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Autore: Effecrivain    26/11/2016    5 recensioni
Eleonora 24 anni
Marco 34 anni
Lei insicura fin dalla nascita ma con una lingua lunga, lui stronzo di natura ma fastidiosamente affascinante.
Due persone completamente diverse destinate sicuramente a scontrarsi. La domanda è se questi due riusciranno ad amarsi nonostante tutto, nonostante tutti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In quella macchina Eleonora avvertiva un silenzio assordante, era da un quarto d’ora che avevano lasciato il locale e ancora non si erano fermati.
Lei si stava torturando le mani e il labbro ma non aveva intenzione di spiccicare parola anche perchè non sapeva bene cosa dire. Non le sembrava il caso di parlare del tempo e sicuramente non aveva il coraggio di affrontare certi argomenti.
 
Tutta quella sicurezza che aveva acquisito nei giorni lontana da lui sembrava un vago ricordo. Marco riusciva a metterla in soggezione anche stando semplicemente zitto.
Le mani sul volante, lo sguardo dritto sulla strada, i muscoli tesi e la mascella rigida, non si può di certo dire che lui se la stesse passando meglio.
Non aveva previsto niente di tutto questo, pensava di finire la cena con i suoi amici e poi era sicuro di tornare a casa da Beatrice ma quando a tavola Tommaso gli aveva detto che Nicole sarebbe uscita con Lei, che sarebbero andate in un locale vicino a loro lui non riuscì a tornare  a casa.
Una strana sensazione lo pervase, l’adrenalina raggiunse i posti più impensabili del suo corpo e al posto di voler tornare a casa dalla sua fidanzata, desiderava raggiungere lei, quella ragazza che era riuscita a scombinare tutto il suo mondo con la sua goffaggine e la sua spontaneità.
Sapeva di essere stato uno stronzo in quell’ albergo a Genova, sapeva di averla ferita con le sue parole ma quella sera dovette fare una scelta perchè se non l’avesse allontanata da lui quella notte non si sarebbe fermato ad un solo abbraccio.
Eleonora era esattamente l’opposto del suo tipo di donna eppure era diventata una calamita per la sua testa e per il suo corpo. Era talmente sbagliata da sembrare giusta.
Quella sera quando gli aveva confessato di amarlo lui sentì il bisogno di sfanculare tutte quelle imposizioni che si era dato per una vita, tutte quelle restrizioni dalle quali non era mai scappato, lui voleva andare da lei, prenderla e farla sua.
Per un momento,un solo momento Marco pensò di andare a casa di lei e poi… poi niente perchè Beatrice rientrò in casa e lui  ritornò ad essere il fidanzato perfetto ma non l’uomo perfetto.
Dove era finito l’uomo coraggioso che aveva promesso di diventare? Dove era finito quel ragazzo tutto d’un pezzo che però non tradiva mai i suoi sentimenti, quello che si rispettava.
Marco non si ascoltava più da tanto tempo.
Eleonora gli aveva fatto riscoprire quella parte che lui aveva sepolto da un po’ sotto a giacche, cravatte e una bella dose di ipocrisia.
Perchè lui sapeva benissimo di essersi invaghito di quegli occhi nocciola già da un bel po’ e il fatto che lei fosse così diversa da lui, così sconclusionata, così imperfetta lo mandava all’altro mondo.
Impazziva letteralmente quando lei si dimenticava qualcosa a lavoro e iniziava a balbettare per il disagio o quando si metteva ad ascoltare le sue telefonate pensando di non essere scoperta, quando arrossiva dopo un suo complimento o quando lei si infuocava anche per un semplice battibecco.
Con la sua semplicità lei era riuscita a toccare i punti giusti, però lui doveva fare i conti con la realtà.
Aveva una fidanzata alla quale aveva chiesto di sposarlo, aveva dieci anni in più di lei ed era il suo capo.
Eleonora gli avrebbe chiamati dettagli, lui montagne insormontabili.
-Sono venti minuti che stai guidando, si può sapere dove diavolo stiamo andando?-
Non riusciva più a stare zitta, quel silenzio incominciava a pesare a aveva bisogno di fermarsi e prendere una boccata d’aria fresca ma soprattutto aveva bisogno di allontanarsi da lui per ricominciare a pensare.
Erano venti minuti che il suo profumo e la sua vicinanza le avevano mandato in pappa il cervello. Non riusciva ad essere arrabbiata con lui o a soffrire semplicemente perchè  Marco era li e anche se stava zitto lui aveva deciso di passare del tempo con lei e questo per Eleonora era già una vittoria o almeno una piccolo vincita.
-stiamo andando al mare-
-al mare? Ma ti ha dato di volta il cervello? Ma ci vorrà un’ora per arrivare. Torna subito indietro! Voglio tornare a casa-
-che c’è hai paura a stare da sola con me lontano da casa?-
-falla finita e inverti il senso di marcia-
-dobbiamo parlare-
Quelle due parole messe insieme non le erano mai piaciute, almeno fino a quel momento.
-non potevamo parlare li fuori o da qualche parte li vicino?-
-Ma si può sapere perchè non lo capisci da sola? Ho bisogno di portarti via con me stasera. Quindi per favore stai zitta perchè sto facendo una fatica immensa ma sappi che se stasera non ti tocco nemmeno con un dito giuro che impazzisco-
I suoi occhi erano spalancati e la bocca era letteralmente aperta, non riusciva ad emettere alcun suono ma soprattutto non riusciva a pensare.
Tutto si era fermato, il tempo aveva smesso di scorrere, il cuore di battere e il suo cervello non produceva più alcun pensiero con un senso logico.
Gli occhi erano fissi su di lui, le mani le tremavano e per un momento aveva pensato di sognare ma poi quando sentì la mano di lui sulla sua capì che quello era tutto fuorchè un sogno.
Non poteva descrivere le svariate sensazioni che provava in quel momento, nessuno ancora aveva trovato le parole giuste per poter descrivere quella cosa così strana che stava provando ma che la faceva sentire viva e felice come mai era successo in tutta la sua vita.
L’uomo che amava in segreto da due anni, quello fidanzato, il suo capo, le aveva detto che la voleva baciare, per una sera, forse soltanto per un momento lei sarebbe stata sua ma soprattutto lui sarebbe stato suo.
Sapeva che tutto quello era sbagliato, sapeva benissimo, come lui, che a casa c’era una fidanzata ad aspettarlo, sapeva di non voler essere una di quelle che si prende i fidanzati delle altre ma per una volta  aveva deciso che non c’era cosa più giusta nel fare qualcosa di sbagliato.
