Note:
Uff! Ecco che aggiorno “Brookwood”… scusate se ci ho messo un po’, ma con la
fine della scuola ci sono compiti e interrogazioni tutti i giorni^^”. Non posso
credere che ho già finito anche il terzo capitolo, di solito mi stanco presto
di ciò che scrivo, ma con questa nuova storia ho sempre nuove idee! Grazie a
tutti quelli che seguono la storia e che l’hanno aggiunta tra i preferiti, solo
una piccola richiesta: recensite, anche solo per dirmi che questa storia
è una schifezza, apprezzo molto le critiche costruttive… ma passiamo ai
ringraziamenti.
Lely1441: La
tua recensione mi è piaciuta moltissimo e mi ha anche aiutata molto! Ora cerco
di stare più attenta agli errori e alla punteggiatura (anche se quella è il mio
tallone d’Achille xD. Potresti magari suggerirmi qualche beta-readers? E, scusa
l’ignoranza, cosa fanno esattamente, revisionano le storie? Non sono molto
ferrata sull’argomento. Per quanto riguarda la storia, inizialmente appare
piuttosto banale, lo so xD, ti assicuro che più avanti diventerà molto più
interessante; sono ancora piccoli e fino al 5° capitolo non cresceranno,
quindi, dai, non manca molto xD. Mr Patterson ha ancora un ruolo marginale,
mentre su Mrs Hill non aspettarti troppo, magari dimmi che ne pensi in questo
capitolo. Personalmente anch’io amo follemente Alice *__* Ti ringrazio
tantissimo per la recensione!! Baci
Ringrazio
anche checcaaaa_, Mana_chan, maRgariNa, pirilla88 (per aver aggiunto la storia
tra i preferiti) e isibiri e Lely1441 (per seguire la storia).
Brookwood
di
Mary
Chilton
©MARY CHILTON
IMPORTANTE:
E’ VIETATA LA RIPRODUZIONE
DI QUESTO MANOSCRITTO, ANCHE PARZIALE,
SENZA
L’ESPRESSA AUTORIZZAZIONE DELL’AUTRICE
Prima edizione
(prima stesura)
3 Capitolo: decisioni
«Ma le stesse persone cambiano
tanto che c’è sempre qualcosa
di nuovo da osservare»
Pride and Prejudice – Jane Austen
(1813)
[28 luglio 2001]
MacKenzie
rientrò con Cecily a Villa Douglas completamente rossa in faccia; forse non era
stata una buona idea quella di tornare dopo che aveva tirato un pugno a James.
Intercettò lo sguardo di Cecily che la osservava di sottecchi divertita.
-Forse…
forse è meglio che io torni dai Patterson- borbottò mettendo su un lieve
broncio. Cecily ridacchiò divertita.
-Come
mai?- le chiese maliziosa immaginando già la risposta. Mac la fulminò con lo
sguardo in un chiaro segnale: non farmelo
dire. Ma Cecily, tutt’altro che intimorita, le continuava a sorridere
innocentemente aspettando una risposta.
-Non
sto m-molto simpatica a tuo cugino- confessò osservando truce la Villa che si
ergeva in tutta la sua bellezza, nonostante l’antichità. Cecily sghignazzò, ma
continuò imperterrita a camminare avanti agguantando per un braccio Mac,
assicurandosi che non scappasse. All’inizio la rossina si lamentò opponendo
resistenza, ma, arrivate davanti al cancelletto, vide che James e Drew non
erano più sotto il ciliegio. Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo che non
fece che aumentare l’ilarità di Cecily. Spingendo il portone Cecily chiamò la
zia a gran voce. Alice Douglas apparse alla porta con la cornetta del telefono
in mano.
-Ciao
Cecily e ciao anche a te MacKenzie- le salutò con un largo sorriso. Mac notò
una strana luce negli occhi quando si rivolse a lei, ma scacciò quel pensiero
considerandosi troppo paranoica.
-Sai
dov’è James zia?- le chiese Cecily cercando di celare inutilmente l’impazienza
con una voce mite. Alice rivolse uno sguardo confuso a Mac.
-Credevo
stesse giocando insieme- disse sbattendo leggermente le ciglia. Mac avvampò
spiazzata e abbassò lo sguardo borbottando frasi sconnesse. Cecily la salvò intervenendo
ancora.
-Lascia
stare zia, sai dove sono?- le chiese disinvolta. Mac le strinse il braccio come
muto ringraziamento. Alice, ancora contrariata per non aver capito, le rispose
leggermente scocciata.
-Sono
andati da Tom a prendere i cavalli- Cecily uscì come un fulmine dal portone
dopo averle ricolte un veloce ‘grazie’ trascinandosi dietro Mac, con ancora un
lieve rossore sulle guance. Sentirono la voce di Mrs Douglas dietro di loro.
