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Autore: sissi149    06/12/2016    5 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Kanda si stava godendo a pieno il suo momento di trionfo e nemmeno le parole di quello stupido ragazzino potevano rovinare l'estasi, anzi, al contrario: davvero credeva che essere definito tiranno lo avrebbe offeso? Quell'appellativo lo rendeva ancora più tronfio. Poco importava se alla fine quel codardo di Hyuga non si sarebbe presentato, lui avrebbe comunque riscosso il suo premio prendendosi le vite di quei tre ragazzi e Kumi avrebbe completato l'opera spedendo le loro anime direttamente tra le braccia di Gamo. In più Wakabayashi avrebbe macchiato il suo preziosissimo ed immacolato onore facendo calare la sua spada sulla ragazzina. Koshi poteva sentire la Strega accanto a sé provare la sua medesima eccitazione per tutta la vicenda.

I condannati furono spinti ad appoggiare le teste sui tre ceppi, i giustizieri sguainarono le armi all'unisono e le sollevarono in attesa del suo ordine.

La folla urlava ormai inferocita:

“A morte i Ribelli! A morte i traditori!”

Tutto era perfetto.

Una freccia sibilò ed attraversò il patibolo passando a pochi centimetri dal volto di Soda e piantandosi sulla porta della Casa di Transito.

“Ma che diamine, per Gamo!” Esclamò il Sicario, abbassando anche la spada per lo stupore.

Sul volto di Kanda comparve un sorrisetto compiaciuto, la sua previsione si era avverata:

“Allora ci siete! Venite fuori feccia!”

“Eccoci!” Urlò il Capo dei Ribelli, sbucando quasi dal nulla e saltando sulla piattaforma in compagnia di un altro uomo, che aveva un arco pronto per far scoccare una nuova freccia.

“Ferma questa follia Kanda, o il tuo Sicario questa volta si ritroverà con a gola infilzata!” Osò ordinargli quest'ultimo.

Il Reggente scoppiò a ridere a quella minaccia.

“Follia? I folli siete voi due se sperate di fare qualunque cosa da soli!”

“Loro non sono soli!”

Un terzo uomo col volto coperto si posizionò tra gli altri due, mentre nella piazza mantelli venivano gettati a terra e armi venivano sfoderate.

“I miei uomini sono ovunque Kanda!” Tuonò Hyuga.

“Se per questo anche i miei: verrete annientati!”

L'uomo col cappuccio parlò di nuovo e la sua voce suonava sinistramente familiare:

“Io non ne sarei così certo, traditore!”

Si tolse il mantello e rivelò a tutti la sua identità, catalizzando su di sé l'attenzione dell'intera piazza.

Il Reggente sbiancò di colpo, come alla vista di un fantasma:

“Tu! Tu dovresti essere morto!”

“Ti piacerebbe vero? Purtroppo per te i veleni della tua Strega hanno fallito – dichiarò il Principe Jun – Preparati a subire la sorte dei traditori.”

Il Principe impugnò la spada ed andò incontro al Sovrintendente, verso la sua pedana. Quest'ultimo, passato il momentaneo momento di stupore, si liberò del mantello ricamato ed estrasse a sua volta la propria arma, intimando con un gesto a Sho ed a Soda di lasciare che sbrigasse da solo la faccenda.

“Bravo Kanda! Questo è proprio quello che volevo. Un duello solo te e me!”

L'incrocio delle due lame scatenò nella piazza il finimondo: chi iniziò a combattere e chi cominciò a correre in ogni direzione cercando un riparo.

 

 

 

Non appena il Principe ed il Reggente ebbero iniziato il loro duello la prima preoccupazione del Capitano Wakabayashi fu di mettere al sicuro i tre ragazzi: alla sua destra, Soda, ripresosi dallo shock, aveva nuovamente sollevato la propria spada pronto a colpire Masaru. Rapidamente Genzo parò il suo fendente e lo spinse brutalmente di lato:

“Sta lontano da lui, essere ignobile!”

“Oh! Il Capitano tradisce il suo signore!” Lo schernì il Sicario, ma Wakabayashi non prestò attenzione alle sue provocazioni, impegnato a sollevare di forza il sempre riluttante ragazzino:

“Sta buono. Sono dalla tua parte. Jito! – chiamò a gran voce – prendi gli altri due e portali alla Casa di Transito, lì saranno al sicuro.”

Il carceriere non si fece ripetere l'ordine due volte, avendo compreso che qualcosa di importante stava accadendo, ed avvicinati a sé sia Takeru che Naoko, cercò di condurli verso il luogo designato, anche grazie alla sua mole.

Soda non era intenzionato a lasciar passare il capitano tanto facilmente, approfittando anche del fatto che il suo protetto non pareva essere intenzionato a farsi salvare. Tentò di colpirlo alle spalle, ma un nuovo ostacolo si frappose tra lui ed il bersaglio: la spada di Kojiro.

“Non azzardarti mai più anche solo a rivolgere lo sguardo verso uno dei miei fratelli! - gli urlò contro il Ribelle – Prima dovrai passare sul mio cadavere.”

“Hyuga, non vedevo l'ora di poter affondare la mia lama nelle tue carni e porre per sempre fine alla tua miserabile esistenza!” Ribatté il Sicario, sputando in faccia all'avversario.

Grazie all'intervento di Kojiro, Genzo poté finalmente raggiungere Jito davanti alla Casa ed entrarvi. Depositò a terra il ragazzino, che si ribellò:

“Lasciateci andare! Nostro fratello è venuto a portarci via!”

