Trascorsero
alcuni giorni e la situazione era sempre pressoché la stessa; una delle piccole
differenze che si potevano notare era quella che Paciock avesse smesso di
rispondere in maniera insolente. I Carrow pensavano che finalmente le loro
punizioni avessero fatto effetto e che il ragazzo avesse imparato che non
conveniva mettersi contro a chi aveva il potere. La verità era un’altra: Neville aveva deciso di stare
tranquillo per non attirare attenzione su di sé, almeno fino al momento in cui
avrebbe tentato il furto della spada, assieme alle sue amiche: non voleva
essere sorvegliato per via del proprio atteggiamento oppure finire in punizione
e così rallentare e intralciare la missione che si erano dati.
Seamus
si era stupito della calmata che si era dato l’amico, ma si era poi convinto
che ciò fosse dovuto alla volontà di concentrarsi sulle ricerche per aiutare
Dean che, attualmente, procedevano piuttosto lentamente. Nei documenti della
scuola c’erano solo nomi e i voti, purtroppo niente foto. Forse avrebbero
dovuto cercare in altre tipologie di documenti, ma avrebbero dovuto farsi
venire in mente quali.
Le
attività extrascolastiche non erano ancora cominciate poiché il preside aveva
deciso che sarebbero iniziate solo dopo che il professor Vitious fosse riuscito
a far cantare correttamente l’inno scolastico a tutti gli studenti.
Finalmente
arrivò la nuova lezione di pozioni e i quattro giovani poterono ritrovarsi per
confabulare, sicuri di non essere scoperti.
“Allora,
novità?” domandò Ginny, dopo aver lanciato l’incantesimo per non essere sentiti
e dopo che il professor Lumacorno aveva spiegato quale pozione avrebbero dovuto
preparare e tutti si erano messi all’opera.
“Sì”
annuì Luna “Sappiamo la parola d’ordine: Mosca
Crisopa.”
“Sei
sicura?” domandò ancora la Weasley “Come avete fatto a convincerlo?”
“È
stato abbastanza semplice” replicò la bionda corvonero “Stavamo parlando col
professor Vitious ed è saltato fuori che avrebbe dovuto consegnare un plico di
moduli al preside, ma aveva poco tempo per via della giornata piena di lezioni;
così ci siamo offerte di portare noi i moduli nell’ufficio. Il professore è
stato molto contento e ci ha detto come entrare. Poi è andata solamente Afdera
perché ho pensato questo: Piton sa che io sono vostra amica, sa che ho
combattuto anch’io con voi, quindi potrebbe non gradire ch’io sappia la parola
d’ordine per accedere al suo ufficio; se avesse saputo che io ne sono a
conoscenza, probabilmente l’avrebbe cambiata, quindi è andata Afdera da sola.
Non sono sicura che Piton si ricordi che lei è mia cugina e, in ogni caso,
spero che non gli abbia generato sospetti.”
“Sei
stata molto prudente, brava.” disse Neville, compiaciuto.
“Voi
avete pensato ad organizzare l’incursione?” chiese Luna.
“Sì,
anche se non è molto complesso.” rispose Ginny “Pensavamo che si potrebbe
creare un diversivo che attiri i professori e anche Piton il più possibile
lontano dal suo ufficio. Fred e George mi hanno riempita di prodotti del loro
negozio, prima ch’io partissi per Hogwarts, sono certa che con quelli troveremo
la maniera di creare il giusto caos, dubito che riusciremo ad eguagliare la
loro palude, ma basterà. Pensavo a qualcosa che potesse creare agitazione tra
gli studenti, farli scontrare tra di loro, in modo che la situazione degeneri e
non possa essere ricollegata a noi.”
“Su
questo io non sono d’accordo” intervenne Neville “Non possiamo mettere nei guai
altri alunni per il nostro piano. Se non ci fossero i Carrow, si potrebbe anche
fare, ma con i loro metodi in vigore non penso sia giusto.”
“Dispiace
anche a me” ribatté Ginny “Ma dev’essere qualcosa che faccia muovere Piton. Non
è facile.”
“Definiremo”
li interruppe Luna “Intanto continuate a spiegare.”
