re Bianco, che non era propriamente uno sprovveduto, i due ricominciarono la disperata corsa in direzione della salvezza, che avevano interrotto per qualche breve istante dopo il commento del Re. Hinata si chiese come diamine avesse fatto a ritrovare lo Scacco in così poco tempo e come, invece, l’uscita non apparisse nemmeno in lontananza dopo eterni minuti di fuga. A mano a mano che correvano, il labirinto sembrava ingrandirsi, le radici conquistare nuovi metri quadri di terreno e le foglie e fiori moltiplicarsi in maniera incontrollabile; probabilmente era solo una loro distorta impressione. Sarebbero mai giunti da qualche parte senza incrociare il Fante?
“Dove si sarà cacciato lo Stregatto?” si domandò Shouyou, restando in silenzio. “Dopo aver gettato l’alcool sul corpo delle Carte non si è più fatto vivo. E se l’avessero catturato? No, non è così scriteriato da farsi mettere le mani al collo.”
I pensieri del ragazzo furono interrotti da un ansito gutturale del Re, che gli afferrò un braccio e lo trascinò in un corridoio diverso da quello che stavano attraversando. La ferocia con cui Hinata fu scaraventato tra i rovi di rose nere, fece sì che un battito del suo cuore pulsasse in ritardo rispetto al solito.
<< Ho visto qualcosa, Hinata. >>
Alle parole del Re Bianco, i due si accovacciarono sotto una siepe, nascondendosi tra le spine. Che cosa aveva scorto il Re? Aveva visto qualcuno o aveva notato qualcosa? Se si fosse trattato del Fante e del suo corteo, non sarebbe servito a nulla rimanere lì acquattati: se fossero passati in quell’esatto istante, li avrebbero catturati in ogni caso. Ma nessun rumore di passi o stropiccìo di carta sembrava provenire dal punto in cui il Re aveva intravisto quel ‘qualcosa’.
<< Che cosa hai visto di preciso? Io non sento alcun rumore di passi >> bisbigliò Shouyou, scuotendo la testa.
<< C’è qualcuno con una fiaccola al fondo del corridoio. >>
Hinata si armò di coraggio, come d’altronde aveva fatto per il resto della missione, e gattonò per pochi metri per raggiungere l’angolo che dava sul corridoio.
<< Sei pazzo? Non farti vedere! >> sbottò il Re, afferrandogli la camicia e facendolo cadere a terra. Gli prese le spalle e gliele scrollò per farlo rinvenire.
<< Sì, caro Re, sono pazzo. Credi che quel qualcuno non ci abbia visto? Se tu hai visto loro, loro hanno visto te: questa è la regola. Tanto vale dare un’occhiata. >>
Hinata, impavido e sprezzante del pericolo, diventato Re per quegli interminabili secondi d’incertezza e dubbio, si affacciò, mostrando allo sconosciuto il suo volto e i suoi brillanti capelli rossi. Non appena riconobbe la figura che, al fondo del corridoio, reggeva una delle fiaccole che illuminavano i corridoi del Palazzo, si alzò in piedi, ed iniziò a camminare con passo sicuro verso di lui. Il Re restava nascosto, tremendamente indeciso sul da farsi. Doveva seguire il suo coraggioso salvatore? Hinata aveva agito nel modo più giusto? Chi stava reggendo la fiaccola? Chi c’era là in fondo? Era arrivata la fine, per loro? Durante il corso della sua vita, il Re aveva dovuto prendere decisioni, firmare trattati, varare leggi, premiare o punire artefici di molteplici azioni; per tutto il tempo in cui era rimasto lì, nel labirinto del Fante di Cuori, aveva dovuto scegliere su due piedi quale percorso sarebbe stato il migliore da affrontare, inciampare e nascondersi tra i rovi pungenti; non aveva dormito, non aveva mangiato, non aveva bevuto ed era un miracolo fosse ancora vivo. Nemmeno lui sapeva che cosa l’avesse tenuto in vita per tutte quelle ore, minuti e secondi. Lasciò che fosse Shouyou a prendere il comando, una volta per tutte. Si accasciò a terra e, fidandosi ciecamente di un ragazzo che aveva la metà dei suoi anni, chiuse gli occhi, perdendo completamente il controllo del suo corpo.
