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Autore: conlatestatralenuvole    09/12/2016    2 recensioni
Conosciamo tutti la storia del maghetto più famoso di tutti i tempi, ma qui non si parla del ragazzo che è sopravvissuto. Questa è la storia della strega più brillante della sua età, Hermione Jean Granger, da ciò che già sappiamo, come l'indissolubile amicizia con Harry Potter e Ronald Weasley, a ciò che non ci è stato dato sapere: il suo arrivo a Hogwarts, le sue conquiste, le sue emozioni e le sue insicurezze.
[...]Ma era proprio questo il punto: Hermione non era una persona "normale" [...]Il suo problema non era tanto quel bisogno di imparare a memoria tutti i libri prima ancora dell'inizio dell'anno scolastico, ma il fatto che senza volerlo, delle volte, faceva accadere cose strane; cose che proprio non si sapeva spiegare
Questa fanfiction è liberamente ispirata ai libri di Harry Potter, scritti da J.K. Rowling. La grande maggioranza dei personaggi è dunque di sua proprietà, così come la maggioranza dei temi e delle ambientazioni. Per ulteriori informazioni leggere la nota posta all'inizio del primo capitolo. Grazie.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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7
QUALCUNO HA VISTO UN ROSPO?

Schiacciato sul sedile posteriore di una macchina, il signor Fogg si sentiva assolutamente fuori posto. Era ben abituato alla materializzazione, alla metro polvere, a volare sulle scope, ma le automobili babbane erano per lui una vera tortura. Il suo stomaco si attorcigliava a ogni curva e le uova strapazzate che aveva mangiato per colazione sembravano volergli risalire su da un momento all’altro. Mai più, si ripromise, sarebbe salito su una di quelle scatole di metallo puzzolenti. La giovane strega al suo fianco, il libro “Storia di Hogwarts stretto in una mano e la bacchetta di corda di cuore di drago nell’altra, guardava nervosamente fuori dal finestrino alla ricerca di un qualsiasi indizio su dove si stessero dirigendo. Avevano deciso di tenerglielo nascosto, una sorta di piccola sorpresa, e, per questo motivo, anche il suo tè con i biscotti allo zenzero minacciava di fare capolino. I suoi genitori stavano parlando, ma lei non riusciva a sentire niente, troppo impegnata a controllare e ricontrollare nella sua testa che non si fosse dimenticata nulla. Si passò una mano trai capelli. Diventavano sempre più gonfi e annodati quando era agitata, e cominciava a sospettare che non si trattasse della qualità dello shampoo che utilizzava. Il dito mignolo le restò incastrato tra due ciocche particolarmente intrecciate. Doveva proprio darsi una calmata. La macchina si fermò, e la ragazza sentì il proprio cuore batterle più forte nel petto. Fortissimo, come se cercasse di restare al passo con i suoi pensieri. Avrebbe voluto gridare, urlare a squarciagola, tornare a casa a gambe levate e rintanarsi in un angolino, essere già a Hogwarts, essere già una strega esperta capace di eseguire tutti gli incantesimi, evitare in qualunque modo il momento carico di emozioni che si stava approntando ad affrontare.
   La stazione di King’s Cross era gremita di gente a quella tarda ora del mattino. C’era chi andava a lavoro impugnando la sua valigetta ventiquattr’ore, chi trascinava carrelli pieni di bagagli, pronto a compiere un lungo viaggio; c’erano turisti che si muovevano in gruppi piccoli o grandi, con al collo le loro instancabili macchine fotografiche. C’era chi andava e chi veniva, un ritmo frenetico, un movimento senza sosta, proprio come quello dei treni, sempre in corsa, che si fermavano solo per ripartire, senza mai arrivare veramente a destinazione.
Una voce dal microfono annunciava i binari dei treni in partenza, esortando i più ritardatari a sbrigarsi. Un grande orologio a numeri romani segnava l’inesorabile passare dei minuti. Sotto di esso, un vigilante si era fermato per fornire informazioni a una famiglia spagnola, o forse italiana. Erano le dieci. Tutto ciò che Hermione sapeva era che il treno sarebbe partito in un’ora. Da dove? Questo non le era dato saperlo. Il signor Fogg le porse un biglietto.
Hogwarts Express, Binario 9¾, ore 11.00, 01/09/1991
La giovane strega si guardò intorno. Nessun cartello segnalava un binario simile. Del resto, come nome, era abbastanza inusuale. Per di più, come poteva un treno diretto verso una scuola di magia, trovarsi circondato da centinaia di babbani? Quando i suoi genitori la raggiunsero, il suo enorme baule riposto su un carrello, il vecchio mago fece loro cenno di seguirlo attraverso la stazione. Portava il cappello arancione che aveva comprato a Diagon Alley da Madame Malkin. Doveva piacergli davvero molto, perché ultimamente portava quasi solo quello. Arrivarono al binario nove, dove il treno per Royston era prossimo alla partenza. Al binario successivo, si era appena fermato quello proveniente da Welwyn Garden City. Trai due, il binario nove e tre quarti non dava il benché minimo segno di esistere. Il signor Fogg teneva lo sguardo puntato fisso alla colonna in mattoncini esattamente al centro tra quella contrassegnata con il cartello del binario nove e quella che invece segnalava la posizione del numero dieci. Probabilmente funzionava come per Diagon Alley, pensò Hermione: bisognava colpire il muro per farlo aprire.