“Giusto”
riprese la Weasley “Allora, noi saremo appostati vicino all’ingresso
dell’ufficio del preside, appena lo vedremo allontanarsi entreremo e cercheremo
la spada. Una volta trovata, raggiungeremo il bagno tramite cui si accede alla
camera dei segreti e scenderemo a nascondere la spada. Ci porteremo dietro
anche delle caccabombe così, se saremo scoperti, faremo credere che il nostro
obbiettivo era vandalizzare l’ufficio e il nostro vero intento rimarrà
nascosto. “
“Saggio.”
convenne Luna “Ma come trasportiamo la spada per la scuola, senza essere
notati?”
Ginny
sospirò e rispose: “Sinceramente, spero che non sia particolarmente
ingombrante. I Cappelli Decapitanti di Fred e George non rendono invisibili
solo le teste, ma qualsiasi cos su cui vengono posti per una lunghezza di venti
centimetri. Mettendo un cappello sull’elsa e uno sulla punta, dovremmo far
scomparire quasi un metro di spada, mi auguro basti.”
“Credo
che la parte centrale della lama rimarrà scoperta, ma riusciremo a camuffarla.”
replicò Luna “Comunque direi che è tutto fattibile, resta da pianificare il
diversivo.”
“Ginny,
i tuoi fratelli non vendevano anche un gas che dà la sensazione di soffocare?
Se ne abbiamo abbastanza, possiamo creare uno scompiglio notevole.”
“Ne
ho poco, Neville, dovrei farmelo inviare.”
Dopo
qualche momento di riflessione, Luna esclamò: “I Sognisvegli! Fanno cadere in uno stato di trance in cui si fanno
sogni ad occhi aperti, senza accorgersi di ciò che accade attorno. Potremmo
frugare l’ufficio per trenta minuti, persino con lui presente e non si
accorgerebbe di nulla.”
“Sarebbe
una soluzione perfetta … se solo avessimo idea di come somministrarglielo. Mi
hanno dato il formato caramella: tu la mangi, l’incantesimo entra in azione e
il sogno parte. Non vedo proprio come potremmo riuscire a far mangiare una
caramella a Piton.”
“Forse
usando la maledizione Imperius.” scherzò Neville.
“Torniamo
all’idea del gas soffocante, allora?” domandò Luna.
“Sì”
rispose Ginny “L’alternativa sarebbe un buffet a base di Tartine Canarine.”
“Di
cosa?” domandò Afdera che, pur rimanendo in silenzio, non si perdeva una parola
del discorso.
“I
dolcetti che trasformano in canarini chi le mangia” spiegò Luna “Ti ricordi che
è successo a Justin di Tassorosso, lo scorso anno?”
“Ah,
già, è vero. Beh, sarebbe divertente vedere Hogwarts invasa da canarini.”
“Ci
sono due problemi con queste tartine” le avvisò Ginny “Innanzitutto dopo il
primo studente trasformato, smetteranno di mangiarle e con un rapido contro
incantesimo si ripristinerebbe la normalità, senza nemmeno doversi rivolgere ad
un insegnante; secondo è che sono uno scherzo ormai noto ad Hogwarts e tutti
saprebbero già di cosa si tratta. Il gas soffocante, invece, è una novità e
quindi si farà più fatica a capire cosa sia e come fermarlo; inoltre può
colpire molte persone contemporaneamente, quindi si scatenerà il panico.”
Neville
ragionò: “Serve qualcuno che diffonda il gas dopo che noi ci saremo
posizionati.”
“Può
farlo uno di noi” propose Luna “Useremo i finti galeoni che usavamo per comunicare
al tempo dell’E.S.: quando tre saranno in postazione, daranno il segnale al
quarto di diffondere il gas; poi quello che non entrerà nell’ufficio, terrà d’occhio
i movimenti di Piton e avvertirà gli altri nel caso ci fossero problemi o
pericoli.”
“Sì,
non avevo pensato al fatto che un palo ci farebbe comodo” annuì Ginny “Chi può
farlo?”
