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Autore: conlatestatralenuvole    14/11/2016    1 recensioni
Conosciamo tutti la storia del maghetto più famoso di tutti i tempi, ma qui non si parla del ragazzo che è sopravvissuto. Questa è la storia della strega più brillante della sua età, Hermione Jean Granger, da ciò che già sappiamo, come l'indissolubile amicizia con Harry Potter e Ronald Weasley, a ciò che non ci è stato dato sapere: il suo arrivo a Hogwarts, le sue conquiste, le sue emozioni e le sue insicurezze.
[...]Ma era proprio questo il punto: Hermione non era una persona "normale" [...]Il suo problema non era tanto quel bisogno di imparare a memoria tutti i libri prima ancora dell'inizio dell'anno scolastico, ma il fatto che senza volerlo, delle volte, faceva accadere cose strane; cose che proprio non si sapeva spiegare
Questa fanfiction è liberamente ispirata ai libri di Harry Potter, scritti da J.K. Rowling. La grande maggioranza dei personaggi è dunque di sua proprietà, così come la maggioranza dei temi e delle ambientazioni. Per ulteriori informazioni leggere la nota posta all'inizio del primo capitolo. Grazie.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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CORDA DI CUORE DI DRAGO


Dopo aver ordinato un vassoio di zuccotti di zucca da portare a casa, Hermione e il signor Fogg si avviarono verso quella che sembrava essere l'uscita secondaria del Paiolo Magico. La ragazza non aveva idea di cosa fosse esattamente uno zuccotto di zucca, ma il mago aveva insistito che ai suoi genitori avrebbe fatto piacere assaggiare qualche prelibatezza del mondo magico, e comunque, pensò la giovane strega, se la zucca di quei dolcetti era la stessa che utilizzavano nel succo, nessuno avrebbe avuto di che lamentarsi. Oltrepassata la porta cadente, talmente piccola che il signor Fogg dovette abbassare la testa per evitare di sbattere contro l'architrave – e non è che fosse particolarmente alto, lui –, i due si ritrovarono in un angusto cortile esterno dalla superficie quadrata piena di erbacce e circondato da alte pareti di mattoni rossi. Di fronte a loro si ergeva un maleodorante bidone della spazzatura. Alla loro destra e sinistra, due profondi vasi ospitavano una pianta tutta intrecciata che si muoveva minacciosa da tutte le parti.
-Chi è che ha messo dei Tranelli del Diavolo qui fuori?
Si chiese il signor Fogg sdegnato.
-Tranelli del Diavolo?
-Una pianta magica. Entra troppa luce qui dentro. Non dureranno una settimana.
Hermione diede un'altra occhiata ai vasi, poi si apprestò a seguire il suo dirimpettaio, che si era posizionato davanti a un muro. Con il pugno chiuso, batté su tre diversi mattoni appena sopra al bidone. Per qualche secondo non successe niente, ma poi l'ultimo mattone colpito iniziò a vibrare, solo lievemente all'inizio e pian piano sempre più forte. Iniziò a contorcersi pericolosamente, come se avesse voluto staccarsi dalla parete e alla fine, proprio al centro, apparve un piccolo buco. Quanto piccolo fosse, però, Hermione non riuscì mai a saperlo con esattezza, perché il tempo di un battito di ciglia, e quel forellino prese ad allargarsi. Era come se, agitandosi così tanto, il mattone avesse dato origine a una reazione a catena, e ora mezzo muro aveva cominciato a muoversi. Gli spostamenti andarono avanti per quasi un minuto, e alla fine, al di là del bidone della spazzatura, si era creato un varco talmente grande che ci sarebbe potuto passare un elefante. Oltre quella porta improvvisata, una stradina girava subito verso destra, senza dar modo di capire dove potesse portare. La ragazza era così intenta a osservare quella strana magia, da non accorgersi che il mago si era già avviato, lasciandosi il varco nella parete alle spalle. Hermione si affrettò a seguirlo, ma non aveva fatto in tempo a percorrere dieci passi, che fu costretta a fermarsi di nuovo. Davanti