Hinata procedeva in direzione dell’uomo lentamente, passo cadenzato e leggero. Non appena gli fu davanti, si limitò a sorridere.
<< Ero certo che saresti tornato! >>
Colui che reggeva la scoppiettante fiaccola non era altri che lo Stregatto. Senza farsi notare da nessuno, sfruttando la sua capacita di comparire e scomparire, era risalito ai piani alti e aveva portato a Shouyou, come un tedoforo esperto, tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento: il fuoco, il calore, la luce.
<< Muoviamoci. Dov’è il Re? >> chiese il Gatto, alzando un sopracciglio e afferrando la coda con gli artigli. Il garzone rispose alla sua domanda facendo un cenno con la testa e condusse lo Stregatto dallo Scacco. Trovarlo svenuto a terra, bocca aperta e occhi chiusi, non faceva parte dei programmi di nessuno.
<< Maestà! Vostra Maestà! >> gridò Hinata accovacciandosi su di lui ed iniziando a tirargli dei deboli schiaffi in faccia. Lo Stregatto tentava di tenere la fiaccola il più in basso possibile per essere meno intercettabile e, dopo essersi piegato sulle ginocchia, aveva iniziato a punzecchiare il povero Sovrano con la punta delle sue unghie acuminate. Entrambi avrebbero voluto ricoprirlo di ceffoni, ma non era atteggiamento da riservare nei confronti di un Signore come lui.
<< Non si sveglia. Come facciamo? >> domandò Shouyou, fronte imperlata di sudore e angoli della bocca incurvati verso il basso.
<< Vedo una luce! >>
Era la voce del Fante.
In una frazione di secondo, il Gatto passò la fiaccola a Hinata e caricò il Re Bianco tra le sue braccia, ricominciando a correre. Il Felino fece segno al giovane di seguirlo perché lui sapeva come uscire di lì, ma il nero terrore che avvinghiava il corpo e la mente di Shouyou al pensiero che il Re non si potesse risvegliare rallentò il suo passo solitamente instancabile.
<< Non vorrai che ti porti in spalle, non è vero? >> intimò lo Stregatto, serio come nessuno l’aveva mai visto. Stimolato dalla sua voce, Hinata ricominciò a correre in modo più svelto, accantonando momentaneamente l’idea che quella potesse essere la fine dello Scacco. Non sarebbe potuto accadere, perché lui aveva rispettato i tempi.
 
Destra, sinistra, destra, sinistra, destra sinistra destra sinistra destrasinistradestrasinistradestrasinistra…
 
<< Ecco la porta! >> strillò il rosso, fiondandosi con quanta più energia avesse in corpo verso l’apertura del labirinto. Il Re, nel frattempo, continuava a non svegliarsi. Non appena giunsero ai piedi della balconata, ovvero la loro unica àncora di salvezza, notarono che non vi era niente che avrebbe potuto condurli al piano di sopra, né una scala, né una fune, né un tappeto elastico su cui rimbalzare.
<< Come facciamo a salire? È troppo in alto per poterla raggiungere arrampicandosi! E il liquore è completamente finito, non posso nemmeno diventare più grande! >> si disperò Hinata, preso momentaneamente dallo sconforto ed irato a morte con il Gatto per aver usato la sua unica fonte di salvezza come diversivo.
<< Non penso saresti stato capace di fare a botte con loro per liberarti dalle loro lance! Sembrano tanto fragili, ma quelle Carte sono dotate di una forza disumana >> ribatté quello, soffiando indispettito e mostrando i canini appuntiti. Dopodichè, tornò a sghignazzare come suo solito.
<< Dobbiamo trovare un modo per salire o tanto vale essere riusciti ad uscire! >>
<< Shouyou… >> il Gatto s’interruppe, perdendo la voce. Mozzò a metà la frase e recise le lettere che avrebbero composto la prossima parola perché, secondo il suo modesto parere, un’altra cosa sarebbe stata tagliata a breve: il Fante e le Carte dalla testa mozzata li avevano raggiunti. I mostri di cellulosa puntavano le lance dritte nei loro occhi, sul volto bidimensionale di Cane Pazzo un sadico sorriso di vittoria. Per Shouyou, tutto sembrava perduto anche se così non poteva essere. O forse no?