-Dopo
ditegli di venire qui, devo parlargli- disse con un tono di rimprovero nella
voce. Cecily si girò per un secondo continuando a correre.
-Lo
faremo- poi si rivoltò velocissima. Mac osservava impietrita quella scena
cominciando a sudare freddo: le gambe finissime di Cecily sembrava stessero per
cedere e lei correva già con il fiatone. Quando avvertì che la sua mano
cominciava a tremare Mac la bloccò.
-Ferma
Cecily!- disse un po’ troppo bruscamente. Cecily si arrestò di colpo sorpresa.
-E
perché? N-non ce… ce la fai più?- soffiò debolmente come se non si fosse accorta
di niente. Le ginocchia le tremavano leggermente. Mac si chiese se lo facesse
apposta o se non se ne rendesse conto davvero.
-Io…-
cominciò indecisa, cosa poteva dirle? Certamente non che era lei che sembrava
esausta.
-Sì,
non ce la faccio più- disse accentuando i sospiri affannati. Cecily accettò di
buon grado di camminare a passo svelto mentre Mac rifletteva tra sé e sé.
Davvero non si era accorta che stava tremando? Avrebbe dovuto sentire la
debolezza che l’attanagliava, ma aveva fatto finta di niente come se avesse
corso normalmente. Forse era solo lei paranoica, forse era Cecily che ,con
quella magrezza, le dava l’impressione di estrema fragilità. No, c’era altro.
Le persone non sono così magre per natura, constatò Mac, e di certo Cecily non
aveva spiccato una corsa senza il minimo sforzo. Scrutò con la coda dell’occhio
il viso della mora. Aveva ancora il fiatone e dalla fronte scendevano delle
piccole gocce di sudore.
-Ti
senti bene Cecily?- le chiese impulsivamente Mac. Cecily si voltò di scatto a
guardarla con una luce indecifrabile negli occhi che nascose subito con un
sorriso gentile.
-Mai
stata meglio, perché?- le rispose Cecily con fin troppa innocenza; Mac scrollò
le spalle sempre più sospettosa, ma dovette lasciar perdere quando Cecily le annunciò
che erano arrivate.
Mac
arricciò il naso leggermente disgustata: riusciva a capire che erano arrivate
alla stalla solo dall’odore.
-Tom
noleggia box per i cavalli- spiegò Cecily mentre si avvicinavano –noi ci
passiamo quasi tutte le giornate d’estate qui- continuò con un sorriso radioso.
Mac la guardò intenerita.
-Ti
piace molto cavalcare?- le chiese MacKenzie interessata a sapere qualcos’altro
su quella ragazza.
-Uh
uh- annuì distrattamente Cecily con lo sguardo fisso sulla stalla. In quel
momento spuntò un ometto magrolino e ripiegato su se stesso con una gobba;
aveva dei piccoli occhiali tondi sopra un naso ossuto e aquilino. Portava una
camicia a quadri blu e degli scarponi ricoperti di letame. Il mento era
sporgente e i pochi capelli bianchi rimasti erano ritti che gli davano un’aria
ancora più bizzarra. A vederle arrivare Mac notò che gli occhi piccoli da
furetto gli si illuminarono.
-Cecily,
che bella sorpresa!- esclamò l’ometto andandogli incontri con dei piccoli
balzi. Cecily lo raggiunse allegramente.
-Ciao
Tom, come sta Clyde?-
Tom
ridacchiò in risposta leggermente esasperato.
-Come
lo hai lasciato ieri, tappetta: bellissimo e cordiale come pochi-
Mac
si fece avanti confusa rivolgendosi a Cecily.
-Chi
è Clyde?- disse poi arrossendo quando gli sguardi di tutti e due si posarono su
di lei, come se si fossero scordati della sua presenza. Cecily le rivolse un
sorriso entusiasta.
-Il
mio cavallo, è un Thoroughbred- le disse con sospiro sognante nella voce. Mac
strabuzzò gli occhi.
-Un
Thoroughbred? Vuoi dire un purosangue inglese?- Chiese Mac leggermente
intimidita. Cecily annuì con un lieve cenno del capo.
-Era
di mia sorella Blanche, ma a lei non interessa più cavalcare. Così è passato a
me- rispose semplicemente. Mac era lievemente frastornata; sapeva ben poco sui
cavalli, fino a due anni fa aveva cavalcato la puledra che il padre le aveva
regalato a sette anni, ma sapeva
che un purosangue inglese era molto prestigioso. Erano usati principalmente per
le corse, essendo i più veloci al mondo, ed erano anche ottimi saltatori. Si
ricordò di aver letto tutte le informazioni sul manuale Tu e il tuo cavallo. Spontaneamente chiese a Cecily
-Tu
corri?- disse sentendo lo sguardo indagatore di Tom su di se; strofinò i piedi
sul prato impacciata. Cecily annuì di nuovo.
