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Autore: papercrunch    12/12/2016    0 recensioni
L'amore fa male. La musica fa male.
Ma entrambi possono cambiare la tua vita per sempre.
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"Stava riflettendo sul fatto se fosse il caso o meno di alzarsi da quei comodi cuscini e trascinarsi come uno zombie fin nel letto, quando il display del cellulare adagiato sul tavolino accanto a lui si accese. Lo guardò un attimo, incerto, ritardato dalla sonnolenza che pian piano sentiva invadere il suo corpo. Alla fine, trovò la forza di allungare le dita e prenderlo, non senza prima emettere uno di quei sospiri che fanno a volte gli anziani quando sono troppo stanchi per fare qualcosa, anche la più semplice.
Sbloccò lo schermo e aprì la conversazione.
Al suo interno, c'erano scritte solo queste semplici parole:
Il video è pronto. Siamo pronti a lanciare This Town.
Gli sembrò di sentire il suo cuore fare un piccolo tuffo, una giravolta a mezz'aria e poi sprofondare dritto dritto all'interno dello stomaco..."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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« Quando la tua anima è pronta, lo sono anche le cose. »
William Shakespeare, Enrico V.
 


Capitolo 6


Ray l'aiutò ad alzare i capelli dalle spalle, così da poterle far passare al di sotto il filo degli auricolari che avrebbe indossato durante l'esibizione. 
"E così... Conosci Niall Horan e non mi dici niente!" Le disse con una punta d'indignazione nella voce. Le lascio ricadere le ciocche sulle spalle, pettinandole con cura, sistemandole attorno al viso di Wren con le dita lunghe ed abili, in modo che gli apparecchi uditivi fossero il meno evidenti possibile.
"Shh! Cosa urli? ...mi scoppia la testa..." si lamentò la mora, portando entrambe le mani a massaggiare le tempie. Ray gliele scansò, dandole un paio di schiaffetti risoluti e sostituendole immediatamente con le sue, che proseguirono l'opera di ristrutturazione certosina della chioma di Wren. 
"...e dimmi, hai per caso girato anche una pubblicità con Ryan Gosling di cui io non so nulla?" insistette con il suo discorso, ironica, ignorando bellamente le lamentele che le aveva appena rivolto l'amica. Wren emise un sospiro pesante, le mani che tornavano lungo i fianchi stancamente e la lasciò fare, rassegnandosi alla tortura. 
Si trovavano nel backstage, accanto al palco. Erano circondate dall'attrezzatura delicata e più o meno costosa che ogni artista s'era portato da casa per l'esibizione di quella sera, oltre che da una decina di tecnici del suono e delle luci, addetti ai cavi e alla sicurezza delle persone che si aggiravano dietro le quinte. Era un via vai di gente che si spostava tra le ombre portandosi dietro microfoni e strumenti musicali, bacchette, pianole, spartiti perduti... Gli accompagnatori se ne stavano invece negli angolini a bisbigliare tra loro, per non disturbare l' esibizione corrente. Il palco in quel momento era illuminato da luci blu e verdi che s'alternavano al ritmo delle note di una deliziosa ballata rock. Wren poteva intravedere il ragazzo che stava cantando in quel momento, un certo Curtis, saltellare da una parte all'altra del palco con fare accattivante, inchiodando il pubblico alle sue labbra, mentre la sua eccentrica fidanzata faceva ruggire la chitarra elettrica in maniera sublime sotto il tocco delle sue dita sottili laccate di rosso. La sua chioma, di un rosa accesso invece, in quel momento sembrava più appariscente del solito, mentre l'agitava da tutte le parti come una pazza a suon di musica. 
Erano incredibili, davvero. 
Sentì lo stomaco contorcersi per l'emozione è deglutì a fatica, tentando di tenere a bada quel leggero senso di nausea che l'accompagnava ormai da una mezz'ora buona (da quando s'era resa conto che avrebbe dovuto cantare da lì a poco, in realtà) e non accennava più a svanire.
"No!" le rispose scocciata, puntando gli occhi scuri in quelli verdi di Ray, "...Però frequenta lo stesso club di tennis di Angie e ogni tanto noi-"
"Ti prego" la bloccò la rossa a quella rivelazione evidentemente inaspettata, puntandole un dito contro, alquanto minaccioso. 
"Non aggiungere altro, eh? È meglio!" fece in tono melodrammatico, portando in seguito il dorso della stessa mano sulla fronte e reclinando la testa all'indietro, socchiudendo gli occhi e facendo tremare le palpebre in quel modo che a volte si poteva vedere a teatro, un gesto tipico che veniva usato come caricatura di un particolare personaggio, in genere la fanciulla dall'animo troppo delicato per reggere alle molte emozioni. Ma Wren, che la conosceva bene e sapeva che Ray poteva essere tutto, fuorché una povera ragazza 'fragile e delicata'  si limitò a chiudere la bocca e ad incrociare le braccia al petto, lanciandole un'occhiataccia torva, da gufo indispettito, delle sue: Era il loro modo di scherzare, lo facevano sempre. 
Ray le mostrò la lingua, distogliendo poi lo sguardo dal suo per cercare d'individuare qualcosa lì attorno, che evidentemente non c'era.
"Aspetta..." Le disse infatti sfiorando la sua spalla, e lei la vide sparire in fretta dietro la tenda scura che separava la zona dei piccoli camerini dallo stage, lasciandola lì da sola per andare alla ricerca di chissà quale aggeggio infernale per la bellezza femminile che le fosse venuto in mente di usare in maniera impropria su di lei, la sua cavia. Quanto si divertiva a usarla come 'modella', l'aveva sempre fatto; fin da quando erano state solo due ragazzine piene di sogni e lividi sulle ginocchia, perennemente sbucciate. Quando giocavano a replicare a modo loro le scene dei film oppure dei musical che le loro famiglie le portavano a vedere dal vivo, agli spettacoli organizzati nel piccolo teatro della parrocchia del quartiere dove erano cresciute insieme o al cinema infondo alla strada. 
Wren chiuse gli occhi, strizzando le palpebre. Le immagini di sua madre, che comprava loro le caramelle gommose o i popcorn al formaggio di nascosto dalla mamma di Ray (che era una specie di terrorista degli zuccheri, non voleva che la figlia mangiasse cibo considerato spazzatura se non in rarissime occasioni, come ai compleanni o alle feste canoniche, poiché temeva le carie e il sovrappeso della figlia più delle sue insufficienze scolastiche) e poi le portava a vedere la prima di 'Harry Potter e la Pietra Filosofale' al cinema, era troppo dolorosa da poter affrontare. Non in quel momento. 
Lasciò che il dolore le soffiasse via dai denti tenuti stretti, e tentò di rilassare i muscoli della mascella, lentamente. 
Riaprì gli occhi, piano, scuotendo il capo come a voler scacciare via anche i ricordi. Aveva lo sguardo appannato, ma non era a causa dell'alcool. Tirò su con il naso, passandosi le dita sulle guance con rabbia quasi, asciugando le lacrime prima che Ray avesse potuto vederle e guardarla a quel modo che detestava. Con compassione. 
Allora davvero si sarebbe sentita il cuore scoppiare e non sarebbe stata in grado di fare un bel niente su quel palco. 
Invece aveva scelto di lottare contro i suoi mostri, di affrontare quella situazione una volta per tutte, perché lo doveva a Ray. 
Non l'avrebbe delusa, non poteva più tirarsi indietro oramai. 
Emise l'ennesimo sospiro mezzo scocciato, facendo schioccare le labbra; poi, si chinò verso il pavimento, recuperando da una vecchia custodia alquanto malridotta, un altrettanto vissuta chitarra acustica. 
La sua bambina. L'aveva ereditata da suo padre ovviamente, forse l'unica cosa che le aveva mai regalato in 23 anni di esistenza, in cui per lo più s'era abituata a vederlo al limite, consumato dai debiti e dalla droga (dalla quale non riusciva mai veramente a disintossicarsi, anche se ci provava in continuazione. Alla fine, ricadeva sempre). Teneva moltissimo a quella Taylor 810, non solo perché si trattava di un pezzo vintage piuttosto raro, forgiata dalla migliore tradizione liutaria americana degli anni '90. Ma perché era l'unica cosa al mondo che le ricordava chi era stato prima Frank, suo padre, l'uomo che sua madre aveva scelto di amare per l' appunto, e soprattutto serviva a ricordarle il perché lo avesse fatto.  

