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Autore: Okami_chan    06/12/2016    2 recensioni
Eccomi con la mia primissima fanfiction! Ovviamente sulla mia coppia preferita! GaLe!
Jet e Droy sono spariti e Levy decide di fare una missione da sola. Incapperà in una particolare richiesta d'aiuto e in strane sfide dove dovrà mettere a dura prova la sua forza e il suo ingegno. Ma cosa succederebbe se come avversario avesse LUI?
Spero di avervi incuriosito!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Nuovo personaggio, Pantherlily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi la conclusione della prova di teatro! 
Buona lettura!





 
Capitolo 15. E . . . giù il sipario!


 
3° parte

L'ora passò velocemente ed i tre giudici assieme al Duca erano seduti nelle prime file; pronti ad assistere allo spettacolo. 
Le squadre si erano precedentemente messe d'accordo così: il primo ad esibirsi sarebbe stato DeTurdot con Lily come spalla, poi O'Neil e Levy per spalla, seguita poi da quest'ultima ed infine Gajeel.
«Perchè il bello si tiene alla fine» aveva detto lui, tutto ingorgoglito.
(la cosa aveva fatto più che piacere a Levy, sembrava cattivo pensarlo, ma almeno fino alla sua esibizione i giudizi sarebbero stati "razionali")

DeTurdot e Pantherlily salirono sul palcoscenico.
«Ho scelto un pezzo dell'Amleto di William Shakespeare; per la precisione la prima scena del quinto atto» illustrò Percival, lui nei panni del protagonista e Lily, nella forma umanoide, in quelli del suo fedele amico Orazio.
La scenografia era scarna, ma quei pochi elementi furono sufficienti per far capire che si trattava di un cimitero, come le finte lapidi e ossa.
«Tsk, che allegria» disse Gajeel.
«Shh!!!!!» lo zittì Levy.
Avevano deciso di assistere alla sua performance, posiozionandosi in une delle quinte laterali, ma lontano dai tecnici per non intralciarli.
La scripter sapeva cosa stava per recitare: era la scena in cui Amleto, nella strada di ritorno al suo castello, si sofferma in quel cimitero a riflettere, riconoscendo in quelle lapidi il povero Yorick, il giullare di corte della sua infanzia.
Come tutta l'opera, era una scena molto difficile già per un attore esperto, poichè tratta di argomenti molto pesanti e riflessivi, se poi a recitare è un ragazzino di appena 12 anni, la cosa risultava impossibile. Ma non per Percival: egli sapeva benissimo come rendere giustizia ad Amleto e fece una brillante, se non addirittura toccante, prestazione. Non era semplice conoscenza del testo, era la passione genuina verso l'opera. Levy capì solo in quel momento le parole di Eva: "a Percval piace la musica ed il teatro"

Al termine dell'esibizione, la giuria si espresse con il secondo spontaneo applauso. Anche loro stupiti che un ragazzo così giovane abbia eccelso là dove molti attori hanno fallito.
Persino le avversarie accolsero il piccolo Amleto dietro le quinte con un battere di mani. 
«Getti la spugna O'Neil? Posso capire che sarà difficile per te fare colpo sulla giuria, dopo la mia prova»
«Eva!» l'ammonì Levy. La quale aveva notato subito che i suoi polmoni stavano incamerando aria, per dare fiato alla sua risposta. 
Grazie alla ripresa di Levy, la ragazzina dai capelli neri cominciò a stringere così forte le labbra quasi volesse incollarle. Solo dopo aver ricevuto un cenno rassicurante dalla sua cliente, la scripter rispose alla critica:
«Sei molto bravo, tu lo sai e lo hai fatto capire a tutti. Non c'è nulla di disonorevole nel riconoscere il talento altrui, ma non per questo getteremo la spugna. Ora abbiamo una scena da recitare»
«O'Neil che recita?» domandò con voce sconvolta «Non è mai riuscita a memorizzare mezza battuta correttamente! . . . . Auguri, ne avrete bisogno!»
«Se vogliamo prorpio essere scaramantici, gli auguri prima di una rappresentazione portano sfortuna» lo rimbeccò lei, appoggiando le mani sulle spalle della ragazzina. 
«Ma apprezziamo la gentilezza» continuò l'azzurra «E prima che me ne dimentichi. Vorrei chiedervi di non posizionarvi nella quinta laterale di sinistra (rispetto alla platea), ne va della vostra sicurezza» disse, rivolgendosi anche ai suoi nakama.
«Cosa hai intenzione di fare?» le chiese Gajeel curioso.
«Nulla di troppo pericoloso, non preoccuparti. Tra poco lo vedrete»

