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Autore: MaDeSt    22/11/2016    5 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

PREPARATIONS

Ebbero diversi problemi da affrontare per poter uscire di casa: la madre di Andrew semplicemente non voleva, con tutto ciò che era accaduto ultimamente; Emily per ciò che era successo la notte stessa; e Layla perché ai suoi genitori era giunta voce delle condizioni di Jorel.
Susan dovette impegnarsi al massimo per poter convincere i loro genitori, specialmente Moriel che non conosceva, ma alla fine riuscì a portare tutti loro a casa di Cedric verso le nove del mattino, quando Lily si trovava ancora nella sua stanza - non dormiva ma non aveva intenzione di scendere.
Fu Cedric a prendere parola per primo spiegando perché li avessero chiamati, e raccontò quanto successo la notte precedente, lasciando tutti a bocca aperta - compresa Emily che sapeva la storia ma non della magia. Fu presto chiaro ai quattro ragazzini il motivo di quell’incontro: Jorel ricordava, quindi dovevano una volta per tutte decidere cosa fare prima di partire.
Ne discussero a lungo e animatamente, perché ancora non erano giunti a un accordo per quanto riguardava dirlo o non dirlo ai propri genitori, e finché non fosse stata presa una decisione unanime non sarebbero potuti partire.
Emily rimase piuttosto confusa dalle loro parole, non capiva quale urgenza avessero di partire, e quando sentì nominare una scuola di magia e gli Elfi aprì la bocca per fare le sue domande. Ci ripensò; i ragazzi sembravano molto presi dalla discussione, non era certa che l’avrebbero presa in considerazione e ad ogni modo pareva che sarebbero rimasti a Darvil ancora del tempo. Immaginava che tutto ciò di cui stavano parlando ora aveva a che fare con il dialogo avvenuto tra loro e quegli strani gatti, dal quale lei era stata tagliata fuori.
Non fu facile convincere Cedric Andrew e Layla, ma alla fine concordarono che i loro genitori avrebbero di sicuro preferito rischiare la propria vita per mantenere un segreto e aiutarsi a vicenda a custodirlo, piuttosto che chiedersi che fine avessero fatto e se fossero ancora vivi.
Solo allora, quando la situazione fu più calma, Emily fece le sue domande, ora preoccupata oltre che confusa; magia, elfi, draghi, viaggi. Non voleva credere che i suoi giovani compagni di avventure degli ultimi mesi dovessero partire per andare o a Eunev o da questo popolo leggendario. Elfi!
Con pazienza le spiegarono la situazione, cos’era veramente successo a Jorel, cosa fosse successo con quei soldati, quando Layla aveva usato la magia senza nemmeno sapere di poterlo fare, e infine di ciò che avevano detto i Gatti Ferali.
«E voi partireste basandovi su ciò che vi hanno detto dei... gatti?» fece scettica quando Jennifer ebbe detto l’ultima frase.
«Hai ascoltato o no? Layla ha rischiato la vita per una cosa che nemmeno conosceva!» esclamò Andrew irritato «Se non impariamo in fretta rischieremo di fare la sua stessa fine, o peggio morire! Perciò dobbiamo studiare, o a Eunev o da questi elfi!»
«Emily...» cominciò Layla con voce flebile, catturando lo sguardo dell’amica «Tu sai queste cose perché sapevi delle uova e hai visto i draghi. Avrai capito di essere in pericolo almeno quanto lo saranno i nostri genitori appena glielo diremo, perché sai tutto... e i tuoi non dovranno saperlo...»
«Non preoccuparti Layla, terrò il vostro segreto con me qualunque cosa succederà.» la rassicurò con determinazione «Se riuscite, fatemi sapere dove sceglierete di imparare questa magia, così potrei magari provare a mandarvi dei messaggi, per farvi sapere cosa succede qui...»
«Sarebbe meglio di no.» la interruppe Cedric «Oltre a metterti ulteriormente a rischio, ci sarebbe la possibilità che te lo lasci sfuggire.»
La giovane donna fece per ribattere sdegnata, ma Mike la precedette: «Ha ragione lui. Mi dispiace doverlo dire, ma credo che anche gli altri la pensino così. Meno cose la gente saprà di noi, meno pericoli correrete. Torneremo presto in ogni caso, non preoccuparti.»
«Già, giusto il tempo di imparare a controllare la magia perché non ci uccida per sbaglio e saremo a casa!» esclamò Jennifer allegramente.