“Voi resterete qui dentro al sicuro. - Tagliò corto Wakabayashi – Di questa faccenda si occuperanno gli adulti. Jito si prenderà cura di voi e farà in modo che non vi accada nulla.”

Takeru, che fino ad allora era rimasto in silenzio, prese la parola:

“Io sono adulto e voglio combattere! Non mi fido di voi due!”

Il carceriere si erse in tutta la sua imponente statura davanti al giovane uomo:

“Questo non è un gioco per i principianti ragazzo! La fuori qualcuno morirà, stanne certo. Se non vuoi che tuo fratello sia arrivato fin qui inutilmente, pensa a tenere al sicuro la tua pelle.”

“Ma...” Il giovane Hyuga tentò di ribattere, ma era a corto di argomenti.

Genzo si voltò per dare un'ultima occhiata alla stanza prima di ritornare alla battaglia:

“Takeru, guarda tua sorella, non vedi come sta tremando? Se vuoi essere utile, prenditi cura di lei.”

Uscì senza aggiungere altro, raggiungendo la piazza dove ormai la battaglia imperversava furiosamente: Hyuga e Soda nella loro accanita lotta erano ruzzolati giù dalla pedana, lasciando questa sgombra per il duello del Principe col traditore Kanda. Louis Napoleon era impegnato a combattere con Ken Wakashimazu, che aveva abbandonato arco e frecce, in una rivincita dello scontro avvenuto mesi prima in uno dei villaggi dove i Ribelli erano stati sorpresi dalla Guardia. In ogni angolo c'erano Ribelli e membri del Gruppo Speciale che si battevano tra loro, non sempre in modo leale. Matsuyama tentava di spingere più gente possibile all'interno del Tempio di Machiko, per evitare inutili ferimenti. Il Priore Katagiri, presente alle esecuzioni, durante fuga era inciampato nella sua lunga veste verde ed ora si trovava sormontato da Chana Konsawatt, armato di un lungo pugnale con tutta l'intenzione di conficcarglielo nella schiena. Uno stridio acuto riempì l'aria e Furano, l'aquila del Tempio, volò in picchiata direttamente sulla mano del Sicario che reggeva l'arma, costringendolo a gettarla a terra.

“Maledetto animale! Vieni qua.”

L'uomo estrasse il suo secondo pugnale e lo lanciò contro Furano, colpendola in pieno petto. L'aquila stramazzò al suolo emettendo un grido ancora più acuto del consueto. Nel frattempo il Priore veniva aiutato ad alzarsi da una donna in abiti maschili.

“State bene?”

“Sì, grazie.”

“Presto, andate al Tempio!”

“Hey dolcezza, cos'è tutta questa fretta? – intervenne Konsawatt – Non vorrai portarmi via il mio divertimento?”

“Certo che no! - Maki Akamine lo guardò sprezzante, con la katana saldamente in pugno – Anzi, divertiti con me.” Sferrò un fendente diretto al collo del Sicario, che evitò di venire colpito per un pelo.

 

Sulla pedana il duello tra il Principe e Kanda era molto intenso, entrambi erano ottimi spadaccini: se Jun aveva vinto tutti i più prestigiosi tornei tra i migliori combattenti dei Regni circostanti in età molto giovane, per contro Koshi in gioventù aveva fatto parte del gruppo di volontari che il vecchio Principe Ozora aveva inviato in supporto al Regno di un alleato durante gli scontri bellici, aveva imparato così l'arte della guerra sul campo.

Jun parò un pericolosissimo colpo ad altezza della vita, affondando nella guardia dell'avversario e venendo a sua volta bloccato.

Kanda tentò una mossa inaspettata per distrarre il Principe:

“Principino! Non mi aspettavo che fossi così in forma, dopo tutti i tuoi problemi di salute!”

“Problemi che tu mi hai creato, traditore!” Tuttavia lo stesso Jun era sorpreso di quanto il suo corpo stesse reagendo bene alla fatica di quello scontro, non avendo avuto la possibilità di misurarsi in un reale combattimento così pesante nei mesi precedenti. Yayoi aveva veramente compiuto un miracolo.

“Piano con le parole! Cosa direbbe Tsubasa se ti sentisse parlare così del suo uomo di fiducia?”

“Ho detto più di una volta a mio fratello che non mi fidavo di te, ora quando tornerà dovrà darmi ascolto!” Tentò un ulteriore affondo alla spalla, evitato da Kanda, con agilità inaspettata, saltando su uno dei ceppi dei condannati.

“Non mi è riuscito di ucciderti col veleno, prima o poi ti infilzerò come una bestia. Un ottimo modo per inaugurare la mia nuova spada speciale. Il potere nel Regno ormai è in mano mia.” Sfruttando la posizione sopraelevata, si scagliò con tutta la forza contro il Principe, arrivando a segno al braccio sinistro.

 

Più in basso Kojiro e Makoto avevano abbandonato le spade per darsi alla lotta corpo a corpo, terreno che entrambi prediligevano e dove potevano dar sfogo alla loro forza bruta. Il Sicario era molto abile nel tirare calci bassi, mentre le grossi mani del Ribelle erano un'arma micidiale al pari della sua lama. Tutti e due erano coperti da molti lividi, non avevano risparmiato un colpo.

“Questo è per i miei fratelli! - Kojiro colpì Soda sulla guancia sinistra, facendogli sputare del sangue – Quest'altro è per mia madre, mi hanno raccontato quello che gli avete fatto.”

