Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: R e d_V a m p i r e     25/11/2016    3 recensioni
[Cinque incontri + uno per la nascita di una strana amicizia che si evolve nel tempo e nella lontananza, diventando pian piano qualcosa di più. Perché alle volte non serve vedersi tutti i giorni per sapere di tenere a qualcuno || Pitchuri(o)]
Yuri non ha la più pallida idea di chi sia Phichit Chulanont. Per la verità non riuscirebbe neppure a pronunciare correttamente il suo nome, figurarsi ricordare la sua faccia.
E' vero, lo ha visto in televisione durante le qualificazioni per la Coppa Cina, ma era troppo occupato a seguire maniacalmente l'altro Yuri e i suoi programmi per far caso al thailandese. O chiunque degli altri inetti sfidanti in generale, a dirla tutta.
Così quando se lo ritrova davanti tutto occhi scuri brillanti e un grosso sorrisone, che agita il suo cellulare con un'assurda cover a tema di piccoli criceti cartoonizzati chiedendo di fare una foto insieme, si limita a scoccargli una delle sue celebri occhiatacce e smorfiare.
«Non ho tempo per le foto o gli autografi»
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Phichit Chulanont, Yuri Plisetsky
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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« Shall we skate? - Agape Rhapsody

Fourth meeting.

New York sotto Natale è bellissima.
Phichit c'è già stato altre volte, a dire il vero, ma non smette mai di esserne stupito ed affascinato ogni volta. Tutti quei colori, quelle luci, quella vita. E la neve!
Ah, adora la neve. In Thailandia non è che ci sia propriamente il clima adatto e l'unico modo per vedere la neve a Bangkok è andare a Snow Town - e, anche lì, si tratta di neve artificiale e non è certo la stessa cosa.
E' stato proprio un colpo di fortuna che per la finale del Grand Prix di quell'anno sia stata scelta la Grande Mela. Anche se deve dire che la cosa non è condivisa proprio da tutti.
Non dal secondo in classifica, perlomeno, che gli cammina di fianco di malavoglia e con un broncio che non fa fatica a notare nonostante abbia deciso di seppellirsi sotto una sciarpona rossa che gli arriva fino al naso - cosa che l'ha lasciato perplesso. Insomma, è l'unico russo che soffre il freddo? Sarebbe strano come vedere un husky attaccato ad una stufetta. O qualcosa del genere, perlomeno.
E' carino però, con quel bomberino candido da cui sbuca il cappuccio maculato di una delle sue inseparabili felpe feline, ed un paio di buffi ed enormi copriorecchie di pelo tigrati, bianchi e neri.
Il pattinatore più grande trova piacevole e strano al contempo passeggiare con lui fra le strade innevate, considerato che questa è la prima volta che si rivedono di persona da quando il biondino ha fatto la follia di prendere un aereo per Detroit e venirlo a trovare per sincerarsi delle sue condizioni dopo il piccolo incidente durante le prove - hanno preso l'abitudine di sostituire, quando possibile, la chat con una videochiamata ed è stato esilarante vedere lottare il russo con le cuffie ed insultare un po' la telecamera che non collaborava ed un po' lui perché lo aveva convinto a quella stronzata.
«Ehi che ne dici di fare una foto?»
Lo chiede con una tranquillità sconvolgente, un grosso sorriso fra le labbra e il cellulare con la sua assurda cover a tema di criceti cartoonati già stretto nella mano.
Yuri che aveva continuato a camminare e lo ha superato di qualche passo si ferma, voltandosi di tre quarti verso di lui ed osservandolo con un sopracciglio scetticamente inarcato.
Provano entrambi una sorta di deja-vù. Il posto non è certamente lo stesso e nemmeno la situazione, ma le parole sono le stesse di quella volta.
Si guardano negli occhi per qualche istante, azzurro e verde nel caldo nocciola, ed è il biondo a distogliere per primo lo sguardo. Stanno entrambi ricordando il loro primo incontro.
Ma da quel giorno è passato più di un anno, un Grand Prix dove lui è arrivato secondo e il thailandese soltanto quinto, e soprattutto la loro relazione si è evoluta in un modo che non poteva neppure immaginare. E che un po' gli fa ancora paura e non riesce a definire. Come fai quando stai con una persona soltanto una manciata di volte e il vostro rapporto si basa per il resto del tempo (che è molto) su una chat e lo schermo di un computer?
Yuri sposta il peso da un piede all'altro, nervoso, scoccando un'occhiata alle vetrine illuminate ed addobbate di rosso, bianco e verde. Le persone passeggiano senza far particolarmente caso a loro, cariche di pacchi e pacchetti, e sembrano tutti così felici e spensierati. Sarà l'aria delle feste. Non li sopporta.
Chulanont sospira, ormai sicuro che riceverà di nuovo una risposta negativa. L'ostinato silenzio del russo e quell'aria corrucciata sono segnali ben chiari, così abbassa il capo e si appresta a riporre il cellulare «Va bene, fa null-»
«Ok. Facciamo questa benedetta foto. Ma decido io dove»
Il ventunenne solleva il viso e sgrana gli occhi, che luccicano di sorpresa e gioia, mentre un grosso sorriso si allarga ed è tutto un abbagliare di denti candidi che fa arrossire il più giovane sotto la sciarpa e guardarlo male anche quando lo afferra per il colletto del giubbotto e se lo trascina dietro, incurante della gente che li fissa sconvolta e si sposta per farli passare.
Qualcosa è decisamente cambiato da quel giorno in aeroporto. Ed è cambiato sorprendentemente in meglio.


