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Autore: DirceMichelaRivetti    05/12/2016    1 recensioni
NB: Precedentemente avevo intitolato questa storia "Resistere" ma mi sono accorta che c'era già un'altra fanfic con quel titolo, quindi l'ho cambiato alla mia.
Questa è una storia in cui sto immaginando come si sia svolto il settimo anno di Neville, quando con Ginny e Luna ha rifondato l'Esercito di Silente. Quando si arriverà alla battagliadi Hogwarts, tuttavia, mi staccherò dal canon e ipotizzerò che Harry non riesca ad avere la meglio contro Voldemort e che, dunque, si continui ancora a combattere.
Ho inoltre aggiunto ai personaggi una cugina di Luna.
Cercherò anche di mostrare le incertezze e i turbamenti che Draco vive nel corso del suo ultimo anno ad Hgwarts, quando si è pentito di essere un Mangiamorte, ma non può tornare indietro.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Esercito di Silente, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Trascorsero alcuni giorni e la situazione era sempre pressoché la stessa; una delle piccole differenze che si potevano notare era quella che Paciock avesse smesso di rispondere in maniera insolente. I Carrow pensavano che finalmente le loro punizioni avessero fatto effetto e che il ragazzo avesse imparato che non conveniva mettersi contro a chi aveva il potere. La verità era  un’altra: Neville aveva deciso di stare tranquillo per non attirare attenzione su di sé, almeno fino al momento in cui avrebbe tentato il furto della spada, assieme alle sue amiche: non voleva essere sorvegliato per via del proprio atteggiamento oppure finire in punizione e così rallentare e intralciare la missione che si erano dati.

Seamus si era stupito della calmata che si era dato l’amico, ma si era poi convinto che ciò fosse dovuto alla volontà di concentrarsi sulle ricerche per aiutare Dean che, attualmente, procedevano piuttosto lentamente. Nei documenti della scuola c’erano solo nomi e i voti, purtroppo niente foto. Forse avrebbero dovuto cercare in altre tipologie di documenti, ma avrebbero dovuto farsi venire in mente quali.

Le attività extrascolastiche non erano ancora cominciate poiché il preside aveva deciso che sarebbero iniziate solo dopo che il professor Vitious fosse riuscito a far cantare correttamente l’inno scolastico a tutti gli studenti.

Finalmente arrivò la nuova lezione di pozioni e i quattro giovani poterono ritrovarsi per confabulare, sicuri di non essere scoperti.

“Allora, novità?” domandò Ginny, dopo aver lanciato l’incantesimo per non essere sentiti e dopo che il professor Lumacorno aveva spiegato quale pozione avrebbero dovuto preparare e tutti si erano messi all’opera.

“Sì” annuì Luna “Sappiamo la parola d’ordine: Mosca Crisopa.”

“Sei sicura?” domandò ancora la Weasley “Come avete fatto a convincerlo?”

“È stato abbastanza semplice” replicò la bionda corvonero “Stavamo parlando col professor Vitious ed è saltato fuori che avrebbe dovuto consegnare un plico di moduli al preside, ma aveva poco tempo per via della giornata piena di lezioni; così ci siamo offerte di portare noi i moduli nell’ufficio. Il professore è stato molto contento e ci ha detto come entrare. Poi è andata solamente Afdera perché ho pensato questo: Piton sa che io sono vostra amica, sa che ho combattuto anch’io con voi, quindi potrebbe non gradire ch’io sappia la parola d’ordine per accedere al suo ufficio; se avesse saputo che io ne sono a conoscenza, probabilmente l’avrebbe cambiata, quindi è andata Afdera da sola. Non sono sicura che Piton si ricordi che lei è mia cugina e, in ogni caso, spero che non gli abbia generato sospetti.”

“Sei stata molto prudente, brava.” disse Neville, compiaciuto.

“Voi avete pensato ad organizzare l’incursione?” chiese Luna.

