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Autore: TheGreedyFox    06/12/2016    5 recensioni
Un ragazzo coraggioso e solo, dal cuore come addormentato, che sogna di trovare un amico. Un vecchio misterioso in lotta contro il destino. Una promessa fatta e mantenuta, un segreto a lungo custodito, un libro di cui nessuno ha mai sentito parlare, un viaggio che è quasi un atto di fede, un amore delicato come un fiocco di neve ed un incontro sognato ed atteso che finirà per cambiare più di una storia... Perché ciò che accade in un racconto resta in un racconto... oppure no?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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The Guy From The Book

Una Favola di Natale


 

Questa storia sonnecchiava nel mio computer da davvero troppo, troppo tempo e visto che non c’è modo migliore di entrare in clima natalizio se non immergendosi in una bella fanfiction Merthur ambientata proprio a Natale, ecco qui il mio personale regalo a tutti voi, sperando che vi faccia compagnia in questo mese di festa!

La storia sarà breve, non più di quattro o cinque capitoli, che intendo pubblicare entro e non oltre la Befana. È una storia a cui tengo moltissimo e che a lungo ho temuto di non riuscire a pubblicare, quindi ve la affido con qualche palpitazione ed i soliti timori che una fanfiction nuova di zecca porta con sé... spero davvero che possa piacervi...

Ora, per chi di voi sta seguendo l’altra mia storia “Another Kind of Blue”... lo so cosa sta pensando la vostra testolina... Sta pensando: “perché questa disgr... ehm... questa bravissima e simpaticissima ragazza si mette a pubblicare questa cavol... ehm... questa nuova ed interessantissima storia, invece di aggiornare la fanfiction già in corso???”

Non temete cari, non vi ho dimenticato... Anzi, ho lavorato davvero tanto al capitolo (in pratica l’ho riscritto ma va beh... è un capitolo importante... è giusto che si comporti da primadonna e mi faccia disperare) e conto di riuscire a pubblicarlo tra qualche giorno, al massimo entro la prossima settimana. Mi sono beccata l’influenza e questo ha mandato un po’ all’aria tutti i miei piani, però tranquilli, “Another Kind” è e rimane la mia priorità. Inoltre questa storia è praticamente pronta, e poi i capitoli sono molto più corti rispetto all’altra, quindi è un progetto che non mi porta via tempo prezioso! No panic!

Ora però basta comunicazioni di servizio, vi lascio a questa piccola storia di Natale... che poi, forse, solo di Natale non è... A presto e un bacio!

Sofy


 

01 . Il Ragazzo nel Libro

Il ragazzo chiuse il libro con un piccolo sospiro. Un sospiro sconsolato, insoddisfatto, denso di domande che ben sapeva di non poter rivolgere a nessuno.

Rigirò ancora per un attimo il libro tra le mani, come se fosse riluttante a lasciarlo andare, mentre il familiare senso di nostalgia che provava ogni volta in cui finiva un nuovo volume gli si serrò stretto intorno allo stomaco.

Si avvicinò alla propria scrivania e vi ripose il libro con cura affettuosa, sistemandolo vicino ad altri dodici volumi tutti uguali, sottili, rilegati in una bella pelle azzurra, un azzurro troppo profondo per ricordare quello del mare e troppo tenue per somigliare alla notte, vergato da caratteri d’argento.

Al centro della copertina un nome e nient’altro.

Merlin.

Il nome che aveva cercato per tutta la vita, la storia di cui nessuno sembrava sapere niente.

Il ragazzo guardò fuori dalla finestra. Aveva appena iniziato a nevicare.

Una strana luce, bianca e silenziosa, inondava la stanza tingendola di gelo, tanto che i capelli biondi del ragazzo, come un testardo ricordo dell’estate, stridevano come non mai in quell’atmosfera ovattata.

Natale era ormai alle porte ed ora che il libro, l’unica cosa che ogni anno rendeva sopportabile quel periodo, giaceva chiuso, archiviato al suo posto, non c’era più nulla che il ragazzo aspettasse con piacere.

