Capitolo
5: Abbandono
Il secondo giorno, come avevo già
riferito a Naruto, non rimasi a casa di Kakashi per la notte.
Credevo avesse capito e probabilmente era
così, ma sembrava avesse paura di staccarsi da me.
Mi vedeva come una roccia a cui
aggrapparsi, l’unica cosa sicura nella sua vita e vedermi andare via, gli
faceva credere per l’ennesima volta di essere abbandonato.
Non volevo che pensasse che anche io lo
lasciassi al suo destino, ma era anche vero che non potevo stargli appresso
l’intera giornata. Avrebbe dovuto imparare a cavarsela da solo e solo
allontanandomi almeno per la notte da lui, poteva capire come funzionavano le
cose e cioè che le persone a noi care devono lasciarci per vivere la loro vita.
Io, oltre alla mia famiglia, avevo anche lo studio e per quanto volessi
rimanergli accanto, dovevo per forza assentarmi per delle ore.
Gli allenamenti per ora saltavano, dato
che Kakashi si prendeva cura di lui, quindi potevo
stargli vicino più di quanto normalmente avrei potuto fare.
Quando la mattina seguente mi recai da Kakashi, dopo il mio turno in ospedale affianco di Shizune, mi pentii di non essere rimasta anche quella notte
con Naruto.
Quando entrai vidi che all’interno
dell’appartamento c’era il caos.
Mi preoccupai. Cosa era successo? E Naruto stava bene? Perché tutto era all’aria?
Mi recai in cucina dove la situazione
sembrava apposto, tranne per il fatto che ci trovai il mio maestro seduto su
una sedia con la testa appoggiata al tavolo.
Gli misi una mano sulla spalla e lo
chiamai
“Kakashi-sensei,
tutto bene?cosa è successo qui?”
Al suono della mia voce il sensei alzò la testa. Potei notare una profonda occhiaia
nell’unico occhio scoperto. Non aveva dormito per tutta la notte.
Gli chiesi spiegazione.
Venni a sapere che Naruto,
dopo la mia partenza, era rimasto calmo solo per poco, dopo di che cominciò ad
agitarsi e a rendere il soggiorno un campo di battaglia.
“Sakura, sembra che solo tu riesca a
farlo stare calmo. Si fida solo di te!” mi disse “Eppure anche io sono un tipo
simpatico!” mi disse “Vero che lo sono?” lo guardai stranita. Una intera notte
insonne, non gli faceva bene.
Chiesi di Naruto
e l’unica risposta che mi diede Kakashi fu quella di
dirmi che era da qualche parte in camera sua. Mi disse che aveva provato più
volte ad avvicinarsi, ma a ogni tentativo, il ragazzo andava in escandescenza.
Quindi ci rinunciò prima che potesse distruggergli completamente la casa.
Sembrava un’esagerazione, ma da come era
ridotta anche camera sua…capì che era veramente
capace di farlo.
Era di nuovo li, nell’angolo tutto
rannicchiato su se stesso.
Sospirai. Mi si stringeva il cuore
vederlo così, non volevo che stesse male.
Mi avvicinai a lui, il quale
probabilmente si era già accorto della mia presenza, perché ancora prima di
sfiorarlo cominciò a ringhiare.
Mi spaventava quando si comportava così.
I cani ringhiano come avvertimento, prima di mordere e avevo paura di cosa
potesse fare in quel momento. Inoltre mi aveva già attaccato quando era
nervoso.
Non demorsi. Gli misi una mano sulla
spalla, ma di scatto si alzò e mi colpì.
Questa volta non mi ferì, se non
nell’animo. Quando in passato mi aveva ferito, lo aveva fatto senza rendersi
conto che ero io, ma quella volta ne ero certa. Sapeva chi era la persona che
gli si era avvicinata. Inoltre anche se a volte si comportava come un animale,
non era stupido, di questo ero sicura, quindi aveva di sicuro riconosciuto la
mia voce.
Lo richiamai.