a lei, si estendeva la via commerciale più bizzarra e colorata che avesse mai visto. Non era dritta e larga come le strade principali delle grandi città che aveva visitato. Era piuttosto estremamente tortuosa e interamente pedonale. Ai lati della strada, si affacciavano, appiccicati l'uno all'altro, case e negozi dai colori e dalle forme più disparati. Doveva essere la magia a tenere in piedi quelle costruzioni, perché alcune di loro erano talmente storte e squilibrate che sarebbero potute cadere da un momento all'altro. Maghi e streghe di ogni età erano intenti a fare acquisti chiacchierando a voce alta. Un piccolo maghetto dal cappello fosforescente le sfrecciò davanti ridendo a più non posso, quando una sorta di lazzo si materializzò dal nulla, gli si avvolse intorno e lo trascinò indietro dalla mamma. Il bambino emise uno squittio eccitato. Hermione Granger non sapeva da che parte guardare. Strinse la mano del signor Fogg, mentre lo seguiva nel cuore di Diagon Alley. Camminarono per qualche centinaio di metri fino a raggiungere la costruzione più grande di tutto il quartiere: era un edificio bianco quasi triangolare, che formava una sorta di punta davanti per poi allargarsi gradualmente dall'altro lato. I due piani superiori sembravano essere stati fissati al pian terreno successivamente. Salirono la scalinata marmorea e superarono una grande porta di bronzo e poi una più piccola d'argento, su cui era incisa una breve filastrocca che mettesse in guardia i possibili ladri. Evidentemente dovevano essere stati installati degli ottimi sistemi di sicurezza. Attraversata quest'ultima porta, due esserini più bassi della ragazza, dalle barbe a punta e la pelle coriacea si inchinarono in segno di saluto nelle loro divise rosso e oro. Hermione li riconobbe immediatamente. Erano gli astuti e meschini goblin. Aveva letto tutto su di loro nel libro "Storia della Magia" di Bathilda Bagshot. Erano stati spesso considerati esseri inferiori e malvagi dai maghi, e per questo si erano ribellati nelle vicinanze del villaggio di Hogsmeade nel 1962. I goblin non facevano solo da uscieri all'ingresso, ma lavoravano anche come banchieri in quella che la ragazza scoprì essere la Gringott, la banca dei maghi. Dietro ai banconi in pietra, erano tutti intenti a esaminare, con delle comuni lenti d'ingrandimento, galeoni, falci e zellini, forse alla ricerca di qualche falso. Il vecchio mago si avvicinò a uno di loro e si schiarì la gola per richiamarne l'attenzione.
-Buongiorno, vorremmo cambiare dei soldi babbani.
Il goblin alzò lentamente lo sguardo dalle monete che stava controllando e allungò altrettanto lentamente il collo verso i suoi interlocutori, gli occhi indagatori ridotti a due fessure. La strana creatura squadrò l'uomo e la ragazzina dalla testa ai piedi e allungò una mano dalle dita lunghe e sottili verso di loro, in attesa delle banconote che il signor Fogg prontamente gli porse. Il funzionario della Gringott le esaminò con calma con la sua piccola lente e iniziò a contare alcune delle scintillanti monete che aveva davanti a sé. Pochi minuti dopo, che a Hermione sembrarono durare un'eternità, il goblin diede loro la corretta quantità di denaro e, finalmente, i due uscirono dalla Gringott. La ragazza non vedeva l'ora di comprare tutto ciò che le serviva. Non era una grande fan dello shopping, ma curiosare tra le botteghe di Diagon Alley si stava rivelando la cosa più interessante che avesse mai fatto.
   Per prima cosa entrarono in un negozio di medie dimensioni poco distante dalla banca chiamato con il nome della sua proprietaria: Madame Malkin. La strega, una donnina paffutella vestita di turchese dalla testa ai piedi, accolse il signor Fogg con l'entusiasmo che i negozianti rivolgono solo ai clienti più fidati:
-Guarda un po' chi si rivede! È passato un po' ormai, caro. Tra l'altro mi è appena arrivato un nuovo cappello. Vuole venirlo a vedere?