Il Sicario tossicchiò e ribatté:

“Sarebbe stato molto divertente cavalcarle addosso, peccato per quei due moscerini che si sono intromessi, volevano fare gli eroi. Bah.” Tirò un calcio nello stinco sinistro di Kojiro, facendogli perdere l'equilibrio, ma nella caduta questo gli si aggrappò, trascinandolo a terra con sé.

La mischia proseguì nella polvere, calci e pugni andavano alternativamente a segno sul nemico o nello sterrato della Piazza. Si sormontavano a turni.

Ad un tratto Hyuga sembrò avere la meglio, aveva quasi reso inoffensivo il Sicario, tuttavia inaspettatamente questi mollò una ginocchiata in mezzo alle gambe del Ribelle, facendolo piegare su sé stesso, preda di fitte di dolore mai provate prima in vita sua. Soda ritenne che fosse giunto il momento di giocare del tutto in maniera sporca, estraendo il coltello che si era tenuto dopo aver consumato il pasto nella Casa, insieme ai condannati. Lo puntò alla gola di Kojiro, là dove un'arteria pulsava velocemente.

 

Più spostato, Genzo aveva trovato un valido avversario in Shunko Sho: di tutti i membri del Gruppo Speciale era colui che possedeva la tecnica migliore. Il Capitano l'aveva visto spesso allenarsi e sospettava che prima di diventare un Sicario avesse ricevuto gli insegnamenti di base da un buon maestro di duelli.

“Sho – gli chiese – com'è che uno con la tua tecnica è finito a fare un mestiere del genere?”

“La vita. Non tutti hanno la fortuna di nascere col culo al caldo come voi, Capitano dei miei stivali!”

I suoi colpi erano incredibilmente potenti, ma anche molto precisi, riuscivano spesso a metterlo in difficoltà. Wakabayashi però non demorse, c'era un motivo se era stato scelto come Capitano della Guardia, non solo perché era il pupillo di Mikami. Decise, contrariamente al suo solito, di utilizzare scopertamente una strategia parecchio aggressiva, variando lo schema dei suoi attacchi in maniera sempre più rapida e repentina, impartendo una brusca accelerazione alla sfida in corso. Solo il più abile degli spadaccini sarebbe stato in grado di resistere a lungo ad un simile carico di fendenti.

Difatti in breve tempo Sho si trovò spiazzato ed i suoi colpi persero la loro pericolosità, finendo spesso a vuoto, dato che Genzo stava già attaccando in un punto diverso. Spostata l'inerzia a suo favore per il Capitano fu abbastanza semplice disarmare Shunko ed assicurarsi che rimanesse inoffensivo, legandolo con delle robuste corde, che aveva fatto precedentemente posizionare a Mastro Takasugi nei pressi delle piattaforme. Non credeva che nessuno dei suoi compagni avrebbe avuto il tempo di liberarlo: i Sicari erano tendenzialmente egoisti ed avrebbero pensato prima alla propria pelle o al proprio divertimento, che a qualsiasi altra cosa.

Wakabayashi proseguì verso una zona più esterna e si imbatté in uno dei Konsawatt, Faran, il più terribile dei tre.

 

Ken stava affrontando Louis Napoleon dando prova di tutta la sua grande agilità: evitava qualsiasi ostacolo e saltava su ogni superficie possibile, dai bassi sassi paracarri posti agli angoli delle case, ai davanzali delle finestre, senza per altro ribaltare le fioriere. Si muoveva fluido ed elegante, in contrasto con la rozzezza dei movimenti del contendente.

“Ma sta un po' fermo, sottospecie di ballerino – Napoleon era sul punto di perdere del tutto la pazienza – Hai paura che ti disintegri un'altra volta il polso?”

“Al contrario, temo sia tu ad aver paura di non riuscire a battermi se prima non mi infortuni in qualche modo!”

Il Sicario prese l'ultima affermazione come un affronto mortale e venne accecato dalla rabbia, agendo senza ragionare, scagliandosi con tutta la sua forza verso Wakashimazu, costringendolo ad indietreggiare e quasi intrappolandolo contro un muro. Ken, accortosi in tempo della pericolosità della situazione, usò la parete a proprio vantaggio, saltando contro di essa ed usandola come punto di spinta per superare Louis in volo, atterrandogli alle spalle. Tuttavia il Ribelle aveva ricevuto una ferrea istruzione dal padre, Maestro d'armi, che gli imponeva di rispettare tutte le regole di un duello leale ed esitò prima di inferire un colpo, che avrebbe potuto essere decisivo, in mezzo alle scapole dell'avversario. Così Napoleon ebbe il tempo di tornare frontale rispetto a Wakashimazu e di spingerlo ulteriormente ad indietreggiare, questa volta verso altra gente che combatteva.

Lady Sorimachi, camminando rasente ai muri, era riuscita a raggiungere la zona di Ken e Louis. La furia incontrollata del Sicario le riportò alla mente i ricordi dell'orribile notte in cui aveva perso Kazuki, in un secondo rivide immagini che credeva di aver rimosso per sempre dalla sua memoria: la stessa corporatura, gli stessi movimenti, l'identico ghigno malefico e lo sguardo assassino che le tenebre non erano riuscite a celare. Riconobbe in Louis Napolen uno degli assassini del marito, colui che l'aveva ferito a morte. Se già prima non era intenzionata a restarsene in disparte, ora sapeva esattamente quello che doveva fare.

Napoleon aveva spinto Wakashimazu contro un barile e gli aveva fatto incredibilmente perdere l'equilibrio. Era pronto ad affondare la sua lama nel ventre del Ribelle.

