Erika, dal canto suo, era sollevata della fine del Grande Diluvio. Erano giorni ormai che era chiusa in camera sua, fredda e tremante come un ghiacciolo. Nemmeno gli abbracci del suo caro paparino erano riusciti a calmarla.
Quel soleggiato giorno di metà Novembre si sentiva diversa. Più carica, forse.
Il sole, seppur pallido, aveva sortito i suoi benefici effetti, ed Erika era pronta ad affrontare i suoi terribili compagni di classe.
Nessuna persona le era amica in quella scuola. La ritenevano strana, fin troppo alternativa e fin troppo particolare per loro. D’altronde, in un posto dove il più intelligente sa a malapena le tabelline e dove la massima aspirazione è diventare velina o calciatore, non è così difficile esser diversi. Erika a volte non riusciva a spiegarsi i motivi per cui i suoi compagni fossero così. In fondo, non erano figli di famiglie povere, anzi, erano tutti piuttosto ricchi, e potevano benissimo permettersi gli studi. Ma, evidentemente, studiare per loro era semplicemente un optional, abituati com’erano ad avere tutto. La cosa più divertente era che molti di quei tipi prendevano voti più alti dei suoi. Evidentemente, leccare culi era uno sport molto praticato da quelle parti.
“Ehi, guardate. C’è Lisa Simpson”. A parlare era stato Tonio, il più stupido e cretino della scuola. Un nanerottolo malefico alto si e no uno e cinquanta, che aveva come unica qualità quello di essere bellissimo e di essere, come conseguenza, molto popolare. “Oh, Guarda. C’è Tonio Cartonio”. L’apostrofò Erika con malignità. Tonio, sorpreso, decise di mollare la presa, mentre la ragazza rise. Anche stavolta l’aveva messo apposto. Le piccole soddisfazioni della vita.
Tutto questo, mentre Virginia dormiva beata.