~

Frank era stato un giovane molto bello e talentuoso, un tempo. Aveva avuto un solo grande sogno, per tutta la vita: la musica. Suonare la chitarra, era l'unica cosa che sapeva e voleva fare. Nato in una modesta famiglia di Camden, aveva semplicemente il rock, quello vero, nel sangue, ma non una famiglia disposta ad appoggiarlo e neppure del denaro a sufficienza per assecondare i suoi capricci. Il suo futuro, per i nonni, era già chiaro e delineato, peccato che non corrispondesse affatto a quello che Frank aveva in mente. E quando è così, c'é ben poco da fare. O si lascia che la passione ti consumi l'esistenza, vivendo per essa, oppure... Che siano i rimpianti a farlo. Suo padre scelse la prima. Non volendo finire a lavorare in una fabbrica come molti dei suoi coetanei o a rubare e rivendere vecchie auto, si adattò a lavorare in una pescheria, guadagnando a sufficienza per potersi permettere la sua prima chitarra acustica (che non era la Taylor ovviamente), imparando a suonarla in breve da autodidatta. Scappò in seguito di casa, poiché i genitori non vedevano di buon occhio quella sua attitudine, e finì a vivere per strada, chiedendo l'elemosina. Fu a quel punto che conobbe sua madre. 
C'era una donnina molto cattolica, che ogni volta che passava davanti alla fermata della metro e lo vedeva lì davanti, sporco e fatto, buttato a terra infreddolito e perduto, provava molta tenerezza per lui. E così un bel giorno, si decise di parlargli e non limitarsi a fargli la carità con i soliti due spicci che gli metteva nel cappello. Nella chiesa che frequentava, stavano cercando giovani capaci di poter suonare bene durante la messa. Sua figlia, Jules, faceva parte del coro e di un gruppo di sostegno per ragazzi che meritavano una seconda possibilità. La donna parlava di lei con orgoglio, "Ha una delle migliori voci del coro" gli aveva detto, "ed è tanto buona". Non doveva preoccuparsi, l'avrebbe aiutato lei ad integrarsi all'inizio. Così lui si fidò, lasciandosi incuriosire da quella proposta e soprattutto stanco di mangiare gli avanzi dai cassonetti per la strada. Mai quella donnina tanto devota, la nonna materna di Wren, avrebbe pensato di star firmando da sola, la sua stessa sentenza. Sua figlia non avrebbe mai potuto innamorarsi di un senza tetto, no? Era impensabile, era una ragazza assennata, lei, ubbidiente. 
Invece le cose andarono proprio in quella maniera. 
Frank conobbe Jules, e pensò subito che fosse un angelo. Jules conobbe  Frank, e il suo mondo triste fatto di regole e doveri cominciò a vacillare. Entrambi persero la testa l'uno per l'altra è anche se all'inizio entrambe le famiglie furono contrarie alla cosa (solo la sorella maggiore di Frank, la zia Elisabeth - che nel frattempo era riuscita a crearsi un futuro dal nulla, dopo essere stata scoperta da un fotografo americano ed aver intrapreso la carriera di modella, carriera che poi l'avrebbe portata a conoscere lo zio, il famoso stilista italiano appunto - sembrò appoggiarli, dopo aver recuperato i rapporti con il fratello più piccolo. Fece molto per loro, come trovare la prima casa dove andarono ad abitare da sposini, un ex alloggio per modelle adibito a vecchio atelier in disuso) tra loro sembrava funzionare davvero. Si completavano. Frank si stava rimettendo in carreggiata, lavorando di giorno come tassista e accompagnava di notte con la sua nuova e fiammante chitarra elettrica Jules, che con la sua voce aveva cominciato a farsi conoscere nei più famosi club giovanili inglesi dell'epoca. Non cantava più i salmi, ma mandava in paradiso il pubblico con le sue performance live dal sapore trasgressivo. La sua voce morbida e melodiosa, creava un contrasto ipnotizzante sulle note ruvide e aspre della musica di Frank. 
Purtroppo fu proprio quel poco di successo che arrivò negli anni a seguire a rovinare la loro vita futura per sempre. 
Frank ricominciò a fare uso di droghe via via più pesanti e Jules, che aveva lasciato temporaneamente la carriera di cantante per occuparsi di Wren, cadde in depressione. Tra loro i litigi erano sempre più duri, sempre più pericolosi, finché un giorno il Frank sempre fatto non diede un forte schiaffo alla sempre più stanca Jules, perché si era permessa di buttargli tutta l'erba e le pasticche nel water. E mentre Wren si lamentava nella culla e suo padre si scusava, piangendo in ginocchio sul pavimento, dicendo che quella era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare a loro due, alle sue due principesse, sua madre la prese in braccio e in barba al galateo, lo mandò a quel paese per sempre. 
Così due anni dopo divorziarono, e Wren crebbe con sua madre, che provò a ricostruirsi una vita nonostante era chiaro non avrebbe potuto amare altri se non l'uomo che l'aveva tanto delusa. Continuò a cantare sempre, per hobby, ma infine trovò lavoro e la serenità in una pasticceria, aprendo in seguito una società dolciaria in compagnia di una sua cara amica d'infanzia, che permise loro di vivere dignitosamente anche se era una madre single. Wren, da parte sua, vedeva suo padre raramente e non perché Jules lo odiasse e l'avesse allontanato da lei, no, tutt'altro. Ma perché probabilmente era lui a sentirsi ancora troppo in colpa per tentare almeno di essere un buon padre. Spariva per lunghissimi periodi, dimenticando i compleanni o il Natale. Era troppo debole per lasciare definitivamente la droga, che lo stava consumando giorno dopo giorno, e troppo vigliacco per provare ad ammettere di aver rovinato tutto con il suo egoismo. 
Così gli anni passarono, e i silenzi tra loro divennero sempre più profondi. Fino a che non giunse il dodicesimo compleanno di Wren e suo padre decise di regalarle la sua Taylor 810. Sperava di ricostruire con lei un qualche tipo di rapporto, in quel periodo aveva ripreso a frequentare un gruppo di sostegno e la terapia che stava facendo per tentare di disintossicarsi sembrava andare bene. C'erano tutti i presupposti perché le cose potessero tornare a funzionare. 
Quindi iniziò a darle lezioni di chitarra, e Wren imparò a suonare lo strumento da uno dei migliori, forse, anche se quasi sconosciuti purtroppo, chitarristi del loro secolo. O almeno lei lo aveva sempre visto così, perché era suo padre. E si sa, i genitori all'inizio sono sempre  i nostri eroi. Ai nostri occhi ciò che fanno è assolutamente straordinario. 
Quella pace però, era destinata a svanire presto: all'inizio dell'estate dei suoi quattordici anni, Frank le aveva organizzato una gita in campeggio fuori città. Wren era elettrizzata di fare qualcosa di così speciale con suo padre, perché non era mai capitato prima. Avrebbero portato le chitarre e suonato vecchie canzoni folk, le preferite della ragazzina, attorno al fuoco. Avrebbero visto il sole sorgere e tramontare, ascoltato i grilli sfregare le loro zampette per tutta la notte e innalzare i loro versi alle chiare stelle. 
Purtroppo, ciò non accadde mai, perché suo padre fu ricoverato la mattina stessa della partenza in ospedale, d'urgenza: aveva avuto un incidente con l'auto, era svenuto mentre era alla guida a causa di un crollo dovuto allo strano miscuglio tra medicinali e droghe leggere che aveva assunto, qualche tempo prima di uscire di casa. 
Stava andando da lei, da Wren, a prenderla. 
Aveva quasi rischiato di ammazzarsi e di ammazzarla, perché confessò all'ex moglie poi, quando si riprese, di aver fatto uso di quelle sostanze poiché era troppo agitato all'idea di passare del tempo da solo con una figlia che, a conti fatti, non conosceva per nulla. 
Ma anche se questo Wren lo sospettava (ma non poteva saperlo con certezza, perché mai la madre glielo aveva detto, e neppure Frank confessato), quel senso di colpa che sentiva addosso, terribile, se lo sarebbe portato appresso comunque, per tutta la vita. 
Fu da lì che iniziò ad allontanare la chitarra, infatti. 
Quell'episodio Jules non l'aveva mai perdonato a Frank. Era stata la famosa goccia, come lo schiaffo di tanti anni prima, che aveva fatto traboccare il vaso. Aveva preso quindi Wren, come aveva fatto in passato, e l'aveva portata via da quell'ospedale, lontano da lui e dal dolore che aveva di nuovo causato a entrambe.
Non poteva immaginare che, solo un paio d'anni dopo, proprio quelle sale dalle pareti fredde e spoglie sarebbero state le ultime cose che avrebbe visto prima di lasciare la sua amata figlia e quel disastro di Frank per sempre, a causa del maledetto tumore. 
Ma andò esattamente così. 
Jules si ammalò un anno e mezzo dopo, gravemente, e lottò fino all'ultimo respiro per restare con Wren. Frank, che era tornato in cura anche lui dopo la ricaduta, aveva provato a stare loro accanto come poteva, ma Wren lo aveva respinto comunque molte volte, non riuscendo più a fidarsi davvero di lui ed incolpandolo forse incoscientemente, della malattia di Jules. Andò avanti per un po', fino a quando, una volta che sua madre volò in cielo, non ebbe più la forza di contrastarlo con tanta veemenza come aveva fatto fino a prima, e si ritrovò quasi costretta ad accettare il suo 'aiuto' (che da lei era visto più come un tradimento verso la memoria della madre), ovvero a lasciare che lui si occupasse finalmente di lei come avrebbe dovuto fare sin dall'inizio. Come prima scelta da padre, Frank pensò allora di mandarla a stare per qualche tempo dalla sorella, la zia Elisabeth appunto, almeno finché non fossero entrambi pronti ad affrontarsi e Wren acconsentì passivamente di volare in America e stabilirsi lì in nome del 'suo bene'. 
Tutto il resto, e cosa provava Wren in merito a questa faccenda, lo sapete già, più o meno.

