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Autore: kiku77    22/11/2016    7 recensioni
Chi possiede la ricetta perfetta per crescere senza cadere, senza sbagliare?
Nessuno.
Non la conosce chi non sa bene cosa vuole, come Yukari.
Ma nemmeno chi sembra avere le idee chiare da sempre, come Genzo…
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Apre gli occhi e subito li richiude.
C’è una piccola fessura da cui entra una riga luminosa. E’ la luce del mattino.
Di nuovo apre gli occhi e si solleva.
L’altra fetta di letto è vuota, anche se il corpo di Yukari ha lasciato una lieve impronta.
Piega le gambe e si chiude la testa con le mani.
Si alza lentamente, infila i boxer, i pantaloni della tuta e si mette a visionare la stanza con lo sguardo, alla ricerca della sua maglietta della salute.
Attraversa ogni angolo, ogni centimetro di pavimento, senza successo.
Si stira, quasi fosse diventato un gatto, e si decide ad uscire dalla camera.
Oggi sono i profumi a guidarlo: in un attimo si ritrova in cucina.
Il piccolo tavolo è apparecchiato per bene e ci sono tantissime cose da mangiare: frittelle, frutta fresca, riso bianco, pane nero, tè, caffè ed una brocca d’acqua fresca.
Yukari è intenta a cucinare qualcosa, con addosso la maglietta della salute del suo ragazzo, le spalle rivolte al mondo.
Quando si gira, ha il volto pieno di vergogna e in mano regge un piatto con dei dolcetti alla crema.
Genzo si siede, le sorride di sfuggita. Si prende un bicchiere d’acqua, lo beve con lentezza, ma senza interruzioni.
E’ inspiegabilmente, irrimediabilmente triste.
Lei se ne accorge, si siede di fronte.
“Non sapevo cosa cucinare… ma allo stesso tempo, lo desideravo da tanto. Così ho pensato di prepararti la colazione. Ad ogni modo, non sei obbligato a mangiare.”
Lui alza lo sguardo, si passa la mano sugli occhi: deve prendere contatto con la realtà, ma ha il cuore all’altezza della gola, fa fatica a parlare.
“La colazione è bellissima. Grazie.”
Yukari lo osserva e si rende conto che Genzo è inarrivabile: non ha minimante idea di cosa gli stia passando per la testa.
Si alza, infastidita.
“Sembri… sembri molto triste.”
Genzo si fa una tazza di macedonia e comincia a giocare con i pezzetti di frutta.
Sta prendendo tempo, perché non può neanche immaginare di ingoiarne un cucchiaio.
 “Non sembro triste. Io SONO triste, Yukari.”
Lei si siede ancora una volta, si raccoglie i capelli, li ferma con un elastico.
“Non… non ti capisco.”
Il portiere si alza, va verso la finestra, ha bisogno di respirare. Apre il vetro, sporgendo il volto, poi si ritrae e richiude la finestra.
“Stasera devo partire.”
“Lo so, lo so bene, Genzo.”
Dalla tasca dei pantaloni sfila un biglietto da visita, “qui c’è il numero di telefono del mio avvocato. Se hai bisogno per la richiesta di visto, puoi rivolgerti a lui.”
Yukari prende il biglietto, “grazie.”
Passa qualche minuto.
Poi Genzo prende coraggio, “come… come pensi di muoverti?”
“Per prima cosa trascorrerò il fine settimana a casa” replica secca lei, preparandosi una tazza di tè, “così potrò spiegare la situazione ai miei.”
Genzo abbassa la testa, beve un altro po’ di acqua.
“Poi farò i fogli per il passaporto e tutte le pratiche per il visto. Compilerò i moduli per la richiesta di ammissione ai corsi on line della mia facoltà. Ho una buona media: non dovrei avere problemi. Per il resto non c’è molto altro da fare.”
Yukari ha la testa completamente leggera. E’ calma, quasi gelida, come se parte di Genzo si fosse trasferita in lei.
Non ha più paura, non c’è esitazione nel suo cuore, non ci sono più passi incerti.
Il portiere scarabocchia qualcosa sulla tovaglietta di carta, con una matita di fortuna, “ti lascio anche il cellulare della mia segretaria. Se non ti risponde, lascia un messaggio, così poi ti richiama. Lei sa sempre dove trovarmi.”
“Grazie.”
La ragazza si avvicina e strappa il pezzettino di tovaglia, lo piega in due e poi a seguire in quattro parti. Sorride.
“Sei contenta?”
“No… è che sto piegando questo brandello di carta con la stessa cura con cui ho piegato il tuo messaggio, quando te ne sei andato da qui, la prima volta. E’ stata la mia reliquia per un tempo infinito.”
Genzo la guarda intensamente: adesso non ha più voglia di nascondersi.
Ricorda quel giorno, ricorda bene cos’ha sentito, scrivendo quel messaggio.
Uno strappo, la sensazione di essere perso, di non sapere più dove andare e cose desiderare.
Adesso invece sa tutto.
“Cerca di fare presto, Yukari” dice, insistendo con lo sguardo sul suo corpo di farfalla.
Lei diventa rossa come un peperone.
“Sì, ce la metto tutta per raggiungerti quanto prima.”
“Stasera devo partire” ribadisce lui, ora ricadendo con gli occhi sulla sua macedonia distrutta.
“Lo so. Sei guarito dall’infortunio e devi riprendere a giocare. Poi tra una decina di giorni sarai in Australia per la coppa d’Asia. Sei pieno di impegni.”
“Già… mi sembra impossibile.”
Yukari si allontana, con la sua tazza di tè in mano.
“Cosa?”
“Andare via. Lasciarti qui. Era già difficile ieri. Ma adesso… adesso che abbiamo passato la notte insieme, mi sembra… mi sembra impossibile.”
Lei deglutisce, posa la tazza sul lavandino.
Ora è tutto chiaro.
Non è necessario aggiungere altro.
“Avrai bisogno di rivestirti” sussurra, premendo il lavandino con le mani, inarcando un po’ la schiena.
Lui la guarda, alzando la testa, senza capire bene.
“Avrai bisogno di rivestirti, Genzo” ripete lei, senza muoversi.
“Forse è meglio se ti sbrighi e vieni a riprenderti la tua maglietta…” aggiunge, sfilandosi la t-shirt, che ricade a terra, leggera come una piuma.

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Ciao a tutti^^
Com’è normale che sia, visto l’iter che ha portato Genzo e Yukari fino a qui, c’è ancora un bel po’ di tensione emotiva, perché c’è un bagaglio di cose non dette e sommerse che sta emergendo minuto dopo minuto…
Ma non importa.
La cosa che più conta è che adesso sono insieme^^

Grazie mille a tutte le persone che dedicano tempo a leggere e a seguire questa  ff^^
E grazie di cuore anche a coloro che commentano e mi scrivono^^

A presto,
kiku
 

   
 
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