Emily fece una smorfia poco convinta, ma non insistette oltre e non fece altre domande. Così i ragazzi tornarono ognuno verso casa propria angosciati ancora più di prima.

Il giorno dopo, come concordato, i ragazzi erano riusciti a convincere i genitori a non lavorare per poterli portare fuori casa tutti insieme. Avevano intenzione di mostrare loro i draghi; mancava Emily e naturalmente anche i suoi genitori, i quali se possibile non avrebbero mai dovuto sapere di tutta la faccenda. Alla fine dunque si trattava solo dei genitori di Jennifer Susan e Layla, con la madre di Andrew.
S’incontrarono tutti poco fuori Darvil, nei pressi della casa di Cedric ma non troppo vicini per non farsi vedere né da Ilion né da Lily, e quando videro il giovane i genitori di Susan e Andrew furono gli unici a non storcere il naso, immaginando che qualunque cosa volessero mostrargli avesse a che fare anche con lui.
La madre di Layla fu la prima a prendere parola, portandosi le mani sui fianchi e domandando con aria severa: «Allora, cosa ci facciamo qui? Di cosa vorreste metterci al corrente, tutti quanti?»
«Ora ve lo spieghiamo.» rispose Mike.
Quindi si avviarono verso il bosco a passo piuttosto svelto, e i genitori si scambiarono sguardi preoccupati, ancor più quando capirono di dovervi entrare.
«Era qui che venivate tutti quei giorni?» domandò il padre di Jennifer, e lei si limitò a rispondergli annuendo.
«Ma perché ostinarvi a giocare tanto lontano da casa, in un bosco? Si può sapere cosa c’è di speciale?» domandò quindi Moriel.
«Tra poco lo vedrai mamma.» disse Andrew in un sussurro.
Arrivarono infine vicini alla tana dei draghi, i ragazzi fecero cenno agli adulti di fermarsi e poi tutti loro se ne andarono, sparendo rapidamente alla loro vista tra la fitta vegetazione. Li lasciarono in ansia solo per un paio di minuti, poi furono di nuovo davanti a loro.
«Ebbene?» domandò il padre di Layla impaziente strofinandosi la rada peluria sul mento.
«D’accordo, promettete di non arrabbiarvi per ciò che vedrete.» cominciò Susan torcendosi le mani.
Questo li innervosì subito, lo sguardo della madre di Layla s’indurì e la donna disse: «Perché dovremmo?»
«Dobbiamo... dirvi delle cose e darvi alcune... brutte notizie.» tentennò Jennifer.
Suo padre prese un lungo sospiro e annuì con aria al contempo preoccupata e severa, quindi passandosi una mano nella chioma rossiccia e indomabile disse: «Coraggio allora.»
«No, un attimo.» disse la madre di Layla «Prima rispondete a un paio di domande. Cosa ci facciamo tutti qui? E perché proprio qui? Cosa venivate a fare in questo bosco ogni giorno per mezza giornata? Tutto questo c’entra con la sparizione della tua famiglia, Susan? E quei soldati? E se davvero la situazione è grave come state lasciando intendere, perché non avete detto tutto subito, quando avete cominciato a ritrovarvi tutti i giorni? E perché...»
«Una cosa alla volta, mamma!» esclamò Layla interrompendola e catturando gli sguardi di tutti. Sentendosi in imbarazzo per il modo in cui si era rivolta a lei, si guardò le punte degli stivali e riprese timidamente: «Ora vi mostreremo la... ragione di tutto questo. La causa di tutto. Dopodiché vi spiegheremo la storia, e infine vi daremo le brutte notizie...»
Poi i ragazzi ordinarono a qualcuno di invisibile agli occhi dei genitori di uscire allo scoperto.
Sei strane creature comparvero davanti agli adulti increduli; erano tutti molto simili nell’aspetto, alti al massimo fino a metà coscia dei ragazzi e lunghi quanto un cavallo, muniti di corna, spine, denti e artigli acuminati, ali, coda e un paio di enormi occhi. Ognuno aveva un colore diverso, incredibilmente vivace, tranne uno di loro che era nero.
Tutti eccetto i genitori di Susan fecero alcuni passi indietro gridando, anche se i due uomini cercarono di darsi un contegno, le madri invece strillarono. Gerida era la più tranquilla, eppure anche lei indicava i draghetti e inveiva contro la figlia. Presto tutti cominciarono a gridare, con grande sconforto dei ragazzi, e i draghetti osservarono la scena con disappunto.
