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Autore: caleel    29/11/2016    4 recensioni
'Memorarum' racconta la storia di Nathan Zeller, un mago che ha perso la memoria e ritrova il suo vecchio diario dove, a partire dal suo primo anno a Hogwarts, sono raccolte tutte le sue esperienze e memorie. Nathan dovrà dunque leggere il suo diario per scoprire chi era, come ha perso la memoria, e soprattutto perché.
Gli anni a Hogwarts di Nathan sono in parallelo a quelli di Harry nei libri, quindi lui si ritroverà spesso a contatto con personaggi e situazioni già familiari nel libro, mentre queste si svolgono nel corso dell'anno, ma i personaggi principali saranno autentici e originali e avranno una loro storia completamente distaccata da quella dei libri, ma che semplicemente ha Hogwarts come sottofondo.
Questa storia nasce come webserie sul mio canale YouTube, e vi invito caldamente a seguirla direttamente lì, dato che i capitoli nuovi usciranno prima lì, e poi qui.
https://www.youtube.com/watch?v=wxY3gq_OTmk
Genere: Avventura, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 4) La Tana di Tassorosso

Nathan dormiva.
Disteso sul grande letto, con una mano che penzolava dal bordo e oscillava lentamente, continuava a muoversi nel sonno.
Dentro la sua testa, una donna piangeva, singhiozzando come una forsennata.
'Chi sei?', chiese Nathan alla figura che non poteva vedere. 'P-perché stai piangendo?'
Ma in tutta risposta, la donna semplicemente continuò a piangere, senza rispondere.
'Perché...perché stai piangendo?' chiese nuovamente Nathan mentre un orologio, da qualche parte in lontananza, batteva la mezzanotte.
La donna singhiozzò più forte, in un lamento acuto, e Nathan si svegliò all'improvviso, alzandosi a sedere di colpo e ansimando spaventato.
'Di nuovo un sogno?' domandò la voce familiare dentro la sua testa.
-Non...non lo so...un sogno, un incubo...forse un ricordo- rispose Nathan con tono confuso. -Ho sentito qualcuno piangere...ho sentito un orologio, un grande orologio...dai rintocchi doveva essere mezzanotte-.
'Mezzanotte? Perché mai saresti dovuto essere in giro a mezzanotte?'
-
Non ne ho idea...ma perché qualcuno stava piangendo?- chiese Nathan scostando le coperte di lato e alzandosi. -Ma soprattutto, chi è che piangeva a mezzanotte?-                                                                                                            

                                                                                                               -

Tassorosso.
Il nome rimbombava ancora nelle mie orecchie quando mi alzai dallo sgabello.
La McGranitt dietro di me arrotolò la pergamena e si allontanò con il cappello parlante, mentre io mi dirigevo verso il tavolo dei tassorosso.
Non potei fare a meno di sorridere quando una miriade di facce sorridenti mi accolsero stringendomi la mano e dandomi il benvenuto nella famiglia.
Sam mi fece un cenno con la mano, indicandomi un posto libero sulla panca, e io andai a sedermi di fianco a lui.
-Oh, che fortuna essere capitati insieme!-, mi disse lui raggiante mentre si guardava intorno, ancora preda del fascino della Sala Grande.
Io annuii senza troppo entusiasmo, e alzai lo sguardo verso il tavolo dei Corvonero.
Incontrai gli occhi di John, il quale fece un sorriso triste e si strinse nelle spalle come per dire ‘E’ andata così, amico’.
Io annuii a mia volta, e gli feci un cenno d’assenso alzando i pollici, prima che lui si voltasse verso uno dei suoi nuovi compagni.
-Non ti preoccupare, avrai un sacco di occasioni per stare con il tuo amico, anche se siete in case diverse-, disse una voce calda alla mia destra.
Mi voltai di scatto, e mi ritrovai davanti un ragazzo del terzo, forse quarto anno.
-Come hai?...-, cominciai a chiedergli io, ma lui ma battè sul tempo.
-Ci sono passato anche io quando fui smistato, il mio migliore amico finì in Grifondoro. Avevo la tua stessa espressione, e probabilmente anche gli stessi pensieri. Ma non preoccuparti, la maggior parte delle ore di lezione si fanno sempre in coppia con un’altra casa, quindi avrete modo di vedervi-, mi disse tutto sorridente.