Il fatto era, che si trovava lì ora, a pochi passi da quel palco dove avrebbe dovuto esibirsi di fronte a tutte quelle persone che l'avrebbero guardata, dopo tutti quegli anni che non aveva più suonato e cantato quasi nulla. 
Sentiva le ginocchia tremare, e tutto il peso del suo passato, della sua storia, le opprimeva le spalle e le chiudeva lo stomaco in una terribile morsa. Era sull'orlo di un crollo, se lo sentiva. 
Ma non poteva assolutamente permetterselo. 

~

Strinse forte tra le dita la chitarra che aveva raccolto, dunque, e si sedette su di un baule scuro, contenente altri strumenti musicali sconosciuti, poggiato li accanto. Controllò le corde, che aveva cambiato di recente, ed iniziò ad accordarla, tenendo il plettro tra le labbra e pizzicandole con le dita nude. Lasciò che queste la graffiassero, che le vibrassero fin nel cuore ad ogni tocco. 
La Taylor era un'amica fedele, più fedele di quanto lo era stato mai suo padre: lei non l'avrebbe mai tradita. 

In quel momento tornò Ray e la trovò che stava provando un pezzo della canzone che avrebbe suonato tra pochi minuti, per scaldare la voce.
"...è tua?" 
Le chiese dopo, avvicinandosi. Aveva atteso che finisse, tra le dita stringeva una cipria con un pennello vaporoso. 
"...si, l'ho... Scritta di recente" mormorò Wren, prendendo il plettro tra le dita per parlare. L'aveva scritta per Michael, veramente, e tra poco sarebbe stato evidente. L'avrebbero sentita tutti, non solo Ray. 
Vide la rossa sospirare. Forse lo aveva vagamente intuito.
"Ok, capito. Dacci dentro, va bene?"
L'attimo toccante era già passato, poiché le stava già spolverando quella roba bianca sul naso come se non ci fosse stato un domani. 
"...se me ne metti addosso un altro po', COFF, non canto, COFF!" tossicchiò Wren. 
"È per le luci, razza di scema. Mica vorrai apparire unta!"
Rispose Ray, pettinandole ancora la frangia da un lato, visto che ci stava.
"Vorrei apparire anche viva però, non come una statua di cera che muove solo le labbra..." protestò Wren, ma Ray era così gasata per il risultato finale che la ignorò bellamente, rifilandole un bel bacio con lo schiocco sul cappello, afferrandola con entrambe le mani per la testa se poi lasciandola andare. 
"Sei perfetta! Coraggio ora, spacca i culi!"
Curtis stava facendo l'ennesimo inchino, Wren non s'era accorta che la musica era terminata. I loro pezzi, erano terminati. 
Si sentivano solo degli applausi entusiasti, seguiti dal brusio formicolante dell'attesa di un nuovo artista su quel palco.
Curtis e la ragazza erano usciti proprio in quel momento nel backstage, le sorrisero, alzando i pollici verso l'alto, felici. Ma lei non riusciva a muovere le gambe.
"Hem... Io non- in che sen..." 
"VAI!"
Non riusciva a realizzare cosa stesse accadendo. Era troppo presto! Non era pronta! Che avrebbe dovuto fare?!
Allora Ray la tirò su in piedi e la spinse fuori, sul palco, con forza. 
Mettendo a tacere ogni sua esitazione. 

