Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Candyfloss    18/05/2009    2 recensioni
Sono passati tre anni da quando Deep Blue è stato sconfitto. La vita sembra scorrere tranquilla fino a quando un nuovo nemico comincerà a seminare il terrore sulla terra, un nemico molto più pericoloso degli alieni. Una nuova Mew Mew, un nuovo immenso potere da cercare, una verità che sconvolgerà la vita di Ryan. "Tutto comincerà con il terremoto"
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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quarzo

Per prima cosa vorrei ringraziare Rinoa05, ECA90, Heart e kittymew che hanno recensito il primo capitolo di questa ff  (che per'altro è la mia prima sulle mew mew). Spero che vi piaccia anche questo capitolo e spero inoltre di non deludere le vostre aspettative

UNA VISITA INDESIDERATA

Uscì dal locale furibonda, i codini dalla rabbia le erano diventati elettrici. Non se lo ricordava così insopportabile e in un istante tutti i bei pensieri che aveva fatto su di lui, le sue lacrime cadute su quel tavolo per quello sciocco di Ryan scomparvero. Come aveva potuto solo pensare che gli era mancato. Cominciò a brontolare tra sé e sé, il fumo che gli usciva da ogni dove, passi pesanti che la facevano sembrare a Godzilla. Ci mancava poco e quei passi avrebbero lasciato tracce evidenti del suo passaggio. Continuava a dire parole a caso, neanche lei sapeva cosa stesse dicendo. L'unica cosa che le era chiaro era l'oggetto di queste frasi prive di senso: Ryan Shirogane. Senza accorgersene aveva addirittura superato la sua casa, tanto era presa a inveire contro quel biondino da prendere a calci. Fece la strada a ritroso, come fosse un gambero.
-sono tornata- esclamò chiudendo la porta rumorosamente dietro di sé
-oh finalmente sei tornata!- rispose la madre sporgendosi dal salotto tutta allegra
-perchè sei così felice, mamma?
-c'è una sorpresa per te!- esclamò allegra, abbracciando la figlia. La rabbia contro Ryan era svanita tutto d'un tratto, come se un ciclone fosse passato dentro di lei e non avesse più lasciato traccia del ragazzo. Gioiosa, pensò che ad aspettarla in salotto ci fosse Lory, di ritorno da Londra. O, anche meglio, Mark che le aveva fatto una sorpresa. Ma certo, doveva essere per forza così. Lui le aveva dato appuntamento, non si sarebbe presentato, l'avrebbe chiamata inventandosi la scusa dell'emergenza e tutto questo per farsi trovare a casa della ragazza, pronto per farle una sorpresa
-Strawberry sei un genio!- si vantò da sola, con un sorriso sornione. Fece un balzo leggiadro per raggiungere il salotto, gli occhi luminosi e le gote rosse
-mio caro Mark, che sorpresa!- disse stupita, adagiandosi sul pavimento. Ma cadde subito. Un'espressione contratta le si disegnò sul volto nel vedere quel viso. Si ritrovò in ginocchio con i lacrimoni agli occhi mentre continuava ad osservare quella persona
-Ciao Bluberry!- disse in modo snob la ragazza
La rossa si pietrificò con la bocca spalancata
-mi chiamo Strawberry!- urlò alzandosi in piedi e portandosi a pochi passi di distanza dalla ragazza bionda
-fragola, mirtillo, sempre un nome ridicolo hai!- continuò quell'antipatica portandosi dietro a Strawberry la quale era immobile ancora a guardare il luogo dove prima c'era la sua interlocutrice, gli occhi a puntino e un'espressione ebete che le permeava il volto
-il mio non è un nome ridicolo!- sbottò la rossa, agitandosi. Per poco non sputava fuoco dalla bocca come fosse un drago
-bè nome ridicolo, per una ragazza ridicola!
-questo è troppo!!!!
-dai ragazze smettetela-intervenne la madre della rossa -in fondo siete cugine
-me lo devi per forza ricordare!?- domandò ironica Strawberry, guardando la madre con un volto cupo che faceva invidia ad un fantasma
-sarebbe lei la sorpresa?- continuò, indicandola goffamente e agitandosi tutta
-ma certo! È da tanto che non vi vedete. E quello che ti farà più piacere è...