Facciamo davvero così ribrezzo? si domandò Rubia, parlando anche con tutti i draghi e i ragazzi.
«No piccola, ma creature del vostro calibro incutono timore...» le rispose Jennifer in un sussurro.
Perché?
«Beh, siete relativamente grossi per gente non abituata a vedere animali più grandi di un cavallo, avete denti, ali, artigli, corna, spine...»
«Non avete l’aspetto di creature mansuete e addomesticabili, detto in breve.» intervenne Mike fissando la madre di Jennifer che ora era pallida in viso.
Ma questo non fa di noi creature malvagie e pericolose obiettò Zaffir.
«Malvagie no, non è l’aspetto a rendere malvagi. Ma pericolosi, questo sì. Voi siete molto pericolosi.» ribatté il ragazzino, ora guardando il cucciolo blu che abbassò la testa come sentendosi colpevole.
Jelena sorrise a Sulphane e la salutò, quindi la draghetta le fece un cenno con la testa lasciando tutti gli altri sbalorditi.
La prima a inveire fu ovviamente la madre di Layla che gridò a sua figlia: «Ma sei diventata matta? Cosa sono questi... questi... cosi? Da dove saltano fuori?»
«Bella domanda!» esclamò Moriel «Andrew tesoro, vieni qui! Allontanati da quelle bestie!»
Umbreon le rivolse uno sguardo di fuoco.
«Jennifer... Jen vieni anche tu... quelli non sono cani! Né gatti! Cosa... cosa sono, per Jegra?!» gridò Gerida.
«Non sono pericolosi, ora vi spieghiamo tutto.» rispose la ragazzina.
«Farete meglio a parlare in fretta!» disse il macellaio cercando di mantenere un’aria autoritaria anche di fronte a quelli che erano indubbiamente letali predatori.
Mike prese parola: «Vi avevamo chiesto di non arrabbiarvi, ma ci aspettavamo tutti una reazione simile da parte vostra...»
Silenzio. Ascoltavano fissandoli furenti, tenendosi tuttavia a distanza.
Il ragazzino riprese: «Questi cosi come li chiamate voi, sono il motivo di questa specie di raduno...»
«Cosa volete, che li uccidiamo?» lo interruppe il padre di Jennifer, ma prima che Mike, disgustato, potesse esprimersi, accanto a Jennifer Rubia ringhiò e l’uomo fece due passi indietro terrorizzato.
Mike si riebbe e continuò: «Dunque, dicevo... questi sono sei cuccioli di drago...» la madre di Andrew lo interruppe con un urlo di terrore, Umbreon la incenerì con lo sguardo, le pupille ridotte a una fessura.
«Esistono davvero?» chiese incredulo il padre di Layla.
«Io credevo fossero morti tutti!» esclamò invece Gerida.
«...Questi sei cuccioli di drago,» riprese Mike alzando la voce per farsi sentire «sono innocui finché ci siamo noi, perché ci appartengono...»
«Che cosa?!» sbraitò la madre di Layla «Come sarebbe?!»
«Mamma ti vuoi calmare?» le gridò Layla innervosita, Ametyst al suo fianco ringhiò la sua approvazione.
«Innocui quelli?» chiese il padre di Jennifer indicandoli.
«Esatto!» rispose seccato Mike «Sono ai nostri ordini! Sono i nostri draghi! Va bene? Non è vero Zaffir?» chiese poi rivolto al drago blu e quello annuì vigorosamente. Gli adulti rimasero a bocca aperta.
«Praticamente» intervenne Susan «noi siamo i padroni di questi draghi, loro obbediscono soltanto a noi, e noi ora dobbiamo imparare la magia prima che l’uso involontario di questa ci uccida.» disse tutto d’un fiato, ma era tranquilla. Perché i suoi genitori sapevano.
«C-cosa?» chiese incredula la madre di Andrew dopo un lungo silenzio attonito.
«Già...» le rispose il figlio e posò la mano sulla testa di Umbreon «Lo sappiamo, è triste... dobbiamo partire il prima possibile, forse andremo a Eunev.»