-Avanti, su!
Esclamò il mago sistemando Hermione a meno di dieci passi di distanza dalla colonna. Le posizionò il carrello davanti e fece un cenno con la mano verso gli ordinati mattoncini della barriera. La ragazza lo guardò confuso. Come avrebbe fatto lei a sapere quali mattoni colpire con esattezza. Hermione si schiarì la gola per farglielo notare, ma quello che le disse il signor Fogg subito dopo fu totalmente diverso da ciò che si aspettava.
-Non stare lì impalata e corri, ragazzina. Il binario nove e tre quarti è là dietro.
La giovane strega, nonostante la bizzarra indicazione, cercò di non farsi troppe domande. Era un mondo strano, quello dei maghi. L’aveva capito bene. Così, preso un bel respiro, chiuse gli occhi, impugnò con forza il manico del carrello e partì di corsa verso la colonna, lasciandosi alle spalle il gridolino strozzato della madre. Anche se si fidava del signor Fogg e cercava di convincersi che sarebbe andato tutto bene, una parte di lei era a dir poco terrorizzata. Stava correndo contro una barriera di solidissima pietra insieme a un pesantissimo carrello contenente tutto il suo preziosissimo materiale scolastico. Si sarebbe schiantata.
   Presa da tutto quel pensare, però, Hermione non si era accorta di star correndo da un po’ troppo tempo. La colonna tra il binario nove e dieci le era sembrata molto più vicina. Rallentò e aprì gli occhi, ma dovette spalancarli ancora di più tanto fu lo stupore di ciò che si estendeva per decine di metri davanti a lei. La stazione di King’s Cross era sparita. O meglio, si trovava ancora in una stazione, ma era totalmente diversa da quella di prima. Il cartello affisso alla colonna attraverso cui era appena passata riportava in grandi caratteri il numero 9¾. Sì, era proprio quello. Più della metà della gente indossava mantelli e capelli da mago. Tantissime famiglie si scambiavano gli ultimi saluti, e i genitori aiutavano i figli più piccoli a caricare i proprio bagagli su una fiammeggiante e fumante locomotiva, l’Hogwarts Express. I ragazzi portavano con sé gabbie di svariate forme e dimensioni contenenti gufi, civette, gatti e persino qualche rospo. L’aria festante risuonava delle voci eccitate degli studenti che si rincontravano dopo l’estate, di quelli nuovi che venivano presentati dai fratelli più grandi e guardavano il treno con un misto di orgoglio e ammirazione. Dopo una manciata di minuti anche i suoi genitori e il signor Fogg la raggiunsero al di là della barriera magica che separava il resto di King’s Cross dal binario nove e tre quarti. Probabilmente non era stato molto facile convincerli a correre contro una colonna di mattoni. Sua madre corse ad abbracciarla in lacrime. Suo padre, guardandosi intorno, si strofinava gli occhi un po’ per lo stupore e un po’ per nascondere l’emozione. Anche Hermione si lasciò sfuggire una lacrimuccia. Il vecchio mago, nel frattempo, aveva trovato una cartaccia abbandonata per terra ed era impegnatissimo a farla rotolare avanti e indietro con il piede, deciso a lasciare un po’ di spazio alla famigliola. Non era mai stato bravo con gli addii, lui. Aveva sempre preferito andarsene e basta, bere quella pozione amara tutta d’un sorso.
-Ci mancherai tantissimo, tesoro.
Singhiozzò la signora Granger affondando il viso trai capelli sempre più gonfi della figlia e stringendola in un abbraccio soffocante che avrebbe voluto far durare per ore, giorni, tutto l’anno, in realtà, così che non se ne sarebbe mai dovuta separare.
-Scrivici sempre, mi raccomando. E ricorda, se dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa che ti spaventi, che ti turbi o che semplicemente non ti dovesse piacere, facci un fischio e ti riportiamo subito a casa. E anche se volessi decidere di costruirti una vita interamente nel mondo dei maghi, senza nessun collegamento con la tua vita insieme a noi, sappi che io e tua madre appoggeremo ogni tua decisione.
-Quanto sei melodrammatico, papà.
Sorrise la ragazza coinvolgendolo nell’abbraccio.
-Non posso credere che la mia bambina sia diventata così grande. Se ne va a studiare in Scozia.
Mormorò la signora Granger.
La “sua bambina” alzò gli occhi al cielo e strinse più forte la madre.
-Vi voglio bene.
Aggiunse prima di sciogliersi dall’abbraccio dei suoi genitori e andare dal signor Fogg, ancora tutto preso dalla pallina di carta sul pavimento. Il vecchio mago la prese in disparte.