Perchè quelli che sentiva per Marco erano sentimenti veri e per quella sera decise di mettere se stessa davanti al mondo, con la realtà avrebbe fatto i conti il giorno dopo.
-Ti hanno mangiato la lingua?-
-non riesco a parlare, non riesco a dire niente di sensato-
Lo fece ridere, lui si aspettava in risposta uno schiaffo o degli insulti e invece lei era li, palesemente scioccata con le sue guanciotte rosse. Pensò che non avesse mai visto una cosa più adorabile di quella.
-allora non dire niente e vieni qui-
La prese per le spalle e le fece appoggiare la testa sul suo petto, Eleonora tra quelle braccia si sentì a casa.
-perchè mi hai detto quelle cose in albergo?-
-perchè sono uno stronzo e se non ti avessi allontanato da me quella sera non mi sarei fermato ad un semplice abbraccio-
-ti stai per sposare-
-lo sai che riesci sempre a dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato?-
-si, lo so-
Rise ancora e la strinse più forte
-so cosa sto per fare, ma tu ragazzina mi hai mandato in confusione-
calò di nuovo il silenzio e Eleonora ne approfittò per lasciarsi coccolare ancora da lui.
-siamo arrivati-
Scesero dalla macchina, attraversano un piccolo ponticino e arrivarono finalmente sulla spiaggia, Marco si levò la giacca e la poggiò sulle spalle di lei.
Lei ovviamente arrossì.
Marco prese a camminare, si levò le scarpe e arrivò in riva al mare
-cos’è un ricordo d’infanzia o è qui che porti di solito le tue conquiste?-
-diciamo che è il mio posto segreto e no, non ci ho mai portato nessuno. Vengo qui quando ho bisogno di staccare la spina dal lavoro o dal resto e fino ad ora ci sono sempre venuto da solo-
-Marco-
Lui si voltò e incastrò gli occhi in quelli di lei, le si avvicinò la prese per le spalle e l’avvicinò di più a se, poi scese con le mani sui fianchi e la strinse.
Eleonora inerme aspettava quel momento che tanto aveva agognato e sognato, non si muoveva, addirittura non respirava per paura che tutto sparisse come in un sogno.
Lui si avvicinò ancora un po’ fino a raggiungere le sue labbra, dapprima ci fu solo un breve contatto, poi inebriato da quella morbidezza e dal quel profumo si avventò sulle labbra di lei come se contenessero la linfa vitale.
Le succhiò il labbro finchè non ebbe libero accesso alla sua bocca, ai suoi sapori.
In quel momento Eleonora ringraziò il fatto di essere tra le sue braccia, altrimenti sarebbe sicuramente caduta a terra, con quel bacio aveva regalato tutto a Marco.
Si staccarono dopo un po’, lui poggiò la fronte su quella della ragazza rimasero occhi negli occhi.
Quante parole non dette ci furono in quegli sguardi.
-tu,dio tu mi fai impazzire-
Mandò la ragione  definitivamente a quel paese e si avventò di nuovo sulle sue labbra.
Passarono minuti, ore prima di porre fine a quella dolce danza.
-stai gelando, torniamo in macchina-
-dobbiamo tornare a casa, tu devi tornare a casa-
Ovviamente lei sottindeva che doveva tornare da lei e per un  attimo la sua felicità scomparve, quell’uomo che per poco era stato suo, tra le sue mani e in balia della sua bocca apparteneva ad un’altra.
-già, domani mattina dobbiamo andare a lavoro-
-ma io non ho più un lavoro-
-ragazzina, domani ti voglio dietro a quella scrivania-
-Marco io mi sono licenziata-
-Eleonora, per favore! Domani tu vieni a lavoro. Non voglio tornare sull’ argomento.
Comunque io e te dobbiamo ancora parlare-
-io avrei parlato volentieri ma tu eri concentrato su altro-
E ripresero a ridere e scherzare, tornando in quella bolla che si erano costruiti per quella notte.
La riaccompagnò a casa, le lasciò ancora qualche bacio e poi la salutò.
Quando rientrò a casa erano più delle tre di notte ma trovò Beatrice ancora sveglia.
Era sul divano, la televisione accesa ma con il volume basso, le braccia incrociate e uno sguardo a dir poco incazzato.
-Ehi, che ci fai ancora sveglia? È tardi!-
Lo guardò ma non gli rispose, si alzò e lo lasciò li in salotto per andare in camera da letto.
Che si fosse accorta di qualcosa pensò lui, impossibile si rispose. La seguì in camera.
-Bea che c’è?-
-hai visto che ore sono?-
-si, per questo non capisco perchè tu sia ancora sveglia. Ti avevo detto che sarei uscito con gli altri-
Cercò di rimanere calmo, ma sapeva che di li a poco si sarebbe scatenata una vera e propria tempesta.
-appunto! A cena! Tu mi hai detto che saresti andato solo a cena. E invece? Io sono rimasta a casa da sola come una cretina perchè tu ti volevi divertire con i tuoi amici-
-Beatrice è tutta la settimana che sono fuori per lavoro, non vedevo i miei amici da un po’ e alla fine abbiamo deciso di andare a bere qualcosa insieme. Non pensavo che ne avresti fatto un dramma-
-Quello è il problema mio caro tu non pensi mai! Ho passato tutta la settimana a organizzare il matrimonio e quando tu torni invece che rimanere con me che fai? Esci con i tuoi amici. Sai anche che non li sopporto. Per una volta potevi farne a meno no?-
“Respira e conta fino a dieci, respira e conta fino a dieci” questo era il mantra che Marco si stava ripetendo per non dare di matto, urlarle che gli stava solo rompendo le palle, prendere la porta e andarsene.
-Ho lavorato tutta la settimana, sono stanco. Andiamo a letto che ne riparliamo domani-
-domani?io non voglio parlarne domani, io voglio che tu mi chieda scusa ora!-
-che? Chiederti scusa perchè sono uscito una sera con i miei amici? Falla finita. E’ tardi e domani mattina mi devo alzare presto per andare a lavoro. Quindi o la finisci e andiamo a dormire o io me ne vado sul divano perchè non voglio rompimenti di palle alle tre di notte-
-bene, allora goditi la notte sul divano da solo!-
Prese il cuscino e glielo tirò dietro. Quanta fatica fece Marco per non finirla in quel momento. Per non raccontarle la verità e annullare tutto.
Non era la prima volta che Beatrice si arrabbiava per una cosa del genere, lei non sopportava gli amici di lui perchè gli riteneva troppo libertini ma soprattutto non sopportava non essere al centro dell’attenzione.
Spesso si era posto quella domanda e quella sera lo fece più di una volta
“perchè sto ancora con lei?”
Quella notte si addormentò pensando ad Eleonora e ai baci che si era scambiati lontani dalla città, lontano dai problemi, immersi nella loro bolla.
 