Anche quell’anno sarebbe rimasto da solo, anche quell’anno suo padre si sarebbe rifiutato di festeggiare, ed anche se doveva ammettere che lui stesso non ne aveva alcuna voglia, mentre guardava la neve cadere il ragazzo si chiese se non sarebbe stato poi male, per una volta, se fosse accaduto qualcosa che l’obbligasse a spezzare quella triste routine.

Dicembre era sempre un mese crudele per loro due, perché reso più freddo dall’assenza di due occhi gentili, chiari come i suoi, ed un sorriso dolce che ogni anno lui dimenticava un po’ ma che non smetteva mai di farlo soffrire.

Sua madre se n’era andata il primo Dicembre di dodici anni prima, se n’era andata come aveva vissuto, in punta di piedi, quietamente, come se non volesse dar fastidio a nessuno, e lui, che a quel tempo di anni ne aveva avuti solo sette, aveva perso la sua migliore amica, diretta verso un regno lontano in cui lui non aveva potuto seguirla.

Per suo padre era stato diverso.

Per suo padre, perderla aveva significato perdere l’amore della propria vita, tanto che dopo di lei non era più riuscito ad amare nessuno. Nemmeno suo figlio.

La casa si era fatta silenziosa.

Niente più musica. Niente più risate. Solo grandi stanze vuote e un bambino che non aveva più avuto nessuno a cui aprire il proprio cuore.

Era stato allora che quei libri erano entrati nella sua vita.

Il giorno in cui aveva incontrato quello strambo vecchio...


 

Era il giorno del funerale di sua madre e la loro immensa villa era piena di gente.

Di quel giorno il ragazzo avrebbe sempre ricordato il silenzio: conoscenti che piangevano, che sussurravano piano, che camminavano accorti come se non volessero disturbare il loro dolore, e lui che, per combattere quel bisbigliare, si era nascosto sotto il pianoforte di sua madre, perché aveva pensato che lì la musica di lei l’avrebbe trovato sempre, insieme al ricordo della sua voce quando cantava.

Era stato allora che aveva visto il vecchio, un uomo alto e imponente, dalle sopracciglia cespugliose e brillanti occhi color del miele. Si aggirava per la casa come se fosse capitato lì per caso, eppure aveva l’aria di chi stesse cercando qualcosa... non parlava con nessuno, non sembrava triste, non aveva salutato suo padre... il ragazzo ricordava però che le sue sopracciglia si erano sollevate in un piglio curioso quando aveva scorto la sua scarpa sbucare da sotto il pianoforte.

Quel bizzarro ospite gli si era avvicinato e si era piegato fino a quando il ragazzo non se l’era ritrovato ad altezza d’occhi. Allora il vecchio gli aveva sorriso e gli si era rivolto con voce noncurante, come se stesse parlando del tempo con un passante e non con un bambino spaventato, con gli occhi di chi sta facendo del proprio meglio per non piangere.

- A volte, quando si è molto tristi, un bel pianto è la cura migliore, sai? – gli aveva detto il vecchio, guardandolo come chi la sapeva lunga.

- A papà non piacerebbe vedermi piangere. Dice che non è da coraggiosi. –

Il vecchio si era lasciato scappare uno sbuffo di disapprovazione, come se non avesse mai sentito un tale mucchio di sciocchezze.

- Oh, un bel pianto non hai mai impedito a nessuno di diventare un Cuordileone! Tuo padre è giovane ed ancora non può saperlo, ma io che sono vecchio posso dirti che il coraggio può manifestarsi in molti modi. Una volta ho letto la storia di un bambino che si commuoveva per un nonnulla eppure era lo scavezzacollo più coraggioso che si sarebbe mai potuto incontrare... –

A quel commento il bambino aveva alzato il viso, le guance rosse per lo sforzo di trattenere le lacrime, una scintilla d’interesse nei luminosi occhi azzurri.

Il vecchio l’aveva guardato, soppesandolo per un momento, poi aveva sorriso, come se avesse preso una decisione, una decisione che lo metteva terribilmente di buonumore.