-Stai bene attenta, ragazzina. Hogwarts è impegnativa, ih! ih! ih! non è tutta rose e fiori. Ricordati che sei una strega brillante, che, anche se non vieni da una famiglia purosangue, potrai battere tutti i tuoi compagni in pozioni e incantesimi. Non abbassare mai la guardia. Dimostra a tutti che si sbagliano con i loro pregiudizi all’antica. Fai amicizia. Trovati qualcuno che ti stia accanto e che sarà sempre dalla tua parte, anche se dovesse appartenere a un'altra Casa. A proposito di Case, stasera prederai parte alla cerimonia dello smistamento. Nel mondo dei maghi non c’è evento più importante. Da stasera in poi la tua Casa diventerà parte di te e tu diventerai parte della tua Casa. E quando ti troverai con il cappello parlante su quella piccola testolina sapientona, ricordati bene: se ti trovassi davanti a una porta chiusa, cosa faresti?
   Il momento degli addii fu faticoso almeno quanto trascinare il pesante baule per lo stretto corridoio del treno, ingombrato da decine di ragazzi che passavano in entrambe le direzioni portandosi dietro i propri bagagli. Fortunatamente Hermione era arrivata in anticipo e molti scompartimenti non erano ancora stati occupati, così riuscì quasi subito a trovare un posto insieme a un ragazzo paffutello con grandi occhi color nocciola e a una ragazza dai capelli biondi raccolti in due ordinati codini. Dal silenzio teso e dall’espressione spaesata sui loro volti, dovevano essere del primo anno anche loro.
-Piacere, io sono Hermione Granger.
Si presentò sistemando il baule sotto ad uno dei sedili.
I due ragazzi si voltarono di scatto, come se si fossero accorti solo adesso della sua presenza.
-Hannah Abbott.
Si riscosse quasi subito la bionda con un timido sorriso. Il ragazzo accanto a lei, invece, impiegò un po’ più di tempo a rendersi conto di cosa stava succedendo intorno a lui.
-Neville Paciock.
Si introdusse allora.
-Anche tu del primo anno?
-Sì, è così.
Rispose Hermione lasciandosi cadere sul sedile e aprendo un nuovo libro che il signor Fogg le aveva donato appena prima che salisse a bordo dell’Hogwarts Express: “Incantesimi da tutti i giorni, guida per principianti.”
Nello scompartimento era di nuovo calato il silenzio. La ragazza, però, non fece in tempo a finire di leggere la prima frase che alzò la testa dal libro incuriosita.
-Paciock, hai detto? Non sarai mica imparentato con Frank e Alice Paciock?
Al ragazzo si illuminarono gli occhi.
-Sì, sono i miei genitori.
-Ho comprato alcune letture facoltative, quest’estate. La tua mamma e il tuo papà sono citati in “Ascesa e declino delle Arti Oscure”. Due auror che hanno combattuto valorosamente Tu-Sai-Chi. Devi esserne orgoglioso.
-Oh, sì, lo sono. Erano dei Grifondoro. Anch’io spero di essere smistato in Grifondoro. Pure mia nonna è stata lì. Io vivo con lei, ora.
Hermione non conosceva la storia dei genitori di Neville, quindi preferì non fare domande sul perché “vivesse con lei, ora” mentre distoglieva con imbarazzo lo sguardo dal giovane mago, mettendo fine alla conversazione.
-Anche mio padre era un Grifondoro.
Intervenne improvvisamente Hannah rompendo la tensione che stava calando attorno a loro.
-Ma tutti in famiglia dicono che sarò una Tassorosso, proprio come mia mamma. A me piacerebbe tanto, ovviamente. Mi piacciono molto i Tassorosso. Certo, nessuna delle case è male, ma loro hanno la fama di essere i più grandi lavoratori e i migliori cercatori, e io riesco a trovare quasi sempre tutto.
Esclamò con un moto d’orgoglio.
-Io invece perdo quasi sempre tutto. Non lo faccio apposta. La nonna dice che è perché sono sempre distratto. Proprio stamattina ho perso Trevor. È il mio rospo, ma scappa in continuazione. Spero tanto che non sia rimasto al binario.
Borbottò Neville mogio.
-Oh, mi dispiace. Possiamo aiutarti a cercarlo, se vuoi. Vero, Hermione?
Propose la bionda con un sorriso gentile.
-Certo, ma credo che dovremmo aspettare che tutti abbiano preso posto. C’è ancora troppa confusione là fuori.