“Sì, anche se non è molto complesso.” rispose Ginny “Pensavamo che si potrebbe creare un diversivo che attiri i professori e anche Piton il più possibile lontano dal suo ufficio. Fred e George mi hanno riempita di prodotti del loro negozio, prima ch’io partissi per Hogwarts, sono certa che con quelli troveremo la maniera di creare il giusto caos, dubito che riusciremo ad eguagliare la loro palude, ma basterà. Pensavo a qualcosa che potesse creare agitazione tra gli studenti, farli scontrare tra di loro, in modo che la situazione degeneri e non possa essere ricollegata a noi.”

“Su questo io non sono d’accordo” intervenne Neville “Non possiamo mettere nei guai altri alunni per il nostro piano. Se non ci fossero i Carrow, si potrebbe anche fare, ma con i loro metodi in vigore non penso sia giusto.”

“Dispiace anche a me” ribatté Ginny “Ma dev’essere qualcosa che faccia muovere Piton. Non è facile.”

“Definiremo” li interruppe Luna “Intanto continuate a spiegare.”

“Giusto” riprese la Weasley “Allora, noi saremo appostati vicino all’ingresso dell’ufficio del preside, appena lo vedremo allontanarsi entreremo e cercheremo la spada. Una volta trovata, raggiungeremo il bagno tramite cui si accede alla camera dei segreti e scenderemo a nascondere la spada. Ci porteremo dietro anche delle caccabombe così, se saremo scoperti, faremo credere che il nostro obbiettivo era vandalizzare l’ufficio e il nostro vero intento rimarrà nascosto.        

“Saggio.” convenne Luna “Ma come trasportiamo la spada per la scuola, senza essere notati?”

Ginny sospirò e rispose: “Sinceramente, spero che non sia particolarmente ingombrante. I Cappelli Decapitanti di Fred e George non rendono invisibili solo le teste, ma qualsiasi cos su cui vengono posti per una lunghezza di venti centimetri. Mettendo un cappello sull’elsa e uno sulla punta, dovremmo far scomparire quasi un metro di spada, mi auguro basti.”

“Credo che la parte centrale della lama rimarrà scoperta, ma riusciremo a camuffarla.” replicò Luna “Comunque direi che è tutto fattibile, resta da pianificare il diversivo.”

“Ginny, i tuoi fratelli non vendevano anche un gas che dà la sensazione di soffocare? Se ne abbiamo abbastanza, possiamo creare uno scompiglio notevole.”

“Ne ho poco, Neville, dovrei farmelo inviare.”

Dopo qualche momento di riflessione, Luna esclamò: “I Sognisvegli! Fanno cadere in uno stato di trance in cui si fanno sogni ad occhi aperti, senza accorgersi di ciò che accade attorno. Potremmo frugare l’ufficio per trenta minuti, persino con lui presente e non si accorgerebbe di nulla.”

“Sarebbe una soluzione perfetta … se solo avessimo idea di come somministrarglielo. Mi hanno dato il formato caramella: tu la mangi, l’incantesimo entra in azione e il sogno parte. Non vedo proprio come potremmo riuscire a far mangiare una caramella a Piton.”

“Forse usando la maledizione Imperius.” scherzò Neville.

“Torniamo all’idea del gas soffocante, allora?” domandò Luna.

“Sì” rispose Ginny “L’alternativa sarebbe un buffet a base di Tartine Canarine.”

“Di cosa?” domandò Afdera che, pur rimanendo in silenzio, non si perdeva una parola del discorso.

“I dolcetti che trasformano in canarini chi le mangia” spiegò Luna “Ti ricordi che è successo a Justin di Tassorosso, lo scorso anno?”

“Ah, già, è vero. Beh, sarebbe divertente vedere Hogwarts invasa da canarini.”

“Ci sono due problemi con queste tartine” le avvisò Ginny “Innanzitutto dopo il primo studente trasformato, smetteranno di mangiarle e con un rapido contro incantesimo si ripristinerebbe la normalità, senza nemmeno doversi rivolgere ad un insegnante; secondo è che sono uno scherzo ormai noto ad Hogwarts e tutti saprebbero già di cosa si tratta. Il gas soffocante, invece, è una novità e quindi si farà più fatica a capire cosa sia e come fermarlo; inoltre può colpire molte persone contemporaneamente, quindi si scatenerà il panico.”

Neville ragionò: “Serve qualcuno che diffonda il gas dopo che noi ci saremo posizionati.”