Naruto che fino ad allora aveva tenuto lo
sguardo basso, lo alzò.
Eccoli là. Di nuovo quegli occhi rossi e
sta volta quella rabbia che provava in quel momento era concentrata, non sul
mondo, non sulle persone che lo maltrattavano e che non conosceva, ma su di me.
In quel momento odiava me.
Il mio cuore mancò un battito.
Lo guardai con terrore. Avevo paura di
quegli occhi e la cosa peggiore e che non riuscivo a nasconderglielo.
Questo non poteva che peggiorare le cose,
poteva distruggere quel rapporto che si era creato fra di noi e che in quel
momento sembrava appeso a un filo.
Improvvisamente mi ricordai delle parole diTsunade. Mi disse che Naruto il
periodo in cui ero andata a trovarlo era calmo, ma durante la mia assenza
prolungata, si era agitato parecchio e diventato addirittura pericoloso.
Di sicuro avrà pensato che lo avessi
abbandonato, che neanche a me importasse qualcosa di lui. Forse avrà visto in
me quel raggio di sole che gli era sempre mancato e che improvvisamente era
sparito, lasciando posto nuovamente alle tenebre.
Mi misi una mano davanti alla bocca
shoccata quando capii il perché di quel suo comportamento.
Si sentiva abbandonato…per
l’ennesima volta e non da una persona qualunque, ma dalla prima persona a cui
aveva riposto la sua fiducia.
Non potei trattenere le lacrime e
cominciai a singhiozzare rumorosamente.
“Naruto mi
dispiace, io non volevo abbandonarti…” Provai ad
abbracciarlo, ma nuovamente mi colpì facendomi cadere a terra.
Mi rialzai mettendomi seduta sulle gambe.
Serrai i pugni sulle ginocchia e abbassai la testa, per nascondere in parte il
mio dolore.
“io volevo solo…
farti capire che non puoi contare sempre su di me…io,
ti prego scusa… ho sbagliato. Ho agito troppo in
fretta, quando tu non eri ancora pronto! Io…io…” non
riuscii più a continuare a causa dei continui singhiozzi.
Non riuscivo a smettere di piangere, mi
sentivo un verme per come mi ero comportata. Come potevo pretendere di staccare
un bambino piccolo dalla propria mamma? Perché più o meno era proprio questo
quello che avevo fatto.
Dopo l’ennesimo singhiozzo, mi sentii
accarezzare il viso. Qualcuno mi stava asciugando le lacrime che copiose si
facevano strada per arrivare alla fine del mio volto.
Alzai la testa sorpresa. E lo rividi.
Quel bellissimo colore blu del mare che splendeva nei suoi occhi. Non so
esprimere esattamente quel che provai in quell’istante. Sorpresa, sollievo, gioia…nonostante quello che aveva provato, mi aveva perdonato
e me lo aveva mostrato con il suo gesto e con quei occhi. Nemmeno mille parole potevano esprimersi meglio di
quegli occhi.
Ricominciai a piangere, sta volta per la
felicità e provai l’impulso di abbracciarlo, ma quando vidi Naruto
indietreggiare, mi fermai. Mi ricordai che non voleva essere toccato a lungo.
Ritornai sui miei passi e mi asciugai le
lacrime.
Successivamente alzai lo sguardo per
vedere Naruto.
Mi fissava.
Non sapevo come mai, ma osservando meglio
mi sembrava intimorito.
Mi domandavo il perché.
Che avesse paura che lo lasciassi di
nuovo? No, sta volta non lo avrei fatto. Sarei rimasta con lui finchè non si sarebbe sentito pronto a essere lasciato
solo. Avrei disobbedito anche ai miei genitori per lui.
Non volevo assolutamente che si ripetesse
quello che era appena caduto quel giorno.
Non volevo che riprovasse il dolore
dell’abbandono.
Ma successivamente capì che non mi
guardava così per quel motivo.
Lo vidi esitare, ma piano piano avvicinarsi a me e alzare la braccia.