   Qualche minuto dopo il treno partì con un fischio, acquistando velocità man mano che si allontanava dall’affollata stazione di King’s Cross e procedeva a nord verso le incantate foreste di Nottingham e l’infinita brughiera dello Yorkshire. Hermione, alla fine, aveva riposto il suo nuovo libro insieme agli altri nel baule – tranne “Storia di Hogwarts”, ovviamente, che era posato sulle sue gambe – . Parlare con Neville e Hannah si stava inaspettatamente rivelando ancora più interessante che imparare le formule di nuovi incantesimi. Nessuno dei due l’aveva presa in giro quando aveva raccontato della prima volta che era riuscita a spostare un libro senza toccarlo, e neanche quando aveva confessato che i suoi genitori erano entrambi babbani. A dire la verità, si erano mostrati genuinamente interessati. Non avevano mai conosciuto qualcuno che non avesse almeno un genitore mago e la tempestavano di domande mentre si divertivano a spiegarle tutto il possibile sul mondo magico, sorprendendosi ogni volta di quanto la ragazza già sapesse, talvolta anche più di loro. Quando, intorno all’ora di pranzo, era arrivata una venditrice con un carrello pieno di leccornie, nonostante Hermione avesse già i suoi zuccotti di zucca, Neville e Hannah insistettero a lungo perché assaggiasse un po’ delle prelibatezze che avevano comprato.
Le bacchette magiche di liquirizia erano incantate ognuna con una diversa magia. Alcune mordevano, altre cercavano di farti il solletico, altre ancora si scioglievano non appena le afferravi lasciandoti le mani tutte appiccicose. Le cioccorane, invece, si comportavano come rane vere finché non le si metteva in bocca.
-Non sono poi tanto diverse dalla cioccolata babbana.
Iniziò la ragazza staccando con un morso la testa della sua cioccorana e porgendo a Neville la figurina dell’esperto in creature magiche Newt Scamander. Il ragazzo faceva la collezione.
-In realtà sono solo incantate. Con i giusti stampi chiunque potrebbe riprodurre quella forma. Anzi, una volta sono andata con i miei genitori in vacanza in Belgio, e lì vendevano cioccolatini a forma di scarpe, animali, attrezzi da lavoro. Ce n’era anche uno a forma di drago.
-Quello sì che sarebbe stato divertente da incantare.
Rise Neville scartando la sua quinta cioccorana.
-Per la barba di Merlino, non sapevo che i babbani conoscessero i draghi!
Esclamò Hannah con gli occhi peni di ammirazione.
-Sì, li conoscono, ma non pensano che esistono veramente. Li usano solo nelle favole per i bambini.
-Draghi nelle favole per bambini? Che strano. A me hanno sempre fatto paura i draghi. Non che ne abbia mai visto uno vero, in realtà.
Commentò la ragazza con i codini.
-Prova una di queste.
La esortò Neville porgendole una strana caramella color giallo canarino.
-No, grazie. Non mangio caramelle.
-Non mangi caramelle? E perché mai?
Chiese la bionda indignata mettendone in bocca una rosso corallo.
-I miei sono dentisti. Dottori che curano i denti. Non vogliono che io le mangi. Dicono che fanno male.
-Andiamo! Non sarà la fine del mondo se ne assaggi una.
-Infatti. Poi queste non sono caramelle normali. Sono gelatine Tuttigusti+1. Vedi che sono tutte diverse? Ad ognuna il suo sapore. La mia sapeva di menta piperita, ma una volta ne ho trovata una alle zucchine lesse. È stato orribile.
Hermione ci pensò su un secondo. Insomma, i suoi non lo sarebbero mai venuti a sapere. In più una non poteva fare troppo male, giusto? Presa dall’eccitazione del momento afferrò una gelatina azzurra dal pacchetto di Neville e se la lasciò sciogliere sulla punta della lingua.
-Zucchero filato.
Assaporò chiudendo gli occhi sopraffatta da quell’ottimo sapore.
Quando ebbero finito di mangiare dolciumi e di bere il loro succo di zucca fresco, Hannah decise che era il momento di darsi da fare e andare a cercare il rospo di Neville che, per tutto quel tempo, non era ancora tornato dal proprietario.
-Da dove cominciamo?
Chiese il ragazzo infilandosi la divisa della scuola sopra la maglietta bianca che aveva addosso.
-Non lo so. Dove pensi che potrebbe essere andato? C’è per caso un posto che gli piace qua dentro?
-N-non credo.
Balbettò Neville sforzandosi di ragionare.
-Non dovrebbe avere preferenze.
-Allora ci dividiamo. Hannah perlustrerà il corridoio, mentre io e Neville andremo a chiedere in tutte gli scompartimenti. Non è un animale difficile da individuare il rospo. Sicuramente qualcuno lo avrà notato.
Dopo essersi sistemata il cappello da giorno sulla testa, Hermione prese il ragazzo per un braccio e lo trascinò dietro di sé per il treno. Si divisero, e la ragazza si diresse subito allo scompartimento più vicino.
-Scusate, qualcuno ha visto un rospo? Un ragazzo di nome Neville l’ha perso.
Seduti sui sedili, c’erano due ragazzi dai capelli rossi perfettamente identici che stuzzicavano con le bacchette qualcosa all’interno di un grosso calderone tenuto in mano da un ragazzo con la pelle scura.
-Oh, sì.
Disse uno dei gemelli.
-Certo.
Gli fece eco l’altro.
-L’abbiamo trovato…
-E l’abbiamo messo…
-Proprio qui.
-In questo calderone.
Continuarono i due parlando in modo alternato.