“Può farlo uno di noi” propose Luna “Useremo i finti galeoni che usavamo per comunicare al tempo dell’E.S.: quando tre saranno in postazione, daranno il segnale al quarto di diffondere il gas; poi quello che non entrerà nell’ufficio, terrà d’occhio i movimenti di Piton e avvertirà gli altri nel caso ci fossero problemi o pericoli.”

“Sì, non avevo pensato al fatto che un palo ci farebbe comodo” annuì Ginny “Chi può farlo?”

“Dunque, il palo dovrebbe essere la persona più al sicuro” Neville stava riflettendo “Difficilmente può essere individuato, credo. Dovrebbe quindi essere una persona che vogliamo tenere lontana dal pericolo. Io posso andare nell’ufficio, non ho difficoltà ad affrontare le conseguenze, se verremo scoperti.”

“Io dico che dev’essere Afdera” affermò Ginny “Se può aprire la Camera dei Segreti, allora è meglio che stia al sicuro. Se noi tre dovessimo avere dei problemi, magari almeno uno di noi potrebbe essere in grado di fuggire con la spada, raggiungere lei e completare il piano, anche se gli altri dovessero rimanere bloccati prima. Cosa ne pensate?”

Tutti concordarono. Finalmente avevano un piano.

Avrebbero agito due giorni dopo, appena terminate le prove del coro.

Tutti e quattro si riunirono in un piccolo corridoietto secondario, per non essere osservati, ripassarono il piano rapidamente, poi Ginny consegnò ad Afdera tre fiale che avrebbero rilasciato il gas soffocante e il finto galeone e le spiegò come fare ad utilizzarli. I finti galeoni non potevano essere utilizzati per comunicare verbalmente, purtroppo, ma sarebbe bastato il surriscaldarsi della moneta come segnale, dato che avevano già concordato quali messaggi sarebbero stati trasmessi in quell’occasione: Siamo in postazione, procedi col gas, il primo, e Pericolo, il secondo.

Non erano tranquillissimi e continuavano a ripetersi i passaggi del piano, a controllare di avere tutto il necessario e a farsi raccomandazioni, senza decidersi ad entrare in azione. Neville si rese conto di quel tergiversare, per cui si fece coraggio e poi disse anche agli altri: “Basta tentennamenti: è ora. Dobbiamo prendere quella spada, dobbiamo farlo per Harry e dobbiamo farlo per poter sconfiggere Voi-Sapete-Chi. Abbiamo affrontato di peggio, quindi adesso ci rimbocchiamo le maniche e andiamo. Se non agiamo subito, allora tanto vale darla vinta ai Mangiamorte, ma io non ho intenzione di arrendermi.”

Gli altri parvero rinfrancati da quelle parole e annuirono con determinazione.

“Sì” ribatté Ginny “Harry è la fuori, ricercato, che rischia la vita per trovare una soluzione e noi dobbiamo aiutarlo, senza timore. Andiamo.”

Finalmente si separarono. I due grifondoro e Luna andarono verso l’ufficio del preside, mentre Afdera prese un’altra direzione: andò al terzo piano, nell’area est, dove c’era una grande stanza in cui spesso gli studenti si ritrovavano per studiare o fare due chiacchiere. Afdera si sistemò vicino a una delle finestrelle arcuate che si aprivano nel muro di pietre e che dal corridoio si affacciava sullo stanzone; non voleva farsi vedere e non doveva neppure rischiare di rimanere lei stessa vittima del gas. Attese qualche minuto, poi avvertì una sensazione di calore nella tasca; infilò la mano per essere certa che fosse veramente il galeone che si scaldava. Era così. Era il segnale, doveva agire.

Senza doverlo pronunciare, usò il wingardium leviosa sulle tre fialette e con la bacchetta, facendole passare dalla finestrella, le diresse in tre angoli differenti della sala.

STAK. Sbatterono contro il muro e si ruppero, rilasciando la grande e improbabile quantità di gas soffocante che avevano al loro interno. Non era fumo, non era vapore, era assolutamente impercettibile alla vista e all’olfatto, assai difficile dunque da individuare e dissolvere, per questo era uno scherzo che ai gemelli Weasley era sembrato perfetto o quasi.

