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Autore: Sara Rossi    11/12/2016    2 recensioni
-Dobe, ti ho detto di alzarti!-, un colpo preciso in pieno petto mi fece cadere, meglio di una qualsiasi altra sveglia…
-Teme non è così che ci si sveglia…- mi stiracchiai percependo un secondo brivido percorrermi- e poi ho sonno. Non ho chiuso occhio per tutta la notte-.
Un brontolio del mio stomaco mi fece ricordare di non aver toccato cibo dal pranzo del giorno prima. E’ dura fare esercizio a stomaco vuoto.
Presi i pantaloni buttati in terra senza nessun riguardo.
-Non è certo colpa mia se il tuo cervello bacato ha dato retta ai tuoi ormoni impazziti da diciassettenne…-.
Gli lanciai uno sguardo infuriato - Come se ti fosse dispiaciuto...-
Piccola Storiella di una delle mie coppie preferite, un po' ooc e decisamente AU.
Non garantisco la velocità delle pubblicazioni, sotto esami sono fissa sui libri >__
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Una piccola narusasu AU con piccole ooc, non volute di proposito, lo giuro; spero possa piacere a qualche personcina.
  • Naruto POV
Mi stiracchiai facendo cadere la coperta. Il freddo mi fece rabbrividire.
-Hey dobe. Alzati, dobbiamo uscire-.
Il Teme mi chiamò sbattendomi il cuscino in testa; mi voltai fissandolo con fare indignato.
Si girò prendendo quei pantaloni ben piegati che aveva preparato la notte prima. Nell’alzarsi mise ben in mostra quella sua schiena composta da spalle larghe ed una pelle bianco candido che metteva in contrasto quei piccoli rossi succhiotti che percorrevano la spina dorsale. Poggiai la guancia sul cuscino seguendo con lo sguardo i movimenti lenti che eseguiva per indossare una camicia un po’ stropicciata.
 Un brivido che mi percorse la schiena mi fece pesare la mancanza delle coperte e raggomitolare al cuscino abbracciandolo come fosse un animaletto da peluches.
-Dobe, ti ho detto di alzarti!-, un colpo preciso in pieno petto mi fece cadere, meglio di una qualsiasi altra sveglia…
-Teme non è così che ci si sveglia…- mi stiracchiai percependo un secondo brivido percorrermi- e poi ho sonno. Non ho chiuso occhio per tutta la notte-.
Un brontolio del mio stomaco mi fece ricordare di non aver toccato cibo dal pranzo del giorno prima. E’ dura fare esercizio a stomaco vuoto.
Presi i pantaloni buttati in terra senza nessun riguardo.
-Non è certo colpa mia se il tuo cervello bacato ha dato retta ai tuoi ormoni impazziti da diciassettenne…-.
Gli lanciai uno sguardo infuriato - Come se ti fosse dispiaciuto...- dissi passando delicatamente la mano sui morsi che avevano ormai lasciato una evidente colorazione viola sul braccio, fingendo una faccia tra l’offeso ed il dolorante.
Con la coda dell’occhio notai un mezzo sorrisetto nascosto a meraviglia da quei capelli color pece.
Amo i suoi capelli.
Indossai i pantaloni ad una velocità impressionante saltellando fino alla porta aprendola catturando contemporaneamente la maglietta lasciata sul comò la sera prima correndo poi in cucina.
Posi due tazze, rigorosamente arancione, forse un po’ banale, ma uno dei regali più carini mai regalati da Sai, ed una monocolore di un grigio scuro, ai fianchi della caffettiera facendola partire. Mi allontanai raggiungendo uno scaffale dal quale presi delle fette di pane, due barattoli di marmellata e, poco sotto, un coltello di piccole dimensioni, un po’ graffiato sulla punta; forse non è stata una grande idea usarlo come kunai, ma decisamente divertente…
Tornai alla caffettiera notando la mancanza di una delle due tazze e la presenza di un cucchiaino argenteo nella mia. Sorrisi lievemente a quella premura.
Amo il caffè dolce, al contrario del moro, “amaro è decisamente più salutare Dobe”, mi disse una delle prime volte che uscimmo insieme.
Mi volatai trovando il moro seduto su uno sgabello, alle prese con un giornale mezzo distrutto comprato il giorno prima. Risi sommessamente quando cercando di girando pagina il misero giornale, si dimezzò nelle sue mani diventando semplice carta da camino.
Presi la mia tazza, le fette di pane, le marmellate ed il coltello posandoli sul tavolo.
-Teme vuoi qualcosa da mangiare?- dopo anni di relazione, non ho ancora capito con quale logica lui ogni giorno scelga qualcosa di diverso.
-Oggi devo correre- disse semplicemente bevendo l’ultimo sorso di caffè lasciando amareggiato il “giornale” ed alzandosi da tavola. –A dopo-.
Semplice e veloce. Troppo veloce.
Non ho neanche fatto in tempo ad ingurgitare un po’ della bevanda davanti a me che già mi ritrovo solo in una casa troppo grande per una persona. Fisso un punto non preciso bevendo a piccoli sorsi il caffè bollente.
Poso le tazze nel lavandino, ingurgito le fette di pane in un solo boccone e m’infilo cravatta e giacca. “è storta Dobe”, mi ripeto nella mente all’infinito.
Odio doverlo ammettere ma da quando il Teme ha accettato il nuovo incarico, mi ritrovo a ripetere a me stesso le frasi che era solito dirmi; sono un totale fallimento, è normale che abbia accettato un simile lavoro, era solo una scusa per evitarmi.
a dopo Teme”, sussurro uscendo di casa chiudendomi la porta alle spalle.
Sono un totale fallimento.
 