“Dunque,
il palo dovrebbe essere la persona più al sicuro” Neville stava riflettendo “Difficilmente
può essere individuato, credo. Dovrebbe quindi essere una persona che vogliamo
tenere lontana dal pericolo. Io posso andare nell’ufficio, non ho difficoltà ad
affrontare le conseguenze, se verremo scoperti.”
“Io
dico che dev’essere Afdera” affermò Ginny “Se può aprire la Camera dei Segreti,
allora è meglio che stia al sicuro. Se noi tre dovessimo avere dei problemi,
magari almeno uno di noi potrebbe essere in grado di fuggire con la spada,
raggiungere lei e completare il piano, anche se gli altri dovessero rimanere
bloccati prima. Cosa ne pensate?”
Tutti
concordarono. Finalmente avevano un piano.
Avrebbero
agito due giorni dopo, appena terminate le prove del coro.
Tutti
e quattro si riunirono in un piccolo corridoietto secondario, per non essere
osservati, ripassarono il piano rapidamente, poi Ginny consegnò ad Afdera tre
fiale che avrebbero rilasciato il gas soffocante e il finto galeone e le spiegò
come fare ad utilizzarli. I finti galeoni non potevano essere utilizzati per
comunicare verbalmente, purtroppo, ma sarebbe bastato il surriscaldarsi della
moneta come segnale, dato che avevano già concordato quali messaggi sarebbero
stati trasmessi in quell’occasione: Siamo
in postazione, procedi col gas, il primo, e Pericolo, il secondo.
Non
erano tranquillissimi e continuavano a ripetersi i passaggi del piano, a controllare
di avere tutto il necessario e a farsi raccomandazioni, senza decidersi ad
entrare in azione. Neville si rese conto di quel tergiversare, per cui si fece
coraggio e poi disse anche agli altri: “Basta tentennamenti: è ora. Dobbiamo prendere
quella spada, dobbiamo farlo per Harry e dobbiamo farlo per poter sconfiggere
Voi-Sapete-Chi. Abbiamo affrontato di peggio, quindi adesso ci rimbocchiamo le
maniche e andiamo. Se non agiamo subito, allora tanto vale darla vinta ai
Mangiamorte, ma io non ho intenzione di arrendermi.”
Gli
altri parvero rinfrancati da quelle parole e annuirono con determinazione.
“Sì”
ribatté Ginny “Harry è la fuori, ricercato, che rischia la vita per trovare una
soluzione e noi dobbiamo aiutarlo, senza timore. Andiamo.”
Finalmente
si separarono. I due grifondoro e Luna andarono verso l’ufficio del preside,
mentre Afdera prese un’altra direzione: andò al terzo piano, nell’area est,
dove c’era una grande stanza in cui spesso gli studenti si ritrovavano per studiare
o fare due chiacchiere. Afdera si sistemò vicino a una delle finestrelle
arcuate che si aprivano nel muro di pietre e che dal corridoio si affacciava
sullo stanzone; non voleva farsi vedere e non doveva neppure rischiare di
rimanere lei stessa vittima del gas. Attese qualche minuto, poi avvertì una
sensazione di calore nella tasca; infilò la mano per essere certa che fosse
veramente il galeone che si scaldava. Era così. Era il segnale, doveva agire.
Senza
doverlo pronunciare, usò il wingardium
leviosa sulle tre fialette e con la
bacchetta, facendole passare dalla finestrella, le diresse in tre angoli
differenti della sala.
STAK. Sbatterono contro
il muro e si ruppero, rilasciando la grande e improbabile quantità di gas
soffocante che avevano al loro interno. Non era fumo, non era vapore, era
assolutamente impercettibile alla vista e all’olfatto, assai difficile dunque
da individuare e dissolvere, per questo era uno scherzo che ai gemelli Weasley
era sembrato perfetto o quasi.
Afdera
si coprì il naso con una manica per essere certa di non respirare il gas e
avvicinò la testa alla finestrella per controllare che stesse facendo effetto. Sì,
molti studenti avevano iniziato ad avvertire una sensazione di soffocamento e
si agitavano e tentavano di chiedere aiuto.
La
ragazza vide altri studenti, non colpiti dal gas, uscire dalla stanza e correre
a cercare soccorso, lei si aggregò a loro, fingendo di essere anche lei
scappata e di non capire che cosa stesse succedendo.
