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Autore: Tinucha    04/12/2016    0 recensioni
Lo guardo da lontano, e l'unica cosa che riesco a chiedermi è come un cuore di ghiaccio può scaldare il mio.
“Completami”
Non le sorride, non emana calore, rimane fermo, impassibile, scostante.
Cosa ti è successo, Smith?
“Perché i tuoi occhi sanguinano?”
Le sue labbra non sono dolci, sono affamate, assetate d'amore.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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La ragazza che sorride al mondo quando tutto va male.
La ragazza mai stata speciale, che non ha nulla di diverso dalle altre, né di uguale.
Il tipo che arrossisce per un complimento e che comunque non si sente abbastanza, che crede che tutto sia una bugia.
Sono una di quelle ragazze che si guarda allo specchio senza mai sentirsi abbastanza, forse troppo grassa, forse troppo magra, forse poco bella. 
Basta uno sguardo a scaldarmi il cuore, una parola sbagliata a calpestarlo senza un minimo di pietà. 
E lo so che è così, lo so che agli altri sembrerò sempre quella strana, che sta sempre sulle sue, che non vuole conoscere il mondo.

“Claire” 

Vedo le mani della mia migliore amica dimenarsi nell'aria e sorridendo la raggiungo, salutandola. “Buongiorno, pazza”

“Stai bene?” Domanda, aggrottando la fronte con un'espressione indagatoria.

“Sì, certo, hai studiato storia dell'arte?”

Mi guarda, la bocca spalancata, le mani ferme a mezz'aria. “Ma non arrivava il sostituto questa settimana?”

“Certo, ma solo perché è ancora all'Università non avrai mica pensato che ci risparmierà dalle interrogazioni, giusto?”

“Mh.. Giustissimo”

Un'espressione assassina mi si dipinge sul volto, a salvarla da un mio imminente assalto è il suono della campanella. Assonnata la seguo in aula, avvistando una figura adagiata sul mio banco con la grazia, identica a quella, di un elefante.

“Buongiorno, Montgomery”

“Brian” faccio un piccolo cenno con la mano destra, sistemando la cartella lungo la spalliera della sedia. “Potresti liberare il mio banco?”

Alza lo sguardo nel mio, gli occhi azzurro-ghiaccio che un tempo hanno saputo regalarmi deboli sorrisi. “Potrei, ma non voglio”

“Noi invece vorremmo che ti togliessi dal cazzo, pensa un po'” Camille sorride fintamente, spingendolo via con una mano. Perde l'equilibrio, reggendosi agli spigoli e guardandola furiosamente.

“RAGAZZI, SEDETEVI, AVANTI!” La preside Sunders con un'eleganza innata fa capolino in aula, la pelle bianca, candida al punto giusto, gli occhi color mandorla, i capelli raccolti in un'elaborato chignon. A volte mi chiedo se la mattina prima di venire a scuola vada dal parrucchiere. Cautamente mi piego, scontrandomi con il freddo metallo della sedia e mugugnando infreddolita. 
Odio il freddo.
“Come ben sapete la professoressa Roberts a causa di un infortunio dovrà passare il resto dell'anno a casa”

“E questa cosa ovviamente non può che affliggerci, signora preside” Afferma Brian, divertito, con la mano destra premuta all'altezza del petto.

La donna lo fulmina, tornando a parlare. “Il professor Lewis, fra qualche mese laureato in storia dell'arte, sarà il suo sostituto”

Il cuore smette di battere quando da quella dannata porta, sbucano due fottuti occhi scuri come la pece.
Smith Lewis.
Il gomito di Camille mi colpisce dritta alla clavicola sinistra, mugugno, avvertendo poi tutti gli sguardi puntati su di me.
Tranne il suo.

“Si sente bene, signorina Montgomery?”

“No, la scusi, è che involontariamente l'ho colpita” Camille sbatte angelicamente le palpebre.

Chino il capo, le unghie premono nel palmo, graffiandolo, ma no, non superano il dolore di quello sguardo agghiacciante.
Quando la Sunders va via, io non ho ancora alzato lo sguardo, ma lo sento, lo sento fin dentro le vene. 

“Preferirei mi chiamaste Smith, e mi piacerebbe che mi deste del tu, non sono poi così vecchio” Lame profonde spingono all'altezza dello stomaco, i suoi occhi non incontrano i miei. 

“Smith, quanti anni hai?” Preston lo guarda, gli occhioni azzurri in bella vista, una ciocca di capelli attorcigliata attorno alle dita.

“Venti” Avvertiamo un ticchettio contro il legno della porta, occhi scuri si volta in quella direzione. “Avanti” ma la figura di mio fratello che compare sulla soglia non mi piace, non mi piace per niente. “Drew?” 




   
 
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