Rimasi per un attimo colpito dall’immediatezza della risposta, e non seppi cosa dire sul momento, ma per fortuna in quell’istante il preside si alzò in piedi e si rivolse alla sala.
-Benvenuti!-, disse. -Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!-, e detto ciò, torno a sedersi.
Io lo guardai confuso, ma attorno a me tutti battevano le mani e gridavano entusiasti.
-E’ qualche vostro strano rituale da maghi?-, mi chiese Sam sottovoce.
-Non ne ho la più pallida idea-, risposi semplicemente io.
Ma in un battibaleno, le parole di Silente furono dimenticate: di colpo, i piatti davanti a me si erano riempiti di pietanze: pollo arrosto, braciole di maiale e di agnello, roast beef, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse, patate arrosto, patatine fritte, Yorkshire pudding, piselli, carote, ragù, salsa ketchup e una varietà di dolci che spazziavano dalle torte, ai pasticcini, ai gelati multigusto.
Ero intento a riempire il mio piatto con salsiccie e patate arrosto, quando il tavolo attorno a me esplose in un boato.
Mi guardai attorno cercando di capire il perché di tanta confusione, e notai che tutti fissavano l’estremità del nostro tavolo, dove il fantasma del Frate Grasso fluttuava a mezz’aria.
-Avanti Frate, fai vedere ai nuovi arrivati di cosa sei capace!-, urlò una voce,e il Frate accolse l’invito con un leggero inchino.
Si levò in alto, e con uno scatto improvviso si lanciò sul tavolo, scivolando velocissimo sul grande pancione  e ridendo come un matto. Arrivato all’altro capo, volò via dalla superficie di legno e si librò in aria con una leggere capriola.
Tutti i Tassorosso scoppiarono in uno scroscio di applausi e fischi di ammirazione, e anche io mi unii a loro divertito.
Il Frate tornò volteggiando verso di noi, e si sedette al centro del tavolo incrociando le gambe e infilando le mani nelle grandi maniche del suo saio.
-Passata un’estate tranquilla, Frate?-, chiese una ragazza prendendo una coscia di pollo attraverso la gamba del fantasma.
-Deliziosa Anette, davvero deliziosa. Io, Gulliver e Merwyn abbiamo messo su una piccola orchestra e ci siamo divertiti a dilettare gli altri fantasmi per tutto agosto. Molti hanno apprezzato, ma il Barone Sanguinario si è lamentato del fatto che eravamo ‘troppo allegri’. Ora stiamo cercando di convincere alcune suore malinconiche a unirsi come coro del gruppo, ma non stiamo avendo molti successi-, rispose lui un po’ cupo.
-Ma allora, dovete assolutamente venire a suonare alla prima festa nella Tana!-, scattò il ragazzo alla mia destra.
-Oh-oh, dice sul serio, mastro Cedric?-, chiese il frate, illuminandosi tutto d’un tratto.
-Ma assolutamente! Così per una volta non dovremo ascoltare quella robaccia di Radio Strega Network-, esclamò un ragazzo dai capelli rasati.
-Hey, se la mia non ti va bene, la prossima volta infiltrala te una radio nascondendola a Gazza. Voglio proprio vederti dove te la infili per non farti beccare-, rispose un altro, e tutto il tavolo scoppiò a ridere.
-Oh, farò di meglio, inviterò Gazza ad una romantica cena a lume di candela, con Celestina Warbeck che canta di sottofondo-, il ragazzo con i capelli rasati impugnò una coscia di pollo a mo di microfono.
-‘Vieni con me su un manico di scopa per guardare le stelle lassù
E io ti darò, caro, un calderone pieno di forte amor bollente’!-
Tutti scoppiarono nuovamente a ridere, mentre l’amico si univa in un duetto ed entrambi si alzavano in piedi cantando a squarciagola. Nel giro di un attimo, tutto il tavolo si era unito in un grande coro, e io stesso mi ritrovai a cantare con loro.
Notai che gli altri tavoli ci guardavano divertiti, come se episodi del genere fossero del tutto normale.