-Da
quando avevo cinque anni, tu?- chiese inclinando leggermente il capo. Mac
sbuffò divertita.
-Bè
so trottare se è questo che intendi- disse la rossina. Tom si intromise per la
prima volta con la sua vocetta roca.
-Chiunque
sappia che cos’è un Thoroughbred è la ben venuta qui!- esclamò animatamente.
Mac sobbalzò sorpresa volgendosi a guardarlo. Tom si tolse il cappello
portandolo al petto e si esibì in un teatrale inchino.
-Thomas
Abbott, al suo servizio Milady- Cecily si lasciò andare ad una fragorosa risata
a cui si unì volentieri anche MacKenzie. Gli piaceva quel Tom, era un
vecchietto che sapeva il fatto suo. Di rimando fece anche lei un piccolo
inchino impacciato.
-MacKenzie
Hill- Appena si presentò gli occhietti acquosi di Tom sprizzarono felicità da
tutti i pori. Le agguantò la piccola mano e gliela strinse calorosamente.
-Sei
la figlia della futura Mrs Patterson allora! Tanto, tanto piacere!- Mac guardò confusa Cecily mentre Tom le agitava
ancora la mano. Cecily le rivolse il solito sguardo paziente e dolce.
-Tutti
vogliono bene a Mr Patterson, ed è stato solo un po’ troppo tempo. Adorerebbero
tua madre anche se assomigliasse alle gemelle-
Mac
ridacchiò in risposta. Si diressero verso il box di Cecily dove ad aspettarli
c’era Clyde. Cecily aprì il cancelletto e corse ad accarezzarlo mentre faceva
cenno a Mac di raggiungerla. MacKenzie si avvicinò guardinga ad ammirarlo in
tutta la sua bellezza; provò un leggero moto d’invidia per Cecily. La mora si
voltò a guardarla.
-Ti
piacerebbe cavalcare insieme? Tom può benissimo prestarti un cavallo.-
-Senza
alcun dubbio!- si intromise entusiasta Tom, uscì dal box tutto felice. Mac
cercò di fermarlo imbarazzata.
-N-no
aspetta, non c-credo di esserne ancora capace!- disse disperata; non le andava
di fare una figuraccia.
-Sarai
sicuramente bravissima! E’ come andare in bicicletta, una volta che hai
imparato non lo scordi più- le disse a voce alta Tom mentre lo sentiva
maneggiare con un mazzo di chiavi.
-E
così possiamo anche raggiungere James e Drew, sai dove sono Tom?- continuò
Cecily senza notare la faccia intimorita di MacKenzie. Tom ridacchiò
-Probabilmente
sono nei dintorni o hanno raggiunto il bosco- Mac deglutì a vuoto immaginando
se stessa in sella ad un cavallo che si fa largo tra pietre e radici su un
terreno sconnesso; il tutto con davanti James Douglas che la sbeffeggia:
decisamente troppo umiliante.
-Magari
t-ti starò solo a guardare- disse debolmente con la bocca secca. Cecily le
rivolse uno sguardo impaziente lisciando distrattamente la criniera castana di
Clyde.
-Per
favore Mac, sarà più divertente in due!- Ma Mac scosse energicamente la testa.
-Ti
rallenterei togliendoti tutto il divertimento e, sinceramente, credo che tuo
cugino non perderebbe occasione per deridermi- Cecily mise su un adorabile
broncio. Tom tornò al box di Clyde tenendo per le briglie un altro cavallo. Mac
strabuzzò gli occhi esterrefatta: era il cavallo più bello che avesse mai
visto. Era alto e atletico, i soli muscoli tesi davano l’idea di velocità. Il
manto era di un morello lucido e gli occhi, grandi e profondi, gli davano un
aspetto quasi umano. Quando il suo sguardo incontrò quello del cavallo questo
raspò il terreno con un’aria quasi compiaciuta. Cecily le scrutò lo sguardo
perso ed affascinato. Tom le strizzò l’occhio e lei sogghignò complice.
-Tom
sceglie i cavalli giusti per tutti; non ho idea di come faccia, ma riesce ad
assegnare il cavallo perfetto che rispecchia il carattere del cavaliere- disse
tutto d’un fiato Cecily, come se avesse ripetuto quel discorso parecchie volte.
-Questa
è Lilith- proferì solennemente Tom –una puledra murgese arrivata da poco come
te. Ha due anni ed un bel caratterino, una delle bestie più orgogliose che
abbia mai conosciuto- Tom ridacchiò accarezzandole il muso. MacKenzie si fece
indecisa.
-Posso…posso
accarezzarla?- chiese a Tom che le ammiccò.