Trillò la signora trascinando l'uomo, alto il doppio di lei ma largo la metà verso il reparto dei cappelli e delle sciarpe.
-No, grazie, Madame Malkin. Oggi sono qui per questa giovane strega. Inizierà il primo anno a Hogwarts.
Annunciò il signor Fogg orgoglioso. La donna sembrò notare Hermione solo in quel momento. Fu un attimo scossa dallo stupore, probabilmente non essendo abituata a vedere il vecchio mago al fianco di una ragazzina, ma si riprese quasi immediatamente e porse alla streghetta un sorriso dolce, materno.
Mentre iniziava una conversazione con il signor Fogg riguardo all'innalzamento dei prezzi delle stoffe e della pelle di drago, scortò Hermione sul retro del negozio, la fece accomodare su uno sgabello e iniziò a prenderle le misure. Quasi mezz'ora dopo, la ragazza uscì dalla bottega con una grande busta contenente ben tre morbidi mantelli e due paia di guanti, uno di lana per l'inverno e l'altro in pelle di drago. Quest'ultimo paio era indispensabile per Hogwarts: guanti di protezione. Il signor Fogg si era preoccupato personalmente di testarne di varie fatture e spessori, dopo essersi fatto consigliare da Madame Malkin quelli di migliore qualità. Spiacevoli incidenti possono capitare durante le lezioni se non si sta attenti e non si è ben equipaggiati, aveva detto. Anche lui portava delle buste, due per la precisione; una contenente il pesante mantello invernale e il cappello da giorno della ragazza, l'altra invece con il nuovo cappello che alla fine non aveva potuto fare a meno di andare a vedere. Era di un elegante color arancio e si adattava bene alla sua carnagione chiara. Il signor Fogg diede un'occhiata veloce all'orologio:
-Per tutti i draghi, c'è così poco tempo e non abbiamo praticamente neanche iniziato. Credo sia meglio che ci dividiamo, a questo punto. Conosco un negozio che ti piacerà. Ih! Ih! Ih! Io intanto vado a procurarti qualche ingrediente per le pozioni.
Così dicendo, i due entrarono nel negozio immediatamente attaccato alla bottega di Madame Malkin: il Ghirigoro di Flourish & Blott. Era solo il terzo negozio che Hermione vedeva in tutta Diagon Alley, ma le bastò un'occhiata per decretare senza un minimo di dubbio che quello fosse il suo posto preferito. Il Ghirigoro era un'enorme libreria con scaffali alti fino al soffitto stracolmi di volumi di tutte le dimensioni e dai titoli più strani. Un'intera sezione era dedicata ai libri di Bathilda Bagshot. Un'altra, altrettanto corposa, alle pubblicazioni di un certo Gilderoy Allock. "A merenda con la morte", "In vacanza con le streghe", "Trekking con i troll". Che titoli assurdi. Hermione raggiunse il reparto Creature Magiche, prese un libricino delle dimensioni di una pila di post-it e lo portò ad un tavolo con una gamba più corta delle altre. "Guida all'allevamento dei Thestral", recitava il titolo. La ragazza iniziò a sfogliare le pagine, ma... erano tutte bianche. In una piccola postilla scritta al margine dell'ultimo foglio era riportato:
"Se non sei riuscito a leggere questo libro, sicuramente non puoi allevare un Thestral".