«Eunev!» esclamò il padre di Layla con mani e sguardo al cielo «Eunev! La capitale!» poi tornò a guardare la figlia ed esclamò indicando Cedric: «Io con quello lì non ti lascio andare da nessuna parte!» a quelle parole lo sguardo del ragazzo s’incupì e Smeryld ringhiò minaccioso. L’uomo guardò la piccola creatura solo per un istante, poi continuò: «Quello che è successo...»
«Lo so, papà.» lo interruppe Layla con decisione, sperando che non dicesse altro «Ma Ametyst mi proteggerà da qualsiasi cosa. Lei.» si affrettò a indicare la dragonessa viola perché nessuno di loro sapeva chi fosse Ametyst «Inoltre, con questa storia della magia non potrei rimanere comunque. Vorrei, ma non posso.»
«Ora lasciateci raccontare dall’inizio.» disse Susan ottenendo finalmente un silenzio meno teso, quindi cominciò a parlare.
Naturalmente partì dal momento in cui lei e Jennifer avevano trovato le uova, quando ancora pensavano che fossero pietre insolite e di come avevano scoperto che in realtà fossero uova di drago. Passò poi alla parte in cui avevano testardamente scelto di aspettare che nascessero, e poi di come, una volta nati, fossero andati nella Foresta per cercare di lasciarli a loro stessi.
Gli adulti rimasero zitti ma sui loro volti pallidi si poteva leggere il terrore, dunque i ragazzini evitarono di nominare i Krun.
Susan riprese parola raccontando di come si fossero affezionati in fretta ai cuccioli crescendoli, poi intervenne Layla che raccontò di come avessero trovato il modo di farsi capire, Jennifer di quanto in fretta crescessero, Mike di quando avevano cominciato a comunicare, Andrew disse del loro incontro con Nerkoull che gli aveva permesso di crescere coi draghi.
Arrivò poi il momento di raccontare cosa fosse realmente successo coi soldati, e a Jorel. Lì Cedric prese parola per la prima volta e cercò di non lasciarsi prendere dalla rabbia che ancora provava, ma come si aspettavano quella parte del racconto lasciò gli adulti sconvolti. Andrew Susan e Jennifer raccontarono di cosa fosse successo nell’accampamento, Layla della magia e Cedric invece dell’intervento del grande Nerkoull, che li aveva aiutati a liberare anche i genitori di Susan. Infine tutti insieme, eccetto Mike che non era stato cosciente, raccontarono molto in breve della morte dei soldati, dilungandosi poi invece a parlare dei Gatti Ferali e dei loro ammonimenti.
Quando finirono di raccontare la storia scese il silenzio, perché gli adulti davvero non trovavano nemmeno il coraggio o la forza di proferire parola.
Fu dopo un buon paio di minuti che il macellaio scosse la testa come per riprendersi da un incubo e guardò negli occhi tutti e sei, uno alla volta, volgendo talvolta lo sguardo a uno dei sei draghi solo per un breve istante.
Sospirò profondamente e disse con voce flebile: «Quelle creature, quei... draghi hanno ucciso dieci persone? E hanno tentato di uccidere il nostro fabbro? Questo davvero non vi dice nulla su che razza di bestie stiano al vostro fianco?»
«Fel,» disse Susan «non sono stati loro a uccidere i soldati, è stato Nerkoull a rispondere alla mia richiesta d’aiuto. L’ha fatto per noi. Probabilmente saremmo morti tutti se non fosse intervenuto.»
«Per quanto riguarda mio padre...» disse invece Cedric trattenendo una smorfia «Smeryld lo ha aggredito perché non sapeva chi fosse, sapeva solo che nessuno avrebbe dovuto sapere di loro. E per evitare il rischio ha deciso di...» non riuscì a finire la frase e cercò un altro modo per dirlo «Ha cercato di nascondersi prima, ma Jorel l’ha visto. Così ha pensato di non avere altra scelta.»
«Quindi in poche parole, se noi ci fossimo per sbaglio avventurati nel bosco, in questo bosco, avrebbero potuto ucciderci?» esclamò il padre di Jennifer «Per ‘Mantenere il segreto’, dico bene?»
«No. È stato mio l’errore, io non avevo mai parlato a Smeryld di mio padre.» indicò gli altri draghetti con un gesto «Tutti gli altri invece sapevano di voi, delle vostre famiglie, in un modo o nell’altro.»
«Però se qualcuno del villaggio eccetto noi fosse venuto qui, sarebbe morto. È errato questo?» domandò Gerida con un sospiro rassegnato.