Afdera si coprì il naso con una manica per essere certa di non respirare il gas e avvicinò la testa alla finestrella per controllare che stesse facendo effetto. Sì, molti studenti avevano iniziato ad avvertire una sensazione di soffocamento e si agitavano e tentavano di chiedere aiuto.

La ragazza vide altri studenti, non colpiti dal gas, uscire dalla stanza e correre a cercare soccorso, lei si aggregò a loro, fingendo di essere anche lei scappata e di non capire che cosa stesse succedendo.

Il gruppetto incontrò la McGranitt e i ragazzi, parlando tutti assieme, cercarono di spiegare la situazione. La professoressa dovette usare il suo sguardo più arcigno per ammutolirli e farsi raccontare da uno solo di loro quale fosse il problema; ordinò poi a Gazza di avvertire il preside e Madama Chips.

A quel punto, Afdera rimase assieme agli studenti che facevano strada alla McGranitt, così da poter tenere d’occhio chi si avvicinasse alla stanza, senza destare sospetti.

Nel frattempo, Neville, Ginny e Luna erano in attesa, poco distanti dall’ufficio del preside, erano in una stanzetta con la porta socchiusa, era aperto soltanto il piccolo spiraglio che permetteva loro di sbirciare il corridoio. Dopo una decina di minuti da quando avevano inviato il segnale, videro Gazza passare, con la sua andatura zoppicante. Poco dopo lo videro tornare indietro, seguendo Piton che si stava spostando di gran fretta, con la tonaca nera svolazzante.

Ginny stava guardando dalla sottilissima fessura e per un attimo vide gli occhi di Piton che la fissavano.

Ecco, siamo scoperti! –temette la Weasley.

Invece non accadde nulla. Quell’incrocio di sguardi, se c’era stato, era durato appena una frazione di secondo, ma abbastanza per spaventare la ragazza; poi il preside aveva continuato per la sua strada, senza accennare a fermarsi.

Il trio lasciò trascorrere qualche momento, poi Neville mise fuori la testa, guardò a destra e a sinistra per accertarsi che il corridoio fosse sgombro, infine fece cenno agli altri che la strada era libera e potevano procedere. Arrivarono davanti al gargoyle di pietra che nascondeva la scala d’accesso all’ufficio e il giovane disse: “Mosca Crisopa.”

La statua si scostò e lasciò libero il passaggio alla scala a chiocciola. I tre diedero un’altra occhiata attorno per assicurarsi di essere soli, poi si affrettarono ad imboccare l’archetto e a salire i gradini.

Salirono di corsa e si trovarono nella prima sala, la più grande, che su un lato si stringeva e si innalzavano alcuni gradini che portava a un piccolo soppalco su cui si trovava la grande scrivania. Era quasi impossibile scorgere le pareti, tanto erano ricoperte da quadri e da scaffali traboccanti di libri e oggetti strani, assieme ad ampolle, grandi clessidre, animali sottospirito chiusi un barattoli di vetro e molte altre cose.

Luna si guardò attorno e mormorò preoccupata: “Abbiamo commesso un errore.”

“Quale?” chiese Ginny.

“I quadri … faranno la spia.”

“Un incantesimo di sonno?” propose Neville.

“Ormai ci hanno visti.” sospirò la Weasley “Pazienza. L’importante è nascondere la spada e che nessun altro a parte noi sappia dove si trovi.”

“Non parlerò mai” disse Paciock, determinato “Nessuno di noi parlerà.”

“Cerchiamo!” li sollecitò Luna “Non sappiamo quanto tempo abbiamo a disposizione.”

Iniziarono ad ispezionare l’ufficio: era difficile riuscire a individuare qualcosa in mezzo a tutta quella confusione, sembrava quasi che gli oggetti fossero stati appoggiati a caso, alla rinfusa e frettolosamente sulle decine e decine di mensole.

Mentre frugava tra un oggetto e l’altro, Neville si ritrovò tra le mani il Cappello Parlante; stava per spostarlo di un poco per vedere se dietro ci fosse qualcosa, quando quello si mise a dire: “Oh, signor Paciock!, non abbiamo mai avuto modo di riparlare, dopo lo smistamento, vero?”