Il
gruppetto incontrò la McGranitt e i ragazzi, parlando tutti assieme, cercarono
di spiegare la situazione. La professoressa dovette usare il suo sguardo più
arcigno per ammutolirli e farsi raccontare da uno solo di loro quale fosse il
problema; ordinò poi a Gazza di avvertire il preside e Madama Chips.
A
quel punto, Afdera rimase assieme agli studenti che facevano strada alla McGranitt,
così da poter tenere d’occhio chi si avvicinasse alla stanza, senza destare
sospetti.
Nel
frattempo, Neville, Ginny e Luna erano in attesa, poco distanti dall’ufficio
del preside, erano in una stanzetta con la porta socchiusa, era aperto soltanto
il piccolo spiraglio che permetteva loro di sbirciare il corridoio. Dopo una
decina di minuti da quando avevano inviato il segnale, videro Gazza passare,
con la sua andatura zoppicante. Poco dopo lo videro tornare indietro, seguendo
Piton che si stava spostando di gran fretta, con la tonaca nera svolazzante.
Ginny
stava guardando dalla sottilissima fessura e per un attimo vide gli occhi di
Piton che la fissavano.
Ecco, siamo
scoperti!
–temette la Weasley.
Invece
non accadde nulla. Quell’incrocio di sguardi, se c’era stato, era durato appena
una frazione di secondo, ma abbastanza per spaventare la ragazza; poi il
preside aveva continuato per la sua strada, senza accennare a fermarsi.
Il
trio lasciò trascorrere qualche momento, poi Neville mise fuori la testa,
guardò a destra e a sinistra per accertarsi che il corridoio fosse sgombro,
infine fece cenno agli altri che la strada era libera e potevano procedere. Arrivarono
davanti al gargoyle di pietra che nascondeva la scala d’accesso all’ufficio e il
giovane disse: “Mosca Crisopa.”
La
statua si scostò e lasciò libero il passaggio alla scala a chiocciola. I tre
diedero un’altra occhiata attorno per assicurarsi di essere soli, poi si
affrettarono ad imboccare l’archetto e a salire i gradini.
Salirono
di corsa e si trovarono nella prima sala, la più grande, che su un lato si stringeva
e si innalzavano alcuni gradini che portava a un piccolo soppalco su cui si
trovava la grande scrivania. Era quasi impossibile scorgere le pareti, tanto
erano ricoperte da quadri e da scaffali traboccanti di libri e oggetti strani,
assieme ad ampolle, grandi clessidre, animali sottospirito chiusi un barattoli
di vetro e molte altre cose.
Luna
si guardò attorno e mormorò preoccupata: “Abbiamo commesso un errore.”
“Quale?”
chiese Ginny.
“I
quadri … faranno la spia.”
“Un
incantesimo di sonno?” propose Neville.
“Ormai
ci hanno visti.” sospirò la Weasley “Pazienza. L’importante è nascondere la
spada e che nessun altro a parte noi sappia dove si trovi.”
“Non
parlerò mai” disse Paciock, determinato “Nessuno di noi parlerà.”
“Cerchiamo!”
li sollecitò Luna “Non sappiamo quanto tempo abbiamo a disposizione.”
Iniziarono
ad ispezionare l’ufficio: era difficile riuscire a individuare qualcosa in
mezzo a tutta quella confusione, sembrava quasi che gli oggetti fossero stati
appoggiati a caso, alla rinfusa e frettolosamente sulle decine e decine di
mensole.
Mentre
frugava tra un oggetto e l’altro, Neville si ritrovò tra le mani il Cappello Parlante;
stava per spostarlo di un poco per vedere se dietro ci fosse qualcosa, quando
quello si mise a dire: “Oh, signor Paciock!, non abbiamo mai avuto modo di
riparlare, dopo lo smistamento, vero?”
Il
ragazzo rimase sorpreso e strabuzzò gli occhi, poi borbottò: “No … proprio no.”
“Che
cosa state cercando tu e i tuoi amici? Non mi risulta sia permesso agli
studenti frugare nell’ufficio del preside.”