Hermione si avvicinò al contenitore, ma quando il ragazzo dalla pelle scura sollevò il coperchio ridacchiando, un enorme ragno peloso fece capolino. La ragazza si tirò indietro spaventata, ma si ricompose quasi subito e uscì dallo scompartimento indignata, con le risate dei tre ragazzi che le rimbombavano nelle orecchie. Si sistemò il mantello e oltrepassò la porta che separava una carrozza dall’altra.
   Aveva cercato in tutte le carrozze a destra della sua, e anche in molte di quelle a sinistra, dopo aver incontrato Neville rannicchiato in lacrime in un angolino perché neanche Hannah aveva trovato il suo Trevor. Entrarono tutti e tre nell’ultima carrozza, e mentre la streghetta con i codini biondi andava a chiedere un’altra volta in uno scompartimento in cui erano riunite ben sette ragazze, lei avanzò verso quello accanto con Neville alle spalle, ormai senza speranze.
-Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo.
Ripeté per l’ennesima volta senza neanche guardare i suoi interlocutori.
Quando finalmente alzò lo sguardo, si trovò stupita di trovarsi di fronte a due ragazzi che, insieme, formavano un’accoppiata piuttosto strana. Uno indossava abiti di almeno tre o quattro taglie in più e portava sul naso un paio di occhiali rotondi che sembravano sul punto di cadere a pezzi. Il secondo, invece, aveva i capelli rossi e tantissime lentiggini. Era incredibile quante persone dai capelli rossi si trovassero nel mondo magico. Ne aveva viste al massimo un paio in tutta la sua vita, e solo su quel treno ce n’erano ben quattro: lui, i due gemelli con la tarantola e un altro ragazzo piuttosto snob nel vagone dei prefetti.
-Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto.
Rispose il secondo seccato, ma Hermione non lo stava quasi ascoltando. Ciò che aveva catturato la sua attenzione in quel maghetto dai capelli rossi, infatti, era la bacchetta che teneva pronta nella mano, la punta che quasi sfiorava il topo grigio e grassoccio che ronfava sulle sue ginocchia.
-State facendo una magia? Vediamo.
Disse mettendosi a sedere sull’unico sedile non occupato dalle centinaia di cartacce di dolci che quei due si erano mangiati. Doveva sicuramente essere un purosangue. Parlando con la gente in giro aveva notato di essere stata l'unica a leggere i libri di testo. Non poteva conoscere una magia se non ne aveva mai vista fare una e Hermione non vedeva l'ora di scoprire se era vero quello che diceva il signor Fogg. Se era vero che lei era più brava.
Il ragazzo la guardò confuso.
-Ehm… Va bene.
Hermione si concentrò sul topo. La bacchetta gli stava troppo vicino e per di più l’aveva impugnata male. Non avrebbe funzionato. L'ombra di un sorriso le attraversò il volto.
Il rosso si schiarì la gola.
-Sole, mimosa, caciocavallo,
stupido topo diventa giallo!
Agitò la bacchetta rischiando quasi di ficcarla nell’orecchio del povero animale e, esattamente come la ragazza aveva previsto, non accadde nulla. Hermione scosse la testa in segno di disapprovazione, mentre cercava di trattenere un'esclamazione di vittoria. Era sbagliato essere felici delle sconfitte altrui, ma una scintilla di speranza le si era accesa nel petto.
-Sei sicuro che sia un vero incantesimo?
Il ragazzo la guardò con gli occhi spalancati, mentre il suo amico accanto a lui storceva la bocca con una smorfia mortificata. Quell’incantesimo era stato proprio una fregatura. Per fortuna che lei si era preparata per tempo. Non avrebbe mai fatto figuracce del genere, lei. E quel mago era un purosangue, quindi non aveva davvero di che temere, lei. Sapeva fare incantesimi migliori, lei. Era all’altezza, lei. Nessuno avrebbe potuto criticare lei per essere figlia di babbani. Le parole le uscirono di bocca così veloci che non riuscì neanche a controllarle.
-Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti.
Si vantò. Vantarsi era profondamente sbagliato, lo sapeva bene, ma in quel momento non riusciva proprio ad evitarlo. Aveva ragione il signor Fogg. Sarebbe stata migliore dei purosangue. Nessuno l'avrebbe mortificata come facevano nella scuola babbana. Ma, un momento. Un dubbio le attraversò la testa come un fulmine a ciel sereno. Non le erano venuti proprio tutti gli incantesimi. Non era riuscita a trasfigurare una penna d’oca in un ramoscello di lavanda, in realtà, ma non aveva importanza, vero? Non era che sarebbe stata un disastro in Trasfigurazione solo perché…
-Nella mia famiglia nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera.
Una sorpresa positiva. Non è che non volesse essere una strega perché i suoi genitori non lo erano o cose del genere.
-Ma mi ha fatto un tale piacere,
Però non si era messa a urlare di gioia come una bambina perché aveva ricevuto la lettera, insomma, le streghe vere e proprie dovevano già sapere di essere streghe prima di ricevere la lettera, e anche lei lo sapeva in qualche modo, no? Le aveva fatto così tanto piacere perché… perché,
-Naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista.