Uno degli allestitori le informò che la loro scena era pronta, vale a dire il pianoforte richiesto. Così si avviarono sul palco, non prima di aver tranquillizzato Eva.
Solo allora DeTurdot osservò meglio le ragazze: Levy indossava un frac e la sua solita bandana arancione era sostituita da una nera. Eva invece indossava pantaloni lunghi marroni, camicia bianca le cui maniche erano arrotolate sino al gomito, bretelle della stessa tonalità dei pantaloni; ed i suoi capelli erano legati in una coda bassa e quella cascata nera copriva quasi tutta la sua schiena.
Da quella scelta di costumi, così differente l'uno dall'altra, non riuscì proprio ad intuire il genere di opera scelto per l'occasione. 
Inoltre, da quando si erano riuniti, Eva non aveva mai detto una sola parola, molto sospetto, che fosse una strategia per ricordarsi tutte le battute? Lo avrebbe scoperto presto. 
Il gruppo seguì le due "attrici" sino alle quinte laterali di destra e da lì si misero a guardare.

Le ragazze fecero il loro inchino alla giuria, Evangeline si andò a posizionarsi sul lato destro del palco (sempre rispetto alla platea) mentre Levy presentò:
«Per voi oggi, abbiamo deciso di portare due scene tratte da Novecento. La scena che state per assistere sarà interpretata da Evangeline O'Neil nei panni del trombettista, mentre io le farò da spalla nel ruolo del suo amico Novecento»
Detto questo, le luci si spensero e illuminarono unicamente Eva sul lato destro del palco.


(N.d.a. : Ciò che segue è tratto dall'opera di Alessandro Baricco "Novecento"  
Farà tutto parte del monologo e quindi sarà tutto detto da Eva, solo le aggiunte descrittive che inserirò saranno in corsivo. Di solito si fa l'opposto, citazione in corsivo e il resto normale, ma per evitarvi mal di testa ho preferito così ^_^
Novecento di Baricco è un monologo teatrale che ho letto e mi è piaciuto molto per questo riscriverò alcune parti, l'unica correzione che farò sarà quella di togliere le parolacce e imprecazioni, sostituendole con qualcosa di più leggero, in fondo sono Levy ed Eva che devono recitare, e questa è una storia a rating verde :-p )


«
Primo viaggio, prima burrasca. In piena notte, gli son girati e via, ha dato il giro al tavolo. L'Oceano. Uno che su una nave suona la tromba, non è che quando arriva la burrasca possa fare un granchè, può starsene buono nella sua cuccetta. Però io non ci resistevo là dentro. E quindi me ne andai fuori da quella cabina e mi misi a vagare. Mica sapevo dove andare, c'ero da quattro giorni, su quella nave. Insomma, è chiaro, sbattendo da tutte le parti e prendendo corridoi a casaccio, come veniva, alla fine mi persi. Fu a quel punto che arrivò uno, tutto vestito elegante, in scuro, camminava tranquillo, mica con l'aria di essersi perso, sembrava non sentire nemmeno le onde: ed era Novecento.

(Mentre disse quell'ultima frase, la luce che illuminava solo lei si allargò, mostrando al modesto pubblico una Levy vestita con il frac per dare l'idea di uomo elegante)

Mi avevano raccontato di lui. Dicevano una cosa strana: dicevano: Novecento non è mai sceso da qui. E' nato su questa nave, e da allora c'è rimasto. Sempre. Ventisette anni, senza mai mettere piede a terra. Detta così, c'aveva tutta l'aria di essere una palla colossale... Dicevano anche che suonava una musica che non esisteva.
Quella notte, nel bel mezzo della burrasca, con quell'aria da signore in vacanza, mi trovò là, perso in un corridoio qualunque, con la faccia di un morto, mi guardò, sorrise, e mi disse:
«Vieni» disse Levy 

(a quel punto si spostarono verso sinistra, la luce adesso illuminava tutto il palco, compreso il pianoforte a coda.)