«Questo non è errato.» ammise Mike in un sussurro, guardò un attimo a terra, poi riprese a fissare la donna negli occhi «Ma possiamo assicurarvi che avrebbero prima cercato di nascondersi, e solo nel caso in cui fossero stati visti... beh... Ad ogni modo non è mai successo.» tagliò corto.
«E i tuoi genitori, Susan?» domandò la madre di Layla torcendosi le mani.
La ragazzina guardò il padre, che a sua volta venne fissato da tutti i presenti. Sentendosi in difficoltà l’uomo borbottò: «Per qualche ragione sapevano di Susan e sono venuti sotto casa nostra per chiederci dove fosse. La situazione è degenerata e pensando che nascondessimo qualcosa ci hanno presi e portati a sud, verso Miol. Lì si sono incontrati con altri soldati, quelli che sono venuti qui e di cui hanno parlato prima, e ci hanno riportati a nord poco lontano da qui. Il resto più o meno lo sapete, ci hanno interrogati imperterriti finché quel Nerkoull ci ha salvati... uccidendoli.» concluse con una smorfia di ribrezzo ricordando com’erano morti.
«E cos’è invece quest’altra storia dei gatti e della... magia?» domandò Moriel, che nel panico di poco prima era scoppiata in lacrime, atterrita.
«Come vi abbiamo detto, la magia è dovuta ai draghi.» rispose Layla «Grazie a loro noi possiamo usarla...»
«Ed è così che ho salvato Jorel.» la interruppe Cedric «Ma per farlo ho rischiato la vita, perché non la sapevo usare. E finché non impareremo a controllarla, tutti noi rischieremo la vita. Potremmo usarla senza volerlo e in quantità tali da ucciderci.»
«Per questa ragione dobbiamo partire il più presto possibile.» completò Jennifer «Impareremo a controllarla in modo da non usarla per sbaglio, poi torneremo qui. Sarà questione di pochi mesi, ve lo promettiamo!»
«No!» esclamò Moriel «Mio figlio ha solo undici anni! Non può partire... per Eunev poi? Avete idea di come arrivare a Eunev?!»
«E del tempo che ci vorrà per arrivarci.» intervenne Gerida.
«Hanno ragione, voi non potete andare da nessuna parte da soli.» disse il macellaio «Sei ragazzini da soli a Eunev! Questa sarebbe pazzia.»
«Non c’è Eunev come sola alternativa.» disse Susan, ottenendo ancora il silenzio «Se troviamo i Gatti Ferali possiamo chiedergli di condurci dagli Elfi.»
«Elfi? Elfi!» esclamò Gerida, girò su se stessa con lo sguardo al cielo e le mani sul viso, senza voler credere alle proprie orecchie.
«Gli Elfi non esistono.» dichiarò suo marito.
«Ma i Gatti dicono...»
«Gatti? I gatti non parlano, Susan!»
«Quelli sì! Come parlano i draghi! I draghi non esistevano per voi fino a un’ora fa, eppure eccoli davanti a voi!»
Ci fu un attimo di silenzio, poi la madre di Layla scosse la testa e disse fermamente: «Non se ne parla. Elfi o Eunev, non andrete da nessuna parte.»
«Non potete impedircelo, rischieremo di morire!» protestò Mike.
«Abbandonate quelle bestie e il problema si risolverà nel giro di qualche giorno. Ma cosa vi è saltato in mente?! Crescere dei draghi? Cosa vi aspettavate che succedesse, esattamente?» sbottò Alena.
Cedric fu l’unico tra i ragazzi a non abbassare lo sguardo con fare colpevole a quel rimprovero, scosse la testa a sua volta e guardò la donna dritto negli occhi, quindi le disse cupamente: «Non vi abbiamo portati qui per chiedervi il permesso di partire. Pensavamo avreste preferito sapere che non saremmo né morti né scomparsi. Ce ne andremo presto.»
«Cosa? Ho detto no!» gridò Moriel.
Smeryld ringhiò e Cedric si lasciò inconsapevolmente prendere dal suo fastidio, quindi ripeté più aggressivo: «Non abbiamo bisogno del vostro permesso. Se non partiremo moriremo davanti ai vostri occhi compiendo azioni apparentemente inspiegabili. Volevamo solo che non foste in pensiero.» dopodiché si calmò e scosse la testa, sentendosi come appena risvegliato da un sogno.
