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Autore: laylabinx    13/12/2016    2 recensioni
Servono solo dieci piccole parole per mandarlo in pezzi.
Studio del personaggio di Bucky Barnes, incentrato sulle parole del codice di attivazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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cap 4

NdA

Mi è capitato di incrociare questo headcanon diverse volte e mi è piaciuto parecchio, così ho colto l'occasione per sfruttarlo un po'. Spero piaccia anche a voi!

 

 

Capitolo 4: Rassvet



L'America è uno strano Paese. In confronto alla gelida desolazione della Russia, l'America sembra intollerabilmente affollata, insopportabile e calda. Non lo mandano spesso in America; è solo la seconda volta che hanno richiesto un suo intervento ed è abbastanza ovvio che lui sia l'unico in grado di completare la missione in breve tempo.

Le persone che gli hanno assegnato l'incarico, quelli che l'hanno risvegliato dalla criostasi, sono degli Americani in completo scuro dai sorrisi fasulli. Lavorano a stretto contatto con altri uomini dal forte accento russo e dal loro linguaggio del corpo traspare un senso di negoziato inquieto. Parlano di lui come se fosse un oggetto, un mezzo per raggiungere un determinato scopo. Non gli forniscono altre motivazioni oltre a quella che il suo contributo servirà a riscrivere la Storia.

Gli viene dato un nome, una data, un incarico e questo è tutto. Se non riceve informazioni aggiuntive non chiede nemmeno. Non chiede mai. Hanno le loro ragioni per volere che sia fatto e lui non è altro che uno strumento per ottenere il risultato. Non devono alcuna spiegazione alla loro arma e del resto l'arma non ne ha bisogno.

Le ultime istruzioni vengono consegnate un giovedì sera, col sottinteso che un fallimento non sarà tollerato. L'avvertimento non è necessario: non ha mai fallito. L'incarico verrà portato a termine il giorno dopo, come gli è stato ordinato, e si aprirà un nuovo capitolo nella Storia.

Lo lasciano in un deposito fuori città con la documentazione necessaria, una singola sedia e tre guardie addestrate a sparare ancora prima di fare domande, in caso la situazione lo richiedesse. Anche questa precauzione non è necessaria. Si trova lì per un lavoro; l'America per lui non rappresenta nulla, se non un miscuglio di città gremite e aria inquinata. Siede sulla sedia, immobile e in silenzio, e aspetta che si faccia giorno.

Non si muove per almeno sette ore filate. Quando i primi raggi di sole iniziano a tagliare il buio del mattino si alza e raccoglie i documenti. L'alba arriva con un bagliore di metallo fuso e tinge i ciuffi di nuvole del colore del sangue. Il conto alla rovescia è cominciato e i pezzi sono al proprio posto. Manca solo la mossa decisiva.

Il furgone arriva alle 7:30 in punto per portarli in città. L'equipaggiamento è a bordo, il percorso pianificato. La portiera si chiude e il deposito scompare nello specchietto retrovisore.

A quell'ora del mattino il traffico è scarso ma le principali arterie sono già bloccate, le deviazioni indicate con segnali luminosi. La sicurezza è ancora ridotta ai minimi termini, ad eccezione delle maggiori intersezioni e delle strade più tortuose. Questo dettaglio gioca a suo favore ed è in grado di scendere in strada senza essere visto. Il furgone scompare e lui rimane da solo con una borsa; che tornino a prenderlo o meno non deve interessargli, tutto ciò che importa è la missione.

Il carico sulla spalla è pesante, sfrega contro le articolazioni metalliche ad ogni passo. Mette a tacere il fastidio e continua a camminare, il dolore fisico non è altro che un inconveniente per lui. La porta di servizio dell'edificio è aperta come previsto e i corridoi sono deserti. L'unico rumore che risuona nel vuoto è il suono dei suoi stivali sulle piastrelle e sul parquet dei pavimenti.

Entra nella stanza prestabilita e sistema a terra il borsone, aprendo la zip con cautela per estrarre la propria attrezzatura. Assemblarla è un'operazione meccanica, metodica, qualcosa che ha ripetuto innumerevoli volte prima di questa. Non presta troppa attenzione a cosa sta facendo, piuttosto si concentra sulla vista della città adagiata sotto di lui.

I palazzi sono ammassati uno all'altro e si espandono a macchia d'olio in ogni direzione, allungandosi fino all'orizzonte come un mare di mattoni e cemento. Agglomerati urbani di questo tipo rappresentano una minaccia, troppe possibili variabili e pianificazione inadeguata. Detesta le metropoli.