~

Per poco non le scivolava il plettro dalle dita. Tutti quei volti sconosciuti, nel locale, erano rivolti verso di lei in quel momento. Tutti, compreso quello di Niall Horan, dei suoi amici, dei fratelli di Ray, del suo principale e Tristan. Tutti. 
Riusciva a distinguerli, poiché le luci non s'erano ancora abbassate nella 'Tana'. Rimase a fissarli, ad occhi sbarrati, uno per uno... da quelli delle prime file, seduti ai tavolini davanti a lei al limitare del palcoscenico, a quelli invece ancora in piedi, infondo, poggiati contro il bancone della zona bar.
Erano troppo numerosi, troppo 'minacciosi'... Riconobbe quelli del cappellino, che la stavano guardando storto infatti, e d'istinto portò una mano a farlo calzare meglio sulla testa, abbozzando un sorriso di scuse nella loro direzione.
"Facciamo sentire un po' di calore a questa ragazza, che dite?" disse d'un tratto una voce allegra dalla regia, posta proprio in alto d'innanzi a lei, verso il piano superiore. Guardò verso l'alto.
Oddio, cazzo, oddio. Cazzo, non faceva che pensare. Poi...
Grazie!
Per fortuna aveva riconosciuto la voce di Tristan, che le lanciò un altro incoraggiamento gentile. 
Gli fece un piccolo inchino per ringraziarlo, anche se con i fari puntati in faccia non riusciva a distinguere per bene la sua figura, lì in alto. Ne vedeva solo la sagoma scura. 
Il pubblico rispose a quella richiesta con un applauso abbastanza indifferente, ma alcuni fischi si alzarono dal tavolo di quei tizi dove le era scivolato accidentalmente il cappello prima, appunto. 
Che simpaticoni.
Nello stesso istante, le luci cominciarono ad abbassarsi, e la sala assunse lentamente un'atmosfera più accogliente, totalmente diversa, raccolta. Era molto più buia ora, le avevano lasciato solo un faro blu e uno bianco acceso, quest'ultimo puntato al centro esatto del palco, là dove avrebbe dovuto essere lei in quel momento. 
Ad attenderla, c'era un microfono gelato, posizionato su di un asta messa davanti ad uno sgabellino. Null'altro.
Wren deglutì e come Dio vuole prese a muovere qualche passo sul parquet scricchiolante verso quel punto, portandosi la chitarra acustica dietro. Che per poco non era alta quanto lei.
Qualcuno rise, perché fece un pelino di fatica a salire su quello sgabello senza potersi aiutare con le mani. 
Doveva sembrare goffissima, pensò. 
Sentì le guance colorarsi di rosso e una volta posizionata la Taylor 810 in legno chiaro sulle gambe, in una posizione comoda, rimise il plettro tra le labbra strette per regolare l'asta del microfono.
"Hem" mormorò, provandone il suono. Prese il plettro nero, abbastanza flessibile, tra l'indice e il pollice, e si schiarì la gola.
"Ok, ci siamo"
La sua voce, vibrò forte ed energica per tutto il locale. 
"...Buonasera a tutti" salutò poi, imbarazzata. Lanciò uno sguardo verso il piano superiore, alle lucine dorate che brillavano come stelle incastonate al soffitto e alle balaustre che correvano tutte intorno a quel palco. Fissò per un secondo lo sguardo nel punto dove doveva essere seduto Niall, come se qualcosa l'attirasse proprio nella sua direzione, e forse era solo la sua immaginazione, ma le sembrò quasi che lui alzasse la mano e le facesse il cenno del 'ciao' con il palmo aperto. Distolse in fretta lo sguardo, per paura di commettere errori, ma le dita invece scivolarono sui primi accordi della sua canzone con naturalezza estrema. E, senza sapere come, in quell'esatto momento ebbe chiaro cosa fare. Iniziò a cantare.


~



"Sono sicura che probabilmente sarai occupato ad andare avanti con la tua nuova vita...
Così distante, così distante..."


Cantò Wren e chiuse gli occhi con trasporto, rivedendo nella mente le iridi verdi di Michael e le sue labbra morbide, un flash in cui le immaginava sfiorare lentamente la retina scura di un microfono in una sala di registrazione solitaria e lontana, oltre l'oceano, a molti kilometri di distanza da lì. 

"Quando tutto quello che dicevamo era sbagliato e ora è giusto,
Com'è volato il tempo? Com'è volato il tempo?"


Chiese a lui, riaprendo però gli occhi e guardando, senza vederle realmente, le persone che la stavano ascoltando, radunati in quelle sale. 
Era come se Michael fosse lì, con lei: poteva vedere le sue ciglia nere fargli ombra sulle guance dai zigomi alti e ben disegnati, e metterle il broncio, come faceva spesso, quando litigavano per motivi stupidi. 
Tutte cose che avrebbe fatto bene a dimenticare, poiché erano sfumate, andate via, svanite per sempre. 
Michael non era mai stato chi lei aveva creduto che fosse.

"...Se mai doveste sentirvi soli... Se mai doveste sentirvi giù,
Dovete sapere che non siete gli unici, perché mi trovo con voi adesso.
Quando il mondo è sulle vostre spalle, e state cadendo in ginocchio,
Oh per favore..."


Un breve giro di corde, molto semplici, sempre uguale... Le sue dita viaggiavano leggere ma sicure ora, come la sua voce, e la Taylor 810 sembrava vibrare di vita propria contro la sua cassa toracica: quelle, quelle parole ora, le stava cantando proprio a tutti i presenti.
Prese una pausa.

"Sapete, l'amore vi renderà liberi... "

Soffiò sulla folla. E ci credeva.
Nonostante tutto, ci credeva davvero.
Abbassò le ciglia sulla chitarra, ripetendo gli accordi. 
Qualcuno stava già battendo le mani. Doveva essere Ray.

"Ho fatto una lunga e solitaria passeggiata fino a una casa vuota...
E' da là che vengo, voi da dove venite?"


Guardò il pubblico, studiando i volti di alcune ragazze sedute proprio davanti a lei. Alcune stavano bevendo i loro cocktail senza degnarla di uno sguardo. Altre chiacchieravano. 
Ma ce n'era una... Una che la stava ascoltando, e Wren notò che era quasi in lacrime.
Sentì anche i suoi occhi velarsi, così sbatté le ciglia di nuovo, in fretta, aggrappandosi alla musica per restare a galla.