“Stiamo
cercando la spada di Godric Grifondoro” spiegò Neville, sottovoce, quasi si
fosse dimenticato che nella stanza c’erano solo le sue amiche “Dobbiamo farla
avere ad Harry Potter; Silente voleva così ma il Ministero non ha voluto,
quindi ce ne occupiamo noi.”
“Capisco
… È vero, Silente voleva che quella spada andasse a Potter, perché gli servirà,
ma essa è ben nascosta e, vedi, solo un vero grifondoro può prenderla.”
“Un
vero grifondoro?” ripeté Neville, confuso “Che cosa vuol dire?”
“Alla
cerimonia dello smistamento, indico le case a seconda delle inclinazioni di
ciascuno, ma negli undicenni si può solo vedere cosa potrebbero diventare e non
cosa saranno realmente. Appartenere alla casa di Grifondoro non significa
essere un vero grifondoro. Il coraggio, la sete di giustizia, la lealtà, la
nobiltà d’animo sono tutti semi presenti nei ragazzi che assegno a questa casa,
ma sta a loro saperli coltivare e farli germogliare e divenire rigogliosi. Tu
che ami tanto l’erbologia, dovresti capire bene la metafora.”
“Sì,
sì, la comprendo … Ti ringrazio di avermi messo a Grifondoro, ho vissuto
emozioni e avventure che sono contento di aver sperimentato e che dubito avrei
provato se fossi finito in un’altra casa. Ti ringrazio della fiducia che hai
avuto in me, ma temo di averla deluso. Forse sarei stato più adatto come tassorosso.”
“Sì,
sì, ricordo che mi chiedesti di andare a Tassorosso, avevi paura di tutte le aspettative
che tua nonna già aveva su di te, speravi che non finendo a Grifondoro lei
sarebbe stata meno pretenziosa nei tuoi riguardi. Figliolo, credimi, sono
ancora convintissimo che Grifondoro sia il tuo posto; certo, però, manca ancora
qualcosa nella tua serra, per poter rendere le tue qualità rigogliose al
massimo.”
“E
cosa …?”
Neville
non fece in tempo a finire la sua domanda.
La
voce di Ginny esclamava trionfante: “L’ho trovata! L’ho trovata!”
Il
ragazzo si voltò a guardare e vide l’amica che, spostando un drappo di velluto
blu scuro aveva rivelato una teca di vetro dentro la quale si vedeva una spada
leggera, argentea e con rubini rossi incastonati.
Luna
si era già avvicinata all’altra giovane per controllare.
Neville
si voltò verso il Cappello Parlante, come se volesse riprendere la
conversazione, ma ebbe l’impressione che il Cappello fosse tornato in uno stato
quiescente. Allora lo ripose sullo scaffale dove lo aveva scovato e raggiunse
le amiche.
Il
trio era in piedi davanti alla teca, osservandola scrupolosamente: nessuno si
azzardava a toccarla.
“Ci
sarà qualche incantesimo che la protegge? Suonerà una specie di allarme, se la
tocchiamo?”
“Non
ne ho idea, Neville.” rispose Ginny.
“Qualcuno
ha studiato un incantesimo per individuare trappole magiche?” chiese Luna.
“Bill
mi aveva spiegato uno di quelli che usava in Egitto, quando lavorava per
rimuovere le maledizioni. Solo che non me lo ricordo.”
“Ecco
un’altra cosa da aggiungere alla lista degli incantesimi da imparare.” mormorò Neville.
Passò
ancora qualche momento, poi i due grifondoro sentirono i loro galeoni finti
iniziare a scottare nelle loro tasche, si scambiarono un’occhiata eloquente.
Paciock
spiegò a Luna: “Sembra che Afdera ci stia informando di un pericolo, dobbiamo
andarcene.”
“E
la spada …?” domandò la corvonero.
“Bombarda!” esclamò Ginny, agitando la
bacchetta, prima che si aprisse un dibattito sul cosa fare.
Il
vetro si sbriciolò in mille frantumi. La Weasley afferrò la spada, si voltò
verso gli altri e disse solo: “Andiamo.”
Ebbero
così fretta di uscire dall’ufficio che si scordarono il loro stratagemma per
celare la refurtiva.