-Aspetta
solo che ti osservi un po’ meglio, non è molto socievole con gli sconosciuti-
Mac
alzò una mano leggermente tremante che rimase a mezz’aria. La puledra si voltò
a guardarla con occhi indagatori e maturi soffiando pesantemente dalle narici.
Mac avvicinò ancora un po’ la mano aspettando una reazione da parte di Lilith,
la quale però rimase impassibile a scrutarla; non diede segno né di irritazione
né di paura, si avvertiva una certa affinità tra lei e Mac. Entrambe
circospette e prudenti non abbassavano lo sguardo fiere. La mano di MacKenzie
raggiunse il muso nero di Lilith contro il quale si rilassò cominciando ad
accarezzarlo dolcemente. Anche la puledra sembrò rilassarsi, anzi, si allungò
leggermente di più per lasciarsi invadere da quel senso di familiarità. Tom
osservò compiaciuto la scena: le affinità che riusciva ad intercettare tra
cavallo e cavaliere erano ineguagliabili.
-Sembra…
sembra… così intelligente!- soffiò debolmente Mac ancora affascinata dalla
bestia.
-E’
un bellissimo esemplare- concordò Tom sospirando entusiasta. Cecily si
intromise affascinata ancora una volta dalla dote di Tom.
-Allora,
verrai a fare un giro? Uno soltanto, per favore!- implorò animatamente Cecily.
Mac
si voltò a guardarla con un sorrisetto esasperato. Alla fine si arrese.
-D’accordo,
verrò a fare un giro- Cecily trillò felice e Clyde, avvertendo quasi
l’entusiasmo della padrona, nitrì in risposta. Lilith diede un buffetto sulla
guancia a Mac con il muso nero, come se volesse dichiararle la sua
approvazione. Tom le diede una vecchia salopette di jeans e degli stivali
fangosi che le andavano grandi. Mac era convinta che se Agnes l’avesse vista
ora le si sarebbero rizzati i capelli biondi. Prese per le briglie Lilith e la
condusse fuori dove ad aspettarla c’era già Cecily in sella a Clyde, che
nitriva emozionato. Fece per mettere il primo piede nella staffa, quando sentì
in lontananza uno scalpiccio affrettato di zoccoli e risate confuse; apparvero,
oltre una collinetta, James e Drew, sorridenti e spensierati. James si avvicinò
trottando su un cavallo color grigio perla; i capelli, sotto la luce del sole
del mattino, emanavano riflessi dorati. Drew al suo seguito su un cavallo
pezzato ed imponente. James scese con un agile balzo e un sorriso trionfante. Spaccone!
-Ciao
Jamie, finalmente riusciamo a trovarvi- Cecily scese velocemente da cavallo ed
andò ad abbracciare il cugino. Drew la salutò animatamente e si delinearono due
pomelli rossi sulle sue guance quando Cecily abbracciò anche lui. Se
l’accoglienza di Cece era stata calorosa, lo stesso non si poteva dire di
quella di Mac. Appena lo sguardo di James si posò sul suo visetto, si poterono
quasi scorgere le scintille sprizzare e scontrarsi dagli occhi di tutti e due.
Le labbra di James si delinearono nella sua solita smorfia di irritazione e Mac
socchiuse leggermente le palpebre minacciosa.
-Ciao
Andrew- salutò gentilmente Mac distogliendo lo sguardo velocemente. Drew le
sorrise cordiale.
-Ciao
MacKenzie, chiamami pure Drew- Mac allargò il sorriso e annuì appena con la
testa; Hamilton sembrava a posto. Appena la rossina si voltò James pestò il
piede a Drew.
-Ahi!-
protestò Drew guardandolo seccato.
-“Chiamami
pure Drew”- gli rifece il verso James sussurrando per non farsi sentire. Drew
lo guardò seccato.
-Cercavo
solo di essere gentile, non sono una scimmia addestrata come te- sussurrò di
rimando Drew irritato e divertito allo stesso tempo. James sogghignò.
-Ma
che bravo ragazzo!- lo schernì, imitando poi dei versi di scimmia. Drew
ridacchiò controvoglia. Mac, a sentire delle risatine soffocate, smise di
accarezzare Lilith e si rigirò verso i due. James le rivolse un sorriso
sornione.
-Allora,
come ti trovi qui carotina?- Mac digrignò appena i denti; le sembrava troppo
strano che non le avesse ancora rivolto parola.
-Puoi
smetterla di affibbiarmi soprannomi?- chiese arricciando il naso in una
smorfia. James serrò le labbra cercando di trattenere l’ennesimo ghigno; era
troppo facile far arrabbiare quella ragazza.