-non dirlo ti prego- intervenne Strawberry
-...lei...
-no- e la ragazza si faceva sempre più piccola, più disperata, più sudata
-...rimarrà qui fino alla fine dell'anno. E molto probabilmente anche oltre
Strawberry non poteva credere alle sue orecchie. Cominciò a sprofondare in una voragine nera, le mani sulle guance, un urlo strozzato in gola. Era la copia perfetta de “Il grido” di Munch. Rimase seduta in terra, le gambe piegate, le mani appoggiate sul pavimento, la testa bassa mentre, sconsolata, continuava a ripetersi che non era possibile. Era da 6 anni circa che non vedeva sua cugina, quella snob, antipatica dai capelli lunghi e biondi, gli occhi magnetici di un grigio intenso. Non si erano mai digerite, i loro caratteri erano incompatibili. Molto probabilmente sarebbe andata molto più d'accordo con Mina. L'ultima volta che si erano viste era stato quando la cugina era andata lì in Giappone per una vacanza con i suoi genitori: sua madre era la sorella del padre di Strawberry e il suo lavoro, quello di ricercatrice l'aveva costretta a lasciare la sua madre terra per andare in America. Lì aveva conosciuto un uomo, si erano innamorati e nel giro di qualche anno diedero alla luce sua cugina, com'è che si chiamava? Ah si, Amy. Ogni anno tornavano in Giappone in vacanza. L'ultima fu appunto sei anni prima. Maki, sua zia, e suo padre avevano litigato come mai prima di allora. E la donna aveva le sue ragioni.
-come mai l'onore di questa visita, Amy?- domandò Strawberry, distolta momentaneamente dai suoi pensieri
-parti dal presupposto che mi chiamo Mya e non Amy- rispose acida, mentre la rossa faceva un gesto con la mano per farla andare avanti a parlare -e poi...- s'interruppe sgranando gli occhi -un semplice viaggio di studio- continuò rapidamente, dileguandosi sulle scale
-hei dove vai tu!- urlò Strawberry
-in camera mia
la rossa la seguì avendo il sospetto che la camera di Mya fosse niente popò di meno che...la SUA!! si mise le mani nei capelli al solo pensiero che quella lì avrebbe invaso i suoi spazi. E per di più nel giro di poche ore aveva ridotto la sua camera in modo che neanche lei riusciva a riconoscerla
-ma io non credo proprio te lo puoi scordare!- urlò Strawberry avvicinandosi pericolosamente alla cugina, che la guardava con fare altezzoso, senza una minima paura sul suo volto
-te lo puoi scordare tu. Per adesso questa è camera mia, quindi smamma!
-non ti sopporto!
-il sentimento è reciproco
così dicendo chiuse la porta, lasciando Strawberry con l'indice alzato, pronta per parlare e per far valere i suoi diritti, pietrificata ancora una volta da quell'atteggiamento
-perchè tutti devono prendersi gioco di me!?- urlò cominciando a scendere le scale -Mina, Mya, Ryan!
Mya si appoggiò alla porta, una mano sul cuore che aveva cominciato a palpitare. Si lasciò scivolare fino a trovarsi seduta sul pavimento, un sorriso lieve sulle labbra e le lacrime agli occhi.
la notte fu costretta a passarla sul divano "il tempo di prendere un altro lettuccio!"
aveva detto raggiante sua madre. Continuava a rigirarsi su quell'aggeggio infernale che era di una scomodità inaudita. Era quasi riuscita a prendere sonno quando...boom! Cadde a terra prendendo una sonora testata sul pavimento.
-ahi!- piagnucolò massaggiandosi la fronte. Un suono melodioso, però, la distolse dalla caduta. Proveniva dal piano superiore. Lo raggiunse, aprì leggermente la porta della sua stanza, vedendo Mya con i capelli raccolti in una coda, non ancora vestita per la notte, che suonava il violino davanti alla finestra. Una musica malinconica, dolorosa che toccò nel profondo il cuore di Strawberry. Mya alzò l'archetto dal violino, smettendo così di suonare. Rimase in quella posizione per qualche secondo, poi fece scendere il braccio lungo il fianco e sospirò, sospirò a lungo. Avrebbe dovuto rifarsi una vita, lì a Tokyo, in una casa non sua, con una famiglia che non aveva mai sopportato. Niente più baci di sua madre, niente più gelosie da parte del padre, niente più naufragare nell'azzurro.