Yasu non avrebbe permesso che succedesse di nuovo. Estrasse fulmineamente il suo pugnale dalla manica dell'abito e si strappò la gonna sopra le ginocchia, per essere più libera di muoversi. Si mise a correre e si gettò su Louis, gridando:

“Assassino!”

Lo colpì con precisione, tra una costola e l'altra del fianco destro, un colpo fortunato da principiante. Il Sicario sentì l'aria fuggire da uno dei suoi polmoni e rovinò al suolo, con la Lady ancora sopra di lui.

Yasu estrasse il pugnale e si rialzò, osservando la chiazza di sangue denso che si allargava sul terreno. Sentì la sua mano farsi appiccicosa e scoprì che anch'essa era sporca della medesima sostanza. La assalì un moto di ribrezzo, ma non era pentita di ciò che aveva fatto, aveva vendicato la morte del marito. Kazuki sarebbe stata fiera di lei ed avrebbe finalmente potuto riposare in pace.

Wakashimazu si era rialzato e le si era affiancato, piuttosto imbarazzato:

“Lady, grazie. Non avreste dovuto rischiare a questo modo.”

La donna rispose duramente:

“Dovevo farlo, non solo per voi, anche per me stessa.”

Mentre parlavano non si accorsero che in un ultimo disperato anelito di vita Napoleon era riuscito a mettersi supino: afferrò Lady Sorimachi per le gambe e se la trascinò addosso, stringendole poi con tutte le forze che gli restavano le braccia attorno al collo.

“Se io morirò tu verrai con me, puttana!”

Ken agì in un lampo, strappando senza troppe difficoltà Yasu dalla stretta mortale.

“Ti avrei lasciato qui a dissanguarti e morire da solo, ma vedo che non è sicuro. Addio!” Così dicendo Wakashimazu afferrò la sua spada con entrambe le mani e calandola in verticale la conficcò nel collo del Sicario a recidere tutto quanto, finché la sua punta non raggiunse l'osso.

Ken e Yasu restarono per un secondo vicini, in silenzio, contemplando l'orrido spettacolo. La lady si toccava nervosamente la gola con la mano sporca di sangue.

“Adesso sono io a dirti grazie.”

 

Hanji Urabe aveva trovato sulla sua strada Ryoma Hino, una sua vecchia conoscenza:

“Ryoma, ti credevamo tutti morto! Tuo padre non si è mai dato pace dopo che hanno trovato incendiata la carrozza su cui viaggiavi con tua madre.”

Hino guardò il Ribelle come si guarda un insetto disgustoso:

“In un certo senso è come se lo fossi. I Sicari mi hanno donato una nuova esistenza.”

Aveva una spada corta, poco più lunga di un coltello da caccia, ma affilatissima, con la quale riusciva a tenere a bada una delle perfette spade rubate a Takasugi durante l'imboscata nella Gola.

“Facendoti il lavaggio del cervello e trasformandoti in un assassino? Bella vita!” Urabe vomitò il suo disprezzo in faccia al vecchio amico.

“Tu che sei diventato un ladro non puoi farmi la morale!”

“Se sono diventato così è per colpa di quelli come te!”

Con entrambe le mani Urabe affondò un colpo verso il fianco dell'avversario. Questo lo respinse senza troppa fatica:

“Sei solo un moscerino Hanji. Hai un arma più potente della mia e non riesci nemmeno a mettere a segno una buona stoccata. Non vi insegnano proprio nulla in questa parte di mondo.”

Usando il piede sinistro come perno, Hino ruotò e piantò il pugnale nella coscia del Ribelle, che urlò di dolore. Colpì una seconda ed una terza volta, sempre alla gamba.

Hanji cadde a terra, esausto in attesa del colpo di grazia:

“Ryoma, davvero mi uccideresti così? Uccideresti come bestiame un tuo vecchio amico?”

“È quello che sono stato addestrato a fare, amico o no, fosse anche mio padre, se mi viene chiesto di uccidere, io eseguo.”

Urabe era disperato, non riusciva a capacitarsi di come una persona potesse cambiare tanto:

“Non posso credere che tu stia davvero dicendo questo! Dov'è finito il mio compagno di giochi da bambino?”

“Non esiste più.” Lo sguardo di Hino era duro, completamente insensibile a qualsiasi supplica.

“Lo vedo. Allora che aspetti, fai ciò che devi. Non credo proprio che i rimorsi ti tormenteranno, visto che non hai una coscienza. Coraggio.”

Per la prima volta in vita sua, o forse solamente dopo molti anni, il Sicario esitò ad agire. Le parole dell'amico d'infanzia avevano scavato un piccolo solco nella sua dura corazza.

Dopo qualche istante di riflessione, lo sollevò e lo lasciò in un vicolo.

“Non ti ucciderò. Vedremo se sarai abbastanza fortunato da trovare qualcuno che ti salvi.” Se ne andò senza voltarsi indietro, deciso a non permettere che mai più il suo passato potesse interferire con le sue attività.

Urabe tentò di richiamarlo, come poteva sperare che qualcuno lo trovasse, in quel vicolo seminascosto? Le sue ferite erano troppo gravi e profonde per potersi muovere e tentare di ritornare strisciando alla piazza quasi certamente avrebbe peggiorato la cosa. Si sentiva condannato a una morte lenta e dolorosa.