<< Arrendetevi, miserabili >> sibilò Cane Pazzo tra i denti, camminando verso gli ostaggi. Il Felino teneva stretto il corpo del Re tra le sue braccia: come un vero predatore, non avrebbe mai lasciato il suo bottino a nessun altro. Lo Stregatto, essere dalle fattezze animalesche e dall’ilarità spiccata, non concordava con ciò che aveva imperato il Principino: si voltò verso Hinata e sfoderando il suo più malizioso sorriso, si preparò al contrattacco.
<< Hinata, >> incominciò, voce squillante e tonante << hai mai sentito parlare di castelli di carte? >>
Senza che il diretto interessato potesse rispondere, il Gatto scomparve, forte della sua strategia e forte del fatto che le Carte dalla testa mozzata s’indebolissero ogni volta che la sua presenza diventava evanescente. Ciò che i presenti videro fu onirico e particolarmente disturbante: il corpo del Re aveva iniziato a fluttuare in aria per poi posarsi sulla balconata (era ovviamente lo Stregatto che, invisibile, l’aveva trasportato tenendolo in braccio). Non appena anche il corpo di Hinata, fiaccola in mano e sguardo strabiliato e terrorizzato, venne sollevato da terra dall’incredibile forza dello Stregatto, un’altra sorprendente forza si contrappose a quella ascendente. Il Fante e le Carte si erano legati in una catena per poter far affondare i due complici: non avevano intenzione di perdere. Lo Stregatto continuava a tirare verso l’alto, facendo non poco sforzo (ringraziò di aver sviluppato l’abilità di volare, se no, in quella circostanza, sarebbero stati tutti spacciati), mentre le Carte trattenevano con gravità il corpo di Hinata verso il suolo. Stregatto e Shouyou rimasero impressionati dal fatto che il Fante non si stesse spezzando. Da dove era scaturita tutta quella forza?
<< Non puoi sfuggirmi! >> ululò Cane pazzo, fauci scoperte e corpo accartocciato per la fatica.
<< Sai una cosa, Stregatto? >> ansimò Hinata, sospeso in aria e conteso come in una partita di tiro alla fune. Dovette ammettere che tutto quell’ondeggiare gli fece venire la nausea.
<< Penso di aver già sentito parlare di castelli di carte! >>
Le dirette interessate avevano formato una vera e propria costruzione. Erano passate da una corda di carte ad un castello, in cui ognuna si appoggiava sulle spalle dell’altra, tenendosi per i piedi. Il Fante era la punta.
Dopo quell’esclamazione, sputata con la violenza di mille supernove, Hinata lanciò la torcia che aveva in mano addosso alle Carte, appiccando un incendio divampante. La cellulosa, che già di per sé bruciava bene, era anche stata cosparsa di alcool.
<< NON SIETE ALTRO CHE UN MAZZO DI CARTE! Adesso, Stregatto, adesso! >>
Le Carte decollate bruciarono, contorcendosi su loro stesse. Le fiamme aranciate e bluastre scintillavano con ferocia, voci strazianti gridavano e strillavano.
Hinata aveva appena commesso un omicidio. Aveva ucciso, ma non si sentiva in colpa, non se ne rendeva nemmeno minimamente conto. Qualcosa in lui era cambiato, l’istinto di sopravvivenza e la necessità di vincere l’avevano spinto a compiere uno dei più terribili misfatti, quello di provocare la morte di qualcun altro. Non ebbe tempo di realizzare ciò che aveva fatto che lo Stregatto tirò con più forza possibile il corpo di Hinata, alleggerito dalla mancanza delle fastidiose appendici e della torcia,  e raggiunse la sommità della balconata trascinando con sé anche il Fante.
Nel frattempo, il Re Bianco aveva ripreso conoscenza. Faticò a capire dove fosse disteso il suo corpo, come mai attorno a sé non vi fossero più radici, ma un morbido e caldo marmo avesse attutito il peso del suo corpo. Era riuscito a salire sulla balconata, ad evitare di essere ucciso, ma attorno a sé non vedeva nessuno. Dov’era finito Hinata? Nel tempo in cui formulò questo pensiero, il corpo del ragazzo venne scaraventato a terra insieme al Fante di Cuori e allo Stregatto. Che fosse stato lui quel ‘qualcuno’ che aveva visto al fondo del corridoio con una fiaccola in mano?