-Non
penso proprio Mac’n’Cheese!-
Gli
rivolse un’occhiata gelida, ma evitò di commentare. Cecily interruppe quel
delizioso scambio di battute reclamando una passeggiata a cavallo tutti
insieme. Drew accettò ben volentieri, guardandola raggiante. Mac aveva
l’impressione che se Cece gli avesse chiesto di buttarsi da un burrone avrebbe
avuto la stessa reazione. Tutti montarono in sella ed iniziarono ad avviarsi
lentamente verso il sentiero, tutti tranne che lei; Mac deglutì a vuoto,
paralizzata, stringeva le briglie come unico punto di forza. Le parve che
Lilith la stesse scrutando interrogativa. Mac non rimontava su un cavallo da
ben due anni e rifarlo le metteva addosso una fifa assurda. Spostò la testa
verso Lilith che attendeva raspando il terreno spazientita.
-Possiamo
farcela ok? Basta che tu vada piano- sussurrò ancora terrorizzata alla puledra
che si scrollò la criniera lunga dal muso.
-Muoviti
carota!- la voce beffarda di James le arrivò dal bosco, seguita dai rimproveri
di Cecily.
Irritata
dal proprio atteggiamento, si ricompose alzando il mento fiera. Pose con
decisione un piede sulla staffa e rimase lì. Immobile ed indecisa. Si sentì
strattonare per le spalle e messa di peso su Lilith che nitrì compiaciuta.
Sconvolta vide Tom che la guardava gentilmente, convinto di averle fatto un
favore.
-Se
non ci arrivavi bastava che mi chiamassi- la rimproverò scherzando, poi diede
un lieve scappellotto a Lilith che partì trottando sul sentiero. Presa alla
sprovvista Mac si aggrappò saldamente al collo della puledra, che, incurante,
continuava a trottare sempre più veloce, accennando volentieri ad un galoppo.
-Ferma
Lilith, un secondo, aspetta!- farfuglio in preda al panico Mac. L’istinto di
sopravvivenza prese il sopravvento e MacKenzie agguantò con mani tremanti le
briglie, che in quel momento le parvero un’ancora di salvezza. Tirò con
decisione finché Lilith rallentò l’andamento. Sollevata e leggermente
compiaciuta, Mac si tirò su con la schiena rigida; la sua partenza impacciata e
disastrosa doveva essere sembrata ridicola.
-Eri
ridicola!- alzò lo sguardo stupefatta e si accorse che aveva raggiunto gli
altri tre ragazzi. Cecily aveva uno sguardo sollevato, Drew gentile e
comprensivo, mentre James, che aveva dato voce ai suoi pensieri, la guardava in
un misto tra l’ilare e il stupefatto. Divenne rossa come il colore dei suoi
capelli e borbotto un ‘andiamo?’ evitando di incontrare lo sguardo strafottente
di James. Sfortunatamente Drew e Cecily sembravano completamente persi nei loro
discordi, mentre passeggiavano tranquillamente, e lei si ritrovò dietro con
James, che sembrava contento quanto lei.
-Sai,
sono felice che tu sia arrivata- proruppe James disinvolto. Mac si voltò a
guardarlo completamente spiazzata e stupita da quell’affermazione.
-Non
avevo nessuno da prendere in giro- completò tranquillamente Douglas con un
sorriso sornione; Mac evitò di rispondere e si limitò a grugnire irritata
contro quell’atteggiamento da tipico maschio. James prese tranquillamente a
fischiettare un motivetto e MacKenzie cominciò ad osservare la natura attorno a
lei. Dopo ben cinque minuti le sembrava che le orecchie le facessero male.
-Puoi
smetterla di fischiare? E’ irritante- proruppe seccata Mac, non cercò neanche
di essere gentile. Aveva rinunciato a farselo piacere da parecchio ormai. James
si esibì in un sorriso ironico, ma smise comunque. Mac non abbassò la guardia,
probabilmente aveva in mente qualcosa di molto peggio.
-Allora,
è vero che tua madre è solo un avvoltoio?- proferì James con noncuranza.
-Cosa?-
chiese Mac esterrefatta.
-Dicono
tutti così- continuò James disinvolto, alzando appena le spalle.
-Bè,
tutti si sbagliano allora. Mia madre ama davvero Wilbur- disse Mac seccata;
scosse la testa incredula, gli abitanti di Brookwood erano i classici provincialotti
ficcanaso.
-E
perché tu la difendi?- domandò di nuovo James –Tutti dicono anche che non avete
un bel rapporto-
Mac
sbuffò incredula e tentò di parlare, troppo spiazzata da quel nuovo commento.
-Questo…
questo è… d-del tutto… inappropriato, ecco- balbettò Mac. Ma James sorrise
vittorioso.
-Allora
è vero- concluse gongolante; Mac lo fulminò con lo sguardo.
-Voglio
bene a mia madre- disse fermamente. James fece spallucce.
-Questo
non è mai stato messo in dubbio- MacKenzie fece schioccare la lingua seccata.
Perché diavolo aveva dovuto farle proprio una di quelle domande che la
mettevano in crisi?