 

Nella piazza c’era ancora qualche persona che non era riuscita subito a fuggire dalla furia dei combattimenti, poiché si era ritrovata nel mezzo di questi prima di rendersene conto: sia i Ribelli che i membri del Gruppo Speciale erano riusciti ad infiltrarsi su tutta la superficie ed a rendere coperto dalla loro presenza pressoché ogni angolo. Molti degli spettatori erano comunque riusciti a lasciare la zona e ad infilarsi nei vicoli limitrofi per scendere verso la periferia. Qualcuno aveva avuto l’idea di recarsi fino alle mura per tentare di chiedere aiuto ai due Guardiani della Porta. Qualcun altro aveva pensato di recarsi alla Caserma della Guardia, scoprendo con disappunto che solo l’Armaiolo ed i più giovani cadetti erano rimasti nell’edificio, tutti gli altri erano stati inviati a Saitama in missione. Tantissimi vennero accolti da Matsuyama e dalla giovane Fujisawa nel Tempio della Divina Machiko. L’indole del Sacerdote non era quella del guerriero ed i suoi voti gli impedivano di prendere parte attiva agli scontri dei mortali, tuttavia nulla gli vietava di occuparsi dell’incolumità di coloro che erano estranei ai combattimenti. Inoltre suo compito era proteggere il luogo sacro di cui era designato custode: non avrebbe permesso alla violenza di varcare le soglie del Tempio.

Un paio di ragazzini stavano ancora fuggendo alla ricerca di un riparo, inseguiti dall'ultimo dei fratelli Konsawatt, Sakun.

“Venite qui, da questa parte!” Li chiamò Hikaru dal portale del Tempio.

I due accelerarono e sparirono dietro il Sacerdote, all'interno della struttura. Il Sicario non sembrava intenzionato ad arrestarsi e Matsuyama tuonò:

“Fermati. Questo è un luogo sacro. Ti proibisco di entrare.”

“Io me ne sbatto dei tuoi divieti!”

Konsawatt stava per superarlo, ma Hikaru era deciso a non permettere che il suo Tempio venisse profanato. Aveva portato con sé uno dei pesanti candelabri argentati dell'altare, solo per fare un po' di scena.

“Che la Dea mi perdoni!”

Con buona parte della propria forza lo sbatté sulla testa del Sicario, facendolo stramazzare a terra svenuto.

Yoshiko, che era accorsa quando lo aveva sentito gridare, ora lo osservava con gli occhi sbarrati, non credeva che sarebbe mai stato in grado di fare una cosa del genere.

 

Chana Konsawatt, non era un avversario dei più semplici, Maki doveva ammettere di venire impegnata più di quanto aveva preventivato in partenza: affrontare con una katana letale come la sua, un solo fendente della quale era bastato a sbudellare il cavallo di Wakabayashi, un uomo dotato solo di un pugnale le era parso assolutamente non proibitivo. Certamente sapeva che i Sicari di Azumachi subivano una vita di addestramenti continui per divenire letali. Ringraziò mentalmente Jun di avere speso parecchio tempo anche con lei, aiutandola a migliorare in precisione e freddezza.

Lo scontro si stava prolungando più del dovuto, quando finalmente la donna trovò la chiave per sfruttare il vantaggio della sua arma: si ricordò di una mossa particolarmente elaborata, consistente in prima in una finta e poi nell'attacco vero e proprio, che aveva visto eseguire un paio di volte al Principe. Questo, pazientemente, le aveva spiegato il meccanismo, ma non aveva mai avuto occasione di provarlo all'atto pratico. Eseguirlo così, ora, poteva essere un azzardo, ma era anche l'unico modo per uscire da quello stallo.

Maki prese un profondo respiro e fece il movimento, fintando prima alla sua destra e poi colpendo a sinistra, riuscendo a disarmare Konsawatt. Chana non si arrese e si scagliò a mani nude contro di lei. Akamine lo evitò per un soffio e lo colpì sulla schiena con l'impugnatura della katana, atterrandolo. Gli piazzò l'arma incollata al collo:

“Se ti azzardi a fare anche solo un movimento sei un uomo morto.”

“Io non prendo ordini da una donna!”

“Oh, lo farai se ci tieni alla tua vita.”

 

Il sangue zampillava e bruciava sul braccio del Principe. Con una rapida occhiata giudicò il taglio non propriamente superficiale, ma non tale da impedirgli di proseguire, Yayoi l'avrebbe sicuramente guarito più tardi. Inoltre era alla Cittadella per riprendersi ciò che era suo e ridare la libertà al Principato, non si sarebbe mai fermato. Era stato fortunato: un simile colpo sferrato da una lama in Nankatsu, aveva riconosciuto subito il metallo, avrebbe potuto benissimo procurargli una ferita molto più grave. Si impose di prestare maggiore attenzione, a cominciare da subito.

Valutando la sua ferita aveva perso l'attimo di vantaggio che poteva procurargli l'assestamento di Kanda dopo l'atterraggio. Si voltò e lo trovò già pronto con la guardia alzata.

“Principino, cosa c'è, il sangue ti impressiona?” Lo schernì ancora una volta il Reggente, cercando in tutti i modi possibili di provocarlo.

“Taci! Vedo invece che tu non ti sei risparmiato a farti forgiare una nuova spada col metallo più costoso in circolazione. – mentre parlava Jun partì all'attacco – La siccità imperversa e tu sprechi denaro per te stesso, invece di aiutare il popolo.”

Kanda parò i due fendenti del Principe in rapida successione e contrattaccò con un colpo molto basso, che Jun deviò con molta abilità.

“I granai reali sono pieni, il resto non ha importanza!”

