Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    17/11/2016    3 recensioni
Per Jungkook, essere quello che è oggi costituisce un nuovo inizio.
Ma non è stato sempre così: il percorso che lo ha portato ad accettare se stesso e, soprattutto, ad aprire il suo cuore agli altri, ha rappresentato per lui un ostacolo difficile da superare.
Dal capitolo I:
[…]Fuori dalla finestra, la neve imbianca i tetti di una Seoul congelata e i riscaldamenti, quella mattina, non hanno proprio voluto saperne di partire. Si stringe un poco nella sua felpa nera, quella che un tempo usava per le giornate di ozio passate a giocare ai videogiochi; tira giù entrambi i polsini e saltella sul posto, mentre ascolta attentamente le parole del coreografo. Percepisco il vostro impegno, dice, ma non è ancora abbastanza. Il suo tono è tranquillo, tutti sanno che non vuole spaventarli, né spingerli troppo oltre il loro limite. Ma non è abbastanza: Il suono di quelle parole martella nelle tempie di Jungkook tanto quanto il dolore delle dita paralizzate dal freddo. […]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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V

 










Jungkook è consapevole che le critiche sono parte integrante della carriera di un Idol.

Le critiche fanno crescere, aiutano a prendere consapevolezza dei propri limiti e costituiscono il giusto stimolo per provare a superarli. Mentre scorre velocemente lo schermo del suo cellulare, però, Jungkook pensa che esistono critche e critiche: ci sono quelle che lo fanno entrare in paranoia e quelle che gli fanno ribollire il sangue nelle vene.
Un giorno ne aveva parlato con Namjoon e lui gli aveva suggerito di lasciar perdere, o avrebbe rischiato di farsene una malattia, uscendo pazzo prima del tempo.

Jungkook aveva imparato che fare tutto da solo non lo avrebbe mai portato molto lontano e così aveva iniziato a prendere in dovuta considerazione il parere degli altri, soprattutto se le parole provenivano dalle labbra dei suoi hyungs. In un primo momento aveva rischiato di prendere troppo sul serio anche le cattiverie gratuite, quelle sentenziate da chi in realtà non sapeva niente di lui, da chi pretendeva di giudicare per il solo gusto di offendere; poi però erano svanite anche quelle e Jungkook aveva imparato a distinguere tra ciò che gli avrebbe posto ostacoli significativi per la sua crescita artistica e ciò che invece lo avrebbe solo buttato giù senza aiutarlo a rialzarsi.

Eppure ci sono ancora delle critiche che, per quanto si sforzi, Jungkook non riesce proprio a sopportare: quelle rivolte ai suoi compagni. Immagina che anche gli altri preferiscano non dar peso a quei giudizi anonimi, eppure passa fin troppo tempo a rimuginarci sopra, chiedendosi da dove certa gente riesca a tirar fuori certe accuse o, addirittura, dove trovi la fantasia e il coraggio per esprimere giudizi così presuntuosi.

Quel giorno è seduto sul divano accanto a Yoongi, il quale è immerso anima e corpo nella creazione di una base musicale per un pezzo che ha scritto qualche giorno avanti. Jungkook è sinceramente colpito dalla concentrazione del suo hyung e ha quasi timore ad interromperlo per esternare i suoi dubbi all’apparenza poco importanti.
«Hyung?» Tenta con un sussurro, decidendo se proseguire o meno in base alla risposta che riceverà.
Yoongi non stacca gli occhi dallo schermo. «Mh» mugugna solo, facendo un debole cenno con il capo.
«Posso chiederti una cosa?»
A quel punto Yoongi alza lo sguardo verso Jungkook, perplesso. Probabilmente vorrebbe lavorare ancora un po’ alla sua creazione, ma percepisce nel tono del più piccolo una necessità che ha bisogno di essere soddisfatta in quell’esatto momento. Torna a guardare lo schermo con il viso più rilassato.
«Ti sento» dice allora, invitandolo a parlare.
«Tu hai mai letto i commenti degli haters
Yoongi è costretto ad alzare un sopracciglio, distogliendo ancora una volta l’attenzione dal computer.
«Certo, perché?»
Jungkook rimane zitto, un po’ sorpreso da quella constatazione: pensava che Yoongi non prestasse troppa attenzione a queste cose. Il fatto che la risposta sia positiva lo invoglia a continuare.
«E che ne pensi?»
Abbassa lo sguardo approfittando del fatto che quello di Yoongi sia di nuovo concentrato sul display. Spera che lo hyung non lo consideri un comportamento infantile, perché lui ha veramente bisogno di sapere.
«Che ognuno può spendere il proprio tempo come preferisce, Jungkook».
A quelle parole il più piccolo si infervora di nuovo, pensando agli insulti immeritati che ha letto sul Web.
«Non denigrando gli altri però, né esprimendo giudizi su cose e persone che non conosce!»
Jungkook è sicuro di aver alzato un po’ la voce e Yoongi non se lo fa sfuggire.
«Stiamo parlando di te, Jungkook?»
 Il più grande vuole vederci chiaro, anche se ha già intuito la natura delle preoccupazioni del maknae.
«No, non di me, hyung. A me non importa cosa dicono gli altri, io... »
«Neanche a me, Jungkook».
Il più piccolo si affretta a serrare la bocca, incerto su come replicare. Yoongi chiude il suo portatile e si sfila gli occhiali che solitamente usa quando deve sforzare lo sguardo.
«Non possiamo piacere a tutti, lo sai vero?»
Jungkook annuisce. «Certo, hyung».
«Dobbiamo cercare di superarci ogni giorno, mostrando il meglio che possiamo a chi ci apprezza per ciò che siamo veramente. Solo quando potremmo dire di aver dato tutti noi stessi, allora quei commenti di cui parli non avranno più nessun valore».
Yoongi si alza e stringe una spalla di Jungkook, perché in fondo sa che il maknae è solo preoccupato per loro e, nonostante tutto, ci tiene a ringraziarlo.
Il più piccolo pondera attentamente le parole del suo hyung, meditando se costituissero effettivamente una risposta alla sua domanda o meno, quando si sente chiamare da Yoongi, ormai in piedi e diretto verso la cucina.
«Un giorno scriveremo una canzone su questi haters» dice, puntandogli un dito contro e sfoggiando un sorriso sghembo. «Sarà divertente».













 
 
  
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