E con ‘ridammi, ti prego, il mio cuore innamorato’, la canzone si concluse in un’unica, lunga nota acuta, al termine del quale tutto il tavolo di Tassorosso scoppiò in un grande applauso a cui si unirono anche molti Grionfodoro e qualche Corvonero.
Sorridendo, non potei fare a meno di notare che per quanto anche agli altri tavoli aleggiasse un’atmosfera allegra, nessuno sembrava divertirsi come noi.
Incitato dagli altri, il Frate tirò fuori dal nulla una piccola chitarra a quattro corde. Iniziò ad intonare un motivetto in latino, di cui non capivo mezza parola, ma che però risuonava gradevole e allegro.
Notando gli altri fantasmi attorno ai tavoli, mi stupii di come il Frate risultasse incredibilmente allegro rispetto a loro. Mi girai verso il ragazzo alla mia destra, quello che mi aveva parlato del suo smistamento, e feci per chiederglielo, quando mi resi conto che non gli avevo nemmeno chiesto il nome.
-Ehmm, scusa, tu sei?...-chiesi un po’ in imbarazzo.
-Cedric, Cedric Diggory-, si presentò lui ufficialmente, tendendomi la mano.
-Nathan Zeller-, risposi stringendola, e in quel momento lui aggrottò la fronte.
-Allora non avevo sentito male. Sei per caso fratello di Tom Zeller?-.
-Ehm, sì-, risposi io, un po’ colpito dal suo improvviso cambio di tono.
-Perdonami se te lo dico, ma tuo fratello non mi sta particolarmente simpatico. Ha delle idee strane, ed è particolarmente testardo-, rispose infilzando una salsiccia.
-Oh, non dirlo a me, lo so bene. Mai fare l’errore di contraddirlo, secondo lui la sua parola è legge-, dissi io sbuffando.
-Sì, diciamo che ne so qualcosa. L’ultima volta che l’ho fatto, ne è uscito fuori un bel duello-, disse lui casualmente.
A me quasi andò di traverso il succo di zucca.
-Hai combattuto contro mio fratello?- chiesi io, non credendo alle mie orecchie.
-Si, l’anno scorso. Non te lo ha detto?-
-No, mio fratello non mi dice praticamente mai nulla di quello che fa-.
-Ahh, allora non credo stia a me informartene, forse è meglio così-, disse infine con un sorriso, tornando al suo piatto,e io non feci ulteriori domande. Morivo dalla voglia di sapere cosa fosse successo tra i due, ma mi rendevo conto che in fondo non erano affari miei. Non sapevo motlo su di Cedric, ma mi era sembrato un tipo a posto, e conoscendo il carattere di Tom, non era molto difficile supporre chi tra i due era dalla parte del torto. Ma chi lo sa, forse mi sbagliavo.
Ero immerso nei miei pensieri, quando anche gli ultimi dolci scomparvero, e il professor Silente si alzò nuovamente in piedi,e nella sala scese immediatamente il silenzio.
-Ehm... solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno. Gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro.-
Sam mi guardò con fare interrogativo, ma io gli feci cenno che gli avrei spiegato più tardi.
-
Inoltre, il signor Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi-, il ragazzo con i capelli rasati e il suo compagno si guardarono con un ghigno divertito.
-Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra del suo dormitorio è pregato di contattare Madama Bumb. E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato l'accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa-.
Di nuovo Sam mi guardò, ma questa volta anche io ero confuso. Nessuno mi aveva mai parlato di un corridoio proibito.
-
E ora, prima di andare a letto, intoniamo l'inno della scuola!’-, gridò Silente, e notai come in quel momento tutti gli insegnanti avessero assunto un’espressione particolarmente imbarazzata.
Il preside diede un colpo di bacchetta, e della punta fuoriuscì un grande nastro dorato che si sollevo per aria, cominciando a contorcersi e piegarsi assumendo la forma delle parole.
-Ognuna scelga il motivetto che preferisce-, disse silente. -Via!-.
Tutta la scuola intonò:
‘Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo, insegnaci bene
giovani, vecchi, o del Pleistocene,
la nostra testa tu sola riempi
 con tante cose interessanti.
