Note: Ciao a tutti,
è la prima fan fiction che scrivo su Supernatural e spero
di aver fatto un lavoro quantomeno discreto, considerando che mi trovo
solo
alla fine della Sesta Stagione (eh sì, lo seguivo quando lo
davano in TV nei
lontani inizi 2000, ma poi mi sono persa per strada... esattamente alla
terza
serie).
Devo dirlo
subito? Amo la
Destiel, ma prima di imbarcamenarmi in progetti più
“ambiziosi”, preferisco
scrivere qualche What if? e/o Missing Moments (per non parlare delle
AU, se mai
mi verrà in mente qualcosa che valga la pena di essere
scritto). Detto questo,
spero che il “mio” Castiel sia abbastanza IC e che
come primo tentativo non sia
poi così orrorifico.
Grazie per
l’attenzione
e, se lo farete, per aver letto! :)
Never stop hoping
Need to know
where you are
But one
thing’s for sure
You’re
always in my heart
- Somewhere,
Within Temptation -
“Quanto
vorrei alzare lo sguardo... Lo sai solo tu, Padre mio”.
Castiel mantiene
il capo
chino e il pugno a terra, genuflesso sul ginocchio sinistro.
L’altra mano è
posata sul cuore, che palpita d’amore per Dio, per
l’amato genitore.
Ah, quanto
vorrebbe
vederlo! Quanto vorrebbe scorgere ogni piega del suo volto divino e
vedervi
riflessa l’infinità del tempo!
Ma
l’Angelo del Signore
sa che non può. A lui non è dato questo
privilegio e deve accontentarsi di
udirne solo la voce. Quella voce tonante e dolce, che racchiude in
sé tutte le
melodie del Paradiso. Nessuno fra i suoi fratelli può
vantare un timbro così
cristallino, così amorevole, così paterno.
Lì,
nella casa del padre,
al centro della Candida Rosa tutto è annegato, bagnato di
Luce. E di Amore. Un
Amore talmente grande, che Castiel se ne sente quasi schiacciare,
annullare,
soffocare. Un Amore che, lo sente e ne è orgoglioso,
è tutto rivolto a lui.
- Cosa devo fare, Padre? Perché mi hai convocato al tuo
Santo cospetto? –
chiede. La voce trema, sembra quasi un singulto commosso.
Un suono lontano
e
atavico gli perfora i timpani, gli si insinua sotto la pelle, lo fa
fremere fin
nel profondo.
Eccola: la Voce di Dio!
Castiel
s’inchina, se
possibile, ancora di più. Si rannicchia, si annichilisce su
se stesso, mentre
con le orecchie coglie ogni parola e con la mente le trattiene.
All’esterno,
il coro dei
suoi fratelli si fa più intenso e, per un istante,
surclassano la Voce di Dio.
Cos’ha detto suo padre? Ha tentato di rivelargli i suoi
progetti, ma – forse per Suo volere?
– Castiel non l’ha
colto.
- Devo dunque salvare un uomo dall’Inferno, Padre?
Un trillo gli
risuona
nelle orecchie, riverberandosi nella sua mente all’infinito,
come l’eterno moto
delle onde del mare.
- Se è questo il Tuo volere, Padre mio, lo farò.
Con il capo
chino e gli
occhi abbacinati, l’Angelo del Signore si risolleva
lentamente e compie tre
piccoli passi indietro. Ad un tratto, però, i suoi piedi si
arrestano e una
domanda gli sboccia nel cuore. Una domanda che Lui, lo sa, ha ascoltato.
“Perché
io, Padre?”.
A rispondergli,
è solo
una nuova ventata d’Amore.
* *
*
Castiel scende,
scortato
da alcuni fratelli.
L’odore
di zolfo gli penetra
nei polmoni, lo avvelena. Il lezzo aumenta ad ogni battito
d’ali, ad ogni
Prigione che supera abbattendo Demoni su Demoni.
All’improvviso,
allo
zolfo si mesce un altro fetore, che lo colpisce con la forza di un
pugno nello
stomaco.
Sangue.
Le urla dei
Dannati, di
coloro che in vita hanno preferito l’Inferno al Paradiso, si
fanno sempre più
intense. Castiel chiude gli occhi screziati, provando un sentimento di
pena e
rammarico per quelle tristi anime condannate a eterni supplizi.
Pochi istanti
– solo pochi istanti
– e il suo cuore torna
scevro di ogni sentimento. Non sta a lui avere pietà di quei
Dannati, non sta a
lui pregare per la loro Salvezza.
“Devo sbrigarmi”
s’incalza invece.
Le sue ali si
piegano,
palpitano, vibrano. I miasmi degli Inferi gli corrono incontro, lo
avvolgono in
una nube porpora, plumbea e pesante. A tratti, l’Angelo del
Signore riesce a
scorgere, fra quella bruma frastagliata e sfrangiata, i volti
incartapecoriti
di uomini e donne che invocano pietà, che tendono le loro
mani scheletriche
verso di lui.
Castiel ripiega
le ali e
si lascia precipitare, concentrando lo sguardo sull’uomo che
Dio ha deciso di
restituire alla Vita e che, purtroppo, ha ceduto alle lusinghe dei
Demoni.
“Sono
forse giunto in ritardo?”.
Castiel allunga
una mano
e, prima che l’umano possa scagliarsi sull’anima
legata alla Ruota, lo sfiora
sulla spalla, lo ustiona per purificarlo da ogni suo peccato
lì compiuto. È Dio
che lo desidera, è Dio che gli ha detto di farlo.
Il Demone che lo
custodiva vorrebbe trattenerlo presso di sé, come pattuito,
ma non può nulla
contro le schiere angeliche che lo incalzano. Così corre a
rintanarsi,
maledicendo il nome di Dio e bestemmiando i suoi angeli.
- Chi... chi sei?
Castiel abbassa
lo
sguardo e qualcosa dentro di lui freme davanti a quel volto sporco di
zolfo e
dalla mascella forte, davanti a quegli occhi smeraldini e smarriti,
bagnati di
lacrime roventi come fuoco.
Per un lungo,
interminabile
istante, rimane imbrigliato in quello sguardo languido, e se ne sente
rapire.
Castiel si
inumidisce le
labbra e si china sull’umano, che aggrotta le sopracciglia,
confuso.
- Qual è il tuo nome? – gli chiede in un sussurro.
Prima che
risponda, lo
sente deglutire e prendere aria. Aria fresca, angelica, che lo
ripulirà da ogni
lordura infernale.
- Dean – dice con voce arrochita – mi chiamo Dean
Winchester.
Castiel spalanca
le
proprie ali e lascia libera quell’anima ormai salva. La vede
farsi sempre più
piccola, sempre più distante e lontana.
“Dean” pensa, si
ripete fra sé. “Non
dimenticherò facilmente questo nome. Lo sento”.