Yuri lo trascina davanti alle vetrine del Disney Store ed è esilarante il modo in cui rabbrividisce alla vista dell'uomo vestito da Babbo Natale, che si avvicina per regalargli delle caramelle, e poi si nasconde dietro di lui abbaiando insulti in russo verso il poveretto.
Phichit è costretto a scusarsi per entrambi e chiedere gentilmente al fasullo Santa Claus di allontanarsi ed intanto deve evitare di scoppiare a ridere per questa inaspettata piccola scoperta. Chi l'avrebbe mai detto che Plisetsky avesse paura del bonario grasso nonnetto?
Alla fine fanno una foto ai lati di una tigre di peluche gigante che è più alta di entrambi e il thailandese gli regala anche la sua versione formato cucciolo (sarebbe difficile mettere in valigia l'originale altrimenti) a patto che vada a scusarsi di persona con Babbo Natale e faccia una foto con lui. Il russo è combattuto ma, alla fine, il suo amore per i felini batte persino la sua paura e il suo orgoglio e marcia verso l'uomo in rosso con l'aria di chi vorrebbe compiere un omicidio, probabilmente terrorizzandolo a morte dato come quello sembra voler indietreggiare per fuggire.
Phichit che tiene il cellulare pronto per scattare la foto sorride dell'aria imbarazzata e ancora un po' spaventata che ha il ragazzo nel mettersi vicino al figurante e fare segno di vittoria.
Quando torna da lui e gli strappa l'iphone dalle mani per vedere la foto ha ancora una volta voglia di baciarlo.
Ed, ancora una volta, non lo fa ma lo prende per mano incurante della sua aria sorpresa ed è lui questa volta a trascinarlo fino al grande albero di Natale al centro della piazza.
E' il suo turno di scegliere il posto per la foto.
Ai piedi del colossale abete si stringono vicini, passandosi un braccio attorno alle spalle e sorridendo alla fotocamera - perlomeno, Phichit sorride. Yuri si limita ad una buffa smorfia scocciata anche se ha gli occhi brillanti e il naso rosso.