Si
precipitarono verso le scale, scesero i primi gradini e d’improvviso si
trovarono davanti l’alta, pallida, nera e unta figura di Piton.
Sussultarono
e deglutirono per la paura contemporaneamente, che se si fossero accordati non
sarebbero riusciti a farlo con la stessa sincronia.
“Tre
ladruncoli che cercano di rubare a me.” commentò il preside impassibile “Dovete
essere molto sciocchi o avermi sottovalutato parecchio. Probabilmente entrambe
le cose. Retrofront. Discuteremo della vostra punizione.”
Il
trio, sconsolato, si voltò e tornò nell’ufficio. Una volta entrati, Piton li
superò per andare a sedersi dietro alla scrivania e nel mentre ordinò: “Signorina
Weasley, riponga la spada dove l’ha presa. Poi, tutti e tre qui in riga davanti
a me.”
Ginny
obbedì e poi si dispose con gli altri davanti al grande tavolo.
“Allora,
due grifondoro e una corvonero che tentano un’impresa tanto avventata quanto
stupida. Illuminatemi, che cosa speravate di fare? Vantarvi davanti ai vostri
amici? Oppure vi illudete di aiutare Potter? Potter è finito. Scordatevi la
fola del Prescelto. È in fuga, vi ha abbandonato.”
“Non
è vero!” esclamò Neville, non riuscendo a trattenersi.
“Non
essere ridicolo Paciock, anche se non ti ho mai visto far altro che renderti
ridicolo da quando sei in questa scuola. Il professor Lumacorno mi ha informato
che stai seguendo le sue lezioni, beh avresti fatto meglio a ricominciare con
quelle del primo anno. Sei un incapace e ti ostini a volerti mettere contro il
Signore Oscuro; ricorda che, se sei ancora vivo, è solo grazie al fatto che sei
un purosangue … e anche talmente imbranato da non risultare un pericolo, ma
solo un simpatico divertimento, un buffone come quella feccia di Codaliscia.”
Il
respiro di Neville si era fatto rapido e la sua gola si era irrigidita: era scosso
da fremiti di rabbia, avrebbe voluto urlare, scaraventare all’aria quella
scrivania e tutto quanto ci fosse sopra. Era vero che lui non era un gran mago,
ma sentire tutti quegli insulti era troppo. Avrebbe voluto reagire, ma sapeva
di essere già fin troppo nei guai con la storia del furto: meglio non
peggiorare la situazione. Meglio sopportare. Notò, però, che stranamente era la
prima volta che sentiva il bisogno di rispondere a Piton e non di scomparire.
“Poi
abbiamo la signorina Weasley che, evidentemente, ha voluto prendere esempio dai
suoi fratelli scapestrati, anziché da quelli coscienziosi che sono stati un
vanto per la scuola. Le converrebbe frequentare maggiormente suo fratello
Percival, un fedele del Ministero.” gli occhi nero petrolio del preside si
spostarono sull’altra ragazza: “Infine abbiamo la signorina Lovegood. Una studentessa
modello, fino ad un paio d’anni fa, poi ha iniziato a farsi influenzare da
pessime compagnie. È stato suo padre, a contagiarla con idee sovversive e
spingerla ad un atto tanto sconsiderato contro l’ordine e l’autorità
scolastica?”
Luna
non rispose, ma sostenne lo sguardo.
“So
a cosa state pensando. Vi domandate come mai il vostro piano sia fallito, come
mai il vostro diversivo non mi ha distratto a sufficienza. Sì, so perfettamente
che è stato un diversivo e null’altro. Ho scoperto raggiri di avversari ben più
abili di voi, ho un certo intuito per queste cose.”
Probabilmente
stava ricordando quando, anni prima, si era reso conto che l’intrusione di un
troll nella scuola era stato un escamotage di Raptor per tentare di rubare la
pietra filosofale.
In
quel momento entrarono nell’ufficio i Carrow.
Alecto
stava dicendo: “Signor preside, la situazione è stata normalizzata. Non si
trattava di altro che di uno stupido scherzo.”
“Che
succede qui?!” chiese bruscamente Amycus, notando i tre studenti in piedi.
