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Autore: HanaMomoAka    25/11/2016    1 recensioni
Lei non ama Ron. Lo sa bene. Se n'è resa conto fin dal bacio che si sono scambiati nella foresta.
Quando ha visto quella parete cedere e la persona sotto di essa il suo cuore si è fermato. La sua testa ha smesso di lavorare. Non voleva, non poteva pensare di vivere senza averci provato. Pochi, veloci passi ed erano insieme. Legati. Uniti in qualcosa di più dell'amicizia e qualcosa di meno dell'amore. Ma il legame c'è e non si può ignorare quindi come si fa ad odiare una persona che non puoi evitare?....
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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In questi giorni la mia salute fa cilecca. Ci metto una vita a scrivere e comprendere ciò che scrivo, ma mi dispiaceva lasciare troppo tempo tra un capitolo e l'altro.... cmq avviso tutti che fino al 29 mi metto in pausa da FF (ho un esame e devo assolutamente superarlo ç_ç ) dal giorno successivo riprendo a scrivere a macchinetta =) Abbiate fede.
Anche questa volta ringrazio la Beta che si sta prendendo cosi tanta cura dei miei capitoletti.... Grazie mille GemelliWeasley..
Detto ciò.... Buona lettura. 
Hana

Capitolo 13: "Braccia" .... anche detto "Lei adora stare tra le sue braccia"



Girò la pagina, osservò le poche righe scritte, sospirò, ritornò indietro, girò nuovamente la pagina, nuovamente rilesse le poche righe, sospirò ancora.

Harry guardò George.

George guardò Harry.

Ron fissava perplesso il fratello, che al momento pareva non essere presente, mentalmente, nella stanza.

-Che ha?- soffiò Ginny, seduta a gambe incrociate sul pavimento, posando i ferri da maglia che sua madre le aveva costretto ad usare.

Tradizione delle donne Weasley.

“Tutte le donne di casa Weasley devono saper lavorare a maglia” continuava a ripetergli la madre…. Con quella scusa però aveva imparato a lavorare a maglia, cucire all’uncinetto, lavorare il burro, fare la marmellata e molte altre cose che con la magia avrebbe potuto fare in due secondi.

Ma sua madre era testarda così lei la accontentava in ogni lavoro che le chiedeva pur di non pensare troppo a Harry.

-Non lo so.- borbottò George quasi seccato. Solo il giorno prima sembravano aver risolto il primo grosso problema di quella strana coppia, formata da suo fratello e Hermione, e ora… ora suo fratello pareva essere diventato un vegetale il cui unico intento era quello di leggere un libretto delle istruzioni magico, le cui parole si invertivano ogni volta che la pagina veniva riaperta.

-Qualche lite con Hermione?- chiese Harry affondando la mano in un pacchetto di biscotti al caramello che l’amica gli aveva portato tornando da lavoro. Sarebbero diventati il suo cibo preferito decise.

George negò, ma poi lanciò un occhiata verso le scale. La ragazza si era rifugiata in camera dalla sera prima, da quando erano tornati da lavoro, e si era fatta vedere solo per la colazione.

Aveva mostrato segni di nervosismo, ma nessuno aveva capito per quale motivo. Perfino Ginny aveva sollevato le spalle sorpresa e quando si era diretta nella stanza della ragazza, l’aveva trovata sigillata e insonorizzata.

-Fred!- chiamò Ron strappandogli il libretto dalle mani.

Il ragazzo lo guardò con occhi vacui. – che vuoi, Ron?- voce atona.

Cosi poco da Fred pensò il fratellino arricciando il sopracciglio.

–Che hai, Fred?- chiese accucciandosi all’altezza del viso del fratello maggiore e osservandolo negli occhi.

Il ragazzo sembrò tornare in sé e si rotolò sul divano fino ad affondare il viso nei cuscini, poi urlò. Sussultarono sorpresi tutti, nella stanza.

–Hermione…- gemette al limite della sopportazione tenendosi la testa con le mani. –ha lo scudo calato. – Lo guardarono perplessi.

Non era raro.

Hermione stessa aveva detto che lo alzava solo nei momenti di intimità, come l’andare in bagno o quando i suoi pensieri fluivano in direzioni che non voleva rendere note.

 Fred comunque si era abituato, più o meno, a ricevere i pensieri della ragazza e come lei non parlava dei suoi, anche lui si era dimostrato alla fine, onesto.