Gli andai dietro. Arrivammo alla sala da ballo, e poi arrivammo vicino al pianoforte. Novecento mi indicò le zampe del pianoforte.
«Togli i fermi,» disse Levy seduta sul seggiolino annesso al piano.
La nave ballava che era un piacere, facevi fatica a stare in piedi, era una cosa senza senso sbloccare quelle rotelle.
«Se ti fidi di me, toglili»
Questo è matto, pensai. E li tolsi.  
«E adesso vieni a sederti qua» 
«Okay» disse Eva «tanto cosa c'è da perdere, ci salgo, d'accordo, ecco, sul tuo stupido seggiolino, ci son salito, e adesso?»
«E adesso, non aver paura»
E si mise a suonare.

(pochi istanti prima la scripter aveva, senza essere notata, usato la sua magia, incollando la stessa parola sotto il piano forte e sotto il seggiolino: FLOAT)

Quel pianoforte incominciò a scivolare, sul legno della sala da ballo, e noi dietro a lui, con Novecento che suonava, e non staccava lo sguardo dai tasti, sembrava altrove, e il piano seguiva le onde e andava e tornava, e si girava su se stesso, puntava dritto verso la vetrata, e quando era arrivato a un pelo si fermava e scivolava dolcemente indietro, dico, sembrava che il mare lo cullasse, e cullasse noi, e io non ci capivo un accidente, e Novecento suonava, non smetteva un attimo, ed era chiaro, non suonava semplicemente, lui lo guidava, quel pianoforte, capito?, coi tasti, con le note, non so lui lo guidava dove voleva, era assurdo ma era così. E mentre volteggiavamo tra i tavoli, sfiorando lampadari e poltrone, io capii che in quel momento, quel che stavamo facendo, quel che davvero stavamo facendo, era danzare con l'Oceano, noi e lui, ballerini pazzi, e perfetti, stretti in un torbido valzer, sul dorato parquet della notte. Oh yes.

(mentre diceva ciò il pianoforte volteggia sul palcoscenico, staccandosi da terra, e le due ragazze insieme a lui. Levy fingeva di suonare, dato che non sapeva suonarlo, ma dirigeva davvero i suoi movimenti, quando si avvicinava troppo al fondo o a qualsiasi ostacolo si fermava e tornava indietro, imitando al meglio il rollio di una nave. Poi dopo l'ennesima acrobazia finge di sbagliare una manovra e finisce di slancio verso le quinte, Eva ebbe giusto il tempo di gridare)

Oh cavolo. . .

(ed uscirono dalla quinta laterale di sinistra. Si sentì un gran fracasso, come se fosse finito a distruggere una vetrata o il tavolo un salotto. Attimo di silenzio poi dalla stessa quinta Evangeline rientrò, lentamente, con l'aria un po' imbarazzata)

Novecento disse che doveva ancora perfezionarlo, quel trucco. Io dissi che in fondo si trattava proprio solo di registrare i freni. Il comandante, finita la burrasca, disse
«VOI DUE ADESSO FINITE IN SALA MACCHINE E CI RESTATE PERCHE' SE NO VI UCCIDO CON QUESTE MANI, E SIA CHIARO CHE PAGHERETE TUTTO, FINO ALL'ULTIMO CENTESIMO, DOVESTE LAVORARE TUTTA LA VITA, COM'E' VERO CHE QUESTA NAVE SI CHIAMA VIRGINIAN E VOI SIETE I DUE PIU' GRANDI IMBECILLI CHE MAI ABBIANO SOLCATO L'OCEANO!»