"...Più vivo e più mi rendo conto che dovrò abituarmici...
Ma questa non è una canzone triste, la vita deve continuare"


Affermò, chiudendo gli occhi e attaccando quasi le labbra al microfono. 
Ripeté il ritornello, e fu come un urlo liberatorio stavolta:
Al momento del coro, al quale seguiva un pezzo interamente strumentale, qualcuno ebbe l'idea di sparare del fumo bianco e Wren sospettava si trattasse di Tristan. Fu una bella sorpresa, sia per lei che per le persone presenti: nessuno se l'era aspettato.

Coro: "Sapete, l'amore vi renderà liberi"
"Sapete, l'amore vi renderà liberi!"
Coro: "Sapete, l'amore vi renderà liberi"

Era la voce di Ray quella che sentiva, in mezzo a quella delle coriste con le quali aveva provato in precedenza? 
Guardò nella loro direzione mentre un nuovo faro bianco illuminava proprio il coro e Wren la vide, la chioma fiammante che spiccava in mezzo a tutte le altre. Era salita sul palco con lei. Non l'aveva lasciata sola neppure quella volta.
Aveva voluto fosse una sorpresa per la sua amica quell'esibizione, invece sembrava che quest'ultima l'avesse proprio fatta a lei. 
La gente cominciava a battere le mani, tenendo il tempo, e...
Alcuni cantavano.
Cantavano con lei.
Ed era la sensazione più bella al mondo! 
Davvero, era mai esistita prima di quell'istante? Si chiedeva. 
Aveva mai respirato, aveva mai sentito il cuore batterle così forte per la gioia?
E se si, come aveva fatto, senza musica?

"Sapete, l'amore, sapete, l'amore..."

Sorrise, alzando gli occhi verso l'alto. Niall era in piedi, affacciato giù, e la guardava sorridente. Stava battendo le mani anche lui, come tutti gli altri, al tempo della sua canzone.

"Oh oh oh!
Oh oh oh oh oh
Oh oh oh oh!
Oh oh oh oh"


L'atmosfera folk aveva invaso tutto il locale. Molte persone che prima la stavano ignorando, ora battevano le mani anche loro, a ritmo. 
Lasciò che le ultime note forti si alzassero dalle sue dita e vibrassero nell'aria senza il minimo ritegno, mettendo a nudo tutto del suo cuore.
Le sue paure, le sue mancanze, il suo dolore... Era tutto lì, alla portata di chiunque.

"Oh per favore,
Sapete, l'amore vi renderà liberi"


Ora erano di nuovo solo lei, la sua voce e la sua chitarra.

"Mmh.."

Assecondò la musica, quelle ultime, dolci, note.

"Sapete, l'amore vi renderà..." 

Una pausa breve. Poi, nel silenzio quasi totale che aveva seguito quel meraviglioso momento collettivo, sussurrò.

"liberi"

La voce le si spense sulle ultime note acute, come richiedeva la canzone.
Sorrise grata e chinò il capo, nascondendosi il viso con una mano. 
Stava piangendo. Quando aveva cominciato a farlo?
Non se n'era accorta neppure.
Il pubblico esplose in un applauso che le fece tremare il cuore e lo sgabello. 


~

Ray scattò verso di lei, abbandonando le file del coro, e l'abbracciò così forte che credeva avrebbe potuto spezzarsi. 
Invece rimase intera, tra le sue braccia.
"Ce l'hai fatta, ce l'hai fatta! Lo sapevo!"
Stava piangendo anche lei. Sentiva il suo profumo all'arancia rassicurante invaderle le narici mentre quelle lacrime liberatorie davvero, le continuavano a scendere lungo il mento, rendendo vano tutto il lavoro di ristrutturazione che aveva compiuto la rossa poco prima.
"Ce l'ho fatta" 
Mormorò Wren dopo poco, ancora incredula, stringendola a sua volta. Nelle orecchie, solo il rumore sordo di quel l'applauso avvolgente e caloroso, esattamente identico all'abbraccio che le stava dando Ray. 
Era come se molte persone la stessero stringendo nello stesso momento.
"Lo sapevo..." ripeté Ray, baciandole la guancia. Il cappellino le finì a terra, ma a Wren non importava. Stava cercando di imprimere nella mente ogni secondo di quell'istante meraviglioso, in cui la musica era riuscita a curarle l'anima ancora una volta.
La Taylor 810 intanto, luccicava sotto i riflettori sorniona, stretta tra le due amiche come se anche lei l'avesse sempre saputo. 


~


"È stata brava..." l'espressione di Ben d'innanzi a quel fatto, sembrava fin troppo sorpresa.
"Molto brava!" rincarò la dose Will, guardando uno per uno i volti degli amici seduti al tavolo, come in cerca del consenso generale. 
Annuirono tutti, in silenzio.
Apparte Ben, che prese un altro sorso di birra.
"Non credevo, però..." ripeté, incredulo. 
"Voglio dire, sembrava così goffa..." 
"Invece poi ci ha stupiti tutti" disse Carl, 
"Un pò come il nostro Nialler! Ve lo ricordate quando portava l'apparecchio?" Indicò Niall con un cenno del capo e il biondo, che era rimasto in silenzio sino a quel momento, assorto nei suoi pensieri, sorrise.
"Ma io ero già figo!" scherzò, facendogli un occhiolino al quale Carl rispose con lo stesso segno d'intesa e poi bevvero un sorso di birra insieme. 
"Ma si è trasformata, non l'ho notato solo io, vero?" disse Ben, riferendosi ancora chiaramente all'esibizione di Wren. 
Annuirono tutti di nuovo, e ci furono mormorii d'assenso accorati, stavolta. Sembravano aver apprezzato un po' troppo la moretta, per i suoi gusti.
Niall, dal canto suo, era rimasto praticamente ipnotizzato per tutto il tempo. L'aveva trovata dapprima molto dolce, quando s'era ritrovata sul palco, all'inizio, ed era sembrata in procinto di vomitare o fuggire via a gambe levate. D'altronde lui sapeva come ci si sentiva, perché c'era passato in prima persona, a X-Factor. 
Si vedeva che Wren non era mai salita su un palco prima d'ora, e la cosa non aveva potuto che suscitare in lui una profonda tenerezza.
Ora che aveva ripreso ad esibirsi da solo poi, non poteva certo dire che la paura prima di mettersi di fronte ad una folla piena d'aspettativa nei suoi confronti e cantare un pezzo che non c'entrava nulla con quello che aveva fatto sino a quel momento con la band, gli fosse passata del tutto. Anzi. 
Era un po' come la prima volta, ogni volta, a pensarci bene.
Ma lei se l'era cavata alla grande, per essere una principiante. 
Aveva trovato la sua voce deliziosa fin dalle prime note, e il modo in cui aveva suonato quella chitarra (che meritava tutto un discorso a sé, avrebbe potuto parlarne per ore intere)... Era stato impeccabile, niente da dire. Non immaginava fosse una musicista, la cosa l'aveva sinceramente stupito di più, per tutte le cose che s'era rivelato avessero in comune, rispetto al fatto che sotto i riflettori fosse finalmente riuscita a far uscire fuori un poco della sua intricata e misteriosa personalità, cosa che invece aveva sconvolto molto Ben e gli altri.
Niall s'era in qualche modo accorto fin da subito che quella moretta aveva un qualcosa di speciale. 
Il caratterino, la grinta... Si univano alla bellissima e potente fragilità che aveva mostrato quella sera, in un mix che risultava davvero molto sexy agli occhi di un ragazzo. Era sempre stato tutto lì, sotto i loro occhi, solo che non lo erano riusciti a vedere prima poiché era stato nascosto sotto strati e strati di quella maschera di finta durezza e distacco che lei tanto s'era affezionata a portare, e che mostrava con orgoglio. 
Si sapeva però che alla maggior parte degli uomini le difficili non piacevano. Non è che lo facessero con cattiveria, era solo un... Un discorso di 'natura', ecco. I loro ormoni li portavano verso prede più facili da conquistare (promemoria per me, pensò Niall: finiscila di guardare i documentari su Sky prima di dormire. È un ordine).
Insomma, s'erano lasciati abbagliare subito dalla bellezza indiscussa di Ray, soprattutto Ben, perché la rossa era la prima a comportarsi da ape regina, e in tutto questo neanche avevano quasi fatto caso a Wren, che però a dire il vero non aveva nulla in meno rispetto all'amica, se non 'l'apparenza' di quella meno facile. Era tutta lì, la questione. 
Con questo Niall non voleva dire però che in realtà Wren era una facile! O che lo fosse Ray! Oh, si stava ingarbugliando di nuovo nei suoi stessi pensieri. Perché lo faceva sempre?
Il punto era, che quando l'avevano fatta brillare, solo allora s'erano accorti di lei, gli altri. Wren aveva una luce dentro che forse non sapeva neppure di possedere, che aspettava soltanto di essere scovata.
Sorrise tra sé a quel pensiero: capitava spessissimo tutto questo nel mondo dello spettacolo, molto più di quanto si potesse immaginare. 
Il giorno prima non sei praticamente nessuno e poi 'Puf!' il giorno dopo invece riempi le arene e milioni di fans vogliono sposarti. 
Ed ogni riferimento personale era del tutto casuale. Buffa la vita!
"Quello scoiattolo potrebbe diventare qualcuno un giorno. Dico sul serio" concluse il buon vecchio Ben, puntando lo sguardo su Niall e annuendo, convinto delle sue stesse parole. 
E lui era l'ultima persona in grado di poter affermare il contrario. 
"Tutto può essere" rispose vago Niall, preferendo non sbilanciarsi troppo. Il motivo, era che c'era mancato veramente poco prima, quando gli era venuta la brillante idea di trattenerla (in quel modo e davanti a tutti) che gli altri potessero intuire cosa sentisse per quella ragazza in particolare. 
Perché c'era qualcosa, anche se non sapeva dire ancora cosa. 