“Come
vi ho detto quando vi ho lasciato poco fa, il vero problema era in quest’ufficio
e non nella stanza di studio. Il signor Paciock e le signorine Weasley e Lovegood
hanno tentato di rubare la spada di Grifondoro.”
I
Carrow furono sorpresi, ma subito i loro sguardi si accesero di sadica
eccitazione al pensiero di infliggere un severo castigo che fungesse da
dimostrazione per tutti quanti.
Piton
continuava: “Onde evitare altre spiacevoli intrusioni, provvederò a trasferire
la spada alla Gringott. Intanto, stavo decidendo quale punizione assegnare a
costoro. Ah, ovviamente, tanto per cominciare, cento punti in meno a testa alle
vostre rispettive case.”
“Io
proporrei una bella tortura in vecchio stile nella Sala Grande, davanti agli
altri studenti, affinché imparino. Gazza ha detto di custodire ancora i vecchi
strumenti.”
“No,
Amycus, niente torture, tanto meno pubbliche.”
“Che
cosa?!” si sorprese Carrow.
“Questi
ragazzini, tronfi e arroganti, non vedono l’ora di fare i martiri, di mettersi
in mostra davanti agli altri alunni, dimostrando come resistono al dolore e
come sono pronti a tutto per la loro patetica lotta. Non diamo soddisfazione al
loro ego. Saranno puniti, sì, ma senza cerimonie, senza che ne ricavino onori.”
“Che
cosa hai in mente, allora?”
“Si
credono coraggiosi, credono di essere in grado di affrontare pericoli … Penso
che la punizione più adatta sia far loro passare una settimana ad aiutare, di
notte, Hagrid nella Foresta Proibita, dove avranno a che fare realmente col
pericolo e, forse, si renderanno conto di quanto sono deboli e incapaci e che
sarebbe meglio per loro rimanere tranquilli, in futuro, anziché sfidare i
poteri forti.”
I
Carrow non sembravano molto convinti, infatti Amycus insistette: “Severus, sei sicuro
che …?”
“Sono
il preside Piton, qui, per te.” lo interruppe Piton, mostrando per la prima
volta una nota di colore nella propria voce “Il Signore Oscuro ha definito bene
i nostri reciproci ruoli, mi pare.”
“Sì.
Noi infatti siamo i responsabili della disciplina e …”
“Questa
responsabilità sono stato io a darvela in delega e posso intervenire quando lo
ritengo opportuno. Ragni giganti e centauri ostili sono solo un paio delle
creature che si aggirano per la foresta proibita. Devo ricordarti cosa abbiano
fatto i centauri alla Umbridge? Ben altro si trova tra quegli alberi e ben più
pericoloso. Sono sicuro che sia più efficace mettere questi ragazzini davanti
alla realtà dei fatti, ossia che ci sono infinite cose più potenti di loro,
piuttosto che limitarsi a far loro del male. Forse, però, tu e tua sorella
vorrete fare personalmente un giro per la foresta per accertarvi che sia il
luogo adatto per scontare una punizione?”
“No,
signor preside” rispose Amycus, mesto “Ci fidiamo del suo giudizio, perdoni le
nostre rimostranze.”
“Ecco,
così va meglio.”
“Tuttavia,
alla luce di quanto accaduto, ritengo sia giusto rafforzare la sicurezza e la
sorveglianza, chiamando dei dissennatori a pattugliare la scuola.”
Piton
parve ragionare, probabilmente voleva rifiutare tale idea, tuttavia non riuscì
a trovare una buona giustificazione, per cui annuì e disse: “Sia. Procedete pure.”
I
Carrow parvero molto compiaciuti.
Il
preside poi guardò i tre ragazzi e disse loro: “Tornate nei vostri dormitori. Domani
riceverete tutte le informazioni relative alla vostra punizione. Ora andatevene,
non voglio vedere oltre le vostre facce. Via, via.”
Il
trio fece un cenno di saluto e si allontanò rapidamente, prima che Piton
cambiasse idea. Erano tutti molto sorpresi e sollevati, all’idea che non
avrebbero subito torture fisiche. Andare in giro con Hagrid non pareva loro una
punizione e si domandavano se davvero avrebbero dovuto temere le creature della
foresta.