Laggiù in sala macchine, quella notte, Novecento e io diventammo amici. Per la pelle. E per sempre.
Fu in quella notte che gli chiesi se quella storia era vera, quella di lui e la nave, insomma che ci era nato sopra e tutto il resto. . . se era vero che non era mai sceso da lì. E lui rispose "Si"

(Le luci si spensero, decretando la fine della scena e dell'esibizione di Evangeline)
»

I giudici dimostrarono il loro gradimento con un bell'applauso.
Alla riaccensione delle luci, Levy raggiunse sul palco la sua cliente per accogliere i complimenti e rispondere ad eventuali domande.
Cosa che avvenne:
«Posso chiedere se il mio pianoforte è ancora intatto» chiese divertito Mr. Wolf.
A quel punto Levy fece ritornare in scena il pianoforte ed il seggiolino con lo stesso trucco magico, mostrando loro la parola utilizzata.
«E tutto il fracasso di poco fa?» domandò Simon.
«Ho usato sempre la magia» gli rispose Levy, scrivendo in aria CRASH emettendo nuovamente quei suoni.
David sembrò molto incuriosito dalla sua magia.
«Ti andrebbe di insegnarmi le basi del solid script?» le propose quest'ultimo.
«David . . . » lo ammonì Alicia
«Cosa?»
«Assolutamente no!» rincarò Simon
«Oh! Andiamo! Pensate a quanti effetti speciali potremmo creare e anche ai soldi che risparmieremo!» li incoraggiò David
«Vuoi dire quelli che utilizzeremo per riparare ai danni?» chiese sarcasticamente Simon. 
«Ancora con quella storia?!?! Ve l'ho già detto che non mi ero concentrato abbastanza e la cosa mi è sfuggita di mano»
«Hai quasi distrutto mezzo tearto!» gli ricordò Alicia «E poi, non eri riuscito ad accendere una candela, come puoi pensare di avere la concentrazione sufficiente per controllare un parola? Lo sai bene: la magia non fa per te!»
David sconsolato, emise un sospiro di sconfitta.
«Come non detto! Ancora complimenti!»

Dalle quinte, il trio avversario si mostrò altrettanto divertito. Perfino Percival dovette ammettere la qualità dell'esibizione, ma quello che lo stupì veramente fù di vedere O'Neil ricordarsi per la prima volta tutte le battute, cosa mai successa. Un altro particolare che gli saltò subito all'occhio era l'aspetto della sua sfidante: leggermente sudata e con il fiatone che cercava di nascondere alla meglio davanti ai giudici. Che le due cose fossero collegate? Doveva approfondire la questione.

 
* * * * *

Mentre allestiscono la scena per Levy: cioè spostare il pianoforte e sostituirlo con una semplice cassa di legno; le ragazze si erano posizionate dietro le quinte e ora Percival le si avvicinava con fare scettico.
«Devo ammettere che è stata un'abile mossa utilizzare la magia per gli "effetti speciali" ma la cosa di cui non mi capacito è di come tu, O'Neil, sia riuscita a memorizzare tutte le battute in meno di un'ora!»
«Primo viaggio, prima burrasca. In piena notte» 
La giovane riprende a recitare la sua parte dall'inizio, anche se il tono e l'espressione utilizzati non centravano nulla con le parole che le uscivano dalla bocca.
«Eva . . .» disse Levy «Vieni qui che ti riporto alla normalità»
DeTurdot è allibito.
«Che cosa significa?»
Levy chiede a Eva di voltarsi.
«Vedi la mia magia non è servita solo per gli effetti speciali» sottolineò la maga alzando la camicia di Eva sulle spalle
«Ma sei impazzita a sp . . . spogliarti . . . qui . . . » 
Ma la sua voce andò sempre di più scemando, capendo ciò che gli si era mostrato dinnanzi: tutta la schiena di Evangeline era piena di scritte, scritte magiche, il suo monologo impresso con la magia sulla schiena. 
«Mi sono aiutata con le rune» spiegò Levy «Ogni volta che apriva bocca uscivano solo le parole che le ho scritto, in questo modo Eva ha dovuto solo ricordare l'intonazione e le pause» concluse lei iniziando a rimuovere il testo.
Il fatto che Eva avesse dimestichezza con la magia le era tornato utile, la piccola era così in grado di incanalare la magia della scripter e portarla alla sua voce. Tuttavia era ancora un'apprendista, non ancora abituata ad utilizzare l'energia di un altro mago e questo per lei fù un considerevole sforzo, come se avesse fatto una corsa.