In un’altra casa invece, in un altro letto, c’era una ragazza che ancora fantasticava su quella sera, i ricordi ancora impressi nella mente non le permettevano di prendere sonno.
“Niki sei sveglia?”
“Ele! Dove diavolo eri finita? Cos’è successo?”
“se te lo dico mi prometti di non arrabbiarti”
“mi devo preoccupare?”
“ci siamo baciati”
“Niki ci sei?”
“scusa sono caduta dal letto, mi vuoi dire che lui ti ha baciata?”
“si Nicole, mi ha portata in riva al mare e mi ha letteralmente mozzato il fiato”
“hai capito lo stronzo? Pure romantico!”
“Nicole!!!”
“sei felice?”
“ora si”
“sai che lui è ancora fidanzato?”
“si”
“hai visto come sei stata in questi giorni? E non era successo ancora nulla?”
“si”
“non ti voglio più vedere in quelle condizioni per colpa sua”
“lo so”
Non poteva prometterle che non l’avrebbe più vista così, non sapeva cosa sarebbe successo con Marco e sicuramente aveva ancora paura di soffrire. Sapeva che si sarebbe potuta fare male, tanto male, dal momento in cui era salita in macchina con lui permettendogli di rientrare nella sua vita.
Poi dopo il bacio era certa del fatto che in qualche modo avrebbe sofferto di nuovo ma quella sera non ci voleva pensare. Dopo giorni di dolore lui le aveva reso la felicità.
“mi prometti che starai attenta?”
“ti prometto che starò attenta, molto attenta! Ah mi ha ridato il lavoro”
“era il minimo che potesse fare! Ha giocato tutta la sera con la tua lingua”
“Nicole!sei disgustosa…comunque com’ è andata con Tommaso?”
“anche lui ha giocato con la mia lingua per tutta la sera”
“sei poetica lo sai? Domani ci sentiamo, buonanotte amica!”
“notte Tesoro”
Aveva bisogno di parlarne con qualcuno e di raccontare quello che era successo per far si che sembrasse ancora più vero di quanto già non fosse.
 
