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Autore: PrideWrath_Rose    28/11/2016    0 recensioni
[Heaven's Door Yaoi GDR] Cosa sei disposto a sacrificare per il bene della persona a te cara?
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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La pioggia ha completamente invaso la zona, abbattendosi con lieve fragore in tutta la città. Le temperature sono calate, ma perlomeno il vento non sembra essere troppo aggressivo quel pomeriggio. Ha staccato da poco dal lavoro, un massacrante turno serale iniziato alle 2 di notte, e terminato verso le 13 e mezza. Si è fermato per mangiare un boccone al bar, qualcosa che gli fermasse lo stomaco e gli permettesse ovviamente di riattaccarsi alla bottiglia, il quale lo stava aspettando a casa. Si è già dato una man forte nel locale bevendo due o tre (forse quattro?) drink, ignorando gli sguardi degli altri clienti nell'osservare un uomo di tutto rispetto affondare negli alcolici ancor prima dell'orario acconsentito per bere. Poco gli importa. La sensazione di stordimento che portano gli alcolici sono uno dei pochissimi sollievi che riesce a mandarlo avanti. Quello e il sesso con sconosciuti.

Cammina lungo la strada di ritorno verso casa, non ha usato la moto quel giorno, non la usa da una settimana, troppo stordito per mettersi a guidare e lui non vuole correre il rischio. Si protegge il corpo con un grosso ombrello nero che sosta sopra la sua testa. I capelli neri scompigliati incorniciano quel volto pallido, su cui ora sotto gli occhi si sono formate due grosse macchie scure. Sulla mascella c'è ancora qualche lieve traccia del livido causato dal pugno dell'albino, ma il dolore quasi non lo sente più, così come i grossi tagli presenti lungo la superficie del collo, che andavano via via guarendo.

Il suo passo è pesante, la mano libera presente in tasca. Tra le labbra fumante vi è l'ennesima sigaretta mentre gli occhi di un giallo acceso sono semichiusi, rivolti verso il marciapiede di fronte a sé. Si trova ora in una zona limitrofa a casa sua, una strada ove vi fossero un paio di villette a schiera, quindi poco affollate di persone, anzi praticamente deserta. Occasionalmente passa qualche macchina lungo l'asfalto, mentre alcune sono direttamente parcheggiate accanto il marciapiede.

Durante il suo percorso qualcosa sembra impedirgli il regolare corso, una forma candida presente sul marciapiede di fronte a sé, distante ancora qualche metro, ma nel notarlo andrebbe a rallentare. Lo sguardo stanco e leggermente sfocato si sofferma su quello che ben presto riconosce come un comune gatto, uno bello grosso, niente di rilevante per lui. Quel manto candido però gli fa storcere il naso, sta iniziando a detestare questo colore con tutto sé stesso, troppo paragonabile alle numerose apparizioni presenti nella sua testa, indelebili come un tatuaggio segnato sulla pelle. Schiocca la lingua al palato come per richiamarne l'attenzione e scacciarlo via dalla sua strada, invece quest'ultimo sembra totalmente ignorare la sua presenza, rispondendo poco dopo solamente ruotando le orecchie candide nella sua direzione, spostando poi anche il viso, mostrando i suoi occhi bicromi. Uno azzurro come il ghiaccio e l'altro rosso come il fuoco. Si ferma. Improvvisamente, come se letteralmente si bloccasse a quella visione. E' vittima di un evidente sussulto interiore, che lo porta a sgranare immediatamente gli occhi nella sua direzione, e far battere il cuore talmente potente da sentirsi persino da sopra il costato meccanico. Il respiro viene trattenuto per qualche secondo, il diaframma sull'addome infatti non si muove. Le mascelle si serrano strette tra le fauci mentre l'unico rumore percepibile intorno a loro ora è quello dello scrosciare della pioggia tutt'intorno l'umano ed il felino. Questo si stiracchia indisturbato, mentre lui si domanda se mai fosse possibile che si trattasse solamente di un fottuto scherzo del destino voluto da qualche forza maggiore da sopra i cieli il quale si divertisse a tormentarlo, o se davvero si trattasse del fantasma che aleggia nei suoi pensieri e nella sua abitazione tramite i ricordi, sotto forma di animale.