Mentre Levy termina di cancellare le rune, Lily e Gajeel si erano riuniti a loro, attirati dal "colpo di genio magico" e dalla reazione sconvolta del loro cliente.
«Ingegnoso» disse il felino.
«Bella mossa!» si congratulò l'altro.
«Questo è barare!» rispose DeTurdot, unico a non condividere quelle opinioni.
«No, non è vero!» disse Eva riappropriatasi della libertà di espressione.
«E invece si! Non potevi usare la magia!»
«Al contrario! Il Duca non aveva proibito l'uso della magia in questa parte quindi . . . .» gli ricordò Levy «E poi Eva avrebbe potuto chiedere di leggere il copione se non lo sapeva a memoria. Non era un'interrogazione. Ho semplicemente velocizzato i tempi» concluse la sua difesa la scripter soddisfatta.
Quello che diceva era vero. Percival dovette ammetterlo almeno a se stesso, ma mai lo avrebbe fatto dinnanzi a loro; aveva una reputazione da difendere. 
«Rassegnati Secchione» disse il dragon slayer, scompigliando i capelli del biondo.

Pochi minuti dopo Levy salì sul palco, pronta per il suo monologo. Unico elemento della sua scenografia: una cassa di legno.
«Il trombettista rimase su quella nave per qualche anno, durante quel periodo Novecento tentò una volta di scendere dalla nave, ma arrivato a metà scaletta si bloccò e tornò indietro, non spiegò il perchè. Dopo anni passati sulla terraferma, il trombettista ritorna sulla nave per rivedere il suo amico pianista. Come prima, interpreterò Novencento» Levy terminò la sua introduzione e le luci si spensero, riaccendedosi in un tenue cono di luce sulla cassa, dove ora era seduta Levy nei panni di Novecento.

N.d.a. tutte le volte che la frase si interrompe e va a capo, significa che c'è una pausa per dare enfasi alle parole. spero di essere riuscita a spiegarvelo (inizio anch'io ad accusare stanchezza :-p )



«
Tutta quella città... non se ne vedeva la fine... 
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
E il rumore
Su quella maledettissima scaletta... era molto bello, tutto... e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c'era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino
Primo gradino, secondo
Non è quel che vidi che mi fermò
E' quel che non vidi
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne
C'era tutto
Ma non c'era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasto finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me
Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi
Milioni e milardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è  infinita
Se quella tastiera è infinita, allora
Su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n'era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n'è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E' un viaggio troppo lungo. E' una donna troppo bella. E' un profumo troppo forte. E' una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.
Per favore

(Si spengono le luci e termina l'esibizione di Levy)
»


Un'altro applauso decreta la fine della prova per la squadra O'Neil.

Levy, dopo un breve scambio di battute con la giuria, raggiunge Eva dietro le quinte.
«E' finita! Meno male!» tirò un sospiro di sollievo Eva.
«Non rilassarti troppo O'Neil, le vostre esibizioni erano buone lo ammetto, ma non sono minimamente vicine al mio livello!» disse DeTurdot tutto ingorgoglito.
«Non cantare vittoria» ribattè lei.
«Ha ragione!» disse Gajeel.
L'attenzione dei presenti si direzionò verso il mago del ferro e sul suo completo bianco.
«Perchè l'unico che canterà qui sarò io» disse brandendo una chitarra.
«Tu canti?» le domandò incuriosita Eva.
«Certo! E li stenderò tutti!»
«Di questo ne sono sicuro» rispose Lily, cercando di smorzare il tono sarcastico.
«Ora che ci penso . . . .» cominciò a riflettere il moro «Gamberetto, ti andrebbe di f...»
«No, grazie!»
«EH?!? Ma non sai neanche cosa volevo chiederti!!!»
«Volevi che ti facessi da ballerina, non è così?»
«Tsk ...» sbuffò Gajeel «Che seccatura»
Proprio in quel momento gli allestitori fecero segno al mago: il palco era pronto.