- Ragazzo mio, penso di avere un regalo per te – gli aveva detto - A casa ho un libro che sono sicuro potrebbe piacerti. –

- Un libro? – gli aveva risposto il bimbo storcendo il naso, come se l’idea in sé avesse un cattivo odore.

Il vecchio aveva riso, scompigliandogli i capelli.

- Questo libro ti piacerà. Parla di un bambino come te, che come te sta cercando di essere coraggioso... –

- Perché, cosa gli fa paura? – gli aveva chiesto lui, ormai del tutto preso nella conversazione.

- Oh... tante cose... Vedi, questo bambino ha un segreto... un segreto che non sa nessuno... e lo deve proteggere a tutti i costi. –

- E che segreto è? – il bimbo l’aveva chiesto mormorando, mettendosi una mano vicino la bocca, come se quel segreto che ancora non conosceva fosse qualcosa che anche lui doveva proteggere, impedire che si sapesse in giro.

- Questo, ragazzo mio, lo scoprirai leggendo il libro... Non vorrai mica che ti rovini la sorpresa? Guarda sotto l’albero il giorno di Natale, troverai un volume rilegato in blu. Quello sarà il mio regalo per te. –

A quelle parole il volto del bambino si era spento all’improvviso, come se qualcuno ne avesse lavato via i colori.

- Papà ha detto che non avremo un albero quest’anno... –

Il vecchio aveva stretto le labbra, gli occhi addolciti dalla comprensione e dal dispiacere.

- Beh... allora aspetta il suono del campanello. Manderò un fattorino solo per te. Non sarà la slitta di Babbo Natale con le sue renne, ma sarà altrettanto efficiente. –

- Lo sarà di più! Babbo Natale non esiste! –

- E chi lo dice? –

- Papà! Mi dice sempre di non credere a nulla di ciò che non posso vedere. Che è da stupidi e da smidollati. –

- Beh, tuo padre si sbaglia. Tante cose che non riusciamo a vedere esistono e ci sono vicine. Così come le persone. Anche la tua mamma ti è sempre vicina, anche se non puoi vederla, perché sono sicuro che non c’era cosa al mondo che amasse più di te.

A quelle parole il bambino aveva sentito il respiro mozzarglisi in gola ed era rimasto a guardare il vecchio in silenzio. Poi si era alzato da sotto il pianoforte e l’aveva abbracciato stretto. Infine, come imbarazzato da quel gesto, si era staccato velocemente da lui ed era uscito correndo dalla stanza, voltandosi un paio di volte per ricordargli: - Il libro! Il giorno di Natale... Non ti dimenticare! – e poi ancora - Hai promesso! – ed era corso per le scale che portavano in camera sua, mentre il vecchio, da basso, aveva continuato a guardarlo con un’espressione intensa, soddisfatta eppure pensosa in volto.


 

La mattina di Natale un fattorino era arrivato davvero ed aveva consegnato al ragazzo un bel libro dalla copertina tutta blu, con la scritta “Merlin” stampata in argento e il numero uno impresso sulla costa. Col libro era arrivato anche un biglietto elegante scritto in una calligrafia vecchio stile che diceva:


 

Tutte le grandi storie partono da piccole scelte. Quindi scegli bene ragazzo mio, e se sarai abbastanza coraggioso e fortunato, la tua storia troverà te. Al prossimo anno! ”


 

Il biglietto non era firmato.

Il vecchio non gli aveva lasciato nessun nome, solo quello strano libro ed una promessa.

Dopo tutto ciò che gli era accaduto, il ragazzo non era più stato molto incline a credere alle promesse... suo padre nell’ultimo periodo ne aveva infrante così tante che continuare ad illudersi sarebbe stato da sciocchi ed avrebbe fatto più male.

Però aveva deciso di fare un ultimo tentativo, di credere alla promessa del vecchio, e contento si era stretto il libro al petto, felice di aver comunque ricevuto un regalo e curioso di scoprire quale fosse il segreto misterioso che il bambino del libro custodiva e che nessun altro doveva sapere.