Jun sbuffò nel sentire quel ragionamento assurdo. Il Reggente interpretò quel verso come un segnale di stanchezza e cercò di cogliere il momento buono, intensificando i suoi colpi, diventando però molto più imprudente. Il Principe notò il cambiamento di stile e riuscì ad infilare la propria lama nella guardia di Kanda, ferendolo a sua volta.

Lady Sugimoto osservava il duello dalla pedana riservata alle autorità, con gli occhi ridotti a fessure. Dentro di lei la rabbia ribolliva come lava incandescente pronta a tracimare. La comparsa del Principe era stato un duro colpo in pieno petto per lei: era sicura di averlo annientato, che nessuno avrebbe potuto salvarlo dalla condizione in cui l'aveva messo. Invece era apparso vivo e vegeto, determinato e, soprattutto, forte. In un primo momento aveva avvertito una sottile presenza di Magia Bianca in lui, poi si era convinta di essersi autosuggestionata: solo la magia avrebbe potuto fare qualcosa per lui, purtroppo nessuna Strega viveva nei paraggi, a parte lei, e tanto meno viveva nella foresta dei Ribelli.

Quando Kanda venne ferito la sua rabbia raggiunse l'apice: non poteva permettere che, oltre ad essere tornato dal regno dei morti, il Principe li sconfiggesse. Caricò un potente incantesimo nelle sue mani: una palla di luce nera che avrebbe disintegrato Jun non appena l'avesse sfiorato. Era così impegnato con Kanda che non si sarebbe reso conto di nulla. La scagliò verso di lui.

Stava per colpirlo, ma una luce bianca si frappose come uno scudo, disperdendo l'energia malefica.

Lo scontro delle due forze provocò una piccola esplosione che fece voltare Principe e Reggente verso la Strega Nera, per capire cosa fosse successo. Kumi aveva sul volto un'espressione indecifrabile:

“Cosa?”

“Forse dovresti usare i tuo sporchi sortilegi contro qualcun altro.”

Gridò una donna, comparendo sulla pedana in fronte alla Lady. Jun la riconobbe immediatamente, avrebbe voluto urlarle di andarsene da lì, ma la voce gli morì in gola.

Yayoi lasciò scivolare via il mantello, rivelando il semplice abito bianco senza maniche che indossava, così chiaro che quasi abbagliava lo sguardo, come se risplendesse di luce propria.

Kumi boccheggiò per un istante, ma riacquistò prontamente la sua cattiveria:

“Guarda, guarda. Allora non siete tutte morte, dopotutto.”

“Potrei dire la stessa cosa di voi!”

La voce della Strega Bianca era decisa, i suoi occhi, il suo atteggiamento, tutto in lei trasmetteva determinazione: dopo quanto accaduto al fiume le sue paure erano cessate, lasciando il posto ad un aumento dei suoi poteri, o semplicemente era il suo nuovo atteggiamento a rendere più salda la sua magia. Il fatto che la posta in gioco fosse alta non era più un ostacolo, ma uno sprone ulteriore, unito ai sentimenti che provava per Jun.

“Hai scelto il momento sbagliato per palesarti, ragazzina. Ora vedrai cosa vuol dire sfidare il potere di Gamo!”

Subito Kumi richiamò a sé un'altra sfera di energia nera, indirizzandola verso l'avversaria. Yayoi distese le braccia in avanti, con i palmi ben sollevati e creò una barriera di luce bianca, contro cui l'incantesimo di Lady Sugimoto si infranse per la seconda volta.

Lo scontro tra le due Streghe era iniziato.

Sulla pedana principale anche il Principe ed il Reggente avevano ripreso il loro duello.

 

Faran Konsawatt dava le spalle al Capitano della Guardia Reale, poiché era impegnato con un altro avversario, un giovane ragazzo. Genzo lo osservò un po' prima di capire chi fosse: era il Ribelle che aveva urlato quando nello scontro di qualche mese prima la Guardia aveva ucciso uno di loro. Gli sembrò che si chiamasse Sawada, o qualcosa del genere. Si vedeva chiaramente che era inesperto, non avrebbe retto a lungo il confronto con Konsawatt. I Ribelli non avrebbero dovuto portarlo con loro, o forse, senza di lui non avrebbero avuto abbastanza uomini: alla Guardia non erano mai riusciti esattamente a calcolare quale fosse il loro numero.

Wakabayashi si fece avanti, per attirare su di sé l'attenzione di Faran, obbligandolo ad affrontare un avversario alla sua altezza, ma si mosse troppo tardi: il Sicario colpì a morte Takeshi e poi rise, rise a più non posso, preparandosi ad infierire ulteriormente sul malcapitato.

Genzo venne percorso da un moto di collera per il trattamento privo di pietà e rispetto per l'avversario perpetrato da tutti i Sicari, mandò a Gamo tutte le sue riserve e colpì Konsawatt nella schiena, all'altezza dei reni: se quelli volevano il gioco sporco, l'avrebbero ricevuto. Una volta caduto a terra, lo allontanò da sé con un calcio ed accorse da Takeshi, che ormai boccheggiava.

“Coraggio ragazzo, non mollare! Un priore! Un dannatissimo Priore!”

Sawada parlò al Capitano, con lo sguardo già distante:

“È troppo tardi. Raggiungerò Shimada.”

Genzo gli prese la testa tra le mani e restò con lui fino alla fine, rimpiangendo di non essersi mosso in anticipo: avrebbe potuto impedire che succedesse. Si sentiva come se fosse uno dei suoi uomini a cadere.