In quel momento mi sentii confusa. Avevo
la mente come annebbiata, oltre che la vista dato la presenza di ancora qualche
lacrima.
Poi sentii un stretta. Forte, come se
qualcosa mi avesse afferrato in modo tale che non potessi scappare via.
Con mia grande sorpresa Naruto mi aveva abbracciato. Di sua spontanea volontà,
affrontando la sua paura del contatto fisico.
Sentivo che era rigido, ma sembrò
rilassarsi quando ricambiai.
Fu lui a lasciarmi andare, io non volevo.
Volevo tenerlo stretto a me.
Stranamente i ruoli si erano invertiti,
ma allentai anch’io la presa.
Naruto mi guardava triste poi disse qualcosa.
“Odi?” disse debolmente
Ci misi un po’ per afferrare quello che
mi aveva chiesto, cioè se l’odiavo. Non si riferiva al fatto di essermene
andata, ma perché si era comportato in quella maniera.
Non lo avevo rimproverato, ma lui aveva
capito che era sbagliato e che avrebbe potuto fare del male.
Mi si strinse nuovamente il cuore a
quella domanda.
“No…. no Naruto. Non ti odio, non potrei mai farlo! Io ci tengo
tantissimo a te! Di questo non devi temere. Ormai sei entrato a far parte della
mia vita e niente potrà cambiare questo fatto!”
Non disse niente. continuò solo a
fissarmi. Non fece nessun movimento che mi fece capire cosa stava pensando.
“Io faccio più!” mi disse in modo
determinato.
Mi promise che non avrebbe più reagito
così, ma sapevo che sarebbe stato difficile, ma comunque aveva bisogno che
almeno qualcuno ci credesse.
“Bravo!” gli dissi dopo di chè gli proposi di dare una mano a Kakashi
a rimettere a posto il soggiorno.
Mi alzai e mi allontanai, ma prima di
uscire dalla stanza, mi girai per dirgli di venire con me. Si alzò, ma non mi
sfuggi il suo sguardo di paura quando mi vide quasi andare via dalla stanza.
Cominciai a raccogliere le cose da terra
e lo stesso fece Kakashi.
Naruto rimase sulla soglia della sua stanza a
osservarci.
Sembrava una statua. Incredibile come
riuscisse a stare fermo per molto, senza che i suoi arti formicolassero.
Ci volle un po’, ma alla fine venne anche
lui ad aiutarci, anche se non sapeva bene come mettere le cose, ma quel che
contava era il pensiero…giusto? Anche Kakashi
sembrò gradire.
La sera giunse e l’ora di andare a casa arrivò,
ma come mi ero ripromessa, non avrei lasciato Naruto
da solo di nuovo.
“Sakura? Se devi andare vai…ci penserò io a lui!” mi propose Kakashi.
Scossi la testa. Non potevo e inoltre
anche il maestro aveva bisogno di riposo e se Naruto
si fosse comportato nuovamente come la notte passata, non avrebbe chiuso
occhio.
Ma qualcosa sorprese entrambi. Naruto si avvicinò a me e mi prese un braccio per farmi
alzare.
Lo guardai stranita.
“tu casa! Io buono…dormo!”
disse senza però guardarmi in faccia.
Non voleva che andassi via, ma voleva
affrontare le sue paure.
Non sapevo cosa fare e Naruto vedendo la mia esitazione, mi spinse verso la porta
d’ingresso. Provò anche ad aprirla, ma non aveva ancora capito il meccanismo
delle serrature.
Feci io, poi mi rivolsi a lui.
“Sei sicuro! Se non sei pronto, rimango!”
Scosse la testa “casa!” mi disse
incitandomi ad andare. Decisi alla fine di provare. Dovevo fidarmi. Questa
volta non avrebbe pensato a un abbandono non essendomene andata di mia
spontanea volontà.
Ma sempre con il timore nel cuore, varcai
quella porta chiudendola delicatamente dietro di me.