Nemmeno gli altri capirono cosa gli fosse preso, ma gli furono grati per essersi esposto al posto loro, per di più in quel modo e con parole tanto forti che non sarebbero stati in grado di proferire.
«Tu bada bene a come parli.» ringhiò il padre di Layla irritato «Se non ti dispiace vorrei decidere io per mia figlia, se lasciarla andare nella città più grande e pericolosa del Regno!»
«Ma papà... ciò che ha detto è vero. Noi non possiamo attendere il vostro permesso... non possiamo proprio aspettare! Io sarei partita volentieri tra cinque anni, ma non posso! Andremo a questa scuola di magia, impareremo qualcosa, poi torneremo!» tentò la ragazza.
«Sappiamo che è una situazione spiacevole, e che siamo giovani, che siete preoccupati... ma noi non vogliamo morire, capite?» disse Susan timidamente.
«Forse quei Gatti vi hanno mentito? È una trappola! Vogliono uccidervi per avere quei draghi...» tentennò Gerida.
«Perché mai i Gatti dovrebbero volere i draghi?» esclamò Andrew «Noi li abbiamo salvati da quei soldati, sono nostri amici ora! Non vogliono farci del male.»
«Ah sì? E ve l’hanno detto proprio loro, immagino!» ribatté sua madre, le mani incrociate sul petto.
Dille che prima di uccidere voi dovrebbero uccidere noi, e che sarebbe impossibile per un paio di Gatti Ferali uccidere sei draghi disse Umbreon ad Andrew, la coda che sbatteva furiosamente da una parte all’altra. Quindi Andrew riferì le parole del drago.
«Pare che siamo a un punto morto.» sospirò il padre di Susan, per la prima volta contrariato «Non possiamo lasciarvi andare, ragazzi...»
«Io devo partire prima che Jorel torni a casa, o cercherà di uccidermi di nuovo.» disse Cedric con voce quasi flebile, come per scusarsi per il comportamento tenuto poco prima.
«Di te non credo importi nulla a nessuno.» ribatté il padre di Layla cupamente.
«A noi importa!» esclamò Susan accigliata «E io andrò con lui, non importa dove! Io avrò lui, Smeryld e Sulphane! E gli altri dovranno venire con noi.»
«Non possiamo restare.» disse Jennifer con voce lamentosa «Torneremo presto!»
«Non tornerete più, ve lo dico io!» esclamò Moriel «Quei draghi non vi porteranno altro che un guaio dopo l’altro! Draghi! Se qualcuno vi vedesse...»
«Per questo non dovrete dirlo a nessuno. Quei soldati ci avevano scoperti, e siamo stati costretti a... farli uccidere.» disse Mike con una smorfia «Sapere dei draghi vi metterà in pericolo. Ma abbiamo pensato, per l’appunto, che avreste preferito essere voi stessi in pericolo piuttosto che non sapere dove fossimo finiti.»
«Ed è così, penso di poter parlare per tutti noi.» disse la madre di Jennifer «Ma non me la sento di lasciarvi andare Mike, non dopo quello che è successo! Altri soldati vi troveranno, e non avrete me! Morirete se ve ne andrete...»
«Moriremo anche rimanendo.» ribatté Layla «Penso ancora che avvertirvi fosse la cosa migliore, ma sto cominciando a pentirmene...»
«Layla...» cominciò sua madre, sentendosi ferita da quelle parole.
«Non possiamo restare, lo capite?» gridò, si sentiva gli occhi lucidi «Ci dispiace! Non pensavamo sarebbe successo tutto questo quando abbiamo fatto schiudere quelle piccole uova! Non potevamo saperlo! Ma ora, se non vogliamo morire usando per sbaglio la magia, dobbiamo partire e imparare a controllarla! Io l’ho già usata per sbaglio e sono quasi morta. Cedric l’ha usata consapevolmente ma senza conoscerla ed è quasi morto. Volete che rischiamo tutti almeno una volta, prima di lasciarci partire? E se a uno di noi dovesse andare male, la prima volta? Cosa fareste in quel caso, se uno di noi morisse?»
«Tesoro ora calmati...»
«No! Mi dispiace, ma questo è l’unico modo! Torneremo, ma ora dobbiamo partire, al più presto!» decise di zittirsi, ansimava per aver urlato tutto d’un fiato, cominciò a piangere e nemmeno si trattenne, sia per ciò che aveva detto che per come l’aveva detto.