 

Kojiro sentì la lama fredda contro il collo sudato e realizzò che quello scontro avrebbe potuto concludersi solo con la morte di uno dei due. Soda non gli avrebbe mai permesso di sopravvivere, uccidere era la sua natura, non lo avrebbe mai lasciato andare finché non lo avesse messo fuori gioco, definitivamente.

La sua posizione era delicatissima, un movimento sbagliato ed il coltello del Sicario gli avrebbe reciso la gola. Makoto lo sapeva benissimo:

“Bene, topo di fogna! Forse ora ti darai una calmata, poi penserò ai tuoi fratelli, non temere, ti raggiungeranno presto.”

Hyuga chiuse gli occhi, cercando di allontanare il dolore che ancora pulsava violento all'inguine, raccogliendo forze e concentrazione: Soda credeva di fare il furbo a giocare sporco, ma non sapeva che anche lui ne era altrettanto capace. Repentinamente si gettò dal lato opposto al coltello ed iniziò a tirare calci alla cieca, sperando di prendere in qualche maniera il contendente. Riuscì a colpirlo con un calcio al volto, spedendolo all'indietro e rompendogli un paio di denti: se le mani di Hyga erano potenti, i suoi calci erano letali.

Kojiro si rialzò e corse verso Makoto, schiacciandogli al suolo, col piede destro, il polso che reggeva il coltello, di modo che la mano del Sicario dovette allentare la presa. Il Ribelle allontanò col piede sinistro la piccola arma, dopodiché si gettò sul nemico, colpendolo con tutta la sua forza al volto, ripetutamente.

Soda svenne dopo qualche pugno e sarebbe quasi certamente rimasto ammazzato dalle botte se non fosse sopraggiunta Maki, che aveva sbrigato la faccenda Konsawatt:

“Kojiro, fermati!”

“No – l'uomo era accecato dalla rabbia – non avrò pietà per lui che non ne avrebbe avuta coi miei fratelli.”

“Calmati, non è la vendetta che cerchiamo, ma la giustizia. Lascia che la giustizia segua il suo corso. Ti prego – lo supplicò – tu non sei un assassino.”

Le parole della donna riuscirono a calmare Kojiro, smise di tirare pugni. La sua violenza era stata talmente tanta che anche le sue nocche bruciavano e perdevano sangue.

 

Dopo aver eliminato Napoleon, Ken e Yasu si erano gettati nella mischia ed ora si ritrovavano a combattere schiena contro schiena con tre Sicari contemporaneamente. Yasu aveva paura: con Louis aveva agito d'impulso, ma sapeva bene che non era addestrata per lunghi combattimenti, suo fratello le aveva fornito solo i rudimenti di base per l'autodifesa.

“Wakashimazu, se non ci inventiamo qualcosa ci sopraffaranno.”

“Credete che non lo sappia, Lady?” Le rispose ironico il Ribelle, respingendo al contempo un attacco del più basso dei tre.

Ken aveva visto già alcuni di loro cadere sotto i fendenti dei membri del Gruppo Speciale: per quanto il Principe avesse davvero insegnato molto a tutti e fornito consapevolezza sulle loro potenzialità, la maggior parte di essi restava comunque contadini, o mercanti, o artigiani, o allevatori, gente fondamentalmente pacifica, catapultata a combattere contro professionisti delle uccisioni. Se la Dea non avesse inviato loro soccorso, quella giornata si sarebbe conclusa con una carneficina.

Improvvisamente un forte rumore provenne dalla zona dei Guardiani della Porta, facendosi sempre più vicino.

“Arriva la cavalleria?” Domandò Lady Sorimachi.

Voleva essere solo una battuta, tuttavia si rivelò essere la verità: dalla parte bassa della Cittadella sbucò il Vice Capitano Izawa alla testa della Guardia Reale al completo.

“Ricordate – ordinò agli uomini – il vostro obiettivo sono i Membri del Gruppo speciale, non torcete un solo capello ai Ribelli. E adesso, carica!”

L'esercito partì a spron battuto, in un turbine di bianco e mantelli azzurri. Sfruttando il vantaggio dato dalle cavalcature e dal numero superiore, si riversarono su tutta la piazza ed in poco tempo circondarono e neutralizzarono tutti i Sicari. I Ribelli non riuscivano a credere che i loro nemici giurati, la Guardia Reale, li avessero salvati.

Mamoru riuscì ad individuare Genzo e gli si accostò, senza smontare da cavallo.

“Capitano.”

Wakabayashi fece un cenno di saluto, i suoi occhi brillavano di orgoglio dato che il suo Vice aveva dimostrato una cieca fiducia in lui.

“Izawa, manda il mio Attendente alla residenza dei Priori a dirgli di accorrere tutti. Ci sono parecchi feriti a cui prestare soccorso e caduti di cui occuparsi.”

Mamoru annuì:

“Morisaki, hai sentito? Va più veloce che puoi.”

Yuzo partì senza bisogno che l'ordine gli venisse ripetuto una seconda volta.

Il Vice Capitano smontò da cavallo, poi il suo sguardo si diresse sulla piattaforma, dove ancora si duellava e rimase interdetto:

“Ma.... ma... quello.... è..... è....”

“Sì, Izawa – gli rispose Genzo – Ora vado ad aiutarlo.”

Con la coda dell'occhio il Principe vide il suo Capitano avvicinarsi e lo bloccò:

“Capitano Wakabayashi, occupatevi di altro. Sistemare questo traditore è compito mio.”