-Sta ripetendo da ieri sera. – singhiozzò il giovane scivolando per terra con le gambe e nascondendo la testa tra i cuscini. –Ha ripetuto sei anni di pozioni, tra ieri sera, stanotte e stamattina. – si passò una mano tra i capelli incasinandoli. –l’ho pregata di smettere, ma non mi sente e la litania continua incessantemente. –era una tragedia per uno che non aveva mai studiato prima. – ogni singolo ingrediente. Dove trovarlo, come prenderlo, quando prenderlo… mi sta facendo uscire pazzo.- urlò alla fine.

Forse sperava che la giovane l'avesse sentito.

Nulla.

I ragazzi nella stanza non sentirono nulla, ma fu chiaro che la cosa stava peggiorando, a giudicare da come Fred si stesse rotolando sul pavimento pregando qualcuno pur di farlo fuori.

-Vai a parlarle.- Gli occhi azzurri del massacrato si puntarono in quelli verde speranza, scettici. – come pensi che mi senta, Harry? – Di certo non si sarebbe messo a urlare in mezzo al corridoio, come un pazzo. Anche se lo stava già facendo nel salotto.

-La tua magia e la sua sono collegate, Fred. Pensaci bene. Cosa ti impedisce di annullare un incantesimo fatto con la tua stessa magia?- chiese ironico e finalmente un lampo di comprensione apparve negli occhi del gemello.

-Sei stato grande! Ma ci riuscirà?- chiese George, osservando il fratello sparire per le scale. Harry si stiracchiò. – Non lo so, ma almeno non si lamenta. – poi si diresse verso la porta. –io esco, ci vediamo per cena. – e sorrise avvertendo lo scudo dell’amica cedere.

 

-HERMIONE!- gridò Fred, calciando con forza la porta della stanza. Hermione, seduta al centro del letto, con solo l’intimo addosso e circondata da una marea di libri lo fissò inebetita per qualche secondo. La comprensione della situazione avvenne gradualmente e lui fu il primo a reagire, sorprendendola. Dopo aver spalancato gli occhi all’inverosimile e aver scansionato ogni parte visibile del corpo della ragazza, entrò, chiudendosi dietro la porta, afferrò il lenzuolo e glielo gettò addosso. A quel punto si rese conto che si era creata una bolla di silenzio anche nella sua testa.

-Che diavolo…- Il viso di Herm si affacciò da sotto il lenzuolo e lo guardò. – che stai facendo?- sibilò stringendo la stoffa al petto cosi non scoprire niente. Fred alzò gli occhi al cielo poi si diede una mano in faccia esasperato. –Hai passato la notte a ripetere. – l’accusò.

Veramente non comprese l’accusa.

–Che problema c’è, Fred? Sto in camera, ho anche insonorizzato. – il ragazzo trattenne un urlo di frustrazione.

–Herm… è la mia testa! Hai passato la notte a ripetere nella mia testa! Pozioni, pozioni e pozioni… Non sento altro da ieri sera!- gemette buttandosi al suo fianco sul letto.

– mi fa male la testa a furia di sentirti!- borbottò spingendo via i libri che caddero sul pavimento.

-non… credevo di…- balbettò scioccata. -… lo scudo…- si tirò un paio di ciocche nervosamente. –scusa, Fred, sul serio. – soffiò alla fine puntando i suoi occhi sul ragazzo, che si era bellamente sistemato al suo fianco, steso con la testa sul cuscino. Il suo cuscino. La mano del ragazzo le si poggiò sul capo, scuotendole i capelli- fa niente Herm, ma per punizione…- ghignò e lei rabbrividì. La mano scese dal viso, giù per la spalla nuda, fino al fianco, circondato dal lenzuolo. Le circondò il fianco e con uno scatto la tirò a sé facendole poggiare la schiena al suo petto e tenendola stesa. –ora mi fai compagnia mentre riposo un po’. – sussurrò stringendo bene la presa.

Braccia… braccia… braccia… braccia…. Cuore fermati, cuore fermati… mi sta abbracciando, mi sta abbracciando… Oh santo Godric, sono tra le braccia di Fred Weasley… DI NUOVO… ora mi viene una tachicardia… ora svengo qui…

-Herm…-soffiò Fred tenendo gli occhi chiusi. – mhm?-  anche solo parlare l’avrebbe tradita quindi si rifiutava di farlo. –sento il tuo cervello pensare.- non disse cosa aveva sentito, ma era chiaro che qualcosa aveva sentito e il suo viso andò a fuoco. Si tirò il lenzuolo fin sopra i capelli e rimase in silenzio. Il battito di Fred, lo avvertiva, come un eco lontano. Molto più calmo del suo che pareva un tamburo impazzito. –buonanotte Herm…- mugugnò il giovane e improvvisamente Hermione capì che Fred era crollato. Sospirando si costrinse a chiudere gli occhi e poco dopo anche lei lo raggiunse.