 

Lo squillo del campanello sorprese il ragazzo mentre era ancora davanti alla finestra. L’aprì e si affacciò per guardare da basso con una certa trepidazione, visto che non aspettava visite e davvero non aveva idea di chi potesse cercarlo a quell’ora del mattino. Il viso impaziente di un fattorino incontrò il suo sguardo ed il ragazzo corse veloce al portone principale per aprire al pover’uomo che aspettava il suo arrivo nella neve.

Per un attimo, mentre scendeva le scale, sperò inconsciamente che potesse trattarsi di un secondo libro.

Non gli era mai successo di riceverne due nello stesso anno, mai, però il suo accordo col vecchio misterioso non aveva regole precise... il vecchio a volte gli scriveva due righe insieme al pacchetto, altre volte no, a volte gli spediva il libro perché gli arrivasse in tempo per Natale, altre volte ritardava di qualche giorno, facendogli temere che di libri non ne sarebbero arrivati più...

I libri però alla fine arrivavano sempre.

Proprio come il vecchio aveva promesso.


 

Aprì la porta con le mani che tremavano un po’. Poteva trattarsi di tutto, auguri di Natale, pubblicità, comunicazioni dalla banca, nulla che spiegasse quel senso d’urgenza che l’aveva colto o l’emozione che gli correva lungo la schiena... però lui in qualche modo sentiva che quella consegna era diversa, che quella consegna era speciale.

L’uomo, un tizio calvo e sovrappeso dai brillanti occhi azzurri, gli mise in mano la missiva prima che lui potesse aprir bocca, poi il ragazzo lo vide sparire sul suo furgoncino, diretto chissà dove.

Il ragazzo notò che sulla busta c’era scritto il suo nome e riconobbe la calligrafia del mittente in un istante.

Strappò la busta con gesti affannati e divorò con gli occhi le poche righe sul cartoncino all’interno, poi si passò una mano tra i capelli biondi mentre incredulo si appoggiava contro la porta, il biglietto ancora in mano, stretto forte tra due dita.


 

Ragazzo mio, quando riceverai questo biglietto avrai probabilmente già finito di leggere il libro che ti ho inviato pochi giorni fa. Mi spiace doverti informare che quello di quest’anno è stato l’ultimo che riceverai da me. Per quanto mi riguarda, il mio accordo con te si conclude oggi. Se però non ti senti pronto a lasciar andare questa storia raggiungimi a questo indirizzo entro e non oltre mezzogiorno del giorno di Natale.

Ricorda, tutte le grandi storie partono da piccole scelte e, se sceglierai di venire da me, capirai cosa intendevo dirti quel giorno. Se deciderai altrimenti, ti auguro la miglior vita possibile. La migliore che potrai vivere con le tue sole forze.

Fedelmente.

Kilgharrah.”


 

L’ultimo.

Il tredicesimo libro era stato l’ultimo.

Dodici anni di attesa, dodici anni di mistero, e tutto finiva con un biglietto.

Non poteva essere. Non sembrava possibile.

Soprattutto non aveva senso. Eppure il vecchio aveva scritto così ed il ragazzo si era ormai abituato a fidarsi delle sue parole. Ripeté quello strano nome con cui finalmente l’uomo si era firmato.

Kilgharrah.

Come colto da una nuova determinazione, il ragazzo corse di nuovo su per le scale e si avvicinò correndo al proprio computer, buttandosi sulla tastiera come un forsennato, digitando veloce quel nome sperando che Google questa volta non lo deludesse, come invece era accaduto in passato, quando aveva inutilmente cercato notizie sul libro che tanto amava o sul suo misterioso autore.

Niente.

Deciso a non scoraggiarsi digitò l’indirizzo contenuto nel biglietto.

Nulla ancora.

Il ragazzo si sedette pesantemente sulla sedia della scrivania.

C’era poco che potesse fare. Sarebbe andato a quello strano appuntamento. Certo che sarebbe andato.

Come se potesse abbandonare tutto così...