Anche Moriel riprese a piangere, forse perché cominciava a capire che non avrebbe potuto impedire ad Andrew di partire; avrebbe avuto più possibilità di sopravvivere se fosse partito piuttosto che se fosse rimasto.
Tentò un ultimo tentativo e con foga gridò: «Tu non puoi andare Andrew! Non a undici anni! Nemmeno sai cosa ti aspetta, come funziona il mondo... Non andrai!»
Umbreon si avvicinò ringhiando con passo lento e pesante. La donna subito s’irrigidì e lo fissò con terrore, allontanandosi di qualche passo senza smettere di fissarlo negli occhi.
«Umbreon!» sussurrò Andrew, sicuro che il drago l’avrebbe sentito, e infatti quello si voltò di scatto per guardarlo «Non fare così, ti prego.» continuò il ragazzo.
Umbreon sembrò pensarci su, tornò a guardare la donna minaccioso ed emise un ringhio sommesso, poi senza voltarle le spalle retrocesse accanto al ragazzino che gli carezzò piano un fianco.
«Quel... coso è pericoloso!» esclamò poi la donna con voce tremante.
Umbreon indispettito la fissò ancora più minaccioso, ma non fece altro avendo capito che quel momento era quasi certamente più doloroso per la madre piuttosto che per il figlio.
«È fatto così. È molto più scontroso degli altri ma come vedi mi obbedisce ugualmente.» le rispose Andrew «Mamma... lui ormai è il mio drago! Cerca di comprenderlo! Tra qualche mese sarà grande il doppio temo e per quanto tu lo voglia le cose non possono cambiare, questo è il mio destino...»
«No!» lo interruppe lei «Tu sei mio figlio e decido io per te! Ho detto che sei troppo giovane, il discorso per me è chiuso!»
«Ma non potremo tenerlo nascosto a lungo! Se qualcuno oltre a voi venisse a sapere dei draghi sarebbe una catastrofe! Se dovessero scoprirlo verrebbero qui, e io non voglio che Darvil venga distrutto perché io e Umbreon siamo rimasti!» Moriel scosse la testa tra le lacrime e Andrew gemette: «Mamma... non fare così, torneremo.»
«Sì.» disse Jennifer con enfasi «Torneremo, e ad ogni modo non è ancora arrivato il giorno della partenza. Abbiamo ancora tre o quattro giorni.»
«Lasciate almeno che vi accompagniamo.» disse suo padre.
Cedric scosse la testa: «Il villaggio ha bisogno di voi, e noterebbe la vostra mancanza.»
«Noterebbe anche la vostra.» obiettò Gerida.
«Ma voi dovrete reggere il gioco. Potreste spargere la voce che quei soldati ci hanno catturati, così non andrebbe spiegata nemmeno la loro mancanza.» disse Susan.
«E quando tornerete che diremo?» domandò la madre di Layla.
«Diremo di essere riusciti a fuggire, che ci avevano portato al loro accampamento segreto, o qualcosa del genere. Ci inventeremo qualcosa.» disse Mike.
«Non dovrete temere per noi, staremo bene. I draghi ci proteggeranno.» disse Layla, dopo essersi asciugata le lacrime e aver smesso di singhiozzare.
«Non si può proprio impedirlo, vero?» domandò il padre di Layla sconfortato, e la figlia e Susan scossero la testa in risposta. L’uomo sospirò ma annuì portandosi una mano al viso, rassegnato.
«Beh, ora... vogliamo tornare a casa o volete conoscere un po’ i nostri draghi?» domandò Jennifer timidamente.
Moriel lanciò subito un’occhiata ostile al draghetto nero accanto ad Andrew e non si mosse, anzi si strinse le braccia al corpo come per proteggersi. Jelena invece fece qualche passo avanti e s’inginocchiò a terra allargando le braccia, invitando Sulphane a farsi abbracciare, e la piccola dragonessa dalle ali piumate non esitò: si lanciò di corsa addosso alla donna che rise divertita stringendole il collo sottile. Gerida fissava Rubia con insistenza, e alla fine Jennifer le fece cenno di avvicinarsi. Con diffidenza, la donna mosse qualche passo fino a trovarsi davanti alla figlia, la quale le prese la mano e la tenne stretta mentre la draghetta si avvicinava per farsi toccare. La sensazione che provò nel toccare una giovane creatura leggendaria per un attimo le fece dimenticare ciò che sua figlia avrebbe dovuto passare a causa sua, e sorrise.

  
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