 

Anche lo scontro tra le due Streghe era ancora in corso, nessuna delle due era disposta a cedere, ma Kumi aveva il vantaggio di poter attaccare: la magia di Yayoi, nella sua stessa natura, era solamente difensiva, non poteva essere usata per fare del male ad alcuna creatura. Se Yayoi l'avesse usata per ferire Lady Sugimoto, si sarebbe irrimediabilmente corrotta e lei stessa si sarebbe trovata pericolosamente sul baratro della Magia Nera e Gamo avrebbe potuto conquistarla a sé. Di contro Lady Sugimoto stava perdendo sempre più la calma, dato che tutti i suoi colpi venivano respinti dall'altra Strega, non riusciva a far breccia nelle sue difese.

L'ennesima sfera nera che lanciò si infranse contro il bianco scudo di Yayoi. Era ora di smetterla di essere cauti ed usare tutto il proprio potenziale.

“Vuoi il gioco duro, pulce? Ebbene l'avrai!”

Lady Sugimoto generò un altro incantesimo in direzione della Strega Bianca, ma questa volta il getto di magia fu continuo, non era più una sfera, ma un vero e proprio fascio di energia distruttiva che premeva sulla barriera bianca.

Yayoi avvertì l'impatto più forte dei precedenti, tanto che per un istante le tremarono i polsi. Avvertiva la rabbia e la cattiveria della Strega Nera piombarle addosso, come se volesse fagocitarla. La magia usata da Kumi era veramente potente ed il fatto che non si interrompesse mai rendeva tutto più difficile. Anche se l'energia nera non perforava la barriera che aveva eretto, le sue braccia iniziavano a cedere ed a piegarsi sotto il peso dell'attacco costante, non avrebbe potuto reggere ancora per molto. Fu costretta a fare un mezzo passo indietro per non ritrovarsi il suo stesso scudo addosso.

“Divina Machiko, se ami questa tua figlia, dalle la forza per riuscire a contrastare questo grande male.”

Donando le sue ultime energie all'incantesimo, la Strega Bianca riuscì a stabilizzare la sua barriera e ad allontanare da sé la minaccia incombente, distendendo nuovamente le braccia, accompagnata da un'intensa luce.

 

“Uh, principino, abbiamo deciso di giocare a fare l'eroe?” Kanda ironizzò, dopo aver sentito Jun impedire a Wakabayashi di dargli man forte. Era decisamente stupido se rifiutava un aiuto del genere, tanto meglio per lui. Kumi avrebbe sistemato per sempre la sua piccola amichetta streghetta e lui avrebbe infilzato il Principe, così non avrebbero più avuto impedimenti.

“Se fossi in te io non sarei così felice, Kanda! Non vedi che tutti i tuoi uomini sono stati sconfitti? Se anche tu mi uccidessi, la Guardia Reale non ti permetterebbe mai di regnare!”

Il Reggente si sentì gelare a quelle parole e si voltò a guardare: il Principe aveva detto il vero, i Sicari erano legati ed imbavagliati o giacevano a terra morti, sorvegliati dall'intera Guardia a cavallo. I Ribelli erano vittoriosi, i ragazzi Hyuga parevano essersi volatilizzati. Tutti i suoi piani ed intrighi avevano fallito, non sarebbe stato più un sovrano.

“Maledetto! Che Gamo ti maledica e ti annienti!”

Così dicendo si scagliò contro il Principe, cercando di portare a termine quanto meno l'impresa di ucciderlo, infischiandosene delle conseguenze per sé stesso. Se poi Kumi si fosse liberata dell'altra Strega, avrebbe pensato lei a vendicarlo. La mossa gli fu fatale: Jun lo disarmò agilmente e lo costrinse a terra, puntandogli la propria spada al petto, ad altezza del cuore.

“Che cosa stai aspettando? - provocò un'ultima volta il Reggente – Avanti, uccidimi! O non hai abbastanza spina dorsale per farlo?”

Jun lo guardò, gli occhi pieni di odio per tutto quello che aveva fatto al suo popolo e a lui in prima persona. Se avesse voluto, avrebbe potuto finirlo in un istante, affondando la punta della spada là dove Kanda aveva tentato inizialmente di ucciderlo: in una sorta di contrappasso, gli avrebbe spezzato il cuore. Tuttavia il Principe abbassò l'arma, sciogliendo la tensione al braccio e sul volto.

“Io non sono come te.”

Quelle parole giunsero dritte in pieno volto al Reggente, più acuminate di qualsiasi coltello.

“Wakabayshi e Izawa, prendete questo traditore ed allontanatelo da me. Che Jito lo sbatta in cella.”

I due soldati salirono sulla piattaforma, prendendo Kanda in consegna.

All'improvviso, là dove le due Streghe si davano battaglia, un'esplosione fortissima squarciò l'aria. Una fitta nube di fumo e polvere si sollevò, impedendo a chiunque la vista.





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E le mazzate sono arrivate! Anche un filo più splatter di quello che avevo prventivato in alcuni punti.
L'arrivo di Mamoru e della Guardia stile esercito dei morti nell'ultimo film de Il signore degli anelli, l'ho immaginato proprio così XD, ha portato una bella svolta.
Però non si può dire che tutto sia concluso, c'è ancora qualche problemino.
Se invece vi state chiedendo dove sia finito Ishizaki, è stato lasciato al Toho come difesa per le donne: data la sua recente paternità, né Kojiro né Jun si sono sentiti di chiedergli di andare a rischiare di farzi ammazzare.
 
  
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