«Abbiamo ricevuto un sacco di like»
Il russo impegnato a mangiare una caldarrosta calda dal suo cono di carta gli scocca un'occhiata perplessa, abbassando lo sguardo sul cellulare che quello tiene in mano e poi tornando alla strada. Dovrà assolutamente comprargli una nuova cover perché quella è davvero ridicola.
«Hm? E quale sarebbe la novità?» borbotta, con tono ovvio, impegnato ad aprire l'ennesima castagna cercando di non scottarsi.
Phichit lo guarda di sottecchi con un lieve sorriso, scattandogli una foto a tradimento. Questa, però, non la posterà da nessuna parte. E' personale.
«Oh nessuna. Ma senti qua, c'hanno dato un nome.»
«Eh?» fa eco quello, distrattamente.
Il thailandese gli ruba la castagna faticosamente conquistata dalle mani e ne morde un pezzo sotto il suo sguardo assassino. Poi, siccome è magnanimo, gli avvicina l'altra metà alla bocca.
«Phitchuri-o» recita, divertito, passandogli il pollice sul labbro inferiore per ripulirlo e vedendolo arrossire di nuovo - è il freddo, ovviamente, nient'altro che il freddo. In ogni caso Plisetsky fa presto ad allontanarsi dal suo tocco e guardarlo torvo.
«Eh?!» ripete, questa volta con un'intonazione che non lascia dubbi sul fatto che abbia sentito bene.
Il più grande fa spallucce, mostrandogli lo schermo aperto su Instagram. Ci sono un sacco di commenti da parte dei fan (delle fan, principalmente) pieni di cuoricini e stelline e quel nome spunta un po' ovunque. Devono credere che stiano insieme o una cosa del genere - beh, effettivamente le foto sono un po' equivoche in quel senso.
«E' carino» mormora, riponendo il telefono all'interno del giubbotto. Siccome non ottiene alcuna risposta, neppure un insulto, alza preoccupato lo sguardo sul suo accompagnatore.
Yuri tiene lo sguardo basso, sul cono ancora pieno che regge fra le mani. Ha un'espressione indecifrabile e Phichit teme che si sia incupito e non abbia preso bene la faccenda. E si maledice per averglielo detto.
Gli sfiora una spalla, poi, sorridendogli gentilmente. Ha un'idea.
«Vieni, ti voglio portare in un posto»


Il Rockefeller Center Ice Skating Rink è come sempre gremito di gente. Persone di ogni età ed ogni tipo pattinano allegramente con in sottofondo canzoni spiccatamente natalizie. Ci sono famiglie con bambini piccoli, gruppi di amici, coppie e solitari che scivolano sulla pista scontrandosi di tanto in tanto con gli altri. Esperti e novellini.
Il bigliettaio li riconosce immediatamente, nonostante il modo in cui sono bardati, e devono chiedere di non farne parola con nessuno e poter pattinare per un po' in pace. In cambio firmano qualche autografo, ma, alla fine, riescono ad ottenere un paio di pattini a testa.
«La finale è tra tre giorni e tu hai ancora voglia di pattinare?» lo schernisce il russo, aspettando che lo raggiunga a bordo pista. Non ammetterà mai che trova bellissimo il posto, nonostante ci siano troppe persone per i suoi gusti, e che sia davvero sorpreso che il thailandese l'abbia portato lì. Un terribile cliché per dei pattinatori professionisti, forse, eppure gli fa piacere.
Il quarto in classifica fa spallucce, tastando il ghiaccio con il tacco della lama di uno stivaletto «Non lo facciamo mai veramente senza pensare ai punteggi e le competizioni, no? Voglio dire, semplicemente per divertirci
Yuri lo fissa per qualche istante, in silenzio, poi si volta guardando il fondo della pista e si schiarisce la voce con le mani strette ai fianchi. Ha un perfetto equilibrio nonostante tutti quei vestiti indosso che gli potrebbero fare da impaccio.
«Chi arriva ultimo paga la cena all'altro»
«Oh... ci st- ehi, così non vale!»
Danzando fra le persone, facendo piroette per evitarle, Yuri ride come non ha mai riso in vita sua inseguito da Phichit che ha lasciato indietro partendo prima di dare un vero via. E non importa che ci sia casino o che qualcuno possa vederlo. C'è solo il ghiaccio sotto i pattini, il vento fra i capelli e la sensazione di libertà e felicità.
Forse è questo che deve provare la gente, sotto Natale.