E se non lo fosse stata? Del resto che poteva saperne, lei.
-Ho sentito dire…
E lo standard all’interno di scuole così importanti doveva essere molto alto. E se non fosse stata all’altezza? Ma certo, lei era totalmente all’altezza, anche se non era una purosangue.
-Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente.
Stava utilizzando troppe volte la parola “naturalmente”. Però in realtà una scuola di magia insegnava la pratica degli incantesimi, non solo la teoria. Era veramente all’altezza, allora? Insomma, non riuscire a trasfigurare una penna d’oca in un ramoscello di lavanda non poteva essere così grave.
-Spero proprio che basti. E…
Non si era presentata. Come aveva potuto dimenticarsi di presentarsi?
-A proposito, io mi chiamo Hermione Granger.
Non parlare solo di te, Hermione, cerca di fare una buona impressione.”
-E voi?
Dannazione, doveva aver fatto la figura dell’idiota. Cercò di mantenere la compostezza e di mostrarsi interessata.
-Ron Weasley.
Bofonchiò il ragazzo dai capelli rossi.
-Harry Potter.
Aggiunse il ragazzo dagli abiti smessi. Perfetto, adesso se ne sarebbe potuta andare e magari non li avrebbe mai più rivisti per tutto l’anno, anche se in fondo avrebbero avuto sicuramente delle classi in comune se fossero stati anche loro del primo anno. Si stava agitando troppo. I capelli le diventavano più crespi ogni secondo che passava. “Avanti, Hermione, fare una figuraccia con due maghi non può essere così male. Ma, aspetta un secondo? Harry Potter?” Chi non conosceva Harry Potter? Avrebbe potuto salvarsi. A tutti piaceva avere qualche riconoscimento, del resto.
-Davvero? So tutto di te, naturalmente…
Doveva. Smettere. Di. Dire. Naturalmente.
-Ho comprato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho visto che sei citato in “Storia moderna della magia”, in “Ascesa e declino delle Arti Oscure” e anche in “Grandi eventi magici del ventesimo secolo”.
-Sul serio?
La interruppe lui sbalordito.
-Ma santo cielo, non lo sapevi? Io, se fossi in te, avrei cercato di sapere tutto il possibile.
Doveva. Smettere. Di. Parlare. Di. Sé. C’era il famoso Harry Potter davanti a lei, un mago famoso. Oddio, stava facendo una figuraccia proprio con un mago famoso. E con il suo amico, giusto. C’era anche il suo amico.
-Sapete in quale Casa andrete? Io ho chiesto in giro e spero di essere a Grifondoro; sembra di gran lunga la migliore; ho sentito dire che c’è andato anche Silente, ma penso che anche Corvonero non dovrebbe poi essere tanto male…
Forse così se l’era cavata. Aveva parlato delle Case di Hogwarts ma, oddio, aveva comunque parlato di sé. Se un mago famoso come Harry Potter avesse parlato male di lei tutti lo avrebbero ascoltato e si sarebbe ritrovata senza amici, come sempre.
-Comunque, meglio che ci muoviamo e andiamo a cercare il rospo di Neville. E…
Ma… Santo cielo! Ormai stavano per arrivare a Hogsmeade e quei due non si erano ancora messi le divise. Tutto il treno era pronto, ormai. Hermione si riscosse. Il famoso Harry Potter e il suo amico dai capelli rossi saranno anche stati degli influenti purosangue, ma dovevano essere sciocchi come pochi. Insomma, prima l’incantesimo fasullo e adesso le divise. Lei era di sicuro migliore di loro. Non aveva nulla da temere. Si sentì alleggerita da un peso che non si era neanche accorta di avere. Sospirò.
-Voi due fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco arriveremo.
Hermione prese per un braccio Neville, che per tutto il tempo aveva assistito alla scena imbambolato, e lo trascinò fuori dallo scompartimento. Anche lui era un po’ sciocco. Simpatico, certo, ma sciocco. Forse tutti i purosangue erano così, e lei era sicuramente una mezzosangue e chissà quante altre cose di male, ma una sciocca non lo era di certo.
-Nessuno riesce a trovare Trevor.
Si lamentò Neville minacciando di scoppiare un’altra volta in lacrime.
-E se fosse rimasto a Londra?
-Beh, immagino che tua nonna lo troverà e riuscirà a spedirtelo in qualche modo. Ora torna al nostro scompartimento. Io intanto vado dal macchinista. Magari potrà dare un’occhiata nel treno dopo che saremo tutti scesi.
Il ragazzo annuì, tirò su con il naso e si avviò per il corridoio, mentre la ragazza si sistemava i capelli e avanzava, schiena dritta e mento alto, nella direzione opposta.