-Sai
che c’è? Io me ne vado- proruppe irritata ed ad alta voce, Cecily e Drew si
voltarono confusi. Mac tirò le briglie dalla parte opposta e Lilith obbedì
subito.
-James,
che cosa le hai fatto?- chiese furibonda Cecily che fulminò il cugino, mentre
Mac si allontanava dalla parte opposta.
-Io
non ho fatto niente!- disse James fingendosi quasi offeso. Cecily esibì uno
sguardo duro che le si poteva scorgere ben poche volte.
-Raggiungila,
adesso! Altrimenti dico tutto a zia
Alice!- James deglutì a vuoto immaginando il volto della madre, una volta che
avrebbe scoperto di aver fatto infuriare la Hill ben due volte in un solo
giorno. Fece voltare Kele, il suo cavallo, e ripercorse il sentiero
all’indietro. Non sarebbe stato difficile trovarla, figuriamoci se una
perfettina come quella usciva dal sentiero. Infatti la intravide dopo poco che
avanzava con Lilith sulla stradicciola. La affiancò con un sorrisetto, ma lei,
appena lo vide, girò la testa dall’altra parte e aumentò l’andamento della
puledra.
-Cece
mi avrebbe mandato qui a chiederti scusa, ma non credo di riuscirci- Mac,
malgrado tutto, si trovò a rispondergli.
-Allora
dai retta a qualcuno, ogni tanto- disse ironica Mac asciugandosi con rabbia una
lacrima solitaria. Che fastidio sentirsi così vulnerabile! Molto probabilmente
James l’aveva vista, ma per una volta, miracolosamente, non commentò.
-Muoviti,
vieni con me- proruppe esasperato James. Voltando di nuovo il cavallo, stavolta
verso il fitto del bosco. Mac alzò un sopracciglio.
-Perché
dovrei?- chiese con un tono glaciale. James fece un sorrisetto ironico.
-Non
vorrai tornare dalle gemelle perfidia?- chiese già conoscendo la risposta.
MacKenzie fece una smorfia e girò Lilith nella stessa posizione di Kele.
James
cominciò ad inoltrarsi nel bosco senza alcun timore, al suo seguito, Mac,
guardava incerta gli alberi, come se temesse di vedere un orso spuntare da un
momento all’altro.
-Non
dovremmo tornare sul sentiero?- chiese cercando di mascherare il tremolio nella
voce. Era pur sempre una ragazza di città, dopotutto, e i boschi non le
piacevano un granché. James sogghignò.
-Paura,
londinese?- chiese spavaldo, facendo riaffiorare dentro la rossina di nuovo
quel senso di irritazione. Mandò il naso per aria ,assomigliando moltissimo ad
Agnes, e digrignò la mascella punta all’orgoglio.
-Per
niente!- affermò sicura anche se con la coda dell’occhio si guardava attorno
circospetta. James soffocò una risata vedendo il palese bluff. Dopo poco
sospirò sollevato, erano arrivati. Mac, dietro di lui, spalancò la bocca
esterrefatta: davanti a lei si ergeva una quercia enorme e imponente, riusciva
a sentire lo schiamazzo di moltissimi uccelli provenire dalla chioma. Sorrise
esterrefatta, doveva avere almeno cento anni! James appariva compiaciuto dalla
sua reazione, con un agile balzo scese da cavallo e legò Kele ad un ramo. Mac
fece lo stesso con Lilith, poi, quando si voltò, vide James che faceva forza su
dei rami bassi e vi saliva sopra.
-Che
diavolo fai?!- chiese sconvolta ed impaurita.
-Mi
arrampico, no? Forza vieni, mica ti morde!- disse allegro come Mac non lo aveva
mai visto.
-Potresti
cadere! Scendi subito, pezzo di idiota!- continuò Mac sconvolta senza aver dato
segno di averlo sentito. James ridacchiò per la sua reazione esagerata.
-Prova
a raggiungermi Hill- continuò il ragazzo incurante salendo sempre più in alto.
-Non
ci penso neanche!- disse Mac scuotendo energicamente la testa. James fermò la
sua scalata con un’espressione vacua, a Mac sembrò quasi che gli si fosse
accesa una lampadina.
-Scommetto che non sei mai salita su un
albero- urlò James continuando ad aggrapparsi ai rami che scricchiolavano
pericolosamente.