 

Non avevano più parlato di quanto era accaduto.

Non per i due giorni successivi comunque.

Fred era dovuto correre in negozio appena poche ore dopo, un esperimento era scoppiato e metà delle scorte avevano fatto una brutta fine. George e Fred erano quindi stati indaffaratissimi a riparare al danno mentre lei si era dovuta occupare del negozio, insieme a Angelina, che si era liberata da lavoro per un paio di giorni.

Quando il danno fu riparato, Hermione crollò a dormire sul letto di Fred. George si premurò di accompagnare Angelina e Fred si prese il compito di chiudere il negozio, prima di raggiungere la Tana e crollare nel suo vecchio letto.

-Buongiorno, Herm!- salutò George quando la vide mettere piede nel negozio la mattina seguente. – Giorno, George!-  poi vide la cartella che il ragazzo stringeva. – ci sono consegne da fare? Posso andare io, se vuoi.- si offrì. Una bella camminata di prima mattina le avrebbe fatto bene.

-Sono molti pacchi, sei sicura di poterli ingrandire poi?- chiese preoccupato. La ragazza fece per dire di no quando Fred la interruppe… arrivare a fare magia tutto insieme, non era una cosa possibile, non con il casino che si trovava in testa.

-L’accompagno io, George!- esordì Fred apparendo nel negozio e sgraffignando cartella e cesto dei pacchi al fratello. Senza dare tempo a nessuno di dire qualcosa afferrò il polso della giovane e corse fuori. Herm si trovò tra le mani la cartella con tutte le fatture, le ordinò in ordine di lontananza e guardò il giovane, ancora in attesa. – Buongiorno Herm. – la salutò Fred, come se si stessero vedendo ora per la prima volta. Sussultò sorpresa dal sorriso che le rivolse, ma fece finta di niente e rispose al saluto. –Possiamo andare?- chiese il rosso. –Si, andiamo prima alla locanda di Tom. – affermò. Tra un posto e l’altro si sprecarono veramente poche parole. Lui sembrava al settimo cielo anche solo standole vicino, lei trovava il suo comportamento strano e si rendeva conto che forse… FORSE… il ragazzo aveva sentito veramente troppo dei suoi pensieri…

Alla fine…- ci rimane solo l’ordine per… “reparto neuropsichiatria infantile”?- lesse sorpresa per poi guardarlo. Fred fece spallucce. – si chiama donazione, Herm. Gli scherzi fanno ridere e ridere fa bene a tutti.- e si avviò deciso per la via. Lei non riuscì a trattenere un sorriso osservando il numero spropositato di scatole che era diretto all’ospedale. Era un’ offerta veramente generosa e da loro proprio non se l’aspettava. –Stai sorridendo.-

-non è vero.- ma il sorriso non sparì.

L’ospedale, San Mungo, era un posto enorme. Hermione era sempre sorpresa di quanti reparti possedesse, quanti medimaghi, quante infermiere e pazienti girassero tra quelle mura. Lei stessa era stata costretta in una di quelle stanze per qualche tempo, ma non era stato male. Non tanto quanto sentire la lontananza di Fred. Si morse il labbro, doveva stare attenta a quei pensieri, soprattutto se troppo forti. A volte aveva l’impressione che raggiungessero il ragazzo.

-Herm…- chiamò Fred tirandola improvvisamente dietro una colonna. – Che…- il ragazzo le tappò la bocca e la strinse a sé osservando qualcosa… o meglio qualcuno. Herm si scostò appena girando il viso, il necessario. Si accigliò. Harry stava parlando preoccupato con un dottore mentre camminavano in direzione di riabilitazione. Era un reparto che anche lei aveva visitato dopo la guerra. Per un periodo si credeva che la sua magia avesse bisogno di quello per riprendersi, ma non era servito a niente e lei aveva rifiutato altri esami.

-Chi c’è ancora in ospedale?- chiese Fred, osservando il ragazzo sparire, insieme al dottore, nel reparto. Herm negò. –forse abbiamo dimenticato qualche compagno di scuola.- borbottò ancora il giovane. Herm negò ancora. –qualcuno dei negozianti.- Di nuovo negazione con la testa, poi stufa picchiettò sulla mano del ragazzo, ancora fissa sulla sua bocca. –Oh, scusa.- la mano si tolse, ma scese sulla spalla tenendola vicina. Hermione tremò e sperò con tutto il cuore che lui non se ne accorgesse. – Ti piace proprio stare tra le mie braccia, eh?-

No… decisamente se n’era accorto.

Spero che questo capitolo non abbia deluso nessuno, ma sarò ben lieta di leggere i vostri commenti in merito... Grazie mille per l'attenzione. 
A presto

  
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