Il Fante giaceva a terra, costipato dal terribile colpo e sconvolto per la mattanza dei suoi sudditi. Erano cremati tutti, dal primo all’ultimo e lui non poteva piangere, non poteva lasciarsi andare. Il tremore della sua voce fece comprendere a Hinata, allo Stregatto e al Re Bianco, che in quel momento era più solo che mai, sconfitto e annientato. I buoni avevano vinto, ma potevano realmente definirsi in tal modo al cospetto di una creatura così tormentata e sfortunata?
<< Non ti avvicinare, stupido bambinetto! Il Re e la Regina devono pagare per ciò che mi hanno fatto e tu, tu devi essere eliminato! Voglio la mia rivincita, voglio essere felice! >> latrò indicando il Re Bianco, pallido e debilitato. Ovviamente quest’ultimo era il più indisponente nei confronti del Re e, se fosse stato per lui, se avesse avuto una goccia di forza nelle vene, l’avrebbe già stracciato in un milione di coriandoli.
<< Saresti davvero in grado di provare piacere per la morte di qualcuno, Fante? La morte del Re susciterebbe in te gioia e un sentimento di rivalsa? Cos’hai provato nel vedere le Carte, le tue Carte, bruciare davanti ai tuoi occhi? Felicità? >> lo provocò Hinata, espressione neutra e combattuta. Cos’era giusto fare nei suoi confronti? Cane Pazzo indietreggiava in direzione della porta blindata quando dei sonori colpi iniziarono a far tremare le assi e le spranghe di legno, sollevando nuvole di polvere. Qualcuno stava tentando di aprirla.
<< Non… non si parla di questo! >> ricominciò il Fante, che se avesse avuto una pelle, in quel momento sarebbe stata ricoperta di brividi.
<< Io sono nato grazie alla morte di qualcuno! Voglio il mio momento di gloria! Nessuno di voi due sa cosa si prova a restare soli, nessuno di voi due può comprendere la difficoltà di non avere una madre e un padre su cui fare affidamento nei momenti difficili della propria vita! Non sapete che cosa si provi a vedere il mondo attraverso due occhi deformi, non poter mangiare, non poter ubriacarsi perché vi hanno dotato solo di cuore e cervello e di nessun altro organo interno!  A cosa serve avere un cuore se non si fa altro che provare odio? Io voglio che qualcuno si senta come mi sento io, a cominciare da tua moglie! >>
Il Re Bianco se avesse potuto sputare fuoco dalle narici avrebbe incendiato il Fante. Gli si gettò addosso, facendolo cadere a terra senza troppa resistenza. A cavalcioni sopra di lui, distese le mani sopra la sua testa come per strapparla, ma nulla di ciò accadde.
<< Avrei preferito sbagliarmi sul tuo conto. >>
Tutti, oramai, sarebbero stati in grado di riconoscere quella voce tra mille. Pulita, profonda, suadente, gelida. Il Fante si voltò lentamente, affacciandosi sul volto sconvolto di sua ‘madre’. La Regina aveva una mente e un cuore reali, degli occhi veri e, in quanto tali, le sue iridi poterono galleggiare in un sottile strato di lacrime.
Alla sua destra il fedele marito, alla sinistra il suo più fidato e castigato suddito: il Bianconiglio.
<< Cosa… Come avete fatto a trovarmi? Come avete scoperto… >>
<< Non credere che perché sono la Svalvolata Regina di Cuori, io non possa avere dei complici. >>
Shouyou sorrise e si emozionò incrociando lo sguardo del Bianconiglio, colui che sapeva. Lo Stregatto strizzò un occhio al roditore, il quale rispose corrugando il naso nero. Era stato proprio il Bianconiglio a rivelare tutto alla Regina la quale, essendo il Coniglio arrivato in ritardo, non l’aveva voluto ascoltare. Sua Maestà lasciò la mano del marito, che aveva trattenuto per tutto quel tempo per farsi coraggio, e scivolò in direzione del figlio.