Gajeel salì sul palco sicuro di sè; andandosi a sedere su di uno sgabello posto al centro del palco.
A quanto pare era l'unico ad aver curato nei dettagli anche l'aspetto estetico della prova: lo sfondo era addobbato con diversi teli colorati sulle tonalità del blu e del rosso abbinati con molto gusto e sopra di esse lo striscione con il suo nome.
«Per voi oggi presenterò un pezzo del mio repertorio»
Nell'attimo che ne seguì, Levy decise di avvisare i due ignari giovani ascoltatori.
«Evangelline, Percival. E' meglio se vi preparate al peggio» disse seria.
I due non ebbero il tempo di rispondere che Gajeel iniziò a suonare e sopratutto a cantare...
«SHOBEEE DO DODO....» (N.d.a. vi risparmio il resto, tanto sapete come canta XP )

 
* * * * *

Al termine della prova sembrò essere calato il gelo, mentre un Gajeel dall'aria soddisfatta si rivolse alla giuria stranamente silenziosa.
«Allora?»
«Ecco... devo dire che se tu... » cominciò Simon, ma venne subito bloccato da David. Ed Alicia prese parola.
«E' davvero interessante! Grazie per averci dimostrato che la musica non ha ... confini o limiti... si insomma hai capito. Ora ti preghiamo di andare dietro le quinti insieme agli altri, dobbiamo votare e il giudizio non potete conoscerlo.»
«Tanto so già quale sarà il responso» disse fiducioso.
Mentre il gruppo fece come gli era stato chiesto. David mise in guardia Simon.
«Non vuoi che io mi destreggi con la magia, ma non ti stavi risparmiando nel criticare un dragon slayer?!?! Hai una vaga idea di cosa hai rischiato?»

Dopo l'esibizione di Gajeel gli altri due rappresentanti di Fairy Tail non poterono che sospirare amareggiati, anche se così Levy guadagnava punti, si sarebbe risparmiata quello spettacolo.

Percival era una statua di sale. Incapace per la prima volta in vita sua di pensare e ragionare.
«Ma avevi detto di essere bravo a cantare!»
«Infatti lo sono!» ribadì fiero di sè
«Quello non era cantare! Quello era . . . . è . . . . non so nemmeno come classificarlo!» Percival sembrava davvero in difficoltà, forse per la prima volta in vita sua, a trovare le parole. «Quello non è . . .  QUELLO NON E'»
«Si che lo è! Se non lo fosse non esisterebbe»
«Infatti non esiste!»
«Ma se l'ho appena cantato significa che esiste!»
La discussione stava prendendo una svolta del tutto inaspettata.
«Qui stiamo andando fuori tema» notò l'Exceed.
«E' una mia impressione o si stanno avventurando in una questione filosofica?» chiese ancora confusa Eva.
«Da quello che dicono pare di si. Ma mi è davvero difficile credere che è Gajeel colui che sta affrontando tale dibattito» disse Levy totalmente stupita da ciò che sentiva o vedeva.