Un miagolio esce dal felino di fronte a sé, non riesce a rivedere niente del russo che conosce fin troppo bene in quella figura animale, se non fosse per i suoi peculiari colori, che lo contraddistinguono da un comune gatto qualsiasi. Socchiude per un attimo gli occhi, lasciando che il rumore della pioggia invada il proprio udito, cercando di rilassarsi appena. Ha ripreso a dormire da pochi giorni, o perlomeno in modo abbastanza decente. Esclusa quella notte di lavoro è riuscito quindi a combattere quel blocco fisico che gli impedisse di dormire e mangiare in modo assolutamente sbagliato, risultando solo all'apparenza comunque leggermente più in forma rispetto i giorni precedenti in cui invece sembrava un vero e proprio zombie. Le notti però sono ancora piene di incubi, incubi che non ha mai avuto il problema di avere, nonostante il suo passato burrascoso. Si sveglia nel cuore della notte ansimante e sgranando gli occhi, i tormenti causati dai sensi di colpa e dai sentimenti negativi non lo lasciavano libero neanche nei sogni. Eppure cerca di convincersi, di illudersi che quella di fronte a sé sia solo una coincidenza. Un fottuto scherzo del destino che ha voluto farlo incontrare con un gatto bicromatico a caso. Prende un grosso sospiro, cercando di rilassare gli addominali contratti, rimuovendo la mano dalla tasca dei pantaloni per afferrare tra le dita le sigarette, e soffiare in avanti uno sbuffo di nicotina prima di riporla tra le labbra. Tenta di fare qualche altro passo in avanti, accorciando le distanze, mentre continua ad osservare il peculiare felino bianco. L'ombrello ora copre anche la sua figura, impedendogli di bagnare ulteriormente il suo folto pelo morbido. Piega le ginocchia in avanti per potersi abbassare fino a toccare il posteriore coi talloni, poggiando il polso della mano libera sulla coscia, osservando in silenzio il gatto. Un'espressione indecifrabile al volto. Non è arrabbiato, non è sereno, non dimostra dolore. Risulterebbe quasi apatico, una maschera inespressiva dietro il quale risulta esserci il vuoto. Allunga la mancina verso di lui, per farsi annusare le dita.

«sei fradicio»

La voce bassa, forse pronunciata con un accenno di calore tipico con cui parlava all'albino, prima di quella maledetta sera che ha portato a separarli. Oltre al familiare calore però si potrebbe percepire anche un accenno di amarezza nel suo tono, quasi non riuscisse a non trasmettere la malinconia che si porta addosso, più impetuosa ora a causa della sua presenza. Continua a volersi illudere, ma dentro di se sa benissimo che si tratta del russo, le coincidenze non esistono. Si domanda quindi se in quella forma il ragazzo riuscisse a comprendere le sue parole, se in generale i kemo tendono ad avere una mente propria quando sono nella loro forma originale. Non avendo mai avuto a che fare con un episodio del genere le sue rimarranno comunque solo delle lacune, e le parole emesse saranno solo i rantoli di un uomo stanco e decisamente impazzito, che ora si è addirittura messo a parlare coi gatti per strada. Uno scenario piuttosto patetico, per questo è grato che non ci sia nessuno lì intorno.

Le orecchie dell'animale scattano al suono della sua voce, la testa che rialza lo sguardo ed il muso che lascia sfuggire un nuovo miagolio, più basso, mentre inclina leggermente il capo verso destra come se non stesse capendo le sue parole, che invece capisce più che bene. Con il musetto andrebbe a dare un colpetto alla sua mano, per poi tentare di portarla sul proprio capo e farsi accarezzare.

Non comprende i gesti del gatto, o perlomeno li recepisce come movimenti totalmente istintivi, mossi dalla mente animale di quello che ai suoi occhi è solo un semplice animale, non più l'albino che ha stretto a sé ormai numerosissime volte, l'unica persona ad aver varcato soglie all'interno della sua personalità che non aveva neanche idea che potessero esistere. L'unico a renderlo un patetico smidollato così vulnerabile al suo tocco e alla sua figura, a tal punto da aver ceduto ora ed essersi avvicinato a quella sua peculiare forma.

