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Autore: Vavi_14    25/11/2016    3 recensioni
Per Jungkook, essere quello che è oggi costituisce un nuovo inizio.
Ma non è stato sempre così: il percorso che lo ha portato ad accettare se stesso e, soprattutto, ad aprire il suo cuore agli altri, ha rappresentato per lui un ostacolo difficile da superare.
Dal capitolo I:
[…]Fuori dalla finestra, la neve imbianca i tetti di una Seoul congelata e i riscaldamenti, quella mattina, non hanno proprio voluto saperne di partire. Si stringe un poco nella sua felpa nera, quella che un tempo usava per le giornate di ozio passate a giocare ai videogiochi; tira giù entrambi i polsini e saltella sul posto, mentre ascolta attentamente le parole del coreografo. Percepisco il vostro impegno, dice, ma non è ancora abbastanza. Il suo tono è tranquillo, tutti sanno che non vuole spaventarli, né spingerli troppo oltre il loro limite. Ma non è abbastanza: Il suono di quelle parole martella nelle tempie di Jungkook tanto quanto il dolore delle dita paralizzate dal freddo. […]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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VII
 










Il pavimento della sala prove non è mai stato così umido e scomodo come quella sera. La musica ha cessato di riempire la stanza coi suoi ritmi potenti e la stanchezza si è impossessata di ogni singola cellula del corpo: Jungkook siede a terra assieme ai suoi compagni, gli occhi chiusi e il petto che si muove in modo irregolare, mentre tenta inutilmente di far cessare quei battiti insistenti.
Nell’aria riecheggia solo il flebile soffio dei loro respiri.

«Che ore sono?» Namjoon si passa stancamente una mano sul volto, asciugando il sudore dalle tempie.
Jungkook riapre gli occhi, tornando alla realtà. Non ha mai visto i suoi hyungs così esausti e lui stesso non ricorda quand’è stata l’ultima volta che ha sentito i muscoli intorpiditi a tal punto da non riuscire ad alzarsi. Vorrebbe rispondere alla domanda del leader, ma ha lasciato il cellulare sul tavolo e le sue gambe non sembrano affatto voler collaborare per rispondere ai comandi.
«Le quattro e mezza» biascica Yoongi, gettando una rapida occhiata al suo orologio, per poi rilasciare nuovamente il braccio a contatto con il parquet.
«Merda».
L’imprecazione di Namjoon riflette, prepotentemente, lo stato d’animo di tutti quanti. Jungkook si sente come svuotato, quasi sconfitto: sono ore che provano la stessa maledetta coreografia e non sono ancora riusciti a perfezionarla.
«Tra due ore dovremmo alzarci» commenta Jimin, e tutti lo intendono in senso letterale, visto che non hanno chiuso occhio tutta la notte, nonostante il giorno dopo avessero la sveglia all’alba per un servizio fotografico.

Jungkook comincia a soffrire quell’aria pesante. Vorrebbe parlare, ma non sa che dire: riesce solo a fissare Hoseok, rilasciato a terra con entrambe le braccia a coprirgli un volto esausto e forse anche amareggiato. E’ stato lui ad insistere affinché il coreografo andasse a dormire, dopotutto i passi principali li avevano imparati, si trattava solamente di armonizzare il tutto e trovare la giusta coordinazione: un compito che solitamente il ballerino riusciva a gestire senza troppi problemi, portando nella giusta direzione anche i propri compagni.

Il tempo, però, non è dalla loro parte, e dietro quegli avambracci che gli fanno da scudo, Jungkook riesce a percepire tutta la delusione di Hoseok per non essere stato all’altezza della situazione. Vederlo abbandonare l’impresa lo fa sentire perso, non può credere che il suo hyung e abbia deciso di rinunciare, pensando di addossarsi tutta la colpa.
«Vado a prendere un po’ d’aria».
«Taehyung-ah!» Jimin chiama il coetaneo, pensando che stia cercando di tagliare la corda.
L’altro gli fa un gesto con la mano. «Sono qui fuori» dice, chiudendosi la porta della sala alle spalle.
Jungkook sospira, avvicinando le ginocchia al petto. Sa esattamente ciò che stanno pensando i suoi compagni: continuare ad allenarsi per essere pronti ad esibirsi nel pomeriggio, oppure concedersi qualche ora di sonno per apparire al meglio in fotografia,  rischiando però di inficiare sulla performance?

«Hyung?»

In realtà, Jungkook non riesce ancora a capacitarsi del fatto che Hoseok non abbia aperto bocca da quando hanno smesso di ballare. «Hoseok hyung». Non sa neanche lui cosa vorrebbe dirgli di preciso, ma ha bisogno di vedere il suo volto, di capire.
Alle parole del più piccolo, Hoseok  si alza a sedere con uno slancio, tenendosi stretta la caviglia. Neanche il tempo di lamentarsi e già Seokjin si è allungato verso di lui, afferrandogli la parte dolorante e massaggiandogliela in un discreto tentativo di imitare i fisioterapisti.
«Che si fa?» Jimin guarda Namjoon e poi Hoseok, confuso tanto quanto loro.
Nel frattempo, Yoongi si è addormentato con una mano sul petto e Jungkook pensa che se Hoseok non si decide a rispondergli nel giro di due minuti rischierà di uscire fuori di testa.