La giovane strega lo chiuse frustrata. Continuando il giro attraverso quella strana libreria, trovò addirittura un reparto per giovani maghi e streghe che vendeva romanzi, apparentemente considerati best sellers nel mondo magico, quali "Un amore babbano" e "Il mistero della vuota cornice". Vi erano anche una sezione per bambini e una dedicata ai manuali di cura della casa ("Eliminate le lumache cornute dal vostro giardino in 7 semplici colpi di bacchetta" e "Le ricette segrete del fantasma delle cucine – piatti rinfrescanti di fine estate" erano solo alcuni dei titoli). Hermione restò particolarmente intrigata dal reparto denominato: Libri Oscuri. Era colmo dei più strani e misteriosi volumi. Alcuni erano pelosi come delle grosse scimmie, altri ringhiavano se ci si avvicinava troppo, altri ancora sembravano bruciare continuamente, senza per questo mai essere distrutti. Quando la ragazza provò ad aprire un libro dalla copertina decorata con intricati motivi in rilievo, le pagine iniziarono a sfogliarsi da sole, freneticamente, e ad urlare come forsennate. Impaurita, Hermione chiuse il volume di colpo. Si guardò intorno con aria colpevole in attesa della reazione delle persone all'interno del negozio. Sembrava che nessuno si fosse accorto del rumore. Strano. Molto, molto strano. I casi potevano essere solo due, pensò: o erano tutti abituati a questo genere di cose, oppure... che non avessero sentito nulla? La giovane strega provò allora a riaprire il libro, questa volta girata verso gli altri clienti. Il frastuono era assordante, ma non sembrava disturbare nessun altro oltre a lei. Lo posò ancora aperto su un tavolino e, non appena le sue mani smisero di toccarlo, le voci delle pagine tacquero all'improvviso, per poi riprendere come se non avessero mai veramente smesso, una volta che lo ebbe ripreso in mano.
   Quando, più di un'ora dopo, Hermione uscì dal Ghirigoro, aveva comprato non solo tutti i libri di testo, ma anche un'altra mezza dozzina di volumi dall'aspetto interessante. Il signor Fogg, nel frattempo, aveva provveduto ad acquistarle tutto l'occorrente per le lezioni di Pozioni e un telescopio avvolgibile lungo quasi un metro e mezzo, ma che si poteva arrotolare su se stesso fino a diventare di forma e dimensioni simili a quelle di un mandarino. Era decisamente più pratico poter riporre il telescopio nella tasca del mantello quando si dovevano già portare molti libri in mano, le aveva spiegato il mago. Più la ragazza si guardava intorno tra gli edifici di Diagon Alley, più non poteva far altro che rimanerne affascinata oltre misura. Avrebbe tanto voluto aver potuto portare con sé una macchina fotografica per immortalare ogni angolo, ogni vetrina, ma, soprattutto, ogni persona. I maghi e le streghe dagli inconfondibili mantelli e gli stravaganti cappelli a punta, erano uguali, identici ai babbani, naturalmente. Una faccia, due occhi, due gambe due braccia e un naso. Ciò che facevano, però, era affascinante. Utilizzavano tutti le loro bacchette, anche per fare le cose più semplici. Con silenziosi incantesimi facevano sollevare in aria un articolo per guardarlo più da vicino, lo facevano levitare per non doverlo trasportare a mano fino alla cassa, puntavano quei bitorzoluti bastoncini magici ai loro borsellini per fare in modo che zellini, falci e galeoni si posassero sul bancone nel numero giusto. Si vedevano addirittura qua e là, bambini andare in giro con lecca-lecca volanti, retti da una mano invisibile, che si muovevano in perfetta sincronia con i proprietari, a pochi centimetri dalla loro bocca, così che potessero mangiarli senza avere le mani impegnate. Le merci in vendita, poi, erano così bizzarre da poter rallegrare anche l'uomo più triste dell'universo. E spesso non si trattava tanto di assurdi ingredienti per le pozioni o di modellini di scope in miniatura che sfrecciavano volteggiando nella teca dov'era esposta la loro "sorella maggiore", quanto di oggetti comunissimi nel mondo babbano. Un apparentemente normale medaglione, per esempio, dava a chi lo indossava consigli di carattere modaiolo.
-Dovresti dare una lavata a quei piedoni.
Aveva detto uno ad una strega che se lo era provato con una profonda voce scorbutica;
-Oh, mi piace molto come ti sei vestita oggi. Abbinare un mantello nero a un cappello color malva è stata un'idea geniale. Ho sentito che il rosa sarà di tendenza quest'inverno. Conservalo bene, quel cappello, così non si rovinerà nel frattempo.