E' difficile fare evoluzioni in mezzo alla folla, così si limitano a rincorrersi come bambini o pattinare fianco a fianco, coordinandosi. Rimangono comunque bellissimi da guardare, eleganti come nessun altro sulla pista. La gente alla fine si ferma, individuandoli, e piano piano inizia a farsi vicina ai bordi per lasciare loro più spazio.
I due pattinatori seguono naturalmente la musica, si muovono come se fosse propria e avessero provato già innumerevoli volte a ballare sul ghiaccio seguendo le sue note.
Si esibiscono in una serie di quadrupli perfetti che fanno trattenere il respiro e battere le mani, qualcuno li riconosce alla fine ed urla persino i loro nomi, ma loro ignorano tutto e tutti e continuano a cercarsi e rincorrersi senza mai smettere di guardarsi negli occhi.
C'è sfida. C'è divertimento. C'è una sentimento che rende i loro movimenti sincronizzati e che li fa sfiorare, avvicinarsi e poi allontanarsi. Phichit gli passa un braccio attorno ai fianchi e pattinano così, vicini, finché Yuri non si libera con un'aggraziata piroetta e si prepara ad un Salchow nell'esatto momento in cui dal lato opposto il thailandese si esibisce in un triplo toe-loop - questa volta, fortunatamente, senza cadere e farsi alcun danno.
Scivola sul ghiaccio per avvicinarsi all'altro, quando si rende conto che vuole provare un Loop (figurarsi se non dà spettacolo e non cerca di dimostrare di essere il migliore) e lo afferra per i fianchi prima che tocchi di nuovo terra, accompagnandolo gentilmente e stringendoselo contro il petto. La musica si ferma in quello stesso istante e, dopo attimi di silenzio, parte un'ovazione unita a fischi ed applausi.
Ma è soltanto un sottofondo, perché i due interessati non smettono di guardarsi. Hanno entrambi il fiatone, ma Phichit tiene ancora stretto Yuri che non dà segno di volersi liberare ed ha semplicemente voltato il viso sopra la spalla per guardarlo.
«Sei bravo» mormora il più grande, sorridendo.
«Hn. Anche tu non sei male, mudak» borbotta lui di rimando, socchiudendo gli occhi.
Questa volta non è il thailandese a trattenersi. Perché è proprio il russo a sporgersi e premere le labbra contro le sue, con forza, tenendo sollevata la sciarpa perché quel tocco rimanga nel segreto - non si chiama Victor Nikiforov, lui. E non vuole che la gente assista a quello che è un momento privato, solo per loro due. Al suo primo bacio.
Si baciano per pochi istanti che sembrano una vita intera, si baciano come se non dovessero farlo mai più. Ogni secondo è desiderato, a suo modo dolce. Scalda il cuore e fa desiderare di non lasciarsi più. Ma poi tornano alla realtà e Yuri ammicca, leccandosi le labbra, rosso in viso «Questo non significa che ti lascerò vincere venerdì»
Phichit ride, allontanandosi da lui e liberandosi perché colpito al petto da una gomitata «Non lo vorrei mai. Fai del tuo meglio e io farò altrettanto, Yuri»
Il biondo annuisce, risistemandosi la sciarpa nonostante senta caldo, le labbra che bruciano ancora ed il cuore che batte frenetico nel petto. Fa un cenno a quanti lo acclamano, mentre Chulanont saluta allegramente e ringrazia con inchini e sorrisi.
«Ci conto, Phichit»





N.d.a - ed eccoci al sospirato (?) quarto capitolo, ed anche l'ultimo già pronto. Per gli altri due dovrete aspettare qualche giorno, ma ho già tutto in mente quindi don't worry, keep calm and ship Phitchuri(o). Ringrazio Matitam e Virgola4869 che hanno recensito gli scorsi capitoli (davvero grazie ragazze, fa piacere sapere che ciò che si scrive è apprezzato e riesca a far provare qualcosa per una coppia - anche se improbabile - pure a chi legge! In ogni caso l'idea per la ship non è stata mia, ma di una personcina ancor più delirante di me da cui finisco sempre per farmi coinvolgere in 'ste robe... quindi ringraziate - o riempite di insulti e pomodori - lei 
~)
Siamo a metà, genta. Finalmente i nostri fanciulli si sono baciati... vuol dire che stanno insieme? Che non stanno insieme? Che forse sì forse no? Riusciranno ad ignorare la distanza? Eee... lo scopriremo solo vivendo (?)
Alla prossima e grazie anche a quei lettori fantasmini che si limitano a leggere senza farsi sentire (voglio bene anche a voi, sì -?-) !


 


   
 
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