Il ragazzo rimase sorpreso e strabuzzò gli occhi, poi borbottò: “No … proprio no.”

“Che cosa state cercando tu e i tuoi amici? Non mi risulta sia permesso agli studenti frugare nell’ufficio del preside.”

“Stiamo cercando la spada di Godric Grifondoro” spiegò Neville, sottovoce, quasi si fosse dimenticato che nella stanza c’erano solo le sue amiche “Dobbiamo farla avere ad Harry Potter; Silente voleva così ma il Ministero non ha voluto, quindi ce ne occupiamo noi.”

“Capisco … È vero, Silente voleva che quella spada andasse a Potter, perché gli servirà, ma essa è ben nascosta e, vedi, solo un vero grifondoro può prenderla.”

“Un vero grifondoro?” ripeté Neville, confuso “Che cosa vuol dire?”

“Alla cerimonia dello smistamento, indico le case a seconda delle inclinazioni di ciascuno, ma negli undicenni si può solo vedere cosa potrebbero diventare e non cosa saranno realmente. Appartenere alla casa di Grifondoro non significa essere un vero grifondoro. Il coraggio, la sete di giustizia, la lealtà, la nobiltà d’animo sono tutti semi presenti nei ragazzi che assegno a questa casa, ma sta a loro saperli coltivare e farli germogliare e divenire rigogliosi. Tu che ami tanto l’erbologia, dovresti capire bene la metafora.”

“Sì, sì, la comprendo … Ti ringrazio di avermi messo a Grifondoro, ho vissuto emozioni e avventure che sono contento di aver sperimentato e che dubito avrei provato se fossi finito in un’altra casa. Ti ringrazio della fiducia che hai avuto in me, ma temo di averla deluso. Forse sarei stato più adatto come tassorosso.”

“Sì, sì, ricordo che mi chiedesti di andare a Tassorosso, avevi paura di tutte le aspettative che tua nonna già aveva su di te, speravi che non finendo a Grifondoro lei sarebbe stata meno pretenziosa nei tuoi riguardi. Figliolo, credimi, sono ancora convintissimo che Grifondoro sia il tuo posto; certo, però, manca ancora qualcosa nella tua serra, per poter rendere le tue qualità rigogliose al massimo.”

“E cosa …?”

Neville non fece in tempo a finire la sua domanda.

La voce di Ginny esclamava trionfante: “L’ho trovata! L’ho trovata!”

Il ragazzo si voltò a guardare e vide l’amica che, spostando un drappo di velluto blu scuro aveva rivelato una teca di vetro dentro la quale si vedeva una spada leggera, argentea e con rubini rossi incastonati.

Luna si era già avvicinata all’altra giovane per controllare.

Neville si voltò verso il Cappello Parlante, come se volesse riprendere la conversazione, ma ebbe l’impressione che il Cappello fosse tornato in uno stato quiescente. Allora lo ripose sullo scaffale dove lo aveva scovato e raggiunse le amiche.

Il trio era in piedi davanti alla teca, osservandola scrupolosamente: nessuno si azzardava a toccarla.

“Ci sarà qualche incantesimo che la protegge? Suonerà una specie di allarme, se la tocchiamo?”

“Non ne ho idea, Neville.” rispose Ginny.

“Qualcuno ha studiato un incantesimo per individuare trappole magiche?” chiese Luna.

“Bill mi aveva spiegato uno di quelli che usava in Egitto, quando lavorava per rimuovere le maledizioni. Solo che non me lo ricordo.”

“Ecco un’altra cosa da aggiungere alla lista degli incantesimi da imparare.” mormorò Neville.

Passò ancora qualche momento, poi i due grifondoro sentirono i loro galeoni finti iniziare a scottare nelle loro tasche, si scambiarono un’occhiata eloquente.

Paciock spiegò a Luna: “Sembra che Afdera ci stia informando di un pericolo, dobbiamo andarcene.”

“E la spada …?” domandò la corvonero.

Bombarda!” esclamò Ginny, agitando la bacchetta, prima che si aprisse un dibattito sul cosa fare.

