-Aducae!!!
Sei proprio tu?- disse Alelte.
Il
ragazzo la allontanò un attimo per osservare meglio il volto.
-Non
dirmi che tu sei … Alelte!!!- E l’abbracciò forte a sua volta.
-Aducae … - Si staccò
da lui. - Era da anni che non ci vedevamo … -
- Già, da quando sei
scappata di casa- Questa frase riportò Alelte alla realtà. Si irrigidì e non
disse nulla.
Aducae se ne accorse e
cercò di cambiare argomento. - Come sei finita qui? Cosa ti ha trascinato fino al fiume Fontos?-
Alelte disse. - Sono
scappata … -
Aducae rimase sorpreso e preoccupato da quella
risposta.
- Scappata?!?! - La
voce era agitata. - Da chi? -
- Da Marighi Trants … -
Disse evitando di guardarlo dritto negli occhi.
- D-Da Marighi Trants? QUEL Marighi Trants? -
Il suo sguardo era terrorizzato.
- Sì … proprio lui … -
rispose.
- Mi ricordavo che tu
fossi una testa calda, ma non avrei mai pensato che saresti andata a pestare i
piedi pure al braccio destro del tiranno … - Si guardò intorno. - Cosa hai
fatto? Fai parte della resistenza? -
Alelte rimase in
silenzio.
- Lo sapevo!!! - Iniziò
a sorridere, poi a voce bassa disse. - Deve essere proprio un vizio di famiglia
allora … - E iniziò a ridere di gusto.
Alelte non comprese
subito il motivo di tanta ilarità, poi colse il senso dell’ultima frase.
- Fai parte anche tu
della resistenza? - Gli chiese subito.
- Shhhh!!!!!!!! Parla
piano!!! Qualcuno potrebbe sentirci … - Si guardò nuovamente intorno e disse. -
Andiamo a casa mia, qui non è sicuro. -
Uscirono dalla grotta,
era quasi l’alba.
“Quanto sono rimasta lì
immobile?”
Entrarono nel bosco,
all’inizio seguirono il sentiero poi, appena arrivati a un grande albero di
quercia, girarono a sinistra entrarono nel fitto del bosco, continuarono a
svoltare quando incontravano determinati alberi segnati, girarono così tante
volte che Alelte non riuscì a tenerle a mente tutte.
Infine si ritrovarono
di fronte a una casa di mattoni, camuffata nella foresta.
- Alelte, sono felice
di mostrarti casa mia. Che te ne pare? -
Disse con tono orgoglioso.
Alelte continuava a
fissare la casa, da lontano o dall’alto era impossibile identificarla come
casa, solo da vicino la si poteva riconoscere per ciò che era: uno dei tanto
rinomati rifugi dei ribelli, edifici che si narrava non fosse possibile
individuare senza saperne l’esatta ubicazione, posti leggendari di cui non era
stata provata per certo l’esistenza.
- Allora? - Chiese
Aducae con impazienza.
- E’ stupenda … - Disse
Alelte, che si accorse solo in quel momento di aver trattenuto il fiato e
riprese a respirare.
- Entra, su. - E la
precedette.
Alelte ancora non si
decideva ad entrare.
- Che aspetti? - Il suo
tono ora era perplesso.
- Niente, stavo solo
pensando che non ero mai entrata in uno dei rifugi dei ribelli … -
Alelte entrò nel
rifugio e rimase sorpresa. Non era per niente come se l’era immaginato, era
come una qualsiasi altra casa di campagna. Era calda, accogliente e
nell’arredamento c’era un tocco femminile …
- Ma vivi solo in
questa casa? - Chiese Alelte.
- In realtà … - Stava
dicendo Aducae, quando entrò dall’altra stanza una ragazza coperta da un
asciugamano.
- Aducae, sei tu? -
Disse la ragazza.
Era una ragazza davvero
affascinante, bruna, capelli lunghi con boccoli perfetti anche se ancora
bagnati come in quel caso, gli occhi erano blu intenso, le labbra carnose, il
fisico sembrava atletico e scattante anche se mascherato dall’asciugamano.
- Gizara … Sì, sono
appena rientrato … - Sembrava imbarazzato.
- E bravo Aducae … -
Gli bisbigliò Alelte nell’orecchio. - Vedo che ti dai da fare. - E gli fece
l’occhiolino.
Aducae era paonazzo. -
Ecco … dunque … Alelte!!! -
Gizara si accorse solo
dopo quell’esclamazione della ragazza che era entrata con Aducae.
- E lei chi è? - Nella
voce si poteva percepire un pizzico di gelosia.
- Non vi ho ancora
presentate? - Chiese Aducae.
- No. - Disse Gizara. -
Non ci hai presentate. -
Aducae divenne se
possibile ancora più rosso.
- Alelte, ti presento
Gizara, la mia ragazza. Gizara, ti presento mia sorella Alelte. - Lo disse così
velocemente che le due riuscirono a seguirlo solo perché vi erano abituate.
Gizara rimase stupita.
-Quella Alelte? - Chiese. - Ma non vi sentivate da anni, come l’hai incontrata?
- Poi si rivolse verso Alelte direttamente. - E’ un piacere conoscerti
finalmente di persona. Aducae mi aveva già parlato di te … -
Alelte parve
piacevolmente sorpresa. -Non credevo che mio fratello parlasse di me. Spero per
lui che abbia detto cose positive. - E guardò storto il fratello.
- Perché mi guardi in
quel modo? Non ho fatto nulla di male … - Disse Aducae per discolparsi.