-Perché dovrei? Ho solo undici anni,
non voglio morire!-
-Però vorresti salirci!-
continuò James saltellando come uno
scoiattolo. MacKenzie boccheggiò e rimase in silenzio, indispettita dalla
risata beffarda di James. In effetti l’idea di poter salire in alto come lui la
entusiasmava più del lecito. Contro questa folle tentazione c’erano molte cose,
per prima la legge di gravità; ma per una volta Mac mise da parte il raziocinio
e appoggiò una mano su un ramo facendoci forza. James ridacchiò in alto da
qualche parte. Poggiare il piede su un altro ramo fu naturale, quasi spontaneo,
e fu come un gesto automatico arrampicarsi; come mangiare, bere, dormire… In un
attimo si trovò accanto a James che la guardava con un sorriso; stavolta non
c’era niente di ironico o malizioso, era solo il sorriso di un ragazzo. Senza
dire niente le indicò un punto un po’ più in alto. MacKenzie sorrise intenerita
ad una tale banalità: una casetta sull’albero. Fece per avanzare, ma James le
mise un piede davanti facendole lo sgambetto. MacKenzie si appoggiò prontamente
ad un ramo fulminandolo poi con lo sguardo.
-Avevi abbassato la guardia- spiegò
James di nuovo con quel suo ghigno beffardo. Si fece strada tra i rami, abile
come un felino, ed in poco tempo raggiunse la casetta. MacKenzie al suo
seguito, leggermente affannata. James si fece da parte con un teatrale inchino.
-Prima le signore- disse con l’aria da
cameriere. MacKenzie si fece avanti circospetta, non avrebbe abbassato di nuovo
la guardia. James, alla sua occhiata indagatrice, rispose con un sorriso
ironico.
-Non ti fidi di me?- le chiese
innocentemente. MacKenzie trattene un sorriso a quello sguardo indifeso.
-Per niente Douglas- gli rispose
leggermente divertita; a quel pensiero quasi sobbalzò, non aveva insultato
James da più di quindici minuti e lui non le aveva ancora fatto saltare i
nervi. Si fece ancora più sospettosa. Entrò nella casetta poggiando un solo
piede e si sentì strattonare per la caviglia; emise un gridolino ed ecco che in
un secondo era a testa in giù, tenuta
per un piede solo da una fune. Sentì il sangue affluirle alla testa per
la posizione e per la rabbia.
-James!!- gridò con tutto il fiato che
aveva in gola verso quel ragazzino mingherlino, che ora si stava piegando in
due dalle risate. Mac ringraziò il cielo di portare la salopette e non il vestito.
-E’ una mia invenzione, per gli
intrusi! E morivo dalla voglia di provarla- spiegò tra una risata e l’altra.
-Fammi-scendere-subito!!!- ordinò
glaciale MacKenzie che cominciava a diventare viola. James cercò di riprendersi
ansimando ancora; lo vide allungarsi verso un ramo e sciogliere un nodo e così,
fu schiantata sul pavimento di legno senza alcuna grazia. Si tirò su sbattendo
la polvere dai pantaloni e inchiodò con uno sguardo fiammeggiante James; quello
cancellò il sorriso divertito e fece una smorfia leggermente ansioso. Guardò
intimorito, con la coda dell’occhio, i piccoli pugni serrati della rossina: la
botta di quella mattina gli faceva ancora male.
-Non te la prendere tanto, piccola
carota, è solo uno scherzo!- disse cercando di apparire spavaldo come suo
solito, ma nella voce si avvertiva una vaga nota di timore. James si aspettava di tutto: urla, calci,
pugni… invece fu travolto da tre gavettoni della sua scorta personale(dei
palloncini tenuti ordinatamente in fila sui ripiani della casetta, in bella
vista). Mac sorrise malignamente allo sguardo spiazzato e ai vestiti fradici di
James: e questa, era ciò che lei chiamava rivincita!
James e MacKenzie raggiunsero
nuovamente Drew e Cece, ancora un po’ bagnati, dopo una vera e propria
battaglia di gavettoni. Cecily appariva radiosa quando quei due tornarono, e
già immaginava Mac e suo cugino amici del cuore. Drew, non così sognatore,
sperava solo che non si fossero azzuffati. Cecily corse a parlare con James per
sapere se avessero fatto pace, e James fece semplicemente spallucce non molto
sicuro. Una scarica di gavettoni poteva essere un messaggio di pace? Drew
invece si accostò con il cavallo a MacKenzie, deciso a conoscere un po’ meglio
quella strana ragazzina.
-Allora, come ti trovi a Brookwood?-
chiese garbatamente Drew. Mac arricciò le labbra pensierosa.
-Bè… non è che sia il mio luogo,mmm…
ideale, ecco- concluse un po’ imbarazzata, dopotutto doveva essere sincera.
Drew fece un sorrisetto divertito, ma dolce.
-Perché?-
Mac si mordicchiò il labbro inferiore e
giocò distrattamente con la criniera di Lilith.
-Sono
una cittadina al cento per cento e… non so, Brookwood è come se fosse un
irritante chicco di mais tra i denti.-
Drew
scoppiò a ridere a quell’immagine e Mac fece un mezzo sorriso ancora
leggermente imbarazzata. Drew si sentì in colpa per aver dato retta a James e
di aver pensato alla Hill come ad un’isterica.