   Dieci minuti dopo, nel corridoio regnava una confusione ancora maggiore di quando erano partiti e tutti si affannavano a cercare un posto per sé e per i propri bauli. Qualcuno aveva lasciato il proprio gufo in libertà, e adesso tutti i gatti dei vari studenti lo stavano inseguendo tra una carrozza e l’altra, mentre chi assisteva allo spettacolo incitava a volte il pennuto, a volte i felini senza intervenire. Come se non bastasse, da uno degli scompartimenti erano appena usciti in tutta fretta tre ragazzi che strillavano come se avessero appena visto un fantasma. L’ultimo ad uscire la spinse all’interno dello scompartimento. Tra poco sarebbero arrivati. Era mai possibile che non riuscisse a raggiungere Neville e Hannah per recuperare le sue cose a causa di tutta quella confusione? Hermione era esasperata.
-Che cosa diavolo è successo, qui?
Lo scompartimento era, guarda caso, quello di Harry Potter e del suo amico dai capelli rossi che, se ricordava bene, doveva chiamarsi Ron. Le cartacce di dolci erano ora tutte rovesciate a terra. Il muso del grasso topo che il rosso aveva cercato di far diventare giallo poco prima faceva capolino da una scatola di gelatine Tuttigusti+1.
Il ragazzo si chinò a raccoglierlo da terra.
-Mi sa che me l’hanno fatto fuori.
Disse rivolto a Harry. Lo esaminò con più attenzione.
-No… è incredibile… si è addormentato di nuovo! Conoscevi già Malfoy?
-Non esattamente. L’ho incontrato a Diagon Alley quest’estate. Ci siamo trovati insieme a comprare le nostre divise.
-Ho sentito parlare della sua famiglia.
Si incupì Ron.
-Sono stati trai primi a tornare dalla nostra parte dopo che Tu-Sai-Chi è scomparso. Dissero che erano stati stregati. Papà non ci crede. Dice che al padre di Malfoy non serviva una scusa per passare dal Lato Oscuro.
Hermione spalancò gli occhi. Sentir parlare di Voldemort la agitava, e sapere che a scuola con lei ci sarebbe stato il figlio di un suo possibile sostenitore non la tranquillizzava di certo. Sperava solo che ci avrebbe avuto a che fare il meno possibile.
-Possiamo esserti utili in qualcosa?
Domandò il rosso in tono non molto gentile risvegliandola dai suoi pensieri. A Hermione sembrò di notarlo davvero per la prima volta. Lo scrutò pensosa per qualche secondo e si passò una mano per districare i nodi trai capelli.
-Dovete sbrigarvi a vestirvi; vengo dalla cabina della motrice e il macchinista mi ha detto che siamo quasi arrivati. Non avrete mica fatto a botte? Sareste nei guai prima ancora di arrivare!
Li rimproverò.
-È stato Crosta, non noi.
Disse Ron guardandola storta.
-Ti spiacerebbe uscire mentre ci cambiamo?
-Va bene…
Rispose la ragazza stizzita alzando gli occhi al cielo. Quel ragazzo era proprio antipatico.
-Sono venuta qui soltanto perché là fuori c’è gente che si comporta in modo molto infantile e corre su e giù per i corridoi.
Scrutò ancora una volta il rosso. C’era qualcosa di strano che non sapeva spiegare in lui. Qualcosa che… individuò subito il problema:
-A proposito, hai il naso sporco, lo sapevi?
Gli indicò il punto da pulire e se ne andò.
   Stava calando la sera, e il cielo aveva assunto una particolare sfumatura violacea. Proprio quando riuscì ad arrivare al suo scompartimento, la voce del macchinista risuonò per tutto il treno:
-Tra cinque minuti arriveremo a Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifici della scuola separatamente.
Lo stomaco le si chiuse in una morsa d’acciaio. Ce l’aveva fatta. Stava veramente arrivando a Hogwarts.
-Hermione, dov’eri finita? Pensavamo che ti fossi persa.
Esclamò Hannah preoccupata non appena entrò nello scompartimento.
-C’è solo un sacco di confusione là fuori.
-Hai trovato Trevor?
-No, Neville, ma il macchinista ha detto che lo cercherà per bene dopo che ce ne saremo andati.
Il ragazzo annuì.
-Non devi preoccuparti, Neville. Mia mamma mi ha raccontato che una volta il suo gatto è stato via per due settimane. Pensavano gli fosse successo qualcosa di grave e invece un giorno, inaspettatamente, è ritornato.
Cercò di consolarlo la bionda stringendosi i codini.
-Eccitati?
Chiese poi con un sorriso enorme.
Neville impallidì come se si fosse accorto solo in quel momento che mancavano pochi minuti all’arrivo, mentre Hermione annuì seria, come sempre persa nei suoi pensieri; ma poi sorrise. Era eccitata? Decisamente sì.
   Mentre i tre amici uscivano dallo scompartimento e si mettevano faticosamente in fila con la calca di studenti impaziente di scendere dalla locomotiva, il treno iniziò a rallentare sempre di più, fino a fermarsi completamente con un fischio e uno sbuffo di fumo che appannò i finestrini. Non appena si aprirono le portiere, tutti gli studenti iniziarono a spingere per uscire il prima possibile. L’aria fuori era gelida, molto più fredda di quanto fosse giù a Londra. Hermione cercò di non perdere di vista Neville e Hannah tra la folla rumorosa. Raggiunsero a fatica le prime file, quando improvvisamente una luce li illuminò dall’alto.