Aveva invece mormorato una catenina più timida alla ragazza che l'aveva messa al collo. La streghetta aveva arrossito, lusingata, poi aveva chiesto alla madre se poteva comprare quello strano artefatto.
Ancora più insolite erano le nuvolette di zucchero filato che, come ogni nuvola che si rispetti, cambiava forma a seconda di chi aveva davanti. Quando un venditore di dolciumi ambulanti ne porse una a forma di bassotto ad un maghetto che indossava un mantello troppo lungo per la sua minuta statura, quella si tramutò in un drago dal dorso spinato che sputava fili di zucchero dalla bocca. Meraviglioso. Il negozio più affollato di tutta Diagon Alley era forse un certo Gambol & Jape: Scherzi da maghi, nella cui vetrina esplodevano in sempre diversi giochi di forme e colori un'infinita varietà di fuochi d'artificio. Non c'era bambino che non volesse entrare nel coloratissimo locale, un po' come accadeva con i negozi di giocattoli a Londra.
   Allontanandosi dal muro del cortile del Paiolo Magico e dal negozio di Gambol & Jape, la folla iniziava sempre più a diradarsi. C'erano altri negozi, per lo più di attrezzatura di seconda mano, ma per lo più case e piccole officine magiche e botteghe che ricordavano tanto i negozietti di souvenir babbani.
-Dove andiamo adesso?
Chiese la ragazza.
-A comprare la tua bacchetta, ovvio. Ih! Ih! Ih!
L'antico, piccolo locale a cui arrivarono, posto quasi all'estremità meridionale di Diagon Alley, aveva un aspetto molto meno accogliente degli altri fantasiosi negozi per cui erano passati. Un'insegna recitava, in piccoli caratteri dorati, "Ollivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a. C". Attraverso l'unica vetrina, che sembrava non essere spolverata proprio da quella remota data, era possibile individuare la sagoma confusa di una bacchetta. Non appena entrarono, un campanello trillò da qualche parte in lontananza, ma Hermione non riuscì neanche a domandarsi da dove, che fu subito rapita dalle migliaia di scatoline di bacchette impilate disordinatamente fino al soffitto. Come aveva già potuto constatare osservando le storte costruzioni e gli scaffali del Ghirigoro, evidentemente il fatto che la magia potesse tenere in piedi tutto sollevava i maghi dalla responsabilità di mettere le cose in ordine. Del resto, sarebbe bastato un colpo di bacchetta per far sfrecciare l'oggetto desiderato dal suo proprietario. Non c'era alcun bisogno di ricordarsi la sua posizione. D'altro canto, probabilmente, gli gnomi o le lumache cornute avrebbero potuto prendere qualcosa di nascosto. Neanche loro erano esenti dai problemi, dopotutto, e poi, avevano Tu-Sai-Chi. Il signor Fogg fece segno a Hermione di accomodarsi sull'unica sedia posta al centro della stanza. Immediatamente un metro sartoriale iniziò a prenderle le misure nei posti più improbabili: dalla spalla al gomito, dal ginocchio all'ascella... La ragazza lo lasciò fare mantenendo la calma e cercando di non agitarsi troppo per il solletico che quello strumento le faceva saltando da una parte all'altra del suo corpo. Voleva dare di sé un'impressione il più professionale possibile. Proprio mentre si concentrava per non muovere la testa mentre quel diavoletto di un metro le solleticava il collo misurandole la distanza tra la narice sinistra e la punta dell'orecchio destro e tra la fronte e lo sterno, un ometto dagli occhi color dell'argento arrivò da loro. Da dove fosse spuntato, la strega non sapeva proprio dirlo.
-Darnell Fogg. Salice, 10 pollici, capelli di Veela, non molto flessibile, aggiungerei. Era una bella bacchetta.
-Era.
Puntualizzò amaramente il vecchio mago.
-Comunque, chi abbiamo qui?
-Hermione.
Sussurrò la ragazza con tono appena udibile agitandosi sulla sedia, la voce tremante per l'ansia e la soggezione che quello strano ometto, che sembrava non sentire mai il bisogno di sbattere le palpebre, le incuteva.