~

"...Vai da qualche parte?"
Wren trasalì sul posto, e le sfuggì un'imprecazione. 
Niall Horan era lì, in persona (la sua affascinante persona) con la spalla adagiata allo stipite del camerino di Tristan e della sua band (nel quale s'era appoggiata per l'esibizione, visto che lo spazio scarseggiava alla 'Tana') e la stava fissando con le braccia conserte al petto ed un sorrisetto divertito sulle labbra, probabilmente procurato dalla reazione che aveva avuto lei stessa un attimo prima. 
"Mi hai fatto prendere un colpo!" l'accusò, squadrandolo da capo a piedi senza procurargli, apparentemente, alcun disagio (doveva essere abituato ad esser scrutato, pensò) ma guardandosi bene dall'invitarlo a entrare. 
Si osservarono per un momento negli occhi con attenzione; non sapeva dire se fu lungo o breve. Ma poi lo sguardo di lui si spostò in maniera quasi impercettibile sulla sua figura (la osservò dalla punta dei capelli a quella degli anfibi come aveva appena fatto anche lei, solo che Wren si sentì avvampare all'istante e senza motivo, sotto gli occhi chiari di Niall) e per tutta la durata di quel particolare istante, Wren seppe che dovette fare leva su tutta la buona volontà che aveva in corpo per non uscire fuori di testa. Riuscendoci solo per miracolo, tra l'altro. 
Niall era andato a cercarla, pensò. 
Niall l'aveva beccata con le mani nel sacco. 
Stava preparando infatti le sue cose, con l'intenzione di svignarsela in fretta e tornare a casa il prima possibile, come s'era riproposta precedentemente di fare, per evitare inutili complicazioni. 
Che ci faceva lui lì? 
Non aveva di certo pensato che lui potesse interessarsi a lei a tal punto da andarla a cercare nei camerini dopo l'esibizione. Ma mai nella vita.
Era davvero così curioso di conoscerla, di sapere la verità su di lei, su quello che era successo alla Capital?
Doveva stare calma. Magari, stava solo cercando qualcun'altro. 
Dopotutto, quella era una zona riservata agli artisti. 
Si, doveva essere per forza così. 
"Cercavi qualcuno?" gli chiese quindi, riprendendo a sistemare le sue cose in uno zaino, nella maniera più naturale e indifferente possibile. 
"Non hai risposto alla mia domanda" fu la spiazzante risposta. 
Sentì Niall sospirare, e sbiancò quando la punta dei suoi chelsea boots marroncini entrò nel suo campo visivo. Niall stava passeggiando nel camerino, tranquillo, con le mani dietro la schiena. Interruppe ciò che stava facendo per guardarlo avvicinarsi ad una pianola e cominciare a schiacciarne qualche tasto, apparentemente in maniera del tutto casuale. 
"Sai, è divertente vederti cambiare colore ogni due secondi, ma... Sei sicura di stare bene?" la prese in giro, indicando con l'indice libero il proprio viso, riferendosi però al colorito di Wren.
Le note riempirono quel silenzio imbarazzante che era calato in seguito a quelle parole, almeno finché lei non riconobbe la canzone da quelle poche che Niall stava ripetutamente suonando, solo ad un ritmo leggermente diverso dal solito. 
"Si... Sto bene" gli disse Wren, sulle sue. "...Questa è 'Steal my Girl'?" gli chiese poi, alzando un sopracciglio, confusa.
"Brava, 10 punti a Grifondoro!" commentò Niall, lanciandole un sorrisone divertito. Wren decise di sorvolare sulla faccenda Harry Potter per un momento.
"Neanche tu hai risposto alla mia" disse invece, riferendosi chiaramente a ciò che gli aveva chiesto prima che lui si mettesse a farle gli indovinelli musicali. 
"Woh, é una lady bellissima questa..." commentò Niall una volta accostatosi alla sua Taylor 810, adagiata fuori dalla sua custodia sciupata. L'aveva totalmente ignorata di nuovo, ma si era riferito alla sua chitarra come ad una 'lei' esattamente come era solita fare Wren fin da ragazzina e la cosa non le passò di certo inosservata. Avrebbe voluto tirargliela in testa, visto come continuava a fare il misterioso della situazione, invece lasciò che la prendesse tra le dita, perché potesse studiarne i particolari più raffinati. Limitandosi a fissarlo,  mentre le sue mani grandi scivolavano sul corpo lucido e sinuoso della chitarra d'epoca, e il suo profilo ben disegnato si faceva più vicino al manico e ai tasti.
"Ti dispiace se...?" le domandò, puntando all'improvviso gli occhi grandi e meravigliati come quelli di un bambino nel giorno di Natale, nei suoi. Le stava chiedendo se poteva provarla. 
Wren, dapprima sorpresa, si avvicinò poi istintivamente a quell'oggetto che le era così caro, ma lo lasciò fare, annuendo: Niall, tutto felice, provò quindi un paio d'accordi, giocandoci un poco. Le sue mani erano forti e agili, più pratiche di quelle di Wren, e la sua chitarra sembrava fare le fusa sotto il tocco di Niall. 
"Ha un suono pazzesco, non ne fanno più così" le disse dopo, riconsegnandola alla legittima proprietaria. 
"Grazie" rispose Wren senza pensarci, quasi che il complimento l'avesse fatto a lei e non alla Taylor. La riprese, sbattendo le ciglia di fronte a quel sorriso aperto e cordiale, se possibile ancora più confusa. Stava facendo la scema con lui? Sul serio?