«DeTurdot, perchè non ammetti di aver toppato?» chiese Eva «Il tuo super cervello questa volta ha fatto male i conti! Eheheh»
«Da che pulpito viene la predica! Sei l'ultima che deva parlare dato che hai barato»
«Non ho barato, ti ricordo che niente me lo proibiva, smettila di arrampicarti sugli specchi!»
«Ma, ma . . . .»
«Lascia perdere» disse Gajeel
«Ma come? Anche tu?»
«E' inutile. Come ha detto lei, non c'era nessuna regola che vietava l'uso della magia per ricordare le battute» asserì Lily «E scommetto che anche il Duca sarebbe d'accordo»
«Ed avete ragione infatti» il Signor Wolf apparve come al suo solito alle spalle dei ragazzi provocando loro non pochi spaventi.
«A dire il vero speravo proprio di poter vedere la vostra magia durante lo spettacolo»
«Ma di certo nessuno si sarebbe aspettato . . . . questo» disse indugiando qualche secondo sulla figura di Gajeel inghiottendo un grumo di saliva.
«Se volete scusarmi» disse tornando dai suoi tre amici.
«Sembra che tutti siano rimasti storditi . . .»
«Ecco quello che fa la mia musica! Arriva fin dentro l'anima!» disse Gajeel, fiero di sè.
«La tua musica era a dir poco orribile, anzi non la si può neanche definire musica perchè sarebbe solo un insulto definirla tale!» 
«Oh andiamo! Non ho cantato così male!!!»
Detto questo il suo sguardo, a turno, si posò su tutti i presenti.
«Come ho già detto. Quello non era cantare» concluse il suo cliente.
Poi passò a Lily.
«Se ti fossi limitato a suonare la chitarra  . . . forse tu . . . forse avresti . . . ecco. . .» disse in seria difficoltà.
Nemmeno lui riuscì a trovare un'argomentazione valida, nonostante il suo cipiglio severo, le sue parole e le innumerevoli gocce di sudore tradivano la sua finta sicurezza.
Ora fù Eva a ritrovarsi i suoi occhi su di sè, la ragazza era quasi paralizzata -Davvero crede di aver cantato bene?-
«Sei serio?» fù tutto quello che rispose.

Come suo ultimo disperato tentativo, rivolse la sua attenzione all'ultimo dei presenti non ancora interpellato.
Levy era l'unica che lo stava guardando con espressione serena quasi si fosse fermato il tempo. Restò a fissarla negli occhi in attesa di una risposta; quegli occhi conosciuti talmente bene da averli sognati quella stessa mattina,
 quegli istanti passati a guardarsi senza battere ciglio, parevano un'eternità . . . .
Ad un certo punto Levy battè le palpebre e interruppe il contatto visivo.
«Eva» . . . . .  «andiamo a cambiarci» detto questo prese Eva ed uscì, lasciando Gajeel pietrificato.
Quella risposta o per meglio dire quella non risposta era risultata più pesante e più dura da accettare rispetto a tutte le altre critiche ricevute fino a quel momento.

 
* * * * *

Quando Moragorn si riunì con la giuria: stava finendo di dare un punteggio all'ultima performance.
«Mi astengo» disse David
«No, non puoi» lo riprese Alicia «Devi dare un voto»
«Posso mettere N.C. come si faceva a scuola?»
«Prima lo fai, prima ti togli il pensiero» gli disse Simon; rivolse la sua attenzione al Duca di ritorno dalle quinte«Seriamente pensa di essere stato bravo?»
Il Signore della villa guardò i suoi amici, ripensando alle parole del dragon slayer di pochi secondi fa.
«Che voi ci crediate o meno, lui crede di essere stato bravissimo»









NOTE DELL'AUTRICE


Come ho fatto presente prima "Novecento" è un monologo teatrale di Baricco (giusto per rispettare i diritti d'autore) ho scelto quest'opera perchè:1) avevo il libro, 2) mi era piaciuto tantissimo sia il libro, sia il film che ne hanno tratto "La leggenda del pianista sull'oceano" con Tim Roth.
Bene adesso possiamo passare al commento del capitolo: questa è stata la sfida "scoglio" più grande che mi ha buttato via parecchio tempo nella sua stesura. (parliamo di mesi!)
Desideravo una sfida che avesse a che fare con il teatro, e senza rendermene conto, sono entrata in un labirinto letterario (cosa dovrei fargli fare, quali opere dovrebbero o potrebbero recitare, chi ballerebbe . . . . e altri problemi)
Ma spero di essere riuscita a creare un buon capitolo.
Mi dispiace per non aver scritto il testo che recitava Percival DeTurdot, non sono molto esperta in Shakespear per questo ho solo menzionato l'opera e la scena, anche perchè il capitolo sarebbe diventato troppo lungo; così per lo stesso motivo ho dovuto dividere in due la sfida, come al solito.

E come sempre fatemi sapere nelle recensioni i vostri pareri ;-)

Ora parliamo di aggiornamenti: questa settimana sarò un po' impegnata e non riuscirò a pubblicare il capitolo per il prossimo lunedì; quindi rimando il nostro incontro a lunedì 19 dicembre!

Ciao!
Alla prossima! ;-)



  
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