 Perché ora è vuota e piena di venti,
di mosche morte e idee deliranti.
Insegnaci dunque quel che è richiesto,
dalla memoria cancella l'oblio
fai del tuo meglio, a noi spetta il resto
finché al cervello daremo l'addio.’
Ognuno nella sala finì la canzone in tempi diversi, e verso la fine erano rimasti solo due gemelli di Grifondoro che stavano intonando una lenta marcia funebre.
Quando tutti ebbero finito, Silente applaudì fragorosamente.
-Ah, la musica!- disse asciugandosi gli occhi. -Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui! E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa!-.
Ci fu un baccano incredibile quando le panche raschiarono contro il pavimento della sala, mentre gli studenti si alzavano e cominciavano a parlare tutti insieme.
-Andiamo ragazzi, vecchi e nuovi che voi siate!-, disse un Tassorosso dai lunghi capelli neri che portava al petto la spilla da Prefetto.
Si fece strada nella fiumana di gente, e noi lo seguimmo. Mentre passavamo notai Tom davanti a noi, intendo a sua volta a svolgere il suo ruolo da Prefetto scortando gli studenti di Corvonero. Tra di essi vidi anche John, e ci salutammo con un rapido cenno della testa.
Uscimmo dalla sala comune, e imboccammo la grande scalinata in marmo che avevo visto entrando. Sbucammo in una grande sala che si innalzava per molti piani, con decine di scale che collegavano i vari piani. Qui gli studendi di Grifondoro e Corvonero presero a salire verso le torri più alte, mentre noi e i Serpeverde imbucammo la scala che portava verso il basso. Le serpi svoltarono in un corriodio laterale, e sparirono subito dalla vista, mentre noi invece continuammo per un corridoio di pietra illuminato da decine di torce.
-A differenza dei sotterannei, il seminterrato ha meno spifferi, e molto più accogliente, ospiale quasi-, spiegò il nostro Prefetto, che avevo appreso si chiamasse Martin, indicando le molte torce appese ai muri,glii arazzi colorati e i dipinti disseminati qua e la. C’erano quadri di nature morte, un paesaggio di campagna, un ritratto di un vecchio mago, uno che rappresentava un cesto pieno di frutta e molti altri.
All’improvviso il gruppo si fermò, e notai che tutti stavano fissando dei barili enormi impilati contro il muro di pietra del corridoio.
Martin individuò la seconda botte dal basso, nel mezzo della seconda fila, e cominciò a colpirla seguendo un preciso ritmo.
Un’istante dopo, il grande coperchio del barile si aprì verso l’esterno come una grande porta rotonda, rivelando un altro piccolo corridoio che sembrava proseguire all’interno della botte.
Chi piegato, chi strinsciando carponi, entrammo uno ad uno dentro la botte, e quando anche l’ultimo di noi fu dentro, questa semplicemente si richiuse senza far alcun rumore.
-Perché, cosa succede se sbagliamo?-, chiese Samuel dietro di me con voce preoccupata.
-Oh, niente di che, il tappo del barile che avete colpito salterà in aria innondandovi di aceto-, rispose Martin da davanti. -E in quel caso, vi sconsiglio vivamente di entrare dentro prima di esservi tuffati nel Lago Nero-.
Qualcuno ridacchiò, e all’improvviso una luce si allargò davanti a me mentre emergevo dal tunnel.
-Vecchi e nuovi compagni, benvenuti e bentornarti, alla Tana di Tassorosso-, esclamò Martin allungando un braccio in segno di saluto.
Mi ritrovai in una grande e accogliente sala rotonda, dal soffitto basso, che ricordava vagamente la tana di un tasso. La stanza era decoranta nei toni allegri del nero e del giallo, enfatizzati ulteriormente dalle liscie superfici del legno color miele di cui erano fatti i tavoli e le porte rotonde che portavano ai dormitori. Un profumo colorato di piante e fiori aleggiava ovunque nell’aria, creando un’atmosfera particolarmente rilassante e allegra. Numerosi piccoli arbusti erano disposti ordinati sulle file degli scaffali a ridosso delle mura, che apparivano leggermente incurvati per adattarsi alla forma del muro, e salutavano gli studenti agitando i rami e le foglie al loro passaggio. Dal soffitto pendevano dei piccoli contenitori bronzei, da cui lunghi viticci di felci ed edere oscillavano tranquilli accarezzandoti la testa quando ci passavi sotto.