Il vetro si sbriciolò in mille frantumi. La Weasley afferrò la spada, si voltò verso gli altri e disse solo: “Andiamo.”

Ebbero così fretta di uscire dall’ufficio che si scordarono il loro stratagemma per celare la refurtiva.

Si precipitarono verso le scale, scesero i primi gradini e d’improvviso si trovarono davanti l’alta, pallida, nera e unta figura di Piton.

Sussultarono e deglutirono per la paura contemporaneamente, che se si fossero accordati non sarebbero riusciti a farlo con la stessa sincronia.

“Tre ladruncoli che cercano di rubare a me.” commentò il preside impassibile “Dovete essere molto sciocchi o avermi sottovalutato parecchio. Probabilmente entrambe le cose. Retrofront. Discuteremo della vostra punizione.”

Il trio, sconsolato, si voltò e tornò nell’ufficio. Una volta entrati, Piton li superò per andare a sedersi dietro alla scrivania e nel mentre ordinò: “Signorina Weasley, riponga la spada dove l’ha presa. Poi, tutti e tre qui in riga davanti a me.”

Ginny obbedì e poi si dispose con gli altri davanti al grande tavolo.

“Allora, due grifondoro e una corvonero che tentano un’impresa tanto avventata quanto stupida. Illuminatemi, che cosa speravate di fare? Vantarvi davanti ai vostri amici? Oppure vi illudete di aiutare Potter? Potter è finito. Scordatevi la fola del Prescelto. È in fuga, vi ha abbandonato.”

“Non è vero!” esclamò Neville, non riuscendo a trattenersi.

“Non essere ridicolo Paciock, anche se non ti ho mai visto far altro che renderti ridicolo da quando sei in questa scuola. Il professor Lumacorno mi ha informato che stai seguendo le sue lezioni, beh avresti fatto meglio a ricominciare con quelle del primo anno. Sei un incapace e ti ostini a volerti mettere contro il Signore Oscuro; ricorda che, se sei ancora vivo, è solo grazie al fatto che sei un purosangue … e anche talmente imbranato da non risultare un pericolo, ma solo un simpatico divertimento, un buffone come quella feccia di Codaliscia.”

Il respiro di Neville si era fatto rapido e la sua gola si era irrigidita: era scosso da fremiti di rabbia, avrebbe voluto urlare, scaraventare all’aria quella scrivania e tutto quanto ci fosse sopra. Era vero che lui non era un gran mago, ma sentire tutti quegli insulti era troppo. Avrebbe voluto reagire, ma sapeva di essere già fin troppo nei guai con la storia del furto: meglio non peggiorare la situazione. Meglio sopportare. Notò, però, che stranamente era la prima volta che sentiva il bisogno di rispondere a Piton e non di scomparire.

“Poi abbiamo la signorina Weasley che, evidentemente, ha voluto prendere esempio dai suoi fratelli scapestrati, anziché da quelli coscienziosi che sono stati un vanto per la scuola. Le converrebbe frequentare maggiormente suo fratello Percival, un fedele del Ministero.” gli occhi nero petrolio del preside si spostarono sull’altra ragazza: “Infine abbiamo la signorina Lovegood. Una studentessa modello, fino ad un paio d’anni fa, poi ha iniziato a farsi influenzare da pessime compagnie. È stato suo padre, a contagiarla con idee sovversive e spingerla ad un atto tanto sconsiderato contro l’ordine e l’autorità scolastica?”

Luna non rispose, ma sostenne lo sguardo.

“So a cosa state pensando. Vi domandate come mai il vostro piano sia fallito, come mai il vostro diversivo non mi ha distratto a sufficienza. Sì, so perfettamente che è stato un diversivo e null’altro. Ho scoperto raggiri di avversari ben più abili di voi, ho un certo intuito per queste cose.”

Probabilmente stava ricordando quando, anni prima, si era reso conto che l’intrusione di un troll nella scuola era stato un escamotage di Raptor per tentare di rubare la pietra filosofale.

In quel momento entrarono nell’ufficio i Carrow.

Alecto stava dicendo: “Signor preside, la situazione è stata normalizzata. Non si trattava di altro che di uno stupido scherzo.”