<< Avrei preferito continuare a credere per il resto dei miei giorni che tu fossi solo un perfido e spietato individuo, nato per artificio e non per amore. Avrei preferito pensare che se ti comportavi in questo modo con noi era perché sei frutto di un incantesimo, e che quindi sei svitato, maledetto, ipocrita. Ma lasciami dire che è stato meglio così. Scoprire che tu sei pazzo quanto me, che io sono impazzito per colpa tua e che tu sei impazzito per colpa mia, per colpa nostra, in un certo qual modo mi fa stare bene. Forse non avremmo dovuto donarti la vita, forse io avrei dovuto accettare miseramente la mia. Non pensavo saresti potuto arrivare a tanto, mio piccolo Cane Pazzo, non pensavo potessi spingerti a tanto pur di sentirti appagato e compreso. È vero, non ho mai amato gli Scacchi, ma non mi sarei mai permesso di recar loro danno e in particolare al loro Re. Mi hai superato in perfidia, e di molto. Siamo carte di cuori, ma di cuore, a quanto pare, ne abbiamo poco più di uno spicchio. Noi non amiamo, noi idolatriamo le persone, e se il nostro petto viene infranto dall’aguzza freccia della delusione, diamo di matto. È proprio vero che siamo tutti pazzi qui. Non ti risparmierò, perché devi pagare per quello che hai fatto. Ma non ti giustizierò, perché la tua morte non porterebbe a niente, se non ad ulteriore sofferenza. Non dirò al mio fidato Boia di darci un taglio. Voglio che tu possa avere un tuo regno, che tu possa comandare su sudditi come te, artificiali e surreali. Quindi, Fante di Cuori, mio bambino ideale, vattene dal mio Palazzo e raduna le tue carte. Noi non abbiamo bisogno di odio qui. Odio e follia non sono sinonimi. >>
 
Quello che accadde in seguito, Hinata lo seppe ripetere a malapena. Tutto si fece sbiadito e confuso, i colori divennero slavati e tenui, per poi scomparire nel nero. A circondare la sua pelle non vi fu più un torrido caldo, ma un freddo pungente e doloroso, troppo reale, troppo severo e troppo familiare. Le ultime immagini che si stagliarono davanti ai suoi occhi furono quelle della Regina di Cuori che si avvicinava alle due enormi pire che si ergevano sulla balconata, l’intero labirinto in fiamme e Cane Pazzo trascinato via dal suo piccolo regno tra le braccia del Re di Cuori e il Bianconiglio; lo Stregatto sorridergli e scomparire, il Re Bianco accennare un inchino verso di lui.
Poi tutto svanì, si accorse di perdere i sensi e ciò che vide quando aprì nuovamente gli occhi furono due iridi blu cobalto riversarsi nelle sue.
 
<< Ricordami di non darti mai più da bere, idiota. >>
Era la voce di Tobio, il ragazzo dal sorriso raro.
 

 
 
 
 
Angolo dell’autrice: allora, ho scritto questo capitolo in tre ore sabato perché ero presa dal fuoco sacro della scrittura, l’ho corretto oggi pur avendo la febbre e ODDIO, mi sento più svampita della Lepre Marzolina! XD Ma almeno sono riuscita a pubblicare con regolarità, anzi, addirittura un giorno prima rispetto alla settimana scorsa! Ragazze mie, dolci personcine che hanno avuto il coraggio e la voglia di seguire questa storia strampalata, il nostro viaggio nel Paese delle Meraviglie si è concluso. Il prossimo capitolo sarà un epilogo e non so dirvi quanto sarà lungo, ma sarà l’ultimo. E IO PIANGO. Perché Hinata si è risvegliato e tutto è scomparso davanti ai suoi occhi. So che potrebbe sembrare dolce amaro come finale, ma non temente, abbiate fiducia in me! * prega in ginocchio che abbiano fiducia *
Vi starete chiedendo: dov’è finito il Re? Tornerà da sua moglie? Dove verrà spedito il Fante? E il Gatto? E la Regina? Vi chiedo la pazienza di aspettare la prossima pubblicazione ^^. I capitoli d’azione non sono propriamente i miei preferiti, preferisco scrivere dell’interiorità dei personaggi e perdermi in riflessioni complicate, ma d’altra parte in una storia del genere l’azione è la colonna portante. Non vedo l’ora, per questo, di sapere che cosa ne pensate.
Grazie per ciò che avete fatto per questa storia, ci si risente per il prossimo e ultimo, capitolo! T.T
* Stritola * <3
_Noodle 
  
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