Sulla mensola lignea del camino era appeso un grande quadro, la cui cornice era stata finimente intagliata con tanti piccoli tassi danzanti. Al suo interno, una sorridente Tosca Tassorosso salutava gli studenti, brindando a loro innalzando una piccola coppa dorata a due manici.
Lungo le mura correvano una serie di piccole finestre rotonde, che davano sul livello del terreno e attraverso le quali si poteva scorgere il prato immerso nell’oscurità.
Rimasi per qualche minuto incantanto ad osservare ogni minuscolo dettaglio attorno a me, come rapito da ogni singola cosa.
Non potei fare a meno di pensare che quel luogo sembrasse un posto incredibilmente comodo.
Martin apparve all’improvviso di fianco al nostro gruppetto del primo anno, riportandomi alla realtà.
-Se i ragazzi del primo anno vorrano seguirmi, vi mostrerò il vostro dormitoio. Le ragazze possono seguire...oh dove diavolo è finita adesso?-, alzò il collo cercando qualcuno fra la folla. -Helga, avrete tutta la sera per raccontarvi l’estate, ora potresti adempiere ai tuoi doveri sociali? O devo entrare io, di nuovo, nel dormitorio femminile?-, chiese con un sorriso malizioso ad un gruppetto di ragazze più grandi.
-Oh, vorrei solo che ci provassi...-,  rispose alzandosi una ragazza bassa dai capelli corvini, e venendo verso di noi.
-E’ una sfida?-, chiese Martin, ergendosi in tutta la sua altezza e torreggiando su di lei.
Nonostante il ragazzo fosse di qualche spanna più alta di lei, Helga non battè ciglio e anzi, piccola come era, sembrava ancora più minacciosa.
-A tuo rischio, e, pericolo-, scandì lentamente tracciando una piccola X sul suo petto. -Andiamo ragazze, é arrivato il momento che voi vediate il posto che veramente merita qui dentro-, e accompagnata dal gruppetto delle ragazze, scomparvero attraverso una delle tante porte rotonde.
Martin la guardò sparire con il sorriso sulle labbra, mentre scuoteva il capo.
Poi si girò, e condusse anche noi attraverso un’altra delle porte rotonde, attraverso uno stretto corridoio.
-Bene ragazzi, troverete la vostra roba già al suo posto, fatevi comodi e quando volete tornate di la-, e con questo ci concedò sparendo.
Anche questa stanza, come tutte le altre, era circolare e dal soffitto basso. Disposti a cerchio attorno ad una piccola stufa, c’erano cinque letti in legno ricoperte da delle soffici coperte patchwork, ovviamente di colore giallo-nero, e tra ogni letto ed un altro c’era una piccola finestra.
I bauli con i nostri nomi erano già posizionati oguno di fianco ad un letto, e io mi dirissi subito verso il mio. Lo aprii, e tirando fuori qualche vestito che era d’intralcio, recuperai finalmente la mia bacchetta e la infilai nella tasca dei pantaloni.
Sentii un tonfo ovattato, seguito da un ‘ohhh’ di sollievo. Mi girai, e vidi Sam disteso a braccia e gambe divaricate sul suo letto.
-E tipo la cosa più comoda su cui io mi sia mai poggiato-, rispose con la faccia immersa nella coperta.
Mi sedetti anche io sul bordo del mio, e mi sentii affondare leggeremente in un soffice mare di piume.
Notai che tutti gli altri avevano fatto la stessa cosa, e che ora ci guardavamo tutti a vicenda.
Oltre a me e Sam, c’erano anche Ernie, che avevo già avuto modo di conoscere sul treno, un ragazzo dalla grossa mascella e dal viso rotondo, che da quel che ricordavo dallo smistamento mi pareva si chiamasse Justin, e infine un ragazzo basso e un paffuto che non avevo notato prima.