-No,
sul serio- continuò Mac –non è proprio Brookwood in se, solo la provincia. Sono
attaccata alla mia città più di quanto pensi- disse poi travolta dalla verità
di quelle parole. Londra era casa, sicurezza, familiarità e calore; le mancava
moltissimo.
-Ah,
James- sentì dietro di lei Cece intervenire –zia Alice ha detto che doveva
parlarti, e non sembrava molto felice-
Mac
vide gli occhi nocciola di Douglas saettare verso di lei e lo sentì imprecare
sottovoce. Mac aggrottò le sopracciglia confusa, ma non chiese niente; poi
sbuffò sonoramente.
-Credo
che sia meglio che torni a casa ora, non vorrei che mia madre dovesse preoccuparsi-
Cecily
sorrise tristemente al tono ironico di Mac, ma lei non pareva minimamente
toccata da quella verità. MacKenzie aveva celato quella sofferenza per undici
anni, non si sarebbe fatta trovare in difficoltà di nuovo con qualche battuta
di James.
-Domani
ti va di venire da me? Vorrei presentarti le mie sorelle, Blanche e Danielle-
chiese gentilmente Cecily. Mac annuì decisa.
-Sono
nomi francesi?- chiese poi curiosa. Drew rispose prima della mora.
-Sua
madre, Juliette, è francese e Ronald, lo zio di Jim, è inglese. Blanche ha
tredici anni, mentre Danielle ne ha quattro- concluse compiaciuto Hamilton.
James sorrise beffardo.
-Hai
imparato a memoria il nostro albero genealogico?- domandò Douglas facendo
arrossire come un pomodoro Drew; quello rispose all’attacco quasi subito.
-James
ha una cotta per Blanche- commentò ghignante. MacKenzie ringraziò, con uno
sguardo entusiasta, Drew. Finalmente qualcosa per cui prenderlo in giro! Le
guance di James si imporporarono e boccheggiò come un pesce.
-Non-
non è vero! E’… è mia cugina- Mac interruppe i borbottii imbarazzati di James
con una risata fragorosa, poi girò il cavallo allegramente e salutò tutti,
James chiamandolo scherzosamente “Mr Blanche”. L’ultima cosa che udì furono le
risate di Cecily e Drew. Restituì Lilith a Tom e tornò di buon umore a Villa
Patterson; certo, non era Londra, ma quei ragazzi la facevano sentire
decisamente meglio, qualche volta perfino James!
-Ciao!-
si annunciò allegramente nel corridoio vuoto. Dalla salotto spuntò Maggie con
una faccia contrariata ed indispettita.
-Tua
madre deve parlarti- senza tante cerimonie, le tolse la giacchetta e la
condusse in salotto. Mac aggrottò le sopracciglia nel sentire la parola “madre”
pronunciata così sgarbatamente, che avessero litigato? Nell’ampio salotto c’era
la madre che l’attendeva con le gambe accavallate ed uno sguardo duro. Mac
avvertì l’aria farsi improvvisamente pesante.
-Tesoro,
vieni a sederti qui- le disse pacatamente, ostentando un sorriso. Mac ubbidì
senza proteste e si posizionò accanto a lei sul divano. Sentì Maggie far
schioccare la lingua seccamente.
-Come
ti è sembrato il paese?- Mac stava per parlare, quando Maggie la interruppe,
esplodendo.
-E’
una stupidaggine! MacKenzie non accetterà mai!- disse agitando i capelli
scarmigliati.
Agnes
dilatò le narici e contrasse la mascella: tipico di quando era furiosa.
-Questa
faccenda non ti riguarda, Maggie- le disse fermamente, senza staccare gli occhi
dal viso di Mac.
-E’
solo una bambina, non può essere così egoista da chiederglielo!- Continuò
Maggie completamente senza controllo. Mac cominciò ad ansimare angosciata, di
che diavolo stava parlando Maggie? Agnes prese tra le sue mani quella di
MacKenzie e puntò il suo sguardo fermo su di lei.
-Dolcezza,
oggi Wilbur mi ha fatto una proposta, una proposta che renderebbe molto felice
la mamma. se tu fossi d’accordo- MacKenzie ritirò bruscamente la mano; non si
sarebbe lasciata ammaliare da quel comportamento dolce.
-Che
succede mamma?!- chiese spazientita e timorosa, Mac. Sentì sullo sfondo Maggie
borbottare irritata. Agnes prese un bel respiro.
-Wilbur
ci ha chiesto di rimanere a Brookwood, ad entrambe. Ho già accettato e sono
sicura che qui ti piacerà moltissimo!-
E
fu come se avessero tolto tutto l’ossigeno da quella stanza, per MacKenzie,
perché sapeva di essere fregata.