  • Sasuke POV
 
Mi siedo al lato del letto, il Dobe dorme tranquillamente, rimango a fissarlo per un tempo infinito, sembra quasi un piccolo angioletto quando dorme. Esatto, sembra, perché non appena si sveglierà si tramuterà in un mostriciattolo che tutto vuole e, a mio discapito, ottiene. Non che lo enunci pubblicamente, ma quando quei suoi occhioni blu osservano qualcosa che internamente vorrebbe, scurendo quel mare azzurro che ha al posto degli occhi, il mio cuore sussulta; odio quando i suoi occhi si scuriscono, quando è triste, quando non riesce a rendere una persona felice, o quando semplicemente non è riuscito ad ottenere il minimo di “coccole” da lui prestabilito. Quando quel cielo si scurisce, non posso far altro che dargli ciò che vuole. Non si è mai reso conto di avere una così potente arma contro di me, e credo non ci arriverebbe mai.
Amo quell’azzurro.
Stanco solo di poter immaginare quel colore, noto con la coda dell’occhio la sveglia.
Prendo un cuscino lanciandoglielo poi sul capo. Con un lamento m’illumina la giornata aprendo gli occhi. Si allunga facendo cadere la coperta. Osservo la sua schiena percorsa da un brivido, sorrido internamente. Orgoglio Uchiha…
-Hey dobe. Alzati, dobbiamo uscire-.
Raggiungo i pantaloni e la camicia, infilandoli lentamente. Lo sento sbuffare, mi volto e lo vedo appoggiare la guancia sul lato freddo del cuscino, un secondo brivido lo percorre, sorrido nuovamente, nascondendolo però molto bene.
Non può tornare a dormire, è proprio un dobe.
-Dobe, ti ho detto di alzarti!-lo colpisco con un pugno, odio essere dolce troppo a lungo.
-Teme no è così che ci si sveglia…- si stiracchia nuovamente- e poi ho sonno. Non ho chiuso occhio per tutta la notte-, un brontolio rimbomba nella camera. Si alzò indossando i pantaloni.
-Non è certo colpa mia se il tuo cervello bacato ha dato retta ai tuoi ormoni impazziti da diciassettenne…-.
- Come se ti fosse dispiaciuto..-, passò la mano sul braccio dove avevo lasciato marchi per me indelebili.
Sorrido a questo mio pensiero.
Corse fuori dalla stanza in fretta e furia. Pigramente mi alzai seguendolo in cucina.
Lo trovai impegnato nella ricerca di chissà cosa per la colazione. Notai le tazze di caffè ormai pronto, silenziosamente, raggiunsi il bancone, presi lo zucchero e lo gettai nella tazza colorata. Solo lui poteva bere cose del genere di prima mattina.
Mi sedetti su di uno sgabello afferrando il giornale quasi distrutto.
Lo vidi tornare alle tazze, fissare quel contenitore troppo colorato, e sorridere.
Voltai pagina, ma questa mi si ruppe fra le mani, strappandosi miseramente. Lo sentii ridere.
Si sedette al tavolo, difronte a me.
-Teme vuoi qualcosa da mangiare?- mi chiese con ancora una piccola smorfia sul volto. Infuriato per la brutta fine del mio giornale risposi atono; -Oggi devo correre-, mandai giù l’ultimo sorso di caffè e mi alzai. –A dopo-.
Così, senza niente, un semplice “a dopo” e poi solo il rumore della porta chiudersi.
Odio i miei modi.
  
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