-Beh, facciamo un giro di nomi?-, chiese Ernie. -Io sono Ernest MacMillan, ma potete chiamarmi Ernie-.
-Nathan Zeller-.
-Samuel Edge-
-Justin
Flynn-fletcher-
-Herman Cronk-, concluse infine il ragazzo paffuto.
Per qualche istante nessuno aggiunse niente, poi Sam si alzò e propose di tornare nella sala comune.
Uscimmo in fila dalla stanza, e ritornammo nel salone principale, dove nel frattempo tutti si erano messi comodi.
Chi sedeva ai tavoli a giocare a gobbiglie, chi sulle grandi portone imbottite davanti al fuoco a chiacchierare, chi semplicemente per terra, distesi sul grande tappeto.
Sulla mensola del camino, una piccola radio magica sparava a tutto volume un brano delle Sorelle Stravagarie.
Due ragazzi del quarto anno si rincorrevano tra i tavoli, passandosi una sfera galleggiante di acqua con le bacchette, uno la lanciava in alto, l’altro correva e la catturava nel flusso della sua bacchetta.
Io e Sam prendemmo posto su un divanetto a lato della mensola, e guardammo estasiati quella tranquilla frenesia. Dopo un po’ Ernie si unì a noi e ci spostammo ad un tavolo per fare una partita di carte. Ci misi un po’ a spiegare le regole a Sam, che tra l’altro continuava a farsi distrarre dal mazzo che si mischiava da solo.
Eravamo nel corso della quarta partita, quando uno scoppio e un esplosione di luce violetta fece sobbalzare tutta la Tana.
Dal dormitorio delle ragazze emerse il prefetto Martin, con una lunga proboscide viola che gli penzolava dalla faccia arrivandogli al petto.
-Oooooh, molto maturo da parte tua Helga-, disse lui tra un barrito e l’altro, mentre tutti nella sala si piegavano dalle risate.
-Così la prossima volta ti risulterà più facile ficcare il naso dove non ti spetta, non trovi, mio caro?-, rispose Helga con il sorriso sulle labbra.
-Un applauso a Martin che è riuscito a guadagnarsi la prima visita da Madama Chips in cosa, neanche un’ora?-, chiese sarcastico il ragazzo pelato che aveva cantato al banchetto. -Credo sia un nuovo record!-.
-Oh, stai zitto Simon, o giuro che il prossimo anno ti faccio crescere un culo in fronte ancora prima di scendere dall’espresso per Hogwarts-, borbottò Martin.
-Non credo che cambierebbe molto!-, urlò una voce in sottofondo, e tutti scoppiarono di nuovo a ridere.
Alla fine Helga (che a quanto pare, era particolarmente portata per la trasfigurazione), decise che non era il caso di far uscire Martin di notte, e con un semplice colpo di bacchetta gli fece tornare il naso normale.
-Bene ragazzi, è tardino e siamo tutti stanchi, io consiglierei di filare a letto, avremo tutto il tempo domani per le cazzate-, disse il prefetto con un sonoro sbadiglio. -E Helga, stai certa che questa me la paghi-.
Io e gli altri ritornammo al nostro dormitorio, e mentre ci infilavamo i pigiami, chiacchierammo ancora un po’ di tutte le cose pazze che erano successe solo nel giro di una serata. Sam era molto curioso, e non la smetteva di fare domande su cose che a noi altri apparivano assolutamente normali.
-E poi voglio dire, i quadri si muovono! E le piante danzano! E quella cosa che facevano con le sfere d’acqua quei due, non vedo l’ora di poterlo fare anche io!-.
Capimmo che si era addormentato quando finalmente scese il silenzio.
Mi infilai a letto, e voltandomi da un lato, guardai il castello che si ergeva come un gigante silenzioso oltre la finestra del dormitorio.
Non vedevo l’ora che fosse mattina per poter iniziare le prime lezioni, e imparare i primi incantesimi, per poter fare anche io tutte quelle cose che avevo visto fare ai ragazzi più grandi. Pensando a quanto sembrasse surreale essere finalmente ad Hogwarts, mi addormentai dolcemente, sprofondando in un sogno che sarebbe continuato a mattina inoltrata.


   
 
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