Si schiarì la voce e ripeté con maggiore decisione:
-Hermione Granger.
-Bene, bene, bene.
Scandì lentamente il commerciante. Non sembrava affatto una persona affabile e tranquilla. Aveva un guizzo negli occhi che la giovane strega non si poteva spiegare, ma le ricordava il suo dirimpettaio, per certi versi, e questo la rassicurava un pochino.
-Allora, signorina Hermione Granger, io sono Garrick Ollivander, fabbricante di bacchette. Ma questo immagino lo avrai già capito.
La ragazza annuì, il cuore che le batteva a mille. Ollivander estrasse in modo apparentemente casuale una scatolina dallo scaffale alla sua destra. Lo spazio lasciato dalla sua momentanea assenza restò immutato, totalmente ignaro della forza di gravità.
-Cuore di piuma di fenice e legno di betulla.
Annunciò porgendole una lunga bacchetta di legno scuro organizzata simmetricamente in tanti precisi nodini sporgenti. Tra una serie e l'altra di nodini, si intravedeva la struttura sottile della bacchetta. Non appena Hermione la prese in mano, dovette lasciarla andare con un gridolino sorpreso. Bruciava, e non poco. Ollivander non si preoccupò di raccoglierla da terra, piuttosto si voltò verso lo scaffale opposto e tirò fuori un'altra scatolina.
-E questa?
La strega impugnò la bacchetta un po' titubante. Questa volta non scottava.
-Nucleo di Veela, legno di agrifoglio, 12 centimetri, flessibile. Provi ad agitarla.
La ragazza la puntò come aveva visto fare alla gente di Diagon Alley verso il metro che, finito il suo lavoro, si era accovacciato sulle sue gambe e faceva le fusa. Un lampo di luce rosata scaturì dalla punta e il metro saltò in aria spaventato e corse a rintanarsi sulle spalle di Ollivander.
-Ci siamo quasi, ma no. Non è ancora quella giusta.
A Hermione sudavano le mani per l'ansia. E se non ci fosse stata una bacchetta adatta a lei? Era solo una mezzosangue, del resto. L'uomo tirò fuori un'altra scatolina e poi un'altra ancora. Molte bacchette dopo, la ragazza si era scottata un'altra volta, aveva incenerito un angolo del mantello del signor Fogg e aveva fatto saltare in aria una bottiglietta di vetro distrattamente lasciata in precario equilibrio sul bordo di uno scaffale.
Ollivander aveva quasi svuotato un intero ripiano. Apriva le scatoline, ne esaminava il contenuto e, il più delle volte, le lasciava cadere per terra frustrato per poi rimettersi a cercare.
-Quattordici pollici, legno di salice e nucleo di crine di unicorno. La proviamo?
Non era neanche lui molto speranzoso. La ragazza impugnò la bacchetta imbarazzata. Non era né troppo calda, né troppo fredda e non faceva partire raggi incenerenti, ma aveva qualcosa che non andava. Non sapeva esattamente cosa. Del resto, non era mica un'esperta, lei. La studiò attentamente. Sembrava che quello strumento di legno le stesse sussurrando qualcosa. Non era qualcosa di udibile, però: non faceva alcun rumore, ma lei lo sentiva; sentiva quel sussurro dentro di sé; lo sentiva entrarle a fondo nell'anima; lo sentiva bisbigliarle parole armoniose di cui non riusciva a comprendere il senso. Poi si mosse. Impercettibilmente. La bacchetta di legno di salice e nucleo di crine di unicorno si protese verso destra, verso il basso, come un cagnolino che strattona delicatamente il guinzaglio, pensò Hermione, o un bambino che ha appena iniziato a camminare che tira la manona della mamma con la sua soffice manina. La ragazza si lasciò guidare e posò lo sguardo sul punto esatto in cui quello strano bastoncino magico sembrava volerla trascinare. Proprio lì, in un marasma di carta appallottolata e scatoline socchiuse, Hermione notò un'altra bacchetta più piccola e sottile. Presa dall'istinto, lasciò cadere a terra la bacchetta di salice e si incamminò lentamente verso quella appena trovata. Sentiva gli occhi piccoli e argentati di Ollivander scrutarla con curiosità. Si chinò a prendere la bacchetta, ma aspettò un secondo prima di stringerla fra le mani, quasi come se sentisse il bisogno di chiederle il permesso. Era tiepida al tocco e le intorpidiva leggermente la mano. Sorrise.