Di tanto in tanto nella testa ha dei flash di città simili, immagini sfocate che si mescolano insieme alla rinfusa e sono troppo confusionarie o distorte per essere dei veri ricordi. Posti dove non è mai stato, che non ha visto, ai quali non sente di appartenere. Immagini di banchine e grattacieli e vicoli. Non significano niente, sono inutili e non gli sono di alcun vantaggio. Li ignora e prepara il fucile.

Il pallido mattino si trasforma in una giornata di sole acceso e la temperatura tiepida risulta fastidiosa, insolita per quel periodo della stagione. Sarebbe persino soffocante se non ci fosse la finestra aperta. Gli restano ancora tre ore prima che sia il momento di agire e si siede a ridosso del muro, la schiena schiacciata contro i mattoni.

Il traffico all'esterno inizia ad aumentare man mano che la mattinata procede e folle di persone si accalcano lungo ciascun lato dei marciapiedi. L'eccitazione è palpabile nell'aria, carica di entusiasmo e aspettative. In molti hanno preso un giorno di permesso dal lavoro, i bambini non sono andati a scuola, tutti vogliono poter dire di aver fatto parte della Storia. Lo saranno, più di quanto possano immaginare: ogni persona in strada sarà testimone di un momento cruciale nella storia dell'umanità.

Si mette in posizione e aspetta. Il sole adesso è alto nel cielo di novembre, riempie le strade di luce calda e intensa. Il corteo è ben in vista e gira l'angolo, la ressa sotto di lui si fa sempre più eccitata. Prende la mira, aggiusta il tiro e preme il grilletto.

Le urla che esplodono tra la folla sono quasi istantanee. Una macchina sterza e si ferma, poi accelera di colpo quando l'autista si rende conto della situazione. La carrozzeria è chiazzata di sangue denso, mescolato a materia cerebrale. C'è anche più sangue che affonda in un vestito rosa, tingendo il tessuto di scarlatto sgargiante. Il caos infuria nelle strade, le automobili sembrano impazzite, molte persone continuano a gridare in preda al panico. Impassibile si rialza e si allontana dalla finestra.

Il presunto colpevole, un giovane Marine con dei precedenti penali, è già stato incastrato con prove sufficienti da assicurarsi che a nessuno venga in mente di scavare più a fondo. Ha dei legami con l'Unione Sovietica, accuse di affiliazione al Comunismo, si tratterà di un'indagine aperta e chiusa in un lampo. Di sicuro negherà, lo fanno sempre tutti, ma non avrà importanza. Anche lui entrerà a far parte della Storia, il suo nome collegato alla macchina coperta di sangue.

La calca urlante funge da perfetta distrazione e si mescola alla gente senza dare nell'occhio. Non ha più il fucile né il borsone o qualsiasi cosa possa distinguerlo da un normale civile. Il braccio di metallo è nascosto sotto una manica scura e si lascia trascinare via dalla corrente di terrore e grida.

Segue la folla finché questa non si disperde come un brulicante ammasso di scarafaggi. Sirene sfrecciano per le strade, luci lampeggianti rosse e blu si precipitano verso l'epicentro della confusione. Si allontana da tutto ciò camminando.

Procede con lentezza e senza avere una reale meta da raggiungere, girando un angolo qui e attraversando una strada là. Non ha una vera destinazione, neanche importa che ce l'abbia; i suoi guardiani1 lo troveranno, lo porteranno via e allora scomparirà in fretta come è arrivato.

I televisori nei negozi sono sintonizzati sulle stazioni locali che trasmettono le ultime notizie. Un filmato è già disponibile e dei testimoni singhiozzanti vengono intervistati in diretta. È una tragedia nazionale, inconcepibile e inimmaginabile. Le immagini continuano ad essere mostrate a ripetizione.

Si concede un attimo per fermarsi di fronte ad una delle vetrine, dove un gruppo di persone è radunato per seguire il notiziario: mostrare poco interesse o un atteggiamento di totale, spietata indifferenza potrebbe far nascere dei sospetti e far girare qualche testa. Finge di essere un cittadino confuso e preoccupato, rimane insieme agli altri per alcuni minuti prima di andarsene.

I grattacieli pieni di uffici si diradano e lasciano spazio a quartieri residenziali e appezzamenti edificabili. Incontra piccole case di tanto in tanto, lontano dal cuore della metropoli. Un parco compare sul suo cammino, alla fine di un viale, e si dirige in quella direzione in mancanza di una scelta migliore.