“Che succede qui?!” chiese bruscamente Amycus, notando i tre studenti in piedi.

“Come vi ho detto quando vi ho lasciato poco fa, il vero problema era in quest’ufficio e non nella stanza di studio. Il signor Paciock e le signorine Weasley e Lovegood hanno tentato di rubare la spada di Grifondoro.”

I Carrow furono sorpresi, ma subito i loro sguardi si accesero di sadica eccitazione al pensiero di infliggere un severo castigo che fungesse da dimostrazione per tutti quanti.

Piton continuava: “Onde evitare altre spiacevoli intrusioni, provvederò a trasferire la spada alla Gringott. Intanto, stavo decidendo quale punizione assegnare a costoro. Ah, ovviamente, tanto per cominciare, cento punti in meno a testa alle vostre rispettive case.”

“Io proporrei una bella tortura in vecchio stile nella Sala Grande, davanti agli altri studenti, affinché imparino. Gazza ha detto di custodire ancora i vecchi strumenti.”

“No, Amycus, niente torture, tanto meno pubbliche.”

“Che cosa?!” si sorprese Carrow.

“Questi ragazzini, tronfi e arroganti, non vedono l’ora di fare i martiri, di mettersi in mostra davanti agli altri alunni, dimostrando come resistono al dolore e come sono pronti a tutto per la loro patetica lotta. Non diamo soddisfazione al loro ego. Saranno puniti, sì, ma senza cerimonie, senza che ne ricavino onori.”

“Che cosa hai in mente, allora?”

“Si credono coraggiosi, credono di essere in grado di affrontare pericoli … Penso che la punizione più adatta sia far loro passare una settimana ad aiutare, di notte, Hagrid nella Foresta Proibita, dove avranno a che fare realmente col pericolo e, forse, si renderanno conto di quanto sono deboli e incapaci e che sarebbe meglio per loro rimanere tranquilli, in futuro, anziché sfidare i poteri forti.”

I Carrow non sembravano molto convinti, infatti Amycus insistette: “Severus, sei sicuro che …?”

“Sono il preside Piton, qui, per te.” lo interruppe Piton, mostrando per la prima volta una nota di colore nella propria voce “Il Signore Oscuro ha definito bene i nostri reciproci ruoli, mi pare.”

“Sì. Noi infatti siamo i responsabili della disciplina e …”

“Questa responsabilità sono stato io a darvela in delega e posso intervenire quando lo ritengo opportuno. Ragni giganti e centauri ostili sono solo un paio delle creature che si aggirano per la foresta proibita. Devo ricordarti cosa abbiano fatto i centauri alla Umbridge? Ben altro si trova tra quegli alberi e ben più pericoloso. Sono sicuro che sia più efficace mettere questi ragazzini davanti alla realtà dei fatti, ossia che ci sono infinite cose più potenti di loro, piuttosto che limitarsi a far loro del male. Forse, però, tu e tua sorella vorrete fare personalmente un giro per la foresta per accertarvi che sia il luogo adatto per scontare una punizione?”

“No, signor preside” rispose Amycus, mesto “Ci fidiamo del suo giudizio, perdoni le nostre rimostranze.”

“Ecco, così va meglio.”

“Tuttavia, alla luce di quanto accaduto, ritengo sia giusto rafforzare la sicurezza e la sorveglianza, chiamando dei dissennatori a pattugliare la scuola.”

Piton parve ragionare, probabilmente voleva rifiutare tale idea, tuttavia non riuscì a trovare una buona giustificazione, per cui annuì e disse: “Sia. Procedete pure.”

I Carrow parvero molto compiaciuti.

Il preside poi guardò i tre ragazzi e disse loro: “Tornate nei vostri dormitori. Domani riceverete tutte le informazioni relative alla vostra punizione. Ora andatevene, non voglio vedere oltre le vostre facce. Via, via.”

Il trio fece un cenno di saluto e si allontanò rapidamente, prima che Piton cambiasse idea. Erano tutti molto sorpresi e sollevati, all’idea che non avrebbero subito torture fisiche. Andare in giro con Hagrid non pareva loro una punizione e si domandavano se davvero avrebbero dovuto temere le creature della foresta.

   
 
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