-Primo anno! Primo anno da questa parte!
Tuonò una voce maschile poco distante. Hannah intimò alla ragazza di alzare lo sguardo. A pochi passi da loro, un uomo alto più del doppio di una persona normale e con una lunga barba scura reggeva una gigantesca lanterna.
-Coraggio, seguitemi… C’è qualcun altro del primo anno?
Continuò camminando all’indietro con grosse falcate.
-E ora attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!
Non appena si girò nella direzione opposta a quella da cui era arrivato l’Hogwarts Express, sulla massa di studenti del primo anno calò un buio talmente fitto che si riuscivano a vedere a malapena le punte delle proprie scarpe e i capelli dello studente davanti. Le decine di giovani maghi e streghe seguirono il gigante per uno stretto sentiero tortuoso.
-Fra un attimo: prima visita panoramica su Hogwarts! Ecco, dopo questa curva!
Annunciò con voce cavernosa.
Improvvisamente, il sentiero sbucò sulla riva di un grande lago dalle acque scure.
-Deve essere il lago Nero.
Mormorò Hermione eccitata a Neville e Hannah, che come lei non riuscivano a staccare gli occhi dal paesaggio. Se andare per la prima volta a Diagon Alley era stata un’avventura spettacolare, ammirare il castello che dominava quella distesa d’acqua dall’alto di una rupe era ancora più grandioso. La ragazza strinse forte il libro “Storia di Hogwarts”. La scuola era ancora più magnifica di come se la fosse immaginata. Aveva decine di torri e torrette, proprio come sulla copertina del libro, e le luci che risplendevano dalle alte finestre rilucevano nel riflesso increspato del castello sul lago. Ormeggiate sulla riva davanti a loro erano apparse per magia tante piccole barche senza motore, né remi, né vela.
-Non più di quattro per battello.
Avvertì il gigante sistemandosi sull’imbarcazione più grande, mentre la folla di studenti si scapicollava sulla spiaggia. Hannah si trovò spinta lontano da loro, e Neville e Hermione si sbrigarono a salire sul battello più vicino, dove si erano già arrampicati Harry e Ron.
-Tutti a bordo?
Gridò il gigante.
-SI PARTEE!
Prima ancora che la ragazza si potesse chiedere come avrebbero fatto a far partire le barchette, quelle lasciarono la riva da sole, guidate da chissà quale incantesimo.
Dopo essere passati per una strettoia tra le rocce, ormeggiarono in una baia proprio ai piedi della scogliera su cui era arroccato il castello. Hermione scese dalla barca con un balzo, arrampicandosi sugli scogli. L’omone con la lanterna scese per ultimo e si avvicinò a Neville, che sbiancò per la paura.
-Ehi, tu! È tuo questo rospo?
-Trevor!
Gridò Neville felice.
-Visto, Hermione? Hanno ritrovato Trevor.
Disse poi rivolto a lei.
La ragazza annuì senza tanta convinzione mentre tutti gli studenti procedevano in salita lungo un passaggio tra le rocce. Hannah era riuscita a tornare accanto a loro. Camminavano in silenzio, troppo emozionati per parlare. Dopo circa cento metri, la strettoia si aprì su un piazzale erboso al centro del quale facevano la loro comparsa le maestose scale in pietra che consentivano l'accesso a Hogwarts.

NOTE DELL'AUTRICE

Ricordo che le recensioni sono molto ben accette.

Eccomi qua con un nuovo capitolo. Mi scuso per il ritardo, ma in compenso spero che vi faccia piacere che sia lungo quasi il doppio dei capitoli precedenti.

Finalmente il gran giorno è arrivato. Hermione Granger è arrivata a Hogwarts e ha incontrato, oltre ai suoi due nuovi amici Neville e Hannah, un mago molto famoso e il suo amico un po' antipatico. Hanno fatto inoltre la loro breve apparizione altri ragazzi dai capelli rossi e, alla fine, un grosso gigante barbuto.

Che ve ne pare? Sono sicura che li abbiate riconosciuti tutti.

Come sempre, la maggioranza dei personaggi e dei luoghi descritti appartengono a J.K. Rowling. In questo capitolo, ma anche in molti dei successivi, parte dei dialoghi appartiene anch'essa alla Rowling.

Piccola anticipazione del nuovo capitolo:
-...Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti alla vostra Casa, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere.
Hermione sperò con tutto il cuore di non trovarsi mai e poi mai nella condizione di infrangere qualche regola. Non aveva intenzione di farsi espellere come era accaduto al signor Fogg. Strinse forte la bacchetta nella tasca del mantello. Non avrebbe mai lasciato che gliela spezzassero.

Buon proseguimento di giornata/serata a tutti. Conlatestatralenuvole
   
 
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