Si chiese se sarebbe stata una buona idea provare a recarsi quella stessa mattina all’indirizzo scritto nel biglietto... Probabilmente no... se il vecchio gli aveva indicato quel giorno preciso doveva esserci un motivo e il ragazzo sentiva che sfidare la sua pazienza non sarebbe stato saggio...

No... come aveva detto, c’era davvero poco che potesse fare.

A Natale mancavano ancora tre giorni.

Con il cuore che gli batteva agitato nel petto ed un senso di nostalgia ed apprensione nell’animo, il ragazzo sfilò dalla fila di libri quello che era stato il primo volume di quella saga, quello che dodici anni prima aveva salvato il suo Natale e che l’aveva reso protagonista di quell’assurda, magica storia.

Non aveva mai parlato a nessuno di quei libri, o del vecchio, o di Merlin.

Non ne aveva mai sentito il bisogno, neanche quando crescendo la voglia di sapere si era fatta più forte e la stranezza della situazione gli era parsa sempre più chiara.

Chi era quel vecchio? Cosa ci faceva quel giorno in casa sua?

Era l’autore dei libri o solo qualcuno che li aveva letti a sua volta?

E perché aveva deciso di condividerli con lui, solo con lui?

Il ragazzo si era fatto quelle domande tante volte ed alla fine aveva deciso che non gli importava.

Merlin era il suo segreto.

La fantasia a cui tornava quando suo padre lo ignorava o quando qualcuno lo deludeva.

Quella in cui si rifugiava quando gli sembrava che non ci fosse un solo posto al mondo a cui sentisse di appartenere.

I libri e Merlin l’avevano salvato dalla solitudine e, come Kilgharrah aveva scritto nel biglietto, lui non era pronto a lasciarli andare.

Perché Eldor era diventato la sua seconda casa e Merlin un amico che era cresciuto con lui.

Non li avrebbe lasciati andare, anche se questo avesse significato costringere quel vecchio a continuare la storia contro la sua volontà.

Aprì il libro che teneva tra le mani carezzando piano la pagina ingiallita. Tutto era iniziato con due ragazzini di sette anni appollaiati su un albero di pesche. Sette anni, proprio quanti ne aveva avuti lui a quel tempo.

Merlin e Will, amici per la pelle e famigerati combina guai, uno dei due tutto intento a rubare dall’albero quanti più frutti possibili mentre l’altro teneva d’occhio il campo del signor Simmons per essere sicuro che non arrivasse nessuno a cogliergli in fragrante.

Quella loro prima avventura non era finita bene, come molte delle altre che erano seguite, ma le loro storie erano sempre state divertenti ed emozionanti, la loro amicizia salda e sincera, ed il ragazzo aveva letto avidamente tutto quello che accadeva loro, perché a quel tempo avrebbe dato chissà cosa per poter avere anche lui un amico così.

Però, come aveva promesso il vecchio, quelle storie parlavano anche d’altro. Parlavano di un mondo antico, in cui ciò che non si conosceva veniva temuto e ciò che non si capiva diveniva un tabù. Raccontavano di un re lontano che faceva paura e di un segreto enorme e pericoloso che il piccolo Merlin custodiva, un segreto che gli pesava sul cuore e che lo costringeva a vivere come a metà.

Un segreto che non aveva rivelato a nessuno, nemmeno al suo unico amico, almeno finché Will non l’aveva scoperto per conto proprio nel dodicesimo volume.

Era stato quel segreto che nell’ultimo volume aveva costretto Merlin a lasciare la sua casa.

Era stato quel segreto che l’aveva obbligato a vivere nell’ombra, mentendo costantemente su chi fosse davvero.

Ed era stato quel segreto che l’aveva reso agli occhi del ragazzo la persona più coraggiosa di cui avesse mai sentito parlare.

Non poteva lasciarlo andare. Davvero no.

Kilgharrah aveva interrotto la storia sul più bello, con Merlin che stava lasciando Eldor per andare incontro ad una nuova casa e ad un nuovo destino.

Il ragazzo decise che avrebbe fatto di tutto per far sì che quel destino fosse degno di lui. 



 

  
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