Strawberry tornò sul quel regno della comodità ripensando a quelle note. Chiuse gli occhi e immediatamente li riaprì. Sbiancò con la bocca spalancata. L'orologio segnava già le otto meno dieci.
-SOOOOOONOOOO IN RIIIITAAAAAAARDOOOOOOOO!!!- urlò alzandosi frettolosamente. Piombò nella sua camera, vuota per fortuna, si mise la divisa, una sciacquata veloce, i codini e poi di corsa fuori casa. Cominciò a correre: non poteva arrivare in ritardo il primo giorno di scuola! Aprì violentemente la porta con il fiatone e il sudore che le imperlava la fronte. Alla cattedra non c'era nessuno. Fece il segno di vittoria: l'aveva fatta in barba al professore. Cominciò a ridere rumorosamente mentre andava a prendere posto
-buongiorno signorina Momomiya- disse una voce autoritaria dietro di sé. Strawberry girò la testa a scatti come se fosse un automa per ritrovarsi il faccione occhialuto del professore vicino al suo
-pr-professore ma che piacere rivederla!- ironizzò la ragazza alzando un braccio in gesto di saluto
-cominciamo male signorina!- continuò l'uomo portandosi vicino alla cattedra. La rossa appoggiò la testa sul tavolo, pensando che l'anno non poteva cominciare peggio di così. Ma i suoi pensieri furono subito contraddetti: poteva eccome.
-vorrei presentarvi la vostra nuova compagna di classe...- disse il professore. La ragazza s'irrigidì. Non poteva essere
-lei è Mya Eliot- continuò mentre la bionda entrò in classe -e viene dall'America
-ma allora mi perseguiti!- sbottò Strawberry alzandosi in piedi e seguendo con lo sguardo la cugina che si diresse nel banco dietro a quello della rossa. Un chiacchiericcio si espanse per l'aula, tutti, soprattutto i maschi, parlavano della nuova arrivata, di quanto fosse bella. Ma quel vociferare si arrestò, tutto d'un tratto, a causa di un urlo proveniente dal campo di calcio. La prima a vedere cosa stesse succedendo fu Strawberry e vide che un mostro informe seminava il panico tra gli studenti
-devo entrare in azione- sussurrò. Mentre correva fuori dalla classe si accorse che Mya era ancora seduta al suo posto, l'aria indifferente, mentre tutti gli altri erano presi da quello che stava accadendo. Si nascose in un bagno
-si ricomincia- disse tirando fuori il ciondolo -Mewberry metamorfosi!
Dopo la trasformazione si fiondò fuori, posizionandosi davanti a quel mostro disgustoso che aveva tutta l'aria di essere stato fatto di fango.
-che cosa vuoi tu!?- domandò con aria minacciosa -angeli protettori della terra custodi, nou!
ebbe solo il tempo di finire la frase, che il mostro cominciò ad attaccarla. La battaglia si prospettò più difficile del previsto: era in grado di aumentare e diminuire la sua massa, liquefarsi ed entrare nelle più piccole fessure del terreno
-che osso duro!- esclamò Mewberry saltando da una parte all'altra per evitare i colpi. Ma quel mostro fu più scaltro di lei tanto che riuscì ad inglobarla
“accidenti!” pensò “possibile che sia già finita?” continuò mentre il fiato le veniva meno
-fiocco...d'acqua!
-fiocco d'azione!
Questi due attacchi combinati riuscirono a liberare la loro compagna. Le due ragazze corsero verso Mewberry, inginocchiata a terra intenta a riprendere fiato
-tocca a te- dissero in coro
-fiocco del cuore- disse richiamando la sua arma. Cominciò a fare la sua specie di danza per sferrare il suo attacco
-fiocco di luce massimo splendore
in un attimo quel mostro scomparve, al posto suo una piccola luce che andò dritto al cielo e una volta raggiunto l'apice esplose lasciando al suo posto un lieve bagliore. Che cosa diavolo era?
-Lory sei tornata!- esclamò Mewberry abbracciando l'amica. Ma lei non sapeva che qualcuno sapeva il suo segreto.

  
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