Il felino ora si strofina con il muso lungo il proprio indice, richiedendo di venir carezzato, ovviamente non si sorprende di quel gesto, conosce la vanitosa e viziata caratterizzazione di quel tipo di animali, per questo non si fa problemi a ricambiare, rivoltando la mano per poter passare con il palmo lungo il collo fino a metà schiena, percependo quel manto così soffice anche se bagnaticcio che per poco non gli scioglie dentro il petto quel suo ormai raggrinzito cuore minuscolo. Compie un'altra carezza ora, per poi dirigersi con l'indice prima verso sotto il mento altrui, grattandone leggermente la superficie, per poi rialzarsi verso il capo e soffermarsi alle orecchie, sfregare indice e pollice contro la punta morbida sentendo quello che già ben conosce e ha avuto piacere di toccare in passato, finendo col grattargli anche dietro l'orecchio sinistro, i suoi movimenti sono un po' rudi, ma il tocco che gli riserva è delicato, cauto. Quell'ultimo contatto con l'orecchio è esattamente tutto ciò che di negativo potesse mai ricevere in un momento come questo. L'espressione muta in una leggera smorfia di dolore, mentre allontana inavvertitamente la mano dal suo muso, lasciandola a mezz'aria, pronunciando con voce spezzata, colma di risentimento.

«non posso...»

Traducendogli ora verbalmente quello che non è stato in grado di dire quella sera, in modo caldo, visibilmente sofferente, tutto il contrario invece della dura e pungente voce con cui gli ha imposto di andar via, dopo averlo atterrato con una semplice mossa di combattimento. Gli occhi vengono richiusi di nuovo, a trattenere quello che sembrava un impetuoso spasmo di agonia più forte dei precedenti, che attacca in un attimo la bocca dello stomaco ed il cuore. Si rialza in piedi, sforzando i muscoli delle cosce facendo leva su di essi per potersi raddrizzare in piedi.

«vattene»

Minaccia, tradito dal suo stesso tono, per niente aggressivo. Gli manca. Non avrà mai il coraggio di dirlo ad anima viva, non avrà mai la forza necessaria per poter abbandonare completamente il ricordo di lui, continuerà a vivere così, tormentato e devastato, ricercando sollievo in vizi che l'avrebbero portato al collasso.

Il felino si alza in piedi, si strofina tra le sue gambe e lui non sa che questo è il suo modo di salutarlo, pensa stia solo facendo cose da gatto, che quel suo minuscolo cervellino animale gli spinge istintivamente a fare. Fa male, molto, la (sbagliata) consapevolezza di star parlando con un semplice animale, che non capisce nulla di quello che gli si viene detto. Lo sguardo si abbassa per un attimo, socchiudendo di nuovo gli occhi e restando in silenzio. Una mano viene portata poi sulle labbra per tirare un respiro di nicotina e soffiarlo allontanando quest'ultima dalle labbra. Nel frattempo il felino si è posto dietro di sé, non si volta a guardarlo, quegli occhi così terribilmente sbagliati ad essere di colore completamente opposto lo avrebbero penetrato a fondo, risalendo da sotto la sua pelle fino ad insinuarsi nei capillari e vene, trasformando il suo stesso sangue che scorre in un ammontare di liquido nero come la pece, marcio e senza vita.

Questo è il suo personale addio, quello che non gli ha potuto dare quella sera, osservando quel volto e quei lunghi capelli scagliati in terra contro il pavimento. E' sempre stato un tipo forte, spesso e volentieri gli piace vantarsi di quanto "niente e nulla avrebbe potuto mai ucciderlo", invece ora non si è mai sentito più debole di così. La mano riporta la sigaretta quasi consumata tra le labbra mentre si avvicina poi ai suoi occhi, per sfregarne le palpebre chiuse sotto i polpastrelli dell'indice ed il pollice, massaggiandosi gli occhi stanchi e sofferenti, ricoperti ora di uno strato sottile più liquido del solito, che si infiltra tra le invenature della pelle presente sulle dita, causandone un leggero inumidimento. Il passo riprende il suo corso, le gambe, come il resto del corpo, totalmente riluttanti a muoversi, preferendo invece agire nella parte opposta. Cammina, passi pesanti che riecheggiano sul cemento tra lo scrosciare della pioggia, lasciandosi alle spalle non solo il felino, ma ogni sua qualsiasi forza di poter andare avanti e sopravvivere dopo quest'incontro.

   
 
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