-Eccola!
Esclamò il fabbricante.
-Cuore di corda di drago, legno di vite, dieci pollici e mezzo, particolarmente flessibile. Davvero bella. Senza offesa, signorina Granger, ma è curioso come questa bacchetta l'abbia scelta. Non è una passeggiata, è una piccola ribelle, diciamo. Impara in fretta, ma bisogna saperla ammaestrare.
Hermione non era sicura che l'uomo stesse ancora parlando della bacchetta. La descrizione sembrava simile a una di quelle scritte sulle gabbie dei gufi al Serraglio Stregato: impara in fretta ma è cocciuto come un mulo. Ollivander continuò:
-Maghi molto esperti sono stati rifiutati da queste bacchette, ma lei no, nonostante sia cresciuta in una famiglia babbana e non ha alcuna conoscenza del mondo magico. Deve essere un privilegio, per lei, avere questa bacchetta. Ne è degna, signorina Granger. Sono sicuro che costituirete un ottimo binomio.
***
-Mi piace.
Disse poco più tardi la ragazza al vecchio mago tenendo con una mano un gelato e con l'altra la nuova bacchetta. Non aveva smesso di impugnarla neanche per un secondo. Era la sua bacchetta. L'aveva scelta. Lei ne era degna. Si sentiva orgogliosa.
-Cuore di corda di drago, no? Non mi sembra affatto male.
Hermione diede una leccata al cono variopinto, finendo per sporcarsi la punta del naso. Sulla strada del ritorno verso il Paiolo Magico, si erano fermati qualche secondo a guardare un'altra volta le vetrine del Ghirigoro, e adesso si erano accomodati su uno dei tavolini all'aperto della gelateria Florean. La giornata stava giungendo al termine e la caotica Diagon Alley si stava sfollando un po' alla volta. I bambini urlanti e sempre di corsa, stanchi dopo una giornata di acquisti con i genitori, avevano smesso di giocare e ora tenevano i nasi incollati alla vetrina di Accessori di Prima Qualità per il Quidditch con un lecca lecca o dello zucchero filato in mano. Quello del più piccolo di loro aveva assunto le sembianze di una scopa. Il sole, via via sempre più basso, faceva risplendere di un'atmosfera fiabesca i colori sgargianti delle case. I proprietari dei negozi iniziavano a riporre all'interno le merci che avevano allestito fuori per invitare i clienti ad entrare. Madame Malkin, seduta sui gradini della bottega, chiacchierava allegramente con un'altra strega dal mantello color senape. Sarebbe andata a Hogwarts. Hermione Jean Granger era una strega e sarebbe andata a Hogwarts. Aveva un mantello nero, un calderone in peltro e una bacchetta di legno di vite e cuore di corda di drago e, soprattutto, sarebbe andata a Hogwarts. Se glielo avessero detto qualche mese prima non ci avrebbe mai creduto. L'estate era la stagione delle belle notizie. La stagione dei giochi, delle vacanze, del fermarsi a contemplare il canto armonioso degli uccelli. Poi, quando arrivava settembre, si portava sempre via qualcosa. Quel settembre, Hermione sapeva che l'estate si sarebbe presa con sé, come premio per le gioie e per i divertimenti che aveva donato, una ragazza consapevole di non essere al suo posto. Quella ragazza, Hermione non l'avrebbe più rivista. Strinse più forte la bacchetta in mano. Ora ce lo aveva, un posto.


NOTE DELL'AUTRICE

Ecco a voi il nuovo capitolo! Disclaimer: non sono la Rowling. Se potete, recensite, altrimenti, grazie comunque per essere passati per di qua. Un bacione a tutti. Conlatestatralenuvole

   
 
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