Rimise a posto la chitarra, facendo ben attenzione a non sfiorare le dita del biondo neanche per sbaglio durante lo scambio, riponendola nella sua custodia rigida assieme agli spartiti e al capotasto, compresi i fogli con le sue canzoni, tra le quali quella che aveva cantato dal vivo poco fa. 
Come se Niall le avesse appena letto nel pensiero, se ne uscì:
"L'hai scritta tu la canzone? È molto bella..." 
Wren gli lanciò un'occhiata veloce, chiudendone i ganci d'argento con un movimento secco.
"Si, io... Preferisco scrivere che esibirmi, insomma-" guardami, stava per dire. Sono una frana. Aveva le guance e gli occhi ancora arrossati a causa del pianto, e il trucco un pochino colato ai lati. Neanche il waterproof resisteva in certe condizioni, non c'era verso... Stava divagando con la mente.
Doveva essere un disastro. 
Ma Niall la interruppe prima che potesse finire.
"... perché? È un peccato, sei brava" asserì, e sembrava sincero.
"...tu dici?" gli chiese Wren, il tono incredulo.
"Io dico" Niall le sorrise, infilando le mani in tasca. "Non t' è bastata la standing ovation di stasera?!"
Stavolta toccò a Wren sorridere a lui. 
"Ray potrebbe aver pagato tutti. Non lo escluderei" scherzò, ma si pentì un attimo dopo di esser di nuovo finita a ridere e a parlare cordialmente con lui come era successo prima al tavolo. Come se fosse naturale, la cosa più normale del mondo, quando evidentemente non era affatto così. 
Ma sembrava inevitabile, e la cosa la irritava abbastanza. Non avere il controllo della sua vita, la mandava fuori di zucca. 
Fu per quello che infilò in fretta e furia la sciarpa attorno al collo un attimo dopo, inserendo quasi contemporaneamente le braccia nel cappotto di panno che aveva lasciato sull'appendi-abiti li vicino, sotto agli occhi allarmati del biondo.
"Aspetta, dove vai? Dovremmo festeggiare questa cosa!" la fermò Niall, non capendo cosa le stesse passando per la testa in quel momento. 
E come avrebbe potuto saperlo. Risultava difficile persino a lei!
"Non posso, devo andare" gli disse solamente. 
E anche se le parole pronunciate sembravano più un copione imparato a memoria che una reale esigenza, la ragazza aveva già caricato il peso dello zaino su una spalla, pronta ad uscire di scena.
"Eddai, Wren! Il proprietario mi ha offerto qualche giro gratis, l'ho conosciuto un attimo fa... Abbiamo parlato della tua esibizione, c'era anche Ray, alla fine credo uniremo il vostro tavolo con il nostro, potremmo passare una bella serata..." Era la seconda volta che Niall Horan pronunciava il suo nome nella stessa notte, rifletté, mentre lo ascoltava. 
La vita era proprio buffa. 
"Guarda che non mordo...!" scherzò il cantante, digrignando i denti in una smorfia decisamente tenera. Sospirò, trattenendosi dal ridere, pensando a Ray e ai suoi fratelli, a Tristan e alla sua band, a quanto si sarebbero gasati i ragazzi a parlare di musica con un tipo come Niall, con tante esperienze assolutamente straordinarie alle spalle, da raccontare. Non poteva comportarsi da egoista come suo padre e scappare. 
Perché doveva avere tanta paura di quel ragazzo? 
Era un tipo famoso, va bene, e con questo? Non era detto che tutte le celebrità fossero delle grandissime teste di cazzo, no?
In qualche modo, Niall si trovava bene a parlare con lei e lei con lui: forse perché lui vedeva nel suo, un volto familiare, vicino al suo nuovo percorso lavorativo da solista. Era pur sempre alla Capital Records che s'erano visti la prima volta, era quello ciò che li univa, pensò. 
A lei quello che colpiva di Niall, invece, era lo sguardo e il sorriso aperto, sincero. Il buon umore che sembrava portare con sé ovunque andasse. Non l'aveva mai visto comportarsi da 'star' sul lavoro poi, anzi. Ogni volta che i loro sguardi s'erano incontrati per caso lì nei corridoi della casa discografica, le era quasi sembrato che fosse in cerca di conferme sul suo nuovo pezzo (che trovava a dir poco stupendo, anche se non aveva mai avuto modo di dirglielo) e su quella nuova esperienza che stava intraprendendo. Era chiaro si sentisse un po' smarrito, senza i compagni di band che erano stati anche la sua famiglia per molto tempo. 
Lavorando, anche se da poco, nell'ambiente, Wren sapeva esattamente come ci si potesse sentire e cosa tutto ciò poteva significare per una persona che, nonostante la fama ed il denaro, poteva dirsi di essere rimasta la stessa di prima, ovvero onesta e sensibile. Ed era proprio così che Niall appariva, apparte tutto il fascino, il talento è la simpatia che si portava appresso.
Forse sarebbe stato più semplice andare via, se non avesse pensato a lui in quel modo sin dal primo momento in cui l'aveva incontrato.
Perché uno, da fan, poteva fare delle supposizioni, ma da quando finalmente era riuscita a parlargli, lui non aveva fatto altro che confermarle ogni cosa dell'idea che Wren s'era fatta di lui e del suo carattere, almeno sino a quel momento. 
Com'è che diceva nella sua canzone, Niall? 

"It's hard, it's hard..."