«Non lo so».

Tre semplici parole che arrivano alle orecchie di Jungkook come un appiglio vacuo: non era ciò che voleva sentirsi dire, non da Hoseok hyung, non da quello stesso Hoseok con cui avevano provato ininterrottamente per cinque ore di seguito. Ma cosa si aspettava, dopotutto? Che suoi hyungs non soffrissero come lui, che non provassero le sue stesse frustrazioni? Voleva per caso essere spronato e affiancato in ogni singola cosa che faceva?

In quel preciso momento, Jungkook decide che non vuole più vedere quell’espressione amareggiata sul volto di Hoseok, né su quello di nessun altro dei suoi compagni. Sa che parlare non servirebbe, neanche se li convincesse facendo leva sul supporto dei loro fan: tutti quanti tengono sempre bene a mente chi li ha spinti fino a quel punto e per chi stanno facendo quei sacrifici, Jungkook ci pensa ogni notte prima di dormire ed ogni mattina prima di alzarsi, ma in quel frangente capisce che esternarlo non migliorerebbe le cose.

«Io continuo a provare».

Il più piccolo raccoglie tutta la sua forza di volontà e decide di farsi avanti. Nessuna domanda, nessun lamento, nessuna frase consolatoria. Solo una certezza: continuare.
Hoseok lo guarda, stupito, e non riesce a trattenere un sospiro stanco. «Hai ragione, Kookie. Scusami. Scusatemi tutti».
Batte una mano sulla spalla di Jin per ringraziarlo dell’aiuto, poi raggiunge a fatica Jungkook al centro della sala.
«La caviglia, hyung?» Jungkook lancia a Hoseok un’occhiata un po’ preoccupata e in risposta l’altro gli dà un buffetto sulla schiena, ritrovando pian piano il sorriso di sempre.
«Jin hyung dovrebbe pensare alla possibilità di cambiare mestiere» butta lì Hoseok, alludendo al netto miglioramento che ha percepito dopo il massaggio del più grande.
Il diretto interessato emette un ghigno di disapprovazione e li raggiunge, seguito da Namjoon, che sveglia Yoongi scuotendogli un fianco.
Jungkook osserva i suoi hyungs unirsi a lui uno dopo l’altro, come se un singolo gesto fosse bastato ad assorbire dal loro corpo tutta la fatica delle ore precedenti. La felicità che sta provando è immensa, ma un secondo dopo è quasi costretto a pentirsi di ciò che ha fatto.
«Guidaci tu, Jungkook-sshi».
Hoseok gli lascia il passo, andando a raggiungere la sua posizione nella coreografia.
«Cosa? Perché io?! Ma il coreografo ha detto che-»
«Al momento non riesco a poggiare del tutto il piede, perciò è meglio che gli altri guardino i movimenti da te. Sei quello che li ha capiti meglio».
Jungkook si sente investire di una responsabilità che non desidera: è stato Hoseok a dirigerli fino a quel momento, perché ora lasciare le redini a lui?
«Jimin hyung, forse tu-»
«No Kookie, devi farlo tu».
Jimin ha le braccia incrociate ma l’espressione fiduciosa. Jungkook capisce che, in quel momento, i suoi hyungs hanno bisogno di lui, della sua forza di volontà e della sua determinazione: non può deluderli, per una volta che sono loro a dover contare su di lui, deve dimostrare di poter essere all’altezza.

«Ho portato la colazioneeeee!»

In quell’esatto momento la porta si spalanca e Taehyung sventola più festoso che mai una busta bianca contenente chissà quali prelibatezze.
Yoongi si massaggia le palpebre, ancora mezzo addormentato, mentre Hoseok e Jimin gli mostrano due pollici in su. Jungkook, nel frattempo, va ad accendere la musica.
«Grazie hyung… le mangeremo dopo» concede, con un sorriso.
Taehyung lascia cadere le braccia lungo il corpo. «No… non me lo dire».
«Se non ti muovi mangerò anche la tua brioche» lo rimprovera stancamente Jimin, invitandolo a raggiungerli.
Taehyung posa la busta sul tavolino, storcendo il naso. «Aish! Ma non stavi a dieta?»
«Farò un’eccezione».
Jungkook si concede un ultimo istante per accertarsi che tutti i suoi hyungs siano pronti a cominciare, ricambia lievemente il sorriso rassicurante di Hoseok, dopodiché prende un bel respiro e spinge play.

 
 



















___________

Aiuto
. Questo capitolo è stato un parto… lo stile è quasi più semplice dei precedenti, eppure mi ha dato comunque del filo da torcere.
Sì insomma, mi sono rattristata anch’io, ma spero abbiate capito il senso.
Non voglio dilungarmi oltre: ringrazio, come sempre, chi mi sta seguendo e chi ha iniziato da poco a farlo. Una menzione speciale va a chi dedica un po’ del proprio tempo per lasciarmi un pensiero. Lo apprezzo tanto! ♥

Ps. Lo so che questa non è una flash... lo so. Avrei dovuto avvertire prima che non ho un buon rapporto con i limiti di parole, sigh. Mi sa che dovrò cambiare in "raccolta di OS" XD
 
Auguro un buon week end a tutti!

Fighting!

Vavi
  
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