Quella notte Eleonora non chiuse occhio, presa dalle troppe sensazioni vissute, dai ricordi della serata ancora ben impressi nella mente ma soprattutto non sapeva come comportarsi con Marco.
Cosa avrebbe dovuto fare appena arrivata a lavoro? Avrebbe dovuto ignorarlo? Salutarlo con una semplice stretta di mano? Poteva baciarlo? E se gli avesse portato il caffè sarebbe sembrata una adolescente alla sua prima cotta?
Pensò a cosa mettersi, a come farsi i capelli, a come truccarsi, voleva essere bella per lui, voleva che lui le dicesse che ne era valsa la pena.
Intorno alle sei e mezza si alzò dal letto, si fece una doccia veloce e si preparò per la giornata, cercò anche di fare colazione ma la troppa ansia le aveva chiuso lo stomaco.
Si cambiò tre volte il vestito per optare alla fine per un tubino nero.
“non molto allegro, forse troppo classico ma almeno mi sfina”
Uscì di casa alle sette e mezza e intorno alle otto era davanti la porta dell’ufficio di Marco paralizzata dall’ ansia e dalla paura.
“sono veramente un imbecille! perchè ho accettato di tornare a lavoro?”
Entrò nello studio, posò la borsa sulla sua scrivania, accese il computer e andò a prendere un caffè, ne aveva bisogno.
Quando ritornò trovò la porta di Marco aperta segno che lui era arrivato.
“ora che faccio? Lo ignoro? Si, lo ignoro”
Si mise a sedere, iniziò a sorseggiare il suo caffè e intanto aprì la casella delle mail.
Dopo poco le arrivò un messaggio sul telefono, era di lui…
“vuoi continuare ad ignorarmi ancora un po’ o vieni qui da me e mi saluti come si vede?”
Un sorriso, il primo di quella mattinata spuntò sul volto di Eleonora che non se lo fece ripetere due volte e corse da lui.
 
 
**Note dell’autore**
Non ho resistito ho scritto e pubblicato quindi probabilmente è troppo corto ma avevo troppa voglia di scrivere e non ho tenuto conto dell’orario.
Perciò prometto che presto arriverà il seguito, questa volta non farò passare troppo tempo e mi impegnerò nel capire come impaginarlo bene.
Che dire? Commento io o commentate voi?
Meglio se lo fate voi!
Io però volevo ringraziarvi, per i consigli, per aver messo questa storia tra le preferite, tra le seguite e per averla apprezzata.
Mi rendete ogni volta sempre più felice!
A presto mie care, anzi a prestissimo.

 

   
 
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