Canticchiò nella testa un pezzo di This Town con la voce di colui che aveva di fronte e che la stava osservando in attesa di una risposta. 
E aveva ragione, era dura, dura davvero... Soprattutto perché era strano, tutto quanto. 
Ma Wren pensò che lo sarebbe stato ancora di più se avesse rifiutato una proposta del genere. Dopo tutto, si trattava solo di una bevuta in compagnia, niente di che. 
Ma si, sarebbe stato divertente: avrebbe solo dovuto tenersi il più lontano possibile da Niall ed evitarlo, così da fuggire eventuali occasioni per le confidenze (temeva che una volta che quel vaso di Pandora si fosse aperto e tra loro fosse calato quell'ultimo tabù verbale, tornare indietro sarebbe stato davvero complicato). E in gruppo farlo le sarebbe risultato molto più semplice.
Così annuì, lasciandosi convincere a fare cose folli per la seconda volta in pochi giorni. Sfilandosi il cappotto dalle spalle, aggiunse con un sospiro.
"Però solo un giro" 
Niall le recuperò il cappellino, e glielo calzò sulla fronte con fare giocoso. Sembrava un folletto in vena di dispetti. 
"Promesso!" le disse, tenendo le dita incrociate dietro alla schiena mentre la precedeva, in direzione della porta. 
"Guarda che ti ho visto!" lo sgridò la ragazza, tirandogli la sciarpa che nel frattempo stava cercando di sfilarsi dal collo, mancandolo per un soffio. 
Finì sul pavimento, assieme a tutti i suoi buoni propositi.

~

"Mi gira la testa.." 
Niall avvertì il peso leggero della testa di Wren, posarsi ad un certo punto sulla sua spalla. Chinò il capo per osservarla, sorpreso e al tempo stesso vagamente compiaciuto da quel gesto inaspettato, e il profumo dei capelli di lei lo colpì in pieno. Sapeva di vaniglia. 
La musica attorno a loro continuava a suonare, energica, e le luci cambiavano colore in maniera confusa. 
Il palco era stato trasformato in una pista da ballo, ad un certo punto, e i ragazzi s'erano buttati nella mischia, decisi a scatenarsi.
Ben, Will e tutti gli altri del suo gruppo, erano a pochi passi da lui e stavano ballando con alcune ragazze che riconobbe come quelle del coro, mentre Ray e i suoi fratelli, assieme a Tristan e agli altri ragazzi della sua band indie rock, improvvisavano passi di danza assolutamente ridicoli. Erano totalmente ubriachi e felici. 
Niall sorrise, anche lui abbastanza alticcio ma ancora in sé, quando Ray li indicò con le braccia e vedendo Wren che s'era appoggiata a lui con la testa, fraintese. 
"Aw, ma che carini che siete! La porterai in tour con te adesso?" scherzò la rossa dopo essersi avvicinata, dandogli una grossa pacca tra le scapole. 
"Credo stia dormendo, in realtà" commentò Niall, divertito. Cercava di restare il più immobile possibile per non farla cadere, visto che Wren sembrava si fosse totalmente appoggiata con lo zigomo al suo braccio, ad occhi chiusi. 
Avevano trascorso tutto il resto della serata a parlare, anche se all'inizio gli era sembrato che lei avesse cercato di evitarlo disperatamente. Invece poi, grazie a Tristan, non avevano fatto altro che scambiare opinioni sulla musica e sui generi che più piacevano a tutti e tre, sulle influenze che avevano subito fin da piccoli, sulle chitarre, sulla batteria, sugli artisti più in voga del momento. 
Avevano parlato così tanto, che la gola s'era seccata più e più volte e avevano dovuto rimediare con diversi bicchieri di birra. 
Il risultato, era che ora erano tutti più o meno alticci e allegri, poi c'era chi lo reggeva di più l'alcool come Niall è chi peggio, come Wren. Ma sospettava che la sua fosse più stanchezza dovuta allo stress subìto che  alla sbornia, visto che gli aveva confidato lei stessa, poco fa, di quanto era stata dura per lei esibirsi, quella sera. Non gli aveva detto il perché, solo che aveva lasciato la musica da parte per un po' di tempo. Niall aveva preferito non insistere, sospettando che sotto doveva esserci stato qualcosa di davvero forte per averla spinta ad una decisione di quel tipo. Nessuno con una voce e un talento del genere avrebbe scelto di rinunciare alla musica così drasticamente e volontariamente, senza un particolare motivo.
Solo ora che l'aveva sentita cantare, cominciava a capire un po' meglio tutte quelle cose di lei, che fino a qualche ora prima erano state solo sue supposizioni. Era evidente che quella ragazza portasse con sé più di un mistero.
Ray, dispettosa, lo distolse da quei pensieri affiorati mentre osservava il viso addormentato e sereno della ragazza appoggiata a lui. Solleticò il collo dell'amica, che fece una smorfia infastidita e mugugnò qualcosa, scansandola via. Girò il volto completamente, stavolta, cercando riparo nel petto di Niall, e sotto al tavolo le sue ginocchia scoperte sfiorarono quelle di lui, facendosi più vicina sulla panca che stavano occupando entrambi, seduti ad uno di quei tavolini disposti ai lati del palco rimasti ormai vuoti.
La gente nel locale s'era ormai dimezzata, visto l'orario, e loro non avevano avuto problemi a cambiare posto, quando avevano chiesto se fosse possibile farlo, per essere più vicini alla pista.
Niall trattenne il respiro impercettibilmente: le loro cosce ora erano completamente vicine e il calore emanato dal corpo di lei era tutt'altro che spiacevole. Abbozzò un sorriso, nervoso, poggiando il mento sulla testa di Wren per poter guardare Ray in faccia.
"Che ne dici se la portiamo a casa?" urlò sopra la musica, perché la rossa potesse capirlo. 
"Oh, va bene! Vado ad avvisare gli altri!" gli rispose, alzando entrambi i pollici e sparendo poi in direzione dei due gruppi. 
Niall sospirò profondamente, prendendo un ultimo sorso della Guinness, e sentì Wren fare la stessa cosa poco dopo, accoccolata sul suo cuore. 











Note:
-La canzone in realtà è dei Kodaline, ed è la bellissima Love Will Set You Free. Consiglio di ascoltarla, come tutte le canzoni che inserisco nel testo, perché fanno parte integrante del capitolo di turno e della storia (spiegando anche i sentimenti o i caratteri dei personaggi, ad esempio). Questo è un racconto sulla musica infondo, un inno e un ringraziamento a colei che mi ispira e sostiene continuamente, oltre che agli artisti che ammiro e che amo. È giusto che sia protagonista, spero capirete :)
-Per la traduzione perfetta, mi sono fatta aiutare da questo sito http://www.nuovecanzoni.com/kodaline-love-will-set-you-free-traduzione-testo-e-video-ufficiale/48123/ (dove trovate anche il testo in inglese)

[Non era previsto che vi spiattellassi tutta la storia di Wren in questo capitolo, ma... È uscita fuori da sola, che posso farci? Ora sapete qualcosa in più su di lei. Rimangono i dubbi su cosa sia successo davvero con Michael e il perché dietro al suo allontanamento dalla Capital a causa di Jhonson, di cui non posso dirvi ancora nulla, ma...
Nel frattempo possiamo consolarci con Niall, invece, che è sempre più dolcino e io non ce la faccio. Mi faranno morire questi due, come ship. Spero piacciano anche a voi.

Grazie a chiunque sia arrivato a leggere sin qui, spero di riuscire a trasmettere qualcosa a qualcuno, anche una piccola emozione. Ci sto mettendo il cuore, spero possa far piacere e che continuiate a seguire questa storia! Some Love, xxx]

   
 
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