È perlopiù deserto, incontra solo alcune persone che portano a spasso i cani o spingono i bimbi sulle altalene. Sono del tutto all'oscuro di quanto è successo a pochi isolati di distanza, spensierati nella loro temporanea inconsapevolezza. Si accorge di un'enorme bandiera sistemata al centro del parco, che ondeggia fieramente al vento. Il giorno dopo sarà a mezz'asta e probabilmente resterà così per settimane. Una Nazione in lutto piangerà la perdita del proprio leader.

Guarda la bandiera a lungo, ammirandone il movimento e lo sventolio, l'esplosione di stelle delineate sul tessuto che emergono dal blu in alto a sinistra. Contempla la bandiera per tutto quel tempo perché gli ricorda qualcosa, eppure non è sicuro di cosa si tratti. Non dovrebbe ricordargli nulla; lui non ha ricordi, non esiste neanche se non quando i suoi servizi sono richiesti. Non ha passato, non ha radici - lui è un arma, ecco tutto.

Tiene gli occhi fissi sulla bandiera. Rappresenta qualcosa di concreto e importante, qualcosa di fiero. Ripensa all'uomo che ha appena assassinato, alla Nazione in lutto, e si chiede se sia per quel motivo che non riesce a distogliere lo sguardo. In realtà la bandiera rappresenta qualcos'altro, qualcosa che si agita nel profondo della sua mente e non dovrebbe esserci. Questa bandiera è quadrata ma lui sta pensando ad una rotonda.

Il furgone si accosta al marciapiede meno di cinque minuti dopo e lui sale a bordo senza bisogno che gli venga richiesto. Continua a fissare la bandiera finché la portiera si richiude e il veicolo si allontana dal parco. È un viaggio tranquillo, nessuno parla perché in fondo non è necessario. Il lavoro è stato eseguito e l'incarico portato a termine secondo gli ordini.

Quando lo riportano al deposito trova i suoi committenti ad aspettarlo. Annuiscono con un fugace cenno della testa, giusto un minimo segno d'approvazione, poi scompaiono. Anche a loro tocca recitare la parte degli onesti cittadini confusi e preoccupati, così lo lasciano insieme ai guardiani per il resto del pomeriggio mentre tutto il Paese fatica a riprendersi dallo shock.

Le guardie si distraggono con un piccolo televisore portatile, saltando tra i vari canali che riportano sempre la stessa notizia. È confermato: il Presidente è morto e il mondo non sarà più lo stesso.

Lui rimane immobile sulla sedia e scruta il pavimento di calcestruzzo. Non pensa alle notizie, alla morte del Presidente o a quello che significa per il Paese. Sta pensando a quella maledetta bandiera e al perché non riesca a togliersela di mente. Significa qualcosa, sa che è così, ma allo stesso tempo non ha alcun significato. È solo stoffa, tinta, cucita e così smielata nel suo patriottismo e orgoglio da far venire la nausea, però significa qualcosa e lui non sa cosa.

La notte passa lenta e tranquilla, le ore di oscurità si trasformano nel tenue luccichio del mattino. Una delle guardie porta un giornale, in prima pagina compare un fermo immagine del filmato del giorno precedente. Glielo fanno cadere in grembo e se ne vanno, lasciandogli il tempo di misurare la portata dell'avvenimento dagli enormi caratteri in bianco e nero.

Lancia un'unica occhiata al frontespizio e spinge il giornale a terra. Fuori dal deposito il sole si arrampica nel cielo annunciando l'alba del primo giorno di un nuovo governo. La Storia è stata cambiata nel giro di mezzo secondo con un proiettile e adesso il mondo sta rinascendo dalle proprie ceneri. Pensa ad una fenice e ripensa a quella bandiera.

L'America è davvero uno strano Paese.

 

 

 

1. Handlers

Addetti/incaricati/responsabili, se riferito a mansioni organizzative. Quando invece si riferisce ad esseri viventi è più consono il termine addestratori/ammaestratori, perché in genere definisce il personale che si occupa della gestione degli animali - ad esempio in un circo.
Nella prima stesura avevo usato il termine "sorveglianti" ma per la versione definitiva ho scelto "guardiani", dato che volevo mantenere inalterato il concetto del Soldato d'Inverno trattato come un animale. [NdT]

 

 

Capitolo originale dell'autrice

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