- Ha sempre parlato
bene di te. - confermò Gizara. - Gli mancavi molto. -
Alelte smise di
guardarlo male.
La giornata passò
tranquillamente, Gizara e Alelte iniziarono a fare amicizia e l’imbarazzo di
Aducae cresceva sempre più.
Arrivata la sera Alelte
gli chiese. - Non hai parlato per tutto il giorno, è successo qualcosa? -
- No, non è successo
niente … Mi devo solo abituare al fatto che tutti gli avvenimenti imbarazzanti
della mia infanzia siano rivelati alla mia ragazza … - Disse con rassegnazione.
- Non è assolutamente
nulla … - Continuò con il medesimo tono.
- Ti stai preoccupando
per questo? - Alelte rimase ad occhi aperti, poi dopo due secondi di silenzio
scoppiò in una grassa risata. - Dici sul serio? Tutti gli aneddoti che le ho
raccontato sulla tua infanzia dice che li aveva già sentiti … - E continuò a
ridere.
Aducae aveva il morale
ancora più giù. - Questo lo so, ma stava iniziando a smettere di ricordarmi
sempre quelli che lei considera divertenti.. Poi arrivi tu e … -
-D’accordo, smettero di
raccontarglieli … - Disse Alelte continuando a ridere.
- Grazie. - Disse
Aducae.
- E non le racconterò
nemmeno di quell’incidente che hai avuto su quell’albero … - Continuò ridendo.
- Avevi intenzione di
dirglielo? - Chiese terrorizzato.
Alelte non rispose, andò
ridendo nell’altra stanza.
I giorni passavano e
Alelte incominciava a dimenticare quello che gli era successo, a dimenticare
tutto quello che era stato il suo passato degli ultimi anni, o forse stava
iniziando a ricordare la sua infanzia, a riabituarsi ai ritmi del paese o
dell’addestramento con Gredo, ma quello non era tempo per il passato, per
quanto dolce fosse, il presente aveva già iniziato a bussare alla porta e
pretendeva di riavere il proprio posto.
Erano passati circa due
mesi da quando Alelte era arrivata in quella casa e Aducae aveva ricominciato a
svolgere le proprie missioni per i ribelli.
Un giorno rientrò a
casa coperto di sangue e con grosse ferite, fece qualche passo, poi cadde a
terra privo di sensi.
Gizara e Alelte gli
vennero subito incontro e dopo averlo messo sul letto presero delle erbe
medicinali e delle fasciature. Stava iniziando a venirgli la febbre, a
giudicare dalla condizione dei bordi delle ferite doveva aver camminato in
quello stato a lungo, avevano iniziato a cicatrizzarsi ed erano gonfi. Furono
costrette ad incidere il bordo della ferita per far uscire il pus infetto e
potergli spalmare sopra le erbe medicinali.
- Vai a prendere un
panno bagnato. - Disse Gizara.
- Vado subito a
prenderlo. - Rispose Alelte. Ormai conosceva quel posto come le sue tasche,
conosceva il posto di ogni oggetto.
Tornò con il panno e lo
mise sulla fronte del fratello.
- Succede spesso
facendo queste missioni? - Chiese Alelte a Gizara.
- No, anzi, è la prima
volta che succede … Deve essere successo qualcosa di davvero grave … -
Continuarono a curarlo
per tutta la sera e per la notte fecero dei turni di guardia per curarlo, il
primo spettò a Gizara.
Quando arrivò il turno
di Alelte quest’ultima aspettò che Gizara si allontanasse, mise le mani sulle
ferite del fratello e iniziò a recitare
una formula magica per la guarigione.
- Fhero Cuhx! - Disse
sottovoce e dalle sue mani uscirono raggi di luce che iniziarono a far
cicatrizzare più velocemente le ferite.
Alelte passò quasi
tutto il suo turno di guardia curando il fratello e quando toccò nuovamente a
Gizara curarlo, questa rimase stupita dalla velocità con cui le ferite si
stavano cicatrizzando.
- Ma come … - Iniziò a
chiedere Gizara.
Alelte le rispose prima
ancora che lei potesse finire la domanda inventandosi una bugia. - Ha sempre
avuto una guarigione molto rapida per questo tipo di ferite, in passato ne aveva
avuto di simili … -
Continuarono a curarlo
in questo modo e grazie alle cure di Alelte continuò a guarire a vista d’occhio.
Dopo due giorni riuscì
ad aprire gli occhi, era notte e di guardia c’era Alelte.
- Gizara, vieni, ha
aperto gli occhi!! -Disse quest’ultima.
Aducae sussurrò. -
Gi-Gizara … -
Questa arrivò subito. -
Aducae, stai bene ora? Come ti senti? -
Aducae annuì piano con
la testa, poi continuò. - State tutti bene? -
Gizara e Alelte lo
guardarono stranite, non si aspettavano quella domanda.
-Sì, stiamo bene. Ma
non dovresti essere tu a farci questa domanda. - Disse Gizara.
Alelte invece aveva
iniziato ad avere dei sospetti su cosa intendesse dire suo fratello.
- Cosa ti è successo
durante l’ultima missione. Chi ti ha ferito? - Chiese cercando di mantenere la
calma e non far notare i propri dubbi a Gizara.
Aducae iniziò a
tremare. - Dobbiamo andare via … - La sua voce era agitata.
- Cosa è successo? Chi
ti ha ridotto così? -Continuò a chiedere Alelte.
